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    Collana Koin (saggi)

    GIACINTO PLESCIA

    LEPISTEMICA,

    IL NULLAE

    LARTE

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    I edizione

    Copyright 2010, Giacinto Plescia

    Copyright 2010, Montedit

    piazza Codeleoncini, 12 - 20077 Melegnano (Mi)

    Tel. 02.98.23.31.00 - 02.98.23.31.05

    Fax 02.98.35.214 (autom. 24 ore)

    e-mail: [email protected]

    http://www.montedit.it

    Collana Koin (saggi)

    Lepistemica, il nulla e lartedi Giacinto Plescia

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    INTRODUZIONE

    Quando si guarda lopera darte si di fronte ad unAb-grund, un Abisso quindi ad un non-Ente, al Nien-

    te, al Nulla.Ci comporta non solo paura, timore, piacere, dis-

    piacere ma, come dice Heidegger, il senso dellAngo-scia.

    Perch di fronte al Sublime assentemente presen-te il Nulla, il non-Fondamento.

    Il bello si svela solo nellinfinito o nellabisso.La lettura delle storie del nulla gettano, nel pensie-

    ro della mondit, leventuarsi dellabissalit. Lo sfon-do abissale, presente in Nietzsche, viene ripreso daGrassi e Pareyson.

    Linterpretazione dellestetica kantiana, presentenella narrativa e nei testi di alcuni autori, dispiega iltema dellabissalit: si in presenza di una singolari-t interpretativa, si delinea una Gestell dellOperadArte sul sentiero di unanalitica dellesserci, perunanalitica della bellezza e del sublime.

    Il kantismo, per Petitot, compatibile col significatoepistemologico della teoria di Thom: la Critica dellaragion pura insiste sul carattere costitutivo di cono-scenza scientifica della geometria e della matematica;cio, in linguaggio kantiano, la matematica fatta di

    Giudizi sintetici a priori.La dinamica non lineare, da Poincar a Thom, ha

    stabilito che le traiettorie nello spazio geometrico sonostrutturalmente stabili solo per un certo intervallo;

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    fuori da quel intervallo si salta su traiettorie diversecon una transizione rapida (biforcazione) e, a volte,discontinua (catastrofe).

    In Aristotele la metabol (dal greco: cambiamento,rovesciamento, catastrofe inattesa) non forse latransizione fra stati relativamente stabili?

    il momento culminante della struttura della tra-gedia ed collegata alla catarsi, che , a sua volta un

    cambiamento di stato dello spettatore.I modelli scientifici della fisica, per Thom, non sono

    in grado di spiegare il comportamento dei fenomeni dimorfogenesi, di produzione delle forme mentre i mo-delli catastrofici forniscono intelligibilit a fenomeniapparentemente molto diversi tra loro. La morfogene-si si occupa di studiare tali processi e i cambiamenti diforma vengono denominati catastrofi, punti critici osingolari, le singolarit: centri organizzatori della ca-tastrofe.

    In biologia si introducono sistemi di analisi e previ-

    sione morfofilogenetiche. Il Problema centrale dellabiologia la problematica della forma, della morfo-genesi da Goethe a Geoffroy-Saint-Hilaire a dArcyThompson.

    Larte ha lavorato sullidea di creazione prima dellabiologia. Una dimensione metamorfica, dinamica, pla-stica, presente allinizio del novecento nellarte: sipensi ad espressionismo e futurismo.

    La teoria delle catastrofi, i concetti thomiani: istere-si, pregnanza, salienza, singolarit, lo studio dei pro-cessi morfogenetici, della stabilit strutturale e del

    passaggio, catastrofe, ad altri stati strutturalmentestabili, si mostra ricca di interessanti conseguenzescientifiche e filosofiche segnatamente nel campo del-lestetica.

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    Il soggetto conoscente in una relazione complessacon ci che osserva: osservatore e oggetto osservato so-no inscindibili. Si conoscono non elementi separati dalcontesto, ma configurazioni e rapporti dinamici traelementi.

    Limmagine retinica delloggetto percepito varia incontinuazione, tuttavia esso viene percepito come lostesso oggetto finch le sue variazioni non lo perturba-

    no troppo: si di fronte al problema della stabilitstrutturale e del cambiamento catastrofico.

    Il dato di osservazione dotato di una struttura e diunorganizzazione, le pregnanze che luomo, grazie al-la sua capacit di modellizzare, giunge a rappresen-tarsi.

    La realt un organismo, un nodo di relazioni dalcomportamento disordinato, non prevedibile: linde-terminazione costitutiva del divenire.

    Dopo la fisica dello spazio curvo (Einstein), il princi-pio di indeterminazione (Heisenberg) e la morfologia

    del vivente (dArcy Thompson) la forma non apparecome un dato ma come lesito di metamorfosi regolateda leggi geometrico-topologiche.

    Per Heisenberg, in fisica, per vedere un micro-og-getto dobbiamo agire su di esso con strumenti che mo-dificano le condizioni del sistema.

    Le forme hanno una loro dinamica ed accanto ai do-mini di stabilit si osservano situazioni nelle qualipiccole modifiche provocano grandi cambiamenti; allo-ra emerge una nuova forma, si produce una catastro-fe, un nuovo livello di stabilit strutturale del fenome-

    no.Le teorie della fisica, della geometria, della sociolo-

    gia, delleconomia, della matematica e della biologiasono rette da epistemologie instabili e fluide.

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    Le geometrie non euclidee si interessano delle tra-sformazioni, la geometria assume il compito di trovareleggi metamorfiche.

    Per la teoria delle stringhe, oltre agli elettroni e aiquark, c un altro livello di struttura, un piccolo fila-mento di energia vibrante; questi filamenti vengonopiegati, arrotolati, in una configurazione descrivibileattraverso una geometria dei nodi o dei nastri.

    I modelli complessi studiano il carattere dei sistemiautopoietici, dissipativi, instabili e in trasformazione.Il paradigma della complessit contrappone alletraiettorie lineari della fisica classica, forme inaspet-tate e fenomeni di cui non possiamo prevedere levolu-zione a partire dalle condizioni iniziali: da qui possi-bile tracciare percorsi nuovi per un viaggio nellepiste-mica, nel nulla e nellarte.

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    CAP. 1

    L EPISTEMICA, LOPERA DARTEE LINTERPRETANZA

    ERMENEUTICA-INTENZIONALE

    Il Sentiero Interrotto dellOntologia dellOperadArte ci conduce allascolto dellIntermittenza Poe-tante dellOpera dArte nel corso della TemporalitImmaginaria.

    Il Sentiero, il Metodo, la Seynweg condurranno lOn-tologia dellOpera dArte verso la Radura, sgombra, li-bera dalle scorie della Volont di Potenza, dellaTechne, dellImperativo categorico, dellEpistemicaTecnica vittima del Pensiero calcolante, imitante, mi-

    metico.LOntologia dellessenza dellEssere Poetante dsenso e d alla luce la Physis, non la imita o la model-la o la ricorda, ma la dis-vela.

    La sua origine e singolarit, non dispiega la sua pre-gnanza oltre la soglia del Pensiero Poetante che con-templa lOpera dArte o la interpreta infinitamentenella Temporalit Kairoslogica piuttosto che Cro-nologica.

    La Mimesis, quale apprensivit attraverso lo sguar-do, cattura con la vista lEssere che si dis-vela nella

    sua Physis. la Mimesis del dis-velarsi dellEssere Poetante olOntologia dellIcona della Physis, quale OntologiadellIcona dellEssere nel mondo o lOntologia dellaTemporalit della Physis che si dis-vela quale spazia-

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    dArte si dovr eventuare nella struttura ontologicadellEssere animato.

    La ricerca filosofica della Nuova Ontologia dellOpe-ra dArte avr, quale priorit, la libert dellEsserePoetante nella Mondit e nella Physis Poetante.

    Meglio: nellOntologia della Techne ovvero nellOn-tologia dellOpera dArte, quale Opera dArte primadellevento della Tecnica, quale Arte prima dessere

    opera tecnologica dellArte.Il luogo ove storicamente quegli eventi si evidenzia-

    no la Gestell dellOpera dArte quale EpistemedellEssere alla mano, del saper fare poetico.

    LOntologia dellOpera dArte dis-veler un SentieroIninterrotto attraversante sia la Mathesis Topologica,sia la Techne Epistemica, sia lEpisteme abbandonatadallOntologia classica al Nihilismo senza orizzonte,senso e salvezza.

    Purtroppo per gli artefici delloblio dellOntologiadellOpera dArte, quella presenza si dispiega anche

    nelle Fondamenta del Pensiero Calcolante, dellaTechne e nella Decostruzione Ermeneutica e, finan-che, nellOntologia classica.

    Nel suo discoprirsi, lOntologia dellArte lascia, in-vece, lEssere libero in tutti i campi del sapere.

    LOntologia dellOpera dArte discopre la Fonda-tezza della Differenza Ontologica, presente sianellEssere che nellEsserci delle Entit, prima che es-se vengano comprese dalle Epistemiche della Mon-dit.

    Le Epistemiche Mondane gettano loblio solo percomprendere la verit dellEnte.

    LOpera dArte non sar mai solo lEntit Episte-

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    mica infinitamente interpretabile secondo lErmeneu-tica narrativa, ma discopre, sempre presente, la Dif-ferenza Ontologica dellEssere.

    La Verit dellEssere soggiorna nel corso nellIm-magine dellOpera dArte e si dis-vela solo nellaKairoslogia, quale Singolarit Ontologica che si di-svela dal Nulla, dal suo essere sempre il non-Ente,senza essere mai il Niente.

    LEssere-Opera-dArte sar cos libera dalle Entit edal Niente, per essere solo opera, senza Tecnica nEpistemica.

    La Differenza Ontologica lascia allEpistemica laDestinanza delle Entit Mondane e custodisce lAle-theia della Physis dellEssere quale TemplaritIconica della Topologia Ontologica dellEssere.

    questa la Differenza Ontologica della Temporalite Templaticit dellOpera-dArte.

    Qui si discopre la Differenza anche nellopera fattaa mano, immagine o suono o voce che sia.

    Il manufatto dellEsserci si adegua alla Temporalitdelle Entit Mondane senza discoprire lOntologiadella Physis.

    LArte per Esserci o lArte-per-la-Mondanit privile-gia sempre e comunque lOntologia del presente e siadegua alla Verit Epistemica del Mondo.

    Si comprende loriginalit dellOpera dArte: la suaDestinanza Ontologica non subisce mai la Det-tattura Epistemica dellEssere dellEnte.

    Quella eventualit pu essere tangente alla Techne

    ma mai decostruire lEssere-Arte.LOntologia dellOpera-dArte non sar mai una

    semplice estetica dellEsserci giacch i sensi sono di-spiegamenti dellEsserci e possono solo percepire le

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    Entit Ontiche.LEpistemica o lErmeneutica si adeguano alle Ve-

    rit, la Verit dellOpera-dArte dis-vela lEssere delleentit e non solo.

    C una Differenza Ontologica nellOntica dellaVerit: c una Verit Epistemica fondata sui modellidella Mathesis ed una Verit Ermeneutica narrativa.

    LEsser-Arte, invece, eventua lAletheia Ontologica

    quale messa in opera dellEssere nellOpera-dArte.Solo la Verit messa in opera dallOpera-dArte, di-

    scopre sia lErmeneutica sia lEpistemica OntologicadellEssere-Arte dellEssere.

    Mai la Verit tramonta, sempre presente nellO-pera-dArte, nella Werk-Setzen al di l della storia edelle Entit Clonate della Techne.

    Come mai solo lOpera-dArte riesce a trascendere ilcorso della storia o della Temporalit?

    LEssere-in-opera lascia libert dessere allArte edal Mondo; lascia libero il Nichilismo della Tecnica di

    clonarsi: senza decostruirsi nella sua Gestell, nellasua struttura ontologica.

    Anche quando il WerkSein si sottrae per lasciare li-bert di dispiegamenti mondani alle Entit Epi-stemiche, abita dis-nascosto, assentemente presente,lEsser-Arte.

    Il suo essere dis-nascosto si eventua nel sottrarsi,nel Gettarsi oltre il Nichilismo della Techne Mondana,oltre il tramonto dei Paradigmi Epistemici ed Erme-neutici.

    LEsser-Arte dellAbisso, dellab-Grund, eventua

    lIcona della Radura Ontologica quale Ontopia dellEs-sere indecidibile, mai completamente interpretabile,n epistemicamente fondabile nelle Categorie Impera-tive della Techne o della Ermeneutica.

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    Solo la messa in opera dellEssere dellArte, consen-te al Musagete di accogliere lascolto dellOpera dArte.

    Solo il Musagete dis-vela il mistero o lenigmadellOpera-dArte.

    Quando si legge o si ascolta una poesia, quando sicontempla una immagine, quando linaudito aleggiadal talento del Musagete allopera la verit dis-na-

    scosta della dis-in-veratezza dellEsser-Arte.In origine ci fu unOntotopia della Gestell ove si

    eventu lEpistemica e lErmeneutica Ontologica maiscomparsa nei dispiegamenti dellEssere-CreatadallArte, anzi l custodita dalle incursioni dellaVolont di Potenza dellEpistemica Ontologica.

    Quella presenza impera e sottrae, nel corso del tem-po, lOntopoietica Epistemica per attuare la Morfo-genesi della Tecnica, dellartigianato, del saper faremondano e clonante.

    Solo cos lEpistemica e lErmeneutica si dispiegano

    quali immagini della storia della Mondit.Quel Evento inaugura lOblio dell Essere-Creata

    dallEssere quale Opera-dArte dellEssere, per esseresolo Opera-dArte della Techne, prima, e della Tecnicaartigiana poi.

    lOblio dellEssere-Creata dallEssere-OperadArte che si d quale Fondatezza della Techne Episte-mica e tuttora impera.

    Ma l Essere-Creata dallEssere non scompare to-talmente: si oblia nella Techne Epistemica per even-tuarsi nellOntologia-Epistemica-Ermeneutica del-

    lEsser-Opera dArte.Si eventua una nuova Differenza, allinterno della

    Ontologia dellEssere, forse epigenica della messa inOpera dellEssere-Arte e dispiegante la sua Gestell

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    anche nella Techne Epistemica o Ermeneutica.La messa in opera della Verit getta le Fondamenta

    della messa-in-opera della Destinanza dellEssere,quale Sentiero Ininterrotto dellEssere che crea laGestell e la Gegenstand ma anche la Physis del Grunde dellab-Grund.

    Per lEpistemica classica e per lErmeneutica, quellaDestinanza appare come se fosse un non-Evento.

    LEssere-Opera-dArte si dis-installa proprio quan-do si eventua giacch si sottrae allOntocronia del dici-bile epistemico, ermeneutico, ontico, onto-poietico: sid alla Physis quale opera non pi della Physis.

    La Differenza Ontologica nellEpisteme discoprlEristica Epistemica o lIsteresi epistemologica dellaloro Destinanza.

    Luna si svel quale erranza dellaltra, luna gettnelloblio laltra.

    Larte si eventu quale essere erranza dellEpi-steme-Techne e lEpistemica si discopr quale erranza

    dellEsserci del musagete.Si disvel cos lerranza dellEssere nellEssere-

    Opera-dArte e loblio dellEssere nella Techne-Episte-mica.

    Solo cos lEssere non pi una delle tante storie delNulla o del Niente o del non-Ente, come ci hanno tra-mandato gli epistemici, ma si dis-vela quale storia inessere dellEssere-Creata dallEssere, o dellimmagi-nario dellEssere quale Ontologia o OntoepistemicaImmaginaria.

    Nel creare-opere-darte, lEssere libera, dalle En-tit-Techne, licona della disvelatezza dellAletheiadella Physis-in-Essere prima dessere criptata nellEn-

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    te o nel non-Ente, o nel Niente o nel nulla o nellepi-stemica mondana.

    LEssere-Arte laccadere dellEssere-Aletheia,comprensibile solo con lontologia-epistemica giacchlEpisteme-Techne si indirizzata verso ladeguatezzadellOntica.

    LOpera-dArte si comprende e ci comprende: lOntoepistemica dellimmagine che si discopre giac-

    ch lEpisteme-Techne ha gettato loblio sulla loro on-togenesi per lasciare affermare la comprensione dellavolont di potenza imperativa, degli ideali epistemici,della morfologia delle entit mondane.

    LOntoepistemica non si svel mai nel pensiero enellontologia classici, men che mai nellEpistemologiaermeneutica, giacch si sempre conservata criptatae custodita nellessere dellOpera-dArte.

    Solo con leventuarsi del pensiero poetante si con-sent allOntoepistemica dessere compresa anchedallEsserci-pensante oltre che dal musagete poetan-

    te.Finora il disoblio dellOntoepisteme non ha ancora

    consentito nessuna meta-Epistemologica-Ermeneu-tica giacch la comprensione dellEssere-Opera-dArtenon si lascia irretire nel fondamentalismo metafisicoepistemologico-ermeneutico.

    possibile che la meta-Epistemica consenta la mes-sa in opera di un nuovo meta-paradigma epistemico-ermeneutico.

    Si pensa alla nuova forma ontodinamica dellontoi-magine, anche nella sua essenza frattale o infinitesi-

    ma-infinita-asintotica prossima alla quantica krono-topia plancklana.

    Forse da l potr sorgere una nuova meta-Epistemica della Techne, tale da consentire lemergere

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    di un meta-paradigma aldil della classica Metafisica-Ermeneutica-Epistemica.

    Un evento, per, ancora ancorato al pensiero del-lEssere.

    Il musagete comprende poeticamente, dis-epistemi-camente: mai cerca di affermare o imporre un meta-paradigma per la comprensione della physis e della

    mathesis.C unontosonanza e un ontovisione che si eventua

    alla presenza ontoepistemica del musagete.Lontovisione dellessere la visione ontologica

    dellEsser-Arte, la risonanza ontologica dellaletheiadellessere compresa solo dallontorisonanza del mu-sagete.

    LEpistemica o lOntica negano levidenza di quellacomprensione, lesistenza dellontovisione e ontoso-nanza, giacch, per loro, lunica visione possibile quella della mondit.

    N il pensiero classico, n lontologia classica hei-deggeriana hanno disvelato quelloblio, n la Meta-epistemologia quantica o frattale, probabilmente ege-mone nel futuro, dispiegher.

    Si gi oltre lEpistemologia classica grazie allapresenza del meta-paradigma della physis quanticadel vuoto immaginario, morfogenesi della Mathesisnegativa o immaginaria, quale possibile paradigmadella Meta-Epistemica Futura.

    Per raggiungere i Sentieri Interrotti della Physis

    Poetante dellOpera-dArte, quindi la Fondatezza nontecnica della Techne e il Fondamento non epistemicodellEpistemica inevitabile procedere ad un rinveni-mento di alcune tracce: il concetto di dynamis che at-

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    traversa il pensiero da Eraclito ad Agostino soffer-mandosi su Aristotele, su Leibniz e le geometrie noneuclidee e i numeri immaginari di Hawking.

    Non pi sufficiente solo una fondazione imperati-va, categorica; necessario partire da Gdel e Thom eintraprendere un nuovo cammino.

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    CAP. 2

    VERIT E TEORIA:

    ERACLITO, PARMENIDE, SENOFANE, EINSTEIN

    Cosa significa parlare di verit di una teoria?Cosa significa interpretare una teoria e come si ap-

    plica tutto questo alle teorie fisiche?La nozione di verit rispetto a un modello fisico di

    carattere parziale.Luso di nozioni parziali di questo tipo, che sono in

    qualche modo alternative a quella generale di veritdi una teoria, risponde a unimpostazione che ritienepi opportuno concentrarsi su aspetti pragmatici e

    empirici che non su domande come la teoria vera?o sotto quali condizioni la teoria vera?.Ma che cosa si pu dire, in base allapproccio seman-

    tico alle teorie fisiche, relativamente alla questionegenerale della verit di una teoria?

    Se la verit di unintera teoria determinata dalfatto che il mondo reale sia effettivamente come lateoria dice che deve essere, che cosa succede nel casoche una teoria ammetta pi di uninterpretazione, cionel caso che, secondo la teoria, il mondo reale possa es-sere fatto in due o pi modi diversi?

    La fisica, sia classica sia quantistica, ammette unateoria con diverse interpretazioni; o altrimenti detto,se includiamo nella definizione di una teoria anche lasua interpretazione, due diverse teorie che descrivonogli stessi fenomeni.

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    La meccanica quantistica una teoria fisica con unadefinita struttura formale e una determinata portataempirica, ma con un problema interpretativo ancoraaperto.

    Le interpretazioni di questa teoria sono infatti mol-teplici: dalla teoria dei molti mondi alla teoria dellariduzione dinamica.

    Ognuna di queste interpretazioni ci dice qualcosa di

    diverso su come fatto il mondo descritto dal formali-smo quantistico: se una particella microscopica comelelettrone abbia una traiettoria ben definita, secondoalcune interpretazioni la domanda avr una rispostanegativa, secondo altre interpretazioni la domandaavr una risposta positiva.

    La verit di una proposizione come lelettrone hauna traiettoria ben definita dipende dunque dallin-terpretazione scelta.

    Il vero problema che cosa succede della verit del-lintera teoria.

    Come possiamo giudicare, in tal caso, della veritdella teoria?

    Ma i problemi per la nozione di verit non finisconoqui: la teoria newtoniana dello spazio funziona moltobene in un certo dominio: relativamente ad esso salvai fenomeni esattamente come la teoria della relativite la sua descrizione dello spazio e del tempo pu esse-re vera.

    La verit di una teoria fisica pu quindi dipenderenon solo dalla sua interpretazione, ma anche da domi-ni interteorici o dalladeguatezza intersoggettiva.

    La simmetria, intesa nel senso di invarianza rispet-to a un gruppo di trasformazioni, ha acquistato unaposizione del tutto centrale nella descrizione, spiega-zione e previsione dei fenomeni naturali.

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    Dalla fisica microscopica alla cosmologia, la ricercascientifica ricorre sempre di pi a considerazioni,principi e metodi basati su propriet di simmetria.

    Nella fisica contemporanea, le propriet dinvarian-za sono postulate attraverso principi, noti comune-mente come principi di simmetria o principi dinva-rianza.

    Il primo principio ad essere stato esplicitamente for-

    mulato come principio dinvarianza il principio dellarelativit speciale attraverso il quale Einstein stabili-va, nel 1905, linvarianza delle leggi fisiche rispetto acambiamenti di sistemi di riferimento inerziali.

    Dai primi lavori di Einstein sulla relativit alle pirecenti teorie quantistiche dei campi, la storia dellap-plicazione dei principi di simmetria allindagine fisicacoincide in larga parte con la storia della stessa fisicateorica: basti pensare alla formulazione della relativi-t generale, allintroduzione delle simmetrie quanti-stiche, allestensione della teoria dei gruppi di simme-

    tria allambito della meccanica quantistica e allelabo-razione delle teorie di gauge, le teorie di campo fon-date sulle cosiddette simmetrie di gauge attraversole quali si descrivono le particelle fondamentali e le lo-ro interazioni.

    Nello spirito della teoria della relativit, linvarian-za delle leggi fisiche rispetto alle trasformazioni spa-zio-temporali esprime linvarianza rispetto a cambia-menti dei sistemi di riferimento o osservatori.

    Su questa base, quindi possibile porre le invarian-ze spazio-temporali in rapporto con un criterio di og-

    gettivit intersoggettiva della descrizione fisica: leleggi mediante le quali descriviamo levoluzione dei si-stemi fisici hanno valore oggettivo in quanto non cam-biano.

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    Oggettivo ci che invariante rispetto al gruppo ditrasformazioni dei sistemi di riferimento, oggettivitsignifica invarianza.

    Aristotele diceva che dellEssere si parla in tantimodi ed alcuni paiono essere ancora utili e sensati.

    Eraclito evoca una sibilla dalla bocca delirante chedice cose di cui non si ride, non addolcite n da orna-menti n da profumi.

    Eraclito apre la verit nel logos, bench verit eter-na non la si comprenda mai, n prima di udirla n do-po: la legge del mondo, spiega, ma si ignari da sve-gli, cos come nei sogni.

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    CAP. 3

    LEIBNIZ ED I FONDAMENTI DELLA RAGIONE:ARISTOTILE, PHERECYDES, DIODORUS EDEMOCRITUS, ANAXIMANDER, PLATONE

    Prima di Leibniz non esisteva una teoria dei fonda-menti della ragione: il primo assioma logico dei fonda-menti della razionalit moderna rinvenibile nellafrase leibniziana: nihil est sine ratione, niente sen-za ragione ovvero nessun ente pu esistere senza unfondamento, senza una razionalit.

    Le conoscenze razionali sono confutabili sia attra-verso la messa in crisi dei fondamenti sia attraversola costruzione di una metafisica che pone ai fonda-

    menti originari dei problemi irrisolvibili, aporetici eparadossali.La logica entrata in crisi irrimediabilmente.Tale crisi era gi, in origine, permanente?Ora, di queste contemporaneit, sorgenti in simul-

    tanea, tra nascita dei fondamenti e crisi degli stessi intrisa la storia della dynamis.

    la storia della dynamis che si ripete e che si ritro-va ad un bivio, ad una biforcazione.

    Fin dallorigine, nella dynamis presente questa bi-forcazione o differenza ontologica originaria: quale co-

    esistenza di due dynamis dellente e leristica dinami-ca interna, discordia dellentit.Dynamis lin-s, loggettivo per Aristotele; la-

    stratto universale in generale, lidea ed solo poten-tia.

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    Invece lenergheia, la forma, attivit, ci che sirealizza, unificazione di dynamis energeia e entele-chia.

    In accordo con linterpretazione attivistica dellonto-logia, anche nella definizione della dynamis, Phere-cydes svel la differenza del Chronos: le Chthonie ogrund, meglio: ab-grund.

    Anaximander disvel lapeiron spazio temporalequale physis infinita e sublime dynamis, mentre Dio-dorus e Democritus differenziarono lapeiron e larchnel cosmo quale cosmesi o bellezza finita dellinfinitosublime anaximandreo: delicate membrane spaziali otopologiche, quali variet sferiche, consentivano lasensibilit dellapparenza o phenomena quali imago oideale Cronotopia della Physis ontologica.

    La frattalit cronotopica dellapeiron di Anaxi-mandro o i frammenti dellarch consentirono alla

    Ontologia dello spazio-tempo di Anaximandro di di-spiegarsi nel vuoto-nulla di Melisso per eventuareuna Philosophya della temporalit nel Timaeus plato-nico.

    luniverso paradigmatico dello spazio tempo pla-tonico, quale paradigma della physis eterna, che si dsolo quale fenomeno visibile dellideale invisibile, maintuibile con la metafisica della verit o logos anima-to.

    Solo cos possibile percepire le differenze spazio-temporali dei phora, dei periodos, delle periphoras,

    dei kykleseos.Tutti misurabili secondo il paradigma pitagorico

    dellidentit tra aritmos e curvatura dello spazio-tem-po, in una sublime armonia cosmica e musicale quale

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    perfezione ideale delle eterne sphere platoniche.Si d la continuit dello spazio-tempo in dinamica

    sublime e in infinito apeiron sublime, ma apparentenei fenomena quale discreto e finito; anzi: aritmos, instasi inerziale, attimo, atto, essere solo in atto, appari-re nei fenomena solo nellesserci dellatto discreto qua-le singolarit temporale del presente.

    la differenza nella temporalit che si d qualearitmos della presenza, per creare la trascendenza alpassato ed eventuare la possibilit del futuro, o futuroanteriore o eterno ritorno o apokatastasy ciclica o inlineare sequenza: Zeno docet.

    Finito ed infinito non sono possibili nella stessa fra-zione di tempo: lapeiron dovr essere frammentatoed i suoi frattali fondare la rigorosit e lesattezza, al-trimenti la divisibilit o lanalitica o la dyairesis infi-nite possono creare dei paradoxa spazio-temporali in-finiti.

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    CAP. 4

    LORIGINE DELLA DYNAMIS:

    ERACLITO

    Nel pensiero di Eraclito vi contenuto il principiodella dynamis.

    Non c orbita o gravit ma solo il soggiornare senzafine.

    Lidea la dynamis dellessere stesso in s e per s,come ci che aletheia o verit aristocratica e sacer-dotale.

    Eraclito svela la dinamica sublime delleristica inaccordo o in discordanze discordi, quale sublime ar-

    monia di tensioni contrastanti come nellarco e nellalira: questi, infatti, trasformandosi sono quelli e quel-li, a loro volta, trasformandosi sono la dynamis, sonola dynamis concorde e discorde, armonica e disarmo-nica: dinamica.

    Il suo apparente caos trova, nella singolarit, la di-namica strutturale latente profonda, invisibile: lar-monia invisibile pi pregnante o ontologica della vi-sibile.

    La via in su e la via in gi sono identiche o invarian-ti nella dynamis ontologica, cos com sempre lo stes-

    so sia il principio sia la fine nella sfera.Quella dynamis del mondo la stessa per tutti, nonc n una per gli dei n una degli esseri animati o ina-nimati, ma sempre stata ed e sar fuoco vivo ineterno.

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    Dinamica reciproca di tutte le cose col fuoco e delfuoco con tutte le cose, come delle merci con loro e del-loro.

    Il cosmos dinamico la physis originaria dotata diuna vitalit dinamica strutturalmente stabile, che sirivela in dynamis della physis arch: evaporazione,condensazione, fulmini, sono interpretati come risul-tato delle metamorfosi fenomeniche dellontogenesi

    dinamica abissale.Eraclito ci svela gli inesauribili movimenti dellesse-

    re dellente quale dynamis della physis cosmica, qualestruttura ontologica della bellezza-sublime della divi-nit cos interpretata nellermeneutica eristica delladynamis.

    Le fanciulle, Figlie del Sole, lungo la via che appar-tiene alla porta dei sentieri della Notte e del Giornopersuadono la Dik a consentire il passaggio del mor-tale per la strada maestra che lo porta al cospetto diuna dea innominata o Verit la quale gli rivolge la ri-

    velazione: giovane, tu che, compagno di immortaliguidatrici, con le cavalle che ti portano, giungi alla no-stra dimora, rallegrati poich non uninfausta sorte tiha condotto a percorrere questo cammino.

    Infatti esso fuori dalla via battuta e legge divinaapprende e il solido cuore della Verit ben rotonda e leopinioni dei mortali, nelle quali non c una vera cer-tezza: come le cose che appaiono bisognava che vera-mente fossero, essendo tutte in ogni senso (Parme-nide).

    La divinit parmenidea rivelazione della Verit.

    La dea ci che si manifesta, si d o si eventua nelladynamis sublime.

    Essere pensare la dinamica sublime: queste le viedi ricerca che si possono pensare: luna che e che

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    non possibile che non sia, il sentiero della Per-suasione, perch si svela la dynamis sublime dellaVerit; laltra che non e che necessario che nonsia: questo un sentiero su cui nulla si apprende.

    Non si pu conoscere ci che non : perch non co-sa fattibile, n esprimerlo.

    Infatti la stessa dynamis pensare ed essere.La rivelazione della dinamica della Verit, affidata

    al mythos afferma lessere, laltra il nulla che non :indeterminatezza dinamica delleristica solo apparen-te giacch svela lessere come vera e unica possibilit.

    Essere la dynamis o essere la verit dinamica delladisvelatezza: to on o to eon, indica, per un verso,lente, ci che , tutto ci che ; per un altro, significaquanto immutabile, imperituro e eterno nella realt.

    Lessere to eon proposto come lo sfondo che acco-glie, stringe tutte le cose: la dinamica che d significa-to al molteplice degli enti presenti e assenti, lontani evicini.

    Linstabilit dinamica della Physis-Arch dis-velalassoluta dynamis nellessere: emarginando il nulla,risolve la problematica del passaggio dal nulla alles-sere o della trascendenza dinamica dallessere al nul-la o dispersione e concentrazione dellessere nella co-smologia o qualcosa di diverso accanto allessere, unnon-essere quale entit fenomenica di modelli cosmo-gonici.

    necessario il dire e il pensare che lessere sia: in-fatti lessere , il nulla non : vi esorto alla contempla-tezza, lincertezza che guida una dissennata mente

    (si trascinati, sordi e ciechi, sbalorditi e senza giudi-zio), essere e non-essere sono considerati la medesimacosa e non sono la medesima cosa, perci di tutte le co-se c un cammino reversibile.

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    Infatti, questo non potr mai imporsi: che siano lecose che non sono!

    Eraclito dissolve leristica, fenomenica o epistemica,nella relativit dinamica della physis che lessere in-generato e imperituro, un intero nel suo insieme, im-mobile e senza fine.

    N una volta era, n sar, perch ora insieme tut-to quanto: singolarit dinamica continua.

    Qual origine della dynamis?

    Del non-essere o del nulla non consentito n diren pensare. Lessere si stringe con lessere, senzaprincipio e senza fine.

    Lessere si stringe con lessere, senza principio esenza fine.

    Senza lessere nel quale espresso, non c il pensa-re: nientaltro o sar allinfuori dellessere.

    La dynamis dellesserci nascere e perire, essere e

    non-essere, cambiare luogo e mutare luminoso, insor-gere o soggiornare.

    Inoltre completezza da ogni parte, simile a unaben rotonda sfera, dal centro uguale in ogni parte: nin qualche modo pi grande n pi piccola o quantita-tiva, ma qualitativa, da ogni parte dynamis, un tuttoinviolabile nei suoi confini o nellapeiron.

    Lessere senza fine: non potrebbe sorgere dal nullan passare nel nulla; singolarit dinamica continua,indivisibile; tra lessere e il nulla, non rimane che unsentiero dinamico dis-velante: la physis.

    La dynamis c, si d, si eventua: come pu il non-es-sere, viceversa, determinare ci che ?

    Lassoluta essenza della dynamis non si svela chenellabissalit criptante: ex nihilo nihil, leventualit

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    di una generazione del nulla, dal nulla si eventuasempre quale tramonto dellessere.

    Lessere soggiorna nel vuoto della physis indivisibilema dinamico, stabilmente senza eclisse e senza fine,atemporale con la sua dynamis o forza divina inviola-bile.

    Si di fronte ad unicona della potenza, unimago

    dynamis, unimmagine potente, bella e rotonda sfera,con le sue qualit di solidit, integrit, omogeneit econ una significanza cosmologica: lessere della physis luniverso, espressione dellintero cosmo e delle sueperfezioni.

    Un cosmo sferico, pieno dessere, compatto dal cen-tro alla periferia, equilibrato e che, intuito nella suaglobalit, tutto quello che pu e deve essere, con undinamico sviluppo temporale, senza nulla che possasopraggiungere o venire a mancare.

    Un cosmo in cui, considerato nella sua totalit e

    densit, si risolve la dynamis disvelante, oppure occul-tante; un esserci nella physis quale etereo fuoco dellafiamma, leggero, a s medesimo da ogni parte identi-co, e rispetto allaltro non identico opposto o in contra-stanza con la notte oscura, di struttura densa e pesan-te: la dynamis quale ordinamento del mondo.

    Lessere realt cosmica, vagliata e accertata siapure in un mondo fenomenico.

    Lapparire il manifestarsi stesso dellesserci delladynamis, verit dinamica, sempre insorgente e senza

    tramonto: una grande cosmologia dinamica alternan-te luce e notte, quale storia mitica-ontologica del mitodella Physis dinamica.

    Tanto per essere rigorosi fino in fondo: il mito della

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    dynamis non la topologia della teocrazia, n il mito la singolarit nichilista cosmica del tempo immagina-rio, giacch quelle suggestive topologie sono semprecategorie della prospettiva del mondo tramontante;mentre lorizzonte dellEssere mitico della dynamisnon si trova mai di fronte alleclisse, al tramonto, allafine della storia, del tempo e dello spazio.

    La topologia, il luogo ove lEssere dynamico ci viene

    incontro e ci abita il mithos della dynamis.Le variet del venire incontro dellEssere dynamico

    sono infinite, indicibili, senza eclissi: perch i luoghidel mithos della dynamis sfuggono alla classificazionedellimperativo categorico, del rigore razionale o dellametafisica ideale nichilista, inferenziale, logistica.

    La Topologia dellEssere mithos implementatanella bistabilit dei sentieri che si biforcano.

    C la superficie della Gestell fondante il mondodellEsserci virtuale, trascendente, immaginario, me-tafisico, etico, estetico, epistemico, ermeneutico; ma

    c, lEssere animato che ci viene incontro nel vuotoontologico, nella radura dynamica del nichilismo, nel-la singolarit caosmica del nulla, quale Gestell.

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    CAP. 5

    LA DYNAMIS:

    PLATONE, ERACLITO,ARISTOTILE,

    KANT,LEIBNIZ

    Lessere dinamica degli eventi nella dynamis la vi-sione di Platone: la physis, il sorgere di per s, dyna-mis, poiesis .

    Hlderlin pens che dove c il pericolo l c anchela dynamis che salva, nel pericolo si mostra anche lapossibilit di quella svolta cui loblio dellessenza del-lessere si rivolge.

    Questo oblio non viene semplicemente messo daparte, bens viene esperito come richiamo al fatto cheloblio, il restar velati, appartengono allo svelamento.

    Ci che salva non sta al di fuori della dynamis.Anzi, si fonda nella sua essenza, quale soggiornare

    senza tramonto, l dove la verit si d come aletheia,come svelatezza della dynamis.

    Si raggiunge quella via che conduce ad un nuovofondamento della dinamica, il grande sentiero non haporte, migliaia di strade vi sboccano, quando si attra-versa quella porta senza porta si cammina liberamen-te.

    Si tratter, infatti, di lasciare entrare nel mondo ladynamis.

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    Kant pens che, in qualunque modo e con qualun-que mezzo, una conoscenza si riferisce a oggetti; quelmodo tuttavia, per cui tale riferimento avviene imme-diatamente, lintuizione.

    Ma questo ha luogo soltanto a condizione che log-getto ci stia davanti; affinch avvenga lintuizione, de-ve esserci una relazione tra linfinita intuizione e lale-theia della dynamis.

    Il mondo il luogo dove cadono le dinamiche essen-ziali della dynamis.

    Da ci si pu pensare che il mondo non sia gi aper-to, ma che, invece, si apra a partire da un fondo che re-sta costantemente chiuso.

    Mondo e astrophysis sono essenzialmente diversiluno dallaltro e tuttavia mai separati: il mondo sifonda sullastrophysis e lastrophysis sorge attraversoil mondo.

    Mondo e astrophysis sono sempre in dinamico con-

    flitto, poich solo come tali prendono il loro posto nelladynamis di illuminazione e nascondimento.

    Eraclito pens la dynamis quale sublime e pi po-tente armonia nascosta di quella che appare nei feno-meni o negli eventi.

    Lo stato di quiete che appare, nei fenomena, non altro che un instabile equilibrio fra forze e interagen-ze eristiche della dynamys disvelata.

    La verit che la dynamis annuncia che il conflittodei fenomena solo apparente, in quanto gli opposti

    sono una medesima eventualit e vi una dynamische li sovrasta.

    Eraclito svel, per primo, lontologia della dynamis.

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    Prima di lui la dynamis indicibile, mitologica,poietica, non-epistemica e non-metafisica, intraduci-bile e difficile da comprendere, propria di un pensieroe di un pensare diverso per essere colta nella sua es-senza che pu essere pensata gi come comprensionedella Dynamis vuota.

    Il vuoto, questo nulla della dynamis, ci che ladynamis : un recipiente che contiene.

    Il vuoto dynamico non esiste: esiste solo ci che ,ma, ci che , esiste solo in quanto viene dal vuotodynamico.

    Il vuoto della dynamis non pu essere in alcun modoafferrato.

    Ogni singolarit ha a che fare con lo smisurato o ilsublime dynamico.

    Nei momenti estremi lo smisurato si presenta nellaforma di una discontinuit, di una rottura dynamica odella dismisura sublime.

    Dentro il caos si struttura stabilmente la dismisura

    dynamica e la misura, ma lapertura originaria ori-ginaria nel senso che non c tempo: si sempre l.

    Aristotele stabilisce quando il kairos-dynamis siastabile nelle dinamiche astrophysiche della physis:lanelito allinfinito, la dynamis dellinfinito, il sentirsinulla di fronte alla Dynamis sublime quale singolaritdel nulla o nulla dynamico e smisurato che appare co-me nulla dynamico, nel senso di dynamis inafferrabilee immaginaria.

    Non c una misura mondana della potenza della

    Dynamis che non si afferra mai e si inabissa e si dis-perde, come in un labirinto dynamico silenzioso, nel-lapeiron.

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    La formula leibniziana, perch lessere dynamispiuttosto che niente una formula ontologica.

    Per spiegare il moto non si ragiona pi a partire dal-limpulso, ma dallassoluta quiete o dallassoluto movi-mento della dynamis.

    Dynamis sar, allora, la curvatura spazio-tempora-le della virtualit cosmica o astrophysis ontologicadella dismisura.

    La dynamis lartefice della curvatura dello spazio-tempo, degli stessi fenomeni epistemici o della spiega-zione di un fenomeno o il senso dellesserci della strut-tura dinamica degli eventi.

    Dynamis che include il momento dellessere e delnon-essere o la dynamica dellessere-non-essere onto-logica.

    La stessa struttura ontologica dellessere dynamisinclude lalterit: non solo il non-essere , il non-esse-re laltro.

    Dynamis dire che altro o linsorgenza del non-

    ente che mai tramonta.Il non-essere laltra dynamis.

    Aristotele pens la dynamis quale movimento, tra-sformazione, cambiamento o il movimento della-strophysis sempre mobile, pens allesserci che ha lapotenza, la dynamis di essere alterit.

    Il movimento un modo di essere-in-atto, dynameiontos entelekeia a ateles quale momento dellessere emomento del non-essere.

    Dynamis una struttura ontologica dinamica o me-

    tafisica dinamica o teoria dellatto e della potenza.La potenza la possibilit, la potenzialit che ha la

    dynamis di un mutamento della physis.Anassagora propose non solo che la materia fosse

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    infinitamente divisibile, sia nello spazio che nel tem-po, ma che la divisione generasse un sistema infinitoulteriormente divisibile allinfinito quale infinita va-riet di tutti i fenomeni.

    Solo lequilibrio tra di loro pu generare un cosmoordinato, ma un equilibrio instabile: per cui il mondo in continuo cambiamento: la discordia necessariaal mutamento e movimento dei fenomeni naturali.

    Larch dei fenomeni si incentr nei numeri interi,intesi come punti geometrici raffigurabili spazialmen-te, esistenze aventi consistenza fisica secondo precisefigure geometriche.

    Lesistenza dello spazio contiene in s sia gli oggettistazionari che quelli in movimento e perci pu esseresia pieno che vuoto; ma la physis la prima manife-stazione dellessere, nella metafisica aristotelica, in-terpretata da un fisico, non da un matematico.

    Tutti considerano linfinito come principio, poich

    non possibile n che esso esista invano, n che ad es-so convenga unaltra potenza o dynamis che quella diprincipio.

    Tutto, infatti, o un principio o deriva da un princi-pio: ma dellinfinito non vi principio perch altri-menti avrebbe un limite.

    Ed anche ingenerato e incorruttibile, allo stessomodo di un principio, poich ci che generato ha ne-cessariamente anche una fine.

    Per questo la dynamis dellinfinito: non vi princi-pio, ma sembra essere il principio dogni altra cosa,

    comprendere in s tutte le cose e di tutte le cose esse-re guida allinfuori dellinfini-to.

    E tale principio sembra essere la dynamis; lapeironnon rinvia ad altra fondazione, tanto nella sua dimen-

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    sione spaziale, quanto in quella della potenza, o dyna-mis di stabilit contro la minaccia del nulla: una forzache va al di l della temporalit.

    Il contenuto cosmogonico dei frammenti delinea unosvolgimento aperto, irreversibile che ha, nel tutto infi-nito e indifferenziato, lapeiron-dynamis, la progressi-va azione di un motore forza discriminante: lalter-nativa lineare al ciclo cosmico e lintroduzione di una

    forza-dynamis motrice intelligente, apeiron-dynamisrigorosamente dinamica.

    Lantagonista della concezione meccanicistica fuLeibniz che propose una paradigmatica del tutto al-ternativa: la dinamica, ovvero una teoria che spieg ilmoto quale effetto di forze.

    Lequivalenza cinematica si fond sullidea di forzeesterne, quali cause dinamiche, che determinano ledeviazioni dal moto rettilineo-uniforme inerziale ofondamento dinamico.

    Ma la dinamica dattrazione non era riducibile adun meccanismo di puri urti, agendo a distanza nelvuoto, erano comunque compresi in termini di un mec-canismo di bilanciamento in un equilibrio statico.

    Il mondo-macchina o assolutezzadel moto, sotto-stante alle apparenze cinematiche, propria di unmoto ridotto a differenza di posizione: il moto non hauna realt propria, assoluta e reale; solo una diffe-renza di posizione che, comparendo nei moti rotatori,permette di rivelare una rotazione assoluta, quindi un

    moto, uno spazio ed un tempo assoluti: esistenti indi-pendentemente dai fenomeni fisici.

    la negazione della relativit del moto su un pianodinamico che sembrava determinare laffermazione

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    della cosmologia.Ed lo spazio assoluto, coincidente con lo spazio in-

    finito della geometria euclidea, che si impose definiti-vamente sulla concezione del cosmo spazialmente fini-to aristotelico-tolemaico.

    Thom sostiene esista una priorit ontologica delcontinuo sul discreto e cita Aristotele, la Fisica.

    chiaro che lillimitato apeiron causa solo inquanto hyle e il suo essere privazione, mentre il so-strato in s il continuo ed il sensibile; oppure linfini-to ha per sostrato il continuo.

    Dunque, dobbiamo allautorit di Aristotele una vi-sione che vi sia una continuit liscia, senza salti n la-cune, che lo sfondo impercettibile su cui si staglianogli eventi, le trasformazioni, le faglie, le increspaturedellessere.

    Il continuo il sostrato, il supporto, lo sfondo su cui,grazie a cui, si pongono in rilievo le varie figure e for-

    me: non possibile pensare nulla senza riferimento alcontinuo della fisica e della metafisica aristotelica,della matematica ontologica o cosmologica o ontologi-ca in senso pieno.

    Lessere uno e continuo e linfinito continuo per-ch tiene insieme luniverso: la luce il legame del cie-lo, la forza che tiene unita la volta celeste: non sempli-ce fondale o sfondo.

    Thom ne Lantriorit ontologique du continu sur lediscret ricorda la synektike dynamis, la potenza coe-

    siva, relazionale del pensiero di Aristotele.Nella Fisica Aristotele esord: se luno continuo,

    luno molti, essendo il continuo divisibile allinfinito:linfinito continua divisibilit o aggiunta, o come di-

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    visibilit di un continuo allinfinito apeiron, vagamen-te sentita come energia relazionale del cosmo, comeforza coesiva tra gli eventi naturali.

    La sua qualit la divisibilit infinita: grandezza,tempo, movimento e dunque mutamento sono formedel continuo che l esprime la sua totale fisicalit: cor-po, tempo, spazio.

    Il tempo inteso come linea del tempo, un tempo spa-

    zializzato in cui listante equivale al punto sulla linea,spazio della fisica aristotelica compiutamente geome-trizzato dove il continuo non pi forza naturale, co-smica che compone, armonizza, mette in relazione masostrato materiale e sensibile composto secondo il con-tinuo lineare.

    Aristotele pone cos il problema della differenza tragli enti e della loro identit.

    La linea non pu, per, mai essere divisa simulta-neamente in tutti i suoi possibili punti o il tempo neisuoi infiniti istanti.

    La continuit, come linfinit, pura potenzialit oevidenza fenomenica quale pura potenzialit o dyna-mis precategoriale fisico-matematica delle dinamicheclassiche quali fluttuazioni o perturbazioni.

    Invece, con la geometria dei sistemi dinamici si dcentralit a fenomeni possibilmente al di sotto dellin-tervallo della misura fisica: una variazione, fluttua-zione non misurabile, un non-nulla al di sotto dellamisura pu determinare levoluzione di una dinamica.

    Solo il continuo, non ponendo limiti inferiori alla mi-

    sura classica, ha consentito di sviluppare quelle dyna-mis analitiche.

    La misura fisica per principio approssimata: un

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    intervallo dinamico o punto euclideo, senza dimensio-ni, punto di partenza o di passaggio di traiettorie o li-nee senza spessore.

    La fisica classica deterministica e descrive perfet-tamente la dinamica, laleatorio; lincertezza delle di-namiche non-lineari cambiano la dynamis delle varia-bili spazio temporali o lo spazio-tempo della fisicaclassica.

    Leibniz introduce due interessanti esempi per spie-gare la propria visione del movimento, del cambia-mento e del continuo: si consideri il passaggio dallostato di moto a quello di quiete di una sfera assolutaposta sopra una tavola perfettamente piana; il proble-ma quello dello stato di passaggio, del punto di con-giunzione o lintuizione degli spazi-tempo post-relati-vistici di Kaluza-k.

    Se si immagina tale punto come intermedio, c unostato contemporaneo di moto/quiete.

    Se invece si propenda per un passaggio nel quale aduno stato di moto segue immediatamente uno stato diquiete, sembra che si guadagni in precisione ma siperda lintuitivit di tipo ontologico: non esiste cosuninterazione a distanza.

    Stelle e pianeti non possono comunicarsi le loro reci-proche distanze e quindi non possono sapere conquale intensit attrarsi; in ultima analisi, dunque,non possono proprio attrarsi.

    Einstein spiegher, infatti, che la massa si muoverin uno spazio deformato e quella deformazione lo far

    muovere come se esistesse la forza attrattiva de-scritta da Newton.

    Ma la forza attrattiva non esiste.La singularit physique della dynamis, intesa co-

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    me trasfigurazione imperativo-inventiva o linterpre-tazione della verit come un tenere-per-vero che ha ilcarattere di un comando ed il vero come adattamentoal caos, fonda il carattere imperativo di una potenzache guarda lontano intorno a s la dynamis, che sa diessere volont di potenza; in tale consapevolezza si er-ge dinanzi allente fino allincondizionato progetto-guida della metafisica.

    La distinzione di queste due determinazioni cheregge la metafisica e la cui origine rimasta occulta,ha il fondamento nella distinzione platonica dell on-tos on e del me on.

    Il primo lente essente che un modo vero e pro-prio, nella cui presenza sono uniti il che cosa un ente ed il che .

    Il secondo quello apparente che mostra il che cosa solo in modo offuscato che quindi non veramen-te, pur non essendo un niente.

    Tale distinzione si presenta successivamente in for-

    me diverse: essentia, existentia, viene infine alla lu-ce nel compimento della metafisica.

    Si attua il rovesciamento del platonismo, si preten-de di avere assunto la preminenza sullessere mentrecon la sua stabilizzazione, portata a compimento sol-tanto la supremazia dellessere come presenza e stabi-lit.

    Nella metafisica dynamica, attraverso la perennedomanda che chiede cos lente-dynamis, si doman-da dell essere-dynamis: lente, in quanto ente, tale,

    grazie allessere; ma lessere dellente pensato par-tendo dallente.

    Ne consegue che la metafisica non pensa lessere inquanto essere: lo pensa partendo dallente e arrivando

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    allente.Essa traspone lessere dynamis in un ente dynami-

    co, sia esso lente sommo nel senso della causa supre-ma o, invece, lente nel senso del soggetto quale condi-zione delloggettivit o nel senso della soggettivit in-condizionata.

    Lessere dynamis viene dunque fondato su quelloche fra gli enti il pi ente dynamico.

    Perci nella metafisica lessere rimane impensato;ma anche la svelatezza dellente rimane impensata,poich la metafisica pensa lente dynamico e non ladynamis delle entit: la storia del sottrarsi dellesse-re e del conseguente abbandono dellente.

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    CAP. 6

    IL TEMPO:

    LEIBNIZ, NEWTON, HAWKING

    Il tempo immaginario di Leibniz il tempo della ve-rit immaginaria giammai degli enti, semmai sempredel non-ente, del niente, del nulla abissale.

    Leibniz immagin fosse possibile una ontodinamicainfinita in uno spazio-tempo finito o definito in mona-de, quale apeiron nellapriori o arch spazio tempora-le, estraneo alla meccanica newtoniana intrisa di ac-celerazione assoluta, per sistemi di riferimento in mo-to relativo rettilineo ed uniforme.

    In relativit, in verit, non c mai separatamente lospazio e il tempo, ma, solo, lo spazio-tempo.Le variet, quali monadi dello spazio tempo ontolo-

    gico, sono gi presenti in Leibniz nel suo paradigmati-co tempo-evento nello spazio-tempo-immaginario,quale non lineare ontologia dellevento della monadein un originale spazio-tempo a curvatura immagina-ria.

    Leibniz svel linfinito o linfinitesimo nelleventotemporale finito e lo calcol quale spazio-temporalitontologica dellevento dellesserci ontodynamico, den-

    so di infinite dimensioni.Lanalitica non lineare chaotica e ontodynamica l

    trov la sua genesi fino al Lorenz-model del 1963, ovec lo strange-attractor della celebre butterfly: eventi

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    infinitesimi possono creare ontodinamiche imprevedi-bili ed indicibili.

    Lorenz modell i suoi paradigmi sulla pl-theory o pl-Ontology dei creodi delle Monadi.

    Kant defin lontologia spazio temporale plotino-leibniziana una chimera; Leibniz non fu in grado difornire repliche ma il tempo ed i dispiegamenti rispo-

    sero per lui.Leibniz ha sostenuto che lilemorfica era unappa-

    renza fondata sulle monadi metafisiche: singolaritqualitative, impenetrabili, indistruttibili spazio-tem-poralit.

    Kant rifiut quellidealismo, ma dedusse la scienzafisica dalla-priori.

    Non ci sono atomi materiali; la materia divisibileallinfinito ma loggetto trascendentale sconosciuto.

    Leibniz disvel, invece, una teoria relazionale spa-

    zio-temporale.Senza le monadi non ci sarebbe spazio e senza even-

    ti non ci sarebbe tempo.Lo spazio ed il tempo non sono contenitori in cui le

    cose e gli eventi possano essere inseriti ma pu rima-nere vuoto spazio-tempo: levento una singolaritsenza coordinate dello spazio-tempo.

    Il presupposto che il tempo non esiste indipenden-temente dai rapporti di spazio-tempo degli eventi diuna singolarit, le teorie relazionali implicano che lospazio-tempo sia gli eventi ed i rapporti spazio tempo-

    rali i loro eventi.Leibniz contro Newton e la sua teoria del tempo e

    spazio assoluto.Kant entrato nellarena dal lato di Newton: se c

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    uno spazio in s allora la teoria assoluta miglioredella teoria relazionale, ma la teoria della relativitspeciale risollev le sorti della teoria relazionale; larelativit generale indica che la curvatura dello spa-zio-tempo influenzata dalla distribuzione delle inte-razioni gravitazionali, quindi la relativit ontologi-ca.

    La geometria fisica non a priori, ma soprattutto non-euclidea.

    Kant invece pens sempre ad una geometria eucli-dea quale conoscenza a priori.

    Cos lavvento della relativit generale, fondata sul-le geometrie non-euclidee per lo spazio-tempo ha get-tato nella crisi il pensiero di Kant, il suo paradigma,anche perch la grande eccezione ontologica fu proprioil suo avversario Leibniz.

    La geometria non-euclidea e la relativit speciale sidisvelano proprio dalla sua idea di spazio-tempo con

    labbandono della simultaneit assoluta; dalla relati-vit generale viene lidea che lo spazio-tempo dina-mico e che la gravit dovrebbe essere relativa.

    Leibniz fu oscurato da Kant e Newton ma lesisten-za di punti spazio-tempo o di spazio-tempo, qualieventi ontologici o punti di spazio-tempo sullontologiadello spazio tempo, disoblia quel paradigma od ontolo-gia della monade o quanta immaginari dellontologiadello spazio-tempo.

    S.Hawking ha dis-velato, nellabisso della spazialit

    relativistica einsteiniana, lipospazio soggiacente chenon un nullao un niente ma una superentitipospaziale della topologia fluttuante.

    Nel modello matematico proposto da Hawking, le

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    parti stabili delle singolarit cosmiche simmaginanoinstabili, per la nota teoria dellindeterminatezza diHeisenberg: non si potr mai sapere con assoluta pre-cisione, pur disponendo della migliore techne futuribi-le, quale status possiedano le particelle elementari aiconfini dello spazio vuoto: se statico e perci imper-meabile a qualsiasi fenomeno di attraversamentoquantico, o instabile ed ek-statico e pertanto vibran-

    te di gettatezze singolari, strane o virtuali.Nellipospazio soggiacente esister almeno una su-

    perstringa di particelle virtuali o superonde fotonicheo gravitoni, capace di attraversare lorizzonte deglieventi da uno spazio-tempo ad un altro: e, per simme-tria, sar anche non impossibile il chiasma ipospazia-le della superstringa cosmica.

    Getti quantici instabili e virtuali, se simmetrici,creeranno un campo gravi-magnetico implosivo; seasimmetrici, un campo di fissione esplosivo estatico:

    genesi, dal nulla o dal niente o dal nihil cosmico,della materia o antimateria virtuale: singolarit dellospazio-tempo.

    Le curvature graviquantiche dello spazio-tempo cir-condanti si inabissano in singolarit ipospaziali vir-tuali, tali da creare una superstringa infinitesima equantica di dimensioni prossime alla costante diPlanck.

    La superficie gravitazionale delluniverso sincrespain negativo, secondo il ritmo dei numeri immaginariconiati da Hawking.

    Si eventuer un chiasma ipospaziale, morfogenesivirtuale di altri multiversi singolari o strani o imma-ginari.

    Le riflessioni di Hawking sono dense di pregnanza e

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    salienza, siamo di fronte ad un evento della visionedel Cosmos sconvolgente e paradigmatica al tempostesso; anche pregnante talmente da disvelare model-li nuovi, utili per dispiegare gli eventi immaginati daHawking e svelare salienze ancora inimmaginabili.

    Si disvela un modello metabolico cosmico che se-ventua dal nulla o dal nihil virtuale ma che forma unchiasma a stringa immaginaria e, in generale, un ipo-

    spazio virtuale immaginario.Per conferire rigorosit e bellezza ad un simile mo-

    dello di singolarit possibile inscrivere quel paradig-ma con i numeri immaginari.

    Se quel paradigma pregnante in macro nel cosmo,sar altrettanto nel micro; tant che non sar tantodifficile immaginare stringhe nella micro regione diPlanck supersimmetriche alla ipospazialit di Haw-king.

    Quindi Hawking ci fornisce, per la prima volta, lapossibilit di calcolare una temporalit cosmica non

    lineare e quindi ci dischiude una visione della tempo-ralit altra dai paradigmi delle narrazioni dell800.

    Gli sviluppi compiuti relativamente ai fondamentidella geometria, della logica e della fisica matematicahanno condotto inevitabilmente a una profonda tra-sformazione della concezione kantiana dei principisintetici a priori.

    Tali principi non potrebbero pi essere concepiti co-me necessari, certi, non rivedibili.

    Ci che viene negato un modo di intendere la-prio-

    ri, non la-priori in senso generale.Al contrario molti hanno rimarcato ladesione, da

    parte degli empiristi logici, ad una concezione relati-vizzata della-priori.

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    La-priori contestualizzato costituisce la base perquella che stata definita una negazione deboledelsintetico a-priori kantiano.

    Secondo questa interpretazione il carattere propriodellempirismo logico sarebbe da individuare esatta-mente nella tensione fra aspetti di tipo kantiano edaspetti riduzionistici.

    Non pi possibile utilizzare il linguaggio che tut-tora costituisce la nostra koin, perch levidenziar-si del chaosmosquale fusis(natura) ha messo in cri-si non solo le grandi narrazioni, ma anche lessenzastessa del linguaggio.

    La teoria della relativit di Einstein elimin, in ma-niera definitiva, lidea del tempo assoluto nella fisica.

    Lo spazio-tempo relativo allo stato di moto di undato sistema di riferimento, e nella teoria della relati-vit generale il tempo anche relativo alla intensit

    del campo gravitazionale, cio alla curvatura dellospazio.

    Levento creativo dellEssere sul tempo sarebbe, inqualche modo, pensabile soltanto in un modello di uni-verso nel quale le linee dello spazio-tempo fosseroquelle elaborate da Gdel.

    Non sar sufficiente solo una fondazione imperati-va, categorica; dagli eventi gdeliani e da Thom pos-sibile dispiegare una metaontologia della fondatezzadella mathesis.

    Un lavoro di lunga lena per studiosi e ricercatori:unpercorso affascinante proprio perch inesplorato.

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    NOTA SULLAUTORE

    Si laurea in Architettura al Politecnico di Torino conla Tesi in Analisi e Modelli Matematici Per la critica

    della (non) Neutralit della Scienza - Per una TeoriadellInneutralit con pubblicazione di uno stralcio inAtti e Rassegna Tecnica della Societ degli Ingegnerie degli Architetti di Torino.

    Dopo la frequenza e gli esami al Corso di Specializ-zazione Pianificazione Urbanistica dei Proff. Gorioed Imbesi della Facolt di Ingegneria dellUniversitdegli Studi di Roma, consegue gli Attestati dei dueCorsi di Perfezionamento in Scienza ed Episte-mologia dellUniversit degli Studi di Firenze,Direttori i Proff. P. Parrini e R. Lanfredini, Tutor il

    Prof. S. Givone ed il Prof. A. Marinotti; nonchlAttestato del Corso di Perfezionamento in Esteticaed Ermeneutica delle Forme Simboliche Tutor il Prof.S. Givone.

    Ha pubblicato Ontologia della Physis, Montedit,2007.

    Ha partecipato al Concorso del Cnr nellambito del-la Promozione Ricerca/Pubblicazione Opera con il te-sto: Ontologia della Mathesis e la Crisi deiFondamenti.

    Presentatore, di un Progetto di Ricerca Tecnologico:

    Stabilit Strutturale, Elasticit, Morfogenesi deiModuli Tecnologici per Impianti per le Preesistenze Architettoniche: Progetto Epistemico Brevetti eModelli Matematici per il Prof. V. A. Legnante

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    Direttore del Dipartimento di Tecnologie dellArchi-tettura e Design P. L. Spadolini Facolt di Archi-tettura Universit degli Studi di Firenze.

    Ha presentato il Brevetto Fibre Ottiche alFullerene allAgenzia Italia di Biella e, qualeDirettore e Coordinatore, Progetti di Ricerca e diCongressi allAgenzia di Ricerca del Cnr e in AmbitoEuropeo Ten-Telecom E-Content.

    Ha fatto parte, quale Expert Evaluateur, diCordis: Agenzia di Scienze e Ricerca dellUnioneEuropea.

    Ha ricevuto n. 2 Premi (CD-Calendars) nellambitodel PirelliInternationalAward.

    Ha partecipato con il contributo ModelliMatematici per la Gravit Quantistica all8th ItalianConference on General Relativity and GravitationalPhysics a Cavalese, Comitato Organizzatore Proff.Cerdonio-Cianci-Francaviglia-Toller.

    Con altri, ha partecipato, a Convegni dellAsso-

    ciation for Advancement of Modelling and SimulationTecniques in Enterprise e della Society of EngineeringScience alla Blacksburg University in Virginia-Usa, aNizza e Parigi; dellAISRe a Venezia, Bari, Firenzenonch al Seminario dellIstituto NazionaleUrbanistica, organizzato dal Ministero della RicercaScientifica, dallOikos della Regione Emilia Romagnae del Comune di Bologna.

    Ha lavorato con un Gruppo di Ricerca al ResearchProgram-Cnr, Direttori P. L. Spadolini e L. Bianco.

    Ha ricevuto contributi (con altri), su Fondi del

    Ministero della P.I., con il lavoro Modelli Matematiciper la Pianificazione Territoriale.

    Il lavoro (con altri) Allocazione Industriale e Morfo-genesi Urbana stato pubblicato in LAnalisi degli

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    Insediamenti Umani e Produttivia c.d. G. Leonardi -F. Angeli, e nel Bollettino dellUnione MatematicaItaliana; il lavoro Allosteresi Industriale e SinecismoMorfogenico in Atti del Convegno La Matematicanella Facolt di Architettura Dipartimenti diMatematica ed Architettura dellUniversit degliStudi di Firenze.

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    INDICE

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    Introduzione....................................................

    Cap. 1 - LEPISTEMICA, LOPERA DARTEE LINTERPRETANZA ERMENEUTICA-INTENZIONALE............................................

    Cap. 2 - VERIT E TEORIA ERACLITO,PARMENIDE, SENOFANE, EINSTEIN ......

    Cap. 3 - LEIBNIZ ED I FONDAMENTIDELLA RAGIONE: ARISTOTILE, PHE-RECYDES, DIODORUS E DEMOCRITUSANAXIMANDER, PLATONE........................

    Cap. 4 - LORIGINE DELLA DYNAMIS:ERACLITO .....................................................

    Cap. 5 - LA DYNAMIS: PLATONE, ERA-CLITO, ARISTOTILE, KANT, LEIBNIZ.......

    Cap. 6 - IL TEMPO: LEIBNIZ, NEWTON,HAWKING......................................................

    Bibliografia .....................................................Nota sullAutore..............................................

    pag. 5

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    I edizione

    finita di stampare nel mese di gennaio 2010

    presso Pronto Stampa - Fara Gera dAdda (Bg)

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