Rivista 2013 - XV edizione

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“Passione per le auto d’epoca e per il territorio” xv edizione 26, 27, 28 Aprile 500 Miglia Touring 2013

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500Miglia Touring

Transcript of Rivista 2013 - XV edizione

“Passione per le auto d’epoca

e per il territorio”

xv edizione

26, 27, 28 Aprile

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Quegli stessi amici si ritrovarono attorno ad un tavolo per parlare di quanto sarebbe stato bello convogliare la propria passione, per i veicoli d’epoca, in una manifestazione che po-tesse essere evocativa ed innovativa insieme: “Passione e Ter-ritorio.” Così è nata la 500 Miglia Touring. Evocativa perché i veicoli d’epoca riportano ad un passato che ormai non c’è più, quasi con rimpianto e nostalgia; innovativa perché la 500 Mi-glia non ricalca vecchi circuiti bensì tante strade dimenticate, permettendoti di ritrovare il piacere della guida, senza sentirsi costretti a correre, per scoprire e gustare percorsi sempre sug-gestivi. Dalle città ai laghi, salendo montagne a volte innevate ancora ad aprile, passando lungo borghi e squarci di quest’Ita-lia così ricca di bellezze naturali, artistiche ed architettoniche che sembrano non finire mai. Spesso, a bordo di un’auto sto-rica, persino tanti paesaggi conosciuti appaiono diversi. La qualità degli alberghi e dei ristoranti proposti è sempre di massimo livello ed i luoghi visitati, sono indicati per le loro peculiarità. Tutto questo rientra in effetti nello spirito per il quale è nato questo evento: per la gioia quindi di chi vi parte-cipa e per la possibilità di vedere e successivamente racconta-re il territorio che ci circonda, col desiderio magari di riviverlo meno distrattamente di quanto il nostro quotidiano lo propone.Non è cosa di tutti i giorni partire ed accedere a centri storici (altrimenti vietatissimi al traffico) e come non citare l’emo-zione per le soste e le sfilate nelle splendide Piazze di Riva

del Garda, di Piazza Duomo a Milano, del centro di Como,

La prima 500 Miglia Touring è datata 1999. Qualche mese prima della sua realizzazione uno sparuto gruppo di teme-rari decise di organizzare un evento per veicoli storici di-verso però da quelli fino ad allora presentati.

Non è cosa di tutti i giorni partire ed accedere a centri storici (altrimenti vietatissimi al traffico) e come non citare l’emo-zione per le soste e le sfilate nelle splendide Piazze di Riva

del Garda, di Piazza Duomo a Milano, del centro di Como, Cremona, Bergamo, Lodi, Trento, Verona, attraverso due ali di folla! Insomma è una bella sfida per chi, per quindi-ci anni di organizzazione, ha fortemente voluto che questo evento continuasse, crescesse e si consolidasse nel tempo. Oggi possiamo davvero affermare con umiltà e soddisfazio-ne che la 500 Miglia si è radicata nel cuore dei tanti appas-sionati di veicoli da sempre amati e talvolta invidiati. Infine,

ma non per ultimo, la solidarietà. A Gennaio 2013 abbiamo mantenuto la promessa fatta lo scorso anno devolvendo alla Fondazione Ant Italia Onlus, che si occupa di cure gratui-te a domicilio di malati oncologici, un assegno di 3000.00 euro frutto felle iscrizioni 2012. Un gesto concreto reso possibile da quanti ci hanno accordato la loro fiducia e che

vogliamo rendere possibile anche per l’edizione 2013. E’ nostra intenzione infatti contribuire in piccola parte alla ri-costruzione dell’Emilia terremotata nella quale transiteremo e sosteremo con la tappa di Salsomaggiore. Una goccia nel

mare dell’emergenza, ma a furia di gocce... si riempie il mare. 500 Miglia touring è un’iniziativa Jolly Time Via Verzia-

no 137 Brescia 25100 Italy - Tel. +39 030 3580187

www.500miglia.net

E-mail: [email protected]

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La nostra storia

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Il programma

1^ tappa: Venerdì 26 Aprile

Brescia - Riva del Garda

2^ tappa: Sabato 27 Aprile

Riva del Garda - Salsomaggiore

3^ tappa: Domenica 28 Aprile

Salsomaggiore - Brescia

Ore 10:00 Brescia - Piazza Loggia Accoglienza partecipanti e consegna documentiWelcome and consignation documentsOre 12:30 Brescia - Piazza LoggiaSfilata con presentazione del veicolo / autocadeOre 13:00 Rezzato

Sosta con buffet a Villa fenaroli / buffetAgnosine: Sfilata con voto al veicolo / autocadeRiva del Garda: Sfilata con voto al veicolo / autocadeRiva del Garda - piazza 3 Novembre: Conclusione 1° tappa / Advent

Ore 8:30 Riva del Garda: Partenza / BlastoffAla: Sfilata con voto al veicolo / autocadeCortile: Pausa Pranzo / lunch breakOre 15.00 Partenza da Cortile / blastoffCarpi: Sfilata con voto al veicolo / autocadeSalsomaggiore: Sfilata con voto al veicolo / autocadeSalsomaggiore Terme - Piazza berzieri:Conclusione 2° tappa / AdventSosta per cena e pernottamento / dinner and overnight

Ore 8:00 Salsomaggiore: Partenza / BlastoffBusseto: Sfilata con voto al veicolo / autocadeOrzinuovi: Sfilata con voto al veicolo / autocadePontoglio: Sfilata con voto al veicolo /autocadeClusane: Pausa pranzo / lunch breakOre 15:00 Clusane: Partenza / BlastoffPolaveno: Sfilata con voto al veicolo / autocadeBrescia - Piazza Loggia 17,30/18,30: Conclusione della manifestazione / Advent

Schedule

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Il percorsoThe route

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Main Sponsor

Ancora una volta UniCredit conferma il suo ruolo a sostegno dei grandi appuntamenti culturali e sportivi del territorio e affianca il proprio marchio alla quindicesima edizione della

“500 Miglia Touring”, l’evento motoristico dedicato riscoper-ta del territorio ed alle auto, moto e sidecar d’epoca, che si svolgerà nelle giornate del 26, 27 e 28 aprile 2013. Un ap-puntamento, quello della “500 Miglia Touring”, che è unico nel suo genere e che si propone come un percorso volto alla scoperta dei luoghi e degli scorci più suggestivi della nostra provincia e della Regione. Una valorizzazione del territorio

che ben si sposa con i propositi di UniCredit, grande banca internazionale, ma con i piedi ben piantati in Italia e nel-la specificità dei suoi territori. UniCredit infatti è una banca

caratterizzata da una forte identità europea ed un’estesa pre-senza internazionale, ma fonda la propria identità sul valo-re del proprio radicamento territoriale in tutti i Paesi in cui è presente. UniCredit opera in 22 Paesi europei con oltre 156.000 dipendenti e circa 10.000 Agenzie. In Italia UniCredit è presente con circa 4.500 Agenzie capillarmente diffuse su

tutto il territorio nazionale, mentre nella sola Regione Lom-bardia può contare su circa 500 Agenzie e 4.500 dipenden-ti. A dimostrazione della rafforzata vicinanza ai territori nei quali opera, Unicredit interviene a sponsorizzare per il terzo anno consecutivo questo importante appuntamento sportivo, diventandone il principale sponsor. In coerenza con l’obiet-tivo di incrementare le potenzialità dei territori in cui opera, UniCredit ha inoltre varato un imponente piano, denominato “UniCredit per la Lombardia”, per il sostegno dell’economia reale della Regione, con un duplice impegno: mettere a dispo-sizione 7,5 miliardi di euro per le imprese della Lombardia destinati al rafforzamento patrimoniale, al supporto diretto all’innovazione e all’ottimizzazione del capitale circolante ed accompagnare 3.400 aziende di questo territorio nel percor-so di internazionalizzazione e promuovere la nascita di 7.000 nuove start up in Lombardia nei prossimi 3 anni. Una identità di vedute, quindi, che ha trovato il suo suggello e che si propo-ne di valorizzare i territori italiani, sia attraverso la riscoperta delle bellezze naturali che li contraddistinguono, sia incremen-tandone le potenzialità di sviluppo economico e finanziario.

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Le origini di Brescia risalgono sicuramente almeno al IV secolo a.C., quando in tutto il nord Italia si insediarono po-polazioni come gli Insubri e i Galli Cenomani. Successiva-mente, a cavallo tra III e II secolo a.C., a seguito di scon-tri tra Insubri, Galli e Romani, Brixia iniziò il percorso di

annessione alla Repubblica romana, culminato nel 41 a.C.

quando gli abitanti ottennero la cittadinanza romana, pur mantenendo una certa autonomia amministrativa. Dal 402 al 493 subì numerose invasioni barbariche, tra cui quelle dei Vi-sigoti di Alarico, degli Unni di Attila, degli Eruli di Odoacre e degli Ostrogoti di Teodorico; proprio sotto quest’ultimo la città acquisì un’importanza chiave nel regno ostrogoto. Dal 568 divenne un importante ducato del regno longobardo.

Una città trasformatasi nel 2013 con l’apertura della metropo-litana e la riapertura del Foro Romano. Una Città in crescita soprattutto a livello artistico e culturale. Ospiterà la 500 Miglia Touring 2013 alla partenza e all’arrivo il 26 e 28 Aprile.

Proclamatosi comune autonomo già nel XII secolo, finì sotto la

dominazione viscontea e poi, con la dedizione del 24 novembre 1426, tra i Domini di Terraferma della Repubblica di Venezia.

Annessa al Regno Lombardo-Veneto, durante il Risorgimen-to fu teatro delle dieci giornate di Brescia, per poi arrivare all’annessione al Regno d’Italia nel 1860. Alla città fu dato

l’appellativo “Leonessa d’Italia” da Aleardo Aleardi, nei suoi Canti Patrii. La fortuna dell’espressione si deve però a Giosuè Carducci, che volle rendere omaggio a Brescia per la valo-rosa resistenza contro gli oppressori austro-ungarici durante l’insurrezione delle dieci giornate, nell’ode Alla vittoria tra le rovine del tempio di Vespasiano in Brescia nelle Odi barbare.

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Brescia

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I saluti delle autorità

La 500 Miglia Touring compie 15 anni: un traguardo importan-te e significativo, che certifica l’importante lavoro svolto dagli

organizzatori. Desidero porgere i miei saluti a tutti coloro che partecipano a questa manifestazione che ogni anno consente a Brescia, una delle capitali mondiali dei motori d’epoca, di far rifiorire l’entusiasmo che solo moto e auto di altri tempi

sanno generare. Una competizione sportiva che pone in se-condo piano l’agonismo e offre alla nostra città la possibilità di mettere in mostra le proprie bellezze, attraendo visitatori da tutta Europa. Non si tratta solamente di un evento motoristico, ma anche e soprattutto di un’occasione turistica importante per promuovere un territorio che merita grande attenzione sot-to ogni profilo. Questa formula ha permesso alla 500 Miglia

Touring di suscitare un interesse in costante e sorprendente crescita e di diventare una vera e propria realtà conosciuta da tutti i nostri concittadini e dagli appassionati di tutta Europa, che ogni anno la attendono con impazienza. Quando i progetti fanno registrare numeri così importanti, cresce naturalmente anche l’impegno che è necessario investire per la loro realiz-zazione. Allora un ringraziamento davvero speciale va a colo-ro che ogni anno trasformano in realtà la 500 Miglia Touring. Per chi amministra la città è fondamentale poter contare su associazioni e gruppi di persone che mosse esclusivamente da una forte passione e dall’amore per il proprio territorio, investono tempo forze per creare appuntamenti che permet-tono di valorizzarne le peculiarità. I cittadini bresciani hanno risposto sempre con grande entusiasmo, accorrendo in massa alla partenza e all’arrivo di ogni edizione. Sono convinto che

anche per questo 2013 non faranno mancare la partecipazio-

ne e il calore che questa manifestazione merita pienamente.

Adriano Paroli

ADRIANO PAROLI

Sindaco di Brescia

15 le edizioni della manifestazione, 4 le Regioni coinvolte,

oltre 35 i Comuni attraversati, 800 i km da percorrere: i nu-meri della 500miglia Touring la dicono lunga sulla portata di questa manifestazione alla quale, anno dopo anno, parte-cipano sempre più numerosi appassionati di veicoli d’epoca. Innanzitutto a loro, a nome della Provincia di Brescia, de-sidero dare il benvenuto: con i loro gioielli a quattro ruote sono infatti l’anima di questa tre giorni all’insegna di motori, paesaggi, cultura ed enogastronomia. Sullo sfondo, autentico

protagonista della manifestazione, il territorio con la sua la ricchezza, tradizione, eccellenza e identità tutte da scoprire.La 500miglia Touring si rivela così anche per Brescia e la sua provincia fondamentale strumento di promozione terri-toriale, accattivante vetrina ed elemento di valorizzazione della migliore tradizione automoblistica locale, che ha reso la nostra Leonessa famosa in tutto il mondo. Un grazie agli organizzatori, la cui “macchina” conferma anche quest’an-no l’efficienza, la puntualità e la passione che li contraddi-stingue, e un plauso per aver saputo e voluto conferire alla 500Miglia anche un ulteriore valore aggiunto: quello della solidarietà, dimostrandosi sensibili e attenti alle problema-tiche sociali e alle necessità delle persone meno fortunate.

Silvia Razzi

SILVIA RAZZI

Assessore alla Cultura e al Turismo della Provincia di Brescia

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...gli imperatori romano-germanici, quando scendevano in Italia per cingere la corona ferrea, ponevano il loro quartiere e accampamento non più nella città, ma bensì nella immedia-ta periferia di esse; tali città, come è noto, erano dominate dal vescovo conte. Per la città di Brescia la località sede dell’ac-campamento era appunto il Comune di Rezzato. Nel territorio

esiste tutt’ora una cascina denominata “Curvione” situata a poche centinaia di metri da due antichissime strade romane; ri-spettivamente la Brescia - Mantova e la Brescia Verona. E’ ap-punto in questo luogo che sorgeva l’accampamento imperiale.

Nella tradizione popolare il nome Rezzato deriva da un mitico pastore “Zato”. Le ri-cerche storiche hanno con-fermato il carattere “regale” della denominazione, ma per motivazioni ben diverse. Durante il tardo Medioevo...

Infatti “Curvione” deriva da “curtis vetus” (vecchia corte),

quindi “regiadum” (luogo regio), regiado, fino all’attuale

Rezzato. Ma la tradizione popolare è rimasta sempre legata

a Re Zato e la sua effige ha cominciato man mano ad essere

utilizzata diventando l’emblema del Comune stesso che ven-ne istituito nel lontano 12 marzo 1299. Sempre nel territo-rio comunale esiste una quattrocentesca rotonda, Inserita nel complesso del “Santuario della Madonna di Valverde” e, nella

stessa, ai lati dell’ingresso, sono riprodotti in due copie identi-che, il re cimato da corona d’oro in uno scudo d’argento segno evidente del normale utilizzo dello stemma con origini regali.

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Rezzato

diritti che nel XV secolo le avrebbe riconosciuti anche la Serenissima. Fu da questa concessa in feudo ai del-la Nozza, che la ricevettero in cambio dei servigi resi alla Repubblica. Il patrimonio storico-artistico non si mostra

particolarmente ricco: è costituito dalla parrocchiale, in-titolata ai Santi Ippolito e Cassiano (già esistente nell’XI

secolo ma ristrutturata nel XVIII), dal santuario di S. Gior-gio e dalla chiesa dell’Annunciata (del XVII secolo).

Nel Medioevo fu feudo dei vescovi di Brescia; fu asse-gnata all’abbazia benedet-tina di Serle alla metà del XII secolo e alla fine del XIV ap-partenne ai Visconti. Otten-ne, così, in ambito economi-co,

Sin dal XVI secolo la sua economia subì una variazione di

tendenza: da agricola divenne anche manifatturiera (per la lavorazione di panni di lana). Agli inizi del XVII seco-lo, però, già era divenuta schiacciante la concorrenza del manufatto spagnolo, che causò la caduta del numero di opifici locali addetti alla produzione. Negli anni Sessanta

del XX secolo, poi, si è iniziato un nuovo processo di ri-conversione economica: quello dell’industrializzazione.

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Agnosine

È il luogo dove si combatté il 25 giugno 1866 la battaglia di Ponte Caffaro tra le forze garibaldine e austriache. Il Caf-faro che dà nome alla frazione fa da confine con la frazio-ne di Lodrone di Storo (TN) in Trentino-Alto Adige. Dal

1861 al 1918 qui vi passava il confine tra Regno d’Italia e

Austria Ungheria, dopo che per secoli era stato il punto di confine tra Repubblica di Venezia, a cui fu sempre fedele e

Contea principesca del Tirolo, dopo la parentesi napoleoni-ca fu confine tra il Lombardo Veneto e l’Impero d’Austria.

A Ponte Caffaro ogni anno si svolge una nuotata di 2 km nel lago d’Idro e una manifestazione velistica nazionale.

Ponte Caffaro (Put del Càfar in dialetto bresciano) è una frazione del comune di Ba-golino ed è posta a nord del Lago d’Idro nella piccola pia-na chiamata Pian d’Oneda, dove i fiumi Chiese e Caffaro si immettono nel lago.

Nella frazione si trova la Chiesa di San Giacomo di

sui si hanno notizie dall’IX secolo. Nei pressi si tro-va il sacrario militare di Monte Suello che ricor-da il luogo della battaglia fra garibaldini e austriaci.La chiesa di Ponte Caffaro, dedicata a San Giuseppe, fu

costruita nel 1877 e consacrata nel 1908. Al suo inter-no è presente un quadro raffigurante la Madonna di San

Luca, copia fedele di quello conservato nella parrocchia-le di Bagolino. Sulla sponda destra del Lago d’Idro, a sud-

ovest del Pian d’Oneda, si trova la Chiesa di San Giaco-mo, citata nelle testimonianze storiche fin dal IX secolo.

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Ponte Caffaro

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I saluti delle autorità

Il Trentino saluta anche quest’anno con entusiasmo la 500 Miglia Touring 2013, una manifestazione accompagnata da prestigio, suggestioni e soprattutto passione. Passione come quella delle attese protagoniste, quelle automobili d’epoca che raccontano un passato dai caratteri romantici e contemporane-amente di forti spinte verso il futuro, dove il motore diviene simbolo di un progresso ineluttabile e con queste “vecchie signore” che diventano vere e proprie testimoni di un’arti-gianalità di altri tempi. Un tour che sposa queste sensazioni e suggestioni con le bellezze del territorio, ripercorse come sfogliando tante cartoline attraverso le strade attuali, in un connubio forte tra epoche diverse. Un viaggio che travalica i confini delle regioni e delle province, portandoci attraverso un

fil rouge di esperienze, di eccellenze, di aspetti da vedere e da

conoscere. La 500 Miglia diventa dunque “Touring” nel vero senso della parola, perché permette di scoprire le bellezze della nostra terra, di mettere in mostra le tipicità, di ritagliare spazi importanti per l’enogastronomia in un significativo connubio

tra motori e territorio. Il Trentino, in questa occasione, mette in vetrina alcune sue località di grande fascino, evidenziando la varietà e la suggestione dei percorsi anche dal punto di vista paesaggistico. Un ringraziamento e sentiti complimenti vanno infine a Giovanni Riva e al suo staff per la passione e l’im-pegno che pongono in questa manifestazione, curandone nei minimi particolari la logistica e l’organizzazione ma puntando anche a creare interesse e curiosità per le località coinvolte.

Tiziano Mellarini

TIZIANO MELLARINIAssessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione

Provincia autonoma di Trento

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Foto Pio Geminiani

...Patrimonio Naturale dell’Umanità. Il loro nome deriva da Déodat de Dolomieu, geologo della zona di Grénoble, che nel 1789 scoprì la composizione chimica della roccia in se-guito chiamata Dolomia. Le Dolomiti sono nate dal mare, che più di 200 milioni di anni fa copriva la regione: alcune tra le vette più famose, come Làtemar, Marmolada, Brenta, Catinaccio, Pale di San Martino, un tempo erano barriere co-ralline. Ma il motivo del riconoscimento dell’Unesco non è solo la loro ineguagliabile bellezza, che si esalta all’alba e al tramonto con il fenomeno dell’enrosadira, quando le roc-ce si tingono di rosa e di rosso. Lo è anche l’insieme delle attività umane che vi si svolgono nel rispetto della tradizio-ne, e quindi dell’ambiente. Le Dolomiti non sono solo uno straordinario monumento naturale, ma anche uno spazio di vita che l’uomo rende ancora più prezioso. Assieme al grigio rosato delle rocce e al verde delle montagne e delle foreste, è l’azzurro argenteo dei laghi, delle sorgenti, delle cascate e dei torrenti l’altro colore che caratterizza il Trentino. Acque in cui immergersi per rigenerarsi, da solcare con vela e ta-vola, da cavalcare sui gommoni adrenalinici del rafting. Ma anche acque ricche di minerali che donano benessere terma-le, scelte da pesci pregiati quale miglior domicilio naturale.

La migliore architettura natu-rale secondo Le Corbusier, le più belle montagne del mon-do per Reinhold Messner. Le Dolomiti, fiore all’occhiel-lo del Trentino, nel giugno 2009 sono state dichiarate dall’Unesco...

L’Alto Lago di Garda, da sempre, è il primo segno tangibile del mondo mediterraneo per chi arriva dalla Germania e dalla Mitteleuropa attraverso il Passo del Brennero, diretto verso sud. Sulle sue sponde coperte di uliveti, tra Torbole e Riva,

si incantarono Goethe, Nietzsche, Kafka, i fratelli Mann. Ad Arco, nota per il clima mite e la salubrità dell’aria, l’Arciduca Alberto d’Asburgo aveva costruito la propria residenza inver-nale. Ma in Trentino non c’è solo l’Alto Garda: sono trecento gli specchi d’acqua disseminati sul territorio. Il Lago di Mol-veno, sull’Altopiano della Paganella, è il maggiore bacino al-pino in territorio italiano a una quota superiore agli 800 metri. Sulla sua spiaggia è bello prendere il sole di fronte alle Dolo-miti di Brenta, che si specchiano nell’acqua. Il lago più gran-de interamente in territorio trentino è quello di Caldonazzo, in Valsugana. Poco distante c’è quello di Levico, che si incunea come un fiordo nella folta vegetazione. Sul vicino Altopiano

di Piné si incontrano i laghi alpini di Serraia e delle Piazze,

entrambi balneabili. Sopra al Garda si trova il Lago di Ledro,

con i resti di un sito palafitticolo risalente all’età del bronzo.

E poi una miriade di laghetti d’alta quota, sparsi tra le mon-tagne, da raggiungere camminando. Roncone, Tione, Bolbe-

no, Fiavè, Riva del Garda, Nago, Mori, Brentonico, Ala, saranno i territori Trentini in cui la 500 Miglia 2013 passerà.

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Trentino

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I saluti delle autorità

Giunta alla XV edizione la 500 Miglia Touring è ormai divenuta un appuntamento sportivo e turistico di grande interesse, unico nel suo genere, capace di proporre momenti di sport, cultura, divertimento e gastronomia in un’unica suggestiva manifesta-zione. Anche quest’anno gli appassionati di moto e auto d’epo-ca potranno cimentarsi in questa gara “scorazzando” lungo le strade di alcune regioni italiane, fra cui il Trentino-Alto Adige. Per la nostra regione, la 500 Miglia Touring rappresen-ta un’importante vetrina per far conoscere ed apprezzare ai partecipanti il nostro territorio e le sue molteplici ricchezze. Rivolgo quindi un saluto a tutti i piloti che si preparano

a far rombare i motori per dare vita a questa quindicesima edizione della 500 Miglia Touring, ringraziando gli orga-nizzatori che con tanta passione ed impegno ci propongono questo suggestivo viaggio nella storia dell’automobilismo.

Alberto Pacher

ALBERTO PACHER

Presidente Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol

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I primi insediamenti umani risalgono con tutta probabili-tà all’età del bronzo. Durante il medioevo seguì le vicen-de storiche della valle ed entrò a far parte della Pieve di Bono. Insieme a Tagné, Banalo, Valero, Anglone, Ponte, Fontaredo, Monte e Lardaro formava una comunità chia-mata “Conciulium a Reveglero Superius”. Nel Cinque-cento avviò una produzione di polvere da sparo, che però venne vietata da un delegato del Vicario di Tione. Fu pro-tagonista di ripetuti e sanguinari scontri con gli altri centri

Come altri toponimi, il suo nome deriva da “Roncare” e si riferisce a un ‘luogo di-sboscato’ o a un ‘terreno coltivato, pascolo’. La prima attestazione, del 1200, è già “de Roncone”, successiva-mente “Ronconi”.

per il dominio sulle malghe. Si arrivò poi allo scontro fra due

campioni, che vide però la vittoria di Tione di Trento. Durante il primo conflitto mondiale venne danneggiata dai bombarda-menti. La parte bassa del paese fu ricostruita dopo la prima guerra mondiale sulle rovine di un incendio del 1918. La chie-sa di Santo Stefano, sede di parrocchia dal 1912 ma costruita

prima del 1491, è stata ricostruita nel 1619 e poi modificata nel

1654. Vi si conserva un’opera in legno dell’intagliatore Gian Battista Polana, e cioè il cassone e la cantoria dell’organo.

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Roncone

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...né se la sua popolazione fosse retica o gallica. Da non sot-tovalutare influssi etruschi, forse giunti in zona dalla pianura

Padana proprio in seguito al calare di stirpi galliche (celtiche)

attraverso le montagne lombarde. Di epoca romana nume-rosi ritrovamenti. Caduto l’Impero Romano, Riva passa di

mano più volte seguendo dominazioni di Goti, Longobardi e Franchi. Entra ben presto nella sfera d’influenza del Princi-pe Vescovo di Trento, pur rimanendo un libero comune con statuti propri. Seguono i periodi di dominazione Scaligera

veronese, Viscontea, Veneziana, alternata a periodi di domi-nio del Principe vescovo di Trento. Dopo numerosi quanto infruttuosi attacchi navali dal lago di Garda, i veneziani de-cisero nel 1439 di attaccare alla spalle Riva del Garda tra-sportando via terra, una alla volta, alcune navi che prima avevano risalito l’Adige, poi, messe in secca, salirono lun-go la valle di Loppio tramite scivoli di legno e rulli grazie alla forza di seimila schiavi, principalmente i rematori delle navi, e mille coppie di buoi, a loro volta guidate da conta-dini dei dintorni costretti con la forza e circa mille soldati.

Le prime notizie certe ve-dono Riva aggregata in epoca romana al munici-pium di Brescia. Del perio-do pre-romano si hanno im-portanti ritrovamenti, ma non sappiamo con certez-za come fosse la cittadina...

Quando ormai tre navi erano arrivate nel lago di Loppio, po-ste in assetto di guerra, ed una quarta era molto vicina, la milizia trentina a guardia del passo di San Giovanni, il quale

si trova all’estremità opposta del lago, attaccò di notte con le zattere destinate a traghettare merci e persone sul lago le tre navi veneziane, riuscendo ad incendiarle. Ai veneziani non restò che far ritorno alle undici navi ancora nelle ac-que dell’Adige e rientrare a Venezia. Nel 1440 i veneziani riuscirono a conquistare Riva. Dei veneziani la costruzione

del Bastione, edificato agli inizi del Cinquecento sopra una

preesistente fortificazione medioevale, sul dosso detto dei

Germandri. Nei pressi, sopra il colle di Santa Maria Mad-dalena, resiste al tempo l’antica omonima chiesetta, e il tor-rione di San Giovanni in località Pinza. Dal secolo XVII

Riva del Garda farà costantemente parte del Principato Ve-scovile di Trento, seguendo le sorti del Trentino dal dominio napoleonico a quello asburgico sino all’unione all’Italia nel 1918. La denominazione del comune fino al 1969 era Riva.

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Riva del Garda

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I saluti delle autorità

É un appuntamento ogni anno atteso quello con i colori e le for-me d’altri tempi delle splendide automobili d’epoca che parte-cipano alla «500 Miglia Touring», una manifestazione impor-tante e prestigiosa che da sempre fa tappa nella nostra città. Forse perché la rarità, il valore e la preziosità delle automobili s’inseriscono in modo particolarmente armonico nel nostro bellissimo centro storico, in un connubio che crea uno spetta-colo di rara suggestione, ogni anno immortalato da migliaia di fotografie scattate dal pubblico. Anche per l’edizione 2013, nel

salutare la gara, i concorrenti e gli organizzatori, invito tutti a visitare il nostro centro storico e il lungolago, la Rocca medie-vale con il museo cittadino, la chiesa di Santa Maria Assunta e

quella dell’Inviolata; e a chi è disposto a qualche fatica in più, segnalo la Torre Apponale e il Bastione veneziano, da dove si spalanca un panorama davvero incantevole e sorprendente.

Adalberto Mosaner

ADALBERTO MOSANER

Sindaco di Riva del Garda

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Notevoli stazioni preistoriche si distribuiscono tutto attorno al centro abitato come a Castel Corno sulle pendici nord orientali del Monte Giovo, alla Caverna del Colombo, al castelliere di Monte Albano. Ritrova-menti che vanno dal neolitico all’età del bronzo. Pro-fonda anche la romanizzazione, che si sovrappose ad una radicata e secolare celtizzazione, ancora ricono-scibile nella toponomastica. Mori appare per la prima volta documentatamente già nell’845. Nel Medioevo la zona fu soggetta ai Castelbarco di Monte Albano. Quindi fu occupata dai Veneziani nel 1439, quando già dal 1411 Brentonico, Ala, Avio e poi la stessa Rove-reto, erano stati ceduti nelle loro mani. Diventò così uno dei Quattro Vicariati, zone così dette dai vicari che vi amministravano la giustizia. Questa entità secola-re, retta da statuti, armonizzò l’unità socio-economica della regione. La sua soppressione, nel 1810, comportò l’istituzione di un giudice di pace anche a Mori, che poi divenne sede di giudizio distrettuale fino al 1923.

Mori, e la Valle del Càmeras in genere, per la sua partico-lare situazione geografica fu naturale via di collegamen-to tra le regioni atesina e gardesana e quindi abitata e frequentata già in epoca preistorica.

Religiosamente, economicamente e politicamente Mori

rappresentò il centro di convergenza di Brentonico e della Valle di Gresta. Questo suo ruolo le apportò un certo benessere, evidenziato dal fiorire di imprese ar-tigianali e commerciali. Màsere dei tabacchi (essicca-toi), filande, la viticoltura con le relative lavorazioni,

la commercializzazione dei marmi estratti a Castione, sono tutte attività che fiorirono a Mori a partire dal XVIII secolo.Nel 1891 venne inaugurata la ferrovia Mo-ri-Arco-Riva. Essa diede un forte impulso alle attività

economiche di Mori, quindi alla commercializzazione dei prodotti dell’attività agricola e artigianale. La Via ferrata della M.A.R. (Mori - Arco - Riva) La ferrata , su

cui correva il piccolo treno, attraversava il territorio di Mori dal Ponte di Ravazzone alla valletta dei Càmeras

di fronte a Molina e a Villanova. La stazione di Mori era vicino alla piazza Cal di Ponte. I binari passavano un po’ più distanti da Mori Vecchio per correre poi sot-to Sano lungo tutta la fertile pianura di Loppio fino alla

seconda fermata, posta presso il Palazzo Castelbarco.

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Mori

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...di cerniera fra la pianura padana e le Alpi: le carovane, infatti, preferivano transitare per questi luoghi, controllati da nume-rosi castelli, anziché nella paludosa valle dell’Adige. Appar-tenuta nel XIII secolo alla potente famiglia dei Castelbarco, fu possedimento dei veneziani dal 1411 al 1509, come tutta la Vallagarina; nel 1532, dopo la breve parentesi di governo dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, tornò sotto il con-trollo dei principi vescovi di Trento, mantenendo una certa autonomia grazie all’istituto giuridico dei Quattro Vicariati, durato fino al 1810, che interessava anche le vicine Ala, Avio e

Mori. Le diverse località del comprensorio comunale, chiama-te un tempo “regole” e costituenti la “Magnifica Comunità” di

Menzionata per la prima vol-ta “Brentonicum” nel 590 da Paolo Diacono, che riferisce della distruzione del castello di Dosso Maggiore da parte dei franchi, ebbe nel medio-evo una notevole importan-za per la sua posizione...

Brentonico, conservano tutte interessanti esempi di architet-tura sacra, tra cui la parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, nel

capoluogo comunale, menzionata già nel 1145 e rifatta nel Cinquecento. Sull’altopiano di Brentonico sono visibili i rude-ri di due castelli, quello di Sajori e quello di Dosso Maggiore,

appartenuto tra gli altri ai Castelbarco e ai Madruzzo e distrut-to nel 1703 dal generale francese Vendome. Il mulino Zeni a

forza idraulica è l’unico ancora funzionante dei diciassette che nell’Ottocento erano attivi nella valle del torrente Sorna. Ca-ratteristico è il “pont del Diaol”, che scavalca una forra molto profonda scavata dal torrente Sorna. Cannoni e manufatti della

prima guerra mondiale sono inoltre visibili sul monte Baldo.

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Brentonico

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Sull’origine dei nome Ala gli storici sono discordi: potreb-be derivare da “un ‘ala” dell’esercito romano che sì sarebbe stanziata nella zona, oppure dal tedesco “Hall”, palazzo per merci, magazzino. Entrambe le ipotesi hanno fondamento storico, dal momento che la località era segnata su una del-le più importanti carte stradali romane. Il castello svolgeva una funzione difensiva ed era circondato dalla zona residen-ziale, mentre nel sobborgo si svolgeva la vita economica dei villaggio, all’interno degli edifici artigianali e commerciali.

E’ in epoca medievale che prende corpo la struttura urbana dell’abitato, con la tipica definizione funzionale delle varie

piazze:quella di Villalta che era la sede del rappresentante del feudatario; quella di San Giovanni che assunse il ruolo di cen-tro della “comunitas”; il Carrubio o quadrivio, che divenne il centro del mercato e degli scambi lungo l’antica via imperiale. Lungo quest’arteria vitale sorse gradualmente la Villa Nova, dapprima soltanto centro artigianale e commerciale, poi zona residenziale abitata soprattutto dai ricchi forestieri. Nel 500 si svilupparono la coltivazione del gelso e l’allevamento del baco da seta, attività giunte nella nostra valle già nel 400 durante la dominazione veneziana; nel secolo XVII infine iniziò pure

la produzione dei velluti di seta , destinati ai mercati europei.

Borgo d’antiche origini roma-ne, Ala ha da sempre rappre-sentato un territorio di transito, strategico sia dal punto dì vista economico che militare, per-ché posto sulle più importanti vie di comunicazione tra Euro-pa e Mediterraneo.

L’arte della seta e dei velluti modificò la città, facendone

un centro economica di primaria importanza, richiamando nuovi abitanti e sollecitando trasformazioni sostanziali sia a livello urbano, sia in un ambito culturale ed artistico. Lun-go il corso della Roggia sorsero otto filatoi, edifici artigia-nali mossi dall’energia idraulica per la preparazione del filo

di seta, tre tintorie, una “garberia” per la concia delle pelli, molini, fucine e folloni; vennero costruiti interi nuovi quar-tieri, per ospitare laboratori artigianali, magazzini, abitazioni per i lavoranti. Nel corso del 600 e del 700 la città di Ala visse dunque il massimo del proprio splendore economico ed un intenso fermento culturale. A partire dalla seconda metà del 1800 avvenne un rapido cambiamento nell’assetto economico, contrassegnato dalla crisi del settore della seta e dall’emergere di nuove attività commerciali, legate alla costruzione della ferrovia del Brennero. Ala divenne tra la fine Ottocento e inizio Novecento stazione internazionale:

la presenza delle dogane italiana ed austriaca, delle rispet-tive Guardie di Finanza, di grandi aziende di spedizione e di strutture alberghiere fu sostanziale per una rinascita della città. Testimonianze di questa nuova stagione d’espansio-ne e crescita culturale,interrotto dallo scoppio della Grande Guerra, sono il Teatro, la Biblioteca, la Società Musicale.

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Ala

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Verona è una città che vanta origini molto antiche; essa ha ospi-tato varie popolazioni fra cui Veneti, Euganei, Reti e Etruschi,

secondo quanto documentano gli stessi Catone e Livio Plinio. La sua fondazione risale al 49 a.C. durante il periodo della do-minazione romana, quando la città acquisisce la cittadinanza romana e viene promossa “municipium”, titolo che permette la realizzazione di opere importanti quali: le mura, le porte, le strade e le fognature. Per Verona passavano importanti strade romane, tra cui la via Gallica, la via Augusta e la via Postu-mia. Durante il medioevo cade sotto la famiglia della Scala o

famiglia Scaligera, una dinastia di tendenza “Guelfi e Ghibel-lini” Ghibellina e popolare che governò sulla città Verona dal 1262 al 1387. In questi anni, Verona conosce un lungo perio-do di splendore e prosperità economica e culturale con l’edifi-cazione di castelli, chiese e palazzi, e ospita artisti del calibro di Giotto, Dante Alighieri e Petrarca. Nel 1405 Verona si con-segna spontaneamente a Venezia e da questo momento farà

La città è stata dichiarata pa-trimonio dell’umanità dall’UNE-SCO per la sua struttura urbana e per la sua architettura. Vero-na è un chiaro esempio di cit-tà che si è sviluppata progres-sivamente e ininterrottamente durante duemila anni.

parte della Serenissima per quasi quattro secoli (1405-1796),

ad eccezione di due brevi intervalli (1439 e 1509-1517).

Con la dominazione veneziana, la città di Verona coltiva gli aspetti più intellettuali e culturali diventando una meta qua-si obbligata per i pensatori e gli artisti di quel tempo, come Goethe, Heine, Stendhal. Il 1796 segna un momento molto

importante per la città di Verona: l’ entrata delle truppe di Na-poleone Bonaparte nella città. In seguito, la firma del trattato

di Campoformio del 1797 stabilisce il passaggio dell’intera area veneta sotto il controllo degli Austriaci, salvo una breve parentesi tra il 1805 e il 1814 nella quale, dando seguito al Trattato di Presburgo, l’area entra a far parte del Regno Itali-co di Napoleone Bonaparte. Successivamente al Congresso di

Vienna del 1814-1815, l’area veneta ritorna in possesso degli Austriaci (Regno Lombardo-Veneto) e Verona diventa uno

dei capisaldi del Quadrilatero. Nel 1866 l’area veneta vie-ne annessa al Regno d’Italia , e quindi, da questo momento,

anche Verona seguirà le vicende storiche del proprio Paese.

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Verona

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...assieme a depositi alluvionali, mentre il clima è caratte-rizzato dalla presenza di nebbie fitte nel periodo invernale.

Risalgono all’Età del Bronzo i primi insediamenti dovuti

alle condizioni ottimali date dalla presenza di un territorio reso fangoso dalle acque del Tartaro, ma, soprattutto, dopo la costruzione della via Claudio-Augusta nel 15 a.C., che aveva la funzione di collegare i fiumi Po e Danubio parten-do da Ostiglia e attraversando Verona. In epoca romana le “Paludes Tartari fluminis” si prolungavano fino alle zone

sud del territorio comunale, che veniva “isolato” dalle regio-ni circostanti. Da ciò derivò il nome di “Insula Cenensis”, o terra affiorante fangosa. Il nome muterà in epoca comu-nale in “Isola dei Conti”, per l’insediamento dei Conti Bo-nifacio di Verona. Ma sarà con il dominio degli Scaligeri

attorno al 1200-1300, che il nome del paese giungerà alla sua risoluzione definitiva di “Isola della Scala” o, “Insu-la Scalarum”, riferendosi, appunto, alla casata dominante.

Isola della Scala si situa nel ver-de della pianura Padana ed è attraversata dal fiume Tarta-ro e dal Piganzo, oltre che da una serie di canali irrigui e cor-si di acqua di risorgiva. Il suo è un terreno formato da alluvioni post-glaciali...

A testimonianza rimane una Torre chiamata, appunto, “Sca-ligera”, posta in riva al Tartaro sulla strada per Vigasio ed eretta nel 1136 da Mastino II (1329-1351) come difesa contro

Mantova, e costituiva la conclusione del Serraglio che ini-ziava a Valeggio sul Mincio. L’edificio è costituito da due

corpi quadrangolari di cui, il più alto è diviso al suo inter-no in tanti pianerottoli dove alloggiavano i soldati, mentre l’altro corpo era formato da due ponti levatoi, controllando il lato occidentale del paese. Il 1839 segna l’ultimo restauro per la struttura muraria in cotto. Con l’arrivo di Venezia, si insediarono famiglie lagunari che provvidero alla costruzio-ne di opere idrauliche e d’arte. In corrispondenza di questo sviluppo, furono costruite anche delle corti rurali che costi-tuivano un vero centro economico e sociale, organizzando in tal modo il mondo contadino. Inoltre veniva costruito un oratorio per celebrare le messe festive. Nel corso dei seco-li, Isola della Scala si arricchì di ville ma anche di chiese.

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Isola della Scala

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...intorno al secolo XI, la concessero a Bonifacio di Canossa, padre della contessa Matilde. Inserita nella corte di Quaranto-li, raggiunse l’indipendenza solo nel Trecento, con l’afferma-zione del nobile casato dei Pico, il cui lungo governo ne favo-rì la crescita economica e culturale. Il più famoso esponente di questa famiglia fu Giovanni II, detto Pico della Mirandola o la “Fenice degli ingegni”, per la straordinaria memoria e la cultura enciclopedica. Divenuta uno dei piccoli stati emi-liani autonomi, godette di vari privilegi, compreso quello di battere moneta. All’inizio del XVI secolo si alleò con i francesi, venendo poi occupata dalle truppe pontificie. Ele-vata al rango di città, sul finire del Cinquecento, nella prima

Abitata fin dall’età del bron-zo, stando ai reperti rinvenuti nella zona, registrò in seguito insediamenti di galli e roma-ni. Occupata dai longobar-di, nell’alto Medioevo, fece parte dei possedimenti degli abati di Nonantola che...

metà del XVII secolo assurse a ducato. Nel Settecento fu

coinvolta nella guerra di successione spagnola, che sancì la fine della signoria dei Pico. Venduta agli Estensi, che ne

tornarono in possesso dopo la parentesi napoleonica, parte-cipò ai moti risorgimentali, cui seguì l’annessione al regno sabaudo. Impegnata nelle proteste sociali di fine Ottocento,

contribuì alla lotta partigiana. Tra i monumenti spiccano: il castello, di origine medievale; il palazzo comunale, con la facciata del Quattrocento; i palazzi Bergomi e della Ragio-ne; il duomo, del XV secolo, dedicato all’Assunta; le chiese di S. Francesco e del Gesù; l’oratorio della Madonnina; la

pieve di Santa Maria della Neve, del secolo XI, a Quarantoli.

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Mirandola

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A partire dal XIV secolo fu sede della signoria dei Pio, per passare poi a far parte dei domini estensi nel Cinquecento. Nel 1779 è stata eretta a sede diocesana. Nel secondo do-poguerra Carpi si è profondamente trasformata, grazie allo sviluppo dell’industria della maglieria. Durante la seconda guerra mondiale, la frazione di Fossoli fu il sito di un cam-po di transito, dal quale numerosi detenuti furono depor-tati verso i campi di sterminio e che ora è utilizzato come memoriale e come museo della 2ª guerra mondiale. Il Co-mune di Carpi ha allestito il Museo del Deportato come memoriale della deportazione ed organizza regolarmen-

Secondo centro per gran-dezza e importanza della provincia di Modena, era un borgo medievale di origine preistorica rifondato, proba-bilmente come roccaforte, nell’Alto Medioevo.

te numerose manifestazioni in memoria dell’olocausto. Carpi è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Li-berazione perché è stato insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la

sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale e della Medaglia d’oro al Valor Civile per il so-stegno dato dai cittadini alle persone internate al campo di Fossoli per alleviare le pene e consentirne la fuga. Carpi è stata colpita dai terremoti dell’Emilia del 2012, con seri danni al patrimonio artistico dovuto a lesioni importanti di nume-rose chiese tra cui il Duomo, San Nicolò e San Francesco.

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Carpi

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I saluti delle autorità

Importante evento quello della 500 Miglia Touring 2013 che si è affermato negli anni come una bellissima tradizio-ne, non solo sportiva, ma anche di prestigio per la Regione

Emilia-Romagna, toccata insieme a Veneto, Trentino e Lom-bardia da questa coinvolgente manifestazione, che si snoda nei 3 giorni in un impegnativo percorso di circa 800 km. La considerazione che questo evento sta avendo sotto il profi-lo strettamente tecnico e di passione per i veicoli d’epoca, è innanzitutto il risultato della competenza, della costanza e dell’impegno degli organizzatori, ai quali va il mio ringra-ziamento. Un’occasione importante, che permette di attra-versare alcuni esempi fra i più significativi di quello straor-dinario patrimonio paesaggistico culturale, che promuove il turismo nel nostro territorio. Rivolgo un saluto cordiale agli

oltre 100 equipaggi iscritti: sono certo che, al di là del risul-tato sportivo, in tutti loro rimarrà il ricordo di una bella espe-rienza vissuta, in una terra che sa dare ospitalità e cordialità.

Vasco Errani

VASCO ERRANI

Presidente Regione Emilia Romagna

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Un di questi posti è Gualtieri, paesone di pianura in pro-vincia di Reggio Emilia, di poco più di 6.500 abitanti, a

ridosso dell’argine del Po, al confine con la Lombardia,

portata agli onori della ribalta assieme alla vicina Bre-scello, dai film di Peppone e Don Camillo degli anni ’50.

Gualtieri è una cittadina di origine medievale che ha subi-to più volte nei secoli eventi naturali disastrosi, quando fu costretta a pagare alti tributi alle alluvioni del grane fiu-me; l’ultima risale al 1951, prima del recente terremoto.Malgrado ciò, il borgo ha mantenuto il suo aspetto rinasci-mentale, specialmente nella centrale Piazza Bentivoglio, qua-drato perfetto di 100 metri di lato, con un portico su tre lati.Il Palazzo della piazza ospita il “Museo Documentario e Centro Studi Antonio Ligabue”, dedicato alle opere del

celebre pittore del Novecento nato a Zurigo, ma che vis-se e morì proprio a Gualtieri, dove iniziò a dipingere.Trovandosi in una zona particolarmente vocata all’agricoltura ed all’allevamento bovino e suino, in una regione dove la cul-tura alimentare ed in particolare quella del maiale è sempre stata una tradizione ancestrale, Gualtieri non poteva certo fare eccezione. Numerose sono anche le attività di trasformazio-ne lattiero-casearia, in particolare del parmigiano-reggiano.

Vi sono piccole località della nostra bell’Italia, quasi sco-nosciute, almeno ai più, perché lontane dalle più getto-nate mete turistiche, città d’arte, località montane o bal-neari, poli commerciali. La maggior parte di questi paesi rimangono lontani dalle principali vie di comunicazione, a volte indicati giusto da un casello autostradale, e continua-no la loro vita tranquilla nell’indifferenza dei più, oltre la ri-stretta cerchia degli abitanti del posto o delle zone limitrofe.

C’era una volta un paesino…

Comincia così uno dei film della serie Don Camillo e Pep-pone girati a Brescello. In questo paese è possibile visi-tare e scoprire il museo a loro dedicato e i luoghi diven-tati famigliari nelle rappresentazioni cinematografiche.

Inoltre è possibile fare un salto nel passato, tra anfore e mo-numenti funerari e conoscere la storia del grande fiume Po.

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Reggio Emilia

Gualtieri

Brescello

ANTONIO LIGABUE

Autoritratto con Gualtieri sullo sfondo

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Nel Medioevo i monaci benedettini bonificarono il terreno

recuperandolo all’agricoltura. Dal 1303 al 1612 Colorno fu feudo dei Correggio, dei Terzi e dei Sanseverino. Con Barba-ra, la più famosa di quest’ultima famiglia, il castello diven-ne importante centro di cultura. Dal 1612 al 1731 Colorno passò ai Farnese, duchi di Parma, che verso la fine del ‘600

vi posero la loro residenza estiva. In tale periodo vennero ap-portate radicali trasformazioni al Palazzo Ducale ed al Giar-dino e furono costruiti importanti edifici, tra cui l’Aranciaia.

Il nome di Colorno deriva dalla posizione originaria del paese alla confluenza del Lorno nel torrente Parma: “Caput Lurni”, a capo del Lorno. Nel II sec. a.C. la co-lonizzazione romana interes-sò il territorio.

Nel 1748 il Ducato di Parma passò ai Borbone, iniziando così un nuovo periodo felice per Colorno, sia dal punto di vista ur-banistico, che artistico e culturale, tanto da meritare il titolo di “Versailles dei Duchi di Parma”. Nel 1802, con l’annessione alla Francia, Parma divenne un dipartimento dell’Impero na-poleonico. Con Maria Luigia d’Austria, già moglie di Napole-one, nel 1816 Parma ridivenne capitale del Ducato e Colorno residenza estiva ducale. Dopo la morte della duchessa nel 1847, iniziò un periodo di spoliazioni e di abbandono, cui si è inizia-to a far fronte soltanto nella seconda metà del nostro secolo.

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Colorno

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La parola ai partecipanti

La scorsa edizione della 500 miglia Touring ha avuto tra i suoi partecipanti l’equipag-gio n. 32 Borghi-Pezzali di Colorno (Pr), a bordo di una splendida Alfa Romeo Giulia SS del 1963. Abbiamo intervi-stato Giorgio Borghi che an-che quest’anno parteciperà con la stessa vettura.

Giorgio Borghi

EQUIPAGGIO BORGHI-PEZZALI

Alfa Romeo Giulia SS 1963

L’edizione 2012 è stata la sua prima partecipazione alla ma-

nifestazione, come l’ha scoperta e perché ha deciso di pro-

varla? E stato il mio amico Angelo Galli (anche lui iscritto)

a parlarmene per primo, ne aveva sentito dire bene e quindi mi ha proposto il giro sapendo della mia passione per le sto-riche. Ho fatto altri raduni e non è stato difficile convincermi!

Quest’anno si è iscritto con un nutrito gruppo di ami-

ci. Possiamo dire che la scorsa edizione si è trovato tal-

mente bene da coinvolgere altri? Assolutamente si, è stato un piacere partecipare. E’ una manifestazione ben or-ganizzata ci siamo trovati molto bene e quindi con Ange-lo siamo tornati anche quest’anno anche con altri amici. Nell’edizione 2013 percorreremo parte dell’Emilia e pas-

seremo anche dal suo paese - Colorno in provincia di

Parma , la cosa la emoziona? Chi ci sarà a vederla? Sin-ceramente mi emoziona molto. La reggia di Colorno è bel-lissima con i suoi giardini alla francese e con le sue fonta-ne. Mi piacerebbe potessimo fare una sosta e non solo un passaggio per mostrare a tutti quanto è bella, ci saranno sicuramente i miei figli e i miei amici a vederci e quin-di se potessimo fermarci sarei ancora più soddisfatto!

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Bisogna passare all’epoca longobarda per ritrovare notizie specifiche sul paese e sul territorio, dapprima con una tra-dizione non documentata che vuole Fontanellato fondato da una famiglia longobarda del X secolo, e poi, con un salto di circa due secoli, al 1124 quando si trova documentata la costruzione di una torre di guardia da parte dei Pallavicino. Vari passaggi di proprietà si susseguirono poi, dai Pallavi-cino, al Comune di Piacenza, ai Terzi sino al XIV secolo quando ebbe inizio la Signoria dei Sanvitale e nel loro do-minio plurisecolare si identificherà sempre la storia del ca-stello e del borgo. Nel castello, che sorge al centro del pa-ese. I membri più illustri della famiglia parteciparono sin dal Medioevo alla vita pubblica della città di Parma; fu-rono alleati della Francia nel XVI secolo quando la Rocca

La testimonianza della pre-senza dell’uomo a Fontanel-lato ha origini antichissime, infatti in località Catellazzo sono state trovate palifica-zioni terramaricole estese e suppellettili riconducibili all’età del bronzo.

raggiunse il massimo dello splendore con la presenza a corte del Parmigianino, e si schierarono con i Farnese al sorgere del Ducato di Parma e Piacenza nel 1545. Subirono perciò

nel 1600, da parte degli Spagnoli presenti in Italia, assalti che

smantellarono le fortificazioni della Rocca, riedificate comun-que di lì a poco. Nel 1802 Napoleone soppresse ufficialmente

e definitivamente i feudi ma non per questo l’importanza della

famiglia Sanvitale dimunuì. Stefano Sanvitale fu nel 1806 il

primo sindaco di Parma e suo figlio Luigi sposò la figlia morga-natica della Duchessa di Parma, Maria Luigia. In questo modo Fontanellato rimase sempre legato alla storia ufficiale, quella

scritta sui libri, pur rimanendo un paese con una sua piccola storia sino appunto all’unità d’Italia e alla estinzione della fa-miglia Sanvitale nel 1951 (morte dell’ultimo conte Giovanni).

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Fontanellato

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...salmastre che affioravano dal terreno, fino ad allora impor-tanti solo per la gran quantità di sale che vi si poteva estrarre. Da questa brillante intuizione venata di empirismo ma non priva di basi scientifiche, all’effettivo decollo di Salsomag-giore come ville d’eaux il passo non fu immediato. Il modesto

borgo del sale mutò lentamente il suo volto e la sua econo-mia, avviandosi verso il traguardo del secolo intenzionato a rivaleggiare con le migliori stazioni termali europee. Il cuore della Salsomaggiore termale inizia a battere sempre più ve-locemente con l’approssimarsi del nuovo secolo e l’avven-to della società Novecentesca, con l’Arte Nuova, il Liberty.

La storia di Salsomaggio-re termale inizia nel 1839. Per l’allora borgo del sale, la scintilla nuova scoccò in quell’anno, quando il medi-co condotto Lorenzo Berzieri tentò un utilizzo medicamen-toso delle acque...

Treno e Grand Hotel, furono due ingredienti indispensabili al successo di una ville d’eaux. Nel 1923 vennero costruite

le Terme Berzieri. Il quartiere residenziale dei villini acco-glie le abitazioni di coloro che vedono in Salsomaggiore un

luogo ideale di abitazione o vacanza. Grande era il fervore di iniziative volte a rendere grato il soggiorno ai turisti. Il mutare dei tempi lascia tracce visibili nelle forme architetto-niche che si adeguano alle idee dominanti. Salsomaggiore è

ormai in odore di modernità, una stazione termale che si ade-gua alle istanze di una nuova visione della vacanza termale.

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Salsomaggiore

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...probabilmente al secolo X, ma le prime testimonianze stori-che risalgono al 1141, quando Vigoleno era un avamposto del Comune di Piacenza sulla strada verso i territori parmensi; attorno al Duecento entrò in possesso della famiglia guelfa degli Scotti, in conflitto con Piacenza, dominata allora dalle

fazioni ghibelline, le quali attaccarono e distrussero il castel-lo durante il sec. XIV. Fu lo stesso Comune di Piacenza a ricostruirlo ed a tenerlo fino alla fine del secolo, quando fu

distrutto nuovamente. La terza edificazione fu opera degli

stessi Scotti rientrati in possesso del fortilizio nel 1389 grazie.

Vigoleno é un borgo medie-vale di rara bellezza e va-lenza artistica che sorge sul colle di S.Stefano nella pro-vincia di Piacenza da dove domina la verde vallata del-lo Stirone. La fondazione del-la fortezza originaria risale...

ai Visconti, i quali diedero al luogo anche il rango di contea. Le vestigia attuali del castello sono in massima parte frutto di questo rifacimento quattrocentesco. Le tracce degli Scotti

sono ancora visibili negli stemmi gentilizi scolpiti sia sopra il portale d’ingresso al borgo sia sul timpano dell’oratorio del-la Madonna delle Grazie, con ogni probabilità la cappella di famiglia degli Scotti, al contrario della chiesa di San Giorgio

che rappresentava la parrocchia del piccolo borgo. La famiglia Scotti mantenne il possesso della rocca fino al 1908, in segui-to la stessa fu ceduta e trasformata in edificio residenziale.

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Vigoleno

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I saluti delle autorità

La Provincia di Piacenza è felice e orgogliosa di ospitare l’edi-zione 2013 della 500 Miglia Touring e a nome dell’Ammini-strazione e della nostra Comunità rivolgo un caloroso benve-nuto a tutti i partecipanti, augurando loro di potere portare nel cuore un pezzo di questa terra accogliente e calorosa e il ricordo di un’altra “passeggiata storica” a cavallo tra quattro regioni.La nostra terra, ne sono convinto, è il giusto e prestigio-so contenitore di un’iniziativa che esalta i valori più buo-ni: la dedizione e la passione prima di tutti. Manifesta-zioni come la 500 Miglia Touring, che quest’anno arriva al prestigioso traguardo della XV edizione, hanno il me-rito di coniugare l’amore per la tradizione e per i veicoli d’epoca alla valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale locale. Il Piacentino vanta, del resto, una conso-lidata tradizione nel settore delle “passeggiate” e delle rie-vocazioni storiche a bordo di gioielli a due o quattro ruote. A tutti i partecipanti e gli organizzatori un caloroso benvenuto e l’augurio di poter tornare presto a fare visita alla nostra terra.

Massimo Trespidi

MASSIMO TRESPIDI

Presidente della Provincia di Piacenza

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...per il suo autentico aspetto medievale rivela un denso tessuto di storia, natura e fascino. La sua unicità fa sì che sia entrato nel Club dei Borghi più belli d’Italia, che abbia ricevuto la certifica-zione TCI Bandiera Arancione, sia protagonista del circuito dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, della Strada dei Vini

e dei Sapori dei Colli Piacentini, ma è anche Città per la Pace.

Castell’Arquato, città d’arte, città del vino, sorprende già al primo sguardo, tra Emilia e Lombardia, tra Pianura Pa-dana ed Appennino, a circa trenta chilometri dal capo-luogo Piacenza e poco più da Parma...

Il centro storico del capoluogo è caratteristico per l’intatta atmosfera medievale che vi si respira, è sviluppato sulla riva sinistra del torrente Arda, adagiato su un colle che domina la pianura. La posizione strategica dell’insediamento balza dunque subito agli occhi ancora oggi, nel terzo millennio.

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Castell’Arquato

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Busseto si trova nella pianura parmense poco lontano dalle rive del torrente Ongina e dista 38 km. da Parma, 25 da Cremona, 32 da Piacenza e 6 dal Po. Il Comune di Busseto ha una esten-sione di 7644 ettari e 31 are. Ha la figura di quadrilatero irre-golare. Confina a nord con i Comuni di Soragna e Fidenza, a

sud con Fidenza ed Alseno, ad ovest con Alseno, Besenzone e Villanova sull’Arda. Il nome Busseto, “Buxetum” da “buxus”

e quindi bosco dei bossi ha un’origine antichissima e non ap-pare in documenti certi se non dopo il 1100, quando il territorio faceva parte dell’Oltre Po cremonese. Solo verso la metà del

sec. XIII, con il marchese Uberto il Grande, Busseto entra nei

Busseto festeggia quest’an-no il duecentesimo anniver-sario dalla nascita di Giu-seppe Verdi. Per celebrare l’evento la 500 Miglia Touring farà omaggio all’artista tran-sitando nella sua città nata-le il 18 Ottobre 1813.

domini dei Pallavicino per rimanervi ininterrottamente fino

al 1587, quando il marchesato diventa territorio Farnesiano. Seguì quindi le sorti del Ducato di Parma e Piacenza fino al

1859 e alla proclamazione del Regno d’Italia. Nella seconda

metà del XIX secolo Busseto fu impegnata in opere edilizie e urbanistiche che determinarono il volto attuale del suo centro storico. Nei secoli numerosi cittadini si distinsero nelle lette-re, nelle scienze, nel diritto e nell’arte tra cui lo storico Ireneo Affò, il medico Buonafede Vitali, il compositore Tarquinio Merula, i pittori Pietro Balestra, Alberto Pasini e Gioacchi-no Levi, per arrivare infine alle grandi figure di Giuseppe

Verdi e del nostro contemporaneo Giovannino Guareschi.

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Busseto

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La presenza umana nel territorio inizia nel Paleolitico ma è solo nel Neolitico che compaiono i primi insediamenti stabili; più diffusamente documentato è il popolamento nelle età del Rame e del Bronzo, alle quali corrisponde un discreto numero

di rinvenimenti. Un buon numero di tombe galliche testimo-nia, infine, la presenza dei cenomani, che, secondo una recen-te ipotesi, avrebbero favorito la fondazione di Cremona (218 a.C.) in un lembo di territorio loro contestato dagli insubri.

Cremona costituì un perno fondamentale per il popolamen-to delle fertili campagne, assegnate ai coloni mediante una centuriazione, le cui tracce sono ancora chiaramente leggi-bili, ma anche per la viabilità e i traffici, incentrati sulla via

Postumia e sul Po, sul quale sorse un porto. Nel 69 d.C., nel corso della guerra civile fra Vitellio e Vespasiano, le truppe di quest’ultimo la distrussero per l’appoggio offerto al rivale.

È scherzosamente nota come la “città delle tre T”, ossia tu-ròon, Turàs, tetàs (torrone, Torrazzo, tettone). Altra ver-sione di questo detto è “tu-ròon, Turàs, Tugnàs”, ossia “torrone, Torrazzo, Tognazzi” (riferito ad Ugo Tognazzi).

La celere ricostruzione non impedì un processo di lenta deca-denza, che si concluse con la conquista longobarda del 603. Alle violente lotte tra le opposte fazioni dei guelfi e dei ghibellini

seguirono gli scontri tra Federico Barbarossa e i comuni della Lega lombarda; il territorio provinciale non seguì coeso le vi-cende di quegli anni: è infatti storica la rivalità tra Cremona e Crema, tradizionale alleata di Milano. Nel XIV secolo Cremo-na e il suo circondario furono assorbiti nella sfera d’influenza

dei Visconti e, nel secolo successivo, passarono agli Sforza.

Seguirono le dominazioni francese e spagnola e, nel 1707, la

Convenzione di Milano ne decretò l’annessione ai possedi-menti austriaci. Dopo la breve parentesi napoleonica e gli anni della Restaurazione i cremonesi parteciparono attivamente ai

moti risorgimentali, che si conclusero con l’unità d’Italia.

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Cremona

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Nell’anno 600 venne aggregata alla diocesi di Cremona, e subì il primo sterminio, ad opera delle truppe di Carlo Magno, nel 773. Ma risorse a borgo franco nel 1118, quando venne acquistata, da parte del Comune di Cremona, dai conti Gi-salbertini di Bergamo per farne un baluardo contro Milanesi e Bresciani. Successivamente, venne distrutta da Lotario II

nel 1136, da Federico Barbarossa nel 1186, dai Milanesi nel 1193, e contesa da Cremonesi e Bresciani per accaparrarsi il passo sull’oglio. Buoso Dovara venne eletto Signore di

Soncino nel 1247 e vi regnò per 20 anni: periodo nel quale

i Soncinesi parteciparono alla battaglia di Cassano d’Adda

contro Ezzelino da Romano. Il tiranno, ferito e vinto, fu por-tato a Soncino dove morì l’8 ottobre 1259. Per l’importan-za strategica, dal XIV secolo iniziò ad essere ripetutamente contesa: passò dall’influenza della Signoria di Milano nel

1332, alla Repubblica di Venezia in due periodi (1432-38 e

1441-48) intervallati ancora da Milano. Nel 1499 tornò ai

Veneziani, nel 1509 ai Francesi dopo la battaglia di Agna-dello, nel 1536 agli Spagnoli che ne fecero un marchesato.

L’antico “Castrum” da cui è nata Soncino si ritiene sia sta-to fondato nel IV secolo dai Goti. Nel periodo bizantino i Longobardi ne fecero un feu-do militare: vocazione che ac-compagnerà Soncino per gran parte della sua storia antica.

Gli austriaci subentrati nel 1707, ressero le sorti dell’antico borgo sino al 1859, anno in cui venne conquistata dai Franco-Piemontesi. Il Centro Storico di Soncino ha un impianto ur-banistico medievale, caratterizzato da strade strette e da case torri. Lungo la Strada Granda troviamo palazzi signorili ca-ratterizzati dai tipici portici. La Cinta Muraria è ancora ben conservata e circonda il dosso su cui sorge il Centro Storico

per circa 2 chilometri. Le mura vengono tuttavia chiamate “venete” poiché il loro rinnovamento fu iniziato dai Veneti pochi mesi prima dalla loro cacciata per mano dei Milane-si. I palazzi e le ville soncinesi si distinguono per le deco-razioni in terracotta in motivi orizzontali a fascia. I motivi ornamentali che raffigurano festoni, ghirlande, medaglioni,

con putti e testine sono risalenti al XIV secolo. Sono rea-lizzazioni estremamente raffinate, un tempo policrome, e

sono la testimonianza della lunga tradizione locale nell’im-piego della terracotta. Accanto all’argilla, l’artigianato son-cinese nei secoli sviluppò risultati pregevoli anche nella lavorazione del legno e nella lavorazione del ferro battuto.

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Soncino

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La cosiddetta “rocca”, una delle testimonianze storiche di maggior rilievo, nel XV secolo fu di proprietà di Filip-po Maria Visconti, che la perse dopo la sconfitta col Car-magnola, nella famosa battaglia di Maclodio; in seguito fu assaltata e devastata dal generale visconteo Piccinino, per conto della Repubblica di Venezia. Successivamente il ter-ritorio subì le incursioni di Francesco Sforza, anch’egli

alleato di Venezia, e dopo il primo ventennio del XVI se-colo, costituendo l’ultimo baluardo contro il ducato di Mi-lano, fu reso inespugnabile, per decisione della Serenissima.

La sua origine è ascrivibile presumibilmente alla fine del XII secolo, periodo in cui i bresciani decisero di costrui-re nella zona una fortificazio-ne, che costituisse risposta alle costruzioni difensive dei cremonesi.

Il dominio di Venezia terminò con l’invasione degli austriaci, nel 1799. Rilevanti le testimonianze storico-artistiche nella

zona: il castello dei conti Martinengo, parzialmente trasfor-mato (nel XX secolo) in cascinale e situato in località Barco; i

palazzi Obici, Strozzi, Corniani e Maffeis, tutti databili al XVII

secolo, e casa Pavoni, risalente al XII secolo. L’architettura sa-cra è rappresentata dalla parrocchiale intitolata a S. Gregorio

Magno, ubicata in località Barco; dalla parrocchiale di Conio-lo, risalente alla fine del XIV secolo; dalla chiesa di S. Dome-nico del XVI secolo e dalla chiesa di Santa Maria del Cornerio.

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Orzinuovi

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La parola ai partecipanti

Due equipaggi bresciani ami-ci fra loro da lunga data che partecipano alla 500 Miglia da vari anni. Sono composti da Francesco Tomasi e dal-la moglie Paola Boschetti a bordo di un’Alfa Romeo Giu-lietta Spider del 1961 e da Riccardo Zanotti e Aurelia Mora a bordo di una Merce-des 350 SL del 1971.

Francesco Tomasi e Riccardo Zanotti

EQUIPAGGIO TOMASI-BOSCHETTI

Alfa Romeo Giulietta Spider 1961

Siete fedeli partecipanti della 500 Miglia da molti anni e

anche quest’anno sarete dei nostri, è una esperienza po-

sitiva che consigliereste? Assolutamente si! E’ una espe-rienza molto divertente e positiva, un week end vissuto con gli amici di una vita ma con la possibilità di incontrare gente nuova, di tutte le estrazioni sociali, tutti però abbia-mo in comune la stessa passione per i meravigliosi veicoli d’epoca. Da dove nasce la vostra passione per le auto sto-

riche? Risponde Riccardo Zanotti. Non volevo solo vedere

gli altri mangiare la cioccolata, la volevo mangiare anch’io!! Quando ero ragazzo e vedevo queste splendide vetture, pen-savo che avrei voluto anch’io possederne una e quando ho potuto farlo, sono entrato in questo “mondo”. Che cosa le è

piaciuto di più della scorsa edizione e che cosa si aspetta

dalla prossima? Risponde Francesco Tomasi. L’anno scorso

la tappa a Milano è stata fantastica! Piazza Duomo prima e la serata in un albergo di prima classe poi hanno siglato il successo dell’edizione 2012! Da quest’anno mi aspetto al-meno altrettanto! Divertimento, buoni amici e buona tavola!

EQUIPAGGIO ZANOTTI-MORA

Mercedes 350 SL 1971

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Il toponimo deriva dall’esistenza di un vecchio ponte di legno sull’Oglio. Le notizie relative al Medioevo vedono il territo-rio, facente parte della pieve di Palazzolo, al centro di contese e teatro di sanguinosi eventi bellici tra Brescia e Bergamo, per il controllo sul fiume. Saccheggiata verso la metà del 1200

da Ezzelino da Romano e coinvolta nelle lotte tra guelfi e

ghibellini, divenne luogo di rifugio per i ghibellini bresciani e bergamaschi, espulsi dalle rispettive città. Dopo essere stata a lungo contesa anche da milanesi e veneziani, con la pace di Lodi del 1454 passò sotto il dominio della Repubblica veneta,

rimanendovi fino all’invasione napoleonica del 1797, con la

breve parentesi, nel XVI secolo, dell’occupazione da parte del

Citata come Ponte Oleo o Pontolio in un documento della seconda metà del X secolo, ha origini ben più an-tiche, stando al rinvenimen-to nella zona di vari reperti archeologici risalenti al I o II secolo a.C.

francese Giacomo de La Palisse, che l’aggregò alla contea di Chiari. Sede di un vicariato, non fu risparmiata da care-stie e pestilenze, cui si aggiunsero i danni provocati dal saccheggio dei francesi agli inizi del 1700, quando divenne quartier generale di Eugenio di Savoia. Annessa alla Re-pubblica Cisalpina sul finire del secolo, seguì le successive

vicende del resto della provincia, partecipando attivamente alla lotta contro il fascismo e alla guerra di liberazione. Tra i monumenti spiccano: il castello medievale, in cui si trova l’antica chiesa di Santa Maria, abbandonata verso la metà

del XVIII secolo; la settecentesca parrocchiale, contenen-te pregevoli tele del Seicento, e la chiesa di Sant’Antonio.

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Pontoglio

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Dalle pianure salgono verso nord gli Etruschi e i Celti fino

alla conquista romana. Dopo la fine dell’Impero Romano, si

susseguono le invasioni barbariche e varie dominazioni, tra cui quella longobarda. Nel 774 Carlo Magno occupa la Val Camonica e parte del lago d’Iseo, facendone donazione ai mo-naci di Tours. Nel 1161 Federico Barbarossa scende dalla Val Camonica e il 12 giugno espugna, saccheggia e incendia Iseo. La zona vivrà successivamente le lotte continue tra Guelfi e

Ghibellini. Segue nel 1428 l’intervento della Repubblica di

Venezia e la sua occupazione dell’intera zona del lago e della valle, a cui segue un periodo di pace fino al 1509. Nel 1797,

con la fine della dominazione veneziana, la Val Camonica e

Pisogne vengono assegnate al dipartimento del Serio ed unite

a Bergamo. Ritorneranno poi a far parte della provincia di

Brescia nel 1859, quando, sconfitte le truppe austriache a San

Martino e a Solferino, il territorio viene riunito con il resto

della Lombardia al regno di Sardegna, prima tappa dell’unità

d’Italia. CLUSANE è situato su una collina della sponda meri-dionale del Lago d’Iseo. E’ un paese antico. Nel 1093 esisteva già la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio; i loro proprietari, i

Brusati, signori longobardi di Sovere, fecero donazione all’or-dine Cluniacense. Sulla collina intorno alla chiesa e al mona-stero cluniacense si formò l’attuale centro storico di Clusane.

I primi segni di vita umana sul lago d’Iseo sono alcuni ri-trovamenti fatti a Sarnico di resti di palafitte che confer-mano una presenza preistori-ca, mentre al nord del lago, in Val Camonica erano atte-stati gli antichi Camuni.

Sulla collina intorno alla chiesa e al monastero cluniacense si

formò l’attuale centro storico di Clusane. Comune autonomo fin dai tempi della Repubblica Veneta. Nel 1928 fu aggregato

a Iseo per decreto del governo. Con la costruzione della nuova chiesa parrocchiale di Cristo Re (1932-1935) iniziò il moder-no sviluppo urbanistico ed ora il paese si estende nella cam-pagna e sulle pendici orientali e settentrionali del Monte Alto.ISEO. Citata già nella Storia Naturale di Plinio il Vecchio,

deriva il toponimo dall’espressione latina IMUS SINUS,

ossia ‘profonda insenatura’. Per la sua felice posizione ge-ografica, nel corso dei secoli è sempre stata al centro di in-tensi traffici commerciali, acquistando rilevanza anche dal

punto di vista strategico. Nel Medioevo fu a lungo oggetto di contesa tra i grandi potentati, venendo assediata e incen-diata da Federico Barbarossa nella seconda metà del 1100. Possedimento degli Oldofredi, entrò poi a far parte dei do-mini degli Scaligeri, cui subentrarono i Visconti. Nella pri-ma metà del XV secolo fu conquistata dai veneziani, che vi dominarono fino all’avvento delle truppe napoleoniche, sul

finire del Settecento. Durante il Risorgimento diede i natali

a vari patrioti, tra cui Gabriele Rosa e Giambattista Caval-lini; vi esercitò la sua attività politica Giuseppe Zanardelli,

divenuto primo ministro sotto il re Vittorio Emanuele III.

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Lago d’Iseo

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La parola ai partecipanti

“La manifestazione è cresciu-ta moltissimo sia dal punto di vista organizzativo ma anche di contenuti. Torniamo alla 500 miglia perché ci piace è ben organizzata e ci troviamo molto bene!” Intervista ad Al-berto Camossi dell’equipag-gio Camossi-Facchinetti.

Alberto Camossi

EQUIPAGGIO CAMOSSI-FACCHINETTI

Porsche 911 S 1974

Lo scorso anno eravate a bordo di una Porsche 911 S del

1974 quest’anno invece guidate una Triumph sport del 1960,

auto diversa ma stessa passione per le storiche? La passione se possibile è aumentata con gli anni! La scelta di un’auto diversa è perché la Triumph è estremamente sportiva in più è decappottabile. Speriamo che il sole ci accompagni in questi

tre giorni e se sarà così, non voglio farmi trovare impreparato!Voi partecipate alla 500 Miglia da alcuni anni perché ave-

te deciso di essere della 500 Miglia anche per il 2013?

Abbiamo partecipato alle prime due edizioni, poi abbiamo avuto un periodo di stop ed ora sono quattro, cinque anni che partecipiamo ininterrottamente. La manifestazione è cresciuta moltissimo sia dal punto di vista organizzativo ma anche di contenuti. Torniamo alla 500 miglia perché ci pia-ce è ben organizzata e ci troviamo molto bene! Che cosa vi

piace e che cosa cambiereste della 500 Miglia Touring?

I percorsi e gli itinerari sono sempre affascinanti e le strutture come alberghi e ristoranti sono di prim’ordine. Cambiare qualcosa della 500 Miglia? Mi piacerebbe po-ter uscire dai confini nazionali, andare magari in svizze-ra dove ci sono luoghi bellissimi da visitare, ma so che dal punto di vista organizzativo è estremamente difficile.

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rurale e della pieve d’Iseo, nel Medioevo fu a lungo pos-sedimento dei monaci benedettini (che vi intrapresero una vasta opera di bonifica) venendo in seguito infeuda-ta alla nobile famiglia degli Avogadro, cui fu conferma-ta, nella prima metà del XV secolo, da Pandolfo Mala-testa e dal doge veneziano Francesco Foscari. La storia successiva, nella quale mancano eventi di particolare rilie-vo, non si discosta da quella dei territori circostanti, occu-pati dalle truppe napoleoniche sul finire del Settecento.

Citata come Polaine in un documento degli inizi del XVII secolo, secondo alcuni studiosi deriva il toponimo dall’unione dei vocaboli la-tini PULLUS, ‘terreno molle’, e LABES, ‘zona franosa’. Dopo aver fatto parte del distretto

Alla restaurazione austriaca e ai moti risorgimentali segui-rono l’annessione al regno d’Italia e il coinvolgimento negli avvenimenti nazionali e internazionali della seconda metà dell’Ottocento e della prima del Novecento. Tra le testimo-nianze storico-architettoniche meritano di essere citate: la quattrocentesca parrocchiale di San Nicola, restaurata nel-la prima metà del XVII secolo, e la chiesa di Santa Maria

del Giogo, contenente pregevoli affreschi del Cinquecento.

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Polaveno

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Le automobili

Morgan - Super Sport 1933

FLüCKIGER RUEDI - FLüCKIGER SINIMorgan ha giocato un ruolo fon-damentale nel mercato tre ruote vendendo esclusivamente auto a tre ruote dal 1908 fino al 1935. Il

motore si trova di fronte al radia-tore e spinge una singola ruota posteriore. La potenza viene tra-sferita attraverso un tubo semiasse che agisce come parte del telaio.

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Morgan - Family 1936

KELLER JOSEF

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Alfa Romeo - 158 1946

CALEGARI STEPHAN - GREGORATTI FABIENNE

Nota anche come Alfetta, è entra-ta, nella storia dell’automobilismo sportivo moderno, come la mono-posto più longeva (ha corso, infat-ti, sui circuiti di tutto il mondo, per ben 13 anni, dal 1938 al 1950) ed

anche, come quella che ha conse-guito il maggior numero di succes-si nei Gran Premi automobilistici.

MG - TD 1951

RUSCH OMBRETTA

La Morris Garages, in sigla MG, è una casa automobilistica britan-nica attiva dal 1922. Nata come azienda indipendente, nel 1952 venne assorbita dalla British Mo-tor Corporation; dopo diversi passaggi di proprietà, oggi il mar-chio appartiene alla SAIC Motor.

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Ermini - 1100 Sport Siluro 1951

MORCOMBE DARREN-MONTALBELLI CHIARA

Per la stagione 1951 Ermini ven-dette sei motori e costruì tre vet-ture su telaio tubolare Gilco in conformazione siluro, due carroz-zate da Motto Torino, l’altra dalla Carrozzeria Mariani di Pistoia.

Colli - 1100 Sport 1951

BRICCHETTI VINCENZO - BRICCHETTI LORENZO

Nel 1946 la Carrozzeria Colli co-struì il Colli PL 2C, un prototipo di aerauto, vale a dire un veicolo ibri-do, ovvero un piccolo aereo da tu-rismo con ali ripiegabili, costruito per essere in grado di percorrere an-che brevi tratti stradali, surrogando le funzionalità di un’autovettura.

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Triumph - TR Sport 1955

SONCINI GIOVANNI - GHISINI ANDREA

La Triumph TR debuttò nel 1953

tra l’entusiasmo del pubblico. La li-nea, del resto, ricordava vagamente quella della Jaguar XK120 Conver-tible, pur non mancando di una sua originalità nel frontale (mascherina incassata) e nella fiancata (con le

piccole portiere, prive di maniglie).

Jaguar - XK 140 1955

CALDERA RINALDO - ZILVETTI ELVIRA

La XK140 è stata un’autovet-tura sportiva di lusso prodotta dalla Jaguar dal 1954 al 1957 in 8.884 esemplari. Una XK140 è stata provata dalla rivista Sports

Cars Illustrated nell’agosto del 1957, dove venne segnata una velocità massima di 200 km/h.

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Alfa Romeo - 1900 C SS 1955

BOSSINI GIOVANNI - AGNELLI ALBERTO

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MG - A Roadster 1956

FACCHINI ALFONSO - OLIVETTI LUIGIA

La MG A è stata una autovettu-ra sportiva spyder prodotta dal-la divisione MG della British Motor Corporation dal 1955 al 1962. La MG A ha sostituito le vecchie auto serie T e rappre-sentò un cambio di stile definiti-vo rispetto ai veicoli precedenti.

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Alfa Romeo - Giulietta Spider 1956

MARCHETTI ROBERTO - MARCHETTI LUIGI

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Le automobili14

Alfa Romeo - Giulietta 1957

CHERUBINI PIETRO - TOMASSINI GIANMARCO

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Porsche - 356 A 1957

IDER ULISSE - POLOTTI LUCIANA

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Alfa Romeo - Giulietta Sprint 1961

RICCHETTI GIAMBATTISTA

L’importatore Alfa Romeo degli

Stati Uniti, “Hoffmann” di New

York, chiese ai vertici dell’Alfa Romeo di produrre una versio-ne “spider” della Alfa Romeo

Giulietta Sprint e si impegnò

immediatamente ad acquistar-ne 2500 esemplari da propor-re sul mercato nordamericano.

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Wolkswagen - Maggiolino Type 1 1958

FLAMMIA GENNARO - NORIS ISABELLA

MG - A 1958

TEMPINI SERGIO - TEMPINI MANUELALa MG A ha sostituito le vecchie auto serie T e rappresentò un cam-bio di stile definitivo rispetto ai

veicoli precedenti. L’auto è stata lanciata ufficialmente al Salone

dell’automobile di Francoforte del 1955. È stata sostituita dalla MG B, quando ha cessato la pro-duzione nel mese di luglio 1962.

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Alfa Romeo - Giulietta Spider 1958

ZOBBIO RUGGERO - ABBIATICI ROSSELLA

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Aston Martin - DB 2/4 MKIII 1959

HORNIK PETER - PARIS SUSAN

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Fiat - 1100/103 1959

BELVEDERE GIOVANNI - USIC TIZIANA

Nel 1953 nacque la Fiat 1100/103 radicalmente modificata rispetto ai

modelli precedenti. Si trattava di

un’autovettura totalmente nuova, dotata di scocca portante. Della progenitrice manteneva solamen-te il motore 4 cilindri con albero a camme laterale di 1089 cm³.

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Alfa Romeo - Giulietta T.I. 1959

CAPPELLI FAUSTO - KUTIN SERGIO

Triumph - Sport 1960

CAMOSSI ALBERTO - FACCHINETTI VALERIA

La serie TR (acronimo di Triumph

Roadster) è una gamma di vetture

sportive (non tutte spyder nonostan-te il nome) prodotte dalla Triumph

Motor Company dal 1953 al 1981.

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MG - MGA 1960

BOCCHI ANGELO - BOCCHI FRANCESCONel maggio del 1959 la versione standard ricevette una versione aggiornata del motore, ora era di 1588 cm³ e sviluppava 79.5 CV, nacque così la MGA 1600. Furono montati dischi anterio-ri, ma la batteria è rimasta nella parte posteriore. Furono prodotte 31.501 unità in meno di tre anni.

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La prima versione, la MG A 1500, montava un motore di 1489 cm³ che sviluppava 68 cv (51 kW), ma la potenza fu pre-sto aumentata a 72 CV (54 kW).

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MG - A 1500 Coupè 1957

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Alfa Romeo - Giulietta Passo Corto 1958

VILLA FRANCO - VILLA FEDERICO

La nascita della denominazio-ne “Giulietta”, sebbene chiara-mente riferita all’opera shake-speariana Romeo e Giulietta, è

stata oggetto di varie versioni e aneddoti. Tra le versioni speciali si ricordano la Colli Promiscua, una familiare prodotta in 90 uni-tà (71 nel 1959 e 19 nel 1960).

Porsche - 356 A Super 1957

GAFFURI ANGELO - FRANCHINI GLORIA

La Porsche 356 può essere consi-derata il primo modello “di serie” prodotto dalla casa di Stoccarda. La

356 è una vettura che ha fatto epo-ca, vantando eccezionali livelli di maneggevolezza, leggerezza, affi-dabilità e tenuta di strada e spianan-do la strada alla futura Porsche 911.

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Le automobili

Alfa Romeo - Giulia SS 1963

BORGHI GIORGIO - PEZZALI ROBERTO31

La Giulietta SS entrò in produ-zione nel 1959 e fu disegnata da Franco Scaglione con un’aerodi-namica assai evoluta ed esasperata, studiata anche con l’osservazione diretta dei flussi per mezzo di fili

di lana applicati sulla carrozzeria di un’auto lanciata a forte velocità.

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XXX

AC Cobra - 427 SCR 1965

GALLI ANGELO - BELLONI ANNAMARIAIl primo prototipo della Cobra 427 venne realizzato nel 1965; dopo aver prodotto le prime 100 unità necessarie all’omologa-zione FIA, la vettura prese parte al campionato SCCA del 1966

nella classe A. La produzione fi-nale fu di 348 esemplari, di cui 88 in allestimento Corsa o Prova.

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LUZZAGO ALESSANDRO - MARINA

La Jaguar E-Type, conosciu-ta anche come XK-E o anche XKE, è una vettura prodotta dal-la Jaguar dal 1961 al 1975. Nei 14 anni di produzione le vendi-te arrivarono a 70.000 vetture

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Jaguar - E Type OTS 1965

FE’ DARIO - BOIFAVA ANDREA

sulla TR4 veniva anche fornito a ri-chiesta un lunotto posteriore rigido chiamato “Surrey Top”, con fun-zione di frangivento posteriore e di supporto per l’hard-top vinilico

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Triumph - TR4 1963

VERNILE RICCARDO - GOSCIA GAETANO

Sia la 3000 che la sua antenata

100 erano note come le Austin-Healey, poiché, sino all’entrata in produzione della più piccola Sprite, erano le uniche vetture a

portare il marchio Austin-Healey.

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Austin Hearley - 3000 MK2 196339

Volvo - 121 S 1966

MISSARELLI GABRIELE - RICARDI ROSANNALa Volvo Amazon fu la prima Vol-vo ad usare il sistema di denomi-nazione a tre cifre. Però in patria si chiamò sempre Amazon, mentre la denominazione a tre cifre ve-niva usata nell’Europa continen-tale poiché il nome Amazon era già stato registrato dalla fabbri-ca di motocicli tedesca Kreidler.

Mercedes - 230 TE 1965

CRISTI ALESSIO - CAMADINI GIANFRANCO

La Casa di Stoccarda decise di im-piegare la 230SL nel Rally Spa-So-fia-Liegi, tenutosi nel 1963. La vet-tura, pilotata da Eugen Böhringer, si aggiudicò la competizione, con-sacrando definitivamente la 230SL

nel gotha delle vere Mercedes-Benz. La 230SL venne sostituita

nel gennaio del 1967 dalla 250SL.

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Corvette - Sting Ray 1965

SHILLER MANFRED - KERN CHRISTIANE

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Sunbeam - Alpine MK2 1960

Una versione hardtop fu provata dalla rivista The Motor nel 1960. Raggiunse la velocità 158,7 km/h e

accelerò da ferma a 97 km/h in 13,6 secondi. Fu registrato un consumo di carburante di 9,11 Litri/100 km. La prova costò 1.110 sterline.

BIANCHERA CLAUDIO - MARINA COMINCINI

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Alfa Romeo - Giulietta Spider 1961

Nel 1955 l’Alfa Romeo bandì

un vero e proprio concorso per la realizzazione della futura Giu-lietta spider. Vinse il progetto di Pininfarina che si ispirò ad un al-tro modello creato dalla sua pen-na e cioè la Lancia Aurelia B24.

TOMASI FRANCESCO - BOSCHETTI PAOLA

Volvo - 1008 Amazon 1966

GUSSAGO PAOLO - GUSSAGO FRANCESCO

È stata la prima Volvo a 4 porte con struttura autoportante e la pri-ma ad offrire le cinture di sicurez-za anteriori a 3 punti di serie, nel 1959. È stata presentata col nome Amason, nome che derivava dalle guerriere della Mitologia Greca.

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Alfa Romeo - G. Sport Zagato 1966

AVANZI GIANPIETRO - BONTEMPI SANDRA

La grande intuizione di Ugo Zaga-to, già nella prima metà degli anni venti, fu di abbandonare l’uso di strutture in legno, sostituendole con sagomate ed essenziali ar-mature in acciaio, sormontate da leggere carrozzerie in alluminio.

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Le automobili

LUZZAGO CRISTIANO - ROTOLO ENRICO

La vettura fu presentata al Mo-tor Show di Londra nel 1965.

Fu il primo modello di Aston Martin prodotto nel nuovo sta-bilimento di Newport Pagnell.

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Aston Martin - DB6 1966

45

XXX

46

Porsche - 912 Targa 1967

DE PETRI PAOLO - LAINI G.PIETRO

47

Fiat - 124 Spider 1967

GOZZETTI FAUSTO - GOZZETTI BEATRICE

La Fiat 124 Sport Spider è sta-ta un’autovettura sportiva 2+2 posti cabriolet prodotta dalla Fiat dal 1966 al 1985. Presenta-ta al pubblico nel novembre del 1966 al salone dell’automobi-le di Torino, fu anche esporta-ta negli Stati Uniti d’America.

49

Fiat - Dino Spider 1968

DONINA GIOVANNI - QUARANTINI ROSA MARIA

Una Fiat Dino Spider di colore

nero è l’auto di Carlo Verdone nel film Un sacco bello (1980); anche

nel film del 1967 Pronto... c’è una

certa Giuliana per te, compare la Fiat Dino spider e, non ultimo, la Fiat Dino Coupe compare nel film

(Un colpo all’italiana) del 1969.

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Fiat - 124 Spider 1969

GIANNONI GIUSEPPE - CERVATI PAOLAMorgan ha giocato un ruolo fon-damentale nel mercato tre ruote vendendo esclusivamente auto a tre ruote dal 1908 fino al 1935. Il

motore si trova di fronte al radia-tore e spinge una singola ruota posteriore. La potenza viene tra-sferita attraverso un tubo semiasse che agisce come parte del telaio.

FACCHINI DANIELE - LEALI FRANCESCA

Per il lancio della vettura, la Fiat ricorse alla Disney per prepara-re una storia dove essa fosse una dei protagonisti di una grande avventura; venne quindi prepa-rata la storia Paperino e la 850.

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Fiat - 850 Special 1969

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Lancia - Fulvia HF 1200 1966

PACE ENZO - PIA CHIARA

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Alfa Romeo - GT Junior 1968

LONATI EMANUELE - LONATI ENZOLa prima serie della GT Junior era caratterizzata dal cosiddetto “cruscotto piatto”, dotato di quat-tro strumenti che includevano l’indicazione della temperatura dell’olio motore. La seconda se-rie (1969) costituì una svolta, con

l’adozione di un nuovo cruscot-to simile a quello della GT 1750

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Alfa Romeo - Spider 1600 Osso Seppia 1966

POSSI FERDINANDO - BARBIERI CRISTIAN

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5 0 0 M i g l i a T o u r i n g 2 0 1 3

Le automobili

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Triumph - Spitfire MK4 1971

BALDESCHI ANDREA - BALDESCHI ALBERTO

Nel 1970 venne presentata la Mk4. In questo modello il pro-pulsore venne depotenziato a 63 cv, per soddisfare il mercato nor-damericano, dove le normative antinquinamento erano più re-strittive rispetto a quello europeo.

56

Mercedes Benz- 350 SL 1971

CALZONI GIANFRANCO - MARENGO STEFANIA

La Mercedes-Benz Classe SL è

una serie di automobili sporti-ve e di lusso prodotte dalla casa automobilistica tedesca Merce-des-Benz. L’acronimo SL deriva

infatti dalle iniziali delle parole Sport e Leicht, che in tedesco si-gnificano Sportività e Leggerezza.

Citroen - ID 20 1971

GHIRARDINI PIETRO SANDRO - BONTEMPI CESARE

Per soddisfare l’esigenze della clientela, la Citroën realizzò la ID (dal francese idée = idea), ossia

una DS rivista in chiave più eco-nomica e semplificata. Tali sem-plificazioni riguardavano soprat-tutto la meccanica, che prevedeva la mancanza di servosterzo e un impianto frenante di tipo classico.

58

XXX - XXX

Come era già avvenuto per la Appia, la Flavia e Flaminia, la Lancia diede a Zagato l’incari-co di realizzare la versione sport, dotata di carrozzeria in allumi-nio e aerodinamica, della Fulvia.

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Lancia - Fulvia Zagato 1971

Porsche - 911 T 1972

GAITA VITTORIO - FRATI FRANCA

La 911 T è dotata di alimentazio-ne a carburatori e motore da 110 CV . Nel 1971 la cilindrata del boxer venne aumentata ulterior-mente da 2195 cm³ a 2341 cm³ e le potenze crebbero a 130CV.

60

De Tomaso - Pantera GTS 1972

KUEHN JEROME - HOLLAND ANNE SOPHIE

Alla Mangusta successe la Pantera, la macchina che portò De Tomaso ad essere ancora più conosciuto in sede internazionale.Grazie ad un accordo con Ford, De Tomaso de-stinò le Pantera al mercato america-no. Tra il 1970 ed il 1973, vennero prodotte a Modena 6.128 Pantera.

61

Dailmer Benz - 107 1971

BELTRAMI GIUSEPPE - BELINGHIERI GIOVANNA

Il progetto W107, dal quale sareb-be nata sia la roadster R107, sia la

coupé C107 (o SLC), viene avviato

nel novembre del 1967. Si voleva

che la nuova roadster andasse a consolidare il successo della Pago-da, sia in senso generale, sia in par-ticolare nel mercato statunitense.

53

57

Mercedes Benz- 350 SL 1971

ZANOTTI RICCARDO - MORA AURELIA

il primo modello della serie R107

previsto per il mercato USA è stato

la 350SL 4.5, in pratica una 450SL

con motore depotenziato a 190 CV, poi scesi ancora fino a 180 CV.

52

Lancia - Fulvia Rally 1970

BOSETTI LUCIO - FRANZINI MAURIZIODalla non fortunatissima berlina de-rivò, nel 1965, un’elegante e spor-tiva coupé, che divenne un enorme successo commerciale, grazie alla bellezza della linea e, in un secondo tempo, all’impulso derivante dalle numerose vittorie nelle gare di ral-ly, culminate con la conquista nel Campionato del Mondo nel 1972.

Buick - Lesabre Custom 1975

SPADA LUIGI - VIANELLI TIZIANO - BOVENTI GIUSEPPE

LeSabre è una automobile co-struita dalla casa automobilisti-ca statunitense Buick dal 1959 al 2005. Nonostante l’omoni-mia, non è derivata dalla con-cept car “LeSabre” del 1951.

54

62

MG - MGB Roadster 1972

PEDERSOLI GIANFRANCO - MININI VANNA

La roadster è stato il primo model-lo prodotto della gamma MGB. Il corpo della vettura è un due posti, ma per un periodo ci fu l’opzione con un piccolo sedile posteriore.

63

Fiat - 500 1972

SABADINI CLAUDIO - MURTAS BRUNO

La FIAT, visto il successo della 500 F, decide di apportare delle sostanziali modifiche estetiche

alla piccola vettura, per renderla più rifinita e “lussuosa”. Nasce

allora, nell’agosto 1968, la 500 L.

64

Alfa Romeo - GT 1600 junior 1972

Nel 1971 adottarono il frontale ristilizzato e privo di scalino, uni-formandosi alla 1750 GT Veloce. L’uniformazione, tuttavia, non fu totale perché le Junior avevano fari singoli e una diversa mascherina. Col restyling cambiò il motore: accanto al 1300 da 89cv era in-fatti disponibile il 1600 da 109cv.

CALORI ANNALISA - PRESTI PAMELA

5 0 0 M i g l i a T o u r i n g 2 0 1 3

Le automobili

GANDOLFI ANGELO - FABBIANI ROSANNA

In ambito fumettistico, la E-Type è la vettura personale di Diabolik e Eva Kant. In ambito videoludico, la vettura compare nei videogiochi Grand Theft Auto - London 1969, Gran Turismo 4 e GT Legends

65

Jaguar - E Type Coupè 1972

66

Ferrari - Dino 308 GT4 1974

la Dino 308 GT4 rappresenta una pietra miliare nella storia della Fer-rari per la notevole quantità di novi-tà introdotte. Una 308 GT4 nera del 1975 fu acquistata da Elvis Presley nell’Ottobre 1976, ed è oggi esposta nel museo dedicato alle automobili possedute dal cantante americano

ZIGLIO ADRIANO - CAMURATI M.AUGUSTA

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Morgan - Plus 8 1975

LEALI GIOVANNI - PALINI MARIA ROSA

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Wolkswagen - Maggiolone Cabrio 1975

ROLFI - ROLFI

Lancia - Gamma 2000C 1978

ORSATTI ENRICO - ORSATTI NICOLA70

La linea della Lancia Gamma coupé, disegnata da Aldo Brova-rone e prodotta da Pininfarina, fu molto apprezzata ed è considerata da molti ancora attuale anche a di-stanza di tanto tempo per via delle proporzioni eleganti e classiche.

Wolkswagen - Maggiolone Cabrio 1979

BONAGLIA FRANCESCO - ZACCO MARIA71

Il Maggiolone Wolkswagen detie-ne attualmente il record di auto più longeva del mondo per essere stata ininterrottamente prodotta per 65 anni. Inoltre, ha detenuto a lungo il primato di auto più venduta al mondo, con 21.529.464 esemplari.

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69

Alfa Romeo - Alfetta 1.8 1977

Già dall’anno successivo alla sua presentazione l’Alfetta fu adot-tata dalle forze di Polizia e dai Carabinieri, divenendo in bre-ve tempo l’automobile-simbolo delle forze dell’ordine italiane e sostituendo nel ruolo di “pante-ra” e “gazzella” le Giulia Super

precedentemente in dotazione.

MAZZA DAVID DIR. TECNICO PRINCIPALE - MONTAGNI CLAUDIO ASSISTENTE CAPO

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Puma - GTV 1982

LODA ANGELO - LODA RENATOLa caratteristica notevole di que-sta vettura è l’accesso all’abitaco-lo, mutuato anch’esso dalla Nova Eagle; incernieratio alla base del vetro, il padiglione (tetto e para-brezza) si solleva e ruota in avanti

permettendo un accesso non proprio agevole all’abitacolo, ma di sicuro effetto per una linea così estrema.

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5 0 0 M i g l i a T o u r i n g 2 0 1 3

Le automobili

Lancia - Delta Integrale 16 Valvole 1989

GELMI ENRICO - ANDREOLETTI DAVIDE79

La Lancia Delta Integrale è una versione sportiva della Lancia Delta, esplicitamente progettata per partecipare al Campionato del mondo rally, campionato in cui ha gareggiato dal 1988 al 1993 otte-nendo 8 titoli mondiali e 35 vittorie.

80

XXX

Porsche - 911 1991

PELLEGRINELLI MARINO - ROSA VILMA

Nel 2011 è stata presentata la Se-rie 991 che non si discosta molto dalla precedente in fatto di estetica, fatta eccezione per il posteriore. I motori “base” sono il 3.4 da 350 cv della Carrera e il 3.8 da 400 cv della Carrera S. Pochi mesi dopo è

stata presentata anche la Cabriolet.

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82

Ferrari - 348 T.S. 1991

BOTTARELLI FRANCESCO - FENDONI ATTILIA

Lancia - Delta Evo 1992

CERUTTI ROBERTO - BENUZZI PIETRO83

La stagione 1992 vede il debutto della Lancia Delta Integrale Evolu-zione: una vettura completamente rinnovata rispetto alle antenate soprattutto per quanto riguarda la geometria delle sospensioni.

Jaguar - Daimler 1987

ORSATTI PAOLO - ZINI LUCIANO

La Daimler Sovereign è un mo-dello di berlina di lusso prodotta dalla Daimler.Prodotta a partire dal 1966 sulla base della Jaguar 420, nel corso degli anni ne sono state realizzate varie versioni fino al 2009, seguendo sempre

il modello Jaguar di riferimento.

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Porsche - 911 Carrera Cabrio 1985

SECHI DANIELA - PRETI MAURO

Nel 1984 le 911 SC lasciarono il po-sto alle 911 Carrera 3.2, pressoché invariate esteticamente, ma con im-portanti novità tecniche: cilindrata portata a 3164 cm³, alimentazione a iniezione elettronica anziché meccanica e potenza di 231 CV.

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Talbot - Samba Versione Speciale Sympa 1985

ACCASCINA ENRICO - DEL VECCHIO NICOLETTA

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Alfa Romeo - Duetto 2000 1982

BOSSINI ALESSANDRO - MARCOCCIO NICOLA

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Mercedes Benz- 280 SL 1984

CHIODI GIUSEPPE - CHIODI MASSIMO

Nel 1968 la 250 SL lasciò il po-sto alla 280 SL, in listino già dal

mese precedente e dotata del nuo-vo motore 130.983 ad iniezione con cilindrata elevata a 2778 cm³. La 280SL fu l’ultimo modello del-la serie W113, che nel marzo del 1971 venne sostituita dalla nuova serie di roadster tedesche, la R107.

Porsche - 911 Cabriolet 1988

GHEDA WALTER - PADERNO ADELE

È tuttora in produzione, e nel cor-so degli anni ha avuto molti cam-biamenti. Si possono, tuttavia,

distinguere due serie fondamen-tali: le 911 con motore raffredda-to ad aria (1963-1997) e le 911

“moderne” (dal 1998 ad oggi).

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