ROMA - San Giovanni Rotondo e VOLTI... · ghiera di Padre Pio e ai dipendenti di ... Raffaele...

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ROMA 19 febbraio · 2016 OMMARIO Anno VI - n. 6 SOMMARIO L a nostra Chiesa Diocesana si è recata lo scorso 6 febbra- io in pellegrinaggio a Roma per il Giubileo della Miseri- cordia in occasione dell’ostensione delle reliquie di San Pio da Pietrelci- na nella basilica Vaticana. In piazza San Pietro, papa Francesco ha con- cesso un’udienza speciale ai fedeli della nostra Arcidiocesi di Manfre- donia – Vieste – San Giovanni Ro- tondo, agli aderenti ai Gruppi di Pre- ghiera di Padre Pio e ai dipendenti di Casa Sollievo della Sofferenza. Il pellegrinaggio è stato presiedu- to dal nostro arcivescovo mons. Mi- chele Castoro che è anche Presidente della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza e Direttore generale dei Gruppi di Preghiera di San Pio da Pietrelcina. Giubileo dell’Arcidiocesi con s. Pio a Roma pagg. 1-5 Vita e Famiglia pag. 6 Quaresima pag. 7 In Africa sui sentieri delle Beatitudini pag. 8 In India sui sentieri delle Beatitudini pag. 9 Ricerche e studi su s. Lorenzo Maiorano pag. 10 L’annuale Festa di s. Lorenzo Maiorano pag. 11 Libri pag. 12 Comunicazioni Sociali pag. 14 Ecclesia in Gargano pagg. 15-20 PAPA FRANCESCO ALLA NOSTRA ARCIDIOCESI : Che chiunque venga nella vostra bella terra – io ho voglia di andarci! – possa trovare anche in voi un riflesso della luce del Cielo! Vi ringrazio, e vi chiedo per favore di non dimenticarvi di pregare per me. GrazieL’ARCIVESCOVO MICHELE CASTORO AL PAPA: Grazie, Padre Santo, per questo incontro… Benedite noi, le nostre famiglie, i nostri anziani, i nostri ammalati, i nostri giovani… Papa Francesco, vi aspettiamo a San Giovanni Rotondo! Papa Francesco, vi vogliamo un mondo di bene!” GIUBILEO di CHIESA DIOCESANA, GRUPPI di PREGHIERA di S. PIO, CASA SOLLIEVO della SOFFERENZA

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Anno VI - n. 6

SOMMARIO

La nostra Chiesa Diocesana si è recata lo scorso 6 febbra-io in pellegrinaggio a Roma per il Giubileo della Miseri-

cordia in occasione dell’ostensione delle reliquie di San Pio da Pietrelci-na nella basilica Vaticana. In piazza San Pietro, papa Francesco ha con-cesso un’udienza speciale ai fedeli della nostra Arcidiocesi di Manfre-donia – Vieste – San Giovanni Ro-tondo, agli aderenti ai Gruppi di Pre-ghiera di Padre Pio e ai dipendenti di Casa Sollievo della Sofferenza.

Il pellegrinaggio è stato presiedu-to dal nostro arcivescovo mons. Mi-chele Castoro che è anche Presidente della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza e Direttore generale dei Gruppi di Preghiera di San Pio da Pietrelcina.

Giubileo dell’Arcidiocesi con s. Pio a Roma pagg. 1-5Vita e Famiglia pag. 6Quaresima pag. 7In Africa sui sentieri delle Beatitudini pag. 8In India sui sentieri delle Beatitudini pag. 9Ricerche e studi su s. Lorenzo Maiorano pag. 10L’annuale Festa di s. Lorenzo Maiorano pag. 11Libri pag. 12 Comunicazioni Sociali pag. 14 Ecclesia in Gargano pagg. 15-20

PAPA FRAncescO AllA nOstRA ARcidiOcesi: “Che chiunque

venga nella vostra bella terra – io ho

voglia di andarci! – possa trovare

anche in voi un riflesso della luce del Cielo! Vi ringrazio, e vi chiedo per favore di non dimenticarvi di pregare per me. Grazie”

l’ARcivescOvO Michele cAstORO Al PAPA:“Grazie, Padre Santo,

per questo incontro… Benedite noi,

le nostre famiglie, i nostri anziani, i nostri ammalati, i nostri giovani… Papa Francesco, vi aspettiamo a San Giovanni Rotondo! Papa Francesco, vi vogliamo un mondo di bene!”

GiUBileO di chiesA diOcesAnA, GRUPPi di PReGhieRA di s. PiO,

cAsA sOllievO della sOFFeRenZA

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6 [Giubileo a Roma]

Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni RotondoAnno VI - n. 6 del 19 febbraio 2016Iscritto presso il Tribunale di Foggia al n. 13/2010del Registro Periodici - Cronologico 1868/10del Registro Pubblico della StampaDirettore responsabileAlberto CAvAllini

RedazioneUfficio per le Comunicazioni Sociali dell’ArcidiocesiVia s. Giovanni Bosco n. 41/b - Tel 0884.581899 71043 Manfredoniae-mail: [email protected] [email protected] foto pubblicate appartengono all’archivio fotografico dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi

Hanno collaborato a questo numero: Stefano Campanella, Michelangelo Mansueto, Antonio Stuppiello, Giovanni Chifari, Gerolamo Fazzini, Giuseppe Barracane,

Raffaele Antonio De Feudis, Matteo Di Sabato, Michele Lauriola, Tiziano Samele, Angelo e Angela Trotta, Domenico Trotta e Nicoletta Gellotto-Gentile, Giuseppe Sarcina e Floriana Valerio, Michele Selvaggio e Mariagrazia Vecera, Antonia Palumbo, Pasquina Tomaiuolo, Maria Chiara Bavaro,Tina Guerra.

Il periodico VOCI e VOLTI è iscritto alla

Stampa:Grafiche Grilli - Via Manfredonia Km 2,200 - 71121 Foggia

Il giornale diocesano VOCI e VOLTI può essere letto in formato elettronico o scaricato dall’home page del sito della nostra Arci-diocesi: www.diocesimanfredoniaviestesangiovannirotondo.itQuesto numero è stato chiuso in redazione il 15 febbraio 2016.

V O C I E V O L T I

I contributi e le riflessioni a pubblicarsi nel prossimo numero di VOCI e VOLTI che uscirà venerdì 18 marzo 2016, per motivi tecnici, devono per-venire in redazione per e-mail , entro e non oltre martedì 8 marzo 2016.

Beatissimo Padre,il Popolo di Padre Pio Vi ac-clama e Vi saluta con affet-to e devozione grande!

Grazie papa Francesco!Grazie per il Giubileo della Miseri-cordia.Grazie per aver voluto il corpo di Pa-dre Pio accanto al sepolcro dell’Apo-stolo Pietro.Grazie per averci accolto in questa piazza.Qui ci sono i Gruppi di preghiera di Padre Pio, provenienti da tutto il mondo: sono i figli spirituali del San-to Frate cappuccino che, ancorati sal-damente alla roccia della Chiesa, si sforzano di vivere in ogni angolo del-la terra la spiritualità del Vangelo.Vivai di fede e focolai d’amore, co-si li definì Padre Pio. Essi hanno il compito di pregare per il Papa, per la Chiesa e per la pace nel mondo.

In piazza, c’è anche la grande Fami-glia Casa Sollievo della Sofferenza, l’Opera di Padre Pio, con dirigenti, medici, infermieri e personale. Ci so-no anche alcuni ammalati.Quanti per motivi di salute, non sono qui, ci stanno seguendo e sono uniti a noi attraverso la televisione.Casa Sollievo è l’Ospedale fondato da Padre Pio, oggi polo sanitario cattoli-co, rinomato Istituto di ricerca scien-tifica, ma è anche, per dirla con le parole di Vostra Santità, un Ospe-dale da campo dove si accolgono so-relle e fratelli ammalati, provenien-ti da ogni dove, che ricevono cura medica, assistenza religiosa e frater-na ospitalità. Tempio di scienza e di preghiera: così l’ha voluto Padre Pio, una casa per il sollievo dei sofferenti.Ad accompagnare l’urna con i resti mortali di San Pio da Pietrelcina, ci sono anche i fedeli di Manfredonia –

Vieste – San Giovanni Rotondo, una Chiesa impegnata a testimoniare il Vangelo sul Gargano secondo le di-rettive della Evangelii Gaudium, con numerosi sacerdoti, religiosi e reli-giose intenti a vivere con coerenza di vita la loro missione.Ci sono anche diversi giovani semi-naristi, che con gioia vanno com-piendo il loro percorso formativo.Grazie, Padre Santo, per la luce che ci viene ogni giorno dal Vostro Ma-gistero e dalla Vostra esemplare te-stimonianza.

indirizzo di saluto dell’Arcivescovo Michele castoro a Papa Francesco

Grazie per questo incontro. Siamo pronti ad ascoltare la Vostra parola.È la parola dell’Apostolo che illumi-nerà il nostro cammino In questo Anno Santo Straordinario.Benedite noi, le nostre famiglie, i no-stri anziani, i nostri ammalati, i no-stri giovani.Papa Francesco, vi aspettiamo a San Giovanni Rotondo!Papa Francesco, vi vogliamo un mondo di bene!

Il s. Padre Francesco, durante l’udienza giubilare dello scorso 6 febbraio, su richiesta dell’arcivescovo mons. Michele CASTORO, ha benedetto la prima pietra della erigenda chiesa parrocchiale intitolata a s. Pio che a breve sorgerà nel quartiere ovest di Manfredonia. Il rito della posa di questa prima pietra sarà celebrato a breve dall’Arcivescovo, alla presenza di fedeli e autorità civili.

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discorso del santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buon-giorno!Vi do il mio benvenuto – ve-do che siete molto numerosi!

– e ringrazio Monsignor Castoro per le parole che mi ha indirizzato. Rivolgo un saluto a tutti voi, che venite da diversi Paesi e regioni, uniti da grande affet-to e gratitudine verso san Pio da Pie-trelcina. Gli siete molto grati, perché vi ha aiutato a scoprire il tesoro della vita, che è l’amore di Dio, e a sperimentare la bellezza del perdono e della misericor-dia del Signore. E questa è una scienza che dobbiamo imparare tutti i giorni, perché è bella: la bellezza del perdono e della misericordia del Signore.Possiamo proprio dire che Padre Pio è stato un servitore della misericordia. Lo è stato a tempo pieno, praticando, tal-volta fino allo sfinimento, “l’apostolato dell’ascolto”. È diventato, attraverso il ministero della Confessione, una carez-za vivente del Padre, che guarisce le fe-rite del peccato e rinfranca il cuore con la pace. San Pio non si è mai stancato di accogliere le persone e di ascoltarle, di spendere tempo e forze per diffondere il profumo del perdono del Signore. Po-teva farlo perché era sempre attaccato alla fonte: si dissetava continuamente da Gesù Crocifisso, e così diventava un canale di misericordia. Ha portato nel cuore tante persone e tante sofferenze, unendo tutto all’amore di Cristo che si è donato «fino alla fine» (Gv 13,1). Ha vis-suto il grande mistero del dolore offerto per amore. In questo modo la sua picco-la goccia è diventata un grande fiume di misericordia, che ha irrigato tanti cuo-ri deserti e ha creato oasi di vita in mol-te parti del mondo.Penso ai gruppi di preghiera, che san Pio ha definito «vivai di fede, focolai d’amore»; non solo dei centri di ritrovo per stare bene con gli amici e consolar-si un po’, ma dei focolai di amore divino. Questo sono i gruppi di preghiera! La preghiera, infatti, è una vera e propria

missione, che porta il fuoco dell’amore all’intera umanità. Padre Pio disse che la preghiera è una «forza che muove il mondo». La preghiera è una forza che muove il mondo! Ma noi crediamo que-sto? È così. Fate la prova! Essa – aggiun-se – «spande il sorriso e la benedizione di Dio su ogni languore e debolezza» (2° Convegno internazionale dei gruppi di preghiera, 5 maggio 1966).La preghiera, allora, non è una buo-na pratica per mettersi un po’ di pace nel cuore; e nemmeno un mezzo devo-to per ottenere da Dio quel che ci serve. Se fosse così, sarebbe mossa da un sot-tile egoismo: io prego per star bene, co-me se prendessi un’aspirina. No, non è così. Io prego per ottenere questa cosa. Ma questo è fare un affare. Non è così. La preghiera è un’altra cosa, è un’altra cosa. La preghiera, invece, è un’opera di misericordia spirituale, che vuole por-tare tutto al cuore di Dio. “Prendi Tu, che sei Padre”. Sarebbe così, per dirlo in maniera semplice. La preghiera è dire: “Prendi Tu, che sei Padre. Guardaci Tu, che sei Padre”. È questo rapporto con il Padre. La preghiera è così. È un dono di fede e di amore, un’intercessione di cui c’è bisogno come del pane. In una paro-la, significa affidare: affidare la Chiesa, affidare le persone, affidare le situazio-ni al Padre – “io ti affido questo” – per-ché se ne prenda cura. Per questo la pre-ghiera, come amava dire Padre Pio, è «la migliore arma che abbiamo, una chia-ve che apre il cuore di Dio». Una chia-ve che apre il cuore di Dio: è una chia-ve facile. Il cuore di Dio non è “blinda-to” con tanti mezzi di sicurezza. Tu puoi aprirlo con una chiave comune, con la preghiera. Perché ha un cuore d’amore, un cuore di padre. È la più grande for-za della Chiesa, che non dobbiamo mai lasciare, perché la Chiesa porta frutto se fa come la Madonna e gli Apostoli, che erano «perseveranti e concordi nel-la preghiera» (At 1,14), quando aspet-tavano lo Spirito Santo. Perseveranti e

concordi nella preghiera. Altrimenti si rischia di appoggiarsi altrove: sui mez-zi, sui soldi, sul potere; poi l’evangeliz-zazione svanisce e la gioia si spegne e il cuore diventa noioso. Voi volete avere un cuore noioso? [La gente: “No!”] Vole-te avere un cuore gioioso? [“Sì!”] Prega-te! Questa è la ricetta.Mentre vi ringrazio per il vostro impe-gno, vi incoraggio, perché i gruppi di preghiera siano delle “centrali di mise-ricordia”: centrali sempre aperte e atti-ve, che con la potenza umile della pre-ghiera provvedano la luce di Dio al mon-do e l’energia dell’amore alla Chiesa. Pa-dre Pio, che si definiva solo «un povero frate che prega», scrisse che la preghie-ra è «il più alto apostolato che un’ani-ma possa esercitare nella Chiesa di Dio» (Epistolario II, 70). Siate sempre aposto-li gioiosi della preghiera! La preghiera fa dei miracoli. L’apostolato della pre-ghiera fa miracoli.Accanto all’opera di misericordia spiri-tuale dei gruppi di preghiera, san Pio ha voluto una straordinaria opera di mise-ricordia corporale: la “Casa Sollievo del-la Sofferenza”, inaugurata sessanta an-ni fa. Egli desiderò che non fosse soltan-to un eccellente ospedale, ma un «tem-pio di scienza e di preghiera». Infatti, «gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più di una cura solo tecnica-mente corretta. Hanno bisogno di uma-nità. Hanno bisogno dell’attenzione del cuore» (Benedetto XVI, Enc. Deus cari-tas est, 31). È tanto importante questo: curare la malattia, ma soprattutto pren-dersi cura del malato. Sono due cose di-verse, e tutt’e due importanti: curare la malattia, ma prendersi cura del malato. Può succedere che, mentre si medicano le ferite del corpo, si aggravino le feri-te dell’anima, che sono più lente e spes-so difficili da sanare. Anche i moribon-di, a volte apparentemente incoscienti, partecipano alla preghiera fatta con fe-de vicino a loro, e si affidano a Dio, alla sua misericordia. Io ricordo la morte di

un amico prete. Era un apostolo, un uo-mo di Dio. Ma era in coma da tempo, da tempo… I medici dicevano: “Non si sa come ancora riesca a respirare”. Entrò un altro amico prete, si avvicinò a lui e gli parlò. Lui sentiva. “Lasciati porta-re dal Signore. Lasciati andare avanti. Abbi fiducia, affidati al Signore”. E con queste parole, lui si lasciò andare in pa-ce. Tanta gente ha bisogno, tanti mala-ti, che si dicano loro parole, che si diano carezze, che diano loro forza per porta-re avanti la malattia o andare incontro al Signore. Hanno bisogno che li si aiu-ti a fidarsi del Signore. Sono tanto gra-to a voi e a quanti servono gli ammala-ti con competenza, amore e fede viva. Chiediamo la grazia di riconoscere la presenza di Cristo nelle persone infer-me e in coloro che soffrono; come ripe-teva Padre Pio, «il malato è Gesù». Il ma-lato è Gesù. È la carne di Cristo.Desidero anche rivolgere un augurio particolare ai fedeli dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Ro-tondo. San Giovanni Paolo II disse che «chi si recava a San Giovanni Rotondo per partecipare alla Messa, per chie-dere consiglio o confessarsi da Padre Pio, scorgeva in lui un’immagine viva del Cristo sofferente e risorto. Sul vol-to di Padre Pio risplendeva la luce del-la risurrezione» (Omelia per la beatifi-cazione di P. Pio da Pietrelcina, 2 mag-gio 1999: Insegnamenti XXII, 1 [1999], 862). Che chiunque venga nella vo-stra bella terra – io ho voglia di an-darci! – possa trovare anche in voi un riflesso della luce del Cielo! Vi rin-grazio, e vi chiedo per favore di non dimenticarvi di pregare per me. Gra-zie.Tutti insieme preghiamo, bussiamo al-la porta del cuore di Dio che è Padre di misericordia: Padre nostro…E noi non siamo una Chiesa orfana: ab-biamo una madre. Preghiamo nostra madre, preghiamo nostra madre. Ave o Maria…

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6 [Giubileo a Roma]

Siamo stati immersi in un ma-re di colori e di volti che han-no ornato ancor più la già bel-la piazza s. Pietro, in attesa

del Papa che ha concesso un’udienza speciale alla nostra Arcidiocesi che ha accompagnato in Roma le reliquie del corpo di s. Pio, l’umile frate cappucci-no del Gargano, un nostro compaesano, un nostro compatrono. Pullman, treni, mezzi propri: c’era tutto il Gargano as-sieme a fedeli e aderenti ai Gruppi di Preghiera di s. Pio, movimenti, associa-zioni, gruppi, famiglie, e singoli fedeli da ogni dove. È stato riunito un popolo che ha espresso gioia e affetto a s. Pio, al Pontefice, all’Arcivescovo; un popolo convocato; un popolo che ha voluto ‘es-serci’ per testimoniare con determina-zione la propria fede e sentirsi Chiesa. È stata una splendente testimonianza, un evento che abbiamo vissuto insieme e che è destinato a segnare la storia del-la nostra millenaria Chiesa sipontino-garganica, ricca di santi testimoni della fede. Abbiamo fatto il nostro Giubileo, accompagnati da s. Pio, ammirevole te-stimone della Misericordia di Dio per

Sicuramente è stato tra i mo-menti più attesi di questo Giubileo della Misericordia, la presenza in Roma delle re-

liquie di s. Pio da Pietrelcina, esposte, assieme a quelle di s. Leopoldo Man-dic, nelle basiliche di s. Lorenzo fuori le Mura e di s. Pietro in Vaticano, davanti all’Altare della Confessione. Dalla nostra Arcidiocesi sono arrivati a Roma ben 2200 pellegrini guidati da 25 sacerdoti e ben 2000 tra dipendenti e familiari di Casa Sollievo e delle Azien-de dell’Opera di s. Pio, guidati dai Frati Cappuccini. Mentre da tutta Italia altri 30.000 fedeli aderenti ai Gruppi di pre-ghiera di s. Pio. È stata una grande fe-sta di popolo che non si è più potuta te-nere nell’Aula Nervi, come in preceden-za programmato, ma in piazza s. Pietro, stretti tutti intorno al Papa.Il p. Marciano Morra, confratello di P. Pio che insieme a Lui è vissuto nel Con-vento dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo, ha ricordato alla Radio Vatica-na la figura e il ministero del santo fra-te del Gargano che trascorreva intermi-nabili ore nel confessionale: nel solo an-no prima della morte si stima che padre Pio abbia confessato ben 50mila perso-ne! Egli è un santo molto popolare per-ché è stato ed è, ha sottolineato p. Mar-ciano, “… come un papà di famiglia che ama i suoi figliuoli e fa sì che essi si com-portino bene, dando buoni insegnamenti … non è il santo che sta in Cielo per fatti suoi … no! È il santo che ancora oggi vive in mezzo al popolo, vive per il popolo …”Possiamo senza meno dire che s. Pio non è stato un eroe greco. Anch’Egli — secondo una bella espressione desunta dagli scritti del monaco Andre Louf — ha imparato che la santità è un dono ricevuto a partire da «un’ascesi nel-la povertà e nella debolezza». La sua vicenda umana così fortemente legata al suo corpo stimmatizzato e a quello

L’Opera del cuore di Padre Pio, Casa Sollievo e Gruppi di Preghiera, per la prima volta dinanzi a Papa Fran-

cesco. Negli occhi del Pontefice sono di certo riaffiorati i ricordi dei Gruppi di preghiera di Padre Pio di Buenos Ai-res che Egli, come arcivescovo, poté in-contrare diverse volte. In una di que-ste occasioni, alla presenza di una de-legazione di Casa Sollievo, volle infor-marsi sulla natura di questi gruppi, e chiese se fossero solo di orazione o an-che operativi? Fu molto contento di sa-pere che i Gruppi presentavano una sin-tesi equilibrata tra entrambe le dimen-sioni. Dalla preghiera, dalla dimensio-ne contemplativa, scaturisce il servi-zio, passando però per l’Eucarestia in attento ascolto dell’insegnamento di Pa-dre Pio, delle indicazioni che Egli stes-so volle dare ai primissimi gruppi di fe-deli che si riunivano per pregare, regi-striamo la presenza della Parola di Dio. Padre Pio stesso offriva brevi commen-ti ai salmi o alle lettere dell’Apostolo e così la preghiera era come purificata ed educata dalla Parola. Poi c’era la centra-lità dell’Eucarestia. È inutile dire quan-to fosse importante per Padre Pio. Solo aprendosi alla conoscenza del dono di grazia che viene offerto mediante l’Eu-carestia si può vivere il senso del servi-zio. Papa Francesco ci ha donato parole semplici e illuminanti. Certamente Egli conta sulla preghiera di questo esercito di intercessori che sente come propria vocazione primaria quella di pregare

Un mare di colori vivissimi in piazza s. Pietro

Antonia Palumbo

tutta la sua esistenza, che ha trascorso gran parte delle sue giornate, per ore ed ore, a confessare e a dispensare la divi-na Misericordia, accogliendo e confor-tando i peccatori e aiutando tutti a ritro-vare fiducia nel Padre Misericordioso e pace nell’anima.È stato un giorno memorabile quel sa-bato 6 febbraio, accolti da papa France-sco che in s. Pio ha visto un testimone di Misericordia: tanta festa, tanti propo-siti, tanta preghiera e tanta gioia nella celebrazione eucaristica in s. Pietro con l’urna delle reliquie di s. Pio intronizza-te davanti all’altare della Confessione. Una giornata lunga e faticosa, ma piena di gioia e di serenità che segnerà a lun-go la storia della nostra terra.A tutti noi pellegrini con s. Pio a Roma, dopo aver varcato la Porta santa, rice-vuto il sacramento della Riconciliazio-ne e partecipato alla divina Liturgia Eu-caristica, non resta che continuare a ri-flettere sulla Misericordia, guidati dal grande campione della divina Miseri-cordia che è stato s. Pio e continuare a compiere gesti e opere di Misericordia verso tutti.

Padre Pio, santo del popolo

Alberto Cavallini

di tanti fratelli ammalati, stimmatizza-ti in modo altro, ci ricorda da una parte la necessità di integrare la memoria ‘de-vota’ con la memoria ‘storica’ senza sot-trarre l’uomo Francesco Forgione alla sua complessità, e dall’altra il dovere di non mai dimenticare di tenere presente e comprendere una volta in più, il gran-de Mistero dell’Incarnazione e cosa si-gnifica che Dio si è fatto carne e si è raccontato in Gesù di Nazareth, evi-tando alcune biografie nelle quali non è infrequente assistere a un’operazio-ne oleografica che spoglia il Personag-gio amato della sua umanità. Il pellegrinaggio delle reliquie di P. Pio è stato momento di riflessione per sa-cerdoti, frati, fedeli, su tutto questo e in particolare sulla strada che il Frate santo del Gargano, amato e conosciuto in tutto il mondo, ha percorso alla se-quela di Gesù. Una strada di ‘novità di vita’ che anche tutti noi siamo chiamati a battere in quanto ‘consepolti con Cristo’!

l’Opera di Padre Pio in udienza da Papa Francesco

Giovanni Chifari

per le intenzioni della Chiesa e a soste-gno e servizio di un’Opera della divi-na misericordia che forma un tuttuno proprio con i Gruppi, Casa Sollievo del-la Sofferenza.L’intuizione di Padre Pio si può infatti considerare come un’opera di miseri-cordia che professa un’antropologia in-tegrale nel senso biblico del riferimen-to: corpo, anima e Spirito. Come Padre Pio volle precisare nei suoi discorsi ri-feriti alla “Casa”, quest’Opera non si ri-volge solo ai corpi ma anche alle ani-me, e trova nell’ascolto docile della vo-ce dello Spirito quel di più che le con-sente di testimoniare la propria diffe-renza cristiana. Due le coordinate spi-rituali che in tal senso risultano impre-scindibili e decisive: Cristo e la Chiesa. Dalla centralità di Cristo vissuta nell’e-sperienza biografico-spirituale del San-to di Pietrelcina al servizio all’ammala-to povero e sofferente che si inserisce nel solco della tradizione caritatevole della Chiesa. Ma anche un’Opera che proprio a motivo di quest’ancoramen-to diviene sorgente di nuovi percorsi e sviluppi, si pensi alla ricerca scientifi-ca, che si pongono a servizio dell’uma-nità sofferente.Generata dalla Provvidenza ma affida-ta all’impegno fecondo dei servitori e collaboratori, l’Opera di Padre Pio, Ca-sa Sollievo e Gruppi, con grande gioia e trepidazione ha vissuto questo even-to di grazia nel tempo giubilare che se-gna anche il significativo anniversario del sessantesimo di inaugurazione.

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6[Giubileo a Roma]

Si chiamerà “Casa Papa Francesco. Padre Pio per le famiglie dei migranti”, sarà realizzata a San Gio-

vanni Rotondo e offrirà ospitalità a cinque famiglie di profughi sen-za fissa dimora che ne avranno biso-gno. È il dono che, idealmente, i Fra-ti Minori Cappuccini della Provin-cia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio hanno voluto fare al Santo Pa-dre come segno concreto per ricor-dare l’onore che egli ha riservato al loro santo Confratello, scegliendolo come modello di misericordia.La simbolica consegna del dono è

donata al Papa una casa per famiglie di profughi Stefano Campanella*

avvenuta questa mattina, nel corso di un’udienza privata concessa dal Pontefice, nella sua biblioteca priva-ta, al ministro provinciale, fr. Fran-cesco Colacelli, accompagnato dal guardiano del Convento di San Gio-vanni Rotondo fr. Francesco Langi, dal rettore del Santuario fr. France-sco Dileo e dal ministro della Provin-cia romana dei Cappuccini, fr. Gian-franco Palmisani.Fr. Francesco Colacelli ha simboli-camente donato al Papa la chiave dell’immobile e gli ha illustrato il progetto, spiegandogli che si tratta di una struttura di proprietà dei fra-

ti, annessa alla chiesa parrocchia-le di San Francesco d’Assisi, attual-mente in fase di ristrutturazione per renderla idonea al nuovo scopo, che diverrà operativa nel più breve tem-po possibile e, comunque, nell’am-bito del Giubileo straordinario della Misericordia.Il Ministro della Provincia cappuc-cina di Sant’Angelo e Padre Pio ha, inoltre, spiegato a Papa Francesco che quest’iniziativa è solo l’ultima di una serie di opere di carità intra-prese dai confratelli del Santo stig-matizzato, che: portano avanti una missione in uno dei Paesi più pove-

Uno strumento popolare, rigoroso e al tempo stes-so piacevole, per far co-noscere al vasto pubbli-

co uno dei giganti della santità del nostro tempo: padre Pio da Pietrel-cina. È il nuovo Dvd “Padre Pio. Costruttore di misericordia”, pro-dotto dal Centro Televisivo Vatica-no, in collaborazione con Officina della comunicazione e la Provincia di Sant’Angelo e Padre Pio dei Fra-ti Minori Cappuccini, che è uscito in occasione della traslazione tempora-nea delle reliquie del corpo del santo nella Basilica vaticana di San Pietro. Il Dvd è stato presentato alla stampa martedì 2 febbraio, presso la Filmo-teca Vaticana. Sono intervenuti Clau-dia Di Giovanni, delegata della Fil-moteca Vaticana, mons. Dario Edoar-do Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione, Stefano D’A-gostini, direttore del Centro Televi-sivo Vaticano, Nicola Salvi ed Elisa-betta Sola, amministratori di Offici-

Gerolamo Fazzini*

Presentati in vaticano il 2 febbraio scorsodue nuove biografie ufficiali:

il volume “lA MiseRicORdiA in PAdRe PiO” e il dvd “PAdRe PiO. cOstRUttORe di MiseRicORdiA

na della Comunicazione, fr. Marcia-no Morra, del convento dei Cappuc-cini di San Giovanni Rotondo. Sotto la sapiente regia di Cesare Cup-pone e con la voce narrante affidata a un attore del calibro di Francesco Pannofino, il Dvd propone l’affasci-nante storia di Padre Pio: una vicen-da entusiasmante e tormentata, nel-la quale, a lungo, si mescolarono il favore del popolo e i dubbi della Chie-sa ufficiale. Il Dvd ripercorre la bio-grafia del santo visitando i luoghi a lui cari e ascoltando le persone che lo hanno conosciuto. Il tutto è arric-chito da suggestivi filmati d’epoca, che testimoniano la grande popo-larità del santo. Il risultato è un in-tenso ritratto di padre Pio, che dice l’attualità e modernità della figura, specie nell’Anno santo della Miseri-cordia. Nel filmato prendono la parola nu-merosi esperti: padre Marco Ivan Rupnik, artista e teologo, autore dei mosaici della chiesa inferiore intito-

lata a san Pio a San Giovanni Roton-do; Stefano Campanella, direttore di “Padre Pio Tv”; fr. Enzo Gaudio, di-rettore della rivista “Pietrelcina, la terra di Padre Pio”; fr. Francesco Di-leo, rettore del santuario di San Gio-vanni Rotondo; fr. Luciano Lotti, di-rettore della rivista “Studi su Pa-dre Pio” e fr. Marciano Morra. Infi-ne Carlo Paci, componente del Consi-glio generale del Gruppi di preghie-ra e Domenico Crupi, direttore ge-nerale della Casa Sollievo della Sof-ferenza. Nel corso della presentazione del DVd è stato mostrato ai partecipan-ti un breve trailer con alcune imma-gini del suggestivo documentario. La realizzazione del Dvd è stata pos-sibile grazie al supporto di Ubi Ban-ca, Faiservice (Federazione autotra-sportatori italiani) e Cattolica Assi-curazioni. Esso sarà diffuso dai set-timanali “Famiglia cristiana” e “Cre-dere”, entrambi Periodici San Paolo, in abbinamento al libro La miseri-

cordia in Padre Pio, scritto da Ste-fano Campanella e pubblicato dal-le Edizioni San Paolo in coedizio-ne con le Edizioni Padre Pio da Pie-trelcina. Il volume ripercorre la vita del santo, mettendone in luce le doti di straordinario confessore e di pro-motore di grandi opere di solidarie-tà, come la Casa Sollievo della Soffe-renza. Aggiornato agli ultimi studi, il testo è ricco di informazioni inedi-te: uno strumento prezioso per una conoscenza approfondita, al di là di stereotipi e pregiudizi, su Padre Pio. Alla presentazione del volume sono intervenuti don Antonio Sciortino, direttore di “Famiglia cristiana”, fr. Mariano Di Vito, responsabile delle Edizioni Padre Pio da Pietrelcina.

*Ufficio stampa Edizioni San Paolo e-mail: [email protected]

cell. +39 335.1448442

ri del mondo, il Ciad; a Foggia han-no attivato una mensa dei poveri che ogni giorno fornisce circa 200 pasti caldi; hanno istituito una rete di cen-tri di riabilitazione specializzata per i bambini, con un presidio residen-ziale di eccellenza a San Giovanni Rotondo, denominato “Gli Angeli di Padre Pio”, dotato di 65 posti letto e delle più avanzate attrezzature tec-nologiche, in cui di recente sono sta-ti trattati anche i feriti di guerra del-la Libia e dell’Ucraina.

*responsabile dell’Ufficio Stampa

PUBBlicAZiOni sUl nOstRO sAn PiO

PResentAte in ROMA in OccAsiOne

dell’esPOsiZiOne stRAORdinARiA delle ReliQUiedel sUO cORPO PeR il GiUBileO

dellA MiseRicORdiA

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6 [Famiglia e vita]

Avvio dell’anno giudiziale della sacra Rotala Famiglia fondata sul matrimonio indissolubile,

unitivo e procreativo appartiene al ‘sogno di dio’Maria Chiara Bavaro*

per dare avvio all’Anno Giudiziario Rotale. Si tratta di un appuntamen-to annuale che ha origini antiche e che rinnova il solido legame tra gli ‘Operatori del diritto’ e il Santo Pa-dre: attraverso le sue parole illumi-nate trova spazio l’applicazione più pura e ragionata del diritto, un con-tinuum tra le verità di fede e il dirit-to canonico.Nel segno dei lavori svolti durante il Sinodo ordinario, il Pontefice ha ri-cordato che il matrimonio è indis-solubile, unitivo e procreativo. Non ci potranno essere più frainten-dimenti allora: il matrimonio è se-gnato dalla proprietà dell’indissolu-bilità, ossia è perpetuo, e tanto porta ad essere certi che tale elemento è ir-rinunciabile per la Chiesa e di conse-guenza per il diritto. Per tale ragio-ne si continuerà ad argomentare che la comunione ai divorziati risposati non sarà frutto di previsioni possi-biliste o di interpretazioni estensi-ve del diritto poiché non è in linea con gli insegnamenti di Gesù Cristo.Nella sede Clementina è stato sottoli-neato l’aspetto unitivo e procreativo del matrimonio, per indicare come ‘l’amore vicendevole dell’uomo e della donna e la missione di trasmettere la vita’ sono le realtà umane più care a Dio, quelle che permettono agli spo-si di essere partecipi del Suo amore perché donandosi a vicenda, in modo autentico e reciprocamente promo-zionale, possono raggiungere ‘la pie-nezza della loro vita personale’. Un traguardo, quest’ultimo, di ecce-

sona, capace di porre le energie pro-prie di ogni stagione al servizio del dono di sé. La vita è crescita, cioè l’acquisizione di competenze, la formazione ricevu-ta, i progetti intrapresi, tutto non è fi-ne a se stesso, ma ha come scopo quel-lo di realizzare un progetto che inclu-de sé e gli altri. La persona, consape-vole di aver ricevuto la vita come do-no e meravigliosa opportunità, vive per gli altri. Così è sempre più imma-gine di Dio, che si comunica nel dono.La vita è dialogo, che è capacità di creare ponti sempre, anche nelle si-tuazioni di conflitto. Ciascuno è ca-ratterizzato dalla dimensione della re-lazione e questa si manifesta in quel dialogo che conduce a prendersi cu-ra gli uni degli altri. Il tessuto sociale si forma non attraverso la somma nu-merica degli individui che lo forma-no, ma attraverso l’impegno che cia-

il contagio spirituale della Misericordia Pasquina Tomaiuolo

GiORnAtA PeR lA vitA

I Vescovi italiani nel Messaggio per la Giornata della Vita 2016 - “La misericordia fa fiorire la vi-ta” - invitano a considerare la Vi-

ta dono prezioso e ne precisano alcuni importanti aspetti: la vita è cambia-mento; è crescita; è dialogo; è mise-ricordia. Sono attenzioni che arric-chiscono lo sguardo più ampio di or-dine antropologico, filosofico e teolo-gico, che da sempre il pensiero cri-stiano propone.La vita è cambiamento: chi pensa di aver la visione giusta delle cose, di non aver nulla da imparare dagli altri è, in fondo, tagliato fuori dalla vita. Al contrario, chi si mette alla scuola del-la vita, accettandone le sfide e le op-portunità è nel pieno della vita. Ciascuno, attraversando le stagioni della vita - infanzia, gioventù, matu-rità, anzianità – cresce non semplice-mente come organismo, ma come per-

Il 22 gennaio scorso, nella Sa-la Clementina, Papa France-sco ha ricevuto tutti gli Officia-li del Tribunale della Rota Ro-

mana, compresi gli Avvocati Rotali,

zionale rilievo an-tropologico oltre che spirituale.Papa Francesco ha ricordato che la ‘famiglia’ è fon-data sul matrimo-nio, realtà unica nel suo genere che amplia il senso dell’a-more perché coinvolge una comunità di persone e di vita. Alla famiglia, solo la Chiesa fa da binario amico poiché insieme riescono ad accompagnare, in modo diverso ma ugualmente necessario, il fedele verso il fine ultimo della sua esistenza, ossia la salvezza della sua anima.Pur riconoscendo, il Pontefice, la dif-ficoltà di tanti cristiani di vivere con fede il matrimonio e di accostarsi al-la celebrazione con una fede matu-ra, egli fa presente che ‘la qualità del-la fede non è condizione essenziale del consenso matrimoniale’ a meno che essa non faccia cadere in errore o non incida sulla volontà di fare il matrimonio. In parole semplici, non basta dire che un soggetto abbia ce-lebrato un matrimonio nullo a cau-sa della sua scarsa assiduità alle ce-lebrazioni eucaristiche o della flebi-le frequentazione alle attività par-rocchiali, poiché con il Battesimo si riceve un ‘habitus fidei’ che può ma-turare nel corso della vita matrimo-niale, anzi, che proprio in virtù del-la grazia profusa attraverso questo sacramento mirabile, la fede può cre-

scuno mette per comunicare. Infine, la vita è misericordia. Tante volte si pensa che la virtù sociale più impor-tante sia la giustizia; essa è alla base di una convivenza umana, ma non è sufficiente. La persona ha bisogno di misericordia. I rapporti segnati dal-la compassione sono molto più uma-ni rispetto a quelli guidati dal sempli-ce metro della giustizia.Cambiamento, crescita, dialogo e misericordia aiutano enormemente quella cultura della vi-ta che la Chiesa pro-muove e diffonde da tanto tempo. Basti pensare a questi esem-pi. Nonostan-te gli attenta-ti alla vita co-me l’aborto, gli

sfruttamenti e l’eutanasia abbiano as-sunto qua e là una normalità, la Chie-sa con voce profetica invita a non adeguarsi e a cambiare mentalità.Davanti ai tentativi di diffondere una genitorialità al singolare – con una madre sola, ad esempio - la Chiesa ricorda che i figli per la loro cresci-ta hanno bisogno della complemen-tarietà genitoriale. Di fronte alla dit-tatura del pensiero unico, che eleva a dogma opinioni minoritarie come in tema di gender, la comunità credente si sforza di mantenere aperto il dialo-

go, facendo appello alla coscienza. La Chiesa, infine, insegna ad avere misericordia, a “pati-

re” ugualmente per tutti gli esclusi, senza distinzione:

anziani, giovani che non trovano lavoro, bambini che non vengono fatti na-scere.

scere ed indirizzarsi più facilmente al ‘sogno di Dio’. Per questo motivo Pa-pa Francesco ha voluto esprimere la sua premura a che il matrimonio

sia sempre propo-sto dalla Chiesa nei

suoi elementi essenzia-li - prole, bene dei coniu-

gi, unità, indissolubilità e sacra-mentalità - come una realtà possibi-le e non irraggiungibile, a cui tutti i battezzati possono tendere attraver-so un buon cammino di formazione, ‘in una sorta di nuovo catecumenato’.Il discorso ci riporta, allora, al per-corso di formazione dei fidanzati, che deve essere veramente aderen-te alle problematiche sociali moder-ne, e rivelatore al tempo stesso della bellezza dell’unione sacramentale. Tale approccio richiede ammoderna-mento delle proposte e conoscenza delle dinamiche di coppia senza che sia tralasciato il ruolo fondamenta-le del parroco, guida e sostegno spi-rituale.Diversamente ai Giudici spetterà il compito di verificare se la scarsa for-mazione nella fede abbia corrotto il momento di formazione del consen-so, e agli avvocati, invece, la delicata funzione di accompagnare i propri assistiti verso una consapevole pre-sa di coscienza della maturità della propria fede.

* avvocato della Rota Romana

7[Quaresima]

lA QUAResiMA

L’anno liturgico sembra ri-tornare su se stesso anno dopo anno, ma non è così. Prima di entrare in que-

stioni specifiche mi sembra opportu-no un cenno sull’anno liturgico. Ab-biamo fatto esperienza del Triduo pa-squale e di tutte le seguenti “tappe” che segnano le settimane e i mesi fi-no alla Domenica di “Cristo Re” che è l’ultima domenica dell’anno liturgi-co, il quale ricomincia con la prima domenica di Avvento. A ben guarda-re, domenica per domenica non ab-biamo fatto altro, durante tutto l’an-no, che celebrare il Mistero di Cri-sto, sul quale è fondato l’anno litur-gico. Ciò che caratterizza la religio-ne ebraica e cristiana è il fatto che Dio è entrato nella storia. L’eternità è entrata nel tempo, cioè si è rivelata e si realizza nella storia “con eventi e parole intimamente connessi tra lo-ro” (DV 2). Con la rivelazione l’uomo è destinatario di una azione di ele-zione divina che vuole attuare un’al-leanza mediante la quale gli uomini vengono resi partecipi della divina natura (cfr 2Pt 1, 4). S. Paolo chia-ma questo piano divino di salvezza che si attua nella storia, col termine “mistero”. L’anno liturgico celebra il mistero di Dio in Cristo, quindi è ra-dicato su quella serie di eventi me-diante i quali Dio è entrato nella sto-ria e nelle vita dell’uomo. E per co-loro che aderiscono a Gesù Cristo il mistero di rivelazione e di salvezza è dalle origini della creazione fino al ritorno glorioso del Figlio dell’uomo sulle nubi del cielo. Se c’è una differenza tra l’ebraismo e il cristianesimo, è proprio qui: nell’incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, il Fi-glio eterno del Padre con lo Spirito Santo. E nella celebrazione dei mi-steri della vita di Cristo noi contem-pliamo la quaresima. Non sappiamo con certezza dove e come sia sorta la quaresima, sappiamo solo che s’è an-data formando progressivamente. I primi accenni di un periodo pre-pa-squale si hanno in Oriente al princi-pio del IV secolo e in Occidente alla fine del IV secolo.

Antonio Stuppiello*

Una prassi preparatoria alla Pasqua col digiuno, però, aveva comincia-to ad affermarsi fin dalla metà del II secolo. Dalla fine del IV secolo, la struttura della quaresima è quella dei quaranta giorni, considerati al-la luce del simbolismo biblico che dà al numero quaranta, un valore sal-vifico-redentivo. Allo sviluppo del-la quaresima ha contribuito la disci-plina penitenziale per la riconcilia-zione dei peccatori che avveniva la mattina del giovedì santo e le esigen-ze sempre crescenti del catecume-nato con la preparazione immedia-ta al battesimo, celebrato nella notte di Pasqua. Il Vaticano II raccoman-da “Il duplice carattere della quare-sima che, soprattutto mediante il ri-cordo o la preparazione al battesimo e mediante la penitenza dispone i fe-deli alla celebrazione del mistero pa-squale con l’ascolto più frequente del-la Parola di Dio e la preghiera più in-tensa, sia posto in maggiore eviden-za tanto nella liturgia quanto nella catechesi liturgica. Perciò si utilizzi-no più abbondantemente gli elementi battesimali propri della liturgia qua-resimale e, se opportuno, se ne ripren-dano anche altri dall’antica tradizio-ne; lo stesso si dica degli elementi pe-nitenziali” (SC 109). È con l’imposi-zione delle Ceneri, il mercoledì, che prende avvio la quaresima; essa va fino alla messa in “coena Domini” esclusa. La quaresima è vissuta co-me periodo di penitenza, assumen-do spesso risvolti che dal punto di vista prettamente dottrinale non le sarebbero propri; mi riferisco a certi eccessi di sacre rappresentazioni ab-bondanti di sangue e colori peniten-ziali che sono il frutto di atavici sen-timenti umani di natura non proprio cristiana: diciamo pure che nel pian-to e nel dolore confluisce la condizio-ne umana di precarietà e di sofferen-za che è comune degli uomini, a pre-scindere dalle religioni. La religiosi-tà popolare è più profonda e seria di quanto si possa pensare e sempre il cristianesimo ne ha tenuto e ne tie-ne conto. Importante è non esagera-re, sconvolgendo il significato pro-prio del mistero pasquale. Circa i riti e il loro simbolismo biso-gna pensare sempre che essi vengo-no illuminati dalla Parola di Dio e dalla preghiera dei fedeli ecclesial-mente radunati, e vogliono espri-mere la dinamica pasquale della vi-ta cristiana: morire con Cristo sul cammino verso Gerusalemme dove il Figlio dell’uomo dimostrerà di es-sere venuto non per essere servito, ma per servire e dare la vita (cfr Mc 10, 45).

*parrocchia s. Maria del Carmine, Monte Sant’Angelo

La Quaresima che ci accingia-mo a vivere è un’occasione propizia per risvegliare la nostra fede assopita, per ri-

percorrere con Israele e con Gesù il cammino del “deserto”, l’itinera-rio della prova alla quale tutti sia-mo chiamati e per imparare a vive-re ogni giorno del pane del “deserto”, di quella parola che è Cristo stesso. La Quaresima è dunque questo «mo-mento favorevole» che ci è dato per «non accogliere invano la grazia di Dio» (2 Cor 6,1) e giungere a vive-re con cuore rinnovato nella fede la Pasqua del Signore.E per comprendere meglio che cos’è la fede, viene in nostro aiuto un rac-conto: «I campi erano arsi e screpola-ti dalla mancanza di pioggia. Le fo-glie pallide e ingiallite pendevano pe-nosamente dai rami. L’erba era spari-ta dai prati. La gente era tesa e nervo-sa, mentre scrutava il cielo di cristallo blu cobalto. Le settimane si succede-vano sempre più infuocate. Da mesi non cadeva una vera pioggia. Il par-roco del paese organizzò un’ora spe-ciale di preghiera nella piazza davan-ti alla chiesa per implorare la grazia della pioggia. All’ora stabilita la piaz-za era gremita di gente ansiosa, ma piena di speranza. Molti avevano por-tato oggetti che testimoniavano la lo-ro fede. Il parroco guardava ammi-rato le Bibbie, le croci, i rosari. Ma non riusciva a distogliere gli occhi da una bambina seduta compostamente

in prima fila. Sulle ginocchia aveva un ombrello rosso» (Bruno Ferrero). Forse la nostra vita ha una fede or-dinaria, fatta di attaccamento alla Chiesa, ai segni cristiani che por-tiamo anche con noi e forse siamo di quelli che pensano di credere, van-no a messa, seguono tutte le dispo-sizioni canoniche, ma non siamo ve-ramente coinvolti. Forse la Parola di Dio passa sopra la nostra testa e non ci tocca più di tanto… Il Signore in questa Quaresima ci sta chiedendo un salto di qualità ed an-zi ci chiede la fede di quella bambi-na che ha creduto tenacemente al-la forza della preghiera. Tant’è che non ha portato altri segni di speran-za, se non la certezza della pioggia, cioè che sarebbe stata esaudita, che il Signore avrebbe provveduto all’ar-sura incombente! Quell’ “ombrello rosso” è tutta la fe-de incondizionata di quella bambi-na! L’autore del racconto conclude con questa frase: «Pregare è chiede-re la pioggia, credere è portare l’om-brello»! Non ci dobbiamo scoraggiare se la nostra fede forse non è quella del-la bambina. Questo tempo di Quaresima viene per aiutarci in questo nostro cam-mino e darci la forza necessaria per farci maturare nella fede.

*dottore in sacra teologia

l’OMBRellO ROssOGiuseppe Barracane*

8 [In Africa sui sentieri delle Beatitudini]

Sono trascorsi più di dieci an-ni dalla prima esperienza da volontario nel continen-te Africano e sono da poco

tornato da un ennesimo ed intenso viaggio fra la gente di quei luoghi, in compagnia di don Andrea. Il ri-cordo della prima esperienza è an-cora così vivo, tanto che avvolte mi capita di sentire ancora i silenzi e gli odori di quella calda notte di ottobre del 2005. Ero frastornato e invaso da prepotenti emozioni, tanto da non avere più capacità di discernimen-to e di associazione, esattamente co-me da fanciullo mi ritrovavo spesso alla ricerca di una dimensione e di una collocazione nelle nuove espe-rienze di vita che dovevo affronta-re. Mi sentivo proiettato in una real-tà che oserei definire inimmagina-bile e comunque molto lontana dal-le mie capacità di immaginazione, non soltanto per le condizioni clima-tico-ambientali, quanto per le diffe-renze culturali e le differenze intel-lettive di spazio-tempo. Quel mondo sconosciuto era ben al di la dell’oriz-zonte visibile che il mio pregiudizio da occidentale fino ad allora aveva tracciato. Mi sentivo impacciato pro-prio come un bambino che muove i primi passi, tanto da restare spes-so in silenzio per ascoltare e cercare di capire quale fosse la maniera più opportuna per rapportarmi nelle si-tuazioni contingenti. Ero in compa-gnia dell’amato don Andrea e di due ingegneri di Salerno, Theofik ed Al-fredo. Don Andrea veniva già da una lunga esperienza maturata non sol-tanto in quel paese, e lui, in manie-ra per me del tutto incomprensibile,

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l’esperienza missionaria dell’“africano” ha compiuto 10 anni!

Una ‘goccia’ immessa nell’oceano del continente africano sta prendendo corpo e consistenza

Raffaele Antonio De Feudis*

si muoveva con agilità, circospezio-ne e consapevolezza, in tutte quelle situazioni che via via si presentava-no alla sua attenzione. Per non com-mettere errori, mio malgrado, mi ri-fugiavo per tutto il tempo necessario in un religioso silenzio, dando di me l’immagine di una persona schiva e magari non molto tollerante. “Essere con rispetto fra la gente e con la gente per condividere fraternamen-te gli interessi per il bene comune”. E questo lo spirito che anima il mio trasporto per la Missione. Qualcuno incontrandomi mi saluta chiaman-domi “l’africano”. Devo confessare che la cosa non mi dispiace e che tut-to sommato in rispetto dell’amicizia di quella bella gente che in dieci an-ni ho avuto l’onore di incontrare e con la quale ho vissuto e condiviso interessi, emozioni e anche una par-te della mia vita: mi sento un po’ an-che africano. Devo affermare che l’universali-tà della Chiesa Cattolica, è un dato di fatto e sono anche pronto a testi-moniarlo. Essere con la gente in una chiesa o in un qualsiasi posto del mondo per sentirsi figli di Dio a pre-scindere dalla differenza di razza, di cultura, di colore e di pregiudizio, è una cosa che mi emoziona facendo-mi sentire ogni volta, parte integran-te e membro della Comunità Cattoli-ca Universale. Il mondo sta cambian-do molto rapidamente, ad una veloci-tà sicuramente superiore alle possi-bilità insite del nostro spirito di adat-tamento. Paesi e luoghi che fino a pochi an-ni fa, dal nostro immaginario era-no considerati lontanissimi, oggi so-

no distanti soltanto poche ore di vo-lo. Se pensiamo che occorrono poco più di otto ore per passare dal centro dell’Italia al centro dell’Africa nera, possiamo capire come il nostro intel-letto, per ragioni di forza maggiore, debba modificare la dimensione di spazio-tempo e di conseguenza ten-tare di riportare il mondo ad una di-mensione più attuale e più consona. Una “casa comune”, non solo per ri-cercare insieme le soluzioni alle pro-blematiche ambientali che stanno profondamente cambiando il clima della terra, ma anche per ricercare gli accordi e le soluzioni per i disse-sti geopolitici, per le carestie e per la nuova forma di schiavitù da pro-fitto, con la quale a pagare sono sem-pre e soprattutto i più deboli. L‘eso-do biblico di decine di migliaia di es-seri umani di ogni età e figli di Dio, impauriti, che fuggono da carestie e da persecuzioni, sta avvenendo sot-to i nostri occhi in questi ultimi gior-ni funesti e nonostante essi fuggono anche da paesi distanti alcune mi-gliaia di chilometri dal nostro, rie-scono stremati o già cadaveri a rag-giungere sia le nostre coste sia gli al-tri confini di paesi europei. Essere con gli ultimi, per essere con Gesù. “Oltre alla Evangelizzazione e alla scolarizzazione, la Comunità Cattolica Universale in rispetto delle diverse culture e sensibilità umane, dovrebbe farsi carico anche di getta-re le basi per favorire lo sviluppo so-ciale ed economico specie in quelle aree fortemente depresse e ad alto ri-schio”. Questo è il disegno concreto e coinvolgente di don Andrea e del-la Comis. Un disegno che la razio-

nalità oggettiva con la quale siamo abituati a pensare, potrebbe defini-re un’utopia o una idea demagogica priva di ogni possibile realizzazione; se non fosse per il fatto che fra mille difficoltà e sfinimenti di rinuncia, il progetto che comunque rimane una goccia nell’oceano, in questi ultimi tempi sembra prendere corpo, consi-stenza e motivazione. Le due Aziende agro-zootecniche continuano a svilupparsi e a di-stribuire ricchezza attraverso l’in-dotto ed i mercati locali. Spero tut-tavia che questa idea di realizzare la Solidarietà e la Condivisione, di-venti un modello di riferimento per i Governi mondiali e per le altre as-sociazioni missionarie. Questo per-sonale punto di vista è semplicemen-te frutto di riflessioni basate sulla esperienza ed ispirato dal deside-rio di vedere i bambini figli dell’uo-mo, giocare tranquilli nelle loro ca-se come ho potuto fare io ed anche i miei figli. Ringrazio Dio di avermi fatto incontrare quel Prete cattolico da qualcuno definito un ‘folle’ e che spesso è anche burbero ed irruente e che risponde al nome di don Andrea Vece, già parroco presso la parroc-chia Madonna di Fatima di Salerno, dove la COMIS - Cooperazione Mis-sionaria di Sviluppo - da lui fonda-ta ha da sempre operato, portando evangelizzazione e sviluppo in mol-te aree della “Casa Comune”.

*volontario in Africa dell’Aziende dell’Opera di s. Pio

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MAnFRedOniA

Volendo testimoniare il Vange-lo della solidarietà, da più an-ni la parrocchia s. Giuseppe si è fatta solidale con gli ulti-

mi che abitano in India e si è messa dalla loro parte per cercare di aiutare a supera-re alcune difficoltà della vita, ben sapen-do che la vera felicità non si trova in ciò che il mondo promette – ricchezze, pote-re, carriera, piaceri – ma nella strada ar-dua indicata da Gesù e che porta alla be-atitudine vera, raggiunta attraverso la te-stimonianza di una autentica e fattiva ca-rità fraterna. Nei giorni scorsi il parroco don Biagio e due parrocchiani, Carmen e Mimmo, hanno affrontato un lungo e faticoso viaggio per raggiungere i fratelli che vi-vono nelle missioni di quella sterminata terra del continente asiatico e per testi-moniare loro non solo la vicinanza del-la comunità parrocchiale s. Giuseppe di Manfredonia, ma anche per imparare la difficile arte della missione.Ecco alcuni stralci del diario scritto da don Biagio e partecipato per mail durante il lungo e faticoso viaggio: leggerlo è sco-prire una grande testimonianza di carità.8 gennaio 2016. L’altro ieri abbiamo con-templato i Magi venuti dall’oriente per contemplare Colui che è nato, il Re dei Giudei. La tradizione dice che fossero tre. Oggi tre “pellegrini” sono in partenza per l’oriente. Andiamo per farci raccontare di quel Bambino e per imparare la difficile arte della missione. Dalla terra dei san-ti apostoli Pietro e Paolo vi giunga il no-stro saluto …10 gennaio 2016… Manfredonia-Roma-Dubai-Dheli-Ghuwati… un viaggio inter-minabile di due giorni e mezzo e nel silen-zio più totale per mancanza di connessio-ne. Oggi, abbiamo iniziato il nostro per-corso con la visita ad un missionario qua-

Antonia Palumbo

UnA PARROcchiA sUi sentieRi delle BeAtitUdini

si novantenne ancora in piena attività; ad una comunità parrocchiale per la messa domenicale strapiena di fedeli; ad una co-munità di suore salesiane impegnate nel-la formazione delle future suore e nel re-cupero dei più emarginati della società. È stato un inizio entusiasmante. Domani partiamo per visitare 4 missioni sperdute nella giungla. Saremo di nuovo isolati per altri 3 giorni. Ci risentiamo al ritorno …15 gennaio 2016. Per tre giorni abbiamo visitato comunità disseminate nella fore-sta. È impressionante vedere le opere rea-lizzate dall’ultima volta che siamo venuti. Ma ciò che più colpisce è la gioia dei bam-bini e delle suore. Sembra di essere a con-tatto con le comunità cristiane dei primi secoli. Siamo di nuovo in partenza per vi-sitare altre due missioni…17 gennaio 2016. Questa sera siamo arri-vati a Calcutta. Domani celebrerò la Mes-sa sulla tomba di Madre Teresa. Avrò un ricordo particolare per te. Domani fare-mo anche delle esperienze forti in alcune opere di Madre Teresa…19 gennaio 2016. Dopo l’intensa esperien-za di ieri, celebrazione sulla toma di Ma-dre Teresa e visita alla Casa Madre delle Missionarie della Carità, abbiamo visita-to la Casa dei bambini abbandonati, as-sistiti con amore anche da giovani prove-

nienti da diverse parti del mondo, Italia compresa ed abbiamo avuto un incontro con i bambini della missione di Gobra e con uno dei padri spirituali di Madre Te-resa. Oggi, dopo il buon giorno di 2000 studenti dell’Auxilium di Dum Dum sia-mo andati a visitare la missione di Mon-sada, uno sperduto villaggio a più di tre ore da Calcutta. Ci ha colpito la semplici-tà e la gioia di quella povera gente che vi-ve di pochissimo e la festa al vederci ar-rivare da tanto lontano. L’ultima missio-ne visitata è stata la scuola di Barasat… 20 gennaio 2016. Con la visita al santua-rio della Madonna di Bandel e l’ingres-so giubilare abbiamo concluso il n ostro viaggio nella Ispettoria di Calcutta. So-no stati giorni faticosi ed intensi, ma an-che belli sotto tutti i punti di vita. Con le suore abbiamo condiviso anche la diffi-coltà di vivere in un quartiere non faci-le. Due immagini servono a dare l’idea di questa situazione di pericolo: dall’ester-no il rischio di visite non gradite (ladri e fondamentalisti); dall’interno le zanzare che qui a Calcutta sono presenti e opera-tive anche d’inverno. Domani, partiamo per il Kerela, all’estremo Sud: è una zo-na che ancora non conosciamo, ma affa-scinante. Una Comunità Ebraica era pre-sente già nel 500 avanti Cristo. L’apostolo Tommaso la evangelizzò all’inizio del Cri-stianesimo. Sono sicuro che non rimarre-mo delusi …24 gennaio 2016. In questi due giorni ab-biamo fatto delle esperienze diverse. Pa-dre Francis che ci accompagna in Kerela ha programmato una gita in battello nel-la laguna di Chochin, soprannominata la Venezia dell’Est: una meraviglia per il cor-po e per lo spirito. Poi abbiamo visitato al-cuni santuari legati ai santi di questa ter-ra. È impressionante vedere come questi luoghi siano cristiani dall’inizio e contem-

plare la forte spiritualità di questo popo-lo. La giornata si è conclusa con la parte-cipazione al giubileo di fondazione della don Bosco Central School di Punthupal-ly: una vera festa di popolo. Oggi, inizia una nuova giornata. Santa Domenica…25 gennaio 2016. Anche ieri è stato un tuf-fo in comunità vive e gioiose di testimo-niare la propria fede soprattutto nel gior-no del Signore. Abbiamo visto anche del-le realtà strazianti come i ragazzi di stra-da, e belle come una tipografia all’avan-guardia. Un saluto e una preghiera… 26 gennaio 2016. Il sole tramonta sull’oce-ano indiano, ma l’India continuerà a ri-manere nei nostri occhi e nei nostri cuo-ri: per le persone che abbiamo incontra-to e che ci hanno sempre dimostrato tan-to affetto per i luoghi visitati. Domani si parte per il viaggio di ritorno. Non vedia-mo l’ora di rivedere i volti amati delle per-sone care. Ci siete mancati tantissimo. A presto. Don Biagio.27 gennaio 2016. Il viaggio di ritorno è ini-ziato. Siamo all’aeroporto di Chechin. Sa-lutati dai seminaristi di Aluva, riprendia-mo la strada di casa… Siamo nell’anno del Giubileo della Mise-ricordia e non ha nessun senso passare la Porta della cattedrale o di uno dei no-stri santuari o di una delle basiliche ro-mane se non passiamo per la Porta di un povero, di un malato, di un ‘piccolo’ del Vangelo. Ce lo ha ricordato Papa France-sco nella Misercordiae Vultus: “…È mio vivo desiderio che il popolo cristiano riflet-ta durante il Giubileo sulle opere di mise-ricordia … per entrare sempre più nel cuo-re del Vangelo dove i poveri sono i privile-giati della Misericordia divina” e anche nel messaggio per la Quaresima 2016, presentato lo scorso 26 gennaio, nel qua-le ha sottolineato che “le opere di miseri-cordia corporale e spirituale ci ricordano che la nostra fede si traduce in atti concre-ti e quotidiani, destinati ad aiutare il no-stro prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo giudicati”. Siamo come cri-stiani invitati a compiere questo itinera-rio e a non dimenticare che la Misericor-dia non può essere fatta solo di belle pa-role o di nobili sentimenti, ma deve diven-tare solidarietà concreta. E il viaggio “missionario” della parroc-chia s. Giuseppe ci insegna che la Mise-ricordia è un’arte che si impara con tre verbi: vedere, fermarsi, toccare, le azio-ni appunto del vero ed autentico Buon Sa-maritano.

[In India sui sentieri delle Beatitudini]

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6 [Ricerche e studi su s. Lorenzo Maiorano]

Alberto Cavallini

s. lorenzo in una meravigliosa tavola fiorentina del 1200

doci sullo Shalom ‘aleykhem - il Pa-ce a voi – che spiega efficacemente la ministerialità dei santi Arcangeli:Pace a voi, angeli ministri, angeli dell’Altissimo, guidati da Michele,l’Angelo del Supremo Re dei re, il San-to, Benedetto Egli sia.Venite in pace, angeli di pace, angeli dell’Altissimo, illuminati da Michele,l’Angelo del Supremo Re dei re, il San-to, Benedetto Egli sia.Beneditemi con la pace, angeli di pa-ce, angeli dell’Altissimo, insieme a Mi-chele,l’Angelo del Supremo Re dei re, il San-to, Benedetto Egli sia.Andate in pace, angeli di pace, ange-li dell’Altissimo,del Supremo Re dei re, il Santo, Bene-detto Egli sia.haQādôsh, barûk hû’ il Santo, Bene-detto Egli sia

Fatta questa premessa che spiega i primi tre riquadri della grande tavo-la di Coppo di Marcovaldo e sorvo-lando la lettura analitica degli episo-di biblici, mi soffermerò particolar-mente sui secondi tre che presenta-no invece le scene salienti della 1^ apparizione di s. Michele al Garga-no, avvenuta nel V secolo, che met-tono in risalto la figura del santo ve-scovo di Siponto, Lorenzo, narrando in forma filmica gli eventi prodigio-si tramandati dalla medioevale Ap-paritio sancti Michaelis in Monte Gar-gano e precisamente: il quarto riquadro presenta l’episo-dio del toro e della freccia che col-pisce l’arciere Gargano, il nobile si-pontino proprietario di armenti, fe-rito dalla freccia ritornata a lui come un boomerang;il quinto, invece, presenta i Sipon-tini che assieme a Gargano, dubbio-si e incerti, chiedono al santo Vesco-vo della loro città di Siponto, spiega-zioni e consigli sul da farsi in meri-to agli eventi successi loro sul mon-te Gargano, infine, il sesto riquadro presenta l’apparizione di s. Michele a s. Lo-renzo di Siponto, rassicurandolo che la caverna del Monte Gargano è sta-ta da Lui stesso scelta e consacrata.Interessante è l’iconografia di s. Lo-renzo utilizzata dall’artista fiorenti-no: mentre nel riquadro dell’ ‘ascol-to’ dei Sipontini, il santo Vescovo, ri-vestito degli abiti pontificali, è sedu-to sulla cattedra episcopale ed è in attento ascolto di quanto i suoi fede-

L’annuale festa del santo vescovo Lorenzo, patrono dell’Arcidiocesi, mi porta, come è ormai mia consue-

tudine che si è consolidata nel corso degli anni, a parlare dell’iconografia del santo Vescovo di Siponto benefi-ciario delle apparizioni dell’Arcan-gelo glorioso sul Monte Gargano. In-fatti, la profonda suggestione moti-vata dalla fede ha fatto sì che le con-trade più lontane d’Italia e d’Euro-pa, fossero disseminate di manife-stazioni devote legate al Monte Gar-gano, ove un evento prodigioso veri-ficatosi nel lontano V secolo, ha dato origine al più antico santuario mica-elico d’Occidente.Voglio perciò parlarvi quest’anno di un’opera importante e famosa: la grande tavola medioevale dell’arti-sta toscano Coppo di Marcovaldo custodita a s. Casciano Val di Pesa (FI), ridente cittadina ubicata lun-go una delle diramazioni della Via Francigena, dove sono stato di recen-te per tenere una conferenza sull’ico-nografia di s. Michele arcangelo, dal Gargano diffusasi in terra toscana. Coppo di Marcovaldo, originario del Popolo di San Lorenzo a Firenze, dunque artista fiorentino puro san-gue del ‘200, è stato uno dei pitto-ri più eminenti della grande pittura toscana del XIII secolo ed il più im-portante a Firenze prima del grande maestro Cimabue, non solo, ma an-che uno dei pochi maestri duecente-schi del quale si conosce il nome. La tavola conservata al Museo di San Casciano di Val di Pesa, nota come

San Michele Arcangelo e storie della sua Legenda è stata attribuita dalla critica recente proprio a Coppo di Marcovaldo e sarebbe la sua opera più antica, eseguita indicativamente tra il 1255 e il 1260, a tempera, con argentature a mecca, la speciale ver-niciatura che faceva apparire come oro l’argento.Dunque, a S. Casciano si può ammi-rare la bellissima tavola iconica di Coppo di Marcovaldo che presenta alla venerazione dei fedeli l’arcan-gelo Michele in abiti diaconali, se-duto in trono, impugnante con la de-stra il Baculus viatorius e con la si-nistra il ripidion con sopra impressa la santa Croce. L’Arcangelo Michele, il divino Messaggero dell’Altissimo e il Diacono fedele, nella perfezione e pienezza della sua specifica natu-ra di cooperatore del divino disegno di salvezza ha il volto, la forma cor-porea, la maestà delle vesti lumeg-gianti, insomma i caratteri che mo-strano questa sua reale e regale fun-zione, mentre le iscrizioni, il nimbo che avvolge il suo capo, la fascia che avvolge i capelli e li tiene ben fermi, ricordo del filatterio ebraico, poi nel-la mano il ripìdion con la s. Croce, la fascia diaconale, il baculus, sono ele-menti che pongono in piena luce la sua realtà di Divino Messaggero in-viato per testimoniare la sua fedeltà, Michael, quis ut Deus? La figura centrale e superba dell’Ar-cangelo è contornata da ben sei ri-quadri: i primi tre presentano alla contemplazione dei fedeli alcuni epi-sodi biblici in cui i santi Angeli so-no protagonisti esemplari, mentre i secondi tre riportano all’attenzione del contemplatore fedele gli eventi prodigiosi accaduti sul Gargano e a Siponto nel V secolo della fede cri-stiana. Possiamo capire meglio gli eventi soprannaturali del Gargano facen-do un sia pur piccolo riferimento al-la speciale funzione degli Arcange-li, in particolare a quella di Michele, il principe degli Angeli, attingendo alla tradizione ebraica e sofferman-

li van narrandogli dell’evento del to-ro e della freccia, nel sesto riquadro iconico della serie che arricchisce la tavola, il s. Vescovo Lorenzo è sem-pre rivestito dei paramenti pontifica-li e si trova all’interno dell’episcopio sipontino. Egli è stato qui rappresen-tato mentre è in ginocchio davanti all’Arcangelo e di lui Coppo di Mar-covaldo ha ben evidenziato il volto con un cerchio, quasi a sottolineare la gloria che proviene dall’Arcange-lo e che avvolge Lorenzo, sottoline-ata proprio dal nimbo che avvolge il capo del Vescovo e che è simbolo di santità e di luce, provenienti dall’Al-tissimo.Una tavola, insomma, di grande re-spiro e bellezza di cui pubblico alcu-ne foto da me scattate e per le qua-li ringrazio la direttrice del Museo per il consenso concesso, dalle qua-li traspare la Bellezza della Parola e della Tradizione dipinta, che incanta e catechizza il credente, abbagliato dallo splendore e dallo gloria. In con-clusione, la grande tavola duecente-sca di S. Casciano, situata lungo la Via Francigena percorsa dai pelle-grini per raggiungere Roma e poi il Gargano, è un’autentica opera che segna insieme ad altre magnifiche opere del Duecento toscano quell’im-portante passaggio dall’arte icono-grafica antica, legata ai canoni ico-nografici di Nicea II, all’arte italia-na sviluppatasi nei secoli successivi proprio in Toscana e da qui a Roma e nel resto d’Italia, grazie ai grandi maestri fiorentini. La tavola ci testimonia, ancora una volta, come in passato, dal Gargano la Legenda dell’Arcangelo Michele e del santo Vescovo di Siponto sia ‘vo-lata’ in terre lontane con grande tra-sporto e devozione di pellegrini e di fedeli.

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6[Festa di s. Lorenzo]

Michele Castoro*

san lorenzo Maiorano

Don Stefano Mazzone, vicario generale

dell’Arcidiocesi, e don Paolo Borgia, addetto alla Segreteria

di Stato di Sua Santità, sono stati nominati dall’Arcivescovo

canonici del Capitolo della Cattedrale.

da Pietrelcina: tutti pastori santi, ad immagine di Gesù, il buon pastore.Al di là della santità riconosciuta e del ministero svolto da tanti pasto-ri di ieri e di oggi, c’è una santità diffusa e un compito svolto da tut-ti i battezzati. Certo, il ruolo dei Ve-scovi, coadiuvati da presbiteri e dia-coni, resta un punto di riferimento. Al tempo stesso, tutti siamo chiama-ti ad essere, gli uni per gli altri, ri-flesso della premura di Cristo buon pastore. Sì, è sempre Cristo, che si prende cu-ra del suo gregge. E questo ci dà spe-ranza. Grazie a Dio, le ricchezze spiritua-li e le potenzialità della nostra dio-cesi sono grandi. La fede di tanti fe-deli è viva. Le nostre chiese sono abbastanza frequentate. Le tradizioni sono an-cora onorate. I pellegrini che giun-gono sul Gargano vi trovano edifi-cazione e ristoro spirituale.

E tuttavia registriamo i segni di un cambiamento per tanti ver-si inquietante. Una grande cri-si di cultura e di valori avanza

sull’onda dei mezzi di comuni-cazione. Anche da noi si respira un’atmosfera di relativismo che insinua il dubbio nelle nostre

convinzioni di fede. E di fronte a questo attacco anche tanti cristiani si mostrano indifferenti se non addi-rittura compiacenti.Carissimi, noi siamo qui oggi, ere-di della testimonianza di San Loren-zo Maiorano, a dire a Cristo: “tu sei

la via, la verità, la vi-ta” (Gv 14,6), “tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,69). Bisogna che questa professione di fede si consolidi nel-le nostre coscienze e diventi credibile nel nostro annuncio. Un annuncio al quale pa-pa Francesco chie-de di dare il timbro della gioia, Evangelii Gaudium: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita inte-

ra di coloro che si in-contrano con Gesù… Con Gesù Cri-sto sempre nasce e rinasce la gioia” (EG 1).Questa gioia non può risolversi in un sentimento interiore e solitario: dev’essere gioia di Chiesa, gioia di popolo, gioia di famiglia. Qui si apre un altro scenario di crisi. Quello che per millenni ha costituito la forza della pastorale, e cioè la co-esione della famiglia e della società, oggi è sempre più lontano. Le rela-zioni si indeboliscono e si frammen-tano. La famiglia, è sempre più fra-gile. A ciò si aggiunge la pesante cri-si economica. Anche la nostra città ne è stata investita in pieno. Aziende chiudono o sono in difficoltà. Come

cesco presso la Segreteria di Stato in Vaticano. Essi diventano Canoni-ci del Capitolo di questa Cattedrale. Il conferimento del canonicato non è una mera onorificenza – nella Chie-sa l’unico onore che posiamo per-metterci è quello di servire - ma è il riconoscimento del lavoro che i due eletti svolgono, con fedeltà e genero-sità, al servizio della Chiesa locale e della Chiesa universale.I Canonici infatti devono distinguer-si per il loro comportamento integro, all’insegna della carità verso tutti e della leale collaborazione con il mi-nistero del Vescovo e del Papa ...Miei Cari, il Signore si è servito di san Lorenzo Maiorano per gettare le fondamenta della nostra Chiesa si-pontina, come – in quello stesso pe-riodo - a Ippona si è servito dell’ope-ra di sant’Agostino e a Ca-nosa di San Sabino. Accan-to a questi grandi pastori, tanti altri santi so-no stati nei seco-li una immagine viva del buon Pastore. La storia della Chiesa è co-stellata dalla figura e dall’ope-ra di tanti grandi pa-stori. Basti ricorda-re alcuni più vicini a noi, come papa Gio-vanni XXIII o papa Giovanni Paolo II

o padre Pio

non pensare alla vicenda della Man-fredonia Vetro?! Chiediamo a quanti sono impegnati nelle trattative ogni possibile sforzo per orientarle verso una soluzione positiva per gli ope-rai di quella grande Ditta ma anche per le Aziende più piccole. E questo è urgente, perché i nostri giovani, che pur sanno essere generosi e creati-vi, hanno più d’un motivo di preoc-cupazione guardando al loro incer-to futuro lavorativo. La stessa gioia di vivere è messa alla prova. E se poi guardiamo al panorama in-ternazionale, ci rattrista vederlo se-gnato da ingiustizie e disuguaglian-ze clamorose e, come non bastasse, punteggiato di conflitti sanguinosi e di azioni terroristiche. Sì, miei cari, c’è tanta sofferenza in giro. La Chiesa deve farsi “prossima” a tutti, raggiungendo tutte le peri-ferie dell’esistenza. Deve annuncia-re Cristo incontrando le persone e toccando la sua “carne” nei poveri. Dobbiamo farci apostoli della Parola e della Carità: missionari di una eu-caristia che si impasta con le nostre sofferenze, come stiamo cercando di fare nella Casa della Carità, nelle mense per i poveri e negli aiuti quo-tidiani della Caritas diocesana e del-le varie parrocchie. Il Signore bene-dica queste opere di misericordia!Occorre essere una Chiesa unita; ma anche, per usare un’espressione cara a papa Francesco, una “Chiesa in uscita”. E’ ora di uscire per speri-mentare cammini nuovi. Ci è chiesto un nuovo slancio sacerdotale. Una forte presa di coscienza laicale. Una maggiore convergenza di associazio-ni e movimenti. Un sussulto di profe-zia nelle persone di vita consacrata. Un ultimo pensiero vorrei dirvi. L’al-tro ieri siamo stati a Roma, per in-contrare il Papa. Una giornata di grandi emozioni. Papa Francesco ha voluto rivolgere anche una parola di saluto alla folta rappresentanza del-la nostra diocesi: “Desidero anche ri-volgere un augurio particolare ai fe-deli dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo… Che chiunque venga nella vostra bella ter-ra – io ho voglia di andarci! – possa trovare anche in voi un riflesso della luce del Cielo!”.Ecco cosa si attende il Papa da noi: che la nostra vita corrisponda alla bellezza della nostra terra. E speria-mo che presto egli possa venire a far-ci visita. Chiediamo a San Lorenzo Maiorano la forza di mettere insieme energie nuove per tessere una sto-ria di corale intesa per il progresso umano e spirituale della nostra cit-tà. Consegniamo al nostro amato Pa-trono la chiave del nostro cuore per-ché, con la materna protezione del-la Madonna di Siponto, possa aprir-lo ed elevarlo alle profonde esigenze del Vangelo.

*arcivescovo

L’annuale ricorrenza di San Lorenzo Maiorano, patro-no della città di Manfre-donia e dell’intera nostra

diocesi garganica, non ha il clamore e l’esteriorità che ha in altre città la festa patronale. Questa manifesta-zione, qui, a Manfredonia, è più con-tenuta e quasi limitata ai soli aspet-ti religiosi; non significhi però una minore considerazione verso il no-stro Santo Patrono; anzi, questo ri-

trovarci per la Celebrazione Eu-caristica e per la Processio-

ne che segue, ci permette di dare a questa attesa

ricorrenza una con-notazione più inti-

ma e spirituale. Nel corso della celebrazione, ho avuto la gioia di conferire l’uffi-cio del canoni-cato a due no-stri degni sa-cerdot i : Don Stefano Maz-zone, mio Vi-cario genera-le, e Don Pa-

olo Borgia, Collabora-tore di Pa-

pa Fran-

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6 [Libri]

La Chiesa annuncia, celebra e testimonia il forte e fedele Amore di Dio per l’uomo, ri-velato e donato in pienezza da

Cristo, e con il servizio della Parola, piamente ascoltata e fedelmente espo-sta ai fedeli, sprona tutti, laici e presbi-teri, ad attuare e a rendere presente il mistero di Cristo nel tempo. E la pub-blicazione “Ieri, Oggi, Sempre, Cristo è il Signore!” raccoglie proprio alcu-ni “colloqui familiari e dolci”, tenuti da don Lodovico Maule, presbitero della diocesi di Trento, nel corso di celebra-zioni liturgiche e di altri numerosi in-terventi al popolo di Dio, non solo del-la sua diocesi di origine ma anche del nostro Gargano. I proposti “dolci collo-qui”, nati da studio, riflessione e pre-ghiera di don Maule, sottolineano come la Parola di Dio è per tutti alimento al-la vita di fede perché Essa è stata scrit-ta per noi. Anima ed accomuna i bra-ni, pubblicati secondo lo schema del-lo svolgersi dell’Anno Liturgico, un fi-lo conduttore continuo e pressante che si sostanzia essenzialmente in un ri-chiamo all’esigenza di una vita rinno-vata nella fede del Risorto. Perciò, il te-sto ripropone e sottolinea all’uomo di oggi, con le sue attese, le sue delusio-ni e le sue infedeltà davanti alla vita e

alla storia, l’Amore fedele di Dio che li-bera e salva, l’amore verso i fratelli, il mistero della Croce, l’amore e la vene-razione per la sua Parola.L’ascolto e il confronto con la Parola è pietra di paragone di ogni comunità, in special modo per chi svolge un mi-nistero nella Chiesa, come catechista, accolito, lettore, ostiario, cantore, ecce-tera, e come di Essa si sono nutriti nella fede i nostri padri così è data ancora a noi la Parola di vita il cui messaggio ci interpella e penetra nei nostri cuori fi-no a discernere “i sentimenti e i pensie-ri del cuore” (Eb 4,2) e presenta la bel-lezza del dono dell’Amore attraverso il suo messaggio che è il “tesoro” per ec-cellenza per il quale l’uomo abbando-na con gioia tutto, perché ha scoper-to qualcosa di veramente grande (cfr Mt 13,44).Questo testo di meditazioni, dunque, ci spiega il Mistero di Cristo e ci aiuta a una contemplazione amorosa dell’Al-tro che ci accoglie e diventa nuovo prin-cipio di ogni nostra azione di vita in un progressivo cadere di tutte le no-stre barriere fino a che l’Altro diven-ta la nostra stessa vita (Gal 2,20). E la contemplazione o meditazione è stata l’esperienza più profonda del monache-simo che ha saputo e potuto far diveni-

re preghiera il lavoro e il la-voro preghiera. Per questo motivo, il libro di don Mau-le apre una nuova collana che la Comu-nità Monastica di s. Maria di Pulsano sul Gargano si prefigge di editare, per preparare nel cuore di ognuno e nel-le comunità la venuta del Veniente (Ap 1,4), l’incontro di novità assoluta per l’uomo. Come cristiani abbiamo ripe-tuto l’ appuntamento con Lui tante vol-te e le meditazioni che seguono ci sol-lecitano ad essere uomini che accolgo-no con gioia l’incontro, senza sciuparlo con accoglienze stantie, scontate o peg-gio sedentarie.Ha scritto nella prefazione il mona-co Pietro Distante “Occorre ricolloca-re la vita cristiana come quella che ti-picamente si svolge solo dentro le strut-ture simboliche e sacramentali dell’An-no liturgico. Ponendo al centro Cristo Signore Risorto, e quindi la Domenica con il suo Evangelo che parla sempre e comunque del Signore Risorto. Ammini-strando la santa mistagogia in modo da concentrare su questo la nostra fede, le nostre opere buone, la nostra tensione di crescita, le nostre speranze. Sempre tenendo presente che l’Anno liturgi-co è l’Anno della divina Grazia dello Spirito Santo, coronato dall’inizio al-

la fine come l’Anno della Bontà del Si-gnore (Sal 64,12b).

Nel salutare un’altra realizzazione dell’autore, il mio pensiero va al bene dei lettori, sia clero che laici, auspican-do che siano molti, e che qui possano trovare una contemplazione teologica e spirituale sui tesori biblici e liturgici che dilati davvero il loro cuore. Desidero per essi e per le loro comunità ogni bene spirituale che per Grazia possano e vo-gliano ricavare da questa lettura”. Dun-que, la lettura attenta dei brani pubbli-cati non può che suscitare nella mente e nel cuore del lettore la ricerca profon-da della ricchezza del Verbo, meditato e spezzato, col pensiero, l’aiuto e la sa-pienza di un presbitero laborioso e in-stancabile nel ministero a lui affidato.Come curatore del testo non posso che augurare che il cuore del lettore entri sempre più in profondità nella proposta sopra riassunta cogliendone i signifi-cati che ogni anno la Liturgia ripropo-ne nella continuità.

Don Lodovico Maule, “Ieri, Oggi, Sempre, Cristo è il Signore”- Edi-zione 2015 a cura dell’Abbazia s. Maria di Pulsano – Prezzo € 16,00

Alberto Cavallini

È in libreria l’ultima fatica di Miche-le Illiceto, docente di filosofia pres-so la Facoltà Teologica Pugliese di Bari (sezione Istituto Teologico Pu-

gliese di Molfetta) e presso il Liceo Classi-co A. Moro Manfredonia. Il libro commenta la Parabola del Padre misericordioso, meglio conosciuta come Parabola del figliol prodigo. Tutti conoscono la storia che vi si narra, quel-la cioè di un figlio che va via di casa, lascian-do nel cuore del padre un incolmabile vuoto, condannandolo a non guardarlo più in vol-to ma di spalle. Lontano, consuma sé stes-so nel deserto delle cose inutili, in un corpo ostaggio del niente, inseguendo una libertà autoreferenziale, senza alterità. Negli occhi dei porci perde la propria immagine, viven-do così la più grande degradazione antropo-logica della storia. Il padre lo aspetta e al cie-lo chiede, ogni sera, che fine abbia fatto quel figlio ridotto a garzone. Sguardi persi, ap-puntamenti mancati, volti sospesi, distanze incolmabili. Tutto sembra perduto. Ma il pa-dre resiste e mette in campo un amore nuo-vo: non l’amore di chi ha già donato, ma di chi ha perdonato. È l’amore che, resistendo al rifiuto, da dono sa farsi per-dono. Su queste note tipicamente esistenziali, Illi-ceto rilegge la parabola in chiave postmoder-na, confrontandosi con le tre grandi opera-zioni culturali che la caratterizzano la “mor-te di Dio”, che qui viene letta come crisi della categoria della “paternità”, la “morte dell’uo-mo”, che rappresentata dal figlio minore, vie-

ne interpretata come crisi della “figliolanza” e infine la “morte del prossimo”, esplicitata dal figlio maggiore che incarna il rifiuto del-la fraternità e della socialità. Illiceto sostiene che non bisogna mai sepa-rare la paternità (la verticalità e la trascen-denza) dalla figliolanza (l’interiorità e l’iden-tità), come ha fatto il figlio minore che sce-glie un amore autoreferenziale. Ma, allo stes-so tempo non bisogna neanche separare la figliolanza dalla fraternità (cioè l’orizzonta-lità e la prossimità) come invece ha fatto il fi-glio maggiore, che rappresenta un modello di religiosità sbagliata. Dunque, se i due fi-gli rappresentano due paradigmi sbagliati di figliolanza, il primo perché simbolicamente uccide il padre e il secondo perché altrettan-to simbolicamente uccide il fratello, quale fi-glio potrà restituirci i tre registri, riunifican-doli, e cioè la paternità rimossa, la figliolanza resa caduca, e la fraternità recisa? La rispo-sta sta nel Terzo figlio della parabola, la cui identità sta al lettore scoprire.Particolarmente interessante è il tentativo dell’autore di rileggere la figura del figlio mi-nore alla luce di alcune metafore postmoder-ne usate da Bauman, come il vagabondo, il turista, il flàneur e il giocatore. Accanto a tali metafore il figlio più giovane viene equipara-to all’homo consumens e all’homo ludens , og-gi dominanti. Come anche ai tre paradigmi di sempre rappresentati da Prometeo, Dioni-so e Narciso. Su questa scia l’autore rilegge la parabola utilizzandola come uno stru-

mento per fare una breve diagnosi critica della nostra epoca, da Lypo-vetsky definita “era del vuoto”.Un’ ultima chiave di lettura che Illi-ceto propone è quella religiosa, cer-cando di rispondere alla domanda “Quale Dio dopo la morte di Dio?”, in un tempo dominato non solo dall’atei-smo, ma ancor più dal nichilismo, che come “ospite inquietante” sta sedu-cendo le nuove generazioni. Ma chie-dersi “Quale Dio” significa chiedersi anche “Quale padre”, o meglio “Qua-le paternità” nel tempo della ‘evapo-razione’ del padre. Ed è qui che Illi-ceto, confrontandosi con lo psichia-tra lacaniano M. Recalcati, si chiede se a tornare deve essere il padre-Edi-po o il padre-Narciso, cioè il Dio-Leg-ge o il Dio-Amore.Quindi quale Dio e quale padre pro-pone la parabola del figliol prodi-go? Poiché sarà proprio il terzo figlio a dircelo, ecco un motivo in più per

giustifica-re la scelta del titolo di questo li-bro: La pa-rabola del terzo figlio.

IL LIBRO SARà PRESENTATO:- oggi 19 febbraio, a S. Giovan-

ni Rotondo, presso la Chiesa Madre, alle ore 20.00

- domani 20 febbraio, a Monte S. Angelo, nell’ auditorium del santuario di S. Michele, alle ore 19.00

- giovedì 25 febbraio, a Man-fredonia, nell’Auditorium Cristanziano Serricchio, al-le ore 18.30 con l’intervento di P. Luciano Lotti, Diretto-re dell’ISSR Giovanni Paolo II di Foggia, e la partecipa-zione dell’arcivescovo mons. Michele Castoro e del Sinda-co Angelo Riccardi

- giovedì 10 marzo, a Cagnano Varano, presso la Parrocchia S. Maria della Pietà, alle ore 19.00

Colloqui familiari e dolci che ci parlano di Cristo Signore

IERI, OGGI, SEMPRECRISTO È IL SIGNORE

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Lodovico Maule, presbitero dell’Arcidiocesi di Trento, ha conseguito il Baccalureato in Teologia a Bologna presso lo Studio Teologico s. Antonio, affiliato alla Pontificia Università s. Antonio in Roma; la Licenza in Sacra Liturgia presso il Pontificio Istituto Liturgico s. Anselmo in Roma e il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana in Roma.

Dal 1980 ad oggi è professore incaricato di Liturgia, Teologia dei Sacramenti ed Omiletica, presso lo Studio Teologico s. Antonio, affiliato alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, a Bologna.A Trento è stato professore di Liturgia, Sacramentaria e Cristologia, presso la Scuola Diocesana di Formazione Teologica dal 1994 al 2013; Docente di Cristologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose dal 1998 al 2012 e Docente di Omiletica presso lo Studio Teologico Accademico di Trento dal 2010 al 2012.Collabora mediante corsi e lezioni, nell’attività degli Uffici Diocesani: Liturgico; Pastorale Sociale e del Lavoro e altri. Ha collaborato inoltre con corsi e lezioni in diverse Diocesi e Parrocchie.E’ stato Docente, in due edizioni di Master in Architettura e Liturgia, curato dall’Ufficio Arte Sacra della Diocesi e dall’Università di Trento. Membro del Comitato Scientifico per una nuova edizione di Master prevista in progettazione.E’ stato redattore della rivista Evangelizzare, dal 1989 al 1996, ha collaborato inoltre con altre Riviste.

Presso le EDB ha pubblicato: Per grazia tua ti lodo. La preghiera cristiana: i Divini Misteri e le Ore sante3 (2006); ha curato l’Itinerario di Catechesi Familiare Lo racconterete ai vostri figli (2003-2007); ha pubblicato: In quel tempo… Racconti dal Vangelo (2008), testo e CD.Vi c e d i re t tore d e l l ’ Uf f i c io Catechistico Diocesano di Trento dal 1994 al 1997 e Direttore dello stesso Ufficio dal 1997 al 2011.È Presidente dell’“Associazione ANASTASIA” per la formazione teologica, liturgica, storico-artistica di guide per la visita alla Chiese.Dal 2007 Canonico della Cattedrale, attualmente è Decano del Capitolo Metropolitano della Cattedrale di san Vigilio in Trento.

Dal dono al per-dono: la parabola del terzo figlioPasquina Tomaiuolo

M. ILLICETO, La parabola del terzo figlio. Il figliol prodigo nel postmoderno, Andrea Pacilli Editore, 2016, euro 15.00

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misericordia

Il tradizionale incontro di gior-nalisti e operatori della comu-nicazione con l’Arcivescovo si è svolto quest’anno a S. Giovanni

Rotondo presso gli studi di Tele-ra-dio Padre Pio, quasi a pochi passi dal convento dei Cappuccini ove è vis-suto per più di 50 anni il santo Fra-te del Gargano.

[Comunicazioni Sociali]

È stato un momento di fraternità, condivisione, stima e partecipazio-ne tra i direttori responsabili e i col-laboratori delle testate giornalisti-che cattoliche presenti in diocesi – VOCI e VOLTI, TELERADIO P.PIO, CASA SOLLIEVO della SOFFEREN-ZA, VOCE di P.PIO, STUDI su P.Pio, MICHAEL, e che ha visto anche la

partecipazione di alcuni responsabi-li del sito web parrocchiale Immaco-lata di Monte Sant’Angelo e del gior-nale Manfredonianews.Riuniti con gioia intorno all’arci-vescovo mons. Michele Castoro nel ricordo del patrono dei giornalisti, tutti i direttori delle testate giorna-listiche cattoliche nei loro interventi

hanno assicurato il proprio impegno nel testimoniare la Buona Notizia di Gesù il Misericordioso attraverso i media loro affidati, radicati e stima-ti in questa nostra terra e non solo, continuando a offrire il loro Servizio per la diffusione della Buona Noti-zia con gioia e competenza. Dopo gli interventi di Alberto Cavallini, di-rettore dell’ufficio per le comunica-zioni sociali dell’arcidiocesi, che ha sinteticamente ricordato alcuni pas-si significativi del messaggio del Pa-pa “Comunicazione e Misericordia: un incontro fecondo” per la prossima Giornata Mondiale delle Comunica-zioni Sociali, di p. Mariano Di Vito, direttore di Voce di P.Pio, di p. Ladi-slao Suchy, di Stefano Campanella, l’Arcivescovo ha ricordato il momen-to importante che stiamo per vivere, il grande evento che ci vedrà come Arcidiocesi, Fraternità Cappuccina, Opera di P. Pio, Gruppi di Preghie-ra, portare a Roma, per volere di Pa-pa Francesco, le reliquie del corpo di s. Pio, l’umile francescano “picco-lo come un chicco di grano caduto nel buio della terra, ma che ha saputo ob-bedire e restare fermo, fino a quando la sua sofferenza non è fiorita in una spiga feconda, quella di una straordi-naria santità riconosciuta da tutti” e ha invitato a vivere un servizio ge-neroso al servizio della Parola e del-la Chiesa perché solo se radicati nel-la Verità, la nostra comunicazione riuscirà a offrire ciò che è portatore di senso e a stimolare l’intelligenza. In questo siamo stati chiamati tutti a impegnarci.

Festa di s. Francesco di salesincontro dell’Arcivescovo con i giornalisti cattolici

verso la prossima Giornata Mondiale delle comunicazioni socialila fecondità del binomio comunicazione e

Tiziano Samele

Nel Messaggio di Pa-pa Francesco per la 50° Giornata mondiale del-le Comunicazioni Socia-

li che si celebrerà il prossimo 8 mag-gio – COMUNICAZIONE E MISERI-CORDIA: UN INCONTRO FECONDO - è racchiusa l’indicazione di uno sti-le distintivo con cui caratterizzare la nostra presenza di cristiani nell’am-biente digitale-mass mediale ed è in-dicato il cammino da percorrere che deve essere capace di disponibilità all’ascolto e che deve sapersi fare vi-cinanza, prossimità, condivisione di domande e dubbi. In questa prospet-tiva, l’iniziativa diocesana promossa in occasione della festa di san Fran-cesco di Sales è stata un momento di

preparazione alla Giornata, occasio-ne e frutto di un cammino condivi-so di collaborazione e amicizia tra le testate giornalistiche, VOCI e VOLTI, TELERADIO P.PIO, CASA SOLLIEVO della SOFFERENZA, VOCE di P.PIO, STUDI su P. Pio, MICHAEL, presen-ti in diocesi. Il messaggio, in sintesi, presenta del-le parole-chiave - incontro, ascolto, prossimità, misericordia - che con-sentono di leggere e capire meglio quanto scritto dal Papa. Sono parole dal sapore e dal radicamento evan-gelico, dai colori umani che nel bi-nomio fecondo che unisce comuni-cazione e misericordia danno sapo-re alla vita di fronte al tanto grigiore e alla grande banalizzazione in cui

purtroppo viviamo; sono, infatti, pa-role che da sole “gettano ponti tra le persone”. Papa Francesco, insomma, chiede proprio a noi, operatori dei media al servizio dell’annuncio della Buona Notizia – giornalisti, webmaster, col-laboratori, operatori, portaparola – di “… uscire dai circoli viziosi delle con-danne e delle vendette … perché … la parola del cristiano si propone di far crescere la comunione e anche quan-do deve condannare con fermezza il male, cerca di non spezzare mai la re-lazione e la comunione” e ci ricorda, sottolineandolo in modo efficace, che “il tratto distintivo di tutto l’essere e l’agire” della Chiesa è la Misericor-dia. Nella Comunicazione, la Miseri-

cordia porta non solo a “scegliere con cura parole e gesti”, ma anche a cu-stodire nello stesso modo quelli de-gli altri. Essa è balsamo che mitiga “le avversità della vita”, favorisce l’in-contro e l’inclusione, insomma man-tiene saldi i ponti. Ma, domanda an-che di considerare il mistero dell’al-tro come una terra santa per entra-re nella quale, sottolinea il Papa, bi-sogna togliersi i sandali come Mosè davanti al roveto.È un grande impegno al quale come giornalisti ed operatori della comu-nicazione siamo tutti chiamati a cor-rispondere.

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Il Gruppo Famiglia della parroc-chia cattedrale s. Lorenzo Maio-rano, anche quest’anno, ha or-ganizzato presso l’Istituto Sa-

cro Cuore l’ottava edizione della Fe-sta della Famiglia riflettendo sul te-ma della “MISERICORDIA IN FAMI-GLIA”. Dopo il saluto dell’Arcivesco-vo, don Paolo Martucelli della Dio-cesi di Teano-Calvi ed insegnante presso lo Studio Teologico di Bene-vento e presso il Seminario metro-politano di Salerno, ha parlato ai nu-merosi intervenuti della Misericor-dia di Dio e dei legami che intercor-rono tra essa e la giustizia. È emer-sa la capacità della famiglia di vivere nella misericordia del Padre, nell’a-more di Dio, su cui si misura la rea-lizzazione delle opere di misericor-dia corporale e spirituale. Dopo la celebrazione eucaristica, la festa è continuata nel pomeriggio e sino a tarda serata. A coronamento

Grande partecipazione di giovani anche quest’anno per la festa di San Giovan-ni Bosco. Don Michele Pio

Cardone, parroco di s. Nicola, mol-to vicino ai giovani rodiani, nel pre-sentare loro il programma della festa ha ricordato innanzitutto che questo anno 2016 è un Anno Santo straor-dinario dedicato alla Misericordia. E proprio a san Giovanni Bosco è rico-nosciuta da tutti la grande capacità di essere stato un propagatore della Misericordia di Dio tra i giovani che

FestA dellA FAMiGliA nellA PARROcchiA cAttedRAle

Praticando la carità si prepara il cuore a farsi prossimo all’altro

Angela e Angelo Trotta*

del clima di festa creatosi, si è tenu-to un avvincente spettacolo di canti e danze tratti da un musical di Car-lo Tedeschi, una rappresentazione teatrale dei ragazzi delle elementa-ri del 2° Circolo Didattico di Man-fredonia e la premiazione di un con-

corso di disegno e di poesia, riser-vato ai ragazzi, sul tema “Il perdono in famiglia” cui hanno aderito due-cento ragazzi con profonde e spon-tanee osservazioni: il loro auspicio di pace e perdono in famiglia, han-no sottolineato, deve partire dai ge-nitori che sono i testimoni primi di quel messaggio più volte sintetizza-to dal Papa nelle parole ‘permesso-scusa-grazie!’La festa ha visto anche la testimo-nianza di una giovane coppia ade-rente al programma Retrouvaille, servizio esperienziale offerto a cop-pie sposate o conviventi che soffro-no gravi problemi di relazione e che intendono ricostruire la loro relazio-ne d’amore, attraverso un program-ma fatto da un weekend residenziale e da ben 12 incontri post- weekend. La coppia invitata, dopo un periodo di crisi e di allontanamento che ha caratterizzato i primi anni di matri-monio, ha ritrovato la forza del cam-biamento scoprendo la bontà dell’a-scolto, della comunicazione, del per-dono e del “ri-trovarsi”, grazie al pro-gramma cristiano Retrouvaille. La presenza del parroco don Fer-nando Piccoli durante tutta la festa è servita a suggellare quanto, oggi co-me non mai, ed all’indomani del Fa-

Tina Guerra

come educatore ha accolto in gran numero nel suo oratorio. E nell’in-carnare pienamente l’insegnamen-to evangelico «gratuitamente ave-te ricevuto, gratuitamente date», s. Giovanni Bosco è stato un instanca-bile maestro con un enorme cuore e un’altrettanto grande sensibilità at-traverso la Confessione, sacramento efficace con cui il santo ha «spiegato» ai suoi penitenti che l’amore di Dio supera ogni errore. Il santo è stato, dunque, per tanti giovani la carezza di un padre che molti non avevano mai potuto sperimentare. Oggi più che mai la figura di San Gio-vanni Bosco é fondamentale, in tem-pi dominati dalla emergenza educa-tiva, perchè le sue grandi qualità di formatore sono preziose e attua-li tanto che non si sbaglia nel defi-nirlo un grande santo della contem-poraneità. Perciò, a Rodi, s. Giovanni Bosco è stato riproposto all’attenzione di gio-vani e adolescenti come modello di Misericordia durante l’annuale festa in suo onore che ha coinvolto moltis-simi giovani.

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“La Famiglia come prima scuola della misericordia dove si è amati e si impara ad amare, si è perdonati e si impara a perdonare”

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co la festa di s. Giovanni Bosco nell’Anno santo della Misericordia

Un antiquario locale con specifi-ca specializzazione e competen-za nella vendita di oggetti anti-chi, offre la possibilità di acqui-stare un prezioso tabernacolo (ve-di foto), risalente all’Anno Santo 1625, in legno castagno con dora-tura a foglie oro, proveniente da un antico palazzo nobiliare. L’og-getto d’arte, una volta acquisito, potrà arricchire degnamente uno dei luoghi sacri del nostro territo-rio. Si tratta di un reperto auten-tico ed unico. Per ulteriori informazioni contat-tare la redazione di VOCI e VOLTI: tel. 0884 581899 e 338 4176758 – e mail: [email protected]

mily day, sia importante ricreare il clima autentico e cristiano della fa-miglia, in sinergia con le altre fami-glie e nell’ottica dell’unica “famiglia voluta da Dio”

*Gruppo Famiglia della Parrocchia Cattedrale

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religiose e associazioni presenti a Monte Sant›Angelo, si è pensato di essere misericordiosi come il Padre attraverso un’opera segno condivisa: l›emporio della solidarietà cittadina.Ma cos’è l’Emporio della Solidarie-tà? È un segno di vicinanza discre-ta verso persone e nuclei familiari in condizione di reale difficoltà e di-sagio lavorativo, economico e/o so-ciale, per un periodo di tempo suffi-ciente a renderli più autonomi ed in-tegrati. Si tratta della ponderata di-stribuzione dei beni di prima neces-sità raccolti dalla carità della gente dal buon cuore. Non più il “pacco ali-

letteRA APeRtA AllA cittÀGiubileo della Misericordia e carità concreta

Nel mese di gennaio presso la “Casa dei giovani” a Monte Sant’Angelo si è tenuto il percorso formativo per i volontari dell’Emporio, a cui han-no partecipato 4 referenti per parrocchia. Le lezioni sono state animate da Lorenzo Brunetti e Salvatore Melchionda, rispettivamente referenti dell’emporio a Manfredonia e a San Giovanni Rotondo; don Luciano Ver-gura, direttore di Caritas diocesana; e don Domenico Facciorusso, par-roco e coordinatore dell’Emporio nella fase formativa dei volontari.

Nell’anno venticinquesimo della sacra Ordinazione presbiterale i nostri don Nicola Cardillo, don Luca Santoro e don Salvatore Ranieri, il 15 gennaio scorso sono stati

ricevuti da Papa Francesco ed hanno concelebrato con Lui la Divina Eucaristia nella Cappella s. Marta in Vaticano. Ai nostri cari presbiteri i rinnovati fraterni auguri di un fecondo ministero.

Il direttore e la redazione di VOCI e VOLTI

“In questo Anno Santo - ri-corda Papa Francesco - potremo fare esperienza di aprire il cuore a quan-

ti vivono nelle più disparate perife-rie esistenziali… È inutile aprire la Porta Santa se la porta del nostro cuore è chiusa all’amore, se le nostre mani sono chiuse al donare». La tenerezza di Dio verso chi desidera rafforzare la conversione al Vangelo muove a trovare anche gesti concreti di prossimità, di misericordia corporale. Affianco, dunque, alle lodevoli iniziative solidali, promosse dalle parrocchie, dalle comunità

menti”, ma la libera scelta di ciò che serve al fabbisogno familiare. Perso-ne in povertà accolte e ascoltate dai parroci ed indirizzate, con viva uma-nità, ad un unico “punto” di distri-buzione alimentare. Il tutto in pie-na discrezione e viva solidarietà cri-stiana.Come aiutare? A ciascuno verrà of-ferta la possibilità di farsi prossimo: ai volontari delle parrocchie e delle comunità religiose impegnati diret-tamente nella distribuzione dei vive-ri; alla gente generosa che potrà do-nare generi alimentari (latte, pane, biscotti, salsa e scatolame vario); e

ai commercianti che potranno con-tribuire destinando prodotti di lar-go consumo. In definitiva, l’Emporio della Solida-rietà è una “creatura” posta nelle ma-ni e nel cuore di ogni uomo o donna di buona volontà, ambito di parteci-pazione e collaborazione, finalizza-ta ad un unico scopo: aiutare la gen-te bisognosa. Che davvero il Signore ricompensi tutti col “cento volte tanto e la vita eterna!”

I parroci ed i religiosi di Monte Sant’Angelo

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Progetto diocesano per un’educazione integrale all’affettività

l’ARMOniA dellA vitA

Si è tenuto a S. Giovanni Ro-tondo, presso la parrocchia s. Giuseppe artigiano, il pri-mo dei tre seminari proget-

tati dagli Uffici Diocesani di Pastora-le della Famiglia, Pastorale Giovani-le, Pastorale per la Dottrina della Fe-de e della Catechesi, Pastorale per l’educazione, la scuola e l’universi-tà e la cultura, in unione con l’Uffi-cio Scuola per IRC ed il “Centro per la Famiglia Nazareth” aventi come titolo “Per un’educazione integra-le all’affettività e all’amore dei ra-gazzi-adolescenti in un contesto di responsabilità di adulti”. L’intento manifesto del progetto è quello di fa-re rete tra genitori ed educatori dei vari ambiti sociali coinvolti, per af-fiancare i ragazzi in età adolescen-ziale, al fine di favorire la compren-sione e la corretta gestione del radica-le cambiamento cui essi sono chiama-ti, nel mondo interiore, non meno che nel corpo. L’adolescente ha un problema di fondo – ha detto il prof. Michele Illiceto - ridefinire se stes-so nel cambiamento in corso, ac-cettarsi e farsi accettare dagli altri nel proprio cambiamento”.In una società in cui si è separato il bello (estetico) dal bene (etico), i ra-gazzi sono spesso in balia di stimoli negativi, dettati da interessi economi-

ci, e corrono il rischio di idealizzare la realtà che si trovano a vivere, in spe-cie la relazione con l’altro, fermando-la al primo livello, quello delle emo-zioni del momento (dove amo l’altro per quello che mi fa provare e non per quello che è), e senza sapere in-canalare l’affettività nello stadio dei sentimenti, dove le emozioni metto-no radici (profondità), sanno guarda-re al futuro (ti prendo in carico), dove si impara ad amare. “In questo con-testo”, ha detto Illiceto, “si impara ad amare l’altro proprio partendo dalla sua fragilità”.Il vivo confronto dei quattro labora-tori di approfondimento ha messo in luce l’inadeguatezza del mondo degli adulti nell’affiancare i giovani in que-sto percorso di crescita nell’affettivi-tà e l’assenza di punti di riferimento per i giovani, che avrebbero bisogno di formarsi in un contesto più maturo e coerente, dove imparare, dalla testi-monianza prima ancora che dalle pa-role, che l’uomo è persona e non indi-viduo perché è fatto per un altro, per la relazione e non per se stesso, e che è chiamato ad amare perché a sua volta è fatto da un Altro, che lo ha amato per primo. I giovani hanno bi-sogno di scoprire il vero senso dell’a-more, che è dono, reciprocità, gratu-ità, e la dimensione sociale dell’amo-

re sponsale, che è servizio sociale per gli altri, segno e strumento che rende visibile l’Invisibile.Partendo dall’esperienza del vissuto emotivo, in cui muovono i primi passi, i giovani possono essere incoraggiati da un mondo adulto, maturo e credibi-le, a riconoscere i segni della presen-za dello Spirito dentro di sé, “quella parte di noi dove Dio parla a noi”, e scoprire che l’amore non comincia da noi ma viene da Dio, quell’amore che ci abilita ad amare come Lui (Be-nedetto XVI Deus Caritas est) per-ché ha origine da Lui. Il prossimo incontro si terrà il 20 e il 21 febbraio e avrà come temi “i metodi naturali” (con la dott.ssa Lu-cia Miglionico e il dott. Giuseppe Pe-tracca) e “Famiglia, gender e din-torni” (con la dott.ssa Lodovica Car-li).

*coniugi – parrocchia s. Michele, Manfredonia

i PROFicUi APPUntAMenti dellA PAstORAle FAMiliARe

Nel mese di gennaio presso la “Casa dei giovani” a Monte Sant’Angelo si è tenuto il percorso formativo per i volontari dell’Emporio, a cui han-no partecipato 4 referenti per parrocchia. Le lezioni sono state animate da Lorenzo Brunetti e Salvatore Melchionda, rispettivamente referenti dell’emporio a Manfredonia e a San Giovanni Rotondo; don Luciano Ver-gura, direttore di Caritas diocesana; e don Domenico Facciorusso, par-roco e coordinatore dell’Emporio nella fase formativa dei volontari.

Floriana Valerio e Giuseppe Sarcina

Nicoletta Gellotto Gentile e Domenico Trotta*

All’incontro con il prof. Illi-ceto è seguito un lavoro la-boratoriale, che ha visto i partecipanti confrontarsi

in gruppi più piccoli su diverse que-stioni come: Come nasce un amore? Io-Tu-Noi: per coppie di adolescenti già formate;Amore come possesso o come dono;Visione unitaria dell’affettività.Il secondo appuntamento del pro-getto “L’armonia della vita” è previ-sto per il 20 e 21 febbraio e vedrà coinvolti la d.ssa Lucia Miglionico e il dott. Peppino Petracca Ciavarella nel pomeriggio del sabato e la d.ssa Ludovica Carli, la domenica mattina. Si affronteranno i temi che riguarda-

no il valore del corpo, la conoscenza dei suoi dinamismi, l’importanza di una educazione integrale e veritiera, soprattutto oggi dove prevale la cul-tura di una sessualità fine a se stes-sa e dove il “gender” crea confusio-ne e divisioni di pensiero.Intanto gli operatori di Pastorale Fa-miliare impegnati nella preparazio-ne al matrimonio, continuano la for-mazione attraverso il corso on-line che è giunto al terzo appuntamento.Animatori dell’incontro di giovedì 21 gennaio sono stati Piera e Antonio Adorno (Rappresentanti Associazio-ne Oasi Cana alla Consulta Naziona-le per la pastorale familiare), i quali hanno ripreso il Cap.II degli “Orien-tamenti sulla preparazione al matri-

monio e alla famiglia della Cei”, pro-prio sul tema della Affettività e in-namoramento.La d.ssa Piera di Maria, ginecolo-ga e sessuologa, partendo dalla sua esperienza professionale ha parlato dell’alfabeto della corporeità sotto-lineando come le sollecitazioni che raggiungono i nostri adolescenti si-ano tante, ma spesso distorte dalla società del tutto e subito, tanto da of-fuscare il mistero che custodisce il corpo umano. È necessario ridare allora ai giova-

cOnveGnO litURGicO diOcesAnOMartedì 1 marzo, a partire dalle 15,30, si terrà presso il Regio Ho-tel Manfredi l’annuale Convegno Liturgico diocesano con la parte-cipazione di mons. Claudio Ma-niago, vescovo di Castellaneta, Presidente della Commissione Episcopale della CEI per la Litur-gia e Presidente del CAL, Centro di Azione Liturgica, il quale ci fa-rà riflettere sul tema “La Chiesa celebra il suo Signore. Per una partecipazione piena, consapevole e attiva alla Litur-gia”. Man

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ni la possibilità di capire quanto val-gono, di quanto sia grande il miste-ro che abita il loro corpo, mistero vi-sto non come qualcosa di sconosciu-to ma come qualcosa che va rivela-to attraverso l’esperienza della fede.Fiduciosi nella collaborazione dei va-ri uffici diocesani, che speriamo di-venti sempre più forte e che ci aiu-ti a realizzare veramente una Pasto-rale integrante, integrale ed integra-ta sul nostro territorio, ci diamo ap-puntamento agli incontri del mese di febbraio.

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Nel giorni scorsi, prece-duta da una celebrazio-ne eucaristica tenuta in cattedrale, si è svolta nel-

la sala “Vailati” la cerimonia di con-segna delle tessere, da parte dell’ar-civescovo mons. Michele Castoro, ai numerosi medici aderenti all’AMCI, con la presenza dell’assistente eccle-siastico don Antonio D’Amico, di pa-dre Aldo Milazzo, direttore diocesa-no della Pastorale sanitaria e di nu-merosi soci. Ospite d’eccezione è sta-to il dott. Giuseppe Battimelli, vice presidente nazionale dell’AMCI e presidente della sez. “S. Giuseppe.

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Rinnovata l’adesione dei medici all’importante sodalizio cattolico

Matteo di Sabato

Moscati” dell’arcidiocesi di Amal-fi-Cava de’ Tirreni. Prima di conse-gnare le tessere, il presidente dott. Giuseppe Grasso, in una breve e in-cisiva prolusione, ha voluto ringra-ziare ancora una volta mons. Casto-ro per la sua amabile e costante vi-cinanza ai medici cattolici, iscritti al sodalizio, che con il loro impegno professionale leniscono le sofferenze dei pazienti loro affidati, e che si im-pegnano ad essere uomini di mise-ricordia nell’espletamento dell’affa-scinante quanto nobile arte medica. Quindi, ha illustrato il nutrito pro-gramma per il nuovo anno sociale. È seguita una breve conversazione, di notevole spessore umano, cultura-le e religioso, del dott. Giuseppe Bat-timelli sul “medico, uomo di mise-ricordia”. Nel fare riferimento alle motivazioni date da Papa Francesco al Giubileo della Misericordia, ha co-sì sottolineato: “Ogni medico, senza distinzione di credo o ideologia, deve essere essenzialmente uomo di mise-ricordia e deve proporsi sotto questa veste, mettendo in risalto alcune sue peculiarità di un’arte e di una profes-sione antica e nobile ...la vita uma-na quindi è sacra come del resto l’ar-te medica e a chi la pratica è dovuto particolare rispetto e addirittura am-mirazione”. È seguito un breve inter-vento di don Antonio D’Amico il qua-

e che siamo chiamati a custodire. L’A-zione Cattolica, invero, è anche espe-rienza di vita oltre che di fede, che va condivisa con i fratelli attraverso una rete di legami che ci aprano il cuore al-le necessità della comunità in cui vi-viamo. È un impegno che ogni anno si rinnova e che in questo contesto si rife-risce all’amore per il nostro territorio.A parlare dell’argomento è stato chia-mato il dott. Alfredo De Luca, agrono-mo, consigliere comunale del Comu-ne di Manfredonia per la lista “Man-fredonia Est”, che ha seguito l’evoluzio-ne del progetto sin dalle sue prime fa-si. Ha fatto da moderatore il dott. Fran-cesco Ciuffreda, Presidente Diocesa-no di Azione Cattolica, mentre non ha fatto mancare il proprio sostegno e la propria presenza il nostro Vescovo e Pastore.Parlando ai presenti Mons. Castoro ha ricordato come il territorio in cui vi-viamo è oggetto di mire espansionisti-che da parte di gruppi economici che sembrano avere a cuore più interessi speculativi che non esigenze collega-

Azione cattolica diocesanail paventato deposito costiero di GPl e lo sviluppo sostenibile del nostro territorio

Michelangelo Mansueto

te ad uno sviluppo territoriale possi-bile ed ha richiamato in modo partico-lare l’insegnamento e le indicazioni, in tema di ecologia e sviluppo soste-nibile, della recente enciclica di Papa Francesco “Laudato sì” che, in qual-che modo, ha rivoluzionato il rapporto tra teologia e concezione dell’ambiente inserendo la cura del creato all’inter-no della prospettiva di una più ampia ecologia integrale, che include l’uomo e il complesso mondo delle relazioni personali e sociali: in tale prospettiva occorre almeno provare a mettere in evidenza “buone pratiche” nel cam-po della gestione sostenibile del terri-torio e dell’impegno di cittadini e co-munità locali nella cura dell’ambiente e delle città.Interessante la partecipazione che ha coinvolto non soltanto aderenti dell’A-zione Cattolica ma concittadini impe-gnati in diverse iniziative, attive in cit-tà, per mantenere alta l’attenzione su un argomento che, sicuramente, deve essere considerato sensibile per il no-stro territorio.

Il dibattito ha evidenziato in partico-lare come i cittadini di Manfredonia, prima di vedersi scaraventare dall’al-to decisioni su cosa impiantare nel pro-prio territorio, vogliono essere infor-mati ed ascoltati, perché iniziative co-me la costruzione di un impianto di gas propano liquido hanno un notevo-le impatto ambientale e paesaggisti-co e non possono essere prese senza ascoltare approfonditamente pensieri e preoccupazioni della comunità in cui tale progetto dovrebbe essere realiz-zato. Preoccuparsi del proprio territo-rio, però, non vuol dire esclusivamente manifestare pubblicamente il proprio NO a proposte di sviluppo spesso poco condivisibili: preoccuparsi del proprio territorio vuol dire, prioritariamente, essere propositivi, confrontarsi su te-mi che possano proporre ed offrire possibilità di sviluppo che tengano in debito conto le peculiarità le ca-ratteristiche geografiche ed econo-miche del nostro territorio.Su tale punto speriamo vengano pre-sentati contributi e proposte alla comu-nità, anche da parte dell’Azione Catto-lica, perché come affermato da Papa Francesco al punto n. 13 della LAUDA-TO SI “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la pre-occupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo so-stenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”.

le ha parlato dei medici di domani e della loro umanizzazione. “Il medi-co - ha detto - deve sostituire la pa-rola paziente con la parola persona. Occorre umiltà nell’ascolto e forza di comprensione, patto con il paziente, presa in carico della persona dell’am-malato nella sua interezza”. Mons. Castoro nel concludere l’in-contro ha ringraziato i presenti e in particolare il dott. Battimelli per il suo illuminato intervento nel quale ha esaltato la figura del medico co-me uomo della misericordia e della speranza, al servizio dell’umana sof-ferenza.

Si è tenuto nella sala “mons. Valentino Vailati” un incon-tro di formazione organizza-to dall’Azione Cattolica per

meglio conoscere una delle problema-tiche più attuali attinenti al territorio della nostra città: il progetto per la co-struzione di un deposito di Gas Propa-no Liquido, meglio conosciuto in città con il nome di ENERGAS. L’incontro, rivolto agli aderenti AC, ai simpatiz-zanti ed a tutti coloro che hanno mo-strato di voler condividere un momen-to di formazione civica, si è inserito nel percorso di formazione di questo anno associativo che ha come motto “ci sta a cuore”, un modo per conoscere me-glio la realtà territoriale in cui viviamo

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AMci Sabato 12 marzo, al-

le 18,30, nella sa-la “mons. Vailati” in Manfredonia, organiz-

zato dalla locale sezione Amci, si terrà un incontro su “Medi-cina e nuova umanizzazione”. Relatori il prof. Aldo Bova, con-sigliere nazionale dell’AMCI e presidente del FORUM delle As-sociazioni Sociosanitarie della Campania, e don Salvatore Mi-scio, responsabile del Servizio diocesano di Pastorale Giovani-le e Rettore del Seminario dio-cesano.

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Da qualche tempo anche i vichesi hanno cominciato a comprendere la ricchez-za delle proprie tradizioni

e a potenziare quel desiderio anti-co di tramandare alle nuove genera-zioni la bellezza delle antiche radici.L’idea di un convegno nasce dal testo del prof. Tortorella: «Evviva la Croce. Il Venerdì Santo a Vico del Gargano», che celebra la produzione musicale dell’artista locale Raffaele Buonomo nel 125°anniversario della compo-sizione del «Miserere», il salmo 50.Il convegno, a partire dalla presen-tazione del libro, vuole sottolineare l’unicità di questo evento umano, re-ligioso e culturale che fonde emotivi-tà, fede e cultura fino a far-lo quasi diventare il sim-bolo di un popolo.Con questo convegno si inaugurano «I luoghi dello Spirito».L’obiettivo non è quello di allungare l’ombra del tu-rismo religioso su questo lembo di terra già resa sa-cra dall’angelica presenza di san Michele e dall’im-pronta misericordiosa di san Pio, ma di risveglia-re il nostro «sensus Fidei», per renderci consapevoli che, luogo dello Spirito è il nostro cuore, la nostra coscienza, il nostro vis-suto quotidiano che, in-vece, vogliamo prepoten-

[Ecclesia in Gargano]

fuori le mura parrocchiali, per ral-legrare il momento comunitario del carnevale a cui partecipiamo con gioia e per “cristianizzare”, se co-sì possiamo dire, una festa che na-sce come pagana. Il nostro TRENO ha tanti vagoni in grado di ospitare tutti, in particolare quei viaggiatori, o meglio pellegrini, che nel mondo sono stati colpiti da eventi poco pia-cevoli o che sono ancora, nella scena del mondo, sotto i riflettori. Tra tut-ti i popoli che i media ci raccontano, abbiamo pensato di rappresentarne tre che riassumono le gioie ma anche le sofferenze della terra: I FRANCE-

Giovedì 3 marzo, alle 18,30, nell’aula magna del Liceo Fioritto-De Rogatis, in oc-casione della presenta-

zione del restauro della pregevole e antica statua di s. Cataldo, venerato grandemente in Cagnano, e in pre-parazione della festa dell’8 marzo, giorno della nascita al cielo del san-to, si terrà un incontro su S. Cataldo vescovo nella comunità di Cagna-no con gli interventi di Nicola Tava-glione, Alberto Cavallini, direttore di VOCI e VOLTI, Michele Schino, fun-zionario dei Servizi Territoriali del-la Soprintendenza per i beni storici e artistici della Puglia, e Maria Elena Lozuppone, restauratrice.

si inAUGURAnO

«i luoghi dello spirito»

È il terzo anno che a Vico, grazie alla collaborazione e all’intesa di menti intra-prendenti, si organizza la

sfilata cittadina di carnevale. Cer-tamente non si può competere con il carnevale di Putignano o della vici-na Manfredonia, ma è un’occasione di aggregazione divertente da non sottovalutare. Anche la nostra par-rocchia “San Marco” non si è lasciata sfuggire l’occasione e, questo, è il se-condo anno che partecipa con entu-siasmo all’edizione mascherata cit-tadina. Il gruppo carnevalesco cre-ato dalla parrocchia san Marco, ri-prende il tema dell’Azione Cattolica ragazzi per l’anno associativo 2015 -2016: “VIAGGIANDO VERSO TE!”. Il tema del viaggio, del cammino del-la vita e della fede che come comuni-tà ci auguriamo di poter fare, ha co-me simbolo il treno che, con i suoi vagoni accoglie tutti e chiunque vo-glia cimentarsi in questo cammino. Il treno dunque, e la stazione in ge-nerale, sono l’ambientazione che danno vita al cammino annuale che viviamo in parrocchia, ma che, per l’occasione, vogliamo portare anche

SI, colpiti più volte dagli attentati; i SIRIANI, protagonisti degli sbarchi sulle coste italiane non sempre fini-ti bene; gli ITALIANI, protagonisti principali dell’accoglienza agli im-migrati e che con l’Expò di Milano, hanno dato prova di tanto talento e intelligenza. Ci siamo divisi in tre gruppi: ogni gruppo ha avuto i colori della ban-diera nazionale rappresentata e, al suono dell’inno annuale dell’ACR, abbiamo attraversato le strade del nostro paesello, consapevoli che al-legria e fede possono viaggiare insie-me, testimoniando i valori cristiani

di riferimento che condividiamo al-la scuola dell’AZIONE CATTOLICA.Tutti i popoli viaggiano sulla scena del mondo con le loro VALIGIE, pie-ne di sogni di PACE, di LIBERTA’ e di desiderio di ACCOGLIENZA: sono i valori che vogliamo testimoniare, in-trisi di allegria e divertimento, per un carnevale tradizionale ma anche alternativo e, perché no, cristiano.UN VAGONE DI RINGRAZIAMENTI a tutti i collaboratori che hanno rea-lizzato il carro – locomotiva, a chi ha colorato di fantasia e disponibili-tà tutti i vagoni, a quanti hanno so-stenuto questa idea anche rompendo le … - perché ci servivano i cartoni! - e ai nostri amati bambini e ai loro genitori per averci rallegrato con la loro fiducia. *parrocchia s. Marco – Vico del Gargano

Un carro-locomotiva per viaggiare verso te!

Nei pomeriggi delle do-meniche di Quaresima si svolgeranno anche quest’anno gli appunta-

menti di riflessione e approfondi-mento sulla Parola del Signore. Aiu-tati dai monaci, riapriremo lo scri-gno della divina Parola e ci mette-remo in cammino verso il cuore di Dio, approfondendo cinque Salmi, dal salmo 29 (30) al salmo 33 (34) . Ogni appuntamento si terrà nel salo-ne della biblioteca ed avrà inizio al-le ore 16 e si concluderà con la pre-ghiera del Vespro. Nell’attendervi numerosi vi raccomandiamo di es-sere puntuali e di partecipare agli incontri, muniti della Bibbia.

I monaci di s. Maria di Pulsano

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oMariagrazia Vecera e Michele Selvaggio*

Michele Lauriola

temente rendere indipendente dal-la presenza divina.Le tradizioni religiose vichesi non sono altro che un segno di quella ricerca di Dio che per un cristia-no non si conclude mai; una ricer-ca affannosa e incalzante, a tratti sacra e profana, condotta non sem-pre egregiamente a causa del pecca-to, ma sincera, poiché mai velata di presunta giustizia e accompagnata dal desiderio di vivere in pace.Tutto ciò è oggetto del nostro sfor-zo di scrutare il nostro animo uma-no per trovare ancora un segno della presenza di Dio in noi, tale da ren-derci «luogo dello Spirito».

cagnano varanos. cataldo vescovo nella comunità di cagnano

QUAResiMA 2016 all’ABBAZiA di PUlsAnO

Nei luoghi dello spirito Religiosità, fede e folclore:

a Vico del Gargano

Società di Storia Patria per la PugliaComune di

Vico del Gargano

Il Venerdì Santo

Sabato marzo 20165ore 17.00 Relatori:

S.E. Mons. Felice DI MOLFETTAVescovo emerito Cerignola - Ascoli Satriano

Dott. Francesco DI PALO, scrittore

Dott. Gaetano ARMENIO, editore

Prof. Michele TORTORELLA, Società di Storia Patria

Moderatori:

Don Luigi CARBONE, Direttore Ufficio Liturgico Diocesano

Dott. Michele LAURIOLA, Giornalista

Sarà presente il

CORO DELLE CONFRATERNITE

Saluti:

Dott. Michele SEMENTINO, Sindaco di Vico del Gargano

Don Gabriele GIORDANO, Parroco

Ins. Matteo SIENA, Resp. Gargano - Società di Storia Patria

Nel corso del convegno,sarà presentato il libro di

Michele Tortorella

«Evviva la Croce»Venerdì Santo a Vico del Gargano

Chiesa MadreVico del Gargano

Convegno e presentazione del libro

200° anniversario della nascita di Raffaele Buonomo autore del «Miserere»

TI

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19 F

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201

6

Febbraio

2016

FEBBRAIOVenerdì 1916.00 Saluto al Consiglio dell’ufficio missionario - Curia arcivescovile

Sabato 2009.30 Consiglio presbiterale - Curia arcivescovile

Martedì 23 19.00 Catechesi con il gruppo giovani S. Maria della Luce - Mattinata

Giovedì 2518.30 Presentazione del libro “La parabola del terzo figlio” Palazzo Celestini - Manfredonia

Venerdì 26Formazione permanente del clero

Sabato 2718.00 S. Messa nel Giubileo dei nubendi della Vicaria di Monte

Sant’Angelo - Basilica San Michele - Monte S. Angelo

Domenica 2810.30 S. Messa e cresime - S. Nicola - Rodi Garganico18.00 S. Messa in occasione della Giornata della Famiglia Concattedrale - Vieste21.00 Saluto al termine della Via crucis animata dai giovani di Mattinata - Cattedrale

Lunedì 2911.30 S. Messa per le forze dell’Ordine in preparazione alla Pasqua Cattedrale18.30 S. Messa in occasione dell’inizio della missione popolare

parrocchiale - S. Maria del Carmine - Manfredonia

MARZOMartedì 115.30 Convegno Liturgico Diocesano Regio Hotel Manfredi - Manfredonia

Mercoledì 210.00 Saluto ai seminaristi del biennio filosofico del Seminario

Maggiore della Basilicata - Curia arcivescovile

Giovedì 3 Consiglio di Amministrazione di “Casa Sollievo” - Roma

Venerdì 4 10.30 Presidenza CEP - Bari19.30 S. Messa e cresime (1° turno) - S. Famiglia - Manfredonia

Sabato 518.00 S. Messa e mandato missionario20.45 Catechesi sulla Lettera pastorale Santuario S. Maria delle Grazie - S. Giovanni R.

Domenica 6Pellegrinaggio con i Medici Cattolici

Martedì 818.30 S. Messa e benedizione della statua restaurata di San

Cataldo - Rettoria San Cataldo - Cagnano Varano

Venerdì 1119.30 S. Messa e cresime (2° turno) - Sacra Famiglia - Manfredonia

Sabato 1211.30 S. Messa con il Serra Club Santuario S. Maria delle Grazie - S. Giovanni R.17.00 Ordinazione episcopale di mons. Luigi Mansi Cattedrale- Cerignola

Domenica 13 15.30 S. Messa nella Giornata Diocesana della Gioventù Basilica S. Michele - Monte S. Angelo18.00 S. Messa e catechesi sul tema della Misericordia S. Cuore - Monte S. Angelo

Mercoledì 1619.00 Incontro con il gruppo dei fidanzati S. Leonardo - S. Giovanni Rot.

Giovedì 1718.00 S. Messa in occasione delle giornate eucaristiche parrocchiali S. Francesco - Ischitella

Venerdì 18 18,00 S. Messa - Chiesa Crocifisso di Varano - Ischitella

Domenica 20 - Domenica delle Palme10.30 Benedizione delle Palme e S. Messa - S. Chiara e Cattedrale18.00 S. Messa delle Palme - Concattedrale - Vieste Saluto ai partecipanti della Passione vivente - Vieste

Martedì 22Giornata per lo scambio di auguri in Casa Sollievo della Sofferenza

Mercoledì 2317.00 Santa Messa crismale - Cattedrale

Giovedì 24 - Giovedì Santo09.00 Ufficio delle letture - Cattedrale19.00 S. Messa “in Coena Domini” - Cattedrale

Venerdì 25 - Venerdì Santo09.00 Ufficio delle letture - Cattedrale17.30 Celebrazione della Passione del Signore - Cattedrale20.00 Via Crucis cittadina

Sabato 26 - Sabato Santo09.00 Ufficio delle letture - Cattedrale22.30 Veglia pasquale - Cattedrale

Domenica 27 - Domenica di PasquaResurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo11.00 S. Messa - Cattedrale18.00 S. Messa - Santuario S. Maria delle Grazie - S. Giovanni R.

Marzo