SANSCRITO Scrittura Devanagarica

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1/11/2015 SANSCRITO | Scri ttura devanagar i ca e fonol ogi a http://bifrost.it/Lingue/Sanscr i to.html#samyoga 1/24  LINGUE INDOIRANICI Indiani S  ANSCRITO GRAFOFONOLOGIA  Indice SANSCRITO Bibliografia   NOMEN Il tuo nome in sanscrito  ►  INDICE Saskta. Lingua e letteratura Devanāgarī . La scrittura Svara. Le vocali Sadhyakara . I dittonghi Vyañjana . Le consonanti  Akara. Vocalizzazione e formazione delle sillabe Virāma. Assenza di vocale Sayuktākara . Legature consonantiche Visarga. Aspirazione finale  Anusvāra  e anunāsika. Segni di nasalizzazione Daṇḍa. La punteggiatura Svara. Gli accenti Sāṃkhya. I numerali  Avagraha . Separazione Laghava cihna. Abbreviazione  Alcune differenze grafiche  Bibliografia e letture consigliate SASKTA, LINGUA E LETTERATURA Nella grande famiglia delle lingue indoeuropee, un posto di primaria importanza spetta al sanscrito, lingua dotta di un'antica e illustre civiltà quale l'indiana, nonché tramite di una letteratura vastissima, di alta qualità letteraria, profondità filosofica, intensità religiosa. La parola saskta significa «perfetto» e fino a pochi decenni fa gli studiosi erano addirittura persuasi, vista la perfezione formale del sistema fonetico e la precisione grammaticale, che il sanscrito dovesse essere la lingua che più di ogni altra avesse conservato la struttura dell'originaria parlata proto-indoeuropea. Oggi questo giudizio è alquanto ridimensionato, nondimeno il sanscrito riveste tuttora un'importanza capitale per il linguista, il filologo, lo storico delle religioni, il letterato e il filosofo. Gli studiosi dividono la storia del sanscrito in varie fasi. La forma più antica è il vedico, la lingua degli inni dei Veda, che risalgono al 1000 a.C. circa. Questa lingua, regolata dall'uso dei brāhmani , raggiunse la forma definitiva nella fase del sanscrito classico, allorché fu codificata dal grammatico Pāṇini (IV sec. a.C.), autore dell'  Asthādhyāyī , un trattato di linguistica descrittiva in otto libri, scritto interamente sotto forma di proposizioni logiche che conseguono l'una dalle altre tramite una sapiente applicazione di metaregole, trasformazioni e leggi ricorsive; un lavoro considerato precursore dei linguaggi formali e della moderna grammatica generativa. In sanscrito classico sono redatte le grandi epiche del Mahābhārata  e del Rāmāyaa (III sec. a.C.), i drammi di Kālidāsa (IV sec.), il Pañcatantra  e l'intera letteratura filosofica. Il sanscrito tuttavia non fu mai lingua di un paese o di una regione, ma piuttosto la lingua  

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LINGUE

INDOIRANICI

Indiani

S ANSCRITO

GRAFOFONOLOGIA

 

IndiceSANSCRITOBibliografia

  ▼

 

NOMENIl tuo nome in sanscrito   ►

 

INDICE

Saṃskṛta. Lingua e letteraturaDevanāgarī . La scritturaSvara. Le vocaliSaṃdhyakṣara. I dittonghiVyañjana. Le consonanti Akṣara. Vocalizzazione e formazione delle sillabeVirāma. Assenza di vocaleSaṃyuktākṣara. Legature consonanticheVisarga. Aspirazione finale Anusvāra e anunāsika. Segni di nasalizzazioneDaṇḍa. La punteggiaturaSvara. Gli accentiSāṃkhya. I numerali Avagraha. SeparazioneLaghava cihna. Abbreviazione Alcune differenze grafiche Bibliografia e letture consigliate

SAṂSKṚTA, LINGUA E LETTERATURA

Nella grande famiglia delle lingue indoeuropee, un posto di primaria importanza spetta al sanscrito, lingua dotta di un'antica e illustreciviltà quale l'indiana, nonché tramite di una letteratura vastissima, di alta qualità letteraria, profondità filosofica, intensità religiosa. Laparola saṃskṛta significa «perfetto» e fino a pochi decenni fa gli studiosi erano addirittura persuasi, vista la perfezione formale del sistemafonetico e la precisione grammaticale, che il sanscrito dovesse essere la lingua che più di ogni altra avesse conservato la strutturadell'originaria parlata proto-indoeuropea. Oggi questo giudizio è alquanto ridimensionato, nondimeno il sanscrito riveste tuttoraun'importanza capitale per il linguista, il filologo, lo storico delle religioni, il letterato e il filosofo.

Gli studiosi dividono la storia del sanscrito in varie fasi. La forma più antica è il vedico, la lingua degli inni dei Veda, che risalgono al

1000 a.C. circa. Questa lingua, regolata dall'uso dei brāhmani , raggiunse la forma definitiva nella fase del sanscrito classico, allorché fucodificata dal grammatico Pāṇini (IV sec. a.C.), autore dell' Asthādhyāyī , un trattato di linguistica descrittiva in otto libri, scrittointeramente sotto forma di proposizioni logiche che conseguono l'una dalle altre tramite una sapiente applicazione di metaregole,trasformazioni e leggi ricorsive; un lavoro considerato precursore dei linguaggi formali e della moderna grammatica generativa. Insanscrito classico sono redatte le grandi epiche del Mahābhārata  e del Rāmāyaṇa  (III sec. a.C.), i drammi di Kālidāsa (IV sec.), ilPañcatantra e l'intera letteratura filosofica. Il sanscrito tuttavia non fu mai lingua di un paese o di una regione, ma piuttosto la lingua

 

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usata da alcune caste, soprattutto i brāhmani e gli kṣatriya. Quale lingua «perfetta», il sanscrito veniva distinto dal pracrito [ prākṛta],l'insieme delle lingue «naturali» parlate dalle caste incolte.

 Ancora oggi, il sanscrito è la lingua dotta e letteraria dell'India e continua a produrre una letteratura non indifferente.

Nel corso dei secoli, dai vari dialetti pracriti si svilupparono le lingue volgari dell'india, i cui più antichi documenti epigrafici sono leiscrizioni di re Aśoka (250 a.C.). Il principale di questi dialetti fu la pāli, la lingua in cui venne redatto il canone buddhista della scuolaTheravāda nonché lingua della religione jainista. Dal pracrito sono derivate le attuali lingue indiane, anch'esse ricche di letteratura, qualil'hindī, l'urdū, la bengalī, la panjābī, la gujarātī, la sindhī, la marāthī e molte altre.

 DEVANĀGARĪ . LA SCRITTURA

La devanāgarī , la scrittura della «città degli dèi», è la più importante delle molte scritture indiane. Come molte altre scritture delsubcontinente, la devanāgarī è derivata dalla brāhmī , un adattamento indiano di un alfabeto semitico (forse l'aramaico) penetrato in Indiaattraverso la Mesopotamia, probabilmente intorno al 700 a.C. La scrittura devanāgarī fu usata dapprima per scopi commerciali e solo inseguito applicata alle trascrizioni dei testi sacri, raggiungendo l'attuale aspetto non prima dell'VIII secolo. Scrittura classica del sanscrito,oggi la devanāgarī è ancora utilizzata per la lingua hindī, la marāthī e la nepalī; e, accessoriamente, per diversi altri linguaggi dell'India.

 Assai eleganti, splendidamente incurvate, le lettere devanāgarī hanno la singolarità di essere «appese» sotto  il rigo, dando alla scritturasanscrita la sua particolare caratteristica e fisionomia.

अ आ इ ई उ ऊ ऋ ॠ ऌ ॡ ए ऐ ओ औ क ख ग घ ङ  च छ ज झ ञ  ट ठ ड ढ ण  त थ द ध न  प फ ब भ म  य र ल व 

 श ष स  ह 

Tecnicamente, la devanāgarī è un alfasillabario: sebbene possano anche apparire separate, consonanti e vocali vengono di regolacongiunte in legature grafiche di cui l'unità fondamentale non è il singola fonema, bensì la sillaba [akṣara]. Questa è sempre intesa comeaccumulo di una o più consonanti terminante in una vocale o in un dittongo.

 Al contrario dell'alfabeto latino, in cui consonanti e vocali seguono una successione casuale, l'alfasillabario devanāgarī dispone le letteresecondo precisi criteri fonologici. Inizia con le vocali, seguono i dittonghi, quindi le consonanti. Ogni gruppo è a sua volta ordinato incinque «posizioni» [sthāna], secondo la successione del punto di articolazione, dalla gola alle labbra:

kaṇṭhya, «gutturali», ritenuti prodotti in gola (si tratta in realtà dei suoni velari, articolati all'altezza del velo palatino);tālavya, «palatali» (appunto, i suoni palatali);mūrḍhanya, «cerebrali» (i suoni retroflessi o cacuminali, articolati tra il palato e gli alveoli);dantya, «dentali» (i suoni dentali e alveolari);oṣṭhya, «labiali» (i suoni labiali e labiodentali).

Questa disposizione è chiamata varṇamālā, la «ghirlanda delle lettere», ed ha fornito il modello per la successione dei segni in molte altrescritture asiatiche, non soltanto indiane.

Nel seguito, segnaliamo tra virgolette («») i termini utilizzati nella classificazione tradizionale sanscrita.

 

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SVARA. LE VOCALI

Le vocali sono definite in sanscrito con il termine svara, «suono, tono, accento». I suoni definiti a «sillaba omogenea» [samānākṣara]sono cinque, a i u  più ṛ e ḷ sillabiche. Queste ultime due lettere sono indicate in traslitterazione con un puntino posto sotto il corpodella lettera:

a i u ṛ ḷ

Le vocali possono essere sia brevi [hrasva] che lunghe [dīrgha]. In traslitterazione, le lunghe sono distinte da un macron:

ā ī ū ṝ ḹLa differenza tra i due gruppi sta nella durata: l'emissione delle brevi dura una battuta [mātrā], quelle delle lunghe, due battute. Ilvedico conosceva anche una terza classe, quella delle vocali prolungate [ pluta], destinate a durare tre o più battute. Rare in sanscritoclassico, esse sono contrassegnate, in traslitterazione, da un apice 3. Di esse non si parlerà oltre.

a³ i³ u³ ṛ³ ḷ³

Le vocali definiscono anche le cinque «posizioni» [sthāna] secondo la fonologia tradizionale sanscrita:

kaṇṭhya, «gutturali»   a ātālavya, «palatali»   i īoṣṭhya, «labiali»   u ū 

mūrḍhanya, «cerebrali»   ṛ ṝdantya, «dentali»   ḷ ḹ

Nella scrittura devanāgarī , le vocali hanno due forme, una iniziale, più elaborata, e una seconda, più semplice, da usarsi allorché la vocaleè articolata a una consonante.

VOCALI (svara)

Formainiziale

Formaarticolata

Traslitt.Nomelettera

Pronuncia Descrizione

अ   a   a [ʌ]

  Vocale posteriore medioaperta distesa breve

Inglese "bu t "

आ ◌ा   ā   ā  [aː]  Vocale anteriore aperta distesa lunga

Italiano "ballare"

 इ ◌   i   i  [i]  Vocale anteriore chiusa distesa breve

Italiano "ritiro"

 ई ◌ी   ī   ī  [iː]  Vocale anteriore chiusa distesa lunga

Italiano "rit iro"

 उ ◌ु   u    u [u]  Vocale posteriore chiusa arrotondata breve

Italiano "f u turo"

 ऊ ◌ू   ū    ū [uː]  Vocale posteriore chiusa arrotondata lunga

Italiano "fut u ro"

 ऋ ◌ृ   ṛ   ṛ  [r ]̩  Vibrante alveolare sillabica breve

Ceco "Brno"

 ॠ ◌ॄ  ṝ   ṝ  [r  ̩ː ]

  Vibrante alveolare sillabica lunga 

 ऌ ◌ॢ   ḷ   ḷ  [l ]̩  Laterale alveolare sillabica breve

Ceco " v lk "; inglese "litt le"

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 ॡ ◌ॣ   ḹ  [l  ̩ː ]   Laterale alveolare sillabica lunga 

«Sillabe omogenee» [samānākṣara]

 Kaṇṭhya, «gutturale»

  अ आa ā

I grammatici indiani considerano /a(ː)/ come il suono più semplice e fondamentale della fonologia sanscrita, emesso con la gola e labocca aperte, la lingua rilassata, le corde vocali vibranti. È probabilmente questa la ragione per cui hanno classificato la vocale come una«gutturale», articolata in gola. Ma questo è vero solo a metà in quanto a e ā presentano, in sanscrito, una differenza di colore. Mentre lalunga, ā, è anteriore, e si pronuncia limpida e aperta come la a tonica dell'italiano [aː], la a breve è effettivamente una vocale posteriore, eviene pronunciata chiusa [ʌ], come la u  nell'inglese but . Questa perdita di colore è molto arcaica: è già presente all'epoca di Pāṇini, che ladefinisce saṃvṛta «copertura».

 Ancora oggi, in hindī, a breve diviene muta [ə] alla fine della parola e in certune posizioni.

Tālavya, «palatale».

  इ ईi ī

Secondo i grammatici sanscriti, la vocale /i(ː)/ si produce da un'alterazione di /a(ː)/, ottenuta sollevando la lingua verso il palato edistendendo gli angoli della bocca verso l'esterno. Essa ha il suono della i  italiana [i]. Le lettere i  ed ī  si distinguono nella durata,pronunciandosi rispettivamente breve [i] e lunga [iː].

Oṣṭhya, «labiale»

  उ ऊu ū

 Anche la vocale /u(ː)/, secondo i grammatici indiani, si produce da un'alterazione di /a(ː)/, con le labbra che si protrudono e si

arrotondano. Questa è la ragione per cui la fonologia sanscrita definisce /u(ː)/ una «labiale», mentre in realtà è una vocale posteriore,seppure labializzata (da pronunciarsi cioè con arrotondamento delle labbra). Detto questo, u  e ū  vanno pronunciate esattamente come lau  italiana, breve [u] e lunga [uː].

Il sistema che si ottiene è il seguente:

  a↘  ↙ 

u i

Le ultime due vocali, ṛ ed ḷ, sono delle consonanti liquide utilizzate come apice sillabico, cioè come vere e proprie vocali. Suoni di questotipo sono comuni nelle lingue slave, ad esempio in ceco, dove troviamo parole come vlk [vlk̩] «lupo» e prst   [prs̩t] «dito», che portanorispettivamente l'accento sulla l e sulla r. Il nome della città di Brno ['brn̩o] sarà più familiare, soprattutto agli appassionati di motocross.

 Anche la pronuncia inglese della parola little  ['litl]̩ può dare un'ottima idea di una consonante liquida con funzione di apice sillabico.

 Mūrḍhanya «cerebrale»

  ऋ ॠṛ ṝ

I grammatici indiani fanno derivare la vocale /r (̩ː)/ da un'alterazione di /i(ː)/, nella quale la lingua viene portata in avanti, contro la partesuperiore degli alveoli e fatta vibrare. Tuttavia, a dispetto della classificazione tradizionale sanscrita, che la considera una «cerebrale», ṛ/ṝnon è una vibrante retroflessa [ɽ], ma alveolare [r], come nell'italiano rana, con funzione di apice sillabico [r]̩. Oggi viene pronunciata[ɾɪ] nell'hindī, o [ɾu] nella marāthī, e in effetti sembra che l'effettiva pronuncia del sanscrito comprendesse delle lievissime colorazioni ini  e u. Ci atteniamo qui, però, alla pronuncia «corretta» [r ]̩ secondo l'ideale fonologia sanscrita.

 Dantya, «dentale»  ऌ ॡḷ ḹ

In modo analogo, i grammatici indiani fanno derivare /l(̩ː)/ da un'analoga alterazione di /i(ː)/, nella quale la lingua viene portata dal

 

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palato verso i denti. Classificata abbastanza correttamente come «dentale», ḷ/ḹ  corrisponde alla laterale alveolare [l] dell'italiano luna,ovviamente impiegata come apice sillabico [l]̩. Suono molto raro, lo ritroviamo unicamente nella radice del verbo kḷp «essere ordinato,essere adatto, avere successo». La variante lunga  ḹ  non è neppure contemplata nella fonologia sanscrita. Inserita nel varṇamālā

semplicemente per mantenere una certa simmetria nel rapporto tra vocali brevi e lunghe, compare unicamente nei lavori di alcunigrammatici e lessicografi.

  a↘  ↙ 

u i

↘  ↙ ṛ ḷ

Le vocali ṝ, ḷ, ed ḹ sono specifiche del sanscrito e non sono incluse nel varṇamālā di altri linguaggi.

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

अ  वतार    a vatāra [ʌ ʋat  ʌ̪ːɽʌ] incarnazione di una divinità

अ  मन्    ātman [aːt  m̪ʌn  ]̪ anima, spirito vitale

 इ  दरा    indirā [ind  i̪ɽaː] splendore

 ई  र    īśvara [i ːʃʋʌɽʌ] signore

 उ  ण    u ṣṇa [uʂɳʌ] calore

 ऊ  म   ū rmi [uːɽmi] onda

 ऋ  वोद    ṛgveda [r g̩ʋeːd  ʌ̪]   veda degli inni

 ऌ    ḷ [l ]̩ montagna

SAṂDHYAKṢARA. I DITTONGHI

 Alle vocali seguono, nell'ordine alfabetico, i dittonghi, in numero di quattro, definiti in sanscrito come suoni a «sillaba composta»[saṃdhyakṣara]. Per quanto alcuni testi li suddividano erroneamente in brevi e lunghi, i dittonghi sono tutti lunghi. I grammaticisanscriti li dividono piuttosto in guṇa e vṛddhi , due termini tratti dai registri della filosofia e della religione. In particolare,  guṇa indica lacorda dell'arco o degli strumenti musicali, ma significa anche «elemento secondario»; vṛddhi  vuol dire invece «crescita, avanzamento». Sipuò dunque parlare di suoni «secondari» o suoni «avanzati».

I dittonghi guṇa sono pronunciati e traslitterati come semplici vocali:

e o

I dittonghi vṛddhi  mostrano invece, in traslitterazione e pronuncia, la loro natura:

ai au 

Correttamente, i grammatici indiani classificazione le loro «posizioni» [sthāna] come composizione di quelle delle singole vocali:

   guṇa vṛddhi 

kaṇṭhatālavya, «palato-gutturali»   e   aikaṇṭhoṣṭhya, «labio-gutturali»   o   au 

DITTONGHI

Formainiziale Formaarticolata Traslitt. Nomelettera Pronuncia Descrizione

 ए ◌े   e   e  [eː]  Vocale anteriore mediochiusa distesa lunga

Italiano "tenere"

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◌   ai   ai  [aː]  Dittongo

Italiano "mai"

ओ ◌ो   o   o [oː]  Vocale posteriore mediochiusa arrotondata lunga

Italiano "colore"

औ ◌ौ   au    au [aː]  Dittongo

Italiano "au la"

«Sillabe composte» [saṃdhyakṣara]

I dittonghi guṇa e ed o sono da pronunciarsi come [eː] e [oː] lunghe. La ragione per cui in traslitterazione non vengono segnalate colmacron, è che, mancando in sanscrito [e] ed [o] brevi, non vi è alcun rischio di ambiguità.

I dittonghi vṛddhi  ai e au  si pronunciano invece con la prima vocale lunga e la seconda atona: [aː] e [aː], cioè come nelle parole italianemai  e aula.

Ci si può stupire del fatto che in sanscrito le vocali e ed o siano considerate dei dittonghi, alla stregua di ai e au . La ragione risiede inuna serie di interessanti interpretazioni effettuate dai grammatici sanscriti nella classificazione dei suoni. Ma vediamo nei dettagli le duecoppie guṇa/vṛddhi .

 Kaṇṭhatālavya, «palato-gutturali»

  ए ऐe ai

 Abbiamo visto che, nell'interpretazione dei grammatici indiani, la vocale «palatale» /i/ deriva dalla «gutturale» /a/. Tuttavia, nel corso delpassaggio da /a/ ad /i/, l'apparato fonatorio si situa un certo punto nella posizione di /e/. Questa è la ragione per cui il dittongo   guṇa e[eː] viene considerata una combinazione tra a e i. Il dittongo vṛddhi  ai [aː] lo si ritiene invece prodotto dall'incontro di a ed e.

  ai↗ ↑  

a ⇢   e   ⇠ i

Stessa cosa per l'altra coppia guṇa/vṛddhi :

 Kaṇṭhoṣṭhya, «labio-gutturali»

  ओ औo au

Si ricordi che, nell'interpretazione dei grammatici indiani, la vocale «labiale» /u/ deriva dalla «gutturale» /a/. Anche qui, nel corso delpassaggio da /a/ ad /u/, l'apparato fonatorio si situa a un certo nella posizione di /o/. Ecco dunque che il dittongo  guṇa o  [oː]  vieneconsiderato una combinazione tra a e u . Il dittongo vṛddhi  au  [aː] lo si ritiene prodotto dall'incontro di a ed o.

  au↗ ↑  

a  ⇢   o   ⇠ u 

Queste teorie fonologiche trovano la loro giustificazione nel fenomeno dell'apofonia, i regolari mutamenti vocalici [ablaut ] che ricorrononelle lingue indoeuropee. Rilevata da Jakob Grimm per le lingue germaniche nel secolo, l'apofonia era già stata studiata da Pāṇiniper il sanscrito più di duemila anni prima. Quest'ultimo definiva appunto come mutazioni  guṇa  e vṛddhi   i regolari e frequenticambiamenti vocalici che occorrevano nel corso delle inflessioni e delle flessioni delle parole. Sono i due gradi che in linguistica sonooggi chiamati «grado pieno» e «grado lungo».

Un dittongo guṇa differisce dalla corrispondente vocale semplice per la presenza di una vocale a- ad essa prefissa. Un dittongo vṛddhi  è

invece caratterizzato da un'ulteriore vocale a- prefissa al dittongo  guṇa. Così, il corrispondente dittongo  guṇa di i/ī  , è e  (in quantoincontro di a ed i). Invece, il corrispondente vṛddhi  è ai (in quanto incontro di a ed e).

Ne sortisce uno schema di questo tipo:

Vocale  guṇa   vṛddhi 

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→ →   ā  →   e →   āi  →   o →   āu ṛ →   ar →   ārḷ →   al →   āl

Schema piuttosto interessante, in quanto riflette questioni di linguistica storica. Si ritiene infatti che le vocali sanscrite e [eː] ed o [oː]siano effettivamente derivate da due antichi dittonghi indoeuropei pronunciati [a] ed [a].

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

 ए  क    eka [eːkʌ] uno

 ऐ ध    aidha [aːd   ̪ɦ ʌ] fiamma

ओ  क    oka [oːkʌ] casa

औ  दाय   au dārya [aːd  a̪ːɽjʌ] nobiltà

VYAÑJANA. LE CONSONANTI

Il nome sanscrito delle consonanti è vyañjana, «che indicano», «che manifestano», e vengono anch'esse ordinate in un sistemamirabilmente preciso ed elegante. I grammatici indiani le hanno suddivise in tre gruppi, ciascuna delle quali presenta a sua voltadistinzioni ricorrenti e simmetriche:

1. sparśa, «a contatto» (le nostre occlusive e nasali);2. antaḥstha, «intermedie» (le nostre approssimanti, o semivocali);3. ūṣman, con «fiato», o saṃghashrī , con «sfregamento» (le nostre fricative).

Le consonanti sparśa «a contatto» sono chiamate così perché i grammatici indiani le ritengono prodotte da un «contatto», cioè da unachiusura, degli organi che le producono. L'analisi è peraltro corretta e anche oggi definiamo queste consonanti come «occlusive». A loro

volta, le consonanti sparśa vengono distinte in cinque classi [varga], secondo le cinque «posizioni» [sthāna] riconosciute dalla fonologiasanscrita: «gutturali» [kaṇṭhya], «palatali» [tālavya], «cerebrali» [mūrḍhanya], «dentali» [dantya] e «labiali» [oṣṭhya] (e cioè velari, palatali,retroflesse, dentali/alveolari e labiali/bilabiali).

Ogni singola classe delle sparśa  è regolarmente formata da una successione regolare di cinque consonanti: due «atone» [ aghoṣa], due«toniche» [ ghoṣa o ghoṣavant ] e una «nasale» [anunāsika]. Sia la coppia «atona» che la coppia «tonica» sono a sua volta costituite da unaconsonante «di breve respiro» [alpaprāṇa] e una «di ampio respiro» [mahāprāṇa]. In sintesi, secondo la nostra terminologia, ogniquintetto è formato da una consonante sorda, una sorda aspirata, una sonora, una sonora aspirata e una nasale:

kaṇṭhya, «gutturali»   k kh g gh ṅ   ka-varga

tālavya, «palatali»   c ch j jh ñ   ca-varga

mūrḍhanya, «cerebrali»   ṭ ṭh ḍ ḍh ṇ   ṭa-varga

dantya, «dentali»   t th d dh n   ta-vargaoṣṭhya, «labiali»   p ph b bh m   pa-varga

I nomi delle cinque classi [varga] derivano dalla prima consonante di ciascuna: ka-varga, ca-varga, etc.

La serie successiva comprende le quattro consonanti «intermedie» [antaḥstha], grossomodo corrispondenti a quelle che noi chiamiamosemivocali o approssimanti:

tālavya, «palatali»   y mūrḍhanya, «cerebrali»   r

dantya, «dentali»   loṣṭhya, «labiali»   v 

L'ultima serie è quelle delle consonanti definite ūṣman (prodotte con passaggio di «vapore, fiato»), o saṃghashrī   (con «attrito» o«frizione»), così definite perché pronunciate facendo passare l'aria attraverso l'apparato fonatorio (al contrario delle sparśa, prodotteinvece per contatto completo). L'odierno termine di «fricative» ha lo stesso significato del termine sanscrito. Anch'esse sono ordinatesecondo le «posizioni» [sthāna] articolatorie. Sono tre alpaprāṇa, a «breve respiro»:

 

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tālavya, «palatali»   śmūrḍhanya, «cerebrali»   ṣ

dantya, «dentali»   s

Ed una mahāprāṇa, di «vasto respiro»:

kaṇṭhya, «gutturali»   h

Ma ecco uno schema generale del sistema consonantico del sanscrito:

  kaṇṭhya«gutturali»

tālavya«palatali»

mūrḍhanya «cerebrali»

dantya«dentali»

oṣṭhya«labiali»

 

sparśa«occlusive» {

  aghoṣa«atone» {   alpaprāṇa, «breve respiro»   k c ṭ t p

mahāprāṇa, «vasto respiro»   kh ch ṭh th ph

 ghoṣa«toniche» {   alpaprāṇa, «breve respiro»   g j ḍ d b

mahāprāṇa, «vasto respiro»   gh jh ḍh dh bh

 ghoṣa   anunāsika, «nasali»   ṅ ñ ṇ n m

 

antaḥstha«intermedie»    ghoṣa«toniche»   alpaprāṇa, «breve respiro»   y r l v  

 

saṃghashrī «fricative»   {   aghoṣa   alpaprāṇa, «breve respiro»   ś ṣ s

 ghoṣa   mahāprāṇa, «vasto respiro»   h

Questo il sistema consonantico, così com'è stato regolato e ordinato dai grammatici indiani. Ma vediamo ora la forma grafica dellesingole lettere, le quali non si presentano tuttavia come pure consonanti, ma sono sempre vocalizzate in -a [ʌ]. Ciò significa che lalettera, al suo stato fondamentale, non è mai la consonante k , g , p, ma sempre la sillaba ka, ga, pa.

La maggior parte delle consonanti-sillaba devanāgarī è formata da tre elementi:

1. un elemento distintivo della lettera2. un linea verticale3. un linea orizzontale

1Elementodistintivo

2Linea

verticale

3Linea

orizzontale

L'elemento distintivo (1) è ciò che dà la fisionomia e permette di riconoscere la consonante; la linea verticale (2), non sempre presente,richiama in qualche modo la -a [ʌ] inerente in ogni consonante-sillaba; la linea orizzontale (3) è il rigo lungo cui si allinea la scrittura.

Vediamo ora per esteso l'intero sistema consonantico, con traslitterazione e pronuncia.

CONSONANTI

 Formainiziale

Traslitt.Nomelettera

Pronuncia Descrizione

«Occlusive»[sparśa]

 क   ka   ka [k]  Occlusiva velare sorda

Italiano "cane"

 ख   kha   kha [kʰ]  Occlusiva velare sorda aspirata

 

Occlusiva velare sonora

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«Gutturali»[kaṇṭhya]   ग   ga   ga [g] Italiano "g atto"

 घ   gha   gha [gʱ]   Occlusiva velare sonora aspirata 

 ङ   ṅa   ṅa [ŋ]  Nasale velare

Inglese "king "; italiano "angolo"

«Occlusive»[sparśa]

«Palatali»[tālavya]

 च    ca   ca [c]  Occlusiva palatale sorda

Italiano "chiave" (≈ Italiano "cena")

 छ   cha   cha [cʰ]  Occlusiva palatale sorda aspirata

 

 ज    ja   ja [ɟ]  Occlusiva palatale sonora

Italiano "ghiaia" (≈ Italiano "g elo")

 झ   jha  jha [ɟʱ]

  Occlusiva palatale sonora aspirata

 

 ञ   ña   ña [ɲ]  Nasale palatale

Italiano "gnomo"

«Occlusive»

[sparśa]«Cerebrali»

[mūrdhanya]

 ट    ṭa   ṭa [ʈ]  Occlusiva retroflessa sorda

Siciliano "t reno", "mott o"

 ठ   ṭha   ṭha [ʈʰ]   Occlusiva retroflessa sorda aspirata 

 ड   ḍa   ḍa [ɖ]   Occlusiva retroflessa sonoraSiciliano "ladro", "cavaddu "

 ढ   ḍha   ḍha [ɖʱ]   Occlusiva retroflessa sonora aspirata 

 ण   ṇa   ṇa [ɳ]   Nasale retroflessa

«Occlusive»[sparśa]

«Dentali»[dantya]

 त   ta   ta [t  ]̪

  Occlusiva dentale sordaItaliano "t ana"

थ   tha   tha [t   ̪h ]  Occlusiva dentale sorda aspirata

Inglese "boathook "

 द    da   da [d  ]̪  Occlusiva dentale sonora

Italiano "dono"

ध   dha   dha [d   ̪ɦ ]   Occlusiva dentale sonora aspirata 

 न    na   na [n  ]̪

  Nasale dentale

Italiano "nido"

 प    pa   pa [p]  Occlusiva labiale sorda

Italiano "pane"

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«Occlusive»[sparśa]

«Labiali»[oṣṭhya]

 फ   pha   pha [pʰ]   Occlusiva labiale sorda aspirataInglese "u phill"

 ब    ba   ba [b]  Occlusiva labiale sonora

Italiano "bene"

 भ   bha   bha [bʱ]   Occlusiva labiale sonora aspirata

 

 म   ma   ma [m]  Nasale bilabiale

Italiano "mare"

«Intermedie»[antaḥastha]

 य    ya   ya [j]  Approssimante palatale

Italiano "ieri"

 र    ra   ra [ɽ]  Monovibrante retroflessa

Siciliano "t reno" (≈ Italiano "rana")

 ल    la   la [l  ]̪  Laterale alveolare

Italiano "luna"

 व    va   va [ʋ]  Approssimante labiodentale

Danese " v en" (≈ Italiano " v ento")

 ARCAICHE

 ळ   ḻa   ḻa [ɭ]  Approssimante laterale retroflessa

Usata solo in vedico; sostituita da ḍ

    ḻha   ḻha [ɭʱ]  Approssimante laterale retroflessa aspirata

Usata solo in vedico; sostituita da ḍh

«Fricative»[saṃghashrī ]

 श    śa   śa [ɕ]  Fricativa alveolopatale sorda

Polacco "śruba" (≈ Italiano "scemo")

 ष    ṣa   ṣa [ʂ]  Fricativa retroflessa sorda

Siciliano "strata"

 स    sa   sa [s  ]̪  Fricativa dentale sorda

Italiano "sole"

 ह   ha   ha [ɦ]

  Fricativa glottale sonoraFiorentino "casa"

«Occlusive di breve respiro» [sparśa alpaprāṇa]

La serie copre quasi tutte le occlusive rinvenibili negli inventari indoeuropei. Vediamole nei dettagli:

 Kaṇṭhya, «gutturali»

  क गka ga

 Articolate in realtà sul fondo del velo palatino (e non in gola come si evincerebbe dal termine sanscrito), sono le occlusive velari, sorda[k] e sonora [g], e si pronunciano come la c e la g  dure dell'italiano cane  e gatto.

Tālavya, «palatali»

  च ज

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  ca ja

 Articolate all'altezza del palato. Sono le occlusive palatali, sorda [c] e sonora [ɟ], e il loro suono rassomiglia alla consonante iniziale delleparole italiane chiave  e ghiaia. In epoca successiva, sono divenute le affricate postalveolari, sorda [ʧ] e sonora [ʤ], ovvero la c(i) e la g(i)dell'italiano cena e gelo, ed è così che vengono normalmente pronunciate in hindī e dagli studenti moderni.

 Mūrdhanya, «cerebrali»

  ट डṭa ḍa

 Articolate tra il palato e gli alveoli. Sono le occlusive retroflesse (o cacuminali), sorda [ʈ] e sonora [ɖ]. Corrispondono alla t  e alla d  delsiciliano treno e ladro.

 Dantya, «dentali»

 त दta da

 Articolate all'altezza dei denti. Sono le occlusive dentali, sorda [t  ]̪ e sonora [d  ]̪, ovvero la t  e la d dell'italiano tana  e dono. In hindī,questi fonemi vengono oggi realizzati come occlusive alveolari, sorda [t] e sonora [d] (rispettivamente, t e d dell'inglese stay e day).

Oṣṭhya, «labiali»

 प बpa ba

 Articolate all'altezza delle labbra. Sono le occlusive bilabiali, sorda [p] e sonora [b], e corrispondono alla p e b dell'italiano pane  e bene .

Negli esempi che seguono il colore rosso contrassegna soltanto il suono consonantico e non la [ʌ] inerente:

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

 क  म न्    k arman [k ʌɽmʌn  ]̪ azione

 ग  ज    g aja [gʌɟʌ] elefante

 च      cakra [cʌkɽʌ] disco

 ज  य    jaya [ ɟʌjʌ] vittoria

 ट      ṭ aṅka [ʈʌŋkʌ] spada

 ड  बर    ḍambara [ɖ ʌmbʌɽʌ] fracasso

 त      t attva [t  ʌ̪t  t̪  ʋ̪ʌ] verità

 द      danta [d  ʌ̪n  t̪  ʌ̪] zanna

 प  द    pada [pʌd  ʌ̪] piede

 ब  ल    bala [bʌlʌ] forza

«Occlusive di ampio respiro» [sparśa mahāprāṇa]

In sanscrito, ogni consonante occlusiva può presentarsi anche in forma aspirata. Abbiamo allora la serie:

 Kaṇṭhya, «gutturali»   Tālavya, «palatali»    Mūrdhanya, «cerebrali»    Dantya, «dentali»   Oṣṭhya, «labiali»

  ख घ छ झ ठ ढ थ ध फ भkha gha cha jha ṭha ḍha tha dha pha bha

Ogni consonante viene pronunciata con una simultanea aspirazione.

Qualora la consonante sia sorda (kh- ch- ṭh- th- ph-), l'aspirazione -h corrisponde alla fricativa glottale sorda [h] all'inizio della parola

 

7/24/2019 SANSCRITO Scrittura Devanagarica

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inglese house . Si può pensare alla pronuncia, sempre in inglese, di alcune parole composte in cui un'occlusiva incontra un'aspirata, comeboathook o uphill .

Qualora la consonante sia sonora (gh- jh- ḍh- dh- bh-), l'aspirazione -h corrisponde alla fricativa sonora [ɦ] della pronuncia fiorentinadi casa. È quindi sbagliato, a rigore, pronunciare dh- o bh- come nelle parole inglesi redhead  o clubhouse , dove la h è sempre sorda.

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

 ख  ज    khaja [kʰʌɟʌ] lotta

 घ  न    ghana [gʱʌn  ʌ̪] uccisione

 छ  द    chanda [cʰʌn  d̪  ʌ̪] piacere

 झ  ष    jhaṣa [ ɟʱʌʂʌ] grande pesce

 ठ     ुर    ṭhakkura [ʈʰʌkkuɽʌ] oggetto di venerazione

 ढ      ḍhakka [ɖʱʌkkʌ] edificio sacro

थ    tha [t   ̪h ʌ] protettore

ध  म   dharma [d   ̪ɦ ʌɽmʌ] legge cosmica

 फ  ल    phala [pʰʌlʌ] frutto

 भ  ग    bhaga [bʱʌgʌ] fortuna

«Occlusive nasali» [sparśa anunāsika]

Se ogni serie di occlusive termina in una nasale, è perché i grammatici indiani hanno distinto le varie pronunce di n e m dal punto di

articolazione, disponendole in una sequenza perfettamente articolatoria. Abbiamo così una serie di cinque consonanti nasali: Kaṇṭhya, «gutturale»   Tālavya, «palatale»    Mūrdhanya, «cerebrale»    Dantya, «dentale»   Oṣṭhya, «labiale»

  ङ ङ ण न मṅa ña ṇa na ma

La loro differenziazione dipende – in sanscrito come in italiano – dell'ambiente in cui viene a cadere la consonante nasale. In pratica, lanasale è la velare ṅ- [ŋ] quando precede le consonanti velari k g  (dunque la n  italiana di manco o mango); è la palatale ñ- [ɲ] quandoprecede le consonanti palatali c j (la n italiana di mancia o mangia); è la retroflessa ṇ- quando precede le consonanti retroflesse ṭ  ḍ; è ladentale n-  [n] quando precede le consonanti dentali t d  (la n  italiana di monto o mondo); è la bilabiale m-  [m] quando precede leconsonanti bilabiali p b (la m italiana di rompo o rombo).

Questi esempi renderanno evidente l'ambito fonetico dei diversi tipi di nasale:

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

 प      paṅka [pʌ ŋk ʌ] argilla

 प    च    pañca [pʌ  ɲcʌ] cinque

 क    ड    ku ṇḍa [kuɳ ɖʌ] lancia

 क◌ ु  त    ku nta [kun  t̪  ʌ̪] recipiente

अ    बर   ambara [ʌ mbʌɽʌ] cerchio

«Intermedie» [antaḥastha]

 

7/24/2019 SANSCRITO Scrittura Devanagarica

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Terminata la successione dei vari ordini di occlusive, il varṇamālā presenta un gruppo di quattro lettere che la fonologia tradizionalesanscrita considera «intermedie» [antaḥastha] tra le occlusive e le fricative, essendo prodotte - secondo l'interpretazione dei grammaticiindiani - con «contatto debole» [īṣatspṛṣṭa] o «imperfetto» [duḥspṛṣṭa] degli organi fonatori. Tutte naturalmente «toniche» [ ghoṣa], cioèsonore, vengono anch'esse ordinate secondo il punto di articolazione:

Tālavya, «palatale»    Mūrdhanya, «cerebrale»    Dantya, «dentale»   Oṣṭhya, «labiale»

  य र ल व ya ra la va

Generalizzando, potremmo definire questo gruppo di consonanti con il vecchio termine di semivocali. Ragione ne è che i grammaticiindiani le hanno messe in correlazione con le vocali:

la semivocale ya corrisponde alla vocale ila semivocale ra corrisponde alla vocale ṛla semivocale la corrisponde alla vocale ḷla semivocale va corrisponde alla vocale u 

Sembra infatti improprio definirle tout-court  come delle approssimanti, in quanto, a rigore, solo ya e va appartengono a questa classe.

Più precisamente, y- è l'approssimante palatale [j], cioè la i consonantica dell'italiano ieri .

Stando alla classificazione sanscrita, la semivocale r- andrebbe identificata con una monovibrante retroflessa [ɽ] (la r del siciliano treno). Èincerto se l'originaria realizzazione della lettera fosse proprio [ɽ], o se i grammatici indiani abbiano così classificato la ra per mantenerel'ordine tradizionale delle lettere. È tuttavia [ɽ] la pronuncia che segnaliamo nelle nostre indicazioni fonetiche. Non è comunque erratopronunciare r- come la normale vibrante alveolare [r] dell'italiano rana, anche perché non vi è alcun rischio di confusione.

La semivocale l- è la normale laterale alveolare [l] dell'italiano luna.

In quanto a v-, ci si aspetterebbe che abbia il valore di approssimante labiovelare [w] (come nell'italiano uomo), ma Pāṇini ne descrive ilsuono come ottenuto tra i denti superiori e il labbro inferiore: in pratica una fricativa labiodentale [v] (come nell'italiano vento). Isanscritisti ritengono che la pronuncia di v- sia passata, già in un'epoca piuttosto antica, al valore di approssimante labiodentale [ʋ] (èquesta oggi la pronuncia corrente nell'hindī). Si tratta di un suono grossomodo intermedio tra [w] e [v], che si presenta come allofonodi w in alcune varianti regionali del tedesco o dell'olandese, e come realizzazione di v  iniziale nelle lingue scandinave o in finlandese.

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

 य     y akṣa [ jʌkʂʌ] spirito semidivino

 र      ratna [ɽʌt  n̪  ʌ̪] dono, gioiello

 ल  य    laya [lʌjʌ] distruzione

 व  ण   v arṇa [ʋʌrɳʌ] casta

 Alle «intermedie» bisogna aggiungere un'ulteriore coppia di consonanti, utilizzate in vedico, ma espunte dal varṇamālā già all'epoca diPāṇini.

 Mūrdhanya, «cerebrali»

  ळ ḻa ḻha

Si tratta di un'approssimante laterale retroflessa [ɭ]. Presente solo nei testi vedici in luogo di ḍa e ḍha in posizione intervocalica.

Un esempio tratto da Ṛgveda [1: 1: ]:

Lezione Traslitterazione Pronuncia

अमीळे  agnimīḻe

[ʌgn  i̪miːɭe]

 Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

अमीडे  agnimīḍe

[ʌgn  i̪miːɖe]Io lodo Agni→

 

«Fricative» [saṃghashrī ]

 

7/24/2019 SANSCRITO Scrittura Devanagarica

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1/11/2015 SANSCRITO | Scrittura devanagarica e fonologia

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Ultimo ordine di consonanti, prodotte con emissione di «fiato» [ūṣman], o tramite «sfregamento» [saṃghashrī ], comprende le nostrefricative, anche descritte dai grammatici indiani come «leggermente aperte» [īṣadvivṛta] o a «semi-contatto» [ardhaspṛṣṭa]. Esse sonoquattro in tutto, ripartite in due serie.

La prima serie, di consonanti a «breve respiro» [alpaprāṇa] e «atone» [ ghoṣa], cioè non aspirate e sorde, è formata da tre sibilanti:

Tālavya, «palatale»    Mūrdhanya, «cerebrale»    Dantya, «dentale»

  श ष सśa ṣa sa

 A dispetto della classificazione tradizionale sanscrita, la prima, ś-  è più precisamente la fricativa alveolopalatale [ɕ]. Si tratta di unaconsonante coarticolata [ʃ   ʲ], ovvero di una fricativa postalveolare [ʃ] (lo sc(i) italiano di sciocco) fortemente palatilizzata, cioè pronunciatacome fosse seguita da una semiconsonante [ʲ]. Il suono è presente in alcune lingue europee, come nel catalano caixa [kaɕə], nel polaccośruba [ɕruba] o nello svedese kjol  [ɕuːl]. Può venire tuttavia reso agevolmente tramite la fricativa postalveolare sorda [ʃ], ovvero lo sc(i)italiano di sciocco.

La seconda, ṣ-, è la fricativa retroflessa [ʂ], da pronunciarsi in maniera simile a sc(i) ma con la lingua tra gli alveoli e il palato; è la s delsiciliano strada [ʂɽada].

La terza, s-, è la fricativa alveolare sorda [s] dell'italiano sole .

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

 श      śakti [ɕʌkti] potere

 ष      ṣaṇḍa [ʂʌɳɖʌ] bosco

 स  न    sana [sʌn  ʌ̪] vecchio

Ultima delle fricative, nonché ultima lettera dell'alfasillabario devanāgarī , è una consonante di «vasto respiro» [mahāprāṇa] e «tonica»[ ghoṣa], cioè aspirata e sonora, e fa serie a sé:

 Kaṇṭhya, «gutturale»

  हha

Molti testi la assimilano, erroneamente, alla h  inglese di house , ma fonologicamente l'aspirazione inglese è una fricativa glottale sorda[h], mentre la h- sanscrita è sonora [ɦ], pronunciata similmente all'aspirazione iniziale della pronuncia fiorentina della parola casa.

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

 ह  व    hava [ɦʌʋʌ] invocazione

Il sanscrito ha infatti conservato la distinzione tra le due fricative glottali, sorda [h] e sonora [ɦ]. La sorda, che cade solo in fin di parola,

viene invece indicata con un segno particolare chiamato visarga.

 AKṢARA. VOCALIZZAZIONE E FORMAZIONE DELLE SILLABE

 Abbiamo visto che le vocali e i dittonghi possiedono due forme: una più elaborata si usa soltanto all'inizio di parola, allorché la vocale fasillaba a sé. Quando la vocale (o il dittongo) è articolato con una consonante, allora si usa una seconda forma che viene combinata con laconsonante per formare la sillaba [akṣara].

In ogni singola consonante, presa singolarmente, è sempre inerente una -a [ʌ] breve. Dunque, una singola consonante, non è mai k  o t o p, ma sempre ka o ta o pa. La vocale -a [ʌ] è sempre inerente nella consonante.

 म  ma (=

     ma)

La vocalizzazione -ā  lunga [aː] si ottiene facendo seguire alla consonante un elemento verticale, in pratica una seconda a  breve cheraddoppia la durata di quella già inerente.

 म  ma +   a = म    mā

7/24/2019 SANSCRITO Scrittura Devanagarica

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1/11/2015 SANSCRITO | Scrittura devanagarica e fonologia

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Per le altre vocali, si usano invece particolari diacritici posti sopra o sotto la consonante, oppure combinazioni tra diacritici e la a diprolungamento. Si noti che, nel caso particolare della i breve, la lettera viene posta prima della consonante a cui si riferisce.

Lezione Traslitterazione Lezione Traslitterazione

 म    ma   म      mā

   म    mi   म      mī

 म    mu 

  म    mū 

 म     mṛ   म     mṝ

 म     mḷ   म     mḹ

 म      me   म      mai

 म      mo   म      mau 

Si tenga presente che, in molti casi, l'uso ha stilizzato la forma di alcune sillabe, che non sono immediatamente riconoscibili. Adesempio, l'articolazione di r con la vocale u , nei gruppi ru  e rū  si scrive in maniera particolare:

    ru     rū 

VIRĀMA. ASSENZA DI VOCALE

In ogni consonante è sempre presente una vocale inerente -a. Quando è necessario utilizzare una consonante non seguita da vocale, adesempio alla fine di una parola che termina in consonante, si usa un particolare segno diacritico chiamato virāma a indicare l'assenza divocale.

DIACRITICO

Lezione Trascriz.Nomelettera Pronuncia Descrizione

◌्   virāma [ ]Indica assenza di vocale 

Posto in basso a destra rispetto alla consonante, il virāma ne elimina la -a inerente:

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

 तात    tāta [t  a̪ːt  ʌ̪] padre

 तात      tāt  [t  a̪ːt  ]̪ così

Una consonante con il virāma è definita halanta, cioè «che termina in consonante». Ad esempio, abbiamo:

halanta ka   क◌्   k 

halanta bha   द्   d

halanta sa   स्   s

SAṂYUKTĀKṢARA. LEGATURE CONSONANTICHE

In sanscrito si chiamano saṃyuktākṣara «sillabe combinate» dei gruppi ove due o più consonanti sono articolate tra loro, si utilizzanodelle «legature» [saṃyoga] delle consonanti stesse, che vengono graficamente fuse tra loro creando delle nuove sillabe in -a.

La fusione avviene spesso in sequenza, con l'eliminazione dell'elemento verticale di ogni consonante congiunta alla successiva

7/24/2019 SANSCRITO Scrittura Devanagarica

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1/11/2015 SANSCRITO | Scrittura devanagarica e fonologia

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(quell'elemento, abbiamo detto, rappresenta la vocale inerente -a, donde la logica della sua rimozione).

 न्  n  + व  va = व  nva

 ब्  b  + भ  bha = भ  bbha

 त्  t + स्  s + य  ya = य   tsya

In molti casi il nesso può venire stabilito verticalmente:

 क◌्   k + ल   la =   kla

 ज्  j + ज   ja =    jja त्  t + न  na =    tna

 ष्  ṣ + ट   ṭa =    ṣṭaUn nesso verticale può essere indicato quando la prima lettera è priva di elemento verticale:

 द्  d + ल   la =   dla

 ट◌्   ṭ + ट   ṭa =    ṭṭa ङ◌्   ṅ + क  ka =   ṅka

 Alcuni composti vengono svolti tanto orizzontalmente quanto verticalmente:

 द्  d + ध्  dh + म  ma =   ddhma

 ङ◌्   ṅ + क◌्   k + य   ya =   ṅkya

 ष्  ṣ + ठ◌्   ṭh + य  ya =    ṣṭhya

 Alcuni gruppi presentano delle forme non immediatamente riconducibili alle lettere originali, come:

 द्  d + द  da =   dda

 ट◌्   ṭ + य   ṭa =    ṭya

 क◌्   k + ष   ṣa =   kṣa

 त्  t + त   ta  =    tta ज्  c + ञ  ña  =   cña

Particolari sono i nessi consonantici con ra. Qualora r- sia elemento iniziale del nesso, lo si indica con un uncino posto sopra l'ultimo

elemento della sillaba. Qualora questo sia una consonante, cade sulla consonante; qualora sia una vocale, cade sulla vocale.

 र◌्  r + म  ma = म    rma

 र◌्  r + द  da = द    rda

 र◌्  r  + त्  t + य  ya  =

rtya

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

धम     dharma [d   ̪ɦ ʌ ɽmʌ] legge

अ     ardra [ʌ ɽd  ɽ̪ʌ] umido

 नवा   न    nir vāṇa [n  i̪ɽʋaːn  ʌ̪] cessazione

आषो   य    ārṣeya [aːɽʂejʌ] venerabile

 

7/24/2019 SANSCRITO Scrittura Devanagarica

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1/11/2015 SANSCRITO | Scrittura devanagarica e fonologia

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 नऋ  त    nirṛti [n  i̪ɽr t̩  i̪] distruzione

Qualora r sia secondo o terzo elemento, allora viene indicato con una barra trasversale sotto la consonante che lo precede.

 त   ta  + र   ra  = त    t ra द  da + र   ra  = द    dra

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

 त   शू ल    t riśūla [t  ɽ̪iɕuːlʌ] tridente

 क   म    k rama [k ɽʌmʌ] cammino

 प   क◌ृ त   prakṛti [pɽʌkr t̩  i̪] causa, natura, materia

अद    ardra [ʌɽd  ɽ̪ʌ] umido

La difficoltà di questo sistema è che spesso ci si trova di fronte a qualche complicata legatura di cui bisogna andare a cercare tutti glielementi, che vanno poi distinti e identificati.

Le legature coinvolgono da due a quattro consonanti (ma è attestata anche una di cinque consonanti, rtsnya). Quante legature sianopossibili, è un problema arduo. Calcolando tutte le possibili disposizioni che si ottengono giustapponendo trentatré consonanti in gruppida uno a cinque, con possibilità di ripetizione, si ottengono 40˙358˙340 legature matematicamente possibili (33 + 33² + 33³ + 33⁴ + 33⁵). Applicando le limitazioni implicate dalla fonologia sanscrita, in cui non tutte le combinazioni sono effettivamente possibili, si ottiene chesoltanto 1˙896˙777 legature sono compatibili con le regole fonetiche della lingua. Il problema è reso però ancor più complesso dal fattoche, nella scrittura tradizionale, non veniva lasciato spazio tra le singole parole, portando quindi alla combinazione quasi casuale tra laconsonante finale di una parola e l'iniziale della successiva. Detto questo, le legature effettivamente utilizzate in sanscrito sembra siano807, a cui si aggiungono altre combinazioni per l'hindī, la palī e altre lingue.

Ecco una panoramica degli 807 nessi consonantici effettivamente utilizzati dalla scrittura devanāgarī . Si tenga tuttavia che è semprepossibile creare altri nessi.

 क   श ख छ ण  ka   kka kkra kkla kkva kkṣa kkha kca kcha kṇa kta ktya ktra ktrya ktva ktvya

 थ य प फ य  ktha kthna kthya kna knya kpa kpra kpla kpha kma kmya kya kra krya kla klya

  श म श ण य म य य स kva kvya kśa kśma kśra kśla kśva kṣa kṣṇa kṣṇya kṣma kṣmya kṣya kṣra kṣva ksa

 स् थ प फ म य    ख   य  ksta kstra kstha ksna kspa kspha ksma ksya ksra ksva   kha   khkha khna khya khra khva

 ग   ग घ य य व ड ण द  ga   gga ggra ggha gghya gghra gja gjña gjya gjva gḍa gṇa gda gdya gdra gdva

  ध य य व य ब भ य म य  gdvya gdha gdhya gdhra   gdhrya   gdhva gna gnya gba gbra gbha gbhya gbhra gma gya gra

 य व व य    घ   य म य य व य    ङ grya grva gla gva gvya gvra   gha   ghna ghnya ghma ghya ghra ghrya ghva ghvya   ṅa

   ṅka ṅkta ṅktya ṅktra ṅktva ṅktha ṅkya ṅkra ṅkla ṅkva ṅkṣa ṅkṣṇa ṅkṣma ṅkṣya ṅkṣva ṅksa

   ṅkha ṅkhya ṅga ṅgdha ṅgdhya ṅgdhva   ṅgya ṅgra ṅgva ṅgha ṅghna ṅghya ṅghra ṅghrya ṅṅa ṅca

   ṅja ṅta ṅtra ṅtva ṅda ṅdha ṅdhya ṅna ṅnya ṅnra ṅpa ṅpra ṅbha ṅma ṅya ṅra

     च   छ  

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ṅva ṅvya ṅ vra ṅśa ṅsa ṅsva ṅha   ca   cca ccya ccha cchma cchya cchra cchla cchva

  य म य    छ      ज   य झ य  cña cñya cma cya cra cva   cha   chya chra   ja   jja jjña jjya jjva jjha jjhya

  य व म य य य व य   झ   झ   ञ     jña jñya jñva jma jmya jya jra jrya jva jvya   jha   jhjha   ña   ñca ñcma ñcya

छ य व ह श म य  ñcva ñcha ñchna ñchya ñchra ñchla ñchva ñja ñjña ñjma ñjya ñjva ñjha ñśa ñśma ñśya

     ट    ñśra ñśla ñśva   ṭa   ṭka ṭkra ṭkṣa ṭkha ṭca ṭcha ṭṭa ṭṭya ṭṭra ṭṭva ṭṇa ṭpa

   ṭpra ṭpha ṭma ṭya ṭva ṭvya ṭśa ṭśra ṭśla ṭṣa ṭsa ṭsta ṭstha ṭsna ṭspa ṭsya

    ठ      ड    ṭsva   ṭha   ṭhya ṭhra   ḍa   ḍga ḍgya ḍgra ḍgha ḍghra ḍja ḍjña ḍjva ḍḍa ḍḍya ḍḍha

   ḍḍhya ḍḍhva ḍda ḍdra ḍdha ḍba ḍbra ḍbha ḍbhva ḍbhra ḍma ḍya ḍra ḍla ḍva ḍvya

 ढ      ण   ट ठ ड ढ ḍha   ḍhya ḍhra ḍhva   ṇa   ṇṭa ṇṭya ṇṭha ṇṭhya ṇḍa ṇḍḍha ṇḍya ṇḍra ṇḍrya ṇḍva ṇḍha  ण म य व य   त   क म 

ṇḍhya ṇḍhra ṇṇa ṇna ṇma ṇya ṇva ṇvya   ta   tka tkya tkra tkla tkva tkṣa tkṣma

 व ख य म य स य थ य य व tkṣva tkha tkhya tta ttna ttma ttya ttra ttva ttsa ttrya ttha tthya tna tnya tnva

 प फ म य य व य व य ष स क tpa tpra tpla tpha tma tmya tya tyva tra trya trva tva tvya tṣa tsa tska

 त थ य य प फ म य    थ   थ् tsta tstra tstha tsthya tsna tsnya tspa tspra tspha tsphya tsma tsya tsra tsva   tha   thna

य य व य   द    thnya thya thra thva thvya   da   dga dgha dghra dda ddya ddha ddhma ddhya ddhra ddhva

  य  dna dba dbra dbha dbhya dbhra dbhva dma dmya dya dra drya drva dva dvya dvra

ध   य म य य व य    न   क  dha   dhna dhnya dhma dhya dhra dhrya dhva dhvya dhvra   na   nka nkra nkla nkva nkṣa

 ख य ग घ थ म य य nkha nkhya nga ngra ngla ngha nghna   nghra   nta ntta nttva nttha ntma ntya ntra ntrya

  य स त थ प य थ य द  ntva ntvya ntsa ntsta ntstha ntsna ntspa ntsya ntsra ntsva ntha nthya nda nddha  nddhya nddhva

  ध म य य व य व प ndma ndya ndra ndrya ndva ndvya ndha   ndhma ndhya ndhra ndhrya ndhva nna nnya nnva npa

  स फ ब भ म य य व व npra npla npsa npha nba nbra nbha nbhra nma nmya nmra nmla nya nyva nra nva

 य ष स क ख त थ प फ म य  nvya nvra nṣa nsa nska nskha nsta nstra nstha nsna nspa nspha nsphya nsma nsya nsra

  ह    प   क ख छ ण य  nsva nha nhya nhra nhva   pa   pka pkṣa pkha pca pcha pṭa pṇa pta ptya ptra

 य य प य म य य व य स  ptrya ptva pna pnya ppa ppra pma pya pra prya pla pva pśa pśya psa psna  य    ब   घ य द ध य भ  psnya psya psva   ba   bga bgra bgha bja bjya bda bdya bdha bdhya bba bbra bbha

 य य य   भ   ण म य य व व य  

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bbhya bya bra bla bva bvya   bha   bhṇa bhna bhma bhya bhrya bhrva bhla bhva bhvya

 म   ण य प य स फ ब य भ य ma   mṇa mna mnya mpa mpya mpra mpla mpsa mpha mba mbya mbra mbva mbha   mbhya

  म य य य व   य   य व   र   क mbhra   mma mmya mmra mmla mya mra mrya mla mva   ya   yya yva   ra   rka rkca

  थ क प ण य स ख य ग ग घ भrkta rktha rkpa rkya rkṣa rkṣṇa rkṣya rksa rksva rkha rkhya rga rgga rggha rgja rgbha

 य व घ य च छ य छ जrgya rgra rgla rgva rgha rghna rghya rghra rṅka rṅkha rṅga rca rccha rcya rcha rja

  म य य व ह ञ्   ट ड ढ ण ग वrjña rjma rjmya rjya rjva rjha rña rñja rṭa rḍa rḍya rḍha rḍhya rṇa rṇga rṇgva

 ण य व त य य य य स यrṇṇa rṇya rṇva rta rtta rttra rtna rtnya rtma rtya rtra rtrya rtva rtsa rtsna r tsnya

 य थ य द ध य मrtsya rtha rthya rda rddha rddhya rdma rdya rdra rdrya rdva rdvya rdha rdhna rdhnya rdhma

य व न य व प य फ ब भ य य मrdhya rdhra rdhva rna rnya rnva rpa rpya rpha rba rbra rbha rbhya rbhra rbhva rma

 य य य ल व य श म य य षrmya rmra rmla rya ryya rla rva rvya rvra rvla rśa rśma rśya rśva rśvya rṣa

  थ ण य म य व स ह rṣṭa rṣṭya rṣṭha rṣṇa rṣṇya rṣma rṣya rṣva rsa rsra rsva rha rhya rhra rhla rhva

 ल   क ग व य द प य फ य भ य म य la   lka lkya lga lgva lgvya lda lpa lpya lpha lba lbya lbha lbhya lma lya

  य य श ह   व   ण य य    श    lla llya lva lvya lśa lha   va   vṇa vna vnya vya vra vla vva   śa   śca

  छ य प म य य य व य    ष ścya ścha śna śnya śpa śma śmya śya śra śrya śrva śla śva śvya śśa   ṣa

 क ख ण ṣka ṣkya ṣkra ṣkla ṣkva ṣkṣa ṣkha ṣṭa ṣṭya ṣṭra ṣṭrya ṣṭva ṣṭha ṣṭhya ṣṭhva ṣṇa

 य व प य फ म य य व ष   स   क  ṣṇya ṣṇva ṣpa ṣpya ṣpra ṣpla ṣpha ṣma ṣmya ṣya ṣra ṣva ṣṣa   sa   ska skra

 ख त म य य स थ य य य प  skha sta stma stya stra strya stva stsa stha sthna sthnya sthya sna snya spa spra

 फ म य य य य स य    ह   ◌◌्   य spha sphya sma smya sya sra srya sva svya ssa ssya ssva   ha   hṇa hna hnya

  ◌्  य ह  ्  य   ्  यhma hmya hya hra hla hva hvya

VISARGA. ASPIRAZIONE FINALE

L'aspirazione sonora [ɦ], trascritta con la lettera h, càpita generalmente all'inizio o al centro della parola. L'aspirazione sorda [h], checade invece in fin di parola, è invece contrassegnata con un particolare simbolo chiamato visarga o visarjanīya, consistente in due puntiniverticali.

DIACRITICO

Lezione Traslitt. Nomelettera Pronuncia Descrizione

:   ḥ   visarga [h]Fricativa glottale sordaInglese "house"Solo in fin di parola

 

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In realtà il visarga non è un carattere originario, ma solo un sostituto per la s o r finale.

Lezione Traslitteraz. Pronuncia

 क  स्    kas [kʌ s]

 पु न  र◌्   punar [pun  ʌ̪ ɽ]

 Lezione Traslitteraz. Pronuncia Traduzione

 क :   kaḥ [kʌ h] chi?

 पु न :   punaḥ [pun  ʌ̪ h] di nuovo

→ 

La pronuncia classica consiste in una fricativa glottale sorda [h] (come nell'inglese house ). Nell'uso, tuttavia, il visarga viene pronunciatoin diversi modi, spesso come una fricativa palatale [ç] o velare [x] (rispettivamente il ch tedesco di ich o il ch tedesco di Bach). Moltistudenti fanno seguire al visarga un'eco appena accennata della vocale immediatamente precedente.

Vi sono dunque diverse possibili pronunce:

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

 राज :   rājaḥ[ɽaːɟʌ h][ɽaːɟʌ ç][ɽaːɟʌ x ]

re

 ANUSVĀRA E ANUNĀSIKA. NASALIZZAZIONE

Vi sono in sanscrito due distinti simboli di nasalizzazione: l'anusvāra e l'anunāsika.

DIACRITICO

Lezione Trascriz.Nome

lettera

Pronuncia Descrizione

◌ं   ṃ   anusvāra [nasale]  Nasale

È la consonante nasale (ṅ ñ ṇ n m) corrispondente all'ambito consonantico

◌ँ   ṁ   anunāsika [˜]NasalizzazioneNasalizza la a precedenteFrancese "tant "

L'anusvāra, che consiste in un punto posto al di sopra della vocale e viene indicata in traslitterazione come ṃ, fa sì che quella vocale siaseguita da una consonante nasale. Tale consonante è [m] in fin di parola e davanti alle fricative ś ṣ s e h. In altri ambiti consonantici puòinvece mutare lungo tutto lo spettro delle nasali:

ṅ ñ ṇ n m

Insomma, se la consonante seguente è una «dentale», allora l'anusvāra assume il timbro della nasale «dentale» n; se la consonante è unapalatale, allora si pronuncia come la nasale palatale ñ, e così via.

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

अल   कार   alaṃkāra [ʌlʌ ŋkaːɽʌ] ornamento

 क   ज    kaṃ ja [kʌ  ɲ ɟʌ] capello

 वसु धरा   vasu ṃdharā [ʋʌsun  d̪   ̪ɦ ʌɽaː] datrice di ricchezza [la terra]

 नल   त   nalaṃprati [nʌlʌ mpɽʌt  i̪] verso Nala

 ह   स    haṃsa [ɦʌ msʌ] cigno

 

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L'anunāsika, anche detta candrabindu «punto-luna», consiste in una mezzaluna posta al di sopra della vocale (generalmente a) o dellasemivocale ( ya ra la va). Indicata in traslitterazione con una ṁ, fa sì che quella vocale o semivocali sia nasalizzata, analogamente comeavviene in francese.

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

ॐ   au ṁ [au  ]͂ sillaba sacra

 

 DAṆḌA. LA PUNTEGGIATURA

La scrittura devanāgarī conosce, quale unico segno di punteggiatura, una linea verticale chiamata daṇḍa «bastoncino», paragonabile alnostro punto. Nella metrica, vi sono due tipi di daṇḍa, semplice e doppio: il primo indica la chiusura di una semistrofa, il secondo di unastrofa.

PUNTEGGIATURA

Lezione Nome Descrizione

।daṇḍa

Chiude una semistrofa

॥ Chiude una strofa

SVARA. GLI ACCENTI

La parola sanscrita per indicare l'accento è svara. Il termine copre infatti un ampio campo semantico: dal significato generico di «voce,suono, rumore», è anche – come abbiamo visto – il termine utilizzato per «vocale» o «nota musicale».

In vedico l'accento era libero, cioè non determinato dal numero delle sillabe, e musicale, la sillaba accentata pronunciata in tono più alto.L'accento musicale sopravvisse almeno fino all'epoca di Pāṇini, ma in seguito fu sostituito dall'accento intensivo.

Gli accenti sono segnati solo nei Veda e nei testi coevi dei Brāhmaṇa, mentre nelle scuole europee si prese a leggere il sanscrito conaccettatura più o meno fittizia, similmente a quella latina. In altre parole, è invalso l'uso di lasciar cadere l'accento sulla penultima sillabase è lunga; se la penultima è breve, sulla terzultima; se anche la terzultima è breve, sulla quartultima.

I grammatici indiani distinguono vari tipi di svara.

Vi è l'udātta  «elevato», che indica un'intonazione ascendente. La sua negazione è appunto l' anudātta  «inelevato», cioè intonazionediscendente. Lo svarita «quasi accento» è un accento misto dei due, che segue l'udātta. Si dice anudāttara «più che inelevato», l'anudātta

che precede la sillaba udātta.Le regole prosodiche sono molto complesse e vi è, al riguardo, una sofisticata nomenclatura sui modi e sui tempi di regolare l'accentonella recitazione. Le notazioni dei manoscritti sono a loro volta diversissime. Il Ṛgveda, ad esempio, non contrassegna la sillaba udātta,ma contrassegna l'anudātta e lo svarita rispettivamente con una barra sottoposta alla sillaba o con una lineetta posta in alto.

In altri casi, si nota con una lineetta orizzontale sottoposta l'anudāttara che precede l'udātta, e con una lineetta verticale sovrapposta losvarita che segue l'udātta, così che la sillaba accentata si trova tra le due che la chiudono.

Nella traslitterazione occidentale, l'udātta viene contrassegnato da un accento acuto, lo svarita da un accento grave.

 ACCENTO

Lezione Traslitt.Nome

accento

Descrizione

 ॒   anudātta  Accento pretonico

Cade nella sillaba precedente la sillaba tonica

 

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  udātta   ccento ton coCade sulla sillaba tonica

 ॑   ˋ   svarita  Accento post-tonico

Cade sulla sillaba seguente la tonica o la successiva

Si noti tuttavia che o si usa l'udātta, o si usano l'anudāttara e lo svarita. Vediamo come funzionano questi due criteri di accentazione,prendendo ad esempio i versi iniziali del Ṛgveda [1: 1: -]:

Lezione Traslitterazione Traduzione

अ॒ मी॑ ळ◌े प रोह॑तं य॒ य ॑दे ॒ वम ज॑ म्  । होता॑ र◌ं र॒धात॑ मम्  ।।

 

agnímḻe puróhìtaṃ yajñásyà devám ṛtvíjàmhótraṃ ratnadhtàmam

 Ad Agni rivolgo le mie lodi,al sacerdote domestico del sacrificio,

all'invocatore che porta molte ricchezze.

 Altri testi, utilizzano altri criteri. Ad esempio, nel Samadeva, gli accenti sono segnati con dei numerali: udātta, svarita e anudātta sonocontrassegnati rispettivamente dai numeri 1, 2, 3 scritti sopra la lettera. Esiste una dozzina, almeno, di diversi modi di segnalare laprosodia.

Di norma, però, gli accenti non vengono segnati.

SĀṂKHYA. I NUMERALI

Il sistema di numerazione sanscrito è molto semplice, per la semplice ragione che è identico al nostro. Furono infatti i matematiciindiani ad inventare il concetto di zero e la numerazione posizionale, che poi gli arabi adottarono e trasmisero in Europa.

NUMERALI

Lezione EquivalenteNome

numerale

०   0   śūnya

१   1   eka

२   2   dva

३   3   tri 

४   4   catur 

५   5   pañca

६   6   ṣaṣ 

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७   7   sapta

८   8   aṣṭa

९   9   nava

१०   10   daśa

Si noti la rassomiglianza dei nomi dei numerali indiani a quelli latini o italiani, essendo il sanscrito una lingua indoeuropea.

Il numero 2 viene usato nella scrittura per indicare iterazione o ripetizione di un termine:

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

अहो २   aho aho [ʌɦo ʌɦo] oh oh!

 AVAGRAHA. SEPARAZIONE

Un simbolo chiamato avagraha «inelevato» serve a indicare, all'inizio di parola, la scomparsa (prodelisione) di una a breve iniziale.

DIACRITICO

Lezione Traslitt.Nomeaccento

Descrizione

ऽ    ›   avagraha   SeparazioneSostituisce la a breve iniziale

L'avagraha viene indicato in trascrizione con un apostrofo ’. Alcuni usano il segno ›. Ad esempio:

Lezione Traslitterazione Pronuncia Traduzione

 सो ऽ  वहः   so ’ vagrahaḥso › vagrahaḥ [soʋʌgrʌɦʌh] quella separazione

 LAGHAVA CIHNA. ABBREVIAZIONE

Un piccolo circolo all'altezza della linea, chiamato laghava cihna «segno di brevità», indica un'abbreviazione. Si trova in genere in uncontesto dove un nome viene ripetuto. Ad esempio, citando l'eroina dell'omonimo dramma di Kālidāsa o l'arcinoto grammatico indianoPāṇini, si può trovare:

Lezione Traslitteraz.

 शक◌ ु॰   Śaku .

 पा ॰   Pā.

 Lezione Traslitterazione Pronuncia

 शक◌ु ला   Śakuntalā [ɕʌkuntʌ̺laː]

 पाणन    Pāṇini [paːɳin̪i]

→ 

Tali abbreviazioni sono anche usate nelle declinazioni e coniugazioni, per non ripetere il tema della radice.

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 ALCUNE DIFFERENZE GRAFICHE

 Alcune lettere possono presentarsi in due forme grafiche, una più antica, tipica del sanscrito classico, detta settentrionale o di Kalikātā(Calcutta); l'altra moderna, detta meridionale o di Mumbai (Bombay). La prima viene ancora utilizzata nel nord dell'India, mentre laseconda, più diffusa al sud, ha fornito lo standard moderno della scrittura.

In questa pagina abbiamo utilizzato la grafia moderna. Ma diamo ora uno sguardo alle sillabe graficamente differenti:

Forma classica    Forma moderna   अ आ ऋ ॠ ओ औ झ ण ल  Traslitterazione   a ā ṛ ṝ o au kṣa jha ṇa la

 Anche alcuni numeri possono comparire nella forma più antica, come qui vediamo:

Forma classica   Forma moderna १ ४ ५ ६ ८ ९Traslitterazione   1 4 5 6 8 9

 Bibliografia

 AKLUJKAR Ashok. Corso di sanscrito. Hoepli, Milano 1992.CARACCHI Pinuccia. Grammatica hindī . Magnanelli, Torino 1992.COULSON Michael. Sanskrit . «Teach Yourself Books». Hodder and Stoughton, Sevenoaks 1976.MASICA Colin. The Indo-Aryan Languages . Cambridge University Press, Cambridge 1991.PIZZAGALLI Angelo Maria. Elementi di grammatica sanscrita. Hoepli, Milano 1935 [1995].PONTILLO Tiziana. Sanscrito. Vallardi, 1993.WHITNEY William Dwight. Sanskrit Grammar . Dover Publications, Dover 2003.WIKNER Charles. A Practical Sanskrit Introductory. 1996. @EbookBrowse, 1196.

Sezione: Rubriche - Galiana.Rubrica: Lingue - Turris Babel.Materia: Indologia - Sarasvatī .

Compilato da: Dario Giansanti e Oliviero Canetti.Si ringraziano Alessandro Passi e Dario Chioli per i consigli e le correzioni.

Creazione pagina: 10.07.2005Ristrutturazione pagina: 16.04.2012

Ultima modifica: 29.01.2014  POSTA

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