TRA ODIO E MITEZZA I BARNABITI A PARIGI (1870-1871) · 2020. 1. 5. · Se è vero che Historia...

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STORIA DELL’ORDINE Eco dei Barnabiti 4/2019 20 B rutalmente soppressi quan- to ignominiosamente di- spersi a seguito della Rivo- luzione Francese, l’ostinazione dei barnabiti nel volere comunque fare ritorno a Parigi sembra trovare una spiegazione al di là dei consueti criteri domestici che paiono guidare l’espan- sione di un Ordine religioso. Del re- sto davvero difficile appare la com- prensione di tanta tenacia e sagacia, sacrificio e sprezzo del pericolo, sen- za inerpicarsi tra le cime di quegli ideali che allora scuotevano gli animi, capaci anche di anticipare i rintocchi dell’orologio della storia! Accadde, infatti, che ancora prima della sua professione solenne emes- sa a Monza, lo stesso fondatore della Comunità di Parigi, il conte russo Gre- gorio Petrovitch Schouvaloff (1804- 1859; dopo la sua conversione al cattolicesimo nel 1843, entrò nei barnabiti nel 1856 prendendo il no- me di Agostino) destinasse alla eri- genda comunità parigina una forte somma di denaro, che continuò a es- sere corrisposta anche dopo la sua morte, benché in forma più ridotta a causa del concorso degli altri ere- di. Sempre nel suo testamento pub- blico, vergato di proprio pugno al Carrobiolo di Monza il 24 febbraio 1857, ne indicava il motivo addi- tando il fascino della speranza che custodiva nel cuore: «Io desidero e prego che i religiosi della casa di Parigi alla cui fondazione concorro con questa mia disposizione, abbia- mo sempre in mira la conversione dei Russi scismatici che si troveran- no in detta città; e per scopo ulte- riore l’invio dei missionari in Russia, se tale sarà la volontà di Dio; e ciò (se le circostanze lo richiedessero e alla Congregazione convenisse) an- che in unione ad altri religiosi e sa- cerdoti». Nel tempo il P. Schouvaloff conti- nuò ad essere l’anima della comuni- tà, al punto che molti Atti concer- nenti anche le diverse pratiche rela- tive all’acquisto di nuove case o a nuove costruzioni, portano la sua fir- ma; del resto proprio a Parigi egli pub- blicò il suo famoso scritto: Ma con- version et ma vocation, tradotto poi in molte lingue. Qui visse fino all’ul- timo dei suoi giorni e, quando le sue spoglie mortali furono sepolte nel ci- mitero parigino di Montparnasse, si vide ponervi un fiore – «per attingere nuovo ardore per l’impresa» – il con- fratello, sacerdote novello, P. Cesare Tondini de’ Quarenghi (1839-1907), destinato proprio alla capitale france- TRA ODIO E MITEZZA I BARNABITI A PARIGI (1870-1871) «Quando tutto sembrava perduto, cominciava tutto quietamente una piega in meglio». Così il Pastor nella sua poderosa Storia dei papi, IV/2, p. 549, si accorgeva dei fermenti di lievito evangelico ancora presenti tra le zolle rivoltate dalla Riforma/riforme della cinquecentesca coscienza cristiana europea. Se è vero che Historia magistra vitae est – sed non habet discipulos – nell’infuriare dei nefasti presagi che oggi inquietano la vita consacrata all’interno della comunione ecclesiale, dai barnabiti di una ottocentesca Parigi rivoluzionaria riecheggia il monito di un intrepido quanto paolino slancio apostolico all’insegna della mitezza della carità, ultima trincea di resistenza agli odi di ogni tempo. particolare del testamento pubblico di Don Schouvaloff

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STORIA DELL’ORDINE

Eco dei Barnabiti 4/201920

Brutalmente soppressi quan-to ignominiosamente di-spersi a seguito della Rivo-

luzione Francese, l’ostinazione deibarnabiti nel volere comunque fareritorno a Parigi sembra trovare una

spiegazione al di là dei consueti criteridomestici che paiono guidare l’espan-sione di un Ordine religioso. Del re-sto davvero difficile appare la com-prensione di tanta tenacia e sagacia,sacrificio e sprezzo del pericolo, sen-

za inerpicarsi tra le cime di quegliideali che allora scuotevano gli animi,capaci anche di anticipare i rintocchidell’orologio della storia!

Accadde, infatti, che ancora primadella sua professione solenne emes-

sa a Monza, lo stesso fondatore dellaComunità di Parigi, il conte russo Gre-gorio Petrovitch Schouvaloff (1804-1859; dopo la sua conversione alcattolicesimo nel 1843, entrò neibarnabiti nel 1856 prendendo il no-

me di Agostino) destinasse alla eri-genda comunità parigina una fortesomma di denaro, che continuò a es-sere corrisposta anche dopo la suamorte, benché in forma più ridottaa causa del concorso degli altri ere-di. Sempre nel suo testamento pub-blico, vergato di proprio pugno alCarrobiolo di Monza il 24 febbraio1857, ne indicava il motivo addi-tando il fascino della speranza checustodiva nel cuore: «Io desidero eprego che i religiosi della casa diParigi alla cui fondazione concorrocon questa mia disposizione, abbia-mo sempre in mira la conversionedei Russi scismatici che si troveran-no in detta città; e per scopo ulte-riore l’invio dei missionari in Russia,se tale sarà la volontà di Dio; e ciò(se le circostanze lo richiedessero ealla Congregazione convenisse) an-che in unione ad altri religiosi e sa-cerdoti».

Nel tempo il P. Schouvaloff conti-nuò ad essere l’anima della comuni-tà, al punto che molti Atti concer-nenti anche le diverse pratiche rela -tive all’acquisto di nuove case o anuove costruzioni, portano la sua fir-ma; del resto proprio a Parigi egli pub-blicò il suo famoso scritto: Ma con-version et ma vocation, tradotto poiin molte lingue. Qui visse fino all’ul-timo dei suoi giorni e, quando le suespoglie mortali furono sepolte nel ci-mitero parigino di Montparnasse, sivide ponervi un fiore – «per attingerenuovo ardore per l’impresa» – il con-fratello, sacerdote novello, P. CesareTondini de’ Quarenghi (1839-1907),destinato proprio alla capitale france-

TRA ODIO E MITEZZAI BARNABITI A PARIGI (1870-1871)«Quando tutto sembrava perduto, cominciava tutto quietamente una piega in meglio». Così ilPastor nella sua poderosa Storia dei papi, IV/2, p. 549, si accorgeva dei fermenti di lievitoevangelico ancora presenti tra le zolle rivoltate dalla Riforma/riforme della cinquecentescacoscienza cristiana europea. Se è vero che Historia magistra vitae est – sed non habet discipulos –nell’infuriare dei nefasti presagi che oggi inquietano la vita consacrata all’interno dellacomunione ecclesiale, dai barnabiti di una ottocentesca Parigi rivoluzionaria riecheggia ilmonito di un intrepido quanto paolino slancio apostolico all’insegna della mitezza della carità,ultima trincea di resistenza agli odi di ogni tempo.

particolare del testamento pubblico di Don Schouvaloff

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se per propagare l’Associazio-ne di preghiere; egli stesso pro-mise, chino sulla tomba delsuo grande amico scomparso,di promuovere quel suo piùvivo anelito: la riunione del-la Chiesa russa con la Chiesacattolica.

mauvais temps

Giovani religiosi dalle bellesperanze!, in tempi infausti…Per capirne le complessità nelloro contesto sociopolitico,sempre prezioso appare il ri-chiamo al romanziere ingle-se Charles Dickens che nel1854, con il suo capolavoro:Tempi difficili, da Manche-ster tratteggiava con destrez-za le tensioni che la questio-ne sociale presto avrebbe ac-ceso anche in Francia, allaluce del pensiero di Engelsulla condizione della classeoperaia.

Non mancava poi molto al-la guerra Franco-Prussiana,combattuta dal 19 luglio 1870al 10 maggio 1871, che rap-presentò il più importanteconflitto scoppiato nel conti-nente europeo tra le guerre napoleo-niche e la Grande guerra, e all’espe-rienza a Parigi de La Commune, dal18 marzo al 28 maggio 1871, quan-do prese il potere della città il gover-no socialista. Se la guerra Franco-Prussiana si concluse con la comple-ta vittoria della Prussia e dei suoialleati, ponendo le basi della crea-zione dell’Impero tedesco – al di quadelle Alpi il governo sabaudo appro-fittò della sconfitta francese, tradizio-nalmente posizionata a protezionedei territori pontifici, per conquistareRoma il 20 settembre 1870 – LaCommune, detta anche “la prima ri-voluzione proletaria”, fu duramenterepressa dalla politica tiranneggiantedel governo Thiers e dell’AssembleaNazionale, causando il massacro, inuna sola settimana, di ben 20.000cittadini.

Sullo sfondo di quei tragici eventi,l’idea centrale che si diffondeva consempre maggiore impeto rivendica-va l’ordine politico-civile-temporalee quello spirituale-religioso-sopran-naturale non solamente distinti ma

del tutto separati; lo Stato e la Chie-sa dovevano forzatamente procede-re per due vie parallele senza possi-bilità di incontro né di relazione.Una separazione che in tutte le na-zioni latine, Francia, Spagna, Porto-

gallo, Italia e in vari altri Sta-ti dell’America Latina, in rea-zione all’ancien régime si an-dava configurando come “osti-le”. Nel caso della Francia leconseguenze, come l’introdu-zione del matrimonio civile edel divorzio, l’incameramentodell’asse ecclesiastico, la lai-cizzazione della scuola, lasoppressione degli Ordini re-ligiosi, e, in qualche caso,l’espulsione del clero secolare,dopo la rivoluzione francesepresero corpo proprio nella se-conda metà dell’Ottocento,specialmente fra il 1880 e il1905.

La Provincia Francese

In questo contesto di ac-centuata fluttuazione ideo-logica – qui abbozzata soloper alcuni tratti – volgendoora lo sguardo all’aspettostrutturale della Congrega-zione dei Barnabiti riguar-dante la Francia, si osservacome tra il 1857 e il 1865 itre collegi di Parigi, Gien eAubigny facevano parte dellaProvincia Piemontese, ripri-

stinata nel 1826. Dal 1865 al 1877essi formarono una Pro Provincia.Nel 1877 fu eretta la Provincia Gal-lica, annettendo anche le missionidi Suède. Nel 1886 la ProvinciaGallica prese il nome di Provincia

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La Commune, Parigi 1871

La Commune ou la mort

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Gallo-Belgica (Franco-Belga),a motivo della Fondazione diMouscron. Nel 1903 vi furo-no annesse le fondazioni inBrasile.

Maison de Paris

Nel periodo qui considera-to naturalmente anche altrecomunità di barnabiti in Fran-cia e fuori vissero quei tragicimomenti, tra guerre e pesti-lenze, come la Scuola apo-stolica e il Collegio San Fran-cesco di Sales a Gien, il Col-legio di Bourges, la Casa dinoviziato di Aubigny-sur-Nè-re, la casa di Bruxelles, conricadute pure sulla spinta mis-sionaria in Svezia e in Norve-gia (cfr. P. Paolo Stub, P. Car-lo Moro, P. Paolo Fumagalli,P. Cesare Tondini), come inBrasile: ma, di fatto, l’espe-rienza vissuta nella capitalefrancese si rivelò di peculiare cru-dezza.4 novembre 1857. Primo Superiore

della casa di Parigi fu il P. MicheleMazzucconi. La comunità, formatada quattro padri barnabiti, quattrostudenti di teologia e un fra-tello, si insediò in una casapresa in affitto in rue Oudi-not, 4, sobborgo di Saint-Ger-main, aprendovi subito unapiccola cappella per i fedeli.Poco più tardi fu eretta la ca-sa di noviziato (il primo novi-zio sarà il napoletano FilippoMontuoro, poi parroco a Tori-no San Dalmazzo).1858. La comunità si trasfe-

rì in una casa più grande inrue Monsieur, 4, nello stessosobborgo di Saint-Germain,assieme alla sede del novizia-to e dello studentato (la casadi noviziato a partire dal1861 si trasferirà a Aubigny-Sur-Nère, che ospiterà CarloSchilling, convertito dal pro-testantesimo, fino all’espul-sione del 1880). La cappella,più spaziosa della preceden-te, aveva l’ingresso dedicatoda rue Babylone. Tra le altrecose, la comunità ospitò perdiversi mesi mons. GiovanniMontuori, vescovo napoleta-

no di Bovino, esiliato dall’Italia amotivo della Rivoluzione.4 febbraio 1864. I PP. Cesare Pian-

toni, Gerolamo Ferrari, Ignazio Pica,Cesare Tondini, Luigi Almerici, tuttiresidenti in rue Monsieur, 4, stipula-

rono un atto notarile per lafondazione di una Società ci-vile allo scopo di acquistaredei terreni.1865. La comunità acqui-

stò dalla famiglia Riant-Mi-gnon un terreno di 2000 mq.sito all’angolo tra rues Mon-ceau e Vezelay, costruendoviuna casa a tre piani e unagrande chiesa a tre navate, distile romanico, completatanel 1868 e dedicata all’Apo-stolo San Paolo; l’altare mag-giore venne consacrato dalnunzio mons. Chigi. Subitofurono promosse tutte le opereproprie della Congregazionee costituite l’Arciconfraterni-ta della Madonna della Divi-na Provvidenza e l’Adorazio-ne Riparatrice. All’internodella chiesa una bella statuadi Notre-Dame du Sacré-Co-eur, costellata di ex voto, eraoggetto di grande devozione.Tra le cerimonie religiose più

solenni, da sottolineare quella cele-brata in occasione della traslazioneda Roma del corpo di San Vincenzomartire, presieduta dal cardinale Gui-bert, arcivescovo di Parigi. Si susse-guirono i mandati dei Pro Provincia-

li P. Giuseppi Albini (1865-1867) e P. Alessandro Fossati(1867-1871).1870-71. Durante il Provin-

cialato del P. Francesco Caccia(1871-1874), terminò l’espe-rienza della Ambulance desPerès Barnabites.

La sua breve storia è rac-chiusa all’interno di una gros-sa busta custodita nell’Archi-vio storico di San Carlo aiCatinari in Roma – dal titolo:Provincia Francese e Barnabiticostruttori (Padri che faceva-no i muratori! a fine ’800) –,in un quaderno manoscrittodalla copertina nera: Siège deParis, 1870-1871, AMBULAN-CE, Rue Monceau 64. In essosi racconta di come la casavenne adibita ad infermeriadal 12 ottobre 1870 al 15 mar-zo 1871, tre giorni prima del-l’inizio de La Commune. Ilquaderno contiene tutte le in-formazioni riguardanti i rico-verati, dal numero della stan-za assegnata alla data di in-

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gresso e di uscita, dal loro no-me e cognome al motivo delricovero, fino alla descrizionepuntuale delle cure giornalie-re prestate.

Tutti venivano accolti senzadistinzione, civili e militari.Furono cu rate in tutto cin-quanta persone, giovani inprevalenza, tutte dimesse ec-cetto sei, che morirono in ca-sa. Fra le cause del ricovero sicontava soprattutto: febbre,nevralgie, blocchi intestinali,angina pectoris, bronchiti,malnutrizione e denutrizio-ne. Fra i ricoverati – a nomedi tutti – se ne ricorda quiuno solo: Carton Emile, di 23anni, nato a Cambrai (Nord),della 3 Batteria, 1 Reggimen-to di Artiglieria, Guardia mo-bile, ricoverato per anginapectoris e imbarazzo gastrico,mai curato precedentemente;entrato il 18 ottobre 1870 fudimesso il 26 dello stesso me-se, dopo avere ricevuto le se-guenti cure: gargarismi, ma-gnesia, infusioni di camomilla,tisane, cibo. Oltre al lavoroinfermieristico svolto in casa,contemporaneamente alcunipadri lavoravano come cap-pellani negli avamposti o visi-tavano i feriti nelle altre infer-merie improvvisate del quar-tiere. Si mangiava allora panedi segala e carne di cavallo,sempre in quantità razionata.Durante questo periodo, i fe-derati occuparono anche lacasa, sotto il pretesto di cer-care delle armi; in verità cer-cavano del vino, e, non aven-dolo trovato, se ne andaronoalquanto contrariati.

Da ricordare poi come du-rante la guerra del 1870 fu fat-to prigioniero dai Prussiani ilP. Lèonard Pariset, anzianoparroco di Croissy (diocesi diVersailles), poi entrato nellaCongregazione dei Barnabiti,come oblato, nel 1875, al-l’età di 71 anni. Il 14 dicem-bre 1872 morì in comunità ilP. Louis Thomasset, il 24 Aprile1875 il Fratello Hean-BaptisteKeller (per un infortunio occor-sogli lavorando nella chiesa)e il 7 febbraio 1875 il P. Fran-

cesco Caccia. Seguirono i man-dati dei Provinciali P. LuigiFerrari (1874-1877) e P. Bene-detto Nisser (1877-1880).16 ottobre 1880. Provincia-

le P. Luigi Ferrari (1880-1885;1886-1891). La chiesa fu chiu-sa d’autorità e i sacerdoti stra-nieri espulsi e costretti ad ab-bandonare il suolo franceseentro 24 ore, gli altri vennerodispersi. Si permise a soli duebarnabiti di rimanere comecustodi della casa, ottenendo,qualche mese dopo, la riaper-tura della chiesa. Le condi-zioni non migliorarono e, av-visati da qualche voce amicache il Governo avrebbe pre-sto espropriato le loro pro-prietà, i barnabiti, in accordocon l’Arcivescovo, il Nunzioe il Santo Padre, decisero divendere il suolo e addiritturadi demolire la chiesa, traspor-tando tutti i mobili e gli og-getti sacri alla Basilica del Sa-cro Cuore a Montmartre, inparte donati e in parte lasciatiin custodia.1883. I padri dispersi conti-

nuarono in sordina – comepotevano – le loro opere apo-stoliche, riunendosi in comu-nità al quinto piano di unacasa affittata in piazza duRoule (Faubourg St-Honoré),senza cappella pubblica.1884. Non dandosi per vin-

ti, per potere acquistare unacasa a tre piani, con a fiancouna cripta per adattarla a fu-tura cappella, i padri feceroricorso al consueto “grimal-dello” della costituzione diuna società civile; et voilà la“Societé immobilière de la rueLegendre”. In questo periodoera Provinciale il P. EnricoAbbondati (1885-1886).1889. Tutto sembrava proce-

dere con maggiore tranquilli-tà durante il provincialato delP. Ignazio Pica (1889-1895) alpunto che, trattenendo il fia-to, la cripta poté essere aper-ta ai fedeli.1896. Sostenuti dal Provin-

ciale P. En rico Abbondanti(1895-1898), sulla cripta eres-sero una grande chiesa nuova-mente dedicata all’Apostolo

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archivio storico di San Carlo ai Catinari, AMBULANCE

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Paolo, di stile romanico come la pre-cedente, ma, per motivi prudenziali,questa volta di una sola navata. Pro-prio al suo interno si celebrò solen-nemente la canonizzazione di San-

t’Antonio M. Zaccaria, avvenuta aRoma il 27 maggio 1897. Alle opereabituali si aggiunse L’Ora mensile diadorazione per gli uomini soli (un’ini-

ziativa quest’ultima di grande rile-vanza per quel tempo, visto che, cu-riosamente, i Frati Minori Conventua-li della Basilica di Sant’Antonio diPadova hanno quest’anno istituito il

“Sant’Antonio casamenteiro”, un in-contro rivolto a tutti coloro che “sin-gle” hanno un’età compresa tra i 20ed i 50 anni). Provinciali furono P. Al-

fonso Mattioli (1898-1901) e P. EnricoAbbondati (1901-1904).1901. Presentata la domanda per

continuare a risiedere a Parigi, la lororichiesta fu respinta.1903. La chiesa venne posta sotto

sequestro e i padri per molti mesi fu-rono costretti a celebrare nel parlato-rio o in giardino. Per non avere libe-rato la casa, i barnabiti vennero con-vocati dalla polizia e multati. I fedeline presero le difese dando luogo amanifestazioni pubbliche. Il tribuna-le, riconosciuto il sotterfugio dellacostituzione della società civile, lasoppresse. Dopo varie proteste deipadri, essi dovettero comunque ab-bandonare tutto, dividendosi in duegruppi in due piccoli appartamenti,uno situato in rue de Rome e l’altroin rue Monceau, mendicando un ser-vizio pastorale nelle parrocchie vici-ne e la direzione spirituale di comu-nità religiose amiche. Era Provincialeil P. Ignazio Pica (1904-1907).1907. La casa e la chiesa furono ce-

dute dai liquidatori giudiziali a deisacerdoti scismatici e la chiesa venneprofanata da cerimonie sacrileghe. Icattolici del quartiere di nuovo prote-starono energicamente finché tuttol’immobile fu venduto per la cifra di723.000 franchi, la chiesa acquistatadall’Arcivescovo, che la trasformò po-co dopo in una parrocchia, e la casadata al parroco. Fiat.

Souvenirs de Famille

Scorrendo i fogli impolverati di que-sta sofferta storia e rileggendo queiSouvenirs de Famille 1857-1907, pub-blicati dal P. Ignazio Pica nel 1907per i novizi e aspiranti della Provin-cia Franco-Belga, in occasione deicinquant’anni della rinascita dei Bar-nabiti in Francia, riemerge nell’ani-mo la bellezza di uno zelo religiosocapace di dare voce – al di là delletante sofferte e umilianti débâcles –alla forza della mitezza come ultimatrincea all’odio!

In condizioni quasi disperate, quelmanipolo di barnabiti di Francia,umiliati e perseguitati, non trovarononiente di meglio che reagire seguen-do “alla disperata” i passi di Cristonella dedicazione a molteplici inizia-tive, alcune già evidenziate, comel’Arciconfraternita della Madonna del-la Divina Provvidenza, l’Adorazio-

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Collège S. Paul à Paris, bilancio entrate e uscite 1° ottobre 1857-1° aprile1859, particolare, le entrate (vedi P. Schouvaloff)

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ne Riparatrice, L’Ambulance,L’Ora mensile di adorazioneper gli uomini soli, ecc., ac-canto ad altre e innovativeopere caritatevoli, per esem-pio: i feriti, i militari e gli ita-liani, nel primo periodo, e imilitanti cristiani e i giovaninel secondo.L’Opera dei militari. Un

apostolato importante chesi configurava nella veste diCappellani militari, celebran-do per loro la messa dome-nicale e anche settimanale eproponendo un percorso dipreghiera e di spiritualità.L’opera degli italiani. Crea-

ta a favore degli operai ita-liani, allora molto numerosia Parigi. I barnabiti teneva-no delle riunioni mensileserali e al mattino davanocatechismo ai loro figli e lipreparavano alla prima co-munione presieduta dal Nun-zio. Li aiutavano nel disbrigo dellepratiche burocratiche e si prendeva-no cura soprattutto dei più poveri.

Nella casa della comunità fu alle-stita per loro una speciale Confe-renza di San Vincenzo de’ Paoli. A

questa opera si dedicòin particolare il P. Pao-lo Ranuzzi.L’Opera dei militanti

cristiani. Fondata in ave-nue de Clichy, nella ca-sa chiamata Casino desCharmettes, dove unodei padri teneva ognisettimana una confe-renza.L’Opera delle perso-

ne giovani.

Conclusione

Che dire? Un monito– ad perpetuam rei me-moriam – ai barnabitiogni epoca affinchéproprio nei momentipiù aridi e sconsolantidel proprio ministerosacerdotale cerchino divivere ancora più in-tensamente la propriaconsacrazione religio-sa di figli di San Paolo,stringendo i denti, peressere non tanto buoniamministratori dei be-ni e delle opere della

Congregazione o della Chiesa (ma-nager in erba…), quanto preparatimaestri, ferventi pastori d’anime,credibili testimoni del Vangelo, sen-za vanto alcuno: «Siamo servi inuti-li. Abbiamo fatto quanto dovevamofare» (Lc 17,10). A questo già ave-va messo in guardia Sant’AntonioM. Zaccaria quando si scagliavaproprio contro quello “spirito pro-prietario” che poteva annidarsi neimembri di una comunità nell’ammi-nistrare i beni comuni, andandoben oltre quel tenere qualcosina dinascosto in camera o quel malcela-to proposito di volere fare solo lapropria volontà.Nihil sub sole novum (Qo 1,9) vi-

sto che: «Per aprire il cuore degli altri ed invitare alla conversione ser-vono mitezza, umiltà e povertà, se-guendo i passi di Cristo, non bi-sogna credersi superiori o cercarequalche interesse umano» (PapaFrancesco, 7 febbraio 2019, omeliatenuta a Santa Marta). Mitezza,umiltà e povertà, per seguire la Pa-rola di Cristo che agisce nella storiae la trasforma dal di dentro guidan-do il cammino della sua Chiesa edei Barnabiti negli orizzonti deicontesti storici e delle modifichedelle relazioni di potere che inau-gurano.

Filippo Lovison

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progetto di chiesa

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