rivista etango

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T ango, fantastica creatura sinonima di molte essenze, che racchiude in sè significati dav- vero variegati, dalla forza e dall’impeto stra- ordinariamente potenti. Non poteva che gemellarsi con il fiore per eccellenza, la re- gina dei giardini: la rosa, che sposa il mese di maggio per la sua fioritura. È Tango fiorisce con lei. Parliamo di rose, e fra le sue trionfali fioriture, anche di noi, che festeggiamo proprio in questo mese la nascita della rivista, al suo terzo anno di pubblicazione. Un compleanno e un nuovo profumo “editoriale” da assaporare che si unisce all’aroma del fiore che celebriamo in un servizio sulle sue più inusuali sfaccettature. E davvero questo numero profuma intensamente, in ogni sua pagina. È Tango da questo numero diventa touring, e abbraccia il concetto del viaggio nel tango argenti- no attraverso le straordinarie bellezze dell’Italia, che ci piace considerare una succur- sale del tango. Nasce una nuova agenda regionale tutta ancora da riempire: Gotan- touring. Veri e propri percorsi “enogastronomiciculturaltangueri” legheranno il ter- ritorio alla nostra passione con le bellezze paesaggistiche, culturali, enologiche, ga- stronomiche più variegate. Strizzeremo l’occhio ad altre forme d’arte, stimolando a conoscere e riconoscere, con una grafica più efficace, tutto il tango e i luoghi di bal- lo, regione per regione, senza dimenticare la nostra cultura, proponendo un on the road tanguero, che incentiva al senso del viaggio ma anche alla conoscenza. Lo faremo gradualmente, evidenziando come in Italia la forza e l’impeto del fiu- me tango abbia deciso di rompere stretti e vecchi argini. Con entusiasmo la redazio- ne ha lavorato in questo senso anche negli approfondimenti di aspetti culturali e storici pressoché inediti, scavando nella storia più profonda. E l’incrocio magico dei segni che hanno intrecciato a ritroso la storia del tango ar- gentino con l’Italia, sono tutti nella vicenda personale di Miguel Angel Zotto, no- stra copertina e testimone del rincongiungimento alle origini, dipanando una volta tanto, l’intricata matassa del destino di tanti immigrati italiani di fine ’800. A teatro c’è lei, la suffragette del tango, Maria di Buenos Aires, rappresentata di recente in un breve ed intenso tour italiano, con la regia della vedova di Piazzolla. E se di teatro ancora parliamo, non potevamo che magnificare il celeberrimo Teatro Colón di Buenos Aires e che, per chi non lo sapesse, nasce da un progetto tutto ita- liano, e commemorato nel suo centenario a Sospirolo in provincia di Belluno: sto- ria e mito si fondono in questo minuzioso approfondimento fra peripezie e malau- gurate sorti, degne di faraoniche maledizioni egiziane. Ancora storia nell’Olimpo dei festival, quello di Torino, con la testimonianza personale dei maestri Stefano Giudice e Marcela Guevara. Scopriamo la potenza dell’abbraccio anche nella mo- stra d’arte sulla Secessione Viennese a Como, il cui titolo richiama fortemente il te- ma del tango. Tango Doc, l’anima argentina della rivista, si fregia ancora dell’im- mancabile penna di PuntoyBranca, con un ritratto singolare del cantor Melingo, ve- ra star Argentina. Buon compleanno con noi anche a tutti i lettori, con ancora bellissime storie tut- te da leggere, sfogliare, collezionare. ADRIANA PAGNOTTELLI Buon compleanno!

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rivista sul mondo del tango

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Tango, fantastica creatura sinonima di molteessenze, che racchiude in sè significati dav-vero variegati, dalla forza e dall’impeto stra-ordinariamente potenti. Non poteva chegemellarsi con il fiore per eccellenza, la re-gina dei giardini: la rosa, che sposa il mese

di maggio per la sua fioritura. È Tango fiorisce con lei.Parliamo di rose, e fra le sue trionfali fioriture, anche dinoi, che festeggiamo proprio in questo mese la nascitadella rivista, al suo terzo anno di pubblicazione. Un

compleanno e un nuovo profumo “editoriale” da assaporare che si unisce all’aromadel fiore che celebriamo in un servizio sulle sue più inusuali sfaccettature.

E davvero questo numero profuma intensamente, in ogni sua pagina. È Tango daquesto numero diventa touring, e abbraccia il concetto del viaggio nel tango argenti-no attraverso le straordinarie bellezze dell’Italia, che ci piace considerare una succur-sale del tango. Nasce una nuova agenda regionale tutta ancora da riempire: Gotan-touring. Veri e propri percorsi “enogastronomiciculturaltangueri” legheranno il ter-ritorio alla nostra passione con le bellezze paesaggistiche, culturali, enologiche, ga-stronomiche più variegate. Strizzeremo l’occhio ad altre forme d’arte, stimolando aconoscere e riconoscere, con una grafica più efficace, tutto il tango e i luoghi di bal-lo, regione per regione, senza dimenticare la nostra cultura, proponendo un on theroad tanguero, che incentiva al senso del viaggio ma anche alla conoscenza.

Lo faremo gradualmente, evidenziando come in Italia la forza e l’impeto del fiu-me tango abbia deciso di rompere stretti e vecchi argini. Con entusiasmo la redazio-ne ha lavorato in questo senso anche negli approfondimenti di aspetti culturali estorici pressoché inediti, scavando nella storia più profonda.

E l’incrocio magico dei segni che hanno intrecciato a ritroso la storia del tango ar-gentino con l’Italia, sono tutti nella vicenda personale di Miguel Angel Zotto, no-stra copertina e testimone del rincongiungimento alle origini, dipanando una voltatanto, l’intricata matassa del destino di tanti immigrati italiani di fine ’800.

A teatro c’è lei, la suffragette del tango, Maria di Buenos Aires, rappresentata direcente in un breve ed intenso tour italiano, con la regia della vedova di Piazzolla. Ese di teatro ancora parliamo, non potevamo che magnificare il celeberrimo TeatroColón di Buenos Aires e che, per chi non lo sapesse, nasce da un progetto tutto ita-liano, e commemorato nel suo centenario a Sospirolo in provincia di Belluno: sto-ria e mito si fondono in questo minuzioso approfondimento fra peripezie e malau-gurate sorti, degne di faraoniche maledizioni egiziane. Ancora storia nell’Olimpodei festival, quello di Torino, con la testimonianza personale dei maestri StefanoGiudice e Marcela Guevara. Scopriamo la potenza dell’abbraccio anche nella mo-stra d’arte sulla Secessione Viennese a Como, il cui titolo richiama fortemente il te-ma del tango. Tango Doc, l’anima argentina della rivista, si fregia ancora dell’im-mancabile penna di PuntoyBranca, con un ritratto singolare del cantor Melingo, ve-ra star Argentina.

Buon compleanno con noi anche a tutti i lettori, con ancora bellissime storie tut-te da leggere, sfogliare, collezionare.

ADRIANA PAGNOTTELLI

Buon compleanno!

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ErmannoFelliromano,

regista cinematografico, appassionato di letteratura,

è il nostro corrispondente dalla Russia.

[email protected]

Marco Maffeipadovano, laureato

in architettura, si occupa diricerche storiche e archivistiche

su edifici e territorio, indagandone le trasformazioni

in un’ottica di valorizzazione e tutela. Ha lavorato per riviste

e pubblicazioni del [email protected]

Dj Punto Y Brancaargentino di Buenos Aires,

ma milanese di adozione, dj resident del Comuna Baires

di Milano, è profondo conoscitore della musica e cultura tanguera

ed ha esperienza nell’editoria. djpuntoybranca.blogspot.com

Fulvio Gervasinato ad Erice (Tp),

vive in provincia di Treviso. È consulente legale nel campo dell'impresa. Alla formazione

giuridica e agli studi di scienze politiche affianca significative

esperienze di critica d'arte, teatrale e cinematografica.

Già premiato autore di [email protected]

In redazionecon noi

hanno collaborato a questo numero

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32

37Toni Burattin

lavora nel campo della comunicazione pubblicitaria come graphic designer e fotografo.

Tanguero da più di dieci anni,è appassionato di vino

e membro del Direttivo Padovano dell’Onav (Organizzazione

Nazionale Assaggiatori Vino).Per presentazioni e degustazioni:

[email protected]

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È TANGORivista periodica distribuita in vendita presso scuole,associazioni, milonghe e festival.Prezzo € 6,00Numero arretrato € 10,00Abbonamento a 4 uscite € 20,00 + spese postali € 8,00

I punti vendita sono elencati in 3a di copertina

Iscrizione al Tribunale di Padova n. 2019 del 3 aprile 2006

EditoreBauhaus Projectvia Makalle 8, 35128 Padova

Direttore editorialeAdriana [email protected]

Direttore responsabileDamiana [email protected]

Ufficio stampa/marketing - relaz. esterneLetizia [email protected]

RedazioneAdriana Pagnottelli [email protected]

PubblicitàBauhaus [email protected]

GraficaBauhaus ProjectSantinello-Burattin

StampaNuova JollyRubano (PD)

Foto editorCaterina [email protected]

CollaboratoriAntonio BurattinErmanno FelliFulvio GervasiMarco Maffei Punto y Branca

www.e-tango.it

Sommarionumero 8 - anno III - maggio 2008

TANGO E DINTORNIRosa, rosae, rosae 4

PASSI NELL’ARTEda Vienna a Parigi, l’abbraccio dell’arteE il tigone ruggisce muto 8

SPETTACOLINata un giorno che dio era ubriaco 12

SERVIZINuevo Colón, la storia infinita 16L’acustica del Colón? No se toca 20

EVENTIDanza in fiera 22

STORIEQuel brigante di Miguel 26O emigrante o brigante 28

APPUNTAMENTITorino Tango Festival 32

TANGO DOCVamos Melingo, carajo! 37

GIOVANI VOLTINayla y Fernando 40

SORSI TRA LE NOTEDegustazione 42

PAROLE DALL’ESTAll’ombra del conte Vlad 44

PAROLA DI LETTOREL’incontro 46

RECENSIONIIl manuale del tango - Anatanga - Tango Tres 51

GOTAN TOURING 53

VENETO 54LOMBARDIA 58TOSCANA 59LAZIO 60EMILIA ROMAGNA 61CAMPANIA - SICILIA 62PIEMONTE - LIGURIA 63FRIULI - MARCHE - ABRUZZOCALABRIA - PUGLIASARDEGNA - VALLE D’AOSTA 64

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Rosarosae,rosae. . .

aggio,primavera inoltrata,

profumo di rosa.È il fiore che per tradizione

si accosta al tango,se il tango è come la vita,

dove «non c’è rosa senza spina»,dove bellezza, profumo inebriante,

delicatezza e vellutato colore celano aspetti tristemente pungenti.

È quasi un mantra la nenia primordiale che ci insegna le desinenze latine:

rosa, rosae, rosae...È una dichiarazione d’amore se regalata,

strumento rituale negli sposalizi indiani L’acqua di rose ci ricorda le toilettes

delle nostre nonne - specchio,sgabellino di velluto e spazzola d’argento.

È l’idioma massimo fra i tatuaggi,è Purpurea del Cairo per Woody Allen,

diventa anche Rosa dei Venti,è il colore della vittoria nel Giro d’Italia,

e laddove fiori davvero non se ne vedono diventa Rosa del deserto.

Si riempe di mistero ne Il nome della rosa,e inneggia alla vita nella Vie en Rose.

Il suo nome è prestato al rosario,il “pallottoliere” che scandisce la preghiera.

Non mancano le Rose tra le anime pie:Santa Rosa di Viterbo, celebrata il 3 settembre,

con una spettacolare processione,e Santa Rosa da Lima che veglia

sul mondo intero, dal Perù alla Lombardia.Delicate ricette alla rosa

accarezzano il nostro palato,con la profumata confettura di rose,

una granatina, un risotto, una frittata,terminando con il Rosolio.

Rosa: fiore, colore, profumo in un tuttuno che ha origini antiche,

a cui è dedicato un museo,a Modena che propone

un percorso multisensoriale,fatto di tatto, gusto

e aromi.

tangoedintorni

Più di un fiore: un simbolo dalle mille facce. Anche inaspettate, tra il sacro e il profano.A cominciare da quella rosa in bocca...di Adriana Pagnottellicalligrafie Caterina Santinello

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Santa Rosa di Viterbocento facchini e uncampanile che cammina

AViterbo il 3 settembre si svolge una spettacolare

cerimonia in onore della santa patrona, vissuta nel XIII secolo.La Macchina di Santa Rosa,una torre illuminata alta trenta metri per cinque tonnellate di peso, viene portata a spallada cento facchini che da generazionisi tramandano il devoto incarico,per le vie impervie del centro storico cittadino, culminanti in una salita da superare di corsa, verso il santuario.I facchini, riuniti in sodalizio dal 1978, sono i veri protagonisti dello spettacolo. Divenire facchinocomporta il superamento di una difficile “prova di portata”e l’ambìta divisa (fascia rossa in vita e bandana bianca) è simbolo dell’impegno fisico e morale necessario a tenere viva una tradizione che dà onore e vanto alla città. Nei secoli la macchina ha cambiato forma e materiali. Dal 1700 ha cominciato a crescere in altezza assumendo la fisionomia affusolata attuale.Durante il trasporto - che non sempre va a buon fine - oscilla,in un crescendo di tensione fino alla corsa finale: ultimo brivido prima del «posate» del capo facchino.www.facchinidisantarosa.it

Isabella Rosa dei due mondi

LLima, 1586.A pochi decenni dallascoperta del Nuovo Mondo

il violento impatto tra conquistatoricristiani e Indios rischia di rendere odiosa e incomprensibile la religionecristiana, ma proprio in essa nasce unfiore di speranza. Come avvenne cheIsabel Flores, ovvero Santa Rosa da Lima,oltre che patrona del Sudamerica siadivenuta anche patrona di Abbiategrassonon sappiamo, ma dal Mar de la Plata alla Lombardia è venerata con devozionee il 30 agosto è puntualmente celebratacon grande partecipazione popolare.

Cascan le rose

restano le spine

non giudicar mai nulla

innanzi ilf

ine

Paganica la città dalla rosa in bocca

Se pensate che la rosa in bocca sia solo un luogo comune

pseudo-tanguero figlio della finzionehollywoodiana, chiedete cosa nepensano gli abitanti di Paganica,in provincia dell’Aquila. Il loro stemmacittadino è una testa di profilo con una rosa tra le labbra. La storia di questo stemma merita di essereraccontata. Nel 1237, dopo la battaglia di Cortenuova (Bergamo) in cuiFederico II di Svevia sconfisse la Lega lombarda, i pastori abruzzesiche si erano uniti all’esercito dei Saraceni dell’Imperatore,sostarono, durante il viaggio di ritorno, in una località abruzzese.Mostrando il copioso bottino,convinsero gli abitanti a mettere nel loro stemma una testa di moro(simbolo dei vittoriosi Saraceni,cioè i “pagani”, da cui il nome Paganica) con una rosa in bocca,quella rosa aulentissima, simbolo tra i più celebrati della scuola poeticasiciliana fondata da Federico II.

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L a rosa può diventare un interesseda coltivare con metodo scientifi-co. L’associazione Lost beauties riu-

nisce collezionisti, appassionati, grandiesperti e vivai specializzati di tutto ilmondo che perseguono l’idea di cercare,trovare, identificare e preservare le roseperdute. Il Museo Giardinodella Rosa Antica faparte di questa asso-ciazione ed è tra leprime esperienze diquesto genere alivello europeo.In un’area di43 ettari sullecolline tra Ma-ranello e Serra-mazzoni, si occu-pa di di raccoglie-re, conservare erendere fruibile agliappassionati la più ampiacollezione del mondo di rose anti-che, preservando il patrimonio geneticodelle varietà spontanee. Oggi il museo èun punto di riferimento internazionaleper botanici, paesaggisti e cultori con unricco database di informazioni relativealle “rose ritrovate”, cioè trovate nei bo-schi, presso i ruderi, o quelle che eranole rose di casa, o ancora portate da paesilontani e poi dimenticate e rimaste sen-za nome, oggi riconosciute e catalogate.L’ERBARIO. Il museo dedica attenzio-ne e risorse alle iniziative che per-mettono di avvicinarsi in modocreativo all’universo della rosa.L’Erbario dei sensi è un’esperienzache coinvolge i cinque sensi e portail visitatore a contatto con le emozio-ni più profonde, quelle suscitate dal-l’incontro con la natura. I visitatoripossono toccare gli aculei delle rose,

i loro semi, tuffare le mani nei petali esentirne il profumo. Possono ascoltarebrani musicali dedicati alle rose dalQuattrocento ai giorni nostri, e gustareantiche ricette a base di petali di rosa.Sempre nell’intento di sostenere attivitàartistiche, didattiche o di ricerca intorno

alla rosa il museo offreuna sala riunioni e

vari spazi di acco-glienza per conve-

gni, mostre e se-minari.LA BOTTEGA DEL

MUSEO. Intornoal museo fiori-

sce tutto l’announ bouquet diattività collate-

rali. Creme dibellezza, grembiu-

li da giardinaggio,borse e cappelli, pez-

zi unici tutti realizzati amano, cartoline, e molti oggetti ispiratialla rosa. Fra le specialità da gustare, lacomposta di Rosa canina, lo sciroppo dipetali di rosa, gli infusi e il the. Infine ilsito web del museo registra il successo diRegala una rosa, l’iniziativa che fa dellarosa un pensiero gentile e raffinato dadedicare a chi si ama, confezionato perarrivare in ogni parte d’Italia.

MUSEO GIARDINO

DELLA ROSA ANTICA

via Giardini Nord 1025041028 Montagnana di Serramazzoni (Mo)tel/fax +39 0536 939010www.museoroseantiche.itdal 1° aprile al 30 ottobreda mercoledi a domenica dalle ore 10 al tramonto

Il giardino delle rose ritrovate

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Granatina d’anguria al profumo di rose

Per quattro persone:600 gr di anguriadue cucchiaini di acqua di rose un cucchiaino di pepe rosa tritato il succo di mezzo lime

buccia grattugiata di un lime non trattato due cucchiai di miele

Eliminare i semi dall’anguria e frullare la polpa con l’acqua di rose, il pepe rosa tritato, il succo di lime e la buccia grattugiata. Addolcire con ilmiele.Versare il composto in un recipiente

metallico e mettere in congelatore per circa due orefinché si sia solidificato al bordo. Schiacciare

con una forchetta il composto e riporre in congelatore.Ripetere l’operazione ogni ora per cinque volte finché la granita non avrà la sua tipica consistenza.

Il liquore del sole

Èl primo “liquore per signora” della storia. Il suo nome viene dal latino ros solis, rugiada del sole,a suggerire come il suo aroma derivi dalle essenze

utilizzate per profumarlo - fiori, agrumi, spezie -doni della natura maturati al caldo sole di Sicilia.

Il liquore più classico tra quelli fatti in casa,prodotto in Sicilia sin dal Cinquecento, sidiffonde tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700,quando diventa accessibile lo zucchero

raffinato. È preparato infatti con alcol,zucchero e acqua, con l’aggiunta di un’essenza

profumata. Perciò c’è il rosolio di lavanda emandarino, quello al caffè, cacao, cannella, vaniglia e,

ovviamente, anche quello di rose, di cui forniamo la ricetta,rubata alle nonne: 200 gr di petali di rose rosse moltoodorose, 700 gr di alcool, 800 gr di zucchero, 600 gr di acqua. Pestare in un mortaio i petali di rose e 100 gr zucchero, riducendoli in pasta; mettere la pasta in un barattolo a macerare nell’alcool per dieci giorni,trascorsi i quali, sciogliere a freddo il restante zucchero con l’acqua e mescolare alla pasta; filtrare e imbottigliare.

Risotto di rosePer sei persone:150 g di riso4 cucchiai di petali di rose sminuzzatimezzo scalogno tritato70 ml di vino bianco seccobrodo bollente, burro

Lavare i petali e metterli in ammollo per dieci minuti in una tazza d’acqua tiepida.Soffriggere il burro e lo scalogno,aggiungere il riso e mescolare. Bagnare il riso con il vino e lasciare evaporare poi aggiungere l’acqua di rose e fare

evaporare. Infine aggiungeregradualmente il brodo

e completare lacottura. Pocoprima di toglieredal fuocoaggiungere i petalisminuzzati e mescolarebene. Far

riposare cinqueminuti prima

di servire.

S i appresta ad inaugurare la stagione estivala nuova milonga modenese dell’associazio-ne t’aMOtango, guidata da Silvia Galetti,

dopo una fortunata stagioneinvernale all’Habana Cafè invia Nicolò Biondo. L’attività èstata improntata ad un forte

spirito di collaborazione tra associazioni.Ogni domenica pomeriggio pratiche gratuitetenute da Silvia Galetti e Ubaldo Sincoviche altri maestri delle varie realtà tanguere localie delle città vicine (Reggio Emilia, Manto-va, Bologna, Padova). Numerosi gli ospitiargentini: Sebastian Achaval e Roxana Suarez, Pablo Garcia,Virginia Cutillo e Josè Halfon, Ricky Barrios e Laura Melo,Armando Orzuza e Nuria Martinez, Orlando Farias, Omar eVidala Oriel Toledo e Azahara Cruz, Diego Baldanza e Diana

Gryntysz e molti altri. Tutto arricchito da un fantastico aperi-tivo-cena, un ricco connubio tra la cucina modenese a quel-la cubana che anima lo spirito del locale. Poi fino alle 24.30

ballo con la selezione musicale del miticoVassily. Tra le iniziative una gara di tangointitolata Los Mejores, con una prestigiosagiuria, lo scorso dicembre ha riscosso gran-de successo - restiamo in attesa della nuovaedizione. Silvia è stata coadiuvata dallostaff del locale (i soci Omar Suarez, EnricoGalli e Remo Vincenzi, il Direttore artisti-co Med Kraiem e il personale del bar e dicucina Carlo, Damian, Milvia) che hanno

creduto in questa idea. Insomma un esperimento riuscito,una milonga da non perdere. Ma attenzione: dal 6 giugno laserata si trasferisce al Jam, ogni venerdì, in via Jacopo daPorto 489, a Baggiovara (MO). Info 348 8700215.

MODENA

E il venerdì sera... tango

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passi nell’arte

Vienna e il suo a

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nabile evanescenza: la dissoluzionedel 1918, al termine del primo scanna-toio mondiale. Nel momento in cuianche le ultime bollicine della suaplurisecolare effervescenza esplodo-no, in un iridescente trionfo diNous, è perfino imbarazzante quan-tificare il suo legato imperituro dicultura e civiltà. Sciocchezzuole co-me la psicanalisi freudiana o una ri-voluzione letteraria: da Kafka allostream of consciousness schnitzleriano,all’Uomo senza qualità. E Rilke, vonHofmannsthal. Mahler, Schoen-berg, Berg e la Dodecafonia (Ama-deus, Haydn e Schubert non basta-vano?). Lo Jugendstil e l’arte della Se-cessione... Uno storico americanoha brillantemente sostenuto chedalla Vienna di allora, entusiasman-te laboratorio di modernità, nessu-no ha più avuto «una sola nuovabuona idea».

Der Zeit ihre Kunst, der Kunst ihreFreiheit: «A ogni epoca la sua arte,

Tu nube, Austria Felix

Possibile che una politica impe-riale o l’egemonia continentalepossano essere perseguite morbi-

damente, con una nuance di femminilee ronronante languore? Sensualmen-te, come l’abbraccio appassionato deicorpi nudi di due amanti? Essere pon-te, crogiolo: fra nord e sud, est edovest, luce ed ombra. Fra i tre gran-di Monoteismi. Fra passato e futu-ro. Ecco, un anacronismo che è an-che paradosso: vetusto fino a rive-larsi inconcepibilmente moderno.È il destino di un Impero che attra-versa l’oceano della storia. Sfolgoran-te fino all’ultimo atto di un’intermi-

o abbraccio

E il Tigone ruggisce mutodi Fulvio Gervasi

C O M O

Una grandecollezioneeuropea

visita l’Italia

Sopra: Egon Schiele,1890 Tulln, Bassa Austria - 1918 ViennaL’abbraccio (Coppia di amanti II), 1917A fianco il cancello d’ingresso del Belvedere di Vienna.

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all’arte la sua libertà». Il motto checampeggia all’ingresso del “cavolo d’o-ro”, così i viennesi chiamano affettuo-samente il palazzo della Secessione,potrebbe essere un perfetto pay-off perla mostra L’abbraccio di Vienna che, cu-rata da Franz Smola e Sergio Gaddi, siterrà fino al prossimo 20 luglio a Co-mo. La sontuosa cornice è quella diVilla Olmo, squisito gioiello neoclas-sico dell’architetto Simone Cantoni.In collaborazione con il museo au-striaco del Belvedere, un preziososguardo d’insieme sull’arte mitte-leuropea sarà consentito dal presti-to di un’ottantina di opere che spa-ziano dal Barocco al Biedermeier, dal-la Secessione all’Espressionismo.

Non solo agiografie edificanti ofastose rappresentazioni della vita dicorte, nella sala dedicata al Barocco.Inquietante la presenza delle testedello scultore Franz Xaver Messer-schmidt: “busti fisionomici” squisi-tamente cesellati. E, al tempo stesso,attestazione di una maniacale atten-zione per mimiche facciali esasperate,ghignanti o sconvolte, da parte di unartista “disturbato”: suggestionato dalgrottesco e propenso a figurazioni dirilevata aggressività. Il primo Ottocen-to è permeato dalla temperie culturaleinterclassista del gusto Biedermaier: larestaurazione antinapoleonica vestepanni festevoli o nostalgicamente sen-timentali. Un procul negotiis dolceama-ro che induce generazioni trauma-tizzate dalla sbornia bonapartista arifluire nella quiete e nell’ostentatadignità di rassicuranti focolari dome-stici. Una rappresentazione trasver-salmente ingenua della vita familiare,dalle altezze imperiali ai borghesi ben-pensanti, che prende vita nel decorodi salotti più gemütlich (accoglienti)che brillanti. O nell’oleografia scon-tata di paesaggi che già recano ilpresagio dei “nani da giardino”...

Due sale tematiche. Una dedicata

all’immancabile “Viaggio in Italia”,ultimo colpo di spazzola sul frescoabitino di ogni artista più o menogiovane che si rispettasse. L’altra inti-tolata semplicemente “Donne”, doveil nudo Donna addormentata di Reitercolpisce per il marcato realismo el’evidente abbandono dello scrupo-lo moralistico. Altre due sale sonopercorse dalla morbida, floreale flui-dità di segno e atmosfera che con-trassegna l’arte della Belle Epoque.L’autorevolezza del talento ecletticodi Makart e la poetica chiarità diWilhelm Bernatzik ci ricordano co-me, anche nella loro declinazionemitteleuropea, storicismo e fascinomonumentale procedano di conser-va con pathos e valenza simbolica.Merita una breve sosta il ritrattoche Anton Romako dipinge dell’im-peratrice Elisabetta (Sissi). Qualcu-no dovrà pur dirlo, alla fine: RomySchneider era molto ma molto piùbella! Non credete agli snob che so-stengono il contrario.

Ma già preme l’antiaccademismodella Secessione viennese: lo Jugen-dstil impone linee secche, asciutte eun décor geometrico e astrattizzante.E poi la parabola artistica di GustavKlimt: la sua pittura risplende del-

«Il Tigone di Kokoschka, Infelice ibrido,condannato fin dalla nascita ad una disperata solitudine. E ibrida fu forse una monarchia che volle dichiararsi “duplice”»

Sopra: Oskar Kokoschka1886 Pöchlarn, Bassa Austria - 1980Villeneuve, SvizzeraTigone, 1926A fianco: Gustav Klimt1862 Vienna - 1918 ViennaDopo la pioggia, 1898

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l’oro di Bisanzio. È esoti-ca nelle piatte campituredi colore, così “nipponi-che”. Audace nella sceltae rappresentazione deisoggetti. Forma un gi-gantesco a sé e divieneparadigma insuperabiledi un estenuato esteti-smo. I tratti del voltodella Signora davanti al ca-mino si fondono miste-riosamente e minaccio-samente con l’oscuritàdello sfondo. Il formatoverticale di Dopo la piog-gia evoca le illustrazionirealizzate per Ver Sacrum,la rivista della Secessio-ne. Il Castello di Kammersul lago Atter riflette rit-micamente la scansionedi finestre sulla facciatae di cime d’alberi sullospecchio dell’acqua, se-

condo una modalità pointilliste magistralmente padroneggiata.Il ritratto di Johanna Staude strappa una lacrima: incompiuto,per una morte giunta improvvisa e prematura.

L’amico Schiele, ucciso dall’epidemia di spagnola a soli 28anni, è presente con un’opera celeberrima: L’abbraccio. Il segnoaspro, nervoso, i contorni taglienti, la drammatica incisivitàdella composizione per un soggetto che fu ritenuto oltraggio-so: una coppia di amanti stretti in un convulso, frenetico ab-braccio. Una sensualità esplicita, cruda, sottolineata da dettagliche provocano fremiti sottopelle: la scomposta chioma corvinadella donna, il lenzuolo sgualcito... Non amore né lascivia: po-sture contorte e pulsione di morte rendono questo dipinto unsimulacro di agonia che non cessa di turbare. Così come il grup-po della Madre con due bambini. Angosciosa immobilità, buio op-primente, incombenza di un dolore sempre meno latente…

E ancora Kokoschka, in cui visionarietà ossessiva, concitatastilizzazione e deformazione parodistica approdano ad esiti fi-gurativi di irrequieto espressionismo. In particolare nel Tigoneche, in seguito ad una visita allo zoo di Londra, fu dipinto,nel 1926, quasi con un brivido lungo la schiena. L’infeliceibrido era stato creato da un maharaja burlone che fece accop-piare una leonessa e una tigre, ottenendo una belva condan-nata fin dalla nascita ad una disperata solitudine. Ibrida fuforse una monarchia che volle dichiararsi “duplice”. Certo di-sperato il destino che attendeva l’Europa, preda sanguinosadell’irrazionale furore nazionalista che definì “carcere” quelloche, per secoli, era stato invece un “rifugio di popoli”. ■

In mostra tutto quanto

fa Belle Epoque

La Belle Epoque: il periodo in cui si delinea lo stile che, a cavallo tra ‘800 e ‘900, pervade l’arte europea - prendendo diversi nomi:

sarà Art Nouveau a Parigi, Secessionismo a Vienna,Modernismo in Spagna, Liberty in Inghilterra.In contemporanea all’Abbraccio di Vienna, altre mostre, propongono il tema da varie angolazioni.A Barletta, a Palazzo della Marra, arriva dalla capitale francese la mostra Paris 1900. La collezione del Petit Palais di Parigi, aperta fino al 20 luglio. La mostra curata da Gilles Chazal,direttore del Petit Palais, approda in Italia dopo essere stata a Bruxelles, Rio de Janeiro,Tokyo eQuébec e riunisce le espressioni artistiche francesidegli anni 1880-1914: pittura, scultura e arti decorative scaturite dai movimenti artistici piùimportanti quali Accademismo, Impressionismo,Simbolismo,Art Nouveau, fino agli albori di Fauvismo e Cubismo.Accanto ai dipinti di Monet,Rodin, Gauguin, Cézanne, Maillol, sono esposti i magnifici vasi di Emile Gallé, i vetri di Lalique e oggetti preziosi e di oreficeria, soprattutto disegni di gioielli, una delle raccolte più importanti al mondo. L’esposizione è il primo passo di un gemellaggio tra la Puglia e Parigi; nel 2010 il Petit Palais ospiterà infatti la prima grande mostra di Giuseppe De Nittis, le cui opere sonovisitabili nella pinacoteca di Palazzo della Marra.Info www.pinacotecadenittis.itA Rovigo, a Palazzo Roverella, La Belle Epoque.Arte in Italia 1880-1915. L’Italia visse i “bei tempi” forse con meno luccichio e intensità che a Parigi.Tuttavia artisti come Boldini, De Nittis,Zandomeneghi, Panerai, che vissero tra le due capitali - e altri come Casorati, Boccioni, Bonzagni,Bocchi fino allo stesso Cavaglieri - coniugarono l’allure parigina ai fermenti italiani rendendo con efficacia l’atmosfera di quei tempi di ottimismo e frivolezza. Dell’arte in Italia tra 1880 e 1915 tratta questa grande rassegna curata da DarioMatteoni e Francesca Cagianelli. Le opere esposte raccontano le mode e le pose, il privato contrappostoai momenti pubblici - escursioni al parco,promenade e rendez-vous, vita notturna, teatri,veglioni, casinò e riti mondani - come anche vizi ed eccessi. Filo conduttore, la donna, tra vanità e seduzione, lusso, fantasie sfrenate fino agli estremidell’alcol e delle droghe.Alla formazione di miti e modelli di un’epoca improntata sull’“obbligo della felicità” concorrevano le affiches, in primisl’opera di Leonetto Cappiello che più di tutti connotò la pubblicità degli anni folli.Fino al 13 luglio. Info www.palazzoroverella.com

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Nata un giorno che dio era ubriaco Spirito della notte, oscurità, commozione e struggimento:l’ombra erratica di Maria dalle ceneri di Buenos Aires.Torna in scena, nel 40° anniversario,l’operita di Piazzolla e Ferrer.

di Fulvio Gervasi

spettacoli

Atena-il dono dell’ulivo-Atene… Virgilio-Enea-Roma…

Piazzolla-Maria-Buenos Aires…

O gni luogo che l’incomprensibile iro-nia della Storia elegga a sede (oquinta teatrale) di una grande av-

ventura dello spirito umano è mosso, invinci-bilmente, alla ricerca della propria origine e,di volta in volta, finisce per rintracciarla nelMito. La modernità, stigma privilegio e con-danna del Nuovo Mondo, è meno attenta allepatenti di nobiltà. E le capitali latinoamerica-ne non sono poi così ansiose di vantare unaprovenienza da lombi di incontrovertibile ari-stocrazia, quando non addirittura divinizzati.Buenos Aires non fa eccezione. Fondata nel1536 e ben presto spopolata dalle malattie edagli scontri con indigeni ostili, viene abban-donata per essere successivamente rifondata,nel 1580. Il suo genius loci non può dunqueche partecipare della natura di una leggenda-ria Fenice, risorgente dalle ceneri. Ma BuenosAires è anche la culla del tango: musica cto-nia, appartenente come nessun’altra al “sotto-suolo”. Insuperabile evocatrice di un immagi-nario junghianamente condiviso dalle moltitu-dini che un possente moto migratorio attrae e

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qui sospinge da ogni angolo dellaterra. Maria de Buenos Aires ne è ilcuore pulsante: neppure volendo ilsuo battito potrebbe cessare! Poichéè gigantesca e miserabile autrice dise stessa e del suo mondo, instanca-bile matrice di ombra avvolgente edi luce accecante… Nata «un giornoche Dio era ubriaco» e subito posse-duta da forze misteriose, viene con-dannata a udire per sempre la vocedi un amante abbandonato nellavoce di ogni altro uomo. Attratta dasuoni di tango nella Città lucifuga,sedotta e corrotta dallo strazio di unbandoneón, eccola convertirsi al-l’Oscurità. Una messa, grottesca-mente celebrata nelle fogne da crea-ture fantasmagoriche, ne decreta lamessa a morte e la riduce ad Ombraerratica e priva di memoria, eterna-mente tormentata dal balenio delsole. El Duende, spirito della notteporteña, ha però in serbo per lei undiverso destino: una sorta di resur-rezione per partenogenesi, un attodi vivificante autofecondazione. Inuna domenica di dicembre, nel pie-no dell’estate australe, l’Ombra diMaria, redenta dal dolore e dal-l’oblio, dà alla luce un’altra MariaBambina. Una bimba adulta, ugua-le a sè eppure altra, ammantata deicascami di un tempo atavico cheineluttabilmente si riprodurrà. Fa-scinazione di uno di quei giochi dispecchi che tanto affatturavano lamente profonda e sofisticata di unaltro grande figlio di quella città:Jorge Luis Borges.

MARIA DE BUENOS AIRES è il titolo del-l’operita scritta dall’uruguagio HoracioFerrer e musicata dal padre del NuevoTango, Astor Piazzolla: un binomiodi quelli che, a volte, felicemente se-gnano la storia dell’arte e della mu-sica. Presentato per la prima voltanel 1968 al Planet Theatre di Bue-nos Aires, con lo stesso Piazzolla al

...gigantesca e miserabile autrice

di se stessa e del suo mondo, instancabile matrice

di ombra avvolgente e di luce accecante…

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bandoneón e il poeta Ferrer sulla scenanei panni del folletto Duende; succes-sivamente rappresentato con enor-me successo in tutto il mondo (matrasformato di fatto in un musical),questo autentico punto fermo delNovecento musicale è stato di recen-te riproposto al pubblico. E nella suaoriginale forma semiscenica, moltosimile ad un oratorio: con musici-sti, coro e voci soliste tutti presentisul palcoscenico. Un’operazione dirigorosa ed emozionante filologiamusicale che, nel 40° anniversariodella prima rappresentazione, è sta-ta resa possibile dall’appassionatoimpegno della Fundacion Astor Piaz-zolla. Laura Escalada, vedova Piaz-zolla, ne cura regia e costumi.

Chi ha avuto la fortuna di assistereallo spettacolo, in una delle dicianno-ve date italiane, ha potuto misurarsicon l’esemplarità di un’esecuzioneprofondamente rispettosa delle in-tenzioni e dell’ispirazione del soda-lizio Piazzolla-Ferrer. Entrambi, nonsi dimentichi, inizialmente persuasidi una destinazione solo radiofonica

per la loro composizione. Il persona-lissimo colore musicale, connotatoda uno stile fugato, da frasi spezzateed incisive e da quella ritmica ano-mala che spiega l’odio (peraltro ri-cambiato!) di tanti ballerini e dellevestali della tradizione per Piazzolla,attinge qui vertici assoluti di com-mozione e struggimento. Ma subitoseguono, sorprendenti e furibondi,passaggi all’insegna di una vitalitàforsennata e di un’inattesa aggressi-vità: sì, el tango se lleva dentro de lapiel! L’andamento rapsodico del di-scorso compositivo (consapevol-mente memore e in parte tributariodegli ammiratissimi Gershwin eStravinskij) risponde con adesionesemplicemente necessaria ad una fa-bula demonica, allucinata e surrea-le. Materiata di oscure evocazioni,percorsa da vivide allegorie e inner-vata da una visionarietà funamboli-ca, le conferisce maggior inquietudi-ne una continua ed assai “latina”contaminazione tra sacro e profano.

Il flautista Julian Vat ha diretto consicurezza un impegnativo ed anoma-

lo corpus orchestrale (previsti anchebatteria, vibrafono e xilofono!) com-posto dal Quinteto e dall’EnsembleFundacion Astor Piazzolla. I solisti so-no Patricia Barone, una Maria la cuivocalità calda e schietta rammentanon poco la nostra Milva (alla qualelo stesso Piazzolla pensò quale inter-prete privilegiata dell’operita) e Se-bastian Holz, misurato e sensibileCantor/Payador. Nei panni del Duen-de Juan Vitali, la cui voce pastosa esapientemente modulata accarezza,schiocca e singhiozza i frequenti re-citativi. Recitativi che, così come iversi pronunciati dai cantanti e dalcoro, solo gli spettatori madrelinguae i pochi italiani cultori del Castellanoavranno avuto modo di comprendereed assaporare fino in fondo. Incom-prensibile, infatti, l’assenza di sovra-titoli, didascalie o di un semplice li-bretto che traducesse quanto sullascena veniva rappresentato. Felix culpa,a quel che sembra: a giudicare almenodal calore e dagli applausi ovunqueraccolti presso un pubblico compe-tente, coinvolto ed emozionato. ■

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E cco una di quelle opere colossali la cui famigera-ta stirpe inizia con le piramidi d’Egitto, masto-donti in pietra che, come pervasi da uno spirito

affascinate e maledetto, crescono nutrendosi di storie,anzi di vite umane, quelle dei loro progettisti e artefici.Quando ogni pilastro, fregio, basamento segna unatappa di una catena di imprevisti, intuizioni, drammi,crolli e resurrezioni. Quella del Colón di Buenos Airesfu un’impresa iniziata da un valoroso Magellano mar-chigiano, giunta fortunosamente in porto sotto la gui-da di un ardimentoso ufficiale di rotta bellunese, rima-sto solo al timone di ciò che restava di una ricca flottae di un onorevolissimo equipaggio, perito, una testadopo l’altra, durante la traversata.

BUENOS AIRES, 1888. Dopo trent’anni di intensa attivitàchiude il viejo Teatro Colón, in Plaza de Mayo. Non certoper mancanza di pubblico, semmai per il motivo con-trario: nonostante i 2500 posti a sedere (ma quale tea-tro italiano dell’epoca compete con tali proporzioni?),la struttura non è più sufficiente ad accontentare le ne-

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Nuevo ColónLa storia infinita

Compie un secolo il Colón di Buenos Aires, il più grande teatro del Sudamerica.La storia della sua costruzioneè un romanzo durato vent’annitra colpi di scena e di pistola.I protagonisti? I ‘‘soliti’’ piccoli italiani coraggiosi.

cessità e le richieste di un esercito melomane che affollale serate d’opera. L’edificio viene venduto alla Banca Nazio-nale Argentina, e si indice una licitazione per costruireil Nuevo Colón, nei pressi di Avenida 9 de Julio.

É Angelo Ferrari, lombardo, ad ottenere la concessio-ne per finanziare la costruzione del Nuevo Colón. Giàdirettore del viejo Colón, è l’impresario teatrale più ac-creditato dell’epoca. Ne ha fatta di gavetta: nel 1867entra come violinista nell’organico del teatro; nel 1871ne diviene direttore e per quasi trent’anni primeggianell’organizzare stagioni d’opera. Incarica del progettol’architetto marchigiano Francesco Tamburini, che - af-fiancato dal suo allievo, il torinese Vittorio Meano - il25 maggio 1890 posa la prima pietra.

È una carriera tanto luminosa quanto breve quella diTamburini. Al suo talento si deve la diffusione del gusto ar-chitettonico italianizzante di fine Ottocento in Argentina.All’epoca del Colón ha già progettato oltre trenta monu-mentali edifici pubblici. Ormai ricco e famoso si apprestaa tornare in patria ma la storia devia all’improvviso: proprionel 1890, anno di inizio dei lavori, scoppia la rivoluzione

di Caterina Santinello

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mondiale. Successo, prestigio e l’oc-casione di finanziare la costruzionedel teatro più imponente del Sudame-rica, assicurandosi la futura egemoniadi un ricchissimo “mercato”: sogniandati in fumo, nel più triste deideclini. Così che, nella serata inau-gurale del Nuevo Colón, lo sfortuna-to Ferrari potrà sentire dalla tombal’eco del trionfo dell’odiato Ciac-chi, nuovo impresario del teatro...

MA NON C’È DUE senza tre e la male-dizione del Colón attende al varco lasua terza vittima. Dopo la scomparsadi Tamburini, Vittorio Meano, capoufficio tecnico e geniale disegnatore,a soli trent’anni, si ritrova alla guidadei lavori. Ma non ha vita facile: ilprogetto è al centro di dispute e criti-che di ogni tipo. La spina nel fianco diMeano è Juán Antonio Buschiazzo,presidente della Sociedad Central deArquitectos, infervorato sostenitoredella demolizione del teatro per moti-vi estetici e di posizionamento topo-grafico. Il Colón rischia l’abbattimen-to prima ancora di essere costruito! Ilduello culmina e si risolve nel 1900:Meano e Buschiazzo presentano allamunicipalità di Buenos Aires ciascu-no un proprio nuovo progetto. Vince

Meano e la guerra sembra finita. Mail demone del Colón si prepara a sfer-rare un altro colpo. Il più efferato.

Quella del Colón è la seconda gran-de vittoria di Meano. Nel 1895 ha vin-to un concorso per ereggere addirittu-ra il Congreso Nacional Argentino, unprogetto che lo appassionerà fino al-l’ossessione. E passionale Meano è an-che nella vita. È “immigrato per amo-re”: ha rubato la moglie, Luigia Fra-schini, ad un amico e con lei si è im-barcato, o meglio, è fuggito alla voltadel Sudamerica. Ma gli impegni pro-fessionali lo distolgono dalla vita fami-liare. E il suo destino da melodrammasi compie una sera del 1904. Rien-trando a casa sorprende l’amata Lui-gia tra le braccia del maggiordomo, dapoco licenziato. Il quale si dimostrafin troppo abile e veloce nell’affron-tare la situazione: due colpi di pistolain pieno petto stroncano una promet-tente carriera e il sogno di Meano divedere ultimato il “suo” Congresso.

IL PERSONAGGIO ORA DI SCENA è ri-masto nel frattempo tra le quinte.Francesco Saverio Pellizzari, bellune-se, è titolare dell’impresa di costru-zioni Pellizzari & Armellini. Amicodi Meano - che gli ha tenuto a batte-simo la figlia Clotilde - ha affiancatogli architetti del Colón fin dall’ini-zio, tra interruzioni e riprese. Nel1902 vince la gara indetta dalla So-vrintendenza di Buenos Aires per lacostruzione del teatro secondo il nuo-vo progetto di Meano e nel 1904,scomparse le tre figure chiave dell’in-treccio, si ritrova, con il socio ItaloArmellini, al comando dell’impresa.

colon

a seguito della questione della natura-lizzazione automatica degli immigratie del rifiuto da parte della leadershipitaliana di tale imposizione. Inevita-bile il crollo in borsa e ingenti perditefinanziarie: il trauma segna nell’ani-mo Tamburini, così profondamenteda condurlo alla morte. Il Colón se-gna così la sua prima vittima.

NEL 1894 I LAVORI si interromponoper problemi economici di Ferrari,anche lui segnato dalla crisi del 1890.Poco dopo, nel 1897, il brillante einstancabile cacciatore di talenti,muore, malato e ridotto in miseria.Ecco la seconda vittima della male-dizione del Colón, che conduce allarovina consolidati talenti imprendi-toriali. Il destino crudele riserva allasua vittima anche una beffa postuma.Ferrari ha sempre potuto contare suun nemico giurato, il toscano CesareCiacchi, impresario del teatro Poli-teama. Nel periodo d’oro della lirica- i trent’anni alla guida del Viejo Co-lón - la concorrenza tra i due è unaguerra all’ultimo sangue, una rafficadi colpi bassi che si risolve comunquea tutto vantaggio degli amanti dellalirica, poiché l’arma usata è l’ingag-gio dei più noti artisti sulla scena

«Dopo l’approvazione del progetto di Vittorio Meano la guerra sembra finita.Ma il demone del Colón si prepara a sferrare un altro colpo.Il più efferato»

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Basterebbero i fatti fin qui narrati arendere Pellizzari un eroe silenzioso,il sopravvissuto, il puro tecnico dellavoro, rimasto in disparte ad occu-parsi della scelta dei marmi e del cor-retto posizionamento delle statue diMozart, Bellini, Bizet, Beethoven,Gounod, Rossini, Verdi e Wagner nelSalone dei Busti, lontano dalla ribaltae dai colpi di scena. Ma la maledizio-ne del Colón ha in serbo qualcosaanche per lui, fortunatamente soloun incidente di percorso: nel 1905 laSovrintendenza nomina direttore deilavori il belga Julio Dormal. Questientra subito in contrasto con l’im-presa di costruzioni: il gusto esteticoè cambiato con gli anni e Dormal,amante dello stile francese ora di mo-da, stralcia molte parti del progetto.Il conflitto porta al ritiro di Armelli-ni dalla società con Pellizzari, il qua-le resta solo alle prese con l’ultimaparte dell’opera e con gli attivi e passi-vi della disciolta società. Ma la lucein fondo al tunnel ormai si intravedee nel febbraio 1908 Pellizzari liqui-da gli ultimi compensi. Il romanzo sichiude con la firma di questo tenacee paziente costruttore, sopravvissutoa mille delusioni: non ultima quelladi veder depennato tra i disegni del-l’amico Meano quello di un loggia-to al secondo piano. Dormal si de-dica piuttosto a progettare un’ampiasala con colonne e specchi nello sti-le di Versailles. Sfarzosamente deco-rato, il Salón Dorado, tra i più grandisaloni di Buenos Aires, è un indub-bio capolavoro. Che non sarebbe maiesistito, se non per quei due colpi dipistola, in quella notte del 1904... ■

Dopo vent’anni di travaglio, ilColón è pronto per la se-rata inaugurale. É il 25 mag-

gio 1908. Si pensa inizialmente diaprire la stagione con l’Otello di Verdi

o l’Hamlet di Thomas. Ma i protagonisti, due stelle della lirica, AntonioPaoli e Titta Ruffo, si rifiutano di inaugurare un teatro nato nel segno dellajattura... In tutta fretta si sceglie Aida, che viene messa in scena nel giro diventiquattr’ore. Il giornale La Nación riporta: «L’enorme aspettativa genera-ta da questa inaugurazione ha infuso nei cantanti un terrore tale da produrreeffetti catastrofici... Poiché i tenori Paoli e Borgatti non osavano assumersi laresponsabilità dell’inaugurazione, l’“onore della prima” è stato letteralmente im-posto a Lucia Crestani, Maria Verger e al tenore Amedeo Bassi, che in virtù ditale onore si è visto tramutato da tenore lirico a tenore drammatico...».

Il seguito dell’attività del teatro è anche più pittoresco. Non si contanogli aneddoti riferiti ai capricci dei divi dell’epoca: se la costruzione del tea-tro ha visto episodi cruenti, il dietro le quinte delle rappresentazioni nonè da meno. Beniamino Gigli e Claudia Muzio sono protagonisti nel 1928di uno scontro indimenticabile durante una rappresentazione di galadell’Andrea Chénier. Le ostilità scoppiano tra il primo e il secondo atto, co-sì che l’intervallo si prolunga oltre ogni limite ragionevole. Fino a che unospettatore irritato ordina: «Dite al gringo che la faccia finita e termini lospettacolo, o lo butto in un fosso». Ordine prontamente eseguito, consi-derato il rango dell’impaziente melomane: nientemeno che il presidentedella Repubblica, Máximo Marcelo Torcuato de Alvear.

Da allora il Colón ha ospitato i più grandi artisti: cantanti (da Caruso aMaria Callas, da Pavarotti, a Carreras e Plácido Domingo), danzatori (An-na Pavlova e Nijinsky, Nureyev e Margot Fonteyn, i leggendari Ballets Rus-ses e il Ballet du XX Siecle di Béjart), compositori (Strauss, Stravinski,To-

scanini); e naturalmente i grandi nomidel tango, da Pugliese a Piazzolla. Nel2008, dopo i restauri e con una nuo-va Aida, che si auspica più fortunatadella prima, il teatro conta di inaugu-rare una nuova stagione di creatività,come faro di cultura di una città, gui-da e testimone della sua storia.

In alto: il tenore Amededo Bassi, interprete della prima Aida al Nuevo Colón e - curiosità - nonno dell’attore italiano Rossano Brazzi.A sinistra la cantante Claudia Muzio.

Quell’Aidadella discordia

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L’ acustica del Teatro Colón è latra le migliori al mondo. Unacombinazione, si direbbe, di

congiunzioni astrali e capacità proget-tuale che all’inizio del Novecento hapremiato un lavoro in cui ogni dettaglioha contribuito al risultato. La minimavariazione potrebbe comprometterlo.Leo Beranek, indiscussa autorità nel

campo, classifica il Colón come il migliore teatro d’opera e terza tra lesale per musica nel mondo. Cosa può rendere più orgoglioso il po-

polo porteño del mantenimento di questo primato?I lavori di restauro in corso - doverosi mancando tra l’altro

impianti di sicurezza adeguati - comportano radicali interventisu tutta la struttura, compresa la sala. Come preservare il benepiù prezioso del Colón? L’acustica, o meglio il tempo di riverbe-

ro del suono in un ambiente, dipende praticamente da tutto: for-ma delle strutture, presenza o meno del pubblico, stucchi, sipario,

tessuti e tendaggi, imbottiture. Fino a ieri nella sala vi erano poltronci-ne imbottite di crine di cavallo, velluti di un certo peso, un sipario con un certodrappeggio, palchi chiusi da tendaggi - non certo da porte antincendio. Nessu-no di questi elementi, in linea teorica, può essere riproposto tale e quale. I ma-teriali devono essere ignifughi, i palchi isolati dal fuoco. Il sipario - da restaura-re e conservare altrove - va sostituito.

Per fronteggiare chi è pronto a sparare ad alzo zero su chiunque si appresti a inter-venire in una situazione così delicata è indispensabile innanzitutto assicurare che«la acústica del Colón no se toca». Poi, per prendere decisioni adeguate, attrezzarsicon quanto di meglio è disponibile nel mercato del settore: se all’epoca della costru-zione la fortuna e buona pratica della tradizione architettonica furono il mix vincen-te, oggi ci si deve affidare a misurazioni scientifiche. Perciò sono al lavoro tre esperti,l’architetto Alvaro Arrese, Director General de Infraestructura del Gobierno de laCiudad, e i due maggiori specialisti argentini in acustica: gli ingegneri Rafael Sán-chez Quintana e Gustavo Basso. Il team ha diritto di veto su ogni particolare. Un

esempio: i progettisti chiedono di correggere la pen-denza dalla scena. Realizzato un modello matematicoe comparata la situazione, si è dimostrato che la cosaavrebbe compromesso l’acustica. Richiesta bocciata:i prossimi artisti al Colón dovranno cantare e ballarespostandosi su e giù, come i loro predecessori.

Come si procede alle misurazioni? Lo strumentobase è un dodecaedro con altoparlanti, che trasmettein una banda che occupa l’intera gamma di un’or-

chestra puntando in tutte le direzioni. Lo si pone sul palco e nella buca dell’orche-stra. L’emissione è misurata in più di quaranta posizioni nella sala. Per fare un para-gone, nella Fenice di Venezia sono stati misurati solo otto punti, nel San Carlo diNapoli sei. Nel Colón si è al limite delle possibilità tecniche. La diagnosi è moltopiù accurata di quanto è stato fatto alla Scala. È come una TAC, la migliore possibileoggi. Tra gli elementi chiave, le famigerate poltrone: fino a quando la misurazionefatta ai sedili con i nuovi tessuti non produce i valori di prima non si approva ilnuovo rivestimento. Resta quindi solo l’ultimo accorgimento: confidare cheApollo, le Muse e gli astri che contribuirono al miracolo di allora, continuino avegliare sul lavoro degli odierni custodi della musica. http://colon.is.com.ar ■

L’artigiano che scese

dai Monti del Sole

Il complesso montuoso Monti del Sole costituisce un unicum nel panorama delleAlpi che si affacciano sulla Valle del Piave.

Il territorio che accoglie queste cime per il suo valore naturalistico è compreso nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Qui, nel paese di Sospirolo, nasce nel 1856, Francesco Pellizzari, settimo in una famiglia di nove figli. Emigrato a Buenos Aires, fa rapidamente carriera facendo parte di varie imprese di costruzioni, fino a fondarne una propria con cui realizza per l’Intendenza di Buenos Aires il monumentale portico di entrata e il crematorio del Cimitero di Chacarita, i nuovi padiglioni per l’Ospedale San Rocco, il magnifico Ospedale di Flores, l’ospizio della Mercedes, parte del Rivadavia e la parte interna dell’Assistenza Pubblica. La sua opera più celebrata è il Teatro Colón, a cui lavora per vent’anni, portandoa termine la travagliata impresa nel 1908.Successivamente Pellizzari torna al paese natale, ma - trovatosi probabilmente in disaccordo con la nuova amministrazionecomunale - rientra in Argentina dove muore nel 1931. Questo rappresentante dell’ingegno italiano, insignito da Papa Benedetto XV del titolo e della medaglia di benemerito, riposa oggi nella tomba di famiglia nel cimitero di Chacarita.All’avventurosa storia del Colón e alla figura del costruttore di Sospirolo è dedicato un libro di prossima uscita: Francesco Saverio Pellizzari, costruttore del Teatro Colón, di Amalia T. M. Pellizzari, con la collaborazione, per il testo italiano, di Francesco Bacchetti, Mateo Buzzati, Luisa Vall Graells. L’opera è un omaggio del Comune e Pro Loco di Sospirolo, della Regione Veneto, Assessorato alle Politiche dei Flussi Migratori, nel centenario dell’apertura del Teatro. Il libro è disponibile da giugno presso la Pro Loco di Sospirolo, che ringraziamo, nella persona del PresidenteFrancesco Bacchetti, per la collaborazione prestata alla stesura di questo dossier. Info 0437 899029

I L C O L Ó N O G G I

L’acustica del Colón?No se tocaImpalpabile magia,

affascinante stregoneria: è Musica.Ultimati i restauri, il Colón

si appresta a riprodurre il prodigio del suono perfetto

di Marco Maffei

Il suono viene misurato in quaranta punti della sala.

Nella Fenice di Venezia sono stati misurati

solo otto punti,al San Carlo di Napoli sei.

Nel Colón si è al limite delle possibilità tecniche.

U N L I B R O P E R C O N O S C E R E

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Danza in

A Firenzesi danza

nellostand

Pagina a fianco,dall’alto e in senso orario:lo staff di È Tango:Castro y Mendoza e Ana Tanga intervistati in sala vip;workshop di tango;Raffaele Paganini;le titolari del calzaturificio Paoul;il coraografo Brian;Stefania Nizza dell’associazione Pablo di Firenze.

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a in fiera

Terza edizione per Danza in Fiera, la kermesse internazionalepunto di riferimento e teatro di incontro di tutte le disciplinedel mondo della danza. Non solo operatori di settore, ma una

girandola multivariegata di stage, esibizioni, workshop, seminari, di-battiti, spettacoli, casting, che nella quattro giorni fiorentina all'inter-no della Fortezza da Basso, a Firenze, riunisce l'allegro ed entusia-smante popolo della danza. L'espressione attraverso il movimento delcorpo, nei suoi più particolari aspetti, si incontra in una edizione par-ticolarmente curata ed organizzata, che dimostra come la danza ap-partenga al nostro vivere quotiniano, quale fenomeno sociale.

Abbigliamento, calzaturifici, associazioni di categoria, ed editoria disettore, hanno animato gli stand fieristici, dove fin dalle più tenereetà, ogni visitatore ha trovato una ampia offerta dedicata. Finalmenteun luogo di incontro per gli operatori, dove commisurarsi, scambiarsiesperienze, prospettare soluzioni, progetti comuni di interscambio.

É Tango, coetanea di questa Fiera, accompagna il suo percorso findalla sua prima edizione e quest'anno ha offerto un seminario distudio con Luis Castro e Claudia Mendoza, presentando inoltre illoro Manuale oltre che un sunto dello spettacolo cabarettistico diAna Tanga.

160 mila visitatori, 10 mila ballerini, oltre 250 espositori, centinaiadi eventi, spettacoli, gare e concorsi, lezioni, ospiti famosi e per la pri-ma volta anche le compagnie di balletto delle fondazioni lirico sinfo-

160 mila visitatori alla fiera internazionale della danza

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niche nazionali fra cui il Teatro delMaggio Musicale Fiorentino, il Tea-tro alla Scala di Milano, l'Opera diRoma, il Teatro San Carlo di Napo-li, l’Arena di Verona e il TeatroMassimo di Palermo.

Un successo testimoniato non so-lo dai numeri ma anche dall’entu-siasmo contagioso dei tantissimi vi-sitatori e appassionati arrivati a Fi-renze da tutta Italia e dall’estero,dai sorrisi e dalle risate di tanti ra-gazzi, dalle lezioni affollate, dai pa-diglioni pieni di entusiasmo e di ap-plausi e da tutti coloro che si sonolasciati trascinare anche quest’anno

C O M M E N T I

CHIARA NOSCHESE

«Sono felice di vedere questaentusiasmante comunione di danzerappresentate in Fiera, e di come la danza sia un positivo fenomeno sociale. Fra le mie attività di attrice, autrice, fra prosa e musical, ho potuto avvicinare anche il tango argentino,con qualche lezione a Roma.La magia di questa danza mi ha particolrmente coinvolta,così come il clima della milonga.Come in tutte le attività di spettacolo, dietro al luccicare di ciò che più magicamente ci appare,bisogna comunque considerare il duro lavoro, per raggiungere gli obiettivi e quella notorietà che spesso sembrano accessibili a chiunque».

BRIAN

«La danza, in tutte le sue espressioni,è un patrimonio immenso che fonda le sue radici in un fenomenosociale che non può più prescindere da un’organizzazione e un ordinamentopreciso, per dare autorevolezzacompetenza e spesso legalità al ruolo di insegnante, di qualsiasi disciplina».

Can you feel the passion?

dalle proprie emozioni e dalla pro-pria passione.

Incontriamo con piacere artisti dialtre discipline, partecipando attiva-mente a questo interscambio e vo-glia di confronto.

In questo clima di festa la redazionesi è ambientata allegramente, giun-gendo nel proprio stand, dove l’iro-nia della sorte ci ha regalato una nu-merazione di ottimo auspicio... ■

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Alejandra ARRUÉ

Sergio NATARIO

marzo 20-21-22-23 Torinomaggio 16-17-18 Perugiamaggio 30-31 Amsterdam (Olanda)giugno 5-6-7-8 Barlettagiugno 18-19-20-21-22 Boston (Usa)agosto 8-9-10 Viareggioagosto 14-15-16-17 Senigallia (An)agosto 28-29-30-31 Dir. artistica Pescarasettembre 3-4-5-6-7 Fivizzanosettembre 25-26-27-28 Dir. artistica Padova

marzo 29-30 Mestreaprile 4-11-18 Avezzanoaprile 12-13 Luccaaprile 19-20 Napolimaggio 2-3-4 Ferraragiugno 13-14-15 Bassano

Festival Internazionali

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storie

Q uando conosco la stilista Maria Sarli, durante una fie-ra di settore, la sua capacità creativa mi ispira imme-diatamente e la incito a disegnare maggiormente

per il tango argentino. Un giorno Maria mi racconta un po’più di sè. Non è milanese, malgrado lavori da trent’anni a Mi-lano, nel campo della moda e poi più specialmente nel campodell’abbigliamento legato alla danza. No, lei è veracemente me-ridionale, della Basilicata.

Ma che regione sarà mai questa, che quasi dimentichiamoelencando quelle italiane, come fosse il settimo nano, del qua-le ci sfugge sempre il nome? Maria mi parla di una cultura e diun legame con la terra davvero straordinari, di storie di brigan-taggio di fine ’800, di una popolazione che mai ha accettato ildominio dello straniero. Una vicenda tutta da scoprire e da ap-profondire, scritta su testi storici che Maria mi incuriosisce a leg-gere. Nel suo paese si racconta di una giovane brigantessa, uc-cisa dai piemontesi dopo aver partorito una bimba. Una bim-ba strappata dalle sue origini e portata lontano, oltre oceano.Una storia cruenta che fa parte dei racconti della sua infan-zia, fra leggenda, mito e storia. E il tango dov’è ?

INCONTRIAMO MIGUEL ANGEL ZOTTO una prima volta, quando larivista è appena una timida e inesperta bambina. Un’intensaintervista durante una sua tournée ci apre la mente riguardo al-l’animo di Miguel, riconosciuto fra i migliori ballerini di tangodi tutti i tempi. Un’icona vivente che ci racconta del legame vi-scerale con il tango sì, ma anche con le sue origini italiane,

Quel brigantedi MiguelUna storia di eroico amore per la terra avvolge le originidi Miguel Ángel Zotto. Finalmente un grande artista argentino orgoglioso di essere italianodi Adriana Pagnottelli

Quando l’avventura umana percorre il tempo e i luoghi, tornando

nel presente dal momento primordiale,si perde il senso del percorso

e andare avanti o indietro non può che essere pura magia

nell’attimo in cui questa congiunzione avviene. Ed è successo.Questo non è un film - forse lo sarà -

e i personaggi di questa vicenda si sono trovati a convergere,

ognuno con il proprio vissuto,fatalmente e ad opera del tango.Fine '800 è il punto di partenza

d’oltreoceano per quel racconto chiamato tango. Ma se facciamo

un passo più indietro ci accorgiamo che la storia comincia prima...

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forse piemontesi, della sua sensibilitànei confronti di queste radici spezza-te, di come si senta comunque in par-te a casa, in Italia.

È DOMENICA MATTINA quando Mariami chiama al cellulare. Saluti e conve-nevoli. Ma la vera storia è un’altra. C’èstata grande festa al suo paese, in Ba-silicata. Tutto Campomaggiore, capeg-giato dal sindaco Claudio Tiberi, si èstretto intorno ad un suo figlio perso eritrovato. La brigantessa, quella dei rac-conti dei nonni di Maria, è... la trisavo-la di Miguel Angel Zotto. Nientemeno.Il paese è in fermento, ci sarà una gran-de festa. E Miguel vuole fare un film.

Ecco allora che le origini si ricongiun-gono ad opera del tango, in un anoni-mo paesello lucano di mille anime, cheper metà si chiamano Zotta, diventan-do la culla di un’affascinante storia ditango e del nostro scoop giornalistico.Ci sembra naturale cercare nuovamenteMiguel per farci raccontare. Lo incon-triamo ospiti della deliziosa Rosselladi Verona, durante un seminario distudio che vede Miguel accompagnatodalla giovane Daiana Guspero. La se-de è quella di una neonata accademiadi danza che diffonde il verbo conun’intensa attività didattica.

SORRIDE MIGUEL quando diciamo chesappiamo: «Si è tutto vero, sono felice. Vo-glio fare un film di tutto questo, è unastoria pazzesca. Sono stato invitato alpaese dal sindaco e con tanta meravi-glia ho scoperto che metà degli abitantisono miei parenti e che mi somigliano inmodo evidente. Tutti con la mia faccia!

Credo davvero che sia stupido da parte dicerti miei colleghi rifiutare la storia e le pro-prie origini italiane. Ho tanti progetti nelcassetto, fra cui una scuola stabile a Bue-nos Aires e l’insegnamento qui in Italia».

Salutiamo Miguel, aggiungendo ai suoisuccessi un ulteriore primato: essere il pri-mo artista argentino davvero Italiano. ■

Miguel Angel Zotto nasce a Vi-cente López, Buenos Aires. Isuoi avi provengono da una

genuina famiglia di Campomaggiore,emigrata in Argentina subito dopo ilcrollo del vecchio borgo, avvenutonel 1885. Miguel cresce ascoltandotango con il nonno, che è stato unballerino, e con il padre, ballerino eattore. A diciassette anni, inizia a stu-diare tango e a ballare nelle milonghedi Buenos Aires. Fra i suoi insegnantiPepito Avellaneda e Juán Carlos Co-pes, ma soprattutto Rodolfo Dinzel, eAntonio Todaro, che nelle parole del-lo stesso Zotto, rappresenta l’espres-sione vivente del “suo” tango. Queste

le tappe di una straordinaria carriera:1985. Esordisce come primo ballerinonello show Jazmines di Ana María Ste-kelman, e conosce la sua prima par-tner, Milena Plebs, un connubio stori-co che durerà fino al 1998.1986. La carriera della coppia Zotto-Plebs ha inizio con la partecipazioneal leggendario musical Tango Argentinodi Claudio Segovia e Hector Orezzoli,rappresentato per quattro anni in Ame-rica, Europa e Giappone.1988. Miguel Angel e Milena creano laCompañia Tangox2 di cui sono primiballerini, registi e coreografi e l’annosuccessivo presentano il loro primospettacolo Tangox2.1991. Il Teatro Houston Opera li invitaa coreografare l’opera-tango María deBuenos Aires di Astor Piazzolla e Ho-racio Ferrer. Ricevono il María Ruano-va '91 Award, il premio più importan-te per la danza argentina - conferitodal Consejo Argentino de la Danza -per la prima volta assegnato al tango.

Così il tango diventò musical

Ha fondato la prima e più longeva compagniadi tango show,la sua vena creativa sforna a getto continuo spettacoli che fanno il giro del mondo.Colleziona riconoscimenti,è stato “documentato”dal National Geographic e nominato accademico dall’Academia Nacional de Tango di Buenos Aires.Ha avuto e fatto tutto,ma non smette di stupire,Miguel Ángel Zotto,stella del tango-musical

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B riganti: tribù britannica che, nel I seca.C., diede più di un grattacapo alle le-gioni di Roma. Dei veri tipacci. Il lemma

“brigante” diviene sinonimo di delinquente,bandito, cattivo soggetto.

Un paio di millenni più tardi, nel 1860, imma-ginate un reame baciato dal sole, nel cuore delMediterraneo. Un giovane monarca, imbelle ebonaccione. Una bella regina bavarese che, combi-nazione, è sorella di una certa Sissi: l’incontra-stata icona nazionalpopolare che ha fatto sospira-re intere generazioni di nonne-mamme-zie. Certoil paese è povero, largamente arretrato. Eppureprimeggia fra gli staterelli dell’Italia preunitaria.Sue le prime strade ferrate della Penisola, suo ilprimo nucleo di un nascente industrialismo (opifi-ci metallurgici e tessili, importanti cantieri navali).La sua flotta è considerata la terza d’Europa.Ponti in ferro (cosa inaudita a quel tempo) scaval-cano i suoi fiumi vorticosi. Perfino le poste fun-zionano. E meglio di quanto capiti oggigiorno:una lettera spedita da Napoli viene recapitata aBari l’indomani! La tassazione è mite e politicheassistenziali, magari un po’ paternalistiche, permet-

Così decretò la nostra storia di fine ’800.Così fu vissuta l’unità d’Italia dalla parte dei ‘‘cafoni’’di Fulvio Gervasi

storie

1992. Partecipano con Robert Duvall al documentario Tango!realizzato del National Geographic.1993-96. Presentano la loro seconda produzione, Perfumesde Tango, in una trionfale stagione a Londra. Di questi anni so-no due tour negli USA e uno in Giappone e Cina.1996-98. Il loro terzo show, Una Noche de Tango debutta alTeatro Presidente Alvear e vola poi in Europa, USA e Sudameri-ca. Riceve il Trinidad Guevara Award per le coreografie e il Gi-no Tani Award, il premio della danza più ambito in Italia. Il quo-tidiano argentino Clarín indica Una Noche de Tango come il mi-glior show di danza dell’anno. Miguel Angel vince inoltre il PremioPositano, uno dei più alti riconoscimenti per la danza in Italia.2000. Miguel presenta all’Opera House di Sidney un nuovolavoro intitolato Zx2, insieme al pianista argentino Pablo Zie-gler con l’accompagnamento della Sydney Symphony Or-chestra. In quest’anno per celebrare il decennale della Com-pañia Tangox2 si rappresenta Perfumes de Tango al TeatroPresidente Alver di Buenos Aires per tutta la stagione.2001. Lo spettacolo Zx2 viene nuovamente allestito e por-tato in Australia e in Europa, tra Italia, Inghilterra, Francia eAustria. Poi una stagione di cinque mesi a Buenos Aires conuna nuova versione di Una Noche de Tango.2002. Miguel partecipa all’opera Maria de Buenos Aires comecoreografo e ballerino al Teatro Comunale di Bologna e alTeatro Alighieri di Ravenna. Nello stesso anno viene nomina-to Accademico dalla Academia Nacional de Tango di BuenosAires.Torna in Italia, a Verona, con lo show di tango e folklore

Tango y Argentina.2004-2008. Creatore instancabi-le, realizza in questi anni gli showTangos de la Cruz del Sur al TeatroAstral di Buenos Aires; Tangos.Una Leyenda in Europa e HongKong; Su Historia al Teatro LolaMembrives di Buenos Aires e poiin Europa e a New York.Tangox2riceve la nomination come migliorcompagnia di ballo straniera in In-ghilterra

Horacio Ferrer ha definito MiguelAngel Zotto, per le sue coreogra-fie e la passione che ha dedicatoal ballo, «un importante capitolodella storia del tango... il terzo ri-voluzionario dopo Gardel e Piaz-zolla». www.tangox2.com

O emigrante o

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tono ai più indigenti di tirare avanti. Ilservizio militare addirittura non esi-ste: meglio pagare Svizzeri e Tedeschiper fare il soldato! È il Regno delleDue Sicilie e non sa cosa sta per ca-scargli addosso…

Un capellone giramondo, alla testadi un migliaio di scalmanati, sbarca inSicilia e arruola a frotte picciotti scon-tenti e braccianti disposti a rischiareanche la vita. Tutto, pur di ricevere unpezzo di quella terra che sarà finalmen-te strappata ai “signori” del latifondo!Truppe demotivate e un pugno di ge-nerali inetti o felloni non riesconoad opporsi e già Napoli, la capitale, èminacciata. Da Nord arriva poi l’ag-gressione dei soldati di una Prussia diserie b, quel Piemonte militarista e in-debitatissimo (soprattutto con Franciae Inghilterra) che neppure si prendela briga di dichiarare guerra. É fatta.Nasce l’Italia unita, la cui corona è cin-ta da un re assai meno “galantuomo”del tempo, che finirà per svergognarelui e la sua sciagurata dinastia.

Subito cominciano i guai per tantapovera gente. Smantellate le industriee trasportate al Nord, trafugato il teso-ro di stato (il più cospicuo d’Italia) daiforzieri napoletani, scoraggiata la pro-duzione agricola. La pressione fiscaleletteralmente raddoppia da un anno

all’altro. Durata del nuovo servizio dileva: cinque anni! Prende allora inizio,nel Sud, un imponente fenomeno mi-gratorio mai prima d’allora conosciuto.

ANCHE LA TRAGICA EPOPEA del Brigan-taggio è agli albori. Nella situazione diincertezza e confusione che accompa-gna la fine del potere borbonico le por-te delle carceri si sono spalancate permolti brutti ceffi. Ma c’è dell’altro.Con-tadini e braccianti non hanno ricevu-to un ettaro delle terre loro promesse.Letteralmente ridotti alla fame, odianoquesto governo “occupante” e il nuovostato di cose, cui una rapace borghesiarurale e i signorotti locali che da sem-pre li opprimono si sono prontamenteadeguati. In gran numero ufficiali e sol-dati borbonici, fedeli al giuramento cheli lega ai loro legittimi sovrani, si rifiu-tano di deporre le armi, sordi al «Tuttia casa!» che fa seguito ad ogni disfat-ta. La Chiesa cattolica, espropriata espesso perseguitata, ha forti motivi discontento nei confronti dell’Italia savo-iarda e delle elites liberali e anticleri-cali: la sua opposizione è inflessibile. Si formano bande di “grassatori” o

Michelina, Maria Sofia e le altre

Nella travagliata annessione del meridione al Regno d’Italia molte donne presero attivamente posizione per difendere l’indipendenza della propria terra. In queste immagini due figure femminili impegnate nella stessa causa con linguaggi contrastanti,ma entrambe emblematiche,per coraggio, determinazione, carisma.Michelina de Cesare la più famosa brigantessa d’Italia. Impavida quanto bella,mostrò un singolare intuito nello sventare le imboscate dei piemontesi.La sua squadra venne infine catturata e giustiziata nel 1868.Maria Sofia di Baviera, l’ultima sovrana del Regno delle due Sicilie. Il suo fascino e il suo carattere influenzarono il re Francesco II nella gestione familiare e politica. Sostenitrice della resistenza,partecipò alle azioni contro i piemontesiincoraggiando i soldati e visitando i feriti negli ospedali. Morì a Monaco nel 1925.

te o brigante

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né cremati, ma dissolti nella calceviva). La famigerata legge Pica segnala sospensione di ogni garanzia costi-tuzionale: la fucilazione arriva sullabase di un semplice sospetto di favo-reggiamento e non è preceduta nem-meno dal più sommario dei processi.

L’esibizionismo fotografico di sbirrie bersaglieri non indietreggia dinan-zi alle peggio efferatezze: sorrisi beo-ti e stolido compiacimento nelle ag-ghiaccianti pose degli sgherri. Ripresiora accanto al cadavere di un pasto-rello tredicenne giustiziato, ora men-tre reggono teste mozzate (nei terri-tori del selvaggio West, suppergiùin quegli anni, ci si contentava delloscalpo) che saranno poi esposte, a mo’di monito medievale, all’ingresso diuna cittadina riottosa. Una cappa disilenzio e disinformazione cerca diprevenire, non sempre con successo,lo sdegno dell’opinione pubblica in-terna e internazionale per l’obbro-briosa mattanza. La repressione fini-rà con il prevalere, naturalmente:sarà costata più vittime, perlopiù ci-vili inermi, di quante ne abbiano fattole tre guerre d’Indipendenza e l’insie-me dei moti risorgimentali! Un puroe semplice dato numerico che la scuo-la italiana tende ancor oggi a trasmet-tere con riluttanza ai suoi alunni.

Il revisionismo degli storici, che hafinalmente reso giustizia ai Nativi ame-ricani, fatica ad estendere la sua cor-rettezza a calabresi, lucani, campani epugliesi. «O emigrante o brigante» fu ladrammatica alternativa per le massedei cafoni. Ma chissà, un’Unità d’Italiameno iniqua e cruenta non ci avrebbeforse permesso di leggere, fra i prota-gonisti della leggenda del tango, tuttiquei nomi dal suono così familiare.Laggiù, nell’Argentina lontana… ■

DUE LIBRI DI VINCENZO LABANCA

LE MEMORIE DI UNA BRIGANTESSA Zaccaria Editore

È l’affascinate e avvincente

storia romanzata dell’ultima delle brigantesse realmente esistita.Un destino crudele e un racconto denso di coincidenze e di incontri fatali,

che vede Bologna, in quella che nel libro è denominata la casa delle streghe,custodire lo scrigno che ha celato un originale manoscritto, giunto fino a noi in circostanze a dir poco rocambolesche.Un diario che testimonia le origini del brigantaggio di fine '800, e la tragica verità storica dello sterminio di coloro che pagarono il prezzo dell’unità d’Italia.

VIAGGIO IN LUCANIASiriS Editore

Una vacanza nonorganizzata

in Basililicata, diventa per la protagonistaoccasione per scoprire la magia dei luoghi,e una costante opportunità di conoscenza e approfondimento

storico-culturale, attraverso un affascinanteCicerone. Natura incontaminata,la storia e l’origine dei Templari, dei Briganti e dei Normanni, sono fra le tracce lasciate dalla storia in questa terra, che diventano lo sfondo del conflitto moderno fra Nord e Sud, nella storia d’amore dei due giovani protagonisti.www.vincenzolabanca.it

“resistenti” (secondo il punto di vista)che arrivano a contare fino a cinque-cento uomini. Le comandano perso-naggi dal nome tanto colorito quantotemuto: Crocco, Tranchella, NincoNanco, Pizzichicchio... Faranno tuttiuna gran brutta fine. Ma intanto siattaccano, con il sostegno più o me-no aperto della popolazione, i mili-tari “piemontesi” e nascono veloce-mente vere e proprie “zone franche”in Abruzzo, Campania, Puglia, Basi-licata e Calabria. Dal 1861 al 1865,mentre nel Nord America si combat-te la guerra di Secessione, nel Mezzo-giorno d’Italia infuria un autenticoconflitto civile che si concluderà solointorno al 1872. Oltre 150.000 sol-dati sono impegnati nelle operazionicontro questi fuorilegge, i “briganti”.Gli insorti e i loro fiancheggiatorisono decine di migliaia.

La guerra è sempre orribile, maquando la si definisce “civile” lo di-viene ancora di più: ogni atrocità èconsentita. La spirale di attacchi erappresaglie costa una quantità spa-ventosa di vite: bambini, donne, an-ziani e religiosi non vengono rispar-miati. Villaggi e fattorie devastati edati alle fiamme, raccolti distrutti. Invece del domicilio coatto c’è la de-portazione in luoghi di detenzione si-mili a lager nazisti (nella lugubre for-tezza alpina di Fenestrelle i cadaveridei prigionieri non vengono sepolti

Campomaggiore Vecchio(Potenza)

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Qual è l’evoluzione del tango in Italia?La storia del Tango in Italia inizia

ad essere lunga! Nei primi anni ’90piccole realtà sorgono con grande spi-rito di aggregazione intorno ad un in-teresse che diventa passione. Poca èla conoscenza del ballo, minimo il pa-trimonio musicale di quei pionieriche si buttano alla ricerca di un’atmo-sfera geograficamente lontana da loro,ma che attrae perché non è poi così di-stante culturalmente: l’Argentina con-ta un’elevata percentuale di immigratiitaliani. Questo è il principale motivoper cui il tango oggi in Italia è semprepiù parte espressiva del nostro costu-me e non semplice fenomeno di mo-da. Torino e Bologna sono le primecittà dove sorgono questi “focolai”tangueri, con le prime milonghe perballare e ascoltare, le prime associa-

zioni per organizzare corsi ed eventi: iprimi stage con maestri argentini sonodei veri avvenimenti per l’epoca. Afine anni ’90 la follia tanguera riem-pie le milonghe di molte città italia-ne, nascono diversi Festival, semprepiù scuole e proposte legate al tango;oggi ogni città ha il suo numero sem-pre crescente di insegnanti, spessooffre un Festival: si balla ovunquein molte - a volte troppe - milonghe,sempre più frequentate.Parlateci del vostro Festival.

L’ottava edizione del Tango TorinoFestival è andata molto bene, sia dalpunto di vista artistico che in meritoalla partecipazione: abbiamo contatoquasi 6.000 presenze in cinque giorni,con una punta di oltre 1200 personeal Gala del sabato sera. È stata un’edi-zione per noi particolarmente compli-cata perché gravata dalla scomparsa diPedro Monteleone, padrino e organiz-zatore insieme a noi del festival: gran-de maestro e personalità storica delmondo del tango, per noi però princi-palmente un affetto imprescindibile.Torino è decisamente l’epicentro

del tango in Italia. Da dove partequesta storia?

Pare che proprio Torino sia la ca-pitale italiana del tango: numero diappassionati, continuità di produzio-ni artistiche, quantità di opportunitàche ruotano attorno a questo ambien-te ne fanno la città distintiva in of-ferta e qualità. Ma principalmente c’èla convinzione che i torinesi sianorealmente entusiasti, interessati e ap-passionati a questa cultura. La storiadel Tango a Torino parte sostanzial-mente da due elementi collegati traloro: qui è nata la prima associazioneculturale in Italia, El Barrio Tanguero,dedicata alla divulgazione del tango,così come la prima straordinaria sera-ta settimanale, la storica milonga alCafè Procope; animata dall’entusia-smo e dalla competenza di AlfredoPetruzzelli, che ha dato grande impul-so all’attività tanguera torinese: è sta-to proprio lui il musicalizador della se-rata inaugurale del Festival di Torino. Il vostro percorso professionale sisviluppa con diverse attività di pre-stigio oltre che didattiche. Quali

Torinoe il Lingotto, olimpo dei festival Si è appena concluso il Festival per eccellenza,quello di Torino.Tempio consacrato ad opera di Stefano Giudice e Marcela Guevara, esprime,in una combinazione artistica di coppia italioargentina, una consolidata professionalità.Una tradizione tanguera, quella piemontese,che per prima ha gettato le basi in Italia e che realizza in questo evento un’attrazione di richiamo mondiale.Una patria potestà, contesa a quanto pare con Padova, Bologna,Venezia...

appuntamenti

A priamo l’intervista chieden-do a Marcela e Stefano, au-torevoli “testimoni oculari”

della nascita del movimento tangue-ro nel nostro Paese, una loro sinteti-ca versione dei fatti.

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sono le vostre linee guida? Su cosafondate il vostro insegnamento?

Negli ultimi anni abbiamo lavoratomolto come ballerini, collaborandocon importanti compagnie: ad esem-pio, nello spettacolo Tango Vivo, diret-to da Esteban Moreno e ClaudiaCódega, prodotto dalla Biennale dela Dance de Lyon, con l’orchestra ElArranque, presentato a Lione nel2006; oppure Storie di Tango, lo spet-tacolo di poesie e danza rappresen-tato in tutta Italia dall’ottobre 2005,con Arnoldo Foà, speciale interpretedelle parole di Borges. E poi Tango,spettacolo della compagnia di Herre-ra, con l’orchestra Ensemble Hype-rion, in tournée dal febbraio 2007;Tango Hora Cero, ultima produzionedi Union Tanguera, coreografie diEsteban Moreno e Claudia Códegain tournée nell’estate 2007. BoulevardTango, programmato nei maggioriteatri italiani al debutto nel 2004 alTeatro San Babila di Milano.

Abbiamo all’attivo anche tre pro-duzioni realizzate tra il 2005 e il 2007:Tango a Pugliese, nel centenario dellanascita del grande maestro, spettaco-lo che alterna testimonianze sulla suavita con esibizioni di ballerini di famainternazionale, con l’orchestra ColorTango; Buenos Aires Hora Cero, spetta-colo di musica, recitazione e ballo, in

tango salón vive un’interessante inte-grazione di elementi moderni chenon rientrano nel tangonuevo, mache hanno già contaminato profon-damente il ballo nelle sale. La musi-ca elettronica ha dato un forte im-pulso all’avvicinamento di massa aquesto ballo; per noi è molto piace-vole percepire i cambi d’atmosferanelle milonghe, quando si passa daun arrangiamento degli anni ’40 aduna riedizione tecno dello stesso bra-no: penso sia di stimolo per tutti!Da un punto di vista del ballo i gran-di maestri di tango più modernohanno dato spunti fondamentalinella ricerca e nella investigazionedi nuove modalità, che essendo gliindiscussi fondamentali di una dan-za d’improvvisazione, ne hanno per-messo l’arricchimento espressivo.Qualche anno fa il tango argentinosembrava rivolto ai non giovanissi-mi. Questo stereotipo, legato aduna idea stantia per la quale il senti-mento è un’emozione per personemature, si sta sgretolando di fronteal fatto che anche le generazioni diventenni sentono il bisogno di unluogo di abbraccio. Quale sviluppoprevedete e come cambia la didatti-ca nei confronti dei più giovani?

Proprio perché crediamo che la ne-cessità di un luogo d’abbraccio sia sem-

prima assoluta a Torino nel 2006, conl’Ensemble Hyperion e quattro coppiedi ballerini; infine l’ultima creazionedell’aprile 2007, Tango Apasionado, unviaggio attraverso Buenos Aires, conmusica tradizionale e moderna, tangopuro e poi contaminato, in atmosfe-re riprodotte da istallazioni scenogra-fiche e ambientazioni urbane.

Riguardo all’insegnamento siamoimpegnati stabilmente in tre città: To-rino, Asti e Lucca. La nostra didatticanasce dall’incontro di due percorsidifferenti che si sono fusi nella ricercadi uno stile congiunto, personale dicoppia, e di un insegnamento il piùpossibile completo, sia dal punto divista tecnico, sia dell’improvvisazio-ne e interpretazione musicale.La diffusione del tango ha permessonell’ultimo decennio di oltrepassa-re gli schemi convenzionali e di spe-rimentare nuove possibilità. Si chia-ma tangonuevo anche per voi?

Per noi continua a chiamarsi Tan-go! L’evoluzione è connaturata a qual-siasi espressione artistica. Probabil-mente le sole lezioni di tangonuevo,o le milonghe di esclusiva musicaelettronica non saranno destinate aintegrarsi interamente nel mondotango. Le radici con le tradizioni, icodici e la storia devono essere par-te di una seria evoluzione. Oggi il

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pre più sentita il nostro insegnamen-to si pone l’obiettivo di far entrare gliallievi in milonga prima possibile. Énella milonga che si crea l’atmosferadel tango cosiddetto sociale: l’incon-tro, l’abbraccio, la condivisione, l’in-terpretazione musicale, l’emozione,sono sensazioni che non si trovanoalle lezioni di tango. I giovani sonomolto attratti da tutto questo perché,dietro le iniziali difficoltà nell’appren-dimento, si nascondono sensazionisemplici e vere, sempre più rare, checatturano e appassionano profonda-mente chi vi si avvicina.Dal sentimento triste alla gioia. Qua-le di queste componenti vi è piùcongeniale? Dove risiede la tristez-za del tango, nei tempi moderni?

Molte persone si avvicinino al tan-go in momenti particolari della vitalegati alle malinconie più svariate. Lestesse persone si ritrovano dopo qual-che anno entusiasticamente trasfor-mate: non è meraviglioso? Ci sono anostro avviso due certezze: la prima èche la musica di tango non è per nul-la allegra, la seconda è che l’ambientedel tango non è certamente triste.

Il tango accompagna la vita; per i più sembra parte imprescindibi-le della vita. Come lo spiegate?

Le vere passioni sono così! Ti ac-compagnano condizionando la tuavita interamente. Noi ci consideria-mo dei veri privilegiati, potendo fa-re della nostra passione l’attività la-vorativa, girando il mondo, divul-gando il nostro tango.Progetti per la prossima stagione?

La prossima stagione si presenta ric-ca di appuntamenti: a maggio saremoal Festival Yunta Brava in Turchia, poial 2° Festival di Tango Sul Mare orga-nizzato da Costa Crociere. A giugnosaremo al Festival di Capri, e a quellodi San Pietroburgo. A luglio avremoalcune date di spettacolo in areneestive e ad agosto siamo invitati alFestival di Mosca. A settembre sare-mo al Festival di Aix Les Baines inFrancia, al Festival di Fivizzano e aseguire al Congresso di Padova.Questa è una non-domanda, uno spa-zio aperto e libero: cosa volete dire?

In uno spazio aperto e libero, l’uni-ca cosa che ci piacerebbe fare sarebberiempirlo ballando un tango… ■

Grazie,maestro Monteleone

È il 1992 quando attraverso l’as-sociazione El Barrio Tangueroarriva in Italia, a Torino, Pe-

dro Monteleone. Questo milongue-ro della generazione dei grandi pio-nieri del tango argentino, ballerinodi fama mondiale, “maestro deimaestri”, giunge in Europa già fa-moso, anche presso il grande pub-blico, per essere stato consulente diquasi tutti i film sul tango, in parti-colare Evita, in cui insegnò a ballarealla star Madonna. Ma per il pubbli-co tanguero è stato un riferimentoessenziale, punto di partenza per ladiffusione del tango in Italia,un’icona dello stile più classico, pu-ro e rigoroso. Torino è stata la suacittà di adozione, in cui dal 1998,ha insegnato, insieme ai figli Marce-la e Rolo. E dove ha dato vita allasua “creatura” il Torino Tango Festi-val, in cui ogni anno si esibiva, im-preziosendo con la sua presenza, al-lo stesso tempo affettuosa e autore-vole, una delle più importanti ma-nifestazioni in Italia.

Pedro Monteleone ci ha lasciatoproprio alla vigila dell’ottava edizio-ne di quel festival a cui ha dato tan-to, tutto. Lascia un vuoto, ma reste-ranno sempre il suo carisma, i suoiinsegnamenti, la sua straordinariaenergia creativa. Grazie Pedro.

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conAlejandra Arrué e Sergio NatarioAndrea Missé e Javier Rodriguez

Pancho e Gaby Marcela Guevara e Stefano Giudice

Orquesta Hyperion Ensemble

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TANGODOC

paroledal pensierodall’anima

dal cuore argentino

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Oh che sarà, che sarà...

Ha conosciuto il meglio e il peggio degli an-ni Ottanta, Daniel Melingo, gli anni in cuila sigla continuava ad essere «sex, drugs and

rock’n roll» e non a sproposito... E nei primi an-ni Novanta ha abbandonato il rock e il popper entrare in pieno nel tango, e proprio inquello «reo y orillero». Cosa sarà che succe-de nella testa di chi decide di transitareper quelle strade? «Che ne so - rispondeMelingo - lo chiedo anche a mestesso. Mi preoccupa di più quelloche succede nella mia anima.Intanto continuo il cammi-no».

Melingo dipinge a figu-ra intera emarginati emilongueri vari, inter-

desde el hondo bajofondo

O que será que será Que vive nas idéias desses amantes

Que cantam os poetas mais delirantes Que juram os profetas embriagados Que está na romaria dos mutilados

Que está na fantasia dos infelizes Que está no dia-a-dia das meretrizes

No plano dos bandidos, dos desvalidos Em todos os sentidos, será que será

O que não tem decéncia, nem nunca terá O que não tem censura, nem nunca terá

O que não faz sentido O que será que será

(Chico Buarque de Hollanda)

Vamos Melingo,carajo!Torna a colpire l’autore

di Santa Milongadi Punto y Branca

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TANGODOC

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pretando brani composti per manodi poeti come Carlos de la Pùa, Ce-ledonio Flores, Enrique Cadicamo,Julian Centeya y Luis Alposta e altridi composizione propria. Dice cheil tango è il genere che più lo identi-fica e che sempre gli è stato vicino.Il suo patrigno, che è stato il mana-ger di Edmundo Rivero: a quindicianni gli regalò un bandoneón e nellasua discoteca adolescenziale c’eranole collezioni complete di EdmundoRivero y Carlos Gardel.

Ma qual è il tango che più loidentifica? «Il mio è il tango canción- risponde - quello di Gardel, Igna-cio Corsini e Charlo e che poi è sta-to continuato da Fresedo, De Caro,Canaro. E infine quello di AnibalTroilo, il tango più milonguero,non quello ballabile e orchestraledel ’40. Nel mio repertorio sto ap-profondendo il compás, il fraseggio,la musicalità più pura del tango oril-lero di inizi Novencento. Alcuni te-sti sono di cinquanta anni fa, altrisono scritti ora, perché il tango èatemporale e universale, per questoin molti tanghi sembra che il pas-saggio del tempo non abbia effetto».

Melingo non è pazzo. In questaluce vanno interpretati i suoi tanghi

improbabili, composti sul filo con-duttore della follia. Melingo è unapersona, certo. È sopravvissuto a sestesso, alle sue infinite peripezie per-sonali, fino a diventare un personag-gio letterario in carne e ossa. Melingoè la leggenda di Melingo, il protago-nista d’una vita troppo intensa cheè sfociata inevitabilmente nel tango.Per essere Melingo si deve «cammi-nare per strada annusando la poesiacome un cane da caccia. Ballare co-me un látigo - una frusta - e cantarecome una ferita rimarginata».

Melingo è un musicista di grandelevatura tecnica. Ha studiato inconservatorio, anche se rivela pocodell’esperienza accademica. È - e sem-pre sarà - un avventuriero furioso,delirante, allucinato. Un bohémiendi Buenos Aires, ossia, del mondo.Possiamo chiamarlo Maestro perchéè stato capace di raggiungere l’umiltà.Niente di più naturale, allora, chela risata di fuoco de suoi tanghi.

Melingo polverizza i confini tra ilsacro e il profano. Nelle sue canzonic’è tanta adorazione quanta irrive-renza. C’è una valanga di ortodossiae tonnellate di eresia. C’è l’eccesso el’accuratezza. Amore e follia. Penetranegli altari della musica rioplatense

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senza bussare. Le porte si aprono alsuo passaggio perché, palpitando, si èguadagnato il diritto a giocare con ladura legge del tango. Tango de ley, laformidabile follia di Melingo.

Maldito TangoDaniel Melingo, star del rock argen-

tino negli anni ’80, in seguito prota-gonista della movida madrilena e in-trepido esploratore del Brasile, oggi èdiventato l’uomo della nuova frontie-ra porteña. Con una voce particolare,scura e fumosa, un po’ Tom Waits eun po’ Nick Cave, Melingo è l’amba-sciatore di un tango moderno, ecletti-co ed elettrico. È un artista che ama,crea e suona il tango e la milonga inmodo eccezionale, è un precursoredella scena musicale di Buenos Aires,considerato come colui che ha reinven-tato il tango canción. È autore, com-positore e produttore dei suoi album.

Ora Melingo arriva con Maldito tan-go: un album creato, distrutto e rico-struito in sei mesi, non un album jazzo solo un album di tango, ma un’operaelaborata che rompe le regole e distor-ce i codici del tango, citando i poetidi ieri e di oggi e dando una nuova vi-ta alla musica e al tango-canzone, confascino e bellezza davvero unici. Mol-te delle canzoni cantate da DanielMelingo in questo secondo album so-no opere di poeti e autori di tangoche s’identificano con la sofferenza el’astuzia della gente di Buenos Aires,scrivendo in lunfardo (lo slang di Bue-nos Aires) e descrivendo i limiti dellacittà, i suoi quartieri, i suoi cabaret, lapovertà e la tristezza della sua gente.

Ascoltare Maldito tango è come guar-dare una serie di bizzarre istantanee:il borsaiolo sull’autobus, la prostitutain pianto, il vagabondo, il lavoratore digiorno che balla via la notte, il bambi-no che muore a causa della solitudine,l’argentino di Montmartre, gli inna-morati con la loro segretezza cauta eguardinga, il vecchio playboy… ■

UN POCO DI BIO...

Nato nel 1957, Melingo ha suonato insieme aMilton Nascimento fino

al 1980, quando entra a far partedel gruppo Los Abuelos de la Nada.Parallelamente crea il gruppo Los Twist insieme a Pipo Cipolatti(sue sono le hit Cleopatra e HullaHulla). Questi due gruppi sonocapostipiti del rock argentino deglianni ’80. Nell’82 due è chiamato a far parte di Las Ligas, gruppo di accompagnamento di CharlyGarcía, la più grande rockstarargentina. Nel ’95 realizza il suoprimo disco solista H2O, ispitato al fumetto L’Eternauta. Durante il 1997 si intrufola nella conduzionedel programma tv Mala Yunta per il canale Solo Tango, dove invita i musicisti rock a suonare il tango.È nel ’98 che esce Tangos Bajosil suo primo disco di tanghi, per poi continuare con Ufa! (2003).Nel 2004 pubblica per MañanaRecords, l’etichetta discografica di Makaroff, l’argentino dei GotanProject, la riedizione di SantaMilonga e finalmente, nel 2008,il nuovo lavoro Maldito Tango.

DISCOGRAFIA

H2O 1995 Tangos bajos 1998Ufa 2003 Santa Milonga 2004 Maldito Tango 2008

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Fernando y Nayla «Grandes exponentes de la nueva generación, con auténtica esencia tanguera...»

Così li ha definiti il giornale Clarin.«Fernando y Nayla son las estrellas mas prometedoras del panorama milonguero actual»

El Tangauta, ottobre 2007

F ernando Sanchez e Nayla Vacca, ballerini e coreografi, appartengono allanuova generazione che ha fatto del tango la propria vita. Nati entrambi nel1982, questa giovanissima coppia di ballerini ha calcato i palcoscenici e le

milonghe più “difficili” di Buenos Aires. Allievi e assistenti dei più prestigiosimaestri di tango argentino, Fernando y Nayla si conoscono fin dalle elementari,dove hanno iniziato a condividere la loro passione per la musica e la danza. Oggisono tra le coppie più richieste nelle tradizionali milonghe, dove con la loro fre-schezza, spontaneità e formazione danno uno spettacolo di magia e sensualità ri-chiuso in un abbraccio.

Il loro stile salón, coinvolgente negli spettacoli, e la loro didattica precisa e ge-nerosa fanno dei loro workshop un’esperienza entusiasmante, in cui si dedica piùspazio alla tecnica che alle sequenze, aiutando così l’allievo ad entrare nel cuoredel tango. Così definiscono il loro metodo didattico: «nei nostri workshop inten-diamo dare all’allievo la possibilità di creare un proprio stile di ballo o rafforzarequello che già possiede. Approfondiamo la tecnica nei movimenti, offrendo lapossibilità di sviluppare una personalità chiara e decisa nel ballo. Applicandoelementi imparati in diversi momenti si cerca di trovare ciò che li accomuna e lirende simili e in questo modo differenziare marcas e intenzioni». Sarà possibileconoscerli e apprezzare le loro capacità didattiche nello stage del 17 giugno a Vi-cenza, palatenda Crazy Bull, prima della loro partenza per il tour europeo.

Fernando e Nayla sono stati allievi di grandi maestri, come Gustavo Naveira eJuan Carlos Copes e si sono esibiti nelle principali milonghe di Buenos Aires.Hanno una formazione nella danza che include rock, swing, danza contempora-nea e yoga. Nel 2001 partecipano come ballerini di swing nei concerti dell’orche-stra Swank, di rock and roll con Los de Fuego en Bingo, di tango, rock e swing perl’Associazione Italia Duemila.

Tra le prime esperienze di palcoscenico nel tango lo spettacolo Tango, el desafíoen La Casona del Teatro de Beatriz Urtubey dal 2003 per quattro stagioni conse-cutive e al Viejo Correo con l’orchestra La Máquina; un cameo nel film La puta yla ballena di Luis Puenzo. Poi la partecipazione al Festival de Tango y Folclore en LaBoca patrocinato dalla Secretaría de Cultura del Gobierno de Buenos Aires.

Hanno già al loro attivo importanti tournée all’estero, come quelle in Spagna ein Brasile con il patrocinio della Secretaría de Cultura del Gobierno de la Ciu-dad de Buenos Aires insieme all’orchestra Las del Abasto, in rappresentanza del-l’Argentina. Tra il 2006 e il 2007 hanno insegnato al Centro Cultural TorquatoTasso per la Asociación de Maestros Bailarines y Coreografos de Tango Argenti-no e sono stati Special Guests all’International Grand Tango Congress Of New Zea-land. Hanno riscosso un grande sucesso nel 2007 nella loro prima tournée euro-pea che ha toccato Gran Bretagna, Italia, Spagna, Svizzera e Grecia. Quest’annoli vede impegnati in un nuovo tour che comprende Inghilterra, Italia, Svizzera,Germania. www.fernandoynayla.com

giovani volti

Il tour 2008 di Fernando e Naylamaggio15 - 23 Milano - Comuna Baires24-29 Chur - Svizzera30 maggio - 1 giugno Amburgo-Germaniagiugno4 -12 Bremen e Berlino - Germania17 giugno - Crazy Bull-Vicenzaluglio2 -12 Inghilterra (Newcastle, Berkley, Londra)

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ITALIAtel/fax + 39 0383 42238 - cell 335 6953114 - [email protected]

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O tro modo deBailar

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testo e design Toni Burattin

sorsitralenote

Èil quarto articolo di questa ru-brica dedicata al vino che la rivi-sta offre ai lettori tangueri. Non trattando spe-

cificatamente di Tango, le risposte circa l’interesse aquesto argomento da parte dei tangueri non giungo-no in redazione; del grado di coinvolgimento non sene ha traccia tranne un solo sporadico riscontro cheha portato ad un breve confronto con Paolo, anchelui appassionato di vino. In quella breve chiaccherata- durante una pausa di uno stage di tango - è emersala reciproca convinzione di quanto il mondo del vi-no, sia oggi sovraccarico di informazioni spesso falsa-te e un po’ speculative, che arrivano ormai da tuttimezzi di informazione locali e nazionali. Insommatutti parlano di vino, tutti sembrano conoscere ilmondo del vino, tutti, chi più chi meno hanno fattouno o più corsi di degustazione eccetera, eccetera...

Molti sembrano conoscere le nozioni minime cheaccompagnano una corretta degustazione. E allora inqualsiasi occasione dove si beva del vino, giù... uncontinuo roteare di bicchieri (spesso impugnati inmaniera a dir poco approssimativa), una spasmodicaricerca di quanti archetti rilasci il vino nel bicchiere,

un continuo immergere le narici, financo lepupulle, dentro al bicchiere. Ma non erano le “pa-

pille”, quelle gustative? Ma quanti siamo ormai, quel-li che si spacciano - a torto o a ragione - per intendito-ri di vino? Mi ci metto anch’io perché così devo esseresembrato ad un’amica che non vedevo da tempo, laquale, durante una cena di riavvicinamento, senten-domi esprimere un commento sul vino che stavamobevendo, ha reagito eslamando: «anche tu! Non se nepuò più di questa continua esibizione di esperti di vi-no, ad ogni cena in cui mi trovo c’è sempre qualcunoche non vede l’ora di introdurre l’argomemento, mo-nopolizzando la conversazione ripetendo sempre lestesse cose». Come darle torto? Non me la prendo so-lo con chi esibisce una azzardata conoscenza del vi-no, ma con chi ne condiziona i comportatamenti cosìcome condiziona e orienta i gusti e i sapori, denun-ciando in questo modo uno scarso rispetto per il vinoe la sua cultura. D’accordo, il vino sarà diventato dimoda, ma lo si può affrontare con discrezione senzavenire spacciati per esibizionisti? Io ci provo.

Mi viene da chedermi però, perché mai continuarea tenere una rubrica sul vino, in una rivista che parla

DEGUST Aprima puntata

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di tango oltretutto, quando poi tutti sembrano co-noscere già tutto. Già, ma io non ho la presunzione(mi son detto) di saperne più degli altri, parlo delvino perché è un argomento culturalmente impor-tante - per chi lo voglia vivere con sincerità, così co-me lo sono molti vini italiani - è principalmenteuna passione che seguo con amore e ringrazio chimi dà il privilegio di scriverne in questa rubrica,con la speranza di scambiare informazioni, mi augu-ro utili ad approffondirne la conoscenza.

Veronelli - che è stato ed è tuttora con i suoi inse-gnamenti, uno dei più grandi studiosi e conoscito-re, rispettoso del vino - diceva che chi ha il deside-rio di approcciarsi al vino, la cosa più importante èche lo faccia con amore. Il resto è la conseguenza,ne rappresenta “solo” la forma, aggiungo io. Mi au-guro che da qualche parte arrivino queste parole,non fosse altro per avere la possibilità di una purbreve, ma autentica conversazione; di condividerecon qualcuno l’interesse vero per qualcosa. A parteil tango naturalmente.

Degustazione quindi!

Accennavo prima agli archetti che vengono rila-sciati nel bicchiere dopo il movimento dello stesso;movimento che serve per ossigenare il vino in mo-do da sprigionarne gli aromi. Che gli archetti sianoun indicatore della qualità del vino a seconda dellaloro densità e misura, è un dato che viene conside-rato attendibile, ma... quello che li determina invecenon è il contenuto di glicerina pur presente - convin-zione errata, conseguenza di un’informazione pocoattenta. Uno studio approfondito darebbe per certoche gli archetti siano provocati, invece, da un feno-meno fisico/chimica (effetto Marangoni); una rea-zione tra il contenuto alcolico, la superfice del bic-chiere e le sostanze volatili a contatto con l’aria. Nonmi addentro qui a spiegare il fenomeno nei suoidettagli, chi vuole approfondire può trovare soddi-sfazione nel libro Il gusto del vino di Emile Peynaud.

Iniziando la degustazione di un vino, l’elevata densi-tà e numero delle “lacrime” non è un dato sufficientead indicare con certezza che quel vino sia eccellente.

(continua nel prossimo numero)

Ribolla Gialla

La Ribolla "Rabiola" gialla è certamente un vitigno indissolubilmente legato al territorio in cui viene coltivato,una fascia collinare che da Tarcento scende fin quasi all'Istria;quella che parte delle province di Udine e di Gorizia corrispondenti al Collio e i Colli orientali del Friuli.

NOTE SENSORIALi Colore: giallo canarino intenso con riflessi dorati.Profumo: balsamico, fruttato,con note di pesca, albicocca,agrumi, sambuco, fiori bianchi e leggero sentore di vaniglia.Gusto: voluminoso, morbido, vellutato,con ottimo equilibrio acido;retrogusto lungo e persistente con evidenti sentori agrumati.

ABBINAMENTIOttimo come aperitivo,si accompagna egregiamente agli asparagi, alle minestre di verdure,ai passati di legumi e al pesce marinato.Pasta e risotti con pesce e crostacei.

Temperatura di servizio: 12 - 14 °C

ALLA RICERCADEL TERRITORIO PERDUTO

I vini autoctoni

Quante volte ci è capitato di sentire un odore oun sapore particolare, evocando senzazioni di

Proustiana memoria. Sul sapore di un biscotto loscrittore francese ha costruito tutta la sua opera let-teraria. La memoria involontaria bisogna però saperlariconoscere, avere un atteggiamento di curiosità e at-tenzione affinché faccia emergere e distinguere un sa-pore autentico tra tanti, troppi, condizionamenti chela standardizzazione del mercato produce. Succedeche anche nel vino ci sia ormai una certa conformitàche fa sembrare spesso un vino simile ad un altro. I viniautoctoni hanno invece la forza e il carattere di distin-guersi, perché appartengono ad un territorio, il qualeriesce ancora ad esprimere tutte le peculiarità che gliappartengono.

T AZIONE

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U n battesimo tangueroal quale non poteva-mo mancare: il pri-

mo Festival Internazionale diTango organizzato in Roma-nia. Si è svolto in un bel pa-lazzetto di inizio 900, adibitoad eventi culturali nel centrodi Bucarest, in via Calea Ca-larasi. Gli organizzatori di que-sta maratona di tango sonoAlina detta “la Morocha”, perla sua lunga e bella chiomanera, e Catalin Dumitrescu. Ipartecipanti a questa manife-stazione d’esordio hanno in-terpretato al meglio lo spiritodella milonga: alto il livellodel ballo e soprattutto ami-chevole e giocoso il clima delle serate. I giovani nuovitangheri rumeni iniziano piano piano a crearsi il lorospazio in una capitale che in passato verso gli anni ’40ha saputo già cosa fosse il tango, e che, forse ancora unpo’ diffidente, accoglie il ballo con crescente curiosità.

Alina tu hai organizzato il festival e sei stata la primaa portare il tango in Romania. Come sei entrata incontatto con il mondo del tango?Ho iniziato nel 2003. Vidi prima un documentario sultango, mi incuriosì, mi affascinò il ballo, poi andai aBuenos Aires per capire veramente cosa fosse il tango,di cui avevo maturato una vaga idea. Lì ebbi la fortunadi incontrare Alfredo Garcìa che non solo mi insegnòa ballare, ma mi trasmise la cultura porteña del tango.Quando tornai iniziai ad insegnare quello che avevo

imparato e così nacque la prima scuola, El Tango, chefondai insieme a Catalin Dmitrescu (www.eltango.ro).Il nostro obiettivo era ridare tutto ciò che avevamo ap-preso a Buenos Aires. Volevamo trasmettere la passio-ne del tango milonguero che avevamo imparato non so-lo da Garcìa, ma da Anna Shapira, da Natucci al Besosetc. Per noi non era importante avere mille allievi, matrenta che vivessero come noi questo amore. Sono sicu-

ra che qui a Bucarest ci sonograndi possibilità che il tangosi diffonda. Qui da noi sonomolto diffusi la salsa e i ballifolkloristici rumeni. Questisono un’ottima base popolareper la diffusione del tango.Non solo i romeni sono mol-to portati verso la musica,ma si impegnano molto perstudiare il ballo. Non appenahanno la possibilità, viaggia-no per andare a fare workshopall’estero, andare a ballarenelle milonghe fuori dallaRomania confrontandosi conaltri ballerini, apprendendo eoffrendo i loro stili. Ora inRomania ci sono dopo tre an-

ni già tre scuole, forse quattro. La seconda è stata fonda-ta ancora da me. Ho lasciato El Tango dove ora insegnaCatilin e ho aperto Tango Brujo (www.tangobrujo.ro), laterza è Tango Tangent (www.tangotangent.ro). Sono con-tenta che ci siano più scuole, questo aiuta il nostro mon-do a crescere. Abbiamo anche un bollettino di tangoTango Boletin. Da noi sono venuti molti maestri argen-tini nel corso di questi ultimi tre anni, anche il nostroAlfredo Garcìa. Organizzavamo workshop e milonghe lasera, concentrandoci per tre o quattro giorni. Così lamaggior parte di noi è cresciuta nel ballo.

La Morocha si è esibita durante il festival in coppiacon il ballerino Ney Melo, argentino ora residente aNew York. Anche lui tra gli invitati del festival viene aBucarest almeno due volte l’anno.

All’ombra del conte VladLa leggenda di Dracula, la Transilvania,castelli, fantasmi e vampiri:la Romania offre molto altro.Il tango, ad esempio, con il primo festival internazionale a BucarestIntervista di Ermanno Felli

parole dall’est

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Catilin tu anche sei stato il porta-tore del tango in Romania, raccon-taci della tua esperienza.Anch’io ho iniziato a Buenos Airescon Alfredo Garcìa. Lì ho appreso lacultura e come già ha spiegato LaMorocha abbiamo iniziato a trasmet-tere questa, anche la tecnica del ballo,ma soprattutto la cultura del tango,cosa forse più importante. Noi siamosolo agli inizi. Mi rendo conto chetre o quattro anni di tango in unacittà non sono nulla in confrontoad altre esperienze, però abbiamogià chiaro che per noi l’importanteè sviluppare il tango come un ballosociale, più che un ballo individua-le, di competizione, di atteggiamen-to. Il tango deve rimanere una festasociale, un ritrovo, dove attraversodei codici umani si gioca l’esperien-za della vita, per imparare da questae per questa. Il sentimento sociale èil sentimento di chi è nella milonga,

LA “PARIGI DEI BALCANI”Bucarest, fondata più di settecento anni fa, è una città ricca d’arte e di storia.Vanta 37 musei, 22 teatri, gallerie d’arte,biblioteche e altri monumenti degni di nota.Il Palazzo del Parlamento, è il secondo edificiopiù grande al mondo dopo il Pentagono.Secondo una leggenda fu fondata dal pastore Bucur, ma la realtà storica la lega al sanguinario principe Vlad Tepes III,che nel 1459 firma un documento che ne attesta l’esistenza. Nell’Ottocento la città subisce una modernizzazione,grazie al contributo degli architetti francesi.L'ispirazione parigina si nota anche nella vita culturale di Bucarest, con tanto di aristocrazia romena educata in Francia.L’avvento del regime comunista,alla fine della seconda guerra mondiale pone fine alla vita cosmopolita di Bucarest.Quartieri storici, alcuni bellissimi edifici in stile Belle Epoque vengono distrutti per far spazio alle costruzioni volute dal dittatore Ceausescu. Ma passeggiando per le traverse delle strade principali si puòancora vedere l’altro volto di Bucarest:edifici che all’inizio del ‘900 contribuirono alla denominazione della capitale rumena come la “Parigi dei Balcani”.

DRACULA, PER CHI NON LO SAPESSE...La vicenda di Dracula - che nel 1897 ispirò il conte vampiro dello scrittore irlandeseBram Stoker - rappresenta un pezzo di storia della città. Il padre, il conte Vlad Tepes II, principe di Valacchia, era statonominato nel 1431 difensore del SacroOrdine del Drago, un'organizzazione semi-monastica, fondata dall’imperatoreSigismondo di Lussemburgo e signore di Transilvania, per difendere la cristianità dalle minacce della potenza ottomana.Vlad Tepes III, nacque nel 1431.Usava firmarsi Draculea o Draculya (il figlio del drago). Dominò la Valacchia dal 1456 al 1462 con indicibile efferatezza,prima di venire ucciso nel 1476 dai turchi.Dracula fu sepolto nella chiesa del Monastero di Snagov, in un'isola vicino a Bucarest. Quando, nel 1931, fu aperta la cripta in cui era stato sepolto cinque secoli prima, la tomba fu trovata vuota: il conte Dracula non c’era più.

di chi appartiene ad essa, questo èper noi il tango. In Romania sembrasvilupparsi facilmente questo senti-mento, e ne siamo molto felici.

Così anche il festival di tango diRomania si conclude, lasciandociuna profonda ammirazione per igrandi passi fatti in poco tempo daquesti ballerini, e per quello spiritodi festa a cui Catilin e la Morochatengono più di ogni altra cosa. A fi-ne di ogni serata il gruppo di ragazzisembrava non volersi lasciare, rima-nevano nel locale a parlare e a rac-contare aneddoti divertenti sulmondo del tango, sulle loro espe-rienze, prendendo in giro se stessi oi caratteri grotteschi o buffi di que-sto o quell’altro maestro argentino.Possiamo solo augurarci che questospirito giovane e milonguero riman-ga e che Bucarest apra le porte aisuoi giovani talenti.

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paroladilettore

Attendiamo i vostri elaborati:

testi (max 2000 battute) poesie,immagini, lettere.

Scrivete [email protected]

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mi riempiva. E la musica, che come unimpeto che solo l’origine puòconoscere, lacerava il tempoe proiettava l’infinito nell’istantee il mondo apparendo qui accanto a me,la musica narrava ora tutta la storia.Da te venni, città di umili emigranti,città di speranze, di scavati visi,a sincerarmi.Ma i tuoi bianchi palazzi sporchi di solenon mantennero la melodia che sentitoavevo e le strade nascoste alla storiasi perdevano senzaorgoglio e con tragedia,ma quale passato tieni nascostonel tuo ventre, che io attraversaicurioso e pieno di amore? Ma doveil sincero camminarche rese nobile l’umana posizione?Perché il futuro, moda ultimadella sorda parola, spacciadi vecchio tutto ciò che sentire non può?Cià che nuovo oggi si dichiaraè agonia della propria vecchiaia.

La solitudine mi riavvolsenel suo mantello, ma non piùla direzione cercavo ora fuorinascosta dietro il buio cieco dell’inverno,volto mi ero alle musiche tue figliee il mio andare stesso si era fattoarmonico segno.

© Ermanno Felli“POESIE DEL TANGO REMOTO”

Buenos Aires

Quanti giorni passati a camminaresenza bene sapere, e la direzionepersa e nascosta dietro agli accadimenti,

frantumi di storia senza racconto.Il cuore asfissiato, di soledenutrito, e l’aria come vento tirannograffiava il mio respiro.Quanta strada percorsa sullo stessoluogo, che riconoscere non potevo,e con il passo stanco e flebilecalciavo il sasso nell’infinito.E dietro l’albero non il paesaggioma il numero di monetineper tirare avanti, per cercarne altre.E i raggi fiochi, stanchiche mi accecavano di opaco.Notti di lune nascoste, travoltedai ricordi di donne, avute, perse cacciate,amori sognati o subiti. E allo specchiodel pensiero solo mi sentivo di questaesperienza, che come una maledizionemia credevo di esserne colpito. La solitudine,amica di tutti, lì spinse il mio udito e una eco lontanasi faceva chiara nello spazio, lì,dalla finestra, dai volti di mille donneveniva, e si univa in un’unica armoniae la voce, di uomo simile alla mia, triste e felicesempre più vicina cantava la sua storia. La musicain me risvegliava il mio nome,e mi accarezzava gioiosadella mia disperazione: di gioco

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direzione artisticaSergio Natario

e Alejandra Arruécon

Ezequiel Paludi Gerardine Rojas

Ricardo BarriosLaura Merlo

Orquesta Hyperion EnsembleAna Tanga Cabaret

1° encuentro internacional

de tango argentino

organizzazione Associazione inTango - Pescara - www.tangoinfestival.itinfo [email protected] - amalia 320 0334359 - claudia 329 4330594 - alejandra 338 4163836

Progetto grafico logo: Studio Calcografico Urbino - Pescara - www.studiourbino.it - foto di Gino Di Paolo

giovedì 28 agostoAPERTURA FESTIVAL

presentazione del programma e maestri

Mostra e presentazione libro Nel segno del tango

con la poetessa A. M. Farabbi e il musicista Daniele Dall’Omo

venerdì 29 agostoCONCERTO IN TEATRO

ore 21 Orquesta Hyperion Ensemble

dalle ore 24 MILONGAle donne invitano

esibizione di giovani maestri ospiti

sabato 30 agostoSERATA DI GALA

La Viruta Tango Clubesibizione dei maestri

domenica 31 agostoSERATA IN BIANCO E NEROCABARET CON ANATANGA

PESCARA 28-31 agosto 2008

Page 48: rivista etango

via Monterosa 2620031 Cesano Maderno (Milano)

tel/fax 0362 523701

www.idearsarli.net

MariaSarli

Bauhaus Project agenzia di pubbliche relazioni e organizzazione eventi

consulenza e progetti per l’immagineconcessionaria della pubblicità

e casa editrice della rivista È Tango

[email protected]à@e-tango.it

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Page 50: rivista etango

4 giorni di milonga sul mare, tutti i giorni dalle ore 15 all’alba

47 ore di danza6 ballerini tra i più giovani e innovativi

rappresentanti del tango 22,5 ore di lezioni per tutti i livelli

4 esibizioni dal vivo musica dal vivo e jam session

di musica e danza improvvisata,3 DJ e... vacanze tanguere,

sole, mare e tanto altro...

4 days of milongas on the sea every day from 3 p.m. to sunrise 47 hours of dancing altogether6 dancers (maestros) among the youngest and the most innovative in the tango scene22,5 hours of classes for all levels4 live performances, live music and jam sessions - dance and music improvisation3 DJs and... tango holidays, sun, sea and so much fun!

www.tangobeach.net

Page 51: rivista etango

ANATANGA

Tango cabaret

Continua il tour milonguero di Anatanga con lo

spettacolo Cabaret Tango, giàrappresentato in vari locali intutta Italia. La divertente satirasull’incontro-scontro con lostereotipo del machoconquistatore e i retroscena della favola del tangoappassionato sarà di scenaall’Encuentro Internacional detango Argentino di Pescarailprossimo 31 agosto.Lo show è disponibile initaliano, spagnolo, inglese,tedesco. Promosso dalcircuito club di ÉTango, è richiedibile a:[email protected] su Youtube.

‘TANGO TRES’Il sax e la Guardia Vieja

I l trio Tango Tres (Silvio Zalambani,sax soprano, Donato d’Antonio

chitarra, Vittorio Veroli violino)propone una ricerca sulle origini deltango della Guardia Vieja, negli stiliin voga tra il 1880 e il 1920, traBuenos Aires e Montevideo, cosìcome in tutta l’America Latina:danza e habanera cubana, maxixebrasiliano, candombe uruguayanoe milonga argentina.I brani nell’album Tango Tres sonotratti dai motivi più famosi del pe-riodo, gli arrangiamenti originali so-no curati da Silvio Zalambani, idea-tore del progetto. Tango Tres pre-senta un viaggio nei sentimenti chehanno generato il tango attraversola mescolanza tra culture diversissi-me che hanno generano nuova lin-fa vitale. Il trio ha partecipato a ma-nifestazioni prestigiose come la 6aCumbre mundial del tango di Sivi-glia e i loro concerti sono completa-ti dalla presenza di Rubén AndrésCostanzo, affascinante narratore estudioso della cultura tanguera.www.tangotres.com

Edizioni Bauhaus Project Il libro e il DVD sono in vendita (€22,00) nell’area shop del sito www.e-tango.it

Il tango è una vera e propria eco culturale, la società parla attraverso esso e sin dai suoi albori ha riflesso la vita degli abitanti di Buenos Aires incorporandone l’anima e l’essenza, traducendo ogni determinato periodo storico in una forma espressiva di rivalsa popolare

Dal retrocopertina di Tango Argentino. Il ballo e la sua struttura

LUIS CASTROE CLAUDIA MENDOZAIl manuale del tango

51

recensioni

Non si impara a ballareleggendo un libro,

non seguendo astratte istruzioni fatte di linee, numeri e segni. La letteratura del ballo non è la traiettoria del movimento.Un libro aiuta a trasmettere nozioni di cui far tesoro attorno alle quali si fonda la pratica. L’insegnamento contenuto in un testo veste i concetti cardine con l’elemento praticoindipendentemente dal fattoresoggettivo del metodo didattico,del suo ideale stilistico, dal fattoreumano comunicato da ognimaestro che si possa definire tale,impossibili da ritrovare in un video.Il rapporto tra maestro e allievo è imprescindibile, mediato da untesto di riferimento, un viaggio per entrambi all’interno di sé stessi. In questo processo di conoscenzainteriore attraverso il ballo ognuno potrà esprimersi con il suotango fatto di tecnica coltivatatenacemente, liberato dallacondizione di essere riprodottociecamente come un clonesenz’anima, perché elaborato con l’acquisizione di concetti cheesprimono umanità, sentimenti,emotività ed eleganza che gravitanointorno alla propria unicità.Su questo hanno voluto puntare i Maestri Luis Castro e ClaudiaMendoza con il loro Manuale di Riferimento, per far capirel’importanza imprescindibile della presenza fisica del maestro e la base teorica dell’allievo: nel mezzo, un dialogo in costruzione fatto di incontro,mediazione, ascolto, comprensione,attesa e movimento.Il video che si trova al suo internonon è che la testimonianza di come il ballo del Tango Argentino sia una forma d’arte tramite cui esprimersi per raccontare la propriavita e quella degli altri suggerendo idee e nuovi punti di vista.

Page 52: rivista etango

In Italia si balla così tanto

in lungo e in largo che il Bel Paese

meriterebbe di assomigliare

nella sua forma ad una scarpa da ballo.

Ci siamo andati vicinoe ci aggiustiamo

con uno stivale...Fra le tante proposte

on the road che l’incalzante

turismo tanguero suggerisce

ci appaiono evidenti bellezze paesaggistiche,

enogastronomiche e artistiche

in ogni direzione.Riscopriamo

così il piaceredel viaggio libero, breve

e non organizzato,per assaporare

gusti diversi da quelli di casa,

conditi con poche cose:voglia di socializzare

e di incontrarsi,un itinerario,

un po’ di spirito d’avventura

e naturalmente le scarpe da ballo

con sé.@ [email protected]

Page 53: rivista etango

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Page 54: rivista etango

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durante la stagione estiva

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Page 55: rivista etango

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Cochabamba 444 tango club Svicolo dei Conti, PadovaAlberto Muraro 328 8326312digilander.libero.it/cochabamba444

Walter Cardozo, Margarita Klurflan Mac/o scuola Cecchinivia C. G. Abba 39, Padova 349 4248916 www.cardozo-klurflan.com

Rovigo Tango Avia Boniole 7, Boara, RovigoElisabetta Cavallari 349 5581371www.rovigotango.com

Masetto Maurizio Mavia Rasega 64, Grumolo delle Abbadesse VI348 2330990www.elsabordetango.it

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dove studiare

Page 56: rivista etango

T acchi a spillo e solidarietà. La ricettadel tango estivo del nord-est al Pa-latenda Crazy Bull. Ritorna con la sta-

gione estiva il tango al Palatenda Crazy Bull,nel complesso del Centro Commerciale Le Pi-ramidi di Torri di Quartesolo (Vi) di Domeni-co Basile&C, con una programmazione di se-rate danzanti e intrattenimento alla sua secon-da edizione. Ogni martedì tango, dal classicoall’elettronico, con un team dei migliori dj delpanorama nazionale. Coadiuvano il gestorenel coordinare l’evento, anche per questa edizio-ne, Adriana Pagnottelli e Christian Zanarella.Non solo mania quella del tango, legata aun’ammaliante vena di seduzione, ma vogliadi incontro, di abbraccio, di condivisione attra-verso il ballo, di momenti di cultura e approfon-dimento in un ambiente elegante e attrezzato.

Le letras di Tango più belle saranno lette adapertura serata, per ricordare quanto le paroleche accompagnano la musica che tanto amia-mo, ne siano parte imprenscindibile. Speciali-tà enogastronomiche argentine, con il piattounico tipico di empanadas, asado e dolci tipiciaccompagnati dall’autorevole vino Malbec, so-no le proposte dell’ottimo servizio ristoranteper chi desidera cenare. Corso gratuito per

debuttanti in presera-ta con Maurizio Ma-setto della scuola Elsabor de tango di Gru-molo delle Abadesse. Il17 giugno, stage ed esibi-zione della giovane coppia Fer-nando Sanchez e Nayla Vacca, apprezzati intutta Europa. Ancora ospiti in programmazio-ne e una sfilata danzante di abiti per il tango.

Ma soprattutto, da quest’anno, solidarietà. Iltango, che nasce sulle strade di Buenos Aires,frutto della malinconia di migliaia di immigra-ti, diventa occasione al Crazy Bull, per aiutarel’infanzia argentina, cooperando a favore dellaFondazione Onlus PUPI., presieduta dal famosocalciatore argentino Javer Zanetti, che da annisi adopera affinché la generosità sia un valoreetico necessario e dovuto nei confronti dell’in-fanzia meno fortunata. Tango solidale è la lotteriae il contributo umanitario di Domenico Basileper la raccolta dei fondi, gestita nell’area Info-Point del locale, dove saranno in vendita i bigliet-ti per l’estrazione di premi tra i quali due voliper Buenos Aires. Al Palatenda Crazy Bull è tut-to pronto quindi per l’appuntamento con iltango: il 20 maggio gran gala di apertura per19 serate accompagnate da uno sponsor presti-gioso, il calzaturificio Paoul; una serata “gold” il25 settembre, con l’ospite di punta in consolle,Felix Picherna, il più famoso musicalizador ar-gentino. Gran finale il 30 settembre. E se pio-ve? Si balla lo stesso! Info e prenotazioni 3385387551- 349 2250077.

PalatendaCrazy Bull

ogni martedìdal 20 maggio al 30 settembre

VicenzaSi accendono le stelle

del cielo estivo milonguero in questo contesto ricco di storia

e di rinomato ingegno imprenditoriale.Una fiera internazionale, polo mondiale

dell’arte orafa, e come sempre cibi e sapori tipici accompagnano

il nostro tour nel territorio che celebra i 500 anni dalla nascita di Palladio

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DA GUSTARE

Baccalà alla vicentinaRicetta simbolo di Vicenza, lasua fortuna è la sua semplicitàunita a un inconfondibile saporedato dalla particolare cotturadel baccala. Le sue originirisalgono al 1432, quando unaspedizione guidata dal capitanoveneziano Pietro Guerininaufragò sulle coste dell'isola diRost, al largo della Norvegia.Tornando a casa, il capitanoGuerini portò con sé quel pescesecco che ai Norvegesi piacevatanto e che avevano inabbondanza: lo stoccafisso.Giunto in patria, lo stoccafissodivenne un’alternativa al pescefresco, costosissimo oltre chedeperibile. Nacque così unaricetta che divenne famosa: il baccalà “alla vicentina”.Un episodio storico: nel 1580Michel de Montaigne, dopo la visita a Vicenza, lasciò nel suo celebre Journal de voyage en Italie solo un breve appuntosulla città, ma commentiestasiati sul baccalà. In tempi recenti si è costituita laVenerabile Confraternita delBacalà alla Vicentina (1987) edesistono numerosi Baccalà Club. Il baccalà ha un sito ufficiale: www.baccalaallavicentina.it

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Page 57: rivista etango

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Congresso Tango d’abbraccioPadova, settembre 2008dir. artistica Alejandra Arruée Sergio Natarioinfo [email protected] 347 9061425

DA VEDERE

Andrea Palladio, cinquecento anni dopoNel 2008 ricorre il cinquecentenario della nascita di Andrea Palladio. Il Comune di Vicenza promuove numerose iniziativeaffidate ad un Comitato nazionaleappositamente istituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Vicenza, lacittà che si identifica con il segno palladiano, offre ai turisti ben 23 monumenti palladiani e tre ville “fuori porta”. In provincia di Vicenza altre sedici ville completano unrepertorio unico al mondo: si tratta di edificiche influenzarono lo stile architettonico del ‘500 e dei secoli successivi, in Europa e in America, al punto che Vicenza è stataproclamata dall’Unesco patrimonio mondialedell’umanità. Tra le iniziative per celebrare la ricorrenza in particolare segnaliamo dal 20 settembre al 6 gennaio 2009 lagrande mostra palladiana, curata da GuidoBeltramini e Howard Burns, allestita a Vicenza in palazzo Barbaran da Porto che si trasferirà poi a Londra, presso la RoyalAcademy of Arts sino a maggio 2009. Le opere esposte saranno circa trecento, fra disegni originali, dipinti, sculture,medaglie, libri e manoscritti, provenienti da oltre cinquanta musei europei e americani.www.palladio500.itwww.cisapalladio.org

TANGO CAMPESTRE A BELLUNOVenerdì 25 luglio alla FestaCampestre al Prà de la Meliaorganizzata dalla Pro Loco Montidel Sole di Sospirolo serata di tango con l’ASDGabriotandgodance con cena a base di asado preparata daicomponenti del circolo argentinobellunese presieduto da LauraCuello. Ingresso libero.

in streaming ogni sabato dalle 12.40 alle 13.30FM 99.150 - 93.550 - 107.400

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Straordinari bassorilievi in stoffasono le opere di Leda Guerra in mostra al museo MuseoArcheologico Nazionale di Altino(VE). «Da sempre il mio lavoro si basa sulla citazione di opere“classiche”, non in formanostalgica, ma per indagarne, con occhio contemporaneo, le forme e il vigore e partecipareal segreto della loro forza vitale.Così procedo ad analizzare la loro struttura grafica e aripercorrerla trasformando le linee in pieghe del tessuto... un gioco che dà luogo a figureevanescenti come evocazioni». Fino al 28 settembresegreteria museo 0422 829008leda.guerra@libero .it

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Page 59: rivista etango

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e propositivo: un partner affidabile per realizzare progetti per laqualità della vita, lo sviluppo locale, le pari opportunitàà, su ini-ziativa dell’Associazione senza fini di lucro DonnaLavoroDonna.Si entra in Illirico 18 Atelier delle dee con il proprio bagaglio diidee, la propria attività; si attacca la spina, una scrivania, un toccopersonale e... voilà: si parte! Luce, telefono, internet, segreteriadedicata di appoggio base tutto nel prezzo: una coordinatriceper lo smistamento generale, un appoggio di promozione, unabase di partner potenziali, saletta riunioni, cucinotto per unapausa. No: non ci si può dormire.Tutto il resto è a tua completadisposizione. Questa l’opportunità, che gode anche di un sitopromozionale - strumento a disposizione del luogo e dei suoiospiti per lanciarsi lontano.Si è appena conclusa a Illirico 18 Atelier delle idee l’Esposizionedi Artigianato d’Arte e Design in cui artisti da tutta Italia han-no incontrato il pubblico illustrando le loro produzioni - mentreil resto del luogo continuava la sua frenetica attività. In mostra igioielli Kaleidoscope di Adriana Pagnottelli, pezzi unici che riassu-mono le infinite possibilitàà espressive delle tecniche artigianali; itessuti di Marina Fornaio, accessori per la casa e la persona; i ca-pi di abbigliamento di Lidia Miotto con filati naturali, tinti con tin-ture vegetali. Le creazioni dell’associazione La Nostra Comunitàche si occupa di disabilità a Milano; il Laboratorio Creativo diIsabelle Cochrane che crea gioielli con oggetti recuperati per ilmondo un po’ per caso. I complementi d’arredo e idee regalodei Maestri di ceramica di Fabio Ballico e collaboratori. Decora-zioni d’interni, pannelli decorativi, testate di letti, paraventi, trom-pe-l’oeil di PittyPaint di Annamaria Pittari. L’oggettistica per la ca-sa, abbigliamento e accessori, spille, borse, realizzati con tessutiogni tipo, di Francesca Golzi. Il Laboratorio artigianale di bijouxMatrisoskaè di Laura Mezzadri, Beatrice Caldarola, Elena Franza.L’artigianato etnico di MaryKemserah, accessori per la per-sona e la casa. I quadri e le fotodi Sasha Preve, artista plastica,viaggiatrice e ricercatrice delleculture locali. Tante cose, tanteproposte, una vetrina, un’op-portunità nel panorama deglieventi di nicchia.ILLIRICO18Atelier delle idee via Illirico 18, MilanoInfo www.illirico18.it [email protected] tel. 02757787

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tel 06 20763213 - 339 6364817 (Enrico)

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Carina Calderon Mavia Vicovaro 26, Montecelio, Roma - 339 2325780 [email protected]

Francesco e Alessandra Ma via Appia Nuova 1257/f, Roma338 4164817 www.romasalsaschool.it

Roberto Ricciuti, Claudia Fusillo Mavia Degli Olimpionici 7, Roma347 3902862 www.robertoeclaudia.com

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Tangofficina mer-domvia Cupa 5, RomaAttilio 360 602693 www.tangofficina.it

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Page 61: rivista etango

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dove studiareAssociazione La Milongavarie sedi, BolognaTobias 328 7564246www.lamilonga.it

CaféTango - Oscar Casali Avia papa Gregorio VII 1Quattro Castella, [email protected]

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Puro tangoEl Popul Castello SS. Lazzaro di Savena, Imola, BolognaTorri di Mezzano, lugo, Solarolo, Ravenna335 7755296 [email protected]

T’aMOtango Svia Zandonai 17, Modena348 8700215 [email protected]

TangoTePratica del Barco Svia Indipendenza 40 quartiere Barco, Ferrara347 0455351 www.tangote.it

ph Agnese Franceschi

Page 62: rivista etango

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Page 63: rivista etango

dove studiare

Aldobaraldo A via Parma 29bis, Torino393 8501945 www.aldobaraldo.it

Marcela GuevaraStefano giudice MaTorino, Lucca, Asti338 7479239 - 340 2506180www.marcelaystefano.com

Carolina Gomez Mac/o Aldobaraldo, via Parma 29bis, Torino349 8549436www.carolinagomez.it

Centro Danza Sirio A.S.D. Avia Strusiglia 22/D, Ivrea TO0125 253559www.centrodanzasirio.it

Beatrice e Massimo Mavia Pio VII 130/c Torino348 7483331 www.vogliadiballare.it

Nancy y Fernando Mavia Enrico Toti 26, Brandizzo TO - 011 9170475www.nancyfernandotango.com

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dove studiareTitango/Sergio Chiaverini AC.so Marconi 4 int. A, Nervi GESergio 349 3782540 www.titango.it

Titango/Immagine Danza S via Carlo Varese 1A rosso, GenovaSergio 349 3782540 www.immaginedanza.it

Titango/Oltre Danza S via Chiaravagna 18 L,Sestri Ponente GESergio 349 3782540www.oltredanza.it

Titango/L’Ecole S via Montezovetto 22/13, Genova335 7013974

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Matiné merc. pomer.Corso Umbria 83, Torino349 8952232 www.capitango.it

La Tangueria sabatovia Lanzo 73 bis Torino (zona nord) 347 240 45 63www.locuratanguera.tango.it

Piemonte

milongheTitango/Milonga Brava sabatovia S. Ilario 108 nero, Nervi GESergio 349 3782540 www.musicalizador.it

Milonga Artis mercoledìvia Palmaria 5, Genova348 4465435 [email protected]

RealityTango BarAss.Tango Passion venerdìvia Kennedy 7, Marinella Di Sarzana La Spezia348 6048914www.realitytangobar.it

Liguria

A Puro Tango Rodolfo Monteleone Avia Sacchi 63, Torino349 5327831 [email protected]

Locura Tanguera S Oratorio San Paolo, via Luserna di Rorà 16, TorinoGrazia 389 1194558 www.locuratanguera.tango.it

Caterina y Pino S c/o Aldobaraldo, via Parma 29bis, Torino349 8952232 www.locuratanguera.tango.itwww.capitango.it

Laura Saso Mavia Silvio Pellico 15, Cigliano VC - 330 560997 [email protected]

Beltrami Michela Mavia Bertogna 7, Omegna, Verbania338 6913702 [email protected]

M.B. Dance Passion Scvia Verta 58/a, Omegna, Verbania338.6913702www.mbdancepassion.it

Scuola di Danza Artis S via Palmaria 5, Genova010 543015 [email protected]

Ass. Culturale P&P Svia Fieschi 8/16, GenovaPaolina 347 9359122

Milonga Lunfarda Avia Grado 6, Cadimare, La SpeziaGuillermo 340 9100240www.milongalunfarda.comEvery Dance Gamma Scvia Luigi Canepa 22rossoloc. Struppa Rosada, GenovaM. Palladino 338.5834719www.everydancegamma.it

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PugliaFriuli

Calabria

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Tangoholiday domenicac/o Masseria La Penna, TarantoJimmy Mongelli 348 3579617 www.tangoholiday.it

Milonga della Ciudad domenicavia Puccini 22/d, Lecce339 8191958 www.cittadeltempo.it

Evening venerdìPiazza Falconieri, Monteroni, Lecce0832 321425 www.tangoevening.com

Tarantotango Avia Corvette 24, Taranto099 7332497 www.tarantotango.it

Ass. Artedanza Rossana SRossana y Massimovia G. Modugno 6, Bari080 5041730 Rossana Tursi 338 8220533www.artedanzarossana.it

Circolo del Tango Argentino di Trieste ven-sabSala del Circolo della Velalargo Nazario Sauro 5/1Muggia - Triestewww.triestetango.com

Jolly ClubSimone Pradissitto sabatoviale Venezia 63, Pordenone349 5754079 [email protected]

Villa Giacomelli sabatovia Roma 47, Pradamano, UD347 4607920 www.villagiacomelli.it/tango

MarcheAss. Vivaeltango SCCirc. Arci Germontari, via Colle Verde 2, AnconaPatrizia Calovini 333 9173529www.vivaeltango.net

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Circolo Baires M sabatovia Renzo Mossa 15, Sassari333-7816549www.xsiempretango.com

Valled’AostaEl Barrio

Gomez-Ballonzo S località Amerique 9/E, Quart , Aosta393 8501945

Associazione Luis Cesar Amadori A via Secchia 7 Montesilvano, Pescara 333 [email protected]

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Catanzarotango A c/o Ristorante G&D, S. Maria Di Catanzaro, CZ335 7028685 www.catanzarotango.it

Calabriatango A c/o Circolo da Motta di Castrolibero, CosenzaCiccio 346 5865159www.calabriatango.it

Tango &Tango A c/o Pizza Restaurant Kiwivia Filippini, Reggio C.335 1510765 - 338 9853711www.reggiotango.it

Abruzzo