16.00 Lettera 309 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
13.00 Lettera 69 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
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- Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce
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- Dilettissimo e carissimo fratello in Cristo dolce Ges. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedere in voi quella virt della santa fede e perseveranza, che fu nella Cananea; per ch'ella l'ebbe tanto forte, che ella merit che il dimonio fosse cacciato da dosso della figliuola sua.
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- E pi ancora, che, volendo Dio manifestare quanto gli piaceva la fede sua, volle rimettere l'autorit in lei, dicendo:
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- O gloriosa e eccellentissima virt, tu sei colei che manifesti il fuoco della divina Carit, quand' nell'anima: per che l'uomo non ha mai fede n speranza se non in quello ch'egli ama. Di queste virt l'una tiene dietro l'altra; per che amore non senza fede, n fede senza speranza.
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- Queste sono tre colonne che mantengono la rocca dell'anima nostra s e per siffatto modo che nessun vento di tentazione, n parole ingiuriose, n lusinghe di creature, n amore terreno, n di sposa n di figliuoli, lo pu dare a terra, ma in tutte queste cose sar fortificato da queste vere colonne.
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- Allora faremo come questa Cananea: che, vedendo passare Cristo per l'anima nostra; per santo e vero desiderio ci volgeremo a lui con vera contrizione e dispiacimento del peccato, e diremo:
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- E se noi persevereremo, e terremo ferma la volont, che non consenta n s'inchini a veruna cosa amare fuori di Dio, umiliandoci e reputandoci indegni della pace e della quiete; e con fede aspetteremo, e con pazienza, e speranza per Cristo crocifisso di portare ogni cosa, diremo con san Paolo: Ogni cosa posso, non per me, ma per Cristo crocifisso ch' in me, che mi conforta.
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- E allora udiremo quella dolce voce:
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- Qui manifesta la smisurata bont di Dio il tesoro che egli ha dato nell'anima, del proprio e libero arbitrio, che n dimonio n creatura la pu costringere a un peccato mortale, se egli non vuole.
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- O carissimo figliuolo in Cristo Ges, guardate con fede e vera perseveranza; che, sino alla morte, queste parole sono dette a noi. Sappiate, che come l'uomo creato da Dio, gli sono dette queste parole:
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- Cio: Ti fo libero, che tu non sia soggetto a veruna cosa, se non a me. Oh inestimabile e dolcissimo fuoco d'amore, tu mostri e manifesti la eccellenza della creatura: che ogni cosa hai creata perch serva alla tua creatura ragionevole, e la creatura hai fatta perch serva a te.
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- Ma noi miseri e miserabili andiamo ad amare il mondo colle pompe e difetti suoi; per il quale amore l'anima perde la signoria, ed fatta serva e schiava del peccato. Onde questo tale ha preso per signore il dimonio. Oh quanto pericolosa la signoria sua! Perch sempre cerca e tratta la morte dell'uomo.
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- Onde non mi pare che sia da servire siffatto signore; ma voglio che noi siamo di quelle anime innamorate di Dio; guardando sempre, noi essere schiavi ricomperati dal sangue dell'Agnello. Lo schiavo non si pu vendere, n ad altro signore servire. Noi siamo comperati non d'oro, n di dolcezza d'amore solo, ma di sangue.
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- Scoppino i cuori e le anime nostre d'amore, si levino con sollecitudine a servire e temere il dolce e buono Ges, guardando che egli ci ha tratti di prigione e della servit del dimonio che ci possedeva come suoi; e egli entr in ricolta facendosi garante e pagatore, e stracci la carta della obbligazione.
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- E quando entr in ricolta come garante? Quando si fece servo, prendendo la nostra umanit. Oim, non bastava a noi se non avesse pagato il debito fatto per noi? E quando si pag? In sul legno della santissima Croce, dando la vita per renderci la vita della Grazia, la quale noi perdemmo.
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- Si confortino adunque l'anime nostre, poich siamo scritti, e la carta rotta, che non ci pu pi domandare l'avversario e contrario nostro. Or corriamo, figliuolo dolcissimo, con santo e vero desiderio abbracciando le virt colla memoria del dolce Agnello svenato con tanto ardentissimo amore. Non dico pi.
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- Sappiate che in questa vita noi non possiamo avere altro che delle molliche che cadono della mensa, s come questa Cananea domanda. Le molliche sono la Grazia che riceviamo; e cadono dalla mensa del Signore.
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- Ma quando noi saremo nella vita durabile, dove noi gusteremo Dio e lo vedremo a faccia a faccia; allora avremo delle vivande della mensa. Adunque non schifate mai lavoro. Io vi mander delle molliche e delle vivande, come a figliuolo. E voi combattete virilmente.
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