10.00 Lettera 265 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
26.00 Lettera 38 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
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- Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce
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- Carissima figliuola in Cristo dolce Ges. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi fondata in vera pazienza, considerando me che senza la pazienza non possiamo piacere a Dio.
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- Perch siccome l impazienza piace molto al dimonio e alla propria sensualit, e non si diletta altro che d'ira quando gli manca quello che la sensualit vuole; cos per contrario dispiace molto a Dio. E perch l'ira e impazienza il midollo della superbia, e per piace molto al dimonio.
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- L impazienza perde il frutto della sua fatica, priva l'anima di Dio; e comincia a gustare l'arra dell'inferno, e gli d poi leterna dannazione: perch nell'inferno arde la mala perversa volont con ira, odio e impazienza. Arde e non si consuma, ma sempre rinfresca; cio che non viene meno in loro: e per dico, non consuma.
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- Ha bene consumata a disseccata la Grazia nell'anima loro; ma non consumato l'essere, come detto : e per dura la pena loro eternamente. Questo dicono i santi, che i dannati domandano la morte e non la possono avere, perch l'anima non muore mai. Muore bene a Grazia per il peccato mortale; ma non muore all'essere. Non alcun vizio n peccato che in questa vita faccia gustare l'arra dell'inferno, quanto l'ira e limpazienza.
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- Egli sta in odio con Dio; egli ha in dispiacere il prossimo suo; e non vuole n sa portare n sopportare i difetti del suo prossimo. E ci che gli detto o fatto, subito avvelena; e si muove il sentimento allira e allimpazienza, come la foglia al vento. Egli diventa incomportabile a s medesimo; perch la perversa volont sempre lo rode; e appetisce quello che non pu avere, si scorda della volont di Dio e della ragione dell'anima sua.
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- E tutto questo procede dall'albero della superbia, il quale ha tratto fuori il midollo dell'ira e dellimpazienza. E diventa l'uomo un dimonio incarnato: e molto fa peggio a combattere con questi dimoni visibili, che con gli invisibili. Bene la deve dunque fuggire ogni creatura che ha in s ragione.
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- Ma attendete, che sono due ragioni d'impazienza. Questa una impazienza comune, cio, dei comuni uomini del mondo; che loro addiviene per il disordinato amore che hanno a loro medesimi e alle cose temporali, le quali amano fuori di Dio; che per averle non si curano di perdere l'anima loro, e di metterla nelle mani delle dimonia. Questo senza rimedio se egli non conosce s, che ha offeso Dio, tagliando questo albero col coltello della vera umilt; la quale umilt nutre la carit nell'anima.
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- La quale un albero d'amore, che il midollo suo la pazienza e benevolenza del prossimo. Perch, come limpazienza dimostra pi che l'anima sia privata di Dio, che nessun altro vizio (perch si giudica subito, perch c' il midollo, egli l'albero della superbia); cos la pazienza dimostra meglio e pi perfettamente, che Dio sia per grazia nell'anima, che veruna altra virt. Pazienza, dico, fondata nell'albero dell'amore: cio, che per amore del suo Creatore dispregi il mondo, e ami lingiuria, da qualunque lato ella si viene.
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- Diceva che l'ira e limpazienza era in due modi: cio in comune, e in particolare. Abbiamo detto dei comuni; ora la dico in particolare, cio di coloro che hanno gi spregiato il mondo, e vogliono essere servi di Cristo crocifisso a loro modo; cio in quanto trovano diletto in lui e consolazione. Questo perch la propria volont spirituale non morta in loro; e per domandano e chiedono a Dio, che doni le consolazioni e tribolazioni a loro modo, e non a modo di Dio; e cos diventano impazienti, quand'hanno il contrario di quello che vuole la propria volont spirituale.
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- E questo un ramoscello di superbia, che esce della vera superbia; siccome l'albero che mette l'arboscello da lato, che pare separato da lui, e nondimeno la sostanza della quale egli viene, la trae pure del medesimo albero. Cos la volont propria dell'anima, che elegge di servire a Dio a suo modo; e mancandogli quel modo, sostiene pena, e dalla pena viene allimpazienza; ed incomportabile a s medesimo, e non gli diletta di servire a Dio n al prossimo.
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- Anco, chi venisse a lui per consiglio o per aiuto, non gli darebbe altro che rimprovero; e non saprebbe comportare il bisogno suo. Tutto questo procede dalla propria volont sensitiva spirituale, che esce dell'albero della superbia, il quale tagliato e non dibarbicato. Tagliato quando gi ha levato il desiderio suo dal mondo e postolo in Dio; ma ve lo ha posto imperfettamente: e vi rimasta la radice, e per ha messo il figliuolo da lato: e cos si manifesta nelle cose spirituali.
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- Onde, se gli manca la consolazione di Dio, e rimanga la mente sterile e asciutta, subito si conturba e contrista in s medesimo: e sotto colore di virt (perch gli pare essere privato di Dio) diventa mormoratore, e ponitore di legge a Dio. Ma se egli fosse veramente umile, con vero odio e conoscimento di s, s si reputerebbe indegno della visitazione che Dio fa nell'anima, e si reputerebbe degno della pena che sostiene, quando si vede essere privato per consolazione, e non per grazia di Dio.
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- Pena sostiene allora perch gli conviene lavorare con ferri suoi; sicch la volont spirituale ne sente pena sotto colore di non offendere a Dio: ma ella la propria sensualit. E per l'anima umile che liberamente ha tratta la barba della superbia con affettuoso amore, ha annegata la volont, cercando sempre l'onore di Dio e salute dell'anime: non si cura di pene; ma con pi riverenza porta la mente inquieta, che quieta; avendo rispetto santo, cio che Dio gliela d e concede per suo bene, acciocch ella si levi dalla imperfezione, e venga alla perfezione.
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- Quella la via da farvela venire; perch, per quella conosce meglio il difetto suo e la grazia di Dio, la quale trova in s per la buona volont che Dio le ha data, dispiacendogli il peccato mortale. Ed anco, per considerazione che ella ha dei difetti e delle colpe antiche e presenti, ha concepito odio contro s medesima, e amore alla somma eterna volont di Dio. E per le porta con riverenza; ed contenta di sostenere dentro e di fuori, in qualunque modo Dio gliela concede.
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- Purch possa adempire in s e vestirsi della dolcezza della volont di Dio, d'ogni cosa gode; e quanto pi si vede privare di quella cosa che ama, o consolazione da Dio (come detto ) o dalle creature, pi si rallegra. Perch spesse volte addiviene che l'anima ama spiritualmente; e se non trova quella consolazione e soddisfazione da quelle creature, come vorrebbe; o che le paia che ami o soddisfi pi ad altri che a lei; ne viene in pena, in tedio di mente, in mormorazione del prossimo, e in falso giudizio, giudicando la mente e lintenzione dei servi di Dio; e specialmente quella di coloro, di cui ha pena.
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- Onde diventa impaziente, e pensa quello che non deve pensare, e con la lingua dice quello che non deve dire. E vuole allora usare, per queste cotali pene, una stolta umilt, che ha colore di umilt (ma egli il figliuolo della superbia, che esce dal lato), dicendo in s medesima: Io non voglio loro fare motto, n impacciarmi pi con loro. Mi star pianamente; e non voglio dare pena n a loro n a me.
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- E sta in terra con un perverso sdegno. E a questo se ne deve avvedere, che sdegno; cio nel giudicare che sente nel cuore, e nella mormorazione della lingua. Non deve fare dunque cos: perch, per questo modo, non leverebbe per via la barba, n mozzerebbe il figliuolo da lato, che impedisce che l'anima non giunga alla sua perfezione, la quale ha cominciata.
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- Ma deve con libero cuore, con odio santo di s e con spasimato desiderio dell'onore di Dio e della salute dell'anime, e con affetto di virt nell'anima sua, porsi in su la mensa della santissima Croce a mangiare questo cibo; cercando con pena e con sudori d'acquistare la virt, e non con proprie consolazioni, n da Dio n dalle creature, seguitando le vestigia e la dottrina di Cristo crocifisso; dicendo a s medesima con grande rimprovero: Tu non devi, anima mia, tu che sei membro, passare per altra via che il capo tuo. Sconvenevole cosa che sotto il capo spinato stiano i membri delicati.
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- Che se per propria fragilit e inganno del dimonio, i venti dei molti movimenti del cuore, per il modo detto di sopra o per altra via, venissero; deve allora salire l'anima sopra la coscienza sua, e tenersi ragione, e non lasciarlo passare che non sia punito e castigato, con odio e dispiacimento di s medesima.
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- E cos diveller la radice; e col dispiacimento di s caccer il dispiacimento del prossimo suo, cio dolendosi pi del disordinato sentimento del cuore e delle cogitazioni, che della pena che ricevesse dalle creature, o per altra ingiuria o dispiacere che per loro le fosse fatto.
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- Questo quel dolce e santo modo che tengono coloro che son tutti affocati di Cristo: perch con esso modo hanno divelta la radice della perversa superbia e il midollo dellimpazienza, il quale di sopra dicemmo che piaceva molto al dimonio, perch principio e cagione d'ogni peccato: cos per il contrario, che come ella piace molto al dimonio, cos dispiace molto a Dio. Gli dispiace la superbia, e gli piace l'umilt.
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- E in tanto gli piacque la virt dell'umilt di Maria, che fu costretto per la bont sua di donare a lei il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo; ed ella fu quella dolce Madre che lo don a noi.
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- Sapete bene, che fino che Maria non mostr col suono della parola l'umilt e la volont sua, dicendo: Ecce Ancilla Domini; sia fatto a me secondo la parola tua; il Figliuolo di Dio non incarn in lei; ma, detta che ella l'ebbe, concep in s quel dolce e immacolato Agnello, mostrando in questo a noi la prima dolce Verit, quanto eccellente questa virt piccola, e quanto riceve l'anima che con umilt offre e dona la volont sua al Creatore.
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- Cos, dunque, nel tempo delle fatiche e delle persecuzioni, ingiurie, strazi e villanie, ricevendole dal prossimo suo, e battaglie di mente, e privazione di consolazioni spirituali e temporali, dal Creatore e dalla creatura (dal Creatore per dolcezza, quando ritrae a s il sentimento della mente;
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- che non pare allora che Dio sia nell'anima, tante son le battaglie e le pene che ha; e dalle creature per conversazione e ricreazione, parendole pi amare che ella non amata); in tutte queste cose, dico che l'anima perfetta con la umilt dice: Signore mio, ecco l'Ancilla tua. Sia fatto in me secondo la tua volont, e non secondo quello che voglio io sensitivamente.
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- E cos getta l'odore della pazienza verso del Creatore e della creatura e di s medesima. Gusta la pace e la quiete della mente; e nella guerra ha trovata la pace, perch ha tolto di s la propria volont fondata nella superbia, ed ha concepito nell'anima sua la divina Grazia. E porta nel petto della mente sua Cristo crocifisso, e si diletta nelle piaghe di Cristo crocifisso, e non cerca di sapere altro che Cristo crocifisso; e il suo letto la Croce di Cristo crocifisso. Ine annega la sua volont, e diventa umile e obbediente.
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- Perch non obbedienza senza umilt, e non umilt senza carit. E questo trova nel Verbo; perch con l'obbedienza del Padre, e con l'umilt corre all'obbrobriosa morte della Croce, conficcandosi e legandosi col chiodo e col legame della carit, e sostenendo con tanta pazienza che non udito il grido suo per mormorazione. Perch non erano sufficienti i chiodi a sostenere Dio-e-Uomo confitto e chiavellato in Croce, se l'amore non l'avesse tenuto.
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- Or questo dico che gusta l'anima: e per non si vuole dilettare altro che con Cristo crocifisso. Che se gli fosse possibile acquistare le virt, fuggire l'inferno e avere vita eterna senza pena, e aver le consolazioni nel mondo spirituali e temporali, non le vorrebbe: ma piuttosto vuole con pena, sostenendo fino alla morte, che per altro affetto avere vita eterna, pure che si possa conformare con Cristo crocifisso e vestirsi degli obbrobri e delle pene sue. Ella ha trovata la mensa dellimmacolato Agnello.
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- Oh gloriosa virt! chi non volesse darsi mille volte alla morte, e sostenere ogni pena per volerla acquistare? Tu sei regina, che possiedi tutto quanto il mondo: tu abiti nella vita durabile; perch, essendo ancora, lanima che di te vestita, mortale, tu la fai abitare per affetto d'amore con quelli che sono immortali.
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- Poi, dunque, che tanto eccellente e piacevole a Dio ed utile a noi e salute del prossimo, questa virt; levatevi, carissima figliuola, dal sonno della negligenza e dellignoranza, gettando a terra la debolezza e la fragilit del cuore, acciocch non senta pena n impazienza di nessuna cosa che Dio permetta a noi; sicch noi non cadiamo nellimpazienza comune, n nella particolare, siccome detto di sopra; ma virilmente con libert di cuore e con perfetta e vera pazienza servire il nostro dolce Salvatore.
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- Facendo altrimenti, nella prima impazienza perderemo la Grazia, e nella seconda impediremo lo stato perfetto; e non giungereste a quello che Dio v'ha chiamata. Dio pare che vi chiami alla grande perfezione. E a questo me ne avveggo, perch egli vi toglie ogni legame il quale ve la potesse impedire. Perch, secondo che io intendo, pare che abbia chiamata a s la vostra figliuola, che era l'ultimo legame di fuori.
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- Della quale cosa sono molto contenta, con una santa compassione, che Dio abbia sciolta voi, e tratta lei di fatica. Ora voglio dunque, che al tutto voi tagliate la propria volont, acciocch ella non stia attaccata altro che a Cristo crocifisso. E per questo modo adempirete la volont sua e il desiderio mio.
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- E per vi dissi, non conoscendo altra via perch voi la adempiste, che io desideravo di vedervi fondata in vera e santa pazienza: perch senza essa non potremo tornare al nostro dolce fine. Altro non dico.
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- Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
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