Transcript of 13.00 Lettera 250 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
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- Lettera 250
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- Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce
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- Carissimo padre in Cristo dolce Ges. Io Catarina, serva e
schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue
suo; con desiderio di vedervi con vero e dolcissimo lume, il quale
lume necessario all'anima; cio, d'aprire l'occhio dell'intelletto a
vedere e guardare e giudicare la somma ed eterna volont di Dio in
voi.
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- Questo quel dolce vedere che fa l'uomo prudente, e non
ignorante; Lo fa cauto, e non leggermente giudicare la volont degli
uomini, come spesse volte fanno i servi di Dio, con colore di virt
e con zelo d'amore. Esso lume fa l'uomo virtuoso, e non
timoroso.
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- E con debita riverenza giudica la volont di Dio in s; cio, che
quello che Dio permette, o persecuzione o consolazione, o dagli
uomini o dal dimonio, tutto vede che fatto per nostra
santificazione; e si gode della smisurata carit di Dio, sperando
nella provvidenza sua, che provvede in ogni nostra necessit; ogni
cosa d con misura; e se cresce la misura, cresce la forza.
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- Questo vede l'anima e conosce, quando, illuminato l'occhio
dell'intelletto suo, ha conosciuta la volont di Dio, e per n' fatto
amatore. Dico che questo lume non giudica la volont dei servi di
Dio, n di veruna altra creatura; ma giudica ed ha in reverenza che
lo Spirito Santo li guidi; e per non piglia ardire di mormorazione:
che essi non siano giudicati dagli uomini, ma solo da Dio.
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- Bench potremmo dire: veruno servo di Dio, che sia tanto
illuminato, che un altro non possa vedere pi di lui? No. Anco di
necessit, per manifestare la magnificenza di Dio, e per usare
l'ordine della carit, che l'un servo di Dio con l'altro usino e
partecipino insieme il lume e le grazie e i doni che ricevono da
Dio;
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- e perch si veda che il lume e la magnificenza della propria
dolce Verit si manifesti infinita, come ella , e non finita; e
perch noi ci umiliamo a conoscere il lume e la Grazia di Dio nei
servi di Dio.
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- I quali egli pone come fonti; e chi tiene un'acqua, e chi ne
tiene un'altra; i quali sono posti in questa vita per dare vita ad
essi medesimi, e per consolazione e refrigerio degli altri servi di
Dio, che hanno sete di bere queste acque, cio di molti doni e
grazie che Dio pone nei servi suoi. E cos sovviene alla nostra
necessit.
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- Sicch, vero che non veruno che sia tanto illuminato, che spesse
volte non abbia bisogno del lume d'altrui; ma colui che illuminato
di questa dolce volont di Dio, d lume con lume di fede; non
giudicando con mormorazione e scandalo di colui che egli vuole
consigliare; ma per s fatto modo, che sta e rimane senza pena.
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- Onde, se egli s'attiene al consiglio suo, ne gode; e se egli
non s'attiene al consiglio suo, ne gode; e se egli non vi
s'attiene, giudica dolcemente che non senza mistero e senza
necessit, e con provvidenza e volont di Dio. E per rimane in pace e
in quiete, e senza pena; perch vestito di questa volont; e non si
affanna di parole, partecipando con altri i suoi pareri: anco,
s'ingegna d'annegarli e di mortificarli nel parere dolce di Dio;
offrendogli ogni dubbio e timore che egli n'avesse.
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- Liberamente offre s, e il dubbio che ha dal prossimo suo
dinanzi a Dio. Or con questa dolce prudenza vanno e stanno coloro
che sono illuminati di questo vero lume: onde in questa vita
gustano vita eterna.
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- Il contrario di coloro che sono ignoranti; poniamoch servono a
Dio: i quali pur s'hanno serbato ancora dei loro giudizi e dei loro
pareri, colorati di virt e di zelo d'amore. E per questo cadiamo
spesse volte in grandi difetti e in molti scandali e mormorazioni.
E per c' bisogno il lume vero e schietto.
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- Ma non so che si possa bene avere se non si perde la nuvola e
la tenebra di noi; che il nostro parere non sia fermo, ma dia a
terra. Oh lume glorioso! O anima annegata, perduta sei nel lume;
perch non vedi te per te, ma vedi solamente il lume in te; e in
quel lume vedi e giudichi il prossimo tuo.
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- Cos vedi e ami e hai in reverenza il prossimo tuo nel lume, e
non nel tuo parere, n nel falso giudizio dato per zelo d'amore.
Bene da aprire, dunque, e speculare con l'occhio dell'intelletto
nostro, con la perduta e annegata volont.
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- E cos col lume dell'amore vero, e reverenza della volont di
Dio, e di quella dei suoi servi, acquisteremo il lume, e giungeremo
alla perfetta e vera purit; e non saremo scandalizzati nei servi di
Dio. Perch non ne saremo fatti giudici: ma saremo consolati in
loro, e dello stare, dell'andare e d'ogni loro operazione godremo,
avendo giudicato e veduto la volont di Dio in loro.
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- Ors dunque, carissimo padre e figliuolo, poniamoci al petto
della divina Carit, e ine gustiamo questo dolce e soave latte, il
quale ci far venire alla perfezione dei Santi, e seguire le
vestigia e la regola dell'Agnello. Perderemo il timore, e ci
metteremo fra le spine e fra i triboli, e non schiferemo labore: ma
ci dorremo dell'offesa dei mormoratori e dello scandalo degli
uomini; e li porteremo con grande compassione dinanzi a Dio.
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- E noi seguiremo l'operazioni sante, cominciate per onore di Dio
e salute delle anime; e finiremo nella sua dolce volont. Sopra
questa materia io non dico pi, se non che noi ci anneghiamo nel
sangue di Cristo crocifisso; senza veruno timore vi dico, sapendo
che se Dio per noi, nessuno sar che sia contro noi.
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- La mia venuta non so quando ella potr essere. Non posso sapere
quanto io mi star. Mi spaccer il pi tosto che si potr; sempre
compiendo in me, nell'andare e nello stare, la dolce volont di Dio,
e non quella degli uomini. Vi fo sapere, a voi e agli altri, che
tante pene e cogitazioni vi lasciate cadere nel cuore, che io non
sto n mi vo affaticando, con le molte infermit, a diletto, se non
quando io son costretta da Dio per il suo onore e per salute
dell'anime.
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- Onde se del bene i cuori infermi ne vogliono pigliare male, io
non ne posso fare altro. Non debbo per io volgermi indietro, e
lasciare stare l'arato; perch cos parrebbe che noi arassimo a
petizione degli uomini, onde verrebbe la zizzania, e affogherebbe
il grano.
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- Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di
Dio.
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