Rivista Icsat N° 2

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  • 8/8/2019 Rivista Icsat N 2

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    RIVISTA ICSAT

    Cari soci,

    ci ritroviamo di nuovo dopo lestate a pro-muovere il secondo numero della nostrarivista e ad iniziare di nuovo il nostro la-voro dopo le vacanze che mi auguro ciabbiano consentito di ricaricare un po lebatterie e prenderci un meritato periododi riposo.

    Questa volta debbo dire i contributi sonostati, come del resto era prevedibile, assaidi pi rispetto al numero di maggio e disvariati argomenti ma spero comunqueinteressanti. Saremo lieti di riprodurre

    anche nei prossimi numeri articoli frut-to di lavori di convegni anche del recentepassato, in questo numero ad esempiotroverete un articolo degli atti del conve-gno di Ancona del 17 ottobre 2009 che fralaltro in linea con il prossimo convegno

    nazionale di Ravenna del 23/24 ottobre

    prossimi. Infatti il primo aveva come tito-lo Il sintomo in psicoterapia: linguaggioe signicato, il secondo avr come tema

    Simbolo o sintomo. Fra laltro il vener-d 22 si terr il consueto seminario na-zionale ICSAT il cui calendario, tema edinterventi, potete consultare sul nostrosito. Vi segnalo inoltre che fuori tempomassimo abbiamo ricevuto richieste dipubblicazione sia da parte di singoli chedi sedi locali ICSAT, vi rinnovo quindi lapreghiera di stare dentro la dead line

    che viene sempre evidenziata nellultima

    pagina della rivista e che questa voltasar il 30/11/10.

    Inne preghiamo tutti voi di visitare pe-riodicamente il sito ICSAT (infatti sul sitotroverete tutte le notizie che ci riguardano

    in tempo reale) e di diffondere la rivistaanche fra i non soci afnch possa diveni-re oltre che un ottimo strumento per farconoscere il nostro lavoro, anche un mo-mento di crescita per la nostra categoriaprofessionale, la quale non pu che par-lare un multilinguismo culturale che co-stituisce comunque un arricchimento pernoi tutti. Si rinnova a tutte le sedi localilinvito a fornirci informazioni riguardo adiniziative quali congressi, convegni e se-minari.E sempre possibile, inoltre, far giungerealla redazione atti dei convegni (possi-

    bilmente formato word/pdf o cartaceo induplice copia) tra i quali provvederemoa selezionare e pubblicare gli interventigiudicati pi interessanti e signicativi.

    Dott. Vinicio Berti

    Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy and Autogenic Training - Settembre 2010 - N2 - www.icsat.it

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    2 - Settembre 2010 - Rivista Icsat

    Alcuni anni or sono, fui con-tattata dalla mia amica pit-

    trice Carla Scoppa che mi

    parl delle reazioni emoti-

    ve inaspettate e inspiegabili degli al-

    lievi durante i suoi corsi di formazio-

    ne pittorica.

    Una tecnica particolare da lei ideata

    con luso degli acquerelli: lallievo

    invitato ad usare liberamente il pen-

    nello, bagnando solo di acqua la su-perficie da dipingere. Sceglier poi i

    colori a suo piacimento distribuendoli

    in pi punti sul piano bagnato. Muo-

    vendo poi la tavola li far scorrere

    nelle varie direzioni. Si formeranno

    cos composizioni cromatiche che si

    espandono, si fondono scorrendo sul-

    le pennellate dacqua e creando mac-

    chie policrome di grande suggestio-

    ne, ed qui che l allievo libera le sue

    emozioni raccontando ricordi antichi,gioiosi e tristi.

    Il raccordo tra due liquidi di densit

    diversa stimolano memorie antiche:

    scioglimento dei ghiacci sulla neve,

    magma dei vulcani, sangue versato,

    fango sotto la pioggia, la nonna che

    unisce gli ingredienti di una torta.

    Qualche volta la voce si rompe in un

    singhiozzo.

    Cos ho voluto proporre ad alcuni pa-

    zienti questa prova cromatica prima

    di iniziare un corso di Psicoterapia

    Autogena. Durante la prova si sono

    potuti cogliere momenti di ansia, di

    insicurezza, di divertimento e di cu-

    riosit; una maggiore apertura verso

    il terapeuta, dovuta alla distensione

    iniziale per effetto della piacevolezza

    e giocosit dellesercizio pittorico e

    lemergere della creativit.

    Terminata lesecuzione delle tavole

    (cartoncini), queste si porgeranno

    al paziente, che le osserver e po-tr cos interpretarle, descrivendo le

    sembianze di quelle forme originali e

    ambigue, dipinte da lui e che rasso-

    migliano a cose e a persone che fanno

    scaturire ricordi, affetti ed emozioni.

    La fase di esecuzione prima e di inter-

    pretazione poi, fanno parte di un solo

    momento terapeutico che determina

    nel paziente lo sblocco delle emozio-

    ni, il buon rapporto empatico con ilterapeuta e lemergere del pensiero

    creativo.

    Gi Leonardo Da Vinci riteneva che le

    macchie di forme indefinite, potesse-

    ro stimolare la creativit dellartista,

    teoria ripresa in seguito da Justinus

    Kemer, un medico svizzero che si in-

    teressava di arte e letteratura, il qua-

    le affermava che si potesse stimolare

    lispirazione artistica con macchie diforma incerta.

    Anche il Professor Tullio Bazzi soste-

    neva che un buon prerequisito per

    apprendere il T.A. fosse il pensiero

    creativo che pu dilagare con il rilas-

    samento. In uno stato di distensione,

    infatti, pi facile che lemisfero de-

    stro invii stimoli, suggerimenti e intu-

    izioni allemisfero sinistro, con infor-

    mazioni che ritiene utili per risolvereproblemi e produrre nuove idee.

    Emisfero destro e emisfero sinistro

    colgono due aspetti differenti del

    mondo a noi circostante: lemisfero

    destro spezza gli schemi e i modelli

    culturali, cos da trasferire allemi-

    sfero sinistro una nuova metodologia

    conoscitiva che non porti pi ad una

    cultura ripetitiva ma creativa. Lemi-

    sfero destro, che in ogni circostanzae situazione interattiva dellindividuo

    avrebbe risposte creative da dare,

    viene anticipato nella risposta alla

    dominanza dellemisfero sinistro.

    Tali risposte non vengono prese

    dallemisfero destro, questo le trattie-

    ne e le propone nel momento propizio

    ossia nel momento in cui lemisfero

    sinistro non impegnato a risponde-

    re allambiente esterno. Questo stato

    pu crearsi anche grazie allatteg-

    giamento distensivo che diventa uno

    status vivendi mediante la pratica del

    Training Autogeno e con lallenamen-to quotidiano permette una osmosi

    mente corpo. Quindi in uno stato di

    distensione pi facile che lemisfe-

    ro destro invii stimoli, suggerimenti e

    intuizioni allemisfero sinistro con in-

    formazioni che ritiene utili per risol-

    vere problemi e produrre nuove idee.

    La prova cromatica d una predispo-

    sizione al percorso di benessere e

    creativit, dando effetti terapeuticinel recupero di vaste zone della vita

    emotiva e nelle zone della personalit

    che sono fonti di ansia e di blocchi

    esistenziali. Ritengo indispensabile

    per che il terapeuta conosca il Lu-

    scher - Test del Professor Max Lu-

    scher. Ci rendiamo conto che non c

    aspetto della nostra vita che non sia

    connotato, intessuto dai colori: lim-

    portanza del colore nellindagine psi-

    cologica pu facilitare al paziente laconoscenza di se stesso e la valuta-

    zione della propria personalit.

    La libert di disegnare o di dipinge-

    re con lacqua ed i colori esprimono

    lintera personalit del soggetto ed in

    particolare i suoi elementi subconsci

    ed inconsci che si proiettano allester-

    no grazie alla libert che gli data.

    Condividendo cos il pensiero di Mag-da Di Renzo, ricordo la sua frase: Le

    parole hanno un tempo, un luogo ed

    anche una tavolozza per raccontarsi.

    La prova cromatica nellapsicoterapia autogena

    Dott.ssa Maria Teresa Gaggioli

    Psicologa e Psicoterapeuta

    Email: [email protected]

  • 8/8/2019 Rivista Icsat N 2

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    Settembre 2010 - Rivista Icsat - 3

    LE PAROLE DI PSYCHE

    FENOMENO DI ISAKOWER

    Gruppo di esperienze percettive descrit-

    te per la prima volta da Otto Isakower

    negli anni 30 che si vericano duran-

    te stati di regressione dellIo e in statiipnagogici come laddormentamento;

    pi recentemente questi fenomeni sono

    stati riscontrati anche in consumatori

    accaniti di droghe.

    Le sensazioni riferite sono molto diverse

    da quelle del normale stato di veglia e

    riguardano principalmente la bocca, la

    pelle, le mani, spesso simultaneamente

    e senza una localizzazione precisa.

    Il soggetto riferisce di sentirsi confuso,

    come se stesse uttuando o affondando

    e le parti del corpo si confondono: boccae pelle, corpo e mondo esterno, interno

    ed esterno. A livello visivo viene perce-

    pito qualcosa come un pallone o una

    sfera, in modo indenito e nellombra,

    che si avvicina e si ingrandisce sino ad

    assumere dimensioni gigantesche.

    A volte chi subisce il fenomeno di Isa-

    kower sente una massa molle, gelatino-

    sa nella bocca, mentre a livello uditivo

    sente mormorii, ronzii e fruscii.

    Certe volte si sente la mano gona o

    contratta e la bocca e la pelle sembranoruvide, sabbiose o secche.

    Queste sensazioni possono essere vis-

    sute in modi molto diversi: piacevoli,

    spiacevoli o , pi spesso, neutre, ma

    solitamente accompagnate da un senso

    di alienazione dallesperienza che non

    viene considerata reale.

    Queste sensazioni si manifestano ra-

    ramente nellet adulta e pi spesso

    nellinfanzia.

    Cos come altri stati regressivi dellIo, si

    ritiene che il fenomeno di Isakower ser-

    va come difesa dallangoscia derivante

    dalla riesperienza di fantasie edipiche

    disturbanti.

    Tratto da: Dizionario dipsicoanalisi-American Psychiatric Asso-

    ciation

    ...

    In questo numero parliamo di:

    Psicolinguistica

    La psicolinguistica o psicologia del lin-

    guaggio pu essere denita come lo

    studio dei fattori psicologici e neurobio-

    logici che stanno alla base dellacquisi-zione, della comprensione e dellutilizzo

    del linguaggio negli esseri umani. un

    campo di studio interdisciplinare, che si

    avvale dellapporto di differenti discipli-

    ne come la neuropsicologia, la psicolo-

    gia cognitiva, la linguistica ed in gene-

    rale delle scienze cognitive.

    La psicolinguistica utilizza differenti

    metodologie per raccogliere i dati spe-

    rimentali, come losservazione del com-

    portamento, le misure comportamenta-

    li (tempi di reazione in compiti linguistici), le misure di tipo psico-neurosiologi-

    co come i metodi elettrosiologici o le

    tecniche di neuro-imaging (movimenti

    oculari, elettroencefalograa, risonanza

    magnetica funzionale, tomograa ad

    emissione di positroni) in cui si misu-

    rano le reazioni siologiche che hanno

    luogo nel cervello durante lesecuzione

    stessa di compiti di natura linguistica.

    La psicolinguistica si occupa princi-

    palmente dei processi computazionali

    messi in atto dal cervello per com-

    prendere e produrre il linguaggio. Pur

    condividendo alcune nozioni ed alcuni

    livelli di analisi propri della linguistica,

    si distingue da questultima in quanto

    tenta di denire teorie sullarchitetturafunzionale dei processi implicati nelluti-

    lizzo del linguaggio, indagando come il

    linguaggio rappresentato e processa-

    to a livello cognitivo e cercando di loca-

    lizzarlo anatomicamente; ad esempio,

    il modello cognitivo di Levelt descrive

    la produzione linguistica dalle fasi del-

    la concettualizzazione no al momento

    della realizzazione fonetico-articolatoria

    dei suoni linguistici. Altre aree di ricer-

    che si rivolgono allacquisizione della

    prima e della seconda lingua nei bam-bini.

    I risultati ottenuti sono utili per de-

    nire sempre migliori tecniche di riabi-

    litazione cognitiva delle afasie, delle

    patologie evolutive o delle malattie

    neurodegenerative che colpiscono il

    linguaggio, applicabili in campi come

    la neuropsicologia clinica o la logope-

    dia, allinterno di programmi riabilita-

    tivi in uso nelle strutture ospedaliere

    e nei centri di riabilitazione. Inoltre,lacomprensione sullorganizzazione

    anatomofunzionale del linguaggio ne-

    gli esseri umani puo avere nalit di-

    dattiche, ovvero migliorare le tecniche

    di insegnamento della prima lingua o

    seconda lingua nei programmi scola-

    stici.

    IL FILM

    IL MNEMONISTAdi Paolo Rosa

    Primo violino nellorchestra di una grande citt, S dotato di una memoria straordinaria che lo porta a ricor-

    dare ogni minimo dettaglio di ci che cade sotto la suaattenzione. Si rivolge al prof. L, psicologo di fama inter-

    nazionale, il giorno in cui si accorge di non riuscire pi asuonare, perch le note dello spartito davanti ai suoi occhiesplodono in punti mobili e coloratissimi. Comincia cos un

    affascinante viaggio nei misteri della mente...

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    4 - Settembre 2010 - Rivista Icsat

    Allinizio degli anni 90 allIstitu-

    to di Fisiologia dellUniversit di

    Parma, diretto da Giacomo Riz-

    zolatti fu scoperto un gruppo di

    neuroni nella corteccia premotoria dei ma-

    cachi, denito neuroni specchio, i quali

    si attivano sia quando vengono eseguite

    azioni nalizzate a uno scopo, sia quan-

    do si osservano le stesse azioni eseguite

    da altri.Diversi studi neurosiologici hanno di-

    mostrato che anche il cervello umano

    dotato di un sistema di neuroni specchio

    localizzato in regioni parieto-premoto-

    rie, verosimilmente omologhe a quelle

    descritte nella scimmia, che codica le

    azioni osservate sugli stessi circuiti ner-

    vosi che ne controllano lesecuzione.

    In particolare, uno studio di risonanza

    magnetica funzionale ha mostrato che

    i neuroni specchio non sono attivati solo

    dallosservazione di azioni eseguite conla mano, ma anche dallosservazione di

    azioni eseguite con altri effettori come la

    bocca o il piede. Le aree parietopremo-

    torie attivate dallosservazione di azioni

    eseguite da altri con diversi effettori,

    sono le stesse che si attivano quando

    losservatore esegue quelle stesse azio-

    ni. In altri termini, anche nelluomo la

    stessa organizzazione somatotopica

    dei circuiti parieto-premotori serve due

    funzioni: controllare lesecuzione delleazioni e consentirne la comprensione.

    Numerosi studi hanno inoltre dimostra-

    to che i neuroni specchio sono coinvolti

    sia nellimitazione di movimenti semplici

    delle dita che nellapprendimento imita-

    tivo di nuove complesse sequenze di atti

    motori..

    Il coinvolgimento del sistema motorio

    durante losservazione di azioni comuni-

    cative della faccia e della bocca com-

    provato anche da uno studio di

    stimolazione magnetica transcranica

    (TSM) che dimostra che losservazione

    di un lmato muto di movimenti del-

    le labbra durante il parlare aumenta

    nellosservatore leccitabilit degli stessi

    muscoli che normalmente impieghereb-be per realizzare quegli stessi movimenti

    labiali. La comprensione di queste azioni

    comunicative sembra quindi che sia ac-

    compagnata dalla simulazione motoria

    delle stesse azioni.

    Quando un individuo inizia un movimento

    per prendere in mano una penna, ha chia-

    ro in mente il suo scopo nale,ad esempio

    scrivere una nota su un pezzo di carta. La

    specicazione dellintenzione di unazio-

    ne precede quindi linizio dei movimenti,

    e questo signica che quando stiamo per

    eseguire una determinata azione noi pos-

    siamo predirne le conseguenze.

    Ma una determinata azione pu essere ori-

    ginata da intenzioni molto diverse. Suppo-

    niamo che qualcuno veda un altro afferrare

    una tazza: i neuroni specchio per lazione

    di afferramento verranno probabilmente

    attivati nel cervello dellosservatore, ma il

    collegamento diretto tra lazione osservata

    e la sua rappresentazione motoria nel cer-vello dellosservatore pu dirci solamen-

    te cosa lazione (afferrare) e non quale

    sia lintenzione che ha spinto lagente ad

    afferrare la tazza. Ci ha indotto taluni a

    sollevare obiezioni circa la rilevanza deineuroni specchio nellintelligenza sociale e,

    in particolare, nella determinazione delle

    intenzioni altrui .

    Ma allora capire perch unazione sia stata

    iniziata, pu essere equivalente a intuire

    lo scopo dellazione seguente? Uno studio

    recente ha cercato di rispondere a questa

    domanda.

    Dei soggetti hanno osservato tre generi di

    sequenze lmate che illustravano: azioni

    manuali di afferramento di una tazza sen-

    za un contesto; solo contesto (due scene

    contenenti oggetti disposti su un tavolo

    che suggerivano il contesto di una colazio-

    ne da cominciare o gi ultimata); e azioni

    di afferra mento manuale della stessa taz-

    za allinterno dei due diversi contesti, che

    suggerivano quale diversa intenzione po-

    tesse essere associata allazione di afferra

    mento della tazza (rispettivamente, per

    bere o per sparecchiare la tavola).

    Losservazione delle azioni allinterno del

    proprio contesto rispetto alle altre duecondizioni ha determinato un signicativo

    incremento dellattivit della parte poste-

    riore del giro frontale inferiore e del set-

    I neuroni specchio come baseneurofsiologica

    dellintersoggettivitDott.ssa Caterina Serena

    Email: [email protected]

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    Settembre 2010 - Rivista Icsat - 5

    tore adiacente della corteccia premotoria

    ventrale, dove sono rappresentate le azio-

    ni manuali. Da ci risulta che le aree pre-

    motorie dotate di propriet caratteristiche

    dei neuroni specchio , aree cio che si atti-

    vano sia durante lesecuzione che durante

    losservazione di unazione (che prima si

    ritenevano coinvolte solamente nel ricono-

    scimento di azioni) , sono coinvolte anche

    nella comprensione del perch dellazio-

    ne, cio dellintenzione che lha motivata.

    Un altro risultato interessante di questo

    studio che essere o non essere istruito

    a determinare esplicitamente lintenzione

    delle azioni osservate di altri non fa diffe-

    renza in termini dellattivazione dei neuro-

    ni specchio. Questo vuole dire che , alme-

    no per semplici azioni come quelle oggetto

    di questo studio, lattribuzione di intenzioni

    si verica automaticamente ed messa in

    moto dallattivazione obbligatoria di unmeccanismo di simulazione incarnato.

    Il meccanismo neurosiologico alla

    base della relazione tra predizione del-

    lo scopo di unazione ed attribuzione

    dintenzioni, stato recentemente sve-

    lato. Questo studio mostra che il lobo

    parietale inferiore della scimmia con-

    tiene neuroni specchio che si attivano

    in associazione con gli atti motori della

    scimmia (ad esempio afferrare un og-

    getto con la mano) solamente quandoquesti sono parte di una specica azio-

    ne tesa a conseguire uno scopo distale

    diverso (portare loggetto alla bocca o

    introdurlo in un contenitore).

    Un dato neurone cio si attiva quando la

    scimmia afferra un oggetto solamente se

    lazione di afferrare ha lo scopo di portare

    loggetto alla bocca e non se mirata a

    metterlo in una tazza o viceversa. Que-

    sti neuroni cio programmano uno stesso

    atto motorio in modo diverso a seconda

    dello scopo distale dellazione in cui taleatto motorio inserito. I singoli atti moto-

    ri sono legati gli uni gli altri in quanto oc-

    cupano stadi diversi allinterno dellazione

    globale di cui fanno parte, costituendo

    cos catene intenzionali predeterminate

    nelle quali ogni atto motorio seguente

    facilitato da quelli precedenti.

    Molti di questi neuroni specchio parietali

    mostrano lo stesso tipo di risposta anche

    durante losservazione degli atti moto-

    ri altrui. Va sottolineato che i neuroni siattivano prima che la scimmia osservi lo

    sperimentatore avviare il secondo atto

    motorio (portare loggetto alla bocca o

    nella tazza).

    Questa nuova propriet dei neuroni spec-

    chio parietali suggerisce che, oltre a ri-

    conoscere lo scopo dellatto motorio os-

    servato, questi neuroni sono in grado di

    discriminare atti motori identici a seconda

    dellazione globale in cui sono collocati,

    tali neuroni perci non solo codicano

    latto motorio osservato, ma sembrano

    anche permettere di predire il successivo

    atto motorio dellagente, e quindi la sua

    intenzione complessiva. Questo mecca-

    nismo pu essere interpretato come il

    correlato neurale dei primi segni di quelle

    sosticate abilit di mentalizzazione che

    caratterizzano la nostra specie.

    In uno studio di fMRI recentemente pub-

    blicato stato dimostrato che sia prova-

    re soggettivamente disgusto che essere

    testimoni della stessa emozione espressa

    dalla mimica facciale di un altro attivanolo stesso settore del lobo frontale: linsula

    anteriore. Quando osserviamo lespres-

    sione facciale di un altro, e questa per-

    cezione ci conduce ad identicare nellal-

    tro un particolare stato affettivo, la sua

    emozione ricostruita e quindi compre-

    sa direttamente attraverso una simula-

    zione incarnata che produce uno stato

    corporeo condiviso dallosservatore.

    Questo stato corporeo comprende lat-

    tivazione di meccansimi viscero-motorineurovegetativi, o dei muscoli facciali

    coinvolti nellespressione dellemozione

    osservata. quindi lattivazione di un

    meccanismo neurale condiviso dallos-

    servatore e dallosservato che permette

    la comprensione esperienziale diretta di

    una data emozione di base.

    Un simile meccanismo di simulazione in-

    carnata verosimilmente anche alla base

    della nostra capacit di comprendere il

    contenuto esperienziale delle sensazionidolorose degli altri. Esperimenti di regi-

    strazione di singoli neuroni eseguiti su

    pazienti neurochirurgici mostrano che le

    stesse strutture cerebrali sono attivate

    sia durante lesperienza soggettiva del

    dolore che durante losservazione diret-

    ta o mediata che qualcunaltro sta pa-

    tendo la stessa sensazione dolorosa.

    Interessanti ricerche sui neonati mostra-

    no la precocit del processo di simulazio-ne: neonati gi a poche ore dalla nasci-

    ta sono capaci di riprodurre i movimenti

    della bocca e del volto degli adulti che

    li guardano. Il corpo del bambino, a cui

    lui non ha accesso visivo, simula quindi

    correttamente quello delladulto, con un

    meccanismo che stato chiamato map-

    patura intermodale attiva la quale deni-

    sce uno spazio reale supramodale non

    legato ad un singola modalit di interazio-

    ne, sia essa visiva, uditiva, o motoria.

    Questo processo intersoggettivo, che ov-

    viamente continua e si espande nel corso

    di tutta la vita, potrebbe essere alla base

    del rispecchiamento materno di Winni-

    cott e anche del concetto di sintonizza-

    zione affettiva di Stern.

    In conclusione, mentre assistiamo al

    comportamento intenzionale degli altri

    esperiamo uno specico stato fenomeni-

    co di consonanza intenzionale, che ge-

    nera una qualit particolare di familiarit

    con gli altri individui, prodotta dal collas-

    samento delle intenzioni altrui in quelle

    dellosservatore.

    Ci costituisce unimportante compo-

    nente dellempatia che, a differenza del

    contagio emotivo, comporta la capacit di

    esperire ci che gli altri provano ed esse-

    re al contempo capaci di attribuire queste

    esperienze agli altri e non a se stessi. La

    qualit ed il contenuto della nostra espe-

    rienza viva del mondo degli altri implica la

    consapevolezza della loro esistenza non-

    ch della loro alterit. La simulazione in-carnata costituisce quindi un meccanismo

    cruciale nellintersoggettivit e i diversi

    sistemi di neuroni specchio ne rappre-

    sentano i correlati sub-personali. Grazie

    alla simulazione incarnata non assistiamo

    solo a una azione, emozione o sensazio-

    ne, ma parallelamente vengono generate

    delle rappresentazioni interne degli stati

    corporei associati a quelle stesse azioni,

    emozioni e sensazioni, come se si stes-

    se compiendo unazione simile o provan-

    do una simile emozione o sensazione.La scoperta dei neuroni specchio non

    la scoperta di un nuovo fenomeno clinico,

    ma solo dei possibili meccanismi neurali

    che possono far luce su fenomeni clinici

    gi noti.

    Studio tratto da:

    Psicoterapia e Scienze Umane, 1993,

    XXVII, 2: 85-101. Edizione Internet:

    http://www.psychomedia.it/pm/mod-

    ther/probpsiter/alexan-1.htm).

  • 8/8/2019 Rivista Icsat N 2

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    6 - Settembre 2010 - Rivista Icsat

    Il seguente articolo tratto dagli atti

    del convegno svoltosi lo scorso anno

    ad Ancona ed abbiamo scelto di pub-

    blicarlo in quanto riteniamo possa dare

    un senso di continuit con il prossimo

    convegno (Ravenna 23-24 Ottobre)

    dato che entrambi affrontano il tema

    del sintomo.

    Parlare di signicato esistenziale

    del sintomo vuole dire intende-re tale fenomeno in modo diver-so da come si fa abitualmente

    in medicina. Secondo i principi medici

    e psicoterapeutici, il sintomo non pumai essere considerato ununica enti-t, bens lesito nale di un insieme di

    azioni e reazioni, derivanti da uno statopatologico, che conducono ad una alte-razione della normale sensazione di se del proprio corpo. Se entriamo pernellambito del disagio esistenziale,inteso quale malessere derivante dalsentimento della mancanza di sensoper la propria esistenza, il sintomo nonsar riferibile alla manifestazione sog-gettiva di una patologia in atto. Cosaintendiamo esattamente? Intendiamo

    che la sofferenza di una vita senza sen-so pu condurre la persona ad un pro-fondo stato di frustrazione esistenziale,caratterizzato anche dalla presenza diuno o pi sintomi sici o psichici, no-nostante corpo e psiche siano sani. Einfatti possibile affermare che una ma-lattia di tipo sico o psichico pu non

    comportare necessariamente una cri-si di senso, mentre questultima, cio

    in altri temini una crisi di vita, pu

    comportare determinati sintomi, seb-bene corpo e psiche siano sani. E diquestultima possibilit che tratteremo

    nella presente relazione.Per parlare di signicato esistenziale del

    sintomo, riteniamo essenziale partireda alcune importanti considerazioni. Aldi l e oltre lesigenze siche e psichi-che, la fondamentale esigenza umana quella di dare senso alla propria esi-stenza; la fondamentale motivazione

    umana quella che V.E. Frankl ha de-nito volont di signicato (in quanto di-stinta dal principo di piacere freudianoe dalla volont di potenza adleriana),

    che si radica nella dimensione noetica,

    spirituale, della persona: luomo, pervivere, ha bisogno di senso e, al di l di

    situazioni patologiche psico-siche pi

    o meno gravi, proprio il sentimentorelativo al vuoto di senso che spesso

    spinge la persona a rivolgersi al medicoo allo psicoterapeuta.Gran parte del mondo scientico oggi

    riconosce che si ormai da tempo am-piamente diffusa una nuova patologia,che difcilmente pu essere classicata

    secondo gli schemi tradizionali. Trattasidi quella sindrome che Frankl ha de-nito nevrosi noogena, che ha originenella dimensione noetica, spirituale, eche pu ripercuotersi in quella soma-tica o in quella psicologica. Secondolo schema frankliano, nellambito del-la patologia umana, oltre alle malattiesomatiche e psichiche, possiamo quindiriconoscere anche quelle noetiche, cio

    spirituali. E utile sottolineare per cheil termine noetico, che etimologica-mente deriva dal greco e che, tra-dotto letteralmente, signica mente,

    ragione, intelletto, pu avere un signi-cato pi esteso e pregnante, allorch

    sta ad indicare la capacit intenziona-le delluomo, cio il tendere delluomoverso qualcosa, verso il perseguimentodi scopi e la realizzazione di valori, e,quindi, sta ad indicare la caratteristi-ca capacit umana di progettualit.

    Pertanto, dinanzi a sentimenti di noia,di assurdit, di apatia, di vuoto, di in-

    differenza, non sufciente rivolgersialluomo considerando soltanto la di-mensione biologica e quella psicologi-ca, ma si rende necessario allargarelorizzonte anche alla terza dimensione,cio a quella spirituale, per una diversacomprensione di determinati sintomi,che andranno quindi considerati sia daun punto di vista eziologico che da unpunto di vista fenomenologico. Si trat-ta quindi di ricercare il logos che stadietro al pathos, per poter individuarelautentico signicato della sofferenza

    che, talvolta, si annida, appunto, nellaterza dimensione.Per meglio comprendere ci che stiamoaffermando, riteniamo utile evidenziarelaspetto noetico di alcune manifesta-zioni somato-psichiche, elencando bre-vemente i diversi sintomi, le loro causee la loro fenomenologia, facendo tesorodel pensiero di Frankl. Distingueremo

    pertanto:

    - sintomi derivanti da cause sico-

    biologiche che si manifestano a livellosomato-organico, che possono essere

    deniti quindi somatogeni-fenosomatici( malattie siche )

    - sintomi derivanti da cause sico-bio-logiche che si manifestano a livello psi-

    chico, che possono essere deniti quin-di somatogeni-fenopsichici (alterazioniormonali, che modicano, ad esempio,

    il tono dellumore)

    - sintomi derivanti da cause sico-

    biologiche che si manifestano a livellonoetico, che possono essere deniti

    somatogeni-fenonoetici (alterazioni or-monali che si ripercuotono, ad esem-pio, sul grado di soddisfazione esisten-ziale, generando senso di frustrazionee vuoto interiore)

    - sintomi derivanti da cause psichicheche si manifestano a livello somatico,

    che possono essere deniti psicogeni-fenosomatici (malattie psicosomati-che)

    - sintomi derivanti da cause psichicheche si manifestano a livello psichico,che possono essere deniti psicogeni-

    fenopsichici (psiconevrosi, ovvero pa-tologie ansiose, fobiche, ossessive, de-pressive, ecc.)

    - sintomi derivanti da cause psichiche/emotive che si manifestano a livellonoetico, che possono essere deniti

    psicogeni-fenonoetici (frustrazione esi-stenziale, vuoto di senso, mancanza diprogettualit)

    - sintomi derivanti da cause noeticheche si manifestano a livello somatico,che possono essere deniti noogeni-

    fenosomatici (mancanza di una appa-gante signicativit esistenziale che si

    manifesta attraverso sintomi somatici,quali ad esempio nausea, cefalea, ta-chicardia, ecc. )

    - sintomi derivanti da cause noeticheche si manifestano a livello psichico,che possono essere deniti noogeni-fe-nopsichici (ansia, depressione, fragilit

    emotiva, stati di isolamento, ecc.)

    - sintomi derivanti da cause noeticheche si manifestano a livello noogeno,che possono essere deniti noogeni-

    fenonoetici (nevrosi noogena, risultan-te dalla mancanza di senso e valori perlesistenza e assenza di progettualit).

    Le ultime tre categorie di sintomi sono

    quelle che interessano la nostra argo-mentazione, in quanto sintomi riferibilialla mancanza di signicativit esi-stenziale. Quanto no ad ora esposto

    ci permette di rilevare limportanza di

    Il signifcato esistenziale del sintomoDott.ssa Daniela Grieco - Dott. Mario DAngelo

    Email: [email protected]

  • 8/8/2019 Rivista Icsat N 2

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    Settembre 2010 - Rivista Icsat - 7

    considerare luomo, allinterno di unarelazione daiuto, nella sua unit tridi-mensionale somato-psico-noetica, pre-scindendo dalla quale si potrebbe in-correre in interpretazioni riduttive dellapatologia o del disagio. Quindi, anchelanalisi di un sintomo dovr essere

    multidimensionale, cos come risulter

    efcace una terapia multidimensionale.

    Del resto, questo vale per qualsiasi in-tervento terapeutico, in quanto il pro-cesso di guarigione avr risultato sol-tanto se non verr trascurato il principio

    di totalit dellessere vivente, nel pieno

    rispetto, come sottolinea I.H. Schultz,delle leggi vitali, ovvero della biono-mia.Se la nevrosi consiste in un avvenimen-to a-, o anti-, bionomico, quindi in con-trasto con le leggi e il senso della vita,anche la nevrosi di tipo noogeno, nondi-meno, rappresenta un erroneo tentativodi dare un senso allesistenza. In questo

    sforzo vitale la persona sar portata arealizzare valori non autentici e a svi-luppare un piano di vita non conformeai principi bionomici e alle proprie aspi-razioni, per cui lesistenza potr appari-re senza senso, inutile, faticosa, priva diintenzionalit e, quindi, di progettualit.

    Nellottica di un approccio esistenziale,in considerazione di una dimensionenoetica strettamente interconnessa conquella somato-psichica, evidenziamoquindi che per luomo vitale tendereverso valori e scopi che diano senso allavita. Secondo tale prospettiva, la per-sona che non soffre di alcuna patologiapu stare noeticamente male quandonon riesce ad orientarsi verso obiettiviappaganti, quali ad esempio il dedicar-si ad una attivit, lincontrare un altro

    nellamore, limmergersi in un impegno.La frustrazione esistenziale pu trasci-nare quindi in un profondo baratro, dalquale sar sempre pi difcile uscire, e

    colui che sar vittima di tale naufragio

    potr lamentare anche determinati sin-tomi, che non troveranno per soluzionein un trattamento medico, bens in un

    sostegno esistenziale, eventualmentecome parte integrante di una psicotera-pia o di un trattamento farmacologico.

    Ci che in realt stiamo proponendo

    un intervento di counseling esistenzialeche si basi sui principi della logotera-pia di Frankl e che si realizzer in una

    cura del disagio derivante dal vuoto disignicato: disagio che pu comporta-re, ad esempio, lincapacit di operare

    una scelta personale, di gestire una re-lazione o di affrontare un cambiamen-to. Tale intervento dovr per essere

    condotto secondo un approccio clinico,non nel senso medico/sanitario del ter-mine clinico, ma in quanto attento allo

    studio, allanalisi, alla diagnosi della, ein quanto diretto alla, singolare indivi-

    dualit delle persone o delle situazioni.

    Infatti, la comprensione clinica, intesaquale capacit di diagnosticare al meta-forico letto del malato, sar indispensa-bile per non incorrere in gravi errori divalutazione, come, ad esempio, il nonriconoscimento di una forma precocedi patologia. Pertanto, soltanto locchioclinico sar capace di andare oltre le

    apparenze e di percepire la singolaritdellessere e delle diverse situazioni.Ogni persona bisognosa di aiuto costi-tuisce infatti unentit totalmente ori-ginale, perci unica e irripetibile, coscome unico e irripetibile risulta essereogni momento vitale. Luomo quindiunico in termini di essenza e di esisten-za e ognuno insostituibile in virt ditale unicit.

    Lintervento clinico ad orientamentoesistenziale si focalizza quindi sullaiu-tare maieuticamente la persona a tro-

    vare un senso per la propria esistenza,attraverso la ricerca di signicati, valori

    e scopi che rendano la vita degna di es-sere sempre vissuta, anche in situazionidi sofferenza. E un intervento che puassumere, pur sempre in relazione aldisagio noetico, una connotazione psi-cologica, medica, pedagogica o loso-ca , in base alla formazione personale eprofessionale dello psicoterapeuta o delcounselor.

    E da tenere presente, inoltre, che oggi iconni delle varie scienze si sono allar-gati, per cui attualmente non pi tra-scurabile il fenomeno innovativo riscon-trabile nella nascita della pedagogiaclinica. In realt, la pedagogia clinica ha

    origini antiche, anche se non dichiarate,e i suoi fondamentali paradigmi posso-no essere ritrovati nel lavoro di illustripedagogisti sul campo, quali Itard, S-guin, Montessori, Decroly, Claparde ealtri.

    Alla luce di quanto esposto, quale potr

    essere quindi lintervento esistenziale

    rivolto al trattamento di una nevrosinoetica che pu manifestarsi attraversoun sintomo? Fondamentale sar laiu-tare la persona a ricercare, come gi

    anticipato, signicati, valori e scopi che

    diano senso allesistenza. Lanalisi esi-stenziale si svilupper quindi come una

    affascinate ricerca del proprio logos e lapersona apprender a distanziarsi da se

    stessa, a superare la visione egocentri-ca, a rispondere responsabilmente allerichieste implicite nelle diverse situazio-ni esistenziali, nella loro unicit e irri-petibilit. E per importante sottoline-

    are che i signicati sono sempre unici eriferibili a situazioni individuali, mentrei valori consistono in quei signicati ri-feribili alla condizione umana e, quindi,universali. I valori rappresentano infatti

    quei signicati etici che orientano a lar-ghi tratti il comportamento del singolo,mentre i signicati appaiono pi imme-diati, legati al momento emotivo, a og-getti e situazioni che la persona incon-tra nel suo vivere quotidiano. Gli scopiinvece, non solo quelli a lungo termine,ma anche quelli del presente, interpre-tano le spinte comportamentali di ogni

    momento. I valori, per, non possonoessere insegnati o dati, bens sarannoricercati e trovati autonomamente, coscome il senso non pu essere offerto daqualcuno. Quindi, in un percorso di so-stegno esistenziale, cos come duranteuna terapia, sar fondamentale favorire

    lemersione spontanea di senso e va-lori per lesistenza. I.H.Schultz, padredel modello psicoterapeutico autogenobionomico, afferma che i valori esisten-ziali sono per gli uomini di importanzavitale tanto quanto lossigeno, lacqua,il nutrimento e che il loro essere in pe-

    ricolo pu essere di signicato decisivoper il formarsi della nevrosi o anche perla sua gravit. Schultz propone uno

    schema di riferimento organizzato se-condo una gerarchia di categorie di va-lori, che il soggetto dovrebbe realizzareallinterno del proprio percorso di vita,per dare senso alla propria esistenza.Frankl propone tre importanti categorie

    di valori esistenziali, relative ai valori dicreazione, di esperienza, di atteggia-mento, che riettono le tre fondamen-tali direzioni lungo le quali luomo putrovare un senso allesistenza. E quindipossibile trovare un punto di incontrotra lindirizzo bionomico della psicotera-pia autogena di Schultz e la logoanalisidi Frankl, in quanto entrambe riserva-no un ruolo fondamentale alla scopertae alla conquista personale dei pi altivalori esistenziali, dimostrando che ladimensione spirituale rappresenta lapi elevata espressione dello sviluppobionomico. Riteniamo pertanto efca-ce e utile, allinterno di un interventoesistenziale rivolto al trattamento di unsintomo di natura strettamente noetica,

    utilizzare il training autogeno basale diSchultz, per offrire alla persona un picompleto aiuto per la attivazione di po-tenzialit interiori capaci di stimolare la

    comprensione autonoma dei personalivalori esistenziali. Se lintervento esi-stenziale sar per parte integrante di

    una psicoterapia, lautocomprensionedei valori esistenziali potr essere age-volata dagli esercizi del training auto-geno superiore. E importante rilevareche in entrambi i processi la dimensionenoetica andr a consolidarsi progressi-vamente e questo auto-orientamento

    esistenziale porter a conferire semprepi senso e unit armonica alla perso-nalit.

  • 8/8/2019 Rivista Icsat N 2

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    Una delle stte fondamentalidellinduismo venera in Visnil proprio dio supremo, un diobenevolo e misericordioso cui

    si collega tutta una collettivit di gure

    divine, suoi avatar, che ne rappresen-tano le reincarnazioni. Alcune con sem-bianze animali, altre in forma umana,una come uomo-leone, una come quel-la di un nano capace di trasformarsi ingigante,. Tutti questi avatar, discesi nelmondo, divengono presenze attive ognivolta che lordine universale minac-ciato. Le loro caratteristiche, la capaci-t di reincarnazione e trasformazione,

    il ruolo eroico, rendono conto delle

    ragioni per cui avatar il termine ge-nerico scelto per rappresentare s stes-si nei diversi personaggi in azione neivideogiochi o comunque in diverse re-alt virtuali. In spazi quali Second Life,

    Facebook, Myspace, Meetic, Netlog

    ogni partecipante,che potremmo de-nire internauta, tenuto a costruire unproprio prolo, un personaggio che do-vr rappresentarlo in rete, e sappiamo

    bene come questo possa essere moltoveritiero o, allestremo opposto, total-mente inventato, rappresentando in talmodo, pi che unimmagine di s ragio-nevolmente obiettiva, un coacervo ditratti di personalit e di caratteristiche

    siche che parlano dellideale dellIo del

    soggetto, dei suoi desideri ed eventual-mente delle sue propensioni perverse.Ma prima di inoltrarci delle realt vir-tuali conviene soffermarsi su questotermine.La realt virtuale va innanzitutto distin-ta sia dalla realt reale che dalla realt

    immaginaria. Seguendo Lacan, la real-t reale - il reale - la realt concreta,

    inconoscibile, indifferenziata, al di l

    dellordine simbolico. La realt imma-ginaria - limmaginario - si colloca inuna dimensione narcisistica, di rappor-to dellIo con s stesso, regno dellim-magine e dellimmaginazione, dellalusinga e dellautoinganno. La realt

    virtuale, che non esiste se non per leproprie immagini, offusca la differenzatra immaginario e realt reale, la quale

    esiste indipendentemente dalle proprieimmagini. Questa posizione intermediadella realt virtuale fa s che la relazio-ne con essa metta il soggetto in unacondizione instabile (Tisseron, 2008)

    costantemente esposta ad aperture edevoluzioni o verso limmaginario, do-minato dai propri fantasmi, come neicasi in cui linternauta si ritira progres-

    sivamente dalla vita reale per lasciarsiassorbire dal piccolo schermo del com-puter, o verso la realt fattuale, come

    quando, ad esempio, conoscenze avve-nute in rete danno seguito a frequen-tazioni di persona. E negli ultimi annidel secolo scorso che nelle modernesociet occidentali il concetto di realt

    virtuale diviene via via pi pregnante,no a costituire un punto di riferimento

    ineludibile in qualunque analisi socio-psicologica dei comportamenti uma-ni del terzo millennio. Se i bambini dicinquantanni fa crescevano per lo piin strada, progressivamente, i bambinidelle generazioni successive hanno go-

    duto assai meno di questa opportunit,nendo per vivere reclusi in apparta-menti sempre pi ingombri di telescher-mi, computer, play station, immersi inuna realt fortemente inuenzata non

    solo dai mass media ma anche da que-sti nuovi prodotti tecnologici in gradodi creare scenari in cui essi possonocollocarsi in modo magico-onnipotente,incuranti dogni limite spazio-tempora-le. In una societ sempre pi simile a

    quella dominata dal Grande Fratello

    (quella del romanzo Farhenheit 451,

    non quella del format televisivo che aquello si ispira) in cui sono mille i mez-zi e i modi per limitare la privacy dellepersone ed esercitare un controllo diffu-so, lidentit del soggetto non pu non

    misurarsi con una identit sociale alla

    cui costruzione concorrono un ume

    dimmagini e di dati dalla pi svariataprovenienza, dai tradizionali documentididentit alle telecamere installate in

    ogni dove, dai cellulari alle carte di cre-dito, no alle impalpabili tracce che dal

    nostro computer si diffondono ubiqui-tariamente in rete. Dopo il narcisismo

    di massa, gloricato dallossessione peril corpo nelle innite declinazioni del

    ttness e del wellness, e il feticismo

    di massa, esaltato dai consigli per gliacquisti e conseguenti consumi, pren-de corpo progressivamente un voyeu-rismo di massa. Affacciati alla nestra

    del nostro monitor, moderno Panopti-con, possiamo spiare bulimicamenteogni anfratto della rete, in cerca siadoggetti che dinterlocutori, sapendocia nostra volta spiati e attesi.Come si vede, stiamo parlando di unavera e propria mutazione antropologicacaratterizzata dalla progressiva modi-cazione della relazione con la realt

    che ci circonda. Una realt sempre pi

    inuenzata dalla realt virtuale, dove la

    distinzione tra la presenza e lassenza,tra il vero e il falso, si relativizza: bastaun click per sottrarsi a una chat divenu-ta sgradevole e un click per ricompariresulla scena, senza scomodi sentimentidi colpa o di vergogna. Basta ricorre-re a un avatar per assumere una qua-lunque identit, veritiera o ttizia che

    sia. In spazi virtuali come Facebook,

    Meetic, linternauta deve in qualchemodo esporsi, mettendo in scena unpersonaggio che lo rappresenti, comeappunto un avatar o tramite un sem-plice nickname, esprimendo desiderie aspettative, giudizi e timori. A voltearrivando a disvelarsi, con foto, testi

    e dati biograci veritieri, a volte dissi-mulando in vario modo la propria iden-tit, anche di genere. Unidentit che,

    come si diceva, multipla, plurale; non

    raro infatti che una stessa personasia titolare di pi blog, che partecipi adiversi videogiochi con diversi avatar,mettendo in scena diverse parti di so, come negli adolescenti, seguendo leuttuazioni delle proprie identicazioni,

    fenomeno che pu presentare aspettisia positivi, lopportunit di usufruire di

    uno spazio potenziale in cui esercitarela propria creativit, cos come aspetti

    negativi, come il rischio di incentivarescissioni eccessive o di nire per con-fondere realt virtuale e realt fattuale,

    soprattutto in soggetti dai fragili conni

    dellIo.Rayan, un giovane paziente di Tisse-ron dice che i suoi genitori sono per lui

    meno veri degli sconosciuti che fre-quenta su Internet. Sono loro - dice- la mia vera famiglia (Tisseron, 2009,

    p.80).Come tutte le novit che per la propria

    forza innovatrice sovvertono radical-

    mente i consueti modi di pensare e agi-re, lirruzione epocale di Internet nellavita quotidiana viene accolta tanto concuriosit e interesse quanto con dif-denza e timore. Nellottocento lumori-sta francese Cham, in una famosa seriedi vignette, irrideva allo sconcerto deiparigini al cospetto dei primi lampioni agas, rafgurando dei passanti che face-vano il gesto di ripararsi gli occhi comesi trattasse di uninsopportabile luceabbagliante, poich tale doveva loroapparire quella oca luce che veniva a

    squarciare un buio millenario. Alliniziodel novecento lesaltazione del colorenella pittura di Matisse e Derain, di Vla-minck e Rouault costitu un tale shockche un critico pens bene di denirli

    Realt virtuali, psicopatologia in reteDott.ssa Maria Letizia Rotolo

    Psicologa-psicoterapeuta, Bologna

    Emai: [email protected]

    8 - Settembre 2010 - Rivista Icsat

  • 8/8/2019 Rivista Icsat N 2

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    Settembre 2010 - Rivista Icsat - 9

    belve, fauves, da cui fauvisme, il loro

    movimento. Non sorprende quindi semolti paventano nelluso di Internet pe-ricolose insidie, soprattutto quando gliutenti siano adolescenti o bambini. Inrealt il problema non molto diverso

    da quello costituito dallesposizione allaTV che, sui diversi individui, pu avereeffetto eccitante o calmante, passiviz-

    zante o antidepressivo. Vale quindi lapena, prima di parlare delle specichemanifestazioni morbose, come la dipen-denza patologica o lutilizzo regressivodel mezzo come rifugio della mente

    (Steiner, 1993), accennare anche allestraordinarie opportunit che questa ri-voluzione tecnologica offre. Ad esempiobambini anche molto piccoli, attratti daivideogiochi, apprendono per questa viai primi rudimenti delluso del computere della lingua inglese; possono svilup-pare notevoli abilit settoriali, afnando

    qualit percettivo-discriminative, tempi

    di reazione, e ricevendone nutrimentonarcisistico. I pi grandi, condividendoil gioco con altri, possono entrare a farparte di comunit virtuali sviluppan-do specici aspetti di socializzazione;

    avendo a che fare con personaggi chepresentano la gamma delle motivazio-ni e delle emozioni umane, sono spin-ti ad educarsi allinterazione sociale.Inoltre, mettendo in scena il propriomondo interiore, i propri conitti, molti

    adolescenti possono elaborare e supe-rare difcolt passeggere. Certo non si

    pu accettare acriticamente qualunquevideogioco o la frequentazione di qua-lunque sito. E necessario che i genitori,la comunit, vigilino sulle loro caratteri-stiche, sul tipo di messaggio che da essipu derivare, bloccando la diffusione diquelli che possono avere un inusso ne-gativo su menti in formazione. Come adesempio nel caso di un videogioco in cuile azioni di guerra, lo sparare e luccide-re, fossero contro sporchi negri o qua-lunque esponente di minoranze etnicheo religiose. In tal caso il messaggio nonavrebbe a che fare col generico combat-

    tere contro un nemico di fantasia, cosache consentirebbe lespressione ludicadi una normale aggressivit, bens con

    precise motivazioni razziste.Ma, a parte questi rischi cui sono espo-sti soprattutto bambini e adolescenti,sono innegabili le straordinarie poten-zialit offerte dalla rete agli internauti.

    La possibilit di comunicare in tem-po reale con interlocutori in ogni par-te del globo, di ampliare a piacimentoil numero dei propri contatti, di avereaccesso a uninesauribile fonte di infor-

    mazioni e cos via. Alcuni ritengono checi comporti un maggiore investimentodegli aspetti intellettuali e delle pre-stazioni piuttosto che un investimentodegli affetti e della responsabilit. Ma

    difcile generalizzare. Certamente il

    navigare in Internet consente di alle-viare, almeno in una certa misura, lasolitudine e le angosce dabbandono edi crollo, soprattutto nei videogiochi incui vi un avatar che ci rappresenta,perch questo in fondo, come ha fattonotare Tisseron, non crolla mai (Tisse-ron, 2008). N vanno trascurati i van-

    taggi dellanonimato, grazie al quale inInternet anche le persone pi timide einsicure difcilmente si trovano a prova-re sentimenti penosi come lumiliazionee la vergogna: qualunque situazionespiacevole si trovino a vivere, possonosottrarsene allistante senza alcuna re-mora. Una via di fuga che agevola, adesempio, chi si accinge a partecipare auna chat, perch sa di poterlo fare colminimo desposizione, gli basta celarsidietro lidentit virtuale, pi o meno ve-ritiera, che ha voluto assumere. Cos,anche chi si muove spinto dalle fantasie

    pi inconfessabili, pu farlo con notevo-le tranquillit, sapendo di potersi ritirare

    in ogni momento. Inoltre, e ci vale perchiunque, da un punto di vista emoti-vo sicuramente meno dispendioso darvita a una conoscenza in questo mododi quanto non lo sarebbe di persona,senza contare che spesso il tenore del-la conversazione in rete tuttaltro cheanonima e impersonale e consente amolti di farsi unidea abbastanza pre-cisa della personalit dellinterlocutore.

    Nel chattare, il linguaggio usato, i con-

    tenuti, i ritmi, tutto fornisce indizi sullapersona, la quale in tal modo tanto sve-la di s quanto cela. Da ultimo, e nonultimo, va detto che molti, nella misurain cui si scoprono in grado di raggiunge-re tante persone, diniziare con esse undialogo e magari di coinvolgerle susci-tando il loro interesse, ne ricavano unimportante nutrimento narcisistico e unsupporto alla loro precaria identit.

    Questi, alcuni dei pi importanti aspettipositivi. Purtroppo, col diffondersi dellarete e il moltiplicarsi del numero degli

    internauti, va diffondendosi anche larelativa patologia, in particolare quellInternet Addiction Disorder con cui lopsichiatra americano Ivan K. Goldberg,nel 1995, design scherzosamente lasindrome consistente nel bisogno difar uso compulsivo e eccessivamenteprolungato di Internet. Ma fu solo unpaio danni dopo che una pubblicazio-ne scientica di Kimberly S. Young,

    dellUniversit di Pittsburg rese lInter-net Addiction un disturbo riconosciutodalla comunit psichiatrica internazio-

    nale, no a divenire in pochi anni unquadro clinico ritenuto da alcuni perno

    pi diffuso della depressione. Lo studiodella Young mise in luce come a favori-re la rete-dipendenza fossero gli stessi

    aspetti positivi della rete, come la facileaccessibilit a servizi e informazioni o

    la sensazione donnipotenza derivantedal controllo delle proprie attivit on-

    line. Secondo la ricercatrice americanai futuri rete-dipendenti, affascinati daqueste enormi potenzialit, passano da

    una fase cosiddetta tossicolica ca-ratterizzata da interesse ossessivo per

    le-mail e progressiva frequentazionee partecipazione a siti Internet e chat,a una fase francamente tossicomani-ca, caratterizzata da collegamenti cos

    prolungati da compromettere la vita direlazione, sociale e professionale delsoggetto. Una condizione, questa, chepu assumere differenti congurazio-ni a seconda dellinteresse prevalente:COMPULSIVE ON-LINE GAMBLING, ilgioco dazzardo compulsivo. CYBERSEX

    ADDICTION, la dipendenza dalla ricercadi materiale pornograco o di relazio-ni erotiche tramite chat. CYBER RELA-

    TIONSHIP ADDICTION, assillante ricer-ca di relazioni damicizia o sentimentalitramite e-mail, chat, newsgroup. MUDADDICTION, dipendenza da giochi diruolo mediante avatar con cui il sogget-to si identica. INFORMATION OVER-LOAD ADDICTION, ricerca dinforma-zioni estenuante e protratta nel tempo.(Cantelmi Orlando, 2009).

    Tutti questi modi di navigare in rete,nella loro valenza patologica, costitui-scono diverse declinazioni di una con-

    dizione di grave rete-dipendenza in cui,teoricamente, chiunque pu cadere. An-che se, in realt, molto pi probabile

    succeda a persone che, non avendo go-duto di relazioni primarie soddisfacenti,non sono state in grado di costruire unasolida identit e non possono condare

    in oggetti interni afdabili. Cos, la di-pendenza patologica da Internet in generemaschera una, pi o meno grave, condi-zione di sofferenza psichica. Il Surng, il

    navigare in rete, e il Wilng, il navigare in

    rete con continui spostamenti da sito a sitosenza scopo preciso, divengono un mezzo

    per tentare di non affondare, di procurarsi dosidi graticazione ed eccitamento per

    sfuggire al dolore di pensare ed evitare ilcrollo. La qual cosa ci deve fare riettere,

    come ci ricorda Florence Guignard, sul fatto

    che nel corso degli anni, psicoanalisti e psi-coterapeuti hanno sempre pi a che farecon una patologia dei limiti: limiti tra s elaltro, tra pensare e agire, tra realt psi-chica e realt esterna e, da qualche anno,

    tra virtuale e reale. [si pensi alla pazientedi cui vi ho parlato nella precedente vignet-ta clinica]. Fragili, mal organizzati, questi

    limiti si disintegrano ancor pi facilmentein quanto i limiti della societ circostantesi sono essi stessi ammorbiditi, indeboliti,disorganizzati (Guignard, 2009).

    - segue a pag 10 -

  • 8/8/2019 Rivista Icsat N 2

    10/10

    RIVISTA ICSAT

    Italian Committeefor the Study of Autogenic Therapy

    and Autogenic Training

    Settembre 2010 - N2 - www.icsat.it

    REDAZIONE

    Segretaria di redazione Dott.ssa Caterina SerenaCapo redattore Dott. Jacopo Fiorentino

    Direttore Dott.Vinicio Berti

    DEAD LINE

    Il prossimo numero uscir nel gennaio 2011

    e la dead line per linvio degli articoli e delle comunicazioni

    il 30 novembre prossimo venturo.

    Ci scusiamo con gli autori e con i lettori per non aver pubblicato le bibliografe degli articoli dato lelevato numero di articoli per-venuti e la conseguente mancanza di spazio. A richiesta saranno pubblicate sul prossimo numero della rivista o sul sito Icsat

    - segue da pag 9 -

    Il cambiamento dei nostri pazienti sem-

    bra dunque accompagnare di pari pas-

    so i cambiamenti sociali. Se ai tempi

    di Freud le psiconevrosi costituivano le

    manifestazioni psicopatologiche pi co-

    muni, ora dominano la scena i distur-

    bi narcisistici, quelli di personalit, la

    patologia del vuoto e quella borderli-

    ne, unitamente ai disturbi alimentari, a

    quelli psicosomatici e alle varie forme di

    dipendenza patologica.

    CONCLUSIONI

    Gli straordinari progressi tecnologici del-

    la nostra epoca, in particolare nel cam-

    po della comunicazione globale, stan-

    no producendo una sorta di mutazioneantropologica che, per quanto riguarda

    il nostro campo specico, comporta un

    sensibile cambiamento della psicopa-

    tologia dei pazienti, del metodo e della

    tecnica psicoterapeutico-psicoanalitica.

    Se no a qualche anno fa, ad esempio,

    parlare di psicoterapia on line nella

    comunit psicoanalitica era uneresia

    inaccettabile, oggi, pur permanendo

    notevoli perplessit, si deve prendere

    atto del moltiplicarsi delle esperienze e

    si pu scommettere che queste non fa-

    ranno che crescere, no a dovervi fare

    seriamente i conti. Linevitabile misonei-

    smo che accompagna sempre lavvento

    di novit radicali non sar sufciente a

    ostacolare la crescita tumultuosa del-

    le nuove tecnologie, e dovr misurarsi

    con i comportamenti e le patologie ad

    esse relative. Tra queste stiamo assi-

    stendo allenorme diffusione di forme

    di addiction che gi trovano posto nel-

    la nosograa psichiatrica. Ma sarebbe

    miope soffermarsi sugli effetti dannosi,

    lasciando in ombra le enormi opportuni-

    t offerte dal Virtuale: dalla sterminata

    accessibilit allinformazione alle pos-

    sibilit di comunicazione globale, dallo

    sviluppo di nuove abilit alla crescita

    della ricerca scientica permessa da

    un universo della simulazione semprepi sosticato. N sarebbe ragionevole

    enfatizzare i rischi di dipendenza pa-

    tologica pensando che dedicare alcune

    ore al giorno a chattare, a visitare siti

    Internet, o a partecipare a videogiochi,

    sia necessariamente uno scherzare col

    fuoco. Il rischio di addiction non su-

    periore a quello che si corre nel lasciarsi

    assorbire dai programmi televisivi pre-

    feriti. Una vera rete-dipendenza in ge-

    nere si instaura in soggetti in cui una

    preesistente sofferenza mentale spinge

    ad approttare delle suggestioni offerte

    da Internet e dai videogiochi per sot-

    trarsi allansia e alla fatica psichica pro-

    dotta dalle relazioni sociali. Il progressi-

    vo ritiro dal mondo reale, per connarsi

    in un mondo virtuale, diviene una sorta

    di rifugio della mente che consente alla

    persona devitare al massimo le ferite

    narcisistiche e i sentimenti spiacevoli,

    come colpa e vergogna, o di liberarsi

    dai legami propri di ogni situazione di

    dipendenza matura, alimentando inoltre

    subdoli sentimenti dautosufcienza e

    onnipotenza. La condizione pi grave

    quella in cui linternauta perde progres-

    sivamente ogni interesse per linterazio-

    ne con altri, va incontro a una crescen-

    te desocializzazione, e nemmeno cerca

    conferme narcisistiche, ma fa del sur-ng, unicamente, una pura ricerca dec-

    citamento che scacci, almeno momen-

    taneamente, gli affetti depressivi. Come

    nelle tossicodipendenze da sostanze,

    limportante stordirsi, scacciare il

    dolore psichico e langoscia del crollo.

    Sono proprio questi casi che costitui-

    scono la nuova sda umana e scientica

    per gli psicoanalisti e gli psicoterapeuti

    del terzo millennio.