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Un minuto di saggezza

UN MINUTO DI SAGGEZZANELLE GRANDI RELIGIONI

ANTHONY DE MELLO

Titolo originale: One minute wisdomAnthony de Mello, sj, 1985, Lonavla, IndiaEdizione italiana a cura di Elisabeth Schreil

Traduzione dall'inglese di Giuliana LupiTredicesima edizione

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Anthony De Mello

PRESENTAZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANAdi Luigi Sartori*

Perché un'altra presentazione al nuovo lavoro di Anthony deMello? L'Autore ci è già divenuto familiare. Il nuovo lavoronon ha bisogno di precursori che gli appianino la strada. IlMaestro potrebbe addirittura insospettirsi; quasi gli si vogliapredisporre una «gabbia» teologica per imprigionarvi i suoiuccelli che cantano. Troppa la libertà trasgressiva da luiconcessa ai voli mistici? Necessità di tutelare la serenità deicredenti normali, dei protetti dal tepore delle forme istituzionalidella religione? No!

Le ragioni del presente intervento sono ben altre; sivorrebbe approfittare dell'occasione propizia per unasollecitazione che investa la responsabilità di quanti hanno acuore la diffusione di una autentica spiritualità nel nostromondo occidentale.

Questa volta Anthony de Mello unifica tutte le foglie sparsedei suoi stimoli meditativi, riconducendo ogni parola a ungenerico anonimo «Maestro». Egli vorrebbe prospettare unapiù ampia e più universale sintonizzazione fra le molte vocidella saggezza, sollecitando forme nuove, attenzioni nuove,perenne creatività, in funzione di un maggiore adeguamentoalla diversità e alla mobilità delle situazioni concrete della vitaattuale nel mondo. Non è solo in Oriente che si deve esprimereil ricorso ai maestri di saggezza; il nostro Occidente forse ne hapiù bisogno.

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Un minuto di saggezza

Il nuovo saggio di A. de Mello, pertanto, sembra teso amostrare come la Sapienza e il Maestro sanno essereaggiornati; prediligono infatti l'uomo d'azione immerso negliaffari del mondo; il loro interlocutore è anche operatore inborsa, usa l'automobile, maneggia i computer, se ne intende discienza e di tecnica. In ogni caso, non si tratta di persone cheintendono uscire dal mondo per farsi monaci; si tratta dicomuni mortali, uomini e donne che si fidanzano, si sposano,hanno famiglia, vivono nelle preoccupazioni dei figli e dellavoro. Si vuole predisporli a una via «normale» anche perquanto riguarda la santità; il Maestro sembra addiritturadiffidare di coloro che hanno sete di miracoli, e checonsiderano segno del divino soltanto o soprattutto lastraordinarietà.

A questa umanità comune e feriale, il Maestro ribadiscel'urgenza e indica anche la possibilità della concentrazione edella intensa interiorità. È questa interiorità che fa le personelibere, vale a dire soggetti che non svendono se stessi ad altri,da eterni minorenni e dipendenti; soggetti che non si lascianodisperdere e buttar fuori dal loro presente, «qui e ora», ma cheattraggono verso la densità del presente il passato e il futuro,così da riempirlo veramente di memoria e di profezia.

Ma il paradosso ancor più elevato e più nobile sta in questo:che l'uomo d'azione, l'uomo che si protende alla maturità, allaperfezione del suo «essere attivo», può raggiungere taletraguardo solo attraverso la passività, attraverso il suo saperdiventare bambino, recettivo, accogliente, disponibile all'azionecreatrice di Dio e della sua grazia. Agire al massimo, ma perdiventare al massimo recettivi; parlare e pensare, ma poi faresilenzio; dire tanti «sì», ma per approdare al «no». Il vuoto,condizione della vera pienezza. Libro bianco, perché vi siascritto l'universo in maniera totale e definitiva. Solo così la

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Anthony De Mello

Realtà diventa veramente nostra. È costruendo l'occhio che ci sidispone a vedere.

Il Maestro universale perciò indica a tutti la via dellacontemplazione, intesa come capacità di ammirare ogni cosarestando dentro il mondo, non uscendone, per poter accogliereveramente il dono di Dio e, in esso e con esso, Dio stesso. Diciò ha bisogno forse più l'Occidente che l'Oriente Gli sforzi dide Mello sono validi a provocarci, ma forse non bastanoancora, perché risentono di un mondo molto diverso dal nostro,nonostante tutti i tentativi di aggiornare la proposta in modo daraggiungere l'uomo della civiltà tecnica.

I frequenti spunti «antireligiosi» (nel senso di anti-formalismo religioso) connotano una situazione in cui lareligione rimane ancora un aspetto e una dimensionefondamentale della società e della cultura. I credenti, in talecontesto, hanno bisogno di una critica provocatoria che li aiutia liberarsi da idolatrie e da abuso alienante della religiosità. Danoi, invece, il contesto secolarizzato rende più difficile talediscorso; la diffusione della indifferenza religiosa,dell'insensibilità e dell'apatia, impegna a ricercare altri modi diproposta mistica e di spiritualità. L'uomo secolare è vittima dialtre idolatrie: quelle che atrofizzano il senso religioso, il qualeva suscitato o almeno aiutato a risvegliarsi e a riprenderevigore.

Il Maestro di cui abbiamo bisogno dovrebbe saper parlaresoprattutto ai non credenti, alla massa degli estranei al discorsoreligioso. Comunque, per tutti vale e varrà sempre il principiodi fondo che regge la sapienza di cui sono impregnati i testi dide Mello: la vera e principale questione non è di vedere o diadeguare soltanto l'atto del vedere perché esso sia beneorientato al suo oggetto, ma quella più radicale di predisporregli occhi al vedere. Nel mondo, purtroppo, ci sono più ciechi di

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Un minuto di saggezza

quanto appare. Anzi, non tutti quelli che già vedono cose ecolori sono veramente vedenti! L.S.

Mons. Luigi Sartori docente di ecclesiologia al SeminarioMaggiore di Padova e già alla Facoltà Teologica Interregionaledi Milano. Presidente dell'Associazione Teologica Italiana(ATI) e del Segretariato Attività Ecumeniche (SAE), membrodi «Fede e Costituzione» del Consiglio Ecumenico delle Chiese(CEC).

«Esiste qualcosa come un minuto di saggezza?»«Certamente», rispose il maestro. Ma un minuto è di certotroppo corto». «È cinquantanove secondi troppo lungo». Aidiscepoli sconcertati il maestro disse poi: «Quanto tempo civuole per scorgere la luna?». «E allora perché tutti questi annidi sforzi spirituali?». «Per aprire gli occhi ci può volere tutta lavita. Vedere accade in un lampo».

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Anthony De Mello

PRESENTAZIONE DELL'AUTORE

Il maestro di questi racconti non è un'unica persona. È unguru induista, un roshi zen, un saggio taoista, un rabbi ebreo,un monaco cristiano, un mistico sufico. È Lao Tzu e Socrate,Buddha e Gesù, Zarathustra e Maometto. Il suo insegnamentosi trova nel VII secolo a. C. e nel XX secolo d.C. La suasaggezza appartiene sia all'oriente che all'occidente. I suoiantecedenti storici hanno davvero importanza? La storia, dopotutto, è il ricordo delle apparenze, non della realtà; delledottrine, non del silenzio. Ci vorrà solo un minuto per leggereognuno degli aneddoti che seguono. Probabilmente illinguaggio del maestro vi sembrerà sconcertante, esasperante,persino del tutto incomprensibile. Questo, ahimé, non è unlibro facile! È stato scritto non per istruire ma per risvegliare.Nascosta nelle sue pagine (non nelle parole stampate, neppurenei racconti, ma nel suo spirito, nel suo stato d'animo, nella suaatmosfera) c'è una saggezza che non può essere trasmessa nellinguaggio umano. Leggendo le pagine scritte e cercando diinterpretare le parole enigmatiche del maestro può darsi che viimbattiate involontariamente nell'insegnamento tacito che sinasconde nel libro e che ne siate risvegliati... e trasformati.

Questa è saggezza: essere trasformati senza il minimo sforzoda parte vostra, che lo crediate o meno, semplicementerisvegliandosi alla realtà che non è parole, che è fuori dellaportata delle parole. Se sarete abbastanza fortunati da essererisvegliati in questo modo, saprete perché il linguaggio piùbello è quello non parlato, l'azione più bella è quella noncompiuta e il cambiamento più bello è quello non voluto.Attenzione. Prendete i racconti in piccole dosi: uno o due pervolta. Una «overdose» ne diminuirebbe l'efficacia.

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Un minuto di saggezza

UN MINUTO DI SAGGEZZA

MIRACOLI

Un uomo traversò terre e mari per verificare personalmentela straordinaria fama del maestro. «Che miracoli ha operato ilvostro maestro?» chiese a un discepolo. «Be', c'è miracolo emiracolo. Nel tuo paese è considerato un miracolo che Diofaccia la volontà di qualcuno. Nel nostro paese è consideratoun miracolo che qualcuno faccia la volontà di Dio».

L'ETA' ADULTA

A un discepolo che pregava incessantemente il maestrodisse: «Quando smetterai di appoggiarti a Dio e ti reggeraisulle tue gambe?». Il discepolo era sbalordito: «Ma proprio tuci hai insegnato a guardare Dio come padre!». «E quandoimparerai che un padre non è qualcuno a cui appoggiarsi, maqualcuno che ti libera dalla tendenza ad appoggiarti?».

SENSIBILITÀ

«Come posso sperimentare il mio essere tutt'uno con lacreazione?». «Ascoltando», rispose il maestro. «E come debboascoltare?». «Diventa un orecchio che presta ascolto a ognisingola cosa che l'universo dice. Nel momento in cui sentiqualcosa che tu stai dicendo, smetti».

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Anthony De Mello

ASSURDITÀ

Il maestro seguitava a sfregare un mattone sul pavimentodella stanza in cui il suo discepolo sedeva in meditazione.Dapprima il discepolo ne fu contento, prendendola come unaprova della sua forza di concentrazione. Ma quando il suonodivenne insopportabile, proruppe: «Che diamine stai facendo?Non vedi che sto meditando?». «Sto levigando questo mattoneper farne uno specchio», rispose il maestro. «Sei pazzo! Comepuoi ricavare uno specchio da un mattone?». «Non più pazzo dite! Come puoi ricavare uno che medita da un egocentrico?».

CHIAREZZA

«Non cercate Dio», disse il maestro. «Guardate soltanto, etutto vi sarà rivelato». «Ma come dobbiamo guardare?». «Ognivolta che guardate qualcosa, vedete solo ciò che c'è enient'altro». I discepoli erano sconcertati, così il maestro siespresse più semplicemente: «Per esempio, se guardate la luna,vedete la luna e nient'altro». «E cos'altro si può vedere se nonla luna guardando la luna?». «Una persona affamata potrebbevedere una forma di formaggio. Un innamorato, il voltodell'amata».

RELIGIONE

Il governatore in viaggio entrò per rendere omaggio almaestro. «Gli affari di stato non mi lasciano tempo per lunghedissertazioni», disse. «Potresti riassumere l'essenza dellareligione in uno o due paragrafi per un uomo impegnato come

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me?». «La sintetizzerò in un'unica parola a beneficio di vostraaltezza». «Incredibile! E qual è questa parola straordinaria?».«Silenzio». «E qual è la via per il silenzio?». «Lameditazione». «E cos'è, se permetti, la meditazione?».«Silenzio».

SPIRITUALITÀ

Sebbene fosse il giorno di silenzio del maestro unviaggiatore lo pregò di una parola di saggezza che lo guidassenel cammino della vita. Il maestro annuì affabilmente, prese unfoglio di carta e vi scrisse un'unica parola: «Consapevolezza».Il visitatore era perplesso. «È troppo poco. Potresti ampliare unpo' il concetto?». Il maestro riprese il foglio e scrisse:«Consapevolezza, consapevolezza, consapevolezza». «Ma cosasignificano queste parole?», chiese lo straniero sempre piùconfuso. Il maestro allungò la mano a riprendere il foglio escrisse: «Consapevolezza, consapevolezza, consapevolezzasignifica CONSAPEVOLEZZA».

VIGILANZA

«C'è niente che posso fare per rendermi illuminato?».«Tanto poco quanto puoi fare per far sorgere il sole la mattina».«E allora a che servono gli esercizi spirituali che tu prescrivi?».«Ad assicurarmi che tu non dorma quando il sole inizia asorgere».

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Anthony De Mello

PRESENZA

«Dove posso cercare l'illuminazione?». «Qui». «E quandoaccadrà?». «Sta accadendo proprio ora». «Allora perché non lapercepisco?». «Perché non guardi». «Per cercare cosa?».«Niente. Guarda e basta». «Che cosa?». «Qualunque cosa sucui si posano i tuoi occhi». «Devo guardare in un modospeciale?». «No. Il modo solito va bene». «Ma non guardosempre nel solito modo?». «No». «E perché mai?». «Perché perguardare devi essere qui. E tu il più delle volte sei altrove».

PROFONDITÀ

Disse il maestro all'uomo d'affari: «Come il pesce muoresulla terra asciutta, così tu muori quando resti intrappolato nelmondo. Il pesce deve tornare nell'acqua... tu devi tornare allasolitudine». L'uomo d'affari era atterrito: «Devo rinunciare aimiei affari ed entrare in convento?» «No, no. Continua nei tuoiaffari ed entra nel tuo cuore».

INTERIORITÀ

Il discepolo chiese una parola di saggezza. Disse il maestro:«Va' a sederti nella tua cella e la tua cella t'insegnerà lasaggezza». «Ma io non ho una cella. Non sono un monaco».«Ma sì che hai una cella. Guarda dentro di te».

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Un minuto di saggezza

CARISMA

Il discepolo era un ebreo. «Quale opera buona debbo fareper essere gradito a Dio?». «Come posso saperlo?», rispose ilmaestro. «La tua Bibbia dice che Abramo praticava l'ospitalitàe Dio era con lui. Elia amava pregare e Dio era con lui. Davidgovernava un regno e Dio era anche con lui». «C'è un modoper scoprire il lavoro che mi è stato assegnato?». «Si. Cercal'inclinazione più profonda del tuo cuore e seguila».

ARMONIA

Nonostante tutte le sue maniere tradizionaliste, il maestroaveva scarso rispetto per regole e tradizioni. Una volta scoppiòuna lite tra un discepolo e sua figlia perché l'uomo seguitava ainsistere che la ragazza si conformasse alle regole della lororeligione nella scelta del futuro marito. Il maestro si schieròapertamente a favore della ragazza. Quando il discepoloespresse la propria sorpresa che un sant'uomo si comportasse intal modo, il maestro disse: «Devi capire che la vita è come lamusica, che è fatta più di sentimenti e di istinto che di regole».

COMPRENSIONE

«Come posso ottenere la grazia di non giudicare mai il miovicino?». «Con la preghiera». «Allora perché non l'ho ancoratrovata?». «Perché non hai pregato nel posto giusto». «E qualè?». «Nel cuore di Dio». «E come ci arrivo?». «Comprendendoche chi pecca non sa quello che fa e va perdonato».

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ILLUSIONE

«Come posso ottenere la vita eterna?». «La vita eterna è qui.Viene nel presente». «Ma io sono nel presente adesso, no?».«No». «Perché no?». «Perché non hai abbandonato il tuopassato». «E perché dovrei abbandonarlo? Non tutto del miopassato è male». «Il passato va abbandonato non perché è malema perché è morto».

PROFEZIA

«Vorrei diventare un maestro della verità». «Sei disposto aessere schernito, ignorato e a patire la fame fino aquarantacinque anni?». «Lo sono. Ma dimmi: cosa accadràquando avrò compiuto quarantacinque anni?». «Ti ci saraiabituato».

MIGLIORAMENTO

Un giovane dissipò tutte le ricchezze che aveva ereditato.Come di solito accade in questi casi, nel momento in cui rimasesenza un soldo si ritrovò anche senza amici. Avendo esauritotutte le proprie risorse, cercò il maestro e gli disse: «Cosa nesarà di me? Non ho più né denaro né amici». «Non tipreoccupare, ascolta quel che ti dico: andrà di nuovo tuttobene». La speranza si accese negli occhi del giovane. «Sarò DInuovo ricco?» . «No. Ti abituerai a essere squattrinato e solo».

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PRAGMATISMO

La discepola stava organizzando il suo banchetto nuziale edichiarò che per amore dei poveri avrebbe indotto la suafamiglia ad andare contro le convenzioni facendo sedere gliospiti poveri a capotavola e quelli ricchi presso la porta.Guardò negli occhi il maestro aspettando la sua approvazione.Il maestro si fermò a riflettere; poi disse: «Sarebbe quanto maiinopportuno, mia cara. Nessuno si godrebbe le nozze. La tuafamiglia sarebbe imbarazzata, i tuoi ospiti ricchi offesi e i tuoiospiti poveri affamati perché sarebbero troppo impacciati acapotavola per mangiare a sazietà».

IGNORANZA

Il giovane discepolo era un tale prodigio che studiosi di ogniparte cercavano il suo consiglio e si meravigliavano della suacultura. Il governatore, cercando un consigliere, si recò dalmaestro e disse: «Dimmi, è vero che quel giovane sa tuttoquello che si dice che egli sappia?». «A dire la verità», risposeil maestro sarcasticamente, «quel tale legge tanto che non vedocome potrebbe trovare il tempo di sapere qualcosa».

MITI

Il maestro insegnava servendosi di parabole e storie che isuoi discepoli ascoltavano con piacere, e talvolta confrustrazione, perché avrebbero desiderato qualcosa di piùprofondo. Il maestro era irremovibile. A tutte le loro obiezionireplicava: «Non avete ancora capito, miei cari, che la distanza

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più breve tra un essere umano e la verità è una storia». Un'altravolta disse: «Non disprezzate la storia. Una moneta d'oroperduta si ritrova grazie a una candela che vale pochi soldi, laverità più profonda si trova grazie a una semplice storia».

FELICITÀ

«Ho un disperato bisogno di aiuto, o diventerò matto.Viviamo in una sola stanza, mia moglie, i miei figli e i mieisuoceri. Abbiamo i nervi a pezzi, urliamo e gridiamo gli unicontro gli altri. Quella stanza è un inferno». «Mi prometti DIfare tutto quello che ti dirò?» disse il maestro gravemente.«Giuro che farò qualunque cosa». «Benissimo. Quanti animaliavete?». «Una mucca, una capra e sei polli». «Prendeteli tuttinella stanza con voi. Poi torna tra una settimana». Il discepoloera atterrito. Ma aveva promesso di obbedire! Così prese incasa gli animali. Una settimana dopo tornò, ridotto a un pietosoessere gemebondo: «I miei nervi sono distrutti. Lo sporco! Ilpuzzo! Il rumore! Siamo tutti al limite della pazzia! ». «Tornaindietro», disse il maestro, «e metti fuori gli animali». L'uomoandò a casa di corsa. E il giorno dopo tornò, con gli occhibrillanti di gioia. «Quant'è dolce la vita! Gli animali se ne sonoandati. La casa è un paradiso... così tranquilla, pulita,spaziosa!».

MEDITAZIONE

Un discepolo si addormentò e sognò di essere andato inparadiso. Con sua grande sorpresa vi trovò il maestro e gli altridiscepoli, seduti e assorti in meditazione. «È questa la

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ricompensa del paradiso?», gridò. «Ma è esattamente quelloche facevamo sulla terra!». Allora udì una voce esclamare:«Sciocco! Pensi che chi medita sia in paradiso? È propriol'opposto... è il paradiso a essere in chi medita».

REALISMO

Una volta un baro disse al maestro: «Sono stato sorpreso abarare a carte ieri e i miei compagni di gioco mi hannopicchiato e gettato dalla finestra. Cosa mi consigli di fare?». Ilmaestro osservò seriamente l'uomo e disse: «Se fossi in te,d'ora in poi giocherei a piano terra». La risposta sbalordì idiscepoli. «Perché non gli hai detto di smettere di barare?»,chiesero. «Perché sapevo che non l'avrebbe fatto», fu lasemplice e sagace risposta del maestro.

PARLARE

Il discepolo non vedeva l'ora di riferire al maestro lechiacchiere che aveva sentito al mercato. «Aspetta unmomento», disse il maestro. «Quello che vuoi dirci è vero?».«Non credo». «È utile?». «No». «È divertente?». «No».«Allora perché dovremmo starle a sentire?».

PETTEGOLEZZO

Un discepolo confessò di avere la cattiva abitudine diripetere i pettegolezzi. Il maestro osservò maliziosamente:«Ripeterli non sarebbe poi così male, se tu non li

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perfezionassi».

AGITAZIONE

Ai discepoli che gli chiedevano incessantemente parole disaggezza, il maestro disse: «La saggezza non si esprime inparole. Si rivela nell'azione». Ma quando li vide immergersi acapofitto nell'attività, rise forte e disse: «Questa non è azione. Èagitazione».

PRIGIONIA

«Sei così fiero della tua intelligenza», disse il maestro a undiscepolo. «Sei come il condannato che è fiero della vastitàdella sua cella».

IDENTITÀ

«Come cercare l'unione con Dio?». «Quanto più la cerchi,tanto maggiore è la distanza che crei tra Lui e te». «E alloracosa fare della distanza?». «Capire che non c'è». «Significa cheDio e io siamo una cosa sola?». «Non una cosa sola, non due».«Com'è possibile?». «Il sole e la sua luce, l'oceano e le onde, ilcantante e la sua canzone, non una cosa sola. Non due cose».

DISCRIMINAZIONE

L'innamorato piantato disse: «Sono rimasto scottato una

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volta. Non m'innamorerò mai più». Disse il maestro: «Sei comeil gatto che, essendosi bruciato sedendo su una stufa, rifiuta disedersi di nuovo».

MECCANICITÀ

Una volta il maestro chiese ai suoi discepoli cosa fosse piùimportante: la saggezza o l'azione. I discepoli furono unanimi:«L'azione, ovviamente. A che serve la saggezza che non simanifesta nell'azione?». Replicò il maestro: «E a cosa servel'azione che proviene da un cuore non illuminato?».

VENERAZIONE

Ai discepoli che erano eccessivamente rispettosi il maestrodisse: «La luce si riflette su DI un muro. Perché venerare ilmuro? Prestate attenzione alla luce».

SFUGGIRE

Un turista, guardando nel tempio, i ritratti di maestri delpassato disse: «Non ci sono più maestri sulla terra?». «Ce n'èuno», rispose la guida. Il turista sollecitò un colloquio con ilmaestro e iniziò domandando: «Dove si possono trovare oggi igrandi maestri?». «Viaggiatore», gridò il maestro. «Signore!»,rispose con reverenza il turista. «Dove sei TU?».

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DESTINO

A una donna che si lamentava del proprio destino il maestrodisse: «Sei tu a fare il tuo destino». «Ma non sono certoresponsabile di essere nata donna, no?». «Essere nata donnanon è destino. Il destino è come accetti la tua femminilità e checosa ne fai».

RINASCITA

«Da' un taglio netto con il tuo passato e sarai illuminato»,disse il maestro. «Lo sto facendo per gradi». «La crescita siottiene per gradi. L'illuminazione è istantanea». Più tardi disse:«Fa' il grande balzo! Non puoi attraversare un baratro a piccolisalti».

SOGNI

«Quando sarò illuminato?». «Quando vedrai», rispose ilmaestro. «Vedrò cosa?». «Alberi e fiori e luna e stelle». «Ma livedo tutti i giorni». «No. Quello che tu vedi sono alberi dicarta, fiori di carta, lune di carta e stelle di carta. Perché tu vivinon nella realtà ma nelle tue parole e nei tuoi pensieri». E, perbuona misura, aggiunse gentilmente: «Tu vivi una vita DIcarta, ahimè, e morirai di una morte di carta».

TRASFORMAZIONE

A un discepolo che si lamentava continuamente degli altri, il

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maestro disse: «Se è la pace che vuoi, cerca di cambiare testesso, non gli altri. È più facile proteggersi i piedi con dellepantofole che ricoprire di tappeti tutta la terra».

REAZIONE

Chiesero al maestro con quale criterio scegliesse i suoidiscepoli. Egli rispose: «Agisco in maniera umile e sottomessa.Quelli che diventano arroganti in reazione alla mia umiltà lirespingo immediatamente. E respingo con la stessa prontezzaquelli che mi riveriscono per i miei modi umili».

FILOSOFIA

Prima di decidere di farsi discepolo, il visitatore voleva delleassicurazioni dal maestro. «Mi puoi insegnare l'obiettivo dellavita umana?». «No». «O almeno il suo significato?». «No».«Mi puoi indicare la natura della morte e della vita oltre latomba?». «No». Il visitatore se ne andò pieno di disprezzo. Idiscepoli erano costernati che il loro maestro avesse fatto unabrutta figura. Il maestro per consolarli disse: «A che servecomprendere la natura e il significato della vita se non l'hai maigustata? Preferisco che mangiate il vostro dolce piuttosto chespeculiate su di esso».

DISCEPOLI

A un visitatore che gli chiedeva di diventare suo discepolo,il maestro rispose: «Puoi vivere con me, ma non diventare mio

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seguace». «E chi debbo seguire, allora?». «Nessuno. Il giornoche segui qualcuno, cessi di seguire la verità».

CECITÀ

«Posso diventare tuo discepolo?» «Sei un discepolo soloperché i tuoi occhi sono chiusi. Il giorno che li aprirai vedraiche non c'è niente che puoi imparare da me o da chiunquealtro». «A che serve allora un maestro?». «A farti capirel'inutilità di averne uno».

MEDIAZIONE

«Perché ti serve un maestro?», chiese un visitatore a uno deidiscepoli. «Se si deve scaldare dell'acqua è necessario unrecipiente come intermediario tra il fuoco e l'acqua stessa», fula risposta.

SOPRAVVIVENZA

Ogni giorno il discepolo poneva la stessa domanda: «Comeposso trovare Dio?». E ogni giorno riceveva la stessamisteriosa risposta: «Attraverso il desiderio». «Ma io desideroDio con tutto il mio cuore, no? Allora perché non lo trovo?».Un giorno il maestro si stava bagnando nel fiume con ildiscepolo. Spinse la testa dell'uomo sott'acqua e ve la tennementre il poveretto lottava disperatamente per liberarsi. Ilgiorno dopo fu il maestro a iniziare la conversazione: «Perchéti dibattevi in quel modo quando ti tenevo la testa sott'acqua?».

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Un minuto di saggezza

«Perché cercavo disperatamente aria». «Quando ti sarà data lagrazia di cercare disperatamente Dio come cercavi l'aria, loavrai trovato».

DIPENDENZA

A un discepolo che dipendeva eccessivamente dai libri ilmaestro disse: «Un uomo andò al mercato con la lista dellaspesa e la perse. Quando con sua grande gioia, la ritrovò, lalesse avidamente e la tenne stretta finché non ebbe fatto le suespese... poi la gettò via come un inutile pezzo di carta».

FUGA

Il maestro divenne leggendario mentr'era ancora in vita.Raccontavano che Dio una volta avesse cercato il suoconsiglio: «Voglio giocare a nascondino con l'umanità. Hochiesto ai miei angeli quale sia il posto migliore pernascondersi. Alcuni dicono le profondità dell'oceano. Altri lavetta della montagna più alta. Altri ancora la faccia nascostadella luna o una stella lontana. Tu cosa mi consigli?» Rispose ilmaestro: «Nasconditi nel cuore umano. È l'ultimo posto a cuipenseranno!».

NON-VIOLENZA

Al villaggio un serpente aveva morso così tante persone Chesolo pochi osavano recarsi nei campi. La santità del maestroera tale che raccontavano che avesse domato il serpente e lo

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avesse convinto a praticare la disciplina della non-violenza.Non ci volle molto perché gli abitanti del villaggio scoprisseroche il serpente era diventato inoffensivo. E presero a gettarglisassi e a trascinarlo per la coda. Una notte il serpentemalconcio strisciò nella casa del maestro per protestare. Ilmaestro gli disse: «Amico, tu hai smesso di spaventare la gente¦questo è male!» «Ma sei stato tu a insegnarmi a praticare ladisciplina della non-violenza! ». «Io ti ho detto di smettere difare del male¦ non di smettere di sibilare!».

DISTRAZIONE

Una polemica infuriava tra i discepoli su quale fosse ilcompito più difficile di tutti: Mettere per iscritto ciò che Diorivelava in forma di Scritture, capire ciò che Dio aveva rivelatonelle Scritture o spiegare le Scritture ad altri dopo averlecapite. Quando gli chiesero il suo parere, il maestro disse:«Conosco un compito ancora più difficile di questi tre». «Equal è?». «Cercare di far vedere a voi zucconi la realtà cosìcom'è».

RITORNO A CASA

«Ci sono tre stadi nello sviluppo spirituale di una persona»,disse il maestro. «Quello carnale, quello spirituale e quellodivino». «Qual è lo stadio carnale?», chiesero i discepoli,bramosi di sapere. «È lo stadio in cui gli alberi sono visti comealberi e le montagne come montagne». «E quello spirituale?».«È quando si guarda più a fondo nelle cose... allora gli alberinon sono più alberi e le montagne non sono più montagne». «E

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quello divino?». «Ah, quello è l'illuminazione», rispose ilmaestro sogghignando, «quando gli alberi tornano a esserealberi e le montagne, montagne».

STERILITÀ

Il maestro non aveva affatto bisogno di discorsi eruditi. Lichiamava «perle di saggezza». «Ma se sono perle perché lidisprezzi?», chiesero i discepoli. «Avete mai visto perle checrescono se seminate, in un campo?», fu la risposta.

SENZA PAROLE

«A che servono i vostri studi e le vostre devozioni? Cheforse un asino diventa saggio vivendo in una biblioteca o untopo raggiunge la santità vivendo in una chiesa?». «Di che cosaabbiamo bisogno, allora?». «Di un cuore». «E come si fa adaverne uno?». Il maestro non rispondeva. Cosa avrebbe potutodire che essi non avrebbero trasformato in una materia dastudiare o in un oggetto di devozione?

ARRIVO

«Il cammino verso l'illuminazione è facile o difficile?». «Nél'uno né l'altro». «Perché no?». «Perché non esiste». «E alloracome si viaggia verso l'obiettivo?». «Non si viaggia. È unviaggio senza distanza. Smetti di viaggiare e sei arrivato».

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EVOLUZIONE

Il giorno dopo il maestro disse: «Ahimè, è più facileviaggiare che fermarsi». I discepoli volevano sapere perché.«Perché finché vai verso un obiettivo puoi seguitare a sognare.Quando ti fermi hai di fronte la realtà». «Ma come possiamomai cambiare senza né obiettivi né sogni?», chiesero idiscepoli, perplessi. «Il vero cambiamento è il cambiamentonon voluto Affrontate la realtà e il cambiamento non voluto siverificherà».

INCONSAPEVOLEZZA

«Dove posso trovare Dio?» «È proprio davanti a te».«Allora perché non lo vedo?» «Perché l'ubriaco non vede la suacasa?». Più tardi il maestro aggiunse: «Scopri cos'è che ti rendeubriaco. Per vedere devi essere sobrio».

RESPONSABILITÀ

Il maestro si mise in viaggio con uno dei suoi discepoli. Allaperiferia del villaggio s'imbatterono nel governatore il quale,credendo erroneamente che fossero andati a dargli il benvenutoal villaggio, disse: «Davvero, non vi dovevate disturbare adarmi il benvenuto». «Si sbaglia, altezza», disse il discepolo.«Siamo in viaggio, ma se avessimo saputo che stava arrivandoci saremmo dati un disturbo anche maggiore per darle ilbenvenuto». Il maestro non disse una parola. Verso sera disse:«Perché gli hai detto che non eravamo andati a dargli ilbenvenuto? Non hai visto quanto si è sentito sciocco?». «Ma senon gli avessimo detto la verità, non saremmo stati colpevoli di

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averlo ingannato?». «Non lo avremmo ingannato affatto»,ingannarsi». replicò il maestro. «Sarebbe stato lui a

ATEISMO

Con grande gioia dei discepoli, il maestro disse che per ilsuo compleanno desiderava una nuova veste. Comprarono lastoffa più bella. Il sarto del villaggio venne a prendere lemisure del maestro e promise, per volontà di Dio, di fare laveste in una settimana. Passò una settimana e un discepolo fumandato dal sarto, mentre il maestro attendeva con eccitazionela sua veste. Il sarto disse: «C'è stato un piccolo ritardo. Ma, seDio vuole, sarà pronta per domani». Il giorno dopo il sartodisse: «Mi dispiace, non è finita. Prova ancora domani e, seDio vuole, sarà finita». Il giorno dopo il maestro disse:«Chiedigli quanto ci vorrà se ne tiene fuori Dio».

PROIEZIONE

«Perché sono tutti così felici qui tranne me?». «Perchéhanno imparato a vedere la bontà e la bellezza ovunque»,rispose il maestro. «Perché io non vedo la bontà e la bellezzaovunque?». «Perché non puoi vedere fuori di te ciò che nonvedi dentro di te».

PRIORITÀ

La leggenda narra che Dio abbia mandato un angelo dalmaestro con questo messaggio: «Chiedi DI vivere un milione

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DI anni E ti sarà concesso. O un milione DI milioni. Quanto alungo vuoi vivere?» «Ottant'anni», rispose il maestro senza laminima esitazione. I discepoli erano costernati. «Ma, maestro,se tu vivessi un milione di anni pensa quante generazioniPotrebbero trarre profitto dalla tua saggezza». «Se vivessi unmilione di anni, la gente sarebbe più intenta ad allungarsi lavita che a coltivare la saggezza».

SENZA FATICA

A un uomo che esitava a imbarcarsi nella ricerca spiritualeper paura di fatiche e rinunce, il maestro disse: «Quante fatichee rinunce costa aprire gli occhi e vedere?».

LASCIAR ANDARE

«Cosa devo fare per ottenere l'illuminazione?». «Niente».«Perché niente?». «Perché l'illuminazione non deriva dal fare...accade». «Allora non la si può mai conseguire?». «Sì che sipuò». «E come?». «Attraverso il non fare». «E cosa si fa perconseguire il non fare?». «Cosa si fa per andare a dormire o persvegliarsi?».

ESPRESSIONE

Era uno scrittore religioso e gl'interessavano le idee delmaestro. «Come si scopre Dio?». Il maestro risposebruscamente: «Rendendo bianco il cuore con una silenziosameditazione, non rendendo nera la carta con composizioni

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religiose». E, rivolgendosi ai suoi discepoli eruditi, aggiunse intono canzonatorio: «O rendendo spessa l'aria con dotteconversazioni».

SCOPERTA

«Aiutaci a trovare Dio». «Nessuno può aiutarvi in questo».«Perché no?». «Per la stessa ragione per cui nessuno puòaiutare il pesce a trovare l'oceano».

RITIRO

«Come posso aiutare il mondo?». «Comprendendolo»,rispose il maestro. «E come posso capirlo?». «Ritirandoti daesso». «Ma in questo modo come posso servire l'umanità?».«Comprendendo te stesso».

RICETTIVITÀ

«Desidero imparare. Mi insegnerai?». «Non penso che tusappia imparare», rispose il maestro. «Puoi insegnarmi aimparare?». «E tu puoi imparare come lasciarmi insegnare?».Ai discepoli sconcertati il maestro più tardi disse:«L'insegnamento ha luogo solo quando ha luogol'apprendimento. L'apprendimento ha luogo solo quando voiinsegnate qualcosa a voi stessi».

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CONVERSIONE

A un gruppo di discepoli che desideravano ardentementeandare in pellegrinaggio, il maestro disse: «Prendete con voiquesta zucca amara. Immergetela in tutti i fiumi sacri eportatela in tutti i santuari». Quando i discepoli tornarono, lazucca amara fu cucinata e servita come cibo sacramentale.«Strano», disse maliziosamente il maestro dopo averlaassaggiata, «l'acqua sacra e i santuari non l'hanno addolcita!».

CAUSALITÀ

Rimasero tutti sorpresi dalla metafora moderna del maestro:«La vita è come un'automobile». Attesero in silenzio, sapendoche una spiegazione non avrebbe tardato a venire. «Oh sì»,disse alla fine. «Un'automobile può essere usata perraggiungere le vette». Ancora silenzio. «Ma la maggior partedella gente ci si sdraia davanti, si fa investire, e poi dà la colpaall'automobile per l'incidente».

COERCIZIONE

Il maestro chiedeva serietà d'intenti a coloro che volevanodiventare suoi discepoli. Ma rimproverava i suoi discepoliquando eccedevano negli sforzi spirituali. Ciò che proponevaera una serietà lieta o una seria letizia... come quella di unosportivo in gara o di un attore in una commedia. E tanta, tantapazienza. «I fiori forzati non hanno fragranza», era solito dire.«Il frutto forzato perde sapore».

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CALCOLO

Il maestro rideva di quelli tra i suoi discepoli cheriflettevano interminabilmente prima di decidersi. La mettevain questi termini: «Quelli che riflettono appieno prima di fareun passo trascorreranno tutta la vita su un piede solo».

RIVOLUZIONE

C'erano delle regole nel convento, ma il maestro mettevasempre in guardia contro la tirannia della legge. «L'obbedienzarispetta le regole», soleva dire. «L'amore sa quandoinfrangerle».

IMITAZIONE

Dopo che ebbe ottenuto l'illuminazione il maestro prese avivere semplicemente... perché trovava di suo gusto la vitasemplice. Rise dei suoi discepoli quando presero a viveresemplicemente per imitarlo. «A che serve copiare il miocomportamento», diceva, «senza le mie motivazioni? Oadottare le mie motivazioni senza la visione che le haprodotte?». Capirono meglio cosa intendesse dire quandoaggiunse: «Che forse una capra diventa un rabbi perché ha labarba?».

SOLITUDINE

A un discepolo che cercava sempre risposte da lui, il

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maestro disse: «Hai dentro di te la risposta a ogni domanda cheponi... se solo sapessi come cercarla». E un altro giorno glidisse: «Nella terra dello spirito non puoi camminare alla lucedella lampada di un altro. Tu vuoi prendere in prestito la mia Iopreferirei insegnarti come fartene una».

PARAOCCHI

«Se fai di me la tua autorità», disse il maestro a un discepoloidealista, «nuoci a te stesso perché rifiuti di vedere le cose dasolo». E, dopo una pausa, aggiunse gentilmente: «E nuocianche a me, perché ti rifiuti di vedermi come sono».

UMILTÀ

A un visitatore che si descriveva come un cercatore dellaverità il maestro disse: «Se ciò che cerchi è la verità, c'è unacosa che devi avere innanzitutto». «Lo so. Una passionetravolgente per essa». «No. Un'incessante disponibilità adammettere che puoi avere torto».

REPRESSIONE

Il maestro era stato in coma sul suo letto di morte persettimane. Un giorno improvvisamente aprì gli occhi E trovò làil suo discepolo preferito. «Non hai mai lasciato il miocapezzale, vero?» chiese dolcemente. «No, maestro. Nonpotevo». «Perché?». «Perché sei la luce della mia vita». Ilmaestro sospirò. «Ti ho talmente abbagliato, figlio mio, che

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ancora rifiuti di vedere la luce in te?».

ESPANSIONE

Il maestro ascoltava rapito mentre il famoso economistaesponeva il suo piano di sviluppo. «La crescita dev'esserel'unica considerazione in una teoria economica?» chiese. «Sì.Qualunque crescita è buona in se stessa». «Non è così che lapensa la cellula cancerosa?», replicò il maestro.

ACCETTAZIONE

«Come posso essere un grand'uomo... come te?». «Perchéessere un grand'uomo?», chiese il maestro. «Essere un uomo ègià un'impresa abbastanza grande».

VIOLENZA

Il maestro insegnava sempre che la colpa era un sentimentocattivo da evitare come il diavolo in persona: ogni colpa. «Manon dobbiamo odiare i nostri peccati?», chiese un giorno undiscepolo. «Quando sei colpevole, non sono i tuoi peccati cheodi ma te stesso».

IRRILEVANZA

Tutte le domande all'assemblea pubblica di quel giornoriguardavano la vita oltre la tomba. Il maestro rideva soltanto e

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non dava alcuna risposta. Ai suoi discepoli che gli chiedevanoil motivo della sua evasività più tardi disse: «Avete notato chesono proprio quelli che non sanno che fare di questa vita avolerne un'altra che duri in eterno?». «Ma la vita dopo la mortec'è o no?», insistette un discepolo. «C'è la vita prima dellamorte?... è questa la questione!», rispose il maestroenigmaticamente.

SFIDA

Un discepolo indolente si lamentava di non sperimentaremai il silenzio che il maestro lodava spesso. Gli rispose ilmaestro: «Il silenzio va solo dalle persone attive».

IDEOLOGIA

Un gruppo di attivisti politici stava cercando di dimostrareal maestro come la loro ideologia avrebbe cambiato il mondo.Il maestro ascoltò attentamente. Il giorno dopo disse:«Un'ideologia è buona o cattiva quanto chi se serve. Se unmilione DI lupi si organizzassero per la giustizia smetterebberodi essere un milione di lupi?».

MORALITÀ

I discepoli erano assorbiti spesso in questioni di bene e dimale. Talvolta la risposta era abbastanza evidente. Talaltra eraelusiva. Il maestro, se si trovava a essere presente a questediscussioni, non vi prendeva parte. Una volta gli posero la

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domanda: «È giusto uccidere qualcuno che cerca di uccidermi?O è sbagliato?». Egli rispose: «Come posso saperlo?». Idiscepoli sconcertati replicarono: «Ma allora come possiamodistinguere il bene dal male?». Disse il maestro: «In vita, siatemorti a voi stessi, completamente. Poi agite come volete e lavostra azione sarà giusta».

FANTASIA

«Qual è il maggior nemico dell'illuminazione?». «Lapaura». «E che cos'è che genera la paura?». «L'inganno». «Eche cos'è l'inganno?». «Credere che i fiori intorno a te sianoserpenti velenosi». «Come posso ottenere l'illuminazione?».«Apri gli occhi e vedi». «Che cosa?» «Che qui intorno non c'èneppure un serpente».

CONTROLLO A DISTANZA

A un discepolo timido che voleva diventare sicuro di sé ilmaestro disse: «Tu cerchi la certezza negli occhi di altri e crediche questa sia sicurezza di se» «Non devo dare importanzaall'opinione degli altri, allora?». «Al contrario. Valuta tutto ciòche dicono, ma non farti controllare da questo». «E come ci silibera dal controllo?». «Come ci si libera da un inganno?».

INVESTIMENTO

«Come posso liberarmi dalla paura?» dalle cose «Come puoiliberarti dalle cose a cui ti aggrappi?». «Vuoi dire che in realtà

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mi aggrappo alle mie paure? Non posso essere d'accordo».«Considera da cosa ti protegge la tua paura e sarai d'accordo! Ecomprenderai la tua follia».

CONSAPEVOLEZZA

«La salvezza si ottiene con l'azione o con la meditazione?».«Con nessuna delle due. La salvezza deriva dal vedere».«Vedere cosa?». «Che la collana d'oro che desideri acquistare ègià intorno al tuo collo. Che il serpente che tanto ti spaventa èsolo una fune per terra».

SONNAMBULISMO

L'umore espansivo del maestro incoraggiò i suoi discepoli achiedergli: «Dicci cosa hai ottenuto dall'illuminazione. Seidiventato divino?». «No». «Sei diventato un santo?». «No».«Allora cosa sei diventato?». «Sveglio».

DISTACCO

I discepoli erano disorientati dal fatto che il maestro, cheviveva così semplicemente, non condannasse i suoi seguaciricchi. «È raro ma non impossibile che qualcuno sia ricco esanto», egli disse un giorno. «E come?» «Quando il denaro hasul suo cuore lo stesso effetto che l'ombra di quel bambù ha sulcortile». I discepoli si girarono a guardare l'ombra del bambùche spazzava il cortile senza sollevare un solo granello dipolvere.

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DISTINZIONE

Il maestro passeggiava con alcuni suoi discepoli lungo lariva di un fiume. Disse: «Guardate i pesci che guizzano dovevogliono. È di questo che godono realmente». Un estraneo,udendo quell'osservazione, disse: «Come puoi sapere di cosagodono i pesci... tu non sei un pesce!». I discepoli rimaserosenza fiato per quella che sembrò loro impudenza. Il maestrosorrise a quello che riconobbe come un impavido spiritocritico. E replicò affabilmente: «E tu, amico mio, come fai asapere che non sono un pesce... tu non sei me!». I discepolirisero, prendendo la risposta come una meritata ripulsa. Solol'estraneo fu colpito dalla sua profondità. Vi rifletté tutto ilgiorno, poi si recò al convento per dire: «Può darsi che tu nonsia così diverso dal pesce come pensavo. O io da te».

CREAZIONE

Era risaputo che il maestro si schierava con i rivoluzionarianche a costo di dispiacere al governo. Quando un tale glichiese perché non si gettasse attivamente lui stesso nellarivoluzione sociale, egli replicò con questo enigmaticoproverbio: «Sedendo quieto senza fare nulla la primavera vienee l'erba cresce».

PROSPETTIVA

Il maestro era d'umore gioviale e i discepoli erano curiosi.Così gli chiesero se non si sentiva mai depresso. Ci si sentiva.Allora non era vero che era in un continuo stato di felicità,

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insistettero. Era vero. Allora volevano sapere quale fosse ilsegreto. Rispose il maestro: «Questo: ogni cosa è buona ocattiva quanto ciò che pensiamo di essa».

SEPARAZIONE

Gli insegnamenti del maestro non trovavano il favore delgoverno, che lo aveva fatto esiliare dal suo paese. Ai discepoliche gli chiedevano se non provasse mai nostalgia, il maestrorispose: «No». «Ma è inumano non avere nostalgia dellapropria casa», protestarono. Al che il maestro replicò: «Smettidi essere un esule quando scopri che la creazione è la tua casa».

CAMBIAMENTO

Lo storico in visita era incline alla polemica. «I nostri sforzicambiano il corso della storia umana?», chiese. «Sì, certo»,rispose il maestro. «E le nostre opere umane non hanno forsecambiato la terra?». «Certamente», rispose il maestro. «E alloraperché insegni che gli sforzi umani hanno poca importanza?».Rispose il maestro: «Perché quando il vento cessa, le fogliecontinuano a cadere».

RICONOSCIMENTO

Quando il maestro diventò vecchio e Infermo i discepoli lopregarono di non morire. Egli disse: «Se io non me ne andassi,come fareste a vedere?». «Cos'è che non vediamo quando seicon noi?», gli chiesero. Ma il maestro non rispondeva. Quando

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il momento della sua morte fu vicino, gli dissero: «Cos'è chevedremo quando te ne sarai andato?». Ammiccando il maestrorispose: «Tutto ciò che ho fatto è stato sedere in riva al fiumeporgendo acqua di fiume. Quando me ne sarò andato confidoche noterete il fiume».

DISCERNIMENTO

I discepoli stavano discutendo accesamente sulla causa dellasofferenza umana. Alcuni sostenevano che derivassedall'egoismo. Altri, dall'illusione. Altri ancora dall'incapacità didistinguere il reale dall'irreale. Quando consultarono il maestro,egli disse: «Tutta la sofferenza deriva dall'incapacità di unapersona di sedere in silenzio da sola».

AUTONOMIA

Il maestro sembrava non essere assolutamente toccato da ciòche la gente pensava di lui. Quando i discepoli gli chieserocome avesse raggiunto questo grado di libertà interiore, riseforte e disse: «Fino ai vent'anni non mi è importato nulla dicosa la gente pensasse di me. Dopo i vent'anni mi preoccupavoimmensamente di cosa pensassero i miei vicini. Poi un giorno,dopo i cinquant'anni, capii improvvisamente che nonpensavano minimamente a me!».

IMMUNIZZAZIONE

Con sorpresa di tutti il maestro non appariva entusiasta

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dell'educazione religiosa per i giovani. Quando gliene chieseroil perché, rispose: «Vaccinateli da giovani e impedirete loro diafferrare l'essenziale da adulti».

AUTENTICITÀ

Il maestro non si lasciava mai impressionare da diplomi elauree. Esaminava la persona, non il certificato. Una volta losentirono dire: «Quando hai orecchie per sentire un uccello checanta, non hai bisogno di guardare le sue credenziali».

PREGIUDIZIO

«Niente è buono o cattivo, ma il pensiero lo rende tale»,diceva il maestro. Quando gli chiesero spiegazioni disse: «Unuomo osservava lietamente il digiuno religioso sette giorni allasettimana. Il suo vicino morì di fame con la stessa dieta».

FARISEISMO

Il maestro amava la gente comune ed era sospettoso dicoloro che emergevano per la loro santità. A un discepolo chelo consultava sul matrimonio disse: «Assicurati di non sposareuna santa». «E perché no?». «Perché è il modo più sicuro difare di te stesso un martire», fu l'amena risposta del maestro.

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ENTUSIASMO

A una donna che si lamentava del fatto che le ricchezze nonl'avevano resa felice il maestro disse: «Tu parli come se il lussoe le comodità fossero ingredienti della felicità: mentre tutto ciòdi cui hai bisogno per essere davvero felice, mia cara, èqualcosa di cui essere entusiasta».

TOTALITARISMO

Con grande imbarazzo dei suoi discepoli una volta ilmaestro disse a un vescovo che le persone religiose hanno unanaturale inclinazione alla crudeltà. «Perché?», chiesero idiscepoli dopo che il vescovo se ne fu andato. «Perchésacrificano con troppa facilità le persone per il progresso di unacausa», rispose il maestro.

DISINTERESSE

Un ricco industriale chiese al maestro: «Cosa fai diprofessione?». «Niente», rispose L'industriale risesprezzantemente: «Non è pigrizia?». «Santo cielo, no! Lapigrizia è per lo più il vizio delle persone molto attive». Piùtardi il maestro disse ai suoi discepoli: «Non fate nulla e tutte lecose saranno fatte per tramite vostro. Non fare niente richiededavvero un bel daffare... provare per credere!».

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SAGGEZZA

Al maestro faceva sempre piacere sentire qualcunoammettere la propria ignoranza. «La saggezza tende a crescerein proporzione alla consapevolezza della propria ignoranza»,affermava. Quando gli chiesero spiegazioni, disse: «Se arrivi acapire di non essere oggi tanto saggio quanto credevi di essereieri, Oggi sei più saggio».

AMORE

Una coppia di novelli sposi chiese: «Cosa dobbiamo fareperché il nostro amore duri?». Rispose il maestro: «Amateinsieme altre cose».

RICCHEZZA

«In che modo la spiritualità può aiutare un uomo di mondocome me?», chiese l'uomo d'affari. «Ti aiuterà ad avere di più»,rispose il maestro. «E come?». «Insegnandoti a desideraremeno».

BEATITUDINE

L'agente di borsa sconsolato per aver perso una fortuna sirecò al convento in cerca della pace interiore. Ma era troppoturbato per meditare. Dopo che se ne fu andato, il maestro disseuna sola frase a mo' di ironico commento: «Quelli che dormonoper terra non cadono mai dal letto».

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Un minuto di saggezza

UNIVERSALITÀ

Il maestro solitamente dissuadeva la gente dal vivere inconvento. «Per trarre profitto dai libri non hai bisogno di viverein una biblioteca», soleva dire. O, ancor più energicamente,«Puoi leggere libri senza mai mettere piede in una biblioteca epraticare la spiritualità senza mai andare al tempio».

FLUSSO

Quando fu chiaro che il maestro stava per morire i discepoline furono depressi. Il maestro disse sorridendo: «Non capiteche la morte conferisce bellezza alla vita?». «No. Noipreferiremmo invece che tu non morissi mai». «Tutto ciò che èveramente vivo deve morire. Guardate i fiori, solo quelli diplastica non muoiono mai».

AVVENTURA

Il tema del discorso del maestro era la vita. Un giornoraccontò il suo incontro con un pilota che durante la secondaguerra mondiale trasportava con il suo aereo degli operai dallaCina a Burma per lavorare alle strade nella giungla. Il viaggioera lungo e noioso così gli operai si erano messi a giocared'azzardo. Non avendo soldi da giocare si giocavano le proprievite... chi perdeva saltava dall'aereo senza paracadute! «Checosa terribile!», dissero i discepoli inorriditi. «È vero», replicòil maestro, «ma rendeva eccitante il gioco». Più tardi quellostesso giorno disse: «Non vivi mai così pienamente comequando giochi d'azzardo con la tua vita».

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MORTALITÀ

A un discepolo che implorava la saggezza il maestro disse:«Prova questo: chiudi gli occhi e vedi te stesso e ogni esserevivente gettato giù dalla cima di un precipizio. Ogni volta cheti aggrappi a qualcosa per smettere di cadere renditi conto cheanch'essa sta cadendo¦» Il discepolo ci provò e non fu mai piùlo stesso.

LIBERAZIONE

«Come posso ottenere la liberazione?». «Scopri chi ti haimprigionato», rispose il maestro. Il discepolo tornò dopo unasettimana e disse: «Nessuno mi ha imprigionato». «Alloraperché chiedi di essere liberato?». Quello fu un momentod'illuminazione per il discepolo che improvvisamente divennelibero.

RESTRIZIONE

Il maestro era estremamente gentile con i decani universitariche gli facevano visita, ma non rispondeva mai alle lorodomande né si faceva trascinare nelle loro speculazioniteologiche. Ai discepoli che si meravigliavano di questo disse:«Si può parlare dell'oceano a una rana in un pozzo o del divinoa persone ristrette dalle proprie idee?».

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COINVOLGIMENTO

Il maestro, pur essendo benevolo con tutti i suoi discepoli,non poteva nascondere la propria preferenza per quelli chevivevano nel «mondo» sposati, commercianti, agricoltori,rispetto a quelli che vivevano in convento. Quando glielofecero notare disse: «La spiritualità praticata nello stato diattività è incomparabilmente superiore a quella praticata nellostato di ritiro».

NATURA

Un conferenziere spiegava come una parte delle enormisomme spese per gli armamenti nel mondo moderno avrebbepotuto risolvere tutti i problemi materiali di ogni membro dellarazza umana. L'inevitabile reazione dei discepoli dopo laconferenza fu: «Ma perché gli esseri umani sono così stupidi?».«Perché», rispose il maestro solennemente, «la gente haimparato a leggere libri stampati. E ha dimenticato l'arte DIleggere quelli non stampati». «Dacci un esempio DI un libronon stampato». Ma il maestro non ne dava. Un giorno, inrisposta alla loro insistenza, disse: «Il canto degli uccelli, ilsuono degli insetti proclamano tutti la verità. Le piante e i fioriindicano tutti la via. Ascoltate! Guardate! Questo è il modo dileggere!».

PARADISO

A un discepolo ossessionato dal pensiero della vita dopo lamorte, il maestro disse: «Perché perdere anche un solo

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momento pensando all'aldilà?». «Ma è possibile non farlo?».«Sì». «E come?». «Vivendo in paradiso qui e adesso». «E dov'èquesto paradiso?». «È il qui e adesso».

PRESENZA

Quando i discepoli gli chiesero un modello di spiritualità daimitare, tutto quello che il maestro disse fu: «Zitti! Ascoltate».E mentre essi ascoltavano i suoni della notte fuori delconvento, il maestro intonò sottovoce il famoso haiku: «DI unarapida morte che non mostra consapevolezza canta la cicala».

COMPRENSIONE

«Cosa ti dà l'illuminazione?». «La gioia». «E che cos'è lagioia?». «La comprensione del fatto che quando tutto è perdutohai perso solo un giocattolo».

FIDUCIA

Il maestro affermava spesso che la santità non era tantoquestione di ciò che uno faceva quanto di ciò che lasciava cheaccadesse. A un gruppo di discepoli che stentava a capirlo,raccontò la seguente storia: C'era una volta un drago con unagamba sola che disse al centopiedi: «Come fai a comandaretutte quelle gambe? Io riesco solo a comandarne una». «A direla verità», rispose il centopiedi, «io non le comando affatto».

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RUMORE

Ogni giorno il maestro era sommerso di domande a cuirispondeva seriamente, scherzosamente, gentilmente,fermamente. Una discepola sedeva sempre in silenzio duranteogni sessione. Quando a lei chiesero il perché rispose: «Nonsento neppure una parola di ciò che dice. Sono troppo distrattadal suo silenzio».

PENSIERO

«Perché diffidi tanto del pensiero?», chiese il filosofo. «Ilpensiero è l'unico strumento che abbiamo per organizzare ilmondo». «È vero. Ma il pensiero può organizzare il mondotanto bene da renderti incapace di vederlo». Più tardi disse a undiscepolo: «Un pensiero è uno schermo, non uno specchio;ecco perché vivi in un involucro di pensieri, senza esseretoccato dalla realtà».

RIVELAZIONE

I monaci di un convento vicino chiesero l'aiuto del maestroin una disputa che era scoppiata tra loro. Avevano sentito ilmaestro affermare di avere una tecnica garantita per portarel'amore e l'armonia in ogni gruppo. In questa occasione egli larivelò: «Ogni volta che sei con qualcuno o pensi a qualcuno,devi dire a te stesso: sto morendo e anche questa persona stamorendo cercando intanto di sperimentare la verità delle paroleche stai dicendo. Se ognuno di voi è d accordo a praticarequesto metodo, l'amarezza scomparirà e sorgerà l'armonia».

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Detto questo, se ne andò.

BENEVOLENZA

Un droghiere si recò angosciatissimo dal maestro per dirgliche di fronte al suo negozio avevano aperto un supermercatoche gli avrebbe portato via i clienti. La sua famiglia possedevail negozio da un secolo... e perderlo ora sarebbe stata la suarovina, perché non c'era nient'altro che sapesse fare. Il maestrogli disse: «Se temi il proprietario del supermercato, lo odierai.E l'odio sarà la tua rovina». «Cosa debbo fare?», chiese ildroghiere afflitto. «Ogni mattina esci dal tuo negozio sulmarciapiede e benedici il tuo negozio augurandogli prosperità.Poi voltati a guardare il supermercato e benedici anche quello».«Cosa? Benedire il concorrente che mi rovinerà?». «Ognibenedizione che gli rivolgerai tornerà a tuo vantaggio. Ognimale che gli augurerai ti distruggerà». Dopo sei mesi ildroghiere tornò per riferire che aveva dovuto chiudere ilnegozio come temeva, ma era stato assunto al supermercato eora i suoi affari erano più prosperi che mai.

PECCATO

Uno degli insegnamenti più sconcertanti e piacevoli - delmaestro era: Dio è più vicino ai peccatori che ai santi. Eccocome lo spiegava: Dio in paradiso tiene ogni persona per unfilo. Quando pecchi tagli il filo. Allora Dio lo riannoda¦ e cosìfacendo ti avvicina un po' DI più a lui. E ancora i tuoi peccatitagliano il filo... e con ogni nodo Dio continua a tirarti semprepiù vicino a sé.

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GUARIGIONE

A una persona angosciata che andò da lui per chiedergliaiuto, il maestro disse: «Vuoi davvero una cura?». «Se non lavolessi, mi prenderei forse la briga di venire da te?». «Oh, sì.Moltissimi lo fanno». «Per che cosa?». «Non per una cura,perché è dolorosa. Per trovare conforto». Ai suoi discepoli ilmaestro disse: «Le persone che vogliono una cura purché siapossibile senza sofferenza sono come quelli che promuovono ilprogresso purché sia possibile senza cambiamenti».

DOTTRINA

A un visitatore che sosteneva di non aver bisogno di cercarela verità perché la trovava nelle convinzioni della sua religioneil maestro disse: «C'era una volta uno studente che non divennemai un matematico perché credeva ciecamente nelle risposteche trovava in fondo al suo libro di matematica... e,ironicamente, le risposte erano esatte».

FEDE

Il maestro aveva citato Aristotele: «Nella ricerca della veritàsembrerebbe meglio e in effetti necessario rinunciare a ciò checi è più caro». Più tardi un discepolo gli disse: «Sono pronto,nella ricerca di Dio, a rinunciare a tutto: ricchezza amici,famiglia, patria, la vita stessa. A cos'altro può rinunciare unapersona?». Il maestro rispose quietamente: «Alle proprieconvinzioni circa Dio». Il discepolo se ne andò rattristatoperché era attaccato alle sue convinzioni. Temeva l'«ignoranza»

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più della morte.

NON-ISTRUZIONE

«Cosa insegna il vostro maestro?», chiese un visitatore.«Niente», rispose il discepolo. «Allora perché tiene discorsi?».«Indica solo la via, non insegna nulla». Il visitatore nonriusciva a capire Cosa volesse dire, così il discepolo chiarì: «Seil maestro insegnasse faremmo dei suoi insegnamenti un credo.Al maestro non interessa ciò che crediamo, ma solo ciò chevediamo».

ORIGINI

Era il compleanno della discepola. «Che regalo vuoi per iltuo compleanno?», le chiese il maestro. «Qualcosa che mi dial'illuminazione», rispose. Il maestro sorrise: «Dimmi, cara»,disse, «quando sei nata sei venuta nel mondo come una stelladal cielo o dal mondo, come una foglia da un albero?». Pertutto il giorno ella ponderò la strana domanda del maestro. Poiimprovvisamente vide la risposta e fu illuminata.

ESPOSIZIONE

Un giorno il maestro chiese: «Quale, secondo voi, è la piùimportante di tutte le questioni religiose?». Ottenne molterisposte: «Dio esiste?» «Chi è Dio?» «Qual è la via perraggiungere Dio?» «C'è la vita dopo la morte?» «No», disse ilmaestro, «la questione più importante è: "Chi sono io?"». I

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discepoli intuirono a cosa stesse accennando quando losentirono parlare con un predicatore: Maestro: «Insomma,secondo te, quando morirai la tua anima andrà in paradiso?»Predicatore: «Sì». Maestro: «E il tuo corpo andrà nellatomba?». Predicatore: «Sì». Maestro: «E, se permetti, dovesarai tu?».

IDENTIFICAZIONE

«Vorrei vedere Dio». «Lo stai guardando proprio in questomomento», disse il maestro. «Allora perché non lo vedo?».«Perché l'occhio non vede se stesso?», rispose il maestro. Piùtardi il maestro spiegò: «È come chiedere a un coltello ditagliare se stesso o a un dente di mordersi chiedere a Dio dirivelarsi».

COMPRENSIONE

«Ogni parola, ogni immagine usata per Dio è unadistorsione più che una descrizione». «Allora come si fa aparlare di Dio?». «Con il silenzio». «Allora perché parli con leparole?». Al che il maestro rise fragorosamente e disse:«Quando parlo, non dovete ascoltare le parole, miei cari.Ascoltate il silenzio».

SIGNIFICATO

Un viaggiatore disse a uno dei discepoli: «Sono venuto damolto lontano por ascoltare il maestro, ma non trovo niente di

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straordinario nelle sue parole». «Non ascoltare le sue parole.Ascolta il suo messaggio». «E come si fa?». «Afferra una fraseche lui dice. Scuotila bene finché tutte le parole cadono. Ciòche rimarrà infiammerà il tuo cuore».

VUOTO

Talvolta c'era un gran traffico di visitatori rumorosi e ilsilenzio del convento ne era sconvolto. Ciò disturbava idiscepoli, ma non il maestro che appariva tanto soddisfatto delrumore quanto del silenzio. Ai discepoli che protestavano ungiorno disse: «Il silenzio non è l'assenza di suoni, bensìl'assenza dell'ego».

SERVIZIO

Era noto che il maestro preferisse l'azione al ritiro. Mainsisteva sempre sull'azione «illuminata». I discepoli volevanosapere cosa intendesse con «illuminata». Voleva dire«benintenzionata?». «Oh no», rispose il maestro, «pensate aquant'è benintenzionata la scimmia quando toglie un pesce dalfiume per salvarlo dall'annegamento».

ESSERE

«Cosa devo fare per raggiungere la santità?» chiese unviaggiatore. «Segui il tuo cuore», rispose il maestro. Ilviaggiatore apparve compiaciuto della risposta. Prima chepartisse, però, il maestro gli disse in un sussurro: «Per seguire

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il tuo cuore avrai bisogno di una costituzione robusta».

CELEBRAZIONE

«Cosa mi darebbe la spiritualità?», chiese un alcolizzato almaestro. «Un'ubriachezza analcolica», fu la risposta.

APPARENZE

Il maestro condannava sempre tutto ciò che apparivasensazionale. Il divino, sosteneva, si trova solo nelle cosecomuni. A un discepolo che stava sperimentando forme diascetismo che rasentavano la bizzarria, lo sentirono dire: «Lasantità è una cosa misteriosa: quanto più è grande e tanto menola si nota».

SANTITÀ

A un predicatore che continuava a dire: «Dobbiamo mettereDio nelle nostre vite», il maestro disse: «C'è già. Il nostrocompito è rendercene conto».

CORDIALITÀ

«Cosa devo fare per amare il mio prossimo?». «Smetti diodiare te stesso». Il discepolo ponderò a lungo e seriamentequeste parole poi tornò e disse: «Ma io mi amo anche troppo,perché sono egoista ed egocentrico. Come posso liberarmi di

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questo?». «Sii cordiale con te stesso e il tuo ego saràsoddisfatto e ti lascerà libero di amare il tuo prossimo».

ACCETTAZIONE

Una donna tremendamente addolorata per la morte del figliosi recò dal maestro in cerca di conforto. Egli l'ascoltòpazientemente mentre ella riversava su di lui la sua triste storia.Poi disse dolcemente: «Io non posso asciugare le tue lacrime,mia cara. Posso solo insegnarti come renderle sante».

APERTURA

Una coppia in ansia si lamentava con il maestro che ilproprio figlio avesse abbandonato le tradizioni religiose dellafamiglia e si fosse proclamato un libero pensatore. Il maestrodisse: «Non vi preoccupate. Se il ragazzo pensa davvero con lasua testa, non potrà che alzarsi un forte vento che lo riporterà alposto a cui appartiene».

SCHIAVITÙ

A un visitatore religioso pieno di paure il maestro chiese:«Perché sei così ansioso?». «Temo di non ottenere la salvezza».«E cos'è la salvezza?». «Moksha. Liberazione. Libertà». Ilmaestro scoppiò in una fragorosa risata e disse: «Quindi seiforzato a essere libero? Sei tenuto a essere liberato?». Inquell'istante il visitatore si rilassò e perse le sue paure persempre.

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IMPOVERIMENTO

Quando un discepolo arrivò da un paese molto lontano, ilmaestro gli chiese: «Cosa cerchi?». «L'illuminazione». «Hai iltesoro dentro di te. Perché cerchi altrove?». «Qual è il miotesoro?». «Quest'ansia di ricerca che è scesa su di te». Il quelmomento il discepolo fu illuminato. Anni dopo soleva dire aisuoi amici: «Scoprite i vostri tesori e godetene».

SOVRANITÀ

I discepoli cercavano l'illuminazione ma non sapevano cosafosse o come ottenerla. Disse il maestro: «Non la si puòottenere. Non potete afferrarla». Vedendo lo sguardo avvilitodei discepoli, il maestro aggiunse: «Non siate tristi. Non poteteneppure perderla». E da quel giorno i discepoli sono allaricerca di ciò che non si può né perdere né afferrare.

PAROLE

I discepoli erano impegnati in una discussione del detto diLao Tzu: «Quelli che sanno non dicono; quelli che dicono nonsanno». Quando entrò il maestro gli chiesero cosasignificassero esattamente quelle parole. Il maestro rispose:«Chi di voi conosce la fragranza di una rosa?». Laconoscevano tutti. Allora disse: «Esprimetela in parole». Tuttitacquero.

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DISCIPLINA

Ai discepoli che volevano sapere che tipo di meditazionepraticasse ogni mattina in giardino il maestro rispose: «Quandoguardo attentamente vedo il cespuglio di rose in pienafioritura». «E che bisogno c'è di guardare attentamente pervedere il cespuglio di rose?», chiesero. «Altrimenti uno vedenon il cespuglio di rose», rispose il maestro, «ma il preconcettoche se n'è fatto».

MODERAZIONE

Si vedeva continuamente il maestro che scoraggiava i suoidiscepoli dal dipendere da lui, perché ciò avrebbe impedito lorodi entrare in contatto con la fonte interna. Lo sentivano spessodire: «Ci sono tre cose che sono pericolose se troppo vicine, einutili se troppo lontane e che è quindi meglio tenere a unamedia distanza: il fuoco, il governo e il guru».

CONTRADDIZIONE

Che azione devo compiere per raggiungere Dio?». «Se vuoiraggiungere Dio Ci sono due cose che devi sapere. La prima èche tutti gli sforzi per raggiungerlo sono vani». «E laseconda?». «Devi agire come se ignorassi la prima».

ESPERIENZA

Il rettore di una prestigiosa università, convinto

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dell'esperienza mistica del maestro, voleva farlo preside dellafacoltà di teologia. Si recò con questa proposta dal discepolocapo. Il discepolo disse: «Il maestro sottolinea l'essereilluminati, non l'insegnamento dell'illuminazione». «E questogli impedirebbe di essere preside della facoltà di teologia?».«Tanto quanto un elefante sarebbe impossibilitato a esserepreside della facoltà di zoologia».

PUBBLICITÀ

Non c'era niente nel maestro che apparisse fuoridell'ordinario se non all'occhio più acuto. Poteva esserespaventato e depresso se le circostanze lo permettevano. Potevaridere e piangere e adirarsi. Amava un buon pasto, non eracontrario a un bicchierino o due, e si girava anche alla vista diuna bella donna. Quando un viaggiatore si lamentò che ilmaestro non fosse un «sant'uomo», un discepolo lo mise aposto: «Una cosa è che un uomo sia santo. E tutt'altra cosa chesembri santo a te».

IDOLATRIA

Il maestro non si stancava mai di mettere in guardia idiscepoli dai pericoli della religione. Amava raccontare lastoria di un profeta che portava una torcia ardente per le stradedicendo che avrebbe dato fuoco al tempio cosicché la gente sisarebbe occupata più del Signore che del tempio. Poiaggiungeva: «Un giorno o l'altro prenderò anch'io una torciaardente per dar fuoco tanto al tempio che al Signore!».

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COLTIVAZIONE

Un viaggiatore alla ricerca del divino chiese al maestrocome distinguere un vero insegnante da uno falso una voltatornato al suo paese. Gli rispose il maestro: «Un buoninsegnante offre la pratica, uno cattivo offre teorie». «Ma comeposso riconoscere la buona pratica dalla cattiva?». «Nellostesso modo in cui il contadino riconosce una buonacoltivazione da una cattiva».

TRANSITORIETÀ

Il maestro era allergico alle persone che protraevano lapropria permanenza al convento. Presto o tardi ogni discepoloavrebbe udito quelle difficili parole: «È venuto il momento chetu te ne vada. Se non vai via lo Spirito non verrà». Undiscepolo particolarmente tormentato voleva sapere cosa fossequesto «Spirito». Disse il maestro: «L'acqua rimane viva elibera scorrendo. Tu rimarrai vivo e libero andando. Se non vaivia da me stagnerai e morirai, e sarai contaminato».

NON ESPERIENZA

In una discussione sull'esperienza di Dio il maestro disse:«Quando si sperimenta Dio l'ego scompare. Quindi chi fal'esperienza?». «L'esperienza di Dio è dunque una non-esperienza?». «È come il sonno», rispose il maestro.«L'esperienza del sonno la si conosce solo quando il sonno èfinito».

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OCCULTAMENTO

Una volta il maestro raccontò la storia di un'antica ciotola divalore inestimabile venduta per una fortuna a un'asta pubblica.Era stata usata da un barbone che aveva finito i suoi giorni inpovertà, assolutamente inconsapevole del valore della ciotolacon cui elemosinava qualche spicciolo. Quando i discepolichiesero al maestro cosa rappresentasse la ciotola, il maestrorispose: «Voi stessi!». Quando gli chiesero di spiegarsi disse:«Tutta la vostra attenzione è incentrata sulla conoscenzaspicciola che traete da libri e insegnanti. Sarebbe meglio cheprestaste attenzione alla ciotola in cui la tenete».

MIRACOLO

Si diceva che l'Haji che viveva alla periferia della cittàoperasse miracoli, cosicché la sua casa era meta dipellegrinaggio di grandi folle di malati. Il maestro, chenotoriamente non s interessava di fenomeni miracolosi, nonrispondeva mai alle domande sull'Haji. Quando gli chiesero dipunto in bianco perché fosse contrario ai miracoli, rispose:«Come si può essere contrari a Ciò che ha luogo davanti aipropri occhi in ogni momento della giornata?».

INGANNO

«Come possiamo distinguere il vero mistico da quellofalso?», chiesero i discepoli che nutrivano un interesseeccessivo per l'occulto. «Come fate a distinguere chi dorme dachi fa finta di dormire?», chiese il maestro. In nessun modo.

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Solo chi dorme sa quando sta fingendo», risposero i discepoli.Il maestro sorrise. Più tardi disse: «Chi fa finta di dormire puòingannare altri, ma non può ingannare se stesso. Il falsomistico, purtroppo, può ingannare tanto gli altri che se stesso».

EVASIONE

Un visitatore narrò la storia di un santo il quale, volendo farvisita a un amico morente e temendo di viaggiare di notte, disseal sole: «In nome di Dio resta in cielo finché raggiungerò ilvillaggio dove il mio amico giace morente». E il sole si arrestònel cielo finché il sant'uomo non ebbe raggiunto il villaggio. Ilmaestro sorrise: «Non sarebbe stato meglio per quel sant'uomosuperare la propria paura di viaggiare di notte?», osservò.

GIUDIZIO

«Come posso perdonare gli altri?». «Se tu non licondannassi mai non avresti mai necessità di perdonarli».

SERENITÀ

«Ci sono modi per valutare la propria forza spirituale?».«Molti». «Diccene uno». «Scoprire quanto spesso sietedisturbati nel corso di una sola giornata».

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IMPRUDENZA

Il maestro insisteva sempre che dobbiamo imparare da soli -insegnare a noi stessi piuttosto che dipendere dall'autorità dialtri. Ciò aveva i suoi limiti, ovviamente, come quando unbrillante giovanotto era convinto di dover provare con la drogacome mezzo per praticare il misticismo...e «assumersi ilrischio, perché si può imparare solo provando e sbagliando».Ciò indusse il maestro a raccontare la vecchia storia del chiodoe della vite: «Ecco un modo per scoprire se ciò di cui haibisogno in un'asse è un chiodo o una vite : pianta il chiodo. Sespacca l'asse... saprai che ci voleva la vite».

FOLLIA

Quando gli chiedevano della sua illuminazione il maestroera sempre reticente, sebbene i discepoli tentassero con ognimezzo di farlo parlare. Tutte le informazioni che avevanoottenuto a questo proposito erano le parole dette una volta dalmaestro al figlio più giovane che gli chiedeva come si fossesentito quando aveva ottenuto l'illuminazione. La risposta erastata, «uno sciocco». Quando il ragazzo aveva chiesto perché,il maestro aveva risposto: «Be, figliolo, è stato come fare unagran fatica per entrare in una casa arrampicandosi su una scalae rompendo una finestra per poi scoprire che la porta di casaera aperta».

EVOLUZIONE

A un discepolo che si lamentava dei propri limiti il maestro

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disse: «È vero, sei limitato. Ma hai notato che oggi riesci a faredelle cose che avresti ritenuto impossibili quindici anni fa?Cos'è cambiato?». «Sono cambiate le mie capacità». «No. Seicambiato tu». «E non è la stessa cosa?». «No. Tu sei quello chepensi di essere. Quando il tuo modo di pensare è cambiato, tusei cambiato».

SUPERFICIALITÀ

Un giorno un giornalista chiese al maestro di indicare unacosa che caratterizza il mondo moderno. Senza esitare ilmaestro rispose: «La gente sa ogni giorno di più sul cosmo esempre meno su se stessa». E a un astronomo che loaffascinava con le meraviglie dell'astronomia moderna, ilmaestro disse improvvisamente: «Dei milioni di strani oggettinell'universo buchi neri e quasar e pulsar il più strano è, senzadubbio, l'io!».

RESA

«Qual è l'atto supremo che una persona può compiere?».«Sedere in meditazione». «E non porta all'inazione?». «Èinazione». «L'azione è dunque inferiore?». «L'inazione dà vitaalle azioni. Senza di essa sono morte».

CREATIVITÀ

«Qual è l'atto supremo che una persona può compiere?».«Sedere in meditazione». «Ma il maestro lo si vedeva di rado

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sedere meditando. Era incessantemente impegnato nei lavori dicasa e nel lavoro nei campi, nell'incontrare gente e nelloscrivere libri. Si era persino assunto i lavori di contabilità delconvento». «Allora perché passi tutto il tuo tempo lavorando?».«Quando si lavora non si deve necessariamente smettere disedere in meditazione».

SPARIZIONE

A un discepolo che si sforzava di raggiungerel'illuminazione fino a esserne stremato, il maestro disse: «Sipuò afferrare un raggio di sole... ma non con le mani. Si puòraggiungere l'illuminazione... ma non con i tuoi sforzi». Ildiscepolo sconcertato replicò: «Ma non sei stato tu a dirmi disforzarmi di diventare vuoto ? È quello che sto cercando difare». «Così ora sei pieno dello sforzo di essere vuoto!», disseil maestro fra le risa.

REALTÀ

Il maestro sembrava gustare la vita e viverla in pieno,eppure era risaputo che si assumeva grossi rischi, come quandocondannò la tirannia del governo, andando così in cercadell'arresto e della morte; o quando condusse un gruppo di suoidiscepoli a prestare aiuto in un villaggio colpito dalla peste. «Ilsaggio non teme la morte», soleva dire. «Perché un uomorischia così facilmente la vita?», gli chiesero una volta. «Perchéci si preoccupa così poco che una candela finisca quandospunta il giorno?».

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DISTANZA

Il padrone del «parco dei divertimenti» commentava l'ironiadel fatto che mentre i bambini si divertivano tanto nel suoparco, lui personalmente di solito era depresso. «Preferiscipossedere il parco o avere il divertimento?», gli chiese ilmaestro. «Li voglio entrambi». Il maestro non replicò. Quandopiù tardi gli chiesero spiegazioni il maestro citò le parole di unbarbone a un ricco possidente terriero: «Tu possiedi laproprietà. Gli altri si godono il paesaggio».

LIMITAZIONE

«Dio esiste?», chiese il marxista. «Certo non il tipo di Dioche la gente pensa», rispose il maestro. «A chi ti riferisciquando dici gente?». «A chiunque».

DIMOSTRAZIONE

«Esiste Dio?», disse il maestro un giorno. «Sì», risposero incoro i discepoli. «Sbagliato», replicò il maestro. «No», disseroi discepoli. «Sbagliato di nuovo», disse il maestro. «Qual è larisposta?», chiesero i discepoli. «Non c'è risposta». «E perchéno?». «Perché non c'è domanda», rispose il maestro. Più tardispiegò : «Se non puoi dire niente di lui che è al di là deipensieri e delle parole, come puoi chiedere qualcosa su dilui ?».

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PRECEDENZA

Il maestro accoglieva con gioia i progressi della tecnologiama era profondamente consapevole dei suoi limiti. Quando unindustriale gli chiese quale lavoro facesse rispose: «Sononell'industria della gente». «E che sarebbe, se permetti?»,chiese l'industriale. «Guarda te stesso», disse il maestro. «I tuoisforzi producono cose migliori; i miei gente migliore». Ai suoidiscepoli disse poi: «Lo scopo della vita è il fiorire dellepersone. Al giorno d'oggi la gente sembra maggiormenteinteressata al perfezionamento delle cose».

INSINUAZIONE

Il maestro sosteneva di avere un libro che conteneva tuttociò che era concepibile conoscere su Dio. Nessuno aveva maivisto il libro finché uno studioso in visita, a forza di insistentipreghiere, lo estorse al maestro. Se lo portò a casa e lo aprìansiosamente... solo per scoprire che ogni pagina del libro erabianca. «Ma il libro non dice niente», protestò lo studioso. «Loso», rispose il maestro soddisfatto, «ma guarda quante cosesuggerisce!».

INFLESSIBILITÀ

«Santo cielo, quanto sei invecchiato!», esclamò il maestrodopo aver parlato con un amico di gioventù. «Non si può fare ameno di diventare vecchi, no?», replicò l'amico. «No, certo»,assentì il maestro, «ma si deve evitare di invecchiare».

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DISTRUZIONE

A dispetto di tutta la sua santità, il maestro apparivavagamente contrario alla religione. Ciò non finiva mai distupire i discepoli i quali, a differenza del maestroidentificavano la religione con la spiritualità. «La religione cosìcom'è praticata oggi si occupa di punizioni e ricompense. Inaltre parole, coltiva la paura e l'avidità... le due cose chemaggiormente distruggono la spiritualità». Più tardi aggiunsetristemente: «È come affrontare un'inondazione con l'acqua; oun fienile in fiamme con il fuoco».

OPPRESSIONE

Il maestro ti lasciava sempre crescere secondo il tuo ritmo.Non aveva mai «spinto». Egli spiegava il suo comportamentocon questa parabola: Una volta un uomo vide una farfalla chelottava per uscire dal bozzolo... troppo lentamente per i suoigusti, così iniziò a soffiare dolcemente su di essa. Il calore delsuo fiato accelerò egregiamente il processo. Ma ciò che uscìnon fu una farfalla ma una creatura con le ali lacerate. «Ilprocesso della crescita», concluse il maestro, «non lo si puòaccelerare. Tutto quello che si può fare è farlo abortire».

FRUSTRAZIONE

I discepoli non riuscivano a capire il modo apparentementearbitrario in cui alcuni erano accettati come discepoli e altrirespinti. Se ne fecero un'idea un giorno sentendo il maestrodire: «Non cercare d'insegnare a un maiale a cantare. Perderesti

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tempo. E irriteresti il maiale».

DEFINIZIONI

Il maestro era affascinato come un bambino dalle invenzionimoderne. Non riusciva a riaversi dallo stupore quando vide unacalcolatrice tascabile. Più tardi disse, benevolmente: «Pare cheun sacco di gente abbia queste piccole calcolatrici tascabili, maniente in tasca che valga la pena di calcolare!» Alcunesettimane dopo a un visitatore che gli chiedeva cosa insegnasseai suoi discepoli, disse: «Ad avere le giuste priorità: meglioavere i soldi che calcolarli: meglio avere esperienza chedefinirla».

RIVELAZIONE

Una volta la discussione tra i discepoli era incentratasull'utilità della lettura. Alcuni ritenevano che fosse una perditadi tempo, altri non erano d'accordo. Quando interpellarono ilmaestro, questi rispose: «Avete mai letto uno di quei testi in cuile note scarabocchiate a margine da un lettore si dimostranotanto illuminanti quanto il testo stesso?». I discepoli annuirono.«La vita», disse il maestro, «è uno di questi testi».

VULNERABILITÀ

Il maestro offrì una soluzione perfetta a una coppia di sposiche non faceva che litigare. Disse: «Smettete di reclamarecome un diritto ciò che potete chiedere come un favore». Le liti

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cessarono all'istante.

OPPOSIZIONE

A uno spirito pionieristico scoraggiato dalle frequenticritiche il maestro disse: «Ascolta le parole del critico. Eglirivela ciò che i tuoi amici ti nascondono». Ma disse anche:«Non lasciarti abbattere da ciò che il critico dice. Nessunastatua è mai stata eretta per onorare un critico. Le statue sonoper i criticati».

INFINITÀ

Era impossibile indurre il maestro a parlare di Dio o di cosedivine «Di Dio», diceva, «possiamo solo sapere che ciò chesappiamo è nulla». Un giorno raccontò di un uomo che avevariflettuto a lungo e ansiosamente prima di farsi suo discepolo.«Venne a studiare con me; con il risultato che non imparònulla». Solo pochi discepoli capirono: ciò che il maestro avevada insegnare non poteva essere appreso. Né insegnato. Quinditutto ciò che si poteva imparare da lui era nulla.

PERSECUZIONE

Un giorno un discepolo ricordava come Buddha, Gesù eMaometto fossero stati etichettati come ribelli ed eretici dailoro contemporanei. «Il maestro disse: «Di nessuno si può direche abbia raggiunto il culmine della verità finché un migliaio dipersone sincere non l'hanno denunciato come blasfemo».

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ACCORDO

Quando un uomo, il cui matrimonio era in crisi, cercò il suoconsiglio, il maestro disse: «Devi imparare ad ascoltare tuamoglie». L'uomo prese a cuore questo consiglio e tornò dopoun mese per dire che aveva imparato ad ascoltare ogni parolache la moglie dicesse. Il maestro gli disse sorridendo: «Oratorna a casa e ascolta ogni parola che non dice».

GRANDEZZA

«Il problema del mondo», disse il maestro con un sospiro,«è che gli esseri umani rifiutano di crescere». «Quando si puòdire di una persona che è cresciuta?», chiese un discepolo. «Ilgiorno in cui non ci sarà più bisogno di mentirle su niente».

ILLUMINAZIONE

Il maestro era un sostenitore tanto dell'apprendimento chedella saggezza. «L'apprendere», rispose a chi glielo chiedeva,«si ottiene leggendo libri o ascoltando conferenze». «E lasaggezza?». «Leggendo il libro che sei tu». E aggiunse, comeripensandoci: «Un compito tutt'altro che facile, perché ogniminuto del giorno porta una nuova edizione del libro!».

MANIFESTAZIONE

Quando un nuovo discepolo arrivava dal maestro, questo è ilcatechismo a cui di solito veniva sottoposto: «Sai qual è la

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persona che non ti abbandonerà mai per tutta la vita?» «Chiè?». «Sei tu». «E conosci la risposta a ogni domanda che puoiporti?». «Qual è?». «Tu». «E sai indovinare la soluzione aognuno dei tuoi problemi?». «Mi arrendo». «Tu».

CONTEMPLAZIONE

Il maestro soleva dire spesso che solo il silenzio porta latrasformazione. Ma nessuno riusciva a farsi dare da lui unadefinizione del silenzio. Quando gliela chiedevano rideva, poilevava l'indice contro le labbra serrate... il che non faceva cheaccrescere la perplessità dei suoi discepoli. del silenzio. rideva,poi Un giorno ci fu un progresso quando qualcuno chiese : «Ecome si arriva a questo silenzio di cui parli?». Il maestro disseuna cosa così semplice che i suoi discepoli esaminarono il suoviso per capire se stava scherzando. Ma non scherzava. Eglidisse: «Dovunque siate, guardate quando non c'èapparentemente niente da vedere; ascoltate quando tutto èapparentemente quieto».

INNOCENZA

Durante un picnic il maestro disse: «Volete sapere com'è lavita illuminata? Guardate quegli uccelli che volano sul lago».Mentre tutti guardavano, il maestro esclamò: «Essi gettanosull'acqua un riflesso di cui non sono consci e di cui al lago nonimporta nulla».

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ARTE

«A che serve un maestro?», chiese un tale. Rispose ildiscepolo: «A insegnarti ciò che hai sempre saputo, a indicarticiò che hai sempre guardato». Poiché ciò confuse il visitatore,il discepolo esclamò: «Un artista, con i suoi dipinti, mi hainsegnato a vedere il tramonto. Il maestro, con i suoiinsegnamenti, mi ha insegnato a vedere la realtà di ognimomento».

SOLITUDINE

«Voglio essere con Dio nella preghiera». «Ciò che vuoi èassurdo». «Perché?». «Perché se tu sei, Dio non è; se Dio è, tunon sei. Quindi come potresti essere con Dio?». Più tardi ilmaestro disse: «Cerca la solitudine. Se sei con qualcun altronon sei solo. Se sei "con Dio" non sei solo. L'unico modo peressere davvero con Dio è essere totalmente soli. Allora, sispera, Dio sarà e tu non sarai».

SOSPETTO

A un viaggiatore che chiedeva come fare a distinguere unmaestro vero da uno falso, il maestro disse brevemente: «Senon sei disonesto tu stesso non sarai ingannato». Ai suoidiscepoli il maestro disse poi: «Perché chi cerca presuppone diessere onesto e di non necessitare d'altro che di un test perindividuare l'inganno nei maestri?».

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PROPORZIONE

Un visitatore che si aspettava grandi cose dal maestrorimase deluso dalle parole comuni che questo gli rivolse.«Sono venuto qui in cerca di un maestro», disse a un discepolo,«e tutto ciò che trovo è un essere umano che non ha niente didiverso dagli altri». Il discepolo replicò: «Il maestro è uncalzolaio con una scorta infinita di pelli. Ma taglia e cucesecondo le dimensioni del tuo piede».

AGGRESSIVITÀ

Un discepolo zelante espresse il desiderio d'insegnare adaltri la verità e chiese al maestro cosa ne pensasse. Il maestrodisse: «Aspetta». Ogni anno il discepolo tornava con la stessarichiesta e ogni volta il maestro gli dava la stessa risposta:«Aspetta». Un giorno egli chiese al maestro : «Quando saròpronto per insegnare?». Gli rispose il maestro: «Quando la tuaansia eccessiva di insegnare ti avrà lasciato».

PREGHIERA

Il maestro non smetteva mai di attaccare le nozioni di Dioche la gente aveva. «Se il vostro Dio viene a salvarvi e vi togliedai guai», diceva, «è ora che cominciate a cercare il vero Dio».Quando gli chiesero di spiegarsi, raccontò questa storia: Unuomo lasciò al mercato, incustodita una bicicletta nuovafiammante e andò a fare le sue spese. Si ricordò della biciclettasolo il giorno dopo... e si precipitò al mercato sicuro che fossestata rubata. La bicicletta era esattamente dove l'aveva lasciata.

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Sopraffatto dalla gioia si precipitò in un tempio vicino aringraziare Dio per aver custodito la sua bicicletta... solo perscoprire, uscendo dal tempio, che la bicicletta non c'era più!

STRAVAGANZA

Un giorno i discepoli volevano sapere che tipo di personafosse la più adatta come discepolo. Il maestro rispose: «Il tipodi persona che, avendo solo due vesti, ne vende una e con ilricavato compra un fiore».

MANIPOLAZIONE

Il maestro ascoltò in silenzio le proteste di una donna controil marito. Alla fine disse: «Il tuo matrimonio sarebbe più felice,mia cara, se tu fossi una moglie migliore». «E come possoesserlo?». «Rinunciando ai tuoi sforzi per fare di lui un maritomigliore».

ATTACCAMENTO

«Non ho idea di ciò che porterà il domani, così voglio esserepreparato». «Tu temi il domani... e non ti rendi conto che l'ieriè altrettanto pericoloso».

ESIBIZIONE

Quando uno dei discepoli proclamò la propria intenzione di

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insegnare ad altri la verità, il maestro gli propose una prova:«Tieni un discorso a cui io stesso assisterò per giudicare se seipronto». Il discorso fu di quelli che ispirano. Alla fine unmendicante si avvicinò all'oratore, il quale si alzò e gli diede ilsuo mantello... come buon esempio per l'assemblea. Più tardi ilmaestro disse: «Le tue parole erano ispirate, figliolo, ma tu nonsei ancora pronto». «E perché no?», chiese il discepoloavvilito. «Per due motivi. Non hai dato a quell'uomo lapossibilità di esprimere le sue esigenze. E non hai superato ildesiderio di impressionare altri con la tua virtù».

APPAGAMENTO

Per quanto paradossale potesse sembrare, il maestroinsisteva sempre che il vero riformatore era uno capace divedere che ogni cosa è perfetta così com'è... e capace dilasciarla stare. «E allora perché dovrebbe desiderare diriformare qualcosa?», protestarono i discepoli. «Be', ci sonoriformatori e riformatori: un tipo lascia che l'azione fluiscaattraverso loro mentre loro personalmente non fanno niente;questi sono come le persone che cambiano la forma e il corsodi un fiume. Gli altri generano la propria attività; sono comepersone che si danno da fare per rendere più umido il fiume».

GRAZIA

Un giovane andò dal maestro e disse: «Desidero esseresaggio. Come posso soddisfare il mio desiderio?». Il maestrosospirò e disse: «C'era una volta un giovane proprio come te.Desiderava essere saggio e il suo desiderio l'aiutò molto. Un

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giorno si ritrovò seduto esattamente dove sono io. E davanti alui sedeva un giovane nel punto esatto dove sei tu ora. E ilgiovane stava dicendo: "Desidero essere saggio!"».

SUPERIORITÀ

Un discepolo orientale, che era fiero di ciò che consideravala spiritualità dell'Oriente, si recò dal maestro e disse: «Com'èche l'Occidente ha il progresso materiale e l'Oriente laspiritualità?». «Perché», rispose laconicamente il maestro,«quando all'inizio furono distribuite le provviste per questomondo, l'Occidente poté scegliere per primo».

INCOMPETENZA

Il maestro insisteva che la barriera ultima al conseguimentodi Dio era la parola e il concetto «Dio». Questo infuriavatalmente il prete che questi arrivò adirato per discutere lafaccenda con il maestro. «Ma la parola "Dio" può portarci aDio, no?», disse il prete. «Sì», rispose calmo il maestro. «Ecome può una cosa giovare ed essere una barriera?». Il maestrorispose: «L'asino che ti porta davanti all'uscio non è il mezzocon cui entri in casa».

AUDACIA

Un visitatore deluso disse: «Perché la mia permanenza quinon ha dato frutti?». «Non sarà forse perché ti è mancato ilcoraggio di scuotere l'albero?», disse il maestro benevolmente.

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STRUMENTI

Quando un discepolo si recò a prendere commiato dalmaestro per tornare alla sua famiglia e ai suoi affari, chiesequalcosa da portare via con sé. Il maestro disse: «Rifletti suqueste tre cose : non è il fuoco che è caldo, ma tu che lo sentitale. Non è l'occhio che vede, ma tu. Non è il compasso chetraccia il cerchio, ma il disegnatore».

COMUNIONE

Quando fu certo che il maestro stava per morire, i suoidiscepoli espressero il desiderio di dargli degna sepoltura. Ilmaestro, sentendo questo, disse: «Con il cielo e la terra perbara; il sole e la luna e le stelle per decorazioni sepolcrali; etutto il creato che mi accompagna alla tomba... potreidesiderare niente di più solenne e impressionante?». Chiese diessere lasciato insepolto ma i discepoli non volevano saperne,protestando che sarebbe stato divorato da animali e uccelli.«Allora assicuratevi che io abbia accanto il mio bastone perpoterli scacciare», disse il maestro con un sorriso. «Ma comepotresti farlo? Sarai incosciente». «Nel qual caso cheimportanza ha che io sia divorato dagli uccelli e dalle belve?».

PER FINTA

Ai nuovi arrivati il maestro soleva dire: «Bussate e la portavi sarà aperta». Ad alcuni di loro diceva poi in tono dacospiratore: «Come pensi che si apra la porta se non è mai statachiusa?».

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FORMULE

«Cos'è che cerchi?», chiese il maestro a uno studioso che eraandato da lui per essere guidato. «La vita», fu la risposta. Disseil maestro: «Se vuoi vivere, le parole devono morire». Quandopiù tardi gli chiesero cosa volesse dire, rispose: «Siete soli esconsolati perché abitate in un mondo di parole. Vi nutrite diparole, vi accontentate delle parole mentre ciò di cui avetebisogno è la sostanza. Un menù non soddisferà la vostra fame.Una formula non estinguerà la vostra sete».

DISCREZIONE

Un uomo famoso per la sua spiritualità si recò dal maestro edisse: «Non so pregare, non capisco le scritture, non so fare gliesercizi che prescrivo ad altri...». «Allora lascia perdere tutto»,rispose il maestro «Ma come faccio? Sono considerato unsant'uomo e ho dei seguaci da queste parti». Più tardi il maestrodisse sospirando: «La santità oggi è un nome senza realtà. Ègenuina solo quando è una realtà senza un nome».

SPENSIERATEZZA

Coerentemente con la sua dottrina che niente dovesse esserepreso troppo seriamente, neppure i suoi insegnamenti, ilmaestro amava raccontare questa storia su se stesso: «Il mioprimo discepolo era così debole che gli esercizi lo uccisero. Ilmio secondo discepolo divenne pazzo per la serietà con cuipraticava gli esercizi che gli impartivo. Il mio terzo discepoloha intorpidito il proprio intelletto per la troppa contemplazione.

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Ma il quarto è riuscito a conservare il suo equilibrio». «Com'èmai?», chiedeva invariabilmente qualcuno. «Forse perché èstato l'unico che si è rifiutato di fare gli esercizi». Le parole delmaestro erano soffocate da scoppi di risa.

VANITÀ

Il maestro ricordava spesso ai discepoli che la santità, comela bellezza, è genuina solo se è inconsapevole di se stessa.Amava citare i versi: Fiorisce perché fiorisce, la rosa: nonchiede perché, né si pavoneggia per colpire il mio occhio. E ildetto: «Un santo è un santo finché non sa di esserlo».

ISTRUZIONE

Per quanto sospettoso della conoscenza edell'apprendimento su questioni divine, il maestro non perdevamai occasione di incoraggiare le arti, le scienze e ogni altraforma di apprendimento. Nessuno si stupì, quindi, cheaccettasse prontamente un invito a parlare all'assemblea deilaureati. Arrivò con un'ora di anticipo per gironzolare perl'università, meravigliandosi delle strutture per l'apprendimentoassolutamente inesistenti ai suoi tempi. . Come suo solito, ilsuo discorso all'assemblea durò meno di un minuto. Egli disse:«Laboratori e biblioteche, sale e portici e archi e dotteconferenze... tutto sarà vano se sono assenti il cuore saggio el'occhio che sa vedere».

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TRIBOLAZIONE

«Le calamità possono portare crescita e illuminazione»,disse il maestro. E lo spiegò così: Ogni giorno un uccello siriparava sui rami secchi di un albero che si ergeva in mezzo auna vasta pianura deserta. Un giorno una tromba d'aria sradicòl'albero costringendo il povero uccello a volare per centomiglia alla ricerca di un riparo... finché finalmente arrivò a unaforesta di alberi carichi di frutta. E concludeva: «Se l'alberosecco fosse rimasto, niente avrebbe indotto l'uccello arinunciare alla sua sicurezza e a volare».

IMPAVIDITÀ

«Cos'è l'amore?». «L'assenza totale di paura», disse ilmaestro. «E cos'è che temiamo?». «L'amore», rispose ilmaestro.

MAYA

Ecco come il maestro spiegò una volta il fatto chel'illuminazione venisse non dallo sforzo ma dallacomprensione: «Immaginate che tutti voi siate indotti conl'ipnosi a credere che ci sia una tigre in questa stanza. Presidalla paura, cercherete di sfuggirle, di combatterla, diproteggervi da essa, di ammansirla. Ma una volta che l'incantoè rotto non c'è niente da fare. E tutti voi siete cambiatiradicalmente. Così la comprensione rompe l'incantesimo,l'incantesimo rotto porta il cambiamento, il cambiamentoconduce all'inazione, l'inazione è potere: potete fare qualsiasi

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cosa al mondo, perché non siete più voi che la fate».

PURIFICAZIONE

Il maestro insisteva che ciò che lui insegnava era nulla, ciòche faceva era nulla. I suoi discepoli scoprirono gradualmenteche la saggezza viene a quelli che non imparano nulla, chedisimparano ogni cosa. Che la trasformazione è la conseguenzanon di qualcosa fatto, ma di qualcosa a cui si è rinunciato.

GENIO

Uno scrittore arrivò al convento per scrivere un libro sulmaestro. «La gente dice che sei un genio. È vero?», chiese.«Puoi dirlo», rispose il maestro, senza troppa modestia. «E checosa fa di uno un genio?». «La capacità di riconoscere».«Riconoscere cosa?». «La farfalla in un bruco; l'aquila in unuovo; il santo in un essere umano egoista».

UMANITÀ

Fu fatta una gran pubblicità al discorso che il maestroavrebbe tenuto su La distruzione del mondo e una vasta folla siradunò nei campi del convento per ascoltarlo. Il discorso duròmeno di un minuto. Tutto ciò che il maestro disse fu: «Questecose distruggeranno la razza umana: la politica senza princìpi,il progresso senza compassione, la ricchezza senza lavoro,l'apprendimento senza silenzio, la religione senza impavidità eil culto senza consapevolezza».

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RIFIUTO

«Che genere di persona produce l'illuminazione?». Risposeil maestro: «Avere coscienza sociale e non appartenere anessun partito, muoversi senza essere legato a un corsoprestabilito, prendere le cose come vengono, non avere rimorsiper il passato, né ansie per il futuro, muoversi se spinti, andarese tirati, essere come un forte vento, come una piuma mossadalla brezza, come alghe che galleggiano sul fiume, come unapietra da mulino che macina sottomessa, amare imparzialmentetutto il creato così come cielo e terra sono imparziali versotutto... questo è il prodotto dell'illuminazione». All'udire questeparole uno dei discepoli giovani esclamò: «Questo tipo diinsegnamento non è per i vivi ma per i morti», e se ne andò pernon tornare mai più».

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GLOSSARIO

[ Le singole voci del glossario che si riferiscono a nomi erealtà delle religioni non cristiane sono state dedotte dall'operaLe religioni nel mondo, parte VII - Dizionarietto, pp. 394ss.,Edizioni Paoline, Roma 1984.]

BUDDHA («L'illuminato»): Siddharta Gautama, un saggiodelle tribù dei sakya vissuto in India nel secolo VI a.C. efondatore del Buddhismo. È pressoché sicuro che alla base delB. ci sia stata una figura storica, anche se alcune correnti delmahayana considerano la cosa come priva di importanza. -Ogni essere umano o figura celeste che ha raggiuntol'illuminazione.

BUDDHISMO: La grande religione (missionaria) scaturitadall'insegnamento di Buddha e diffusasi dall'India nell'Asiasud-orientale, per penetrare infine nell'Asia settentrionale, inCina e Giappone. Le due divisioni principali sono il Thera-Vada (Hinayana) e il Mahayana. Un Buddhismo dai trattiparticolari è quello tibetano, noto come Vajrayana.

GURU («Maestro»): Maestro o guida spirituale, che nellereligioni indiane stimola un discepolo a realizzare la proprianatura divina. Nella religione Sikh ( = «discepolo»: seguacedella religione Sikh sorta nel sec. XV d.C. nell'Indiasettentrionale come sintesi tra Islam e Induismo) indica i diecimaestri dal guru Navak fino al guru Gobindh Singh, chegovernarono la comunità.

HAIKU (poesia giapponese): Rispecchia una determinataesperienza del mondo e dell'esistenza. È quasi sempre ridotto a

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Un minuto di saggezza

solo tre versi di 17 sillabe. Il massimo della concisione. Ilpoeta-haiku cerca l'impressione che suscita la singola cosa. Perlui è importante l'essere presente nel concreto, la profondità ela chiarezza dell'esperienza. La triade di tempo-luogo-significato, che trasmette lo haiku, non dev'essere trasformatain pensiero, ma meditata nel silenzio.

ILLUMINAZIONE: Nel Buddhismo la presa di coscienza ditutta l'esistenza, che fu acquisita da Buddha nella suameditazione a Bodh Gaya. L'i. o l'i. finale indica anche l'entratanel Nirvana ( = «uscire» / uno stato di spontaneità e semplicitàal di là di ogni forma di esistenza conosciuta o immaginata) dichiunque segue la via di Buddha e ottiene la liberazione dellanascita e della rinascita (= modifica buddhistica dellareincarnazione).

INDUISMO: L'induismo è una parola che indica una realtàsocio-religiosa, non geografica. È induista solo l'indiano cheappartiene alla religione brahmanica ed è interessato dalcomplesso fenomeno delle cosiddette «caste». Si nasceinduista, non lo si diventa. Quando si parla di induismo si devetener presente che il termine designa realtà che hanno subìtonotevoli evoluzioni nel corso di circa 3.500 anni. Induismodiventa il nome della religione brahmanica a partire daun'epoca relativamente tardiva: proviene dagli invasoriislamici, che in un primo tempo si fermarono sull'Indo intornoall'anno 730 della nostra era, ma che nei secoli successivihanno dilagato nell'India. ISLAM (infinito del verbo arabo«sottomettere»). Insegnamenti derivati dal Corano, che è larivelazione fatta a Maometto; una religione di sottomissionealla volontà di Dio.

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Anthony De Mello

LAO TZU: Secondo la tradizione è l'autore del Tao Te Ching econtemporaneo di Confucio. Il suo nome significa «vecchiomaestro», titolo che avrebbe potuto essere dato a qualsiasimaestro ambulante.

MAOMETTO (verso il 570-632 d.C.): Profeta e apostolodell'Islam; secondo questa religione, il messaggero definitivo diDio il cui messaggio, il Corano, riassume e completa lerivelazioni precedenti fatte a ebrei e cristiani. M. concepìl'espansione dell'Islam in termini di conquista militare eorganizzazione politica ed ebbe grande successo comecomandante e sovrano di Medina e La Mecca.

MAYA: Nel pensiero indù illusione o inganno concernenti ilvariopinto mondo fenomenico percepito dai sensi. Essaconvince la gente che questo è tutto quel che esiste e la rendecosì cieca di fronte alla realtà del Brahman ( = il divino, larealtà assoluta nell'induismo) e all'unità dell'esistenza.

MEDITAZIONE: Riflessione profonda e continua praticata inmolte religioni per molteplici scopi, ad es. per ottenerel'autorealizzazione o, nelle religioni teistiche, per raggiungerel'unione con la divina volontà. Molte religioni insegnano aquesto proposito una posizione corporea corretta, un metodo direspirazione e di ordinamento dei pensieri. Nella spiritualitàcristiana la meditazione indica comunemente la forma dicontemplazione in cui si succedono atti distinti dell'intelligenzae della volontà, mentre nella contemplazione propriamentedetta l'attività spirituale è molto più semplice. La meditazionecristiana si muove sempre all'interno della vita di fede ed èquesta che si sforza di far crescere (cf. Nuovo Dizionario dispiritualità, Edizioni Paoline, Roma 1979, pp. 947 ss.).

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Un minuto di saggezza

MONACO CRISTIANO: È colui che nella comunità ecclesialecerca di enunciare la nuova esperienza di risorto in Cristo;colui che proclama nella propria esistenza che cosa sia la caritàecclesiale, che esprime come ci si possa lasciar condurre dalloSpirito. Al tempo stesso egli vive tutto questo per una missioneecclesiale: mostrare ai fedeli gli aspetti cristiani di ogniesperienza umana, come attuare evangelicamente un compitoprofano, come si possa vivere secondo lo Spirito la vita odierna(cf. Nuovo Dizionario di spiritualità, Edizioni Paoline, Roma1979, p. 28).

RABBI («mio maestro»): Maestro e interprete religioso ebraicodella Torah. Nel Giudaismo moderno è un ministro dellacomunità, un predicatore e un capo del culto sinagogale e puòessere anche una donna.

SOCRATE (449-390 a.C.): Filosofo greco, maestro e mentoredi Platone. Insegnava con un metodo fatto di domande e dirisposte che mirava a provocare una risposta plausibile a unaverità universalmente ammessa. Fu giustiziato in Atene sottol'accusa di corruzione della gioventù e di introduzione di deistranieri.

SUFISMO: Movimento mistico islamico sviluppatosi nelsecolo VIII d.C. in reazione alla mondanità della dinastia degliOmmiadi. I sufiti cercavano l'esperienza diretta di Allah ( =Dio supremo, uno e unico, predicato da Maometto) mediantepratiche ascetiche. Dapprima gli ortodossi li respinsero, maoggi gli ordini sufiti sono accettati sia tra i Sunniti(maggioranza del 90 %); governo mediante il consenso dellacomunità, diretto da un califfo) che tra gli Sciiti (minoranza del10%, governata dall'Iman, un successore di Ali).

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Anthony De Mello

TAO («Via»): Nel Taoismo il soggiacente principio della realtà.

TAOISMO: Filosofia cinese esposta nel Tao Te Ching. Essamira ad acquisire l'armonia con tutto quel che esiste mediantel'inazione e il disimpegno. Il Tao ideò gradualmente uncomplicato sistema mitologico e incorporò nozioni dellapossessione da parte degli spiriti, dell'alchimia e delladivinazione.

TAO TE CHING: Opera religiosa cinese composta nel sec. IVa.C. e ascritta a Lao Tzu, anche se è probabilmente il prodottodi più autori. Essa descrive il Tao come il principio soggiacentealla realtà, principio che può essere raggiunto soltanto con lapassività.

ZARATHUSTRA (Zoroastro): Profeta e fondatore delloZoroastrismo. Visse in Persia nel sec. XV o X-IX a.C. oppure,più probabilmente, nel VII-VI. All'età di trent'anni ebbe unarivelazione di Ahura Mazda ( = «Saggio Signore»: nome datoda Z. a Dio) che lo indusse a predicare contro il politeismo.Secondo la tradizione morì compiendo il sacrificio del fuoco,che era la cerimonia centrale della nuova fede.

ZEN: Movimento buddhistico giapponese sviluppatosi dallascuola Ch'an cinese nel secolo XIII d.C. È caratterizzato dalledottrine che l'Illuminazione è un evento spontaneo, totalmenteindipendente da concetti, tecniche o riti. Lo zen mira araggiungere l'armonia nel modo di vivere e usa arti secolaricome quella della preparazione del tè e la calligrafia persviluppare delle abilità.

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