Meneghetti (Marco Alvise)_Teresa Bermúdez, Figlia Di Bermudo II. Una Biografia Storiografica (TSyP...

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    eresa Bermdez,

    figlia di Bermudo II:Una biografia storiograficaM A M

    Friedrich-Alexander Universitt Erlangen-NrnbergCentre de Recherches Historiques de lOuest

    (CERHIO-Angers),CNRS UMR 6258

    [email protected]

    R: --E : --T, S P, , [. -]

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    R:De la infanta eresa, hija del rey leonsBermudo II, tenemos pocas informaciones histricas.Se la conoce tambin por su matrimonio con un reymusulmn, aunque, segn la historiografa moderna,esto es por lo menos dudoso. Nos queda la transcripcinde su inscripcin funeraria, que hasta el siglo XVIII seencontraba en el monasterio de San Pelayo de Oviedo,donde muri, que es lo ms parecido que tenemos a lanarracin de su vida si no tenemos en cuenta el episodio

    de su casamiento. Este artculo intenta reconstruir loque sabemos sobre ella, y de dar una visin completasobre los hechos (reales o legendarios) vinculados a estepersonaje, a travs de una panormica que tenga en cuentade todo lo que ha sido escrito sobre eresa a l interior de lahistoriografa moderna y contempornea.

    P : eresa Bermdez, Bermudo II,Almanzor, crnicas medievales, Memoria.

    A:Little is known about eresa Bermdez,

    daughter of Bermudo II of Len. Some medieval chronicles,written in the Iberian Peninsula, tel l us about her a llegedmarriage with a Muslim king of oledo, while othersbelieve this was al-Mansur (or Almanzor), a Muslimmilitary chief, after whose death she would have come backto Len, ending her life in the monastery of St. Pelagius inOviedo, a well-known place in medieval times often linkedwith the infantas of the kingdom (according to a legend, itwas founded by king Alfonso II of Asturias, and Velasquita,the first wife of Bermudo II, is also known to have livedthere). Te main narrative about this event is provided bythe Chronicle of Pelagius, bishop of Oviedo, which tells

    the deeds of the Leonese kings from the age of Bermudo II(985-999) to the death of Alfonso VI (1072-1109), and waslater reprised by the Chronicle of Njera and the GeneralHistories of the 13th century.Furthermore, a few documents have been linked toeresa, as well as her funerary inscription, which hasbeen lost in the 18th century but of which we possess thetranscription; it could have been made slightly later, but itgives us a date for the death (and, surprisingly, the time at

    which it allegedly happened) of the princess-turned-nun.

    Interestingly, another inscription, dedicated to anothernun with the same name, has been found during theexcavations of the church of San Salvador in Oviedo (nowthe Cathedral): it has been tried to identify her with theBermudos daughter, but, given the different dates of deathreported by both texts, it is almost impossible to trace aconnection between them.Many doubts about the marriage and the existence oferesa itself were l ifted by modern and contemporaryhistoriography, which has tried to define it chronologicallyand historical ly, and it has even supposed that her epitaphwas later made to provide evidence for the story of Pelagius

    of Oviedo: this article tries to give an historical perspectiveabout what is certain about the princess and what has beenwritten about her in modern and contemporary works; theneed for a sort of biographical history for some of thelesser known characters in Spanish medieval history is herealso stressed.

    K: eresa Bermdez, Bermudo II, Almanzor,medieval chronicles, Memory.

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    Negli ultimi tempi, lo studio della storia me-dievale iberica ha conosciuto un notevolesviluppo grazie alla diffusione di quelle che

    potremmo definire biografie regali: articoli, o, spes-so, interi testi monografici, dedicati allesplorazionedella vita e delle imprese di uno specifico personaggioattraverso le testimonianze narrative o documentarieda lui lasciate nel corso dei secoli. Nella maggior partedei casi, si scelto, a causa della maggiore disponibilitdi materiale maneggiabile, di concentrarsi su re ed (inalcuni casi) regine, o, pi genericamente, personaggidalto rango nelle corti dei regni fioriti in quei secoli

    nella Penisola iberica.A mio parere, linestimabile patrimonio cronachisti-

    co dellEdad Media espaolaconsente per di lanciarsianche nello studio di altre figure, a torto considerate diseconda schiera, il cui ricordo ci stato tramandato,seppur in maniera frammentaria od oscura, dalle fonti.Un elemento molto interessante per la realizzazione diun simile ritratto pu peraltro contare su quanto scritto(molto o poco che sia) dalla storiografia precedente, di-mensione che non fa che aggiungere ulteriori sfumatureed opinioni con le quali lo storico pu confrontarsi. Il

    mondo femminile, nella sua dimensione ispanica manon solo, resta uno dei versanti pi stimolanti ed ine-splorati (se guardiamo al di l della manciata di sovranee nobildonne pi note, di cui la regina Urraca forselesempio pi lampante1) in tal senso.

    1 Naturalmente mi riferisco al fondamentale testo di B. F. Reilly, TeKingdom of Len-Castilla under Queen Urraca, -, New York, ;si vedano inoltre i lavori di Terese Martin, atti a sottolinere limportanzadi Urraca in quanto sovrana regnante (reigning queen), qualit che la

    ERESA BER MDEZ ED IL SUOPRESUNO MARIMONIO

    Del regno di Bermudo II, re di Len dal 985 al 999,ci sono giunti numerosi resoconti, contenuti nelle cro-nache medievali iberiche: quelli di Sampiro2, vescovodi Astorga (incorporata nella cosiddetta Historia Silen-siso Legionensis3) e Pelayo di Oviedo (che a sua volta,nella sua controversa opera di ricompilazione storica,il Corpus Pelagianum, incluse una versione del testo diSampiro fortemente interpolata; lo stesso Pelayo scris-

    se una cronaca che va dallascesa di Bermudo II nel985 sino alla morte di Alfonso VI, occorsa nel 11094),nella Chronica Naierensis5, nonch nelle cosiddette sto-

    differenzia notevolmente dalle regine consorti del suo tempo: . Martin, TeArt of a Reigning Queen as Dynastic Propaganda in welfth-Century Spain,Speculum, , vol., pp. -; . Martin, Queen as King: Politics andArchitectura l Propaga nda in welfth-Century Spain, Leiden, .

    2 J. Prez de Urbel (ed.), Sampiro, su crnica y la monarqua leonesa enel siglo X, Madrid, .

    3 J. Prez de Urbel, A. Ruiz Zorr illa (ed.), Historia Silense, Madrid, .inoltre, la traduzione Introduccin a la Historia Silense con versin castellanade la misma y de la crnica de Sampiro, (traduzione a cura di M. GmezMoreno), Madrid, possiede un buon apparato critico allopera.

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    B. Snchez Alonso (ed.), Crnica del Obispo Don Pelayo, Madrid, .linsieme testuale e cronstico realizzato dal prelato ovetense viene esaminatoda E. Jrez, Arte compilatoria pelagiana. La formacin del Liber cronico-rum, in A. Arizaleta (ed.), Potique de la chronique. Lcriture des texteshistoriographiques au Moyen ge (Pninsule Ibrique et France), oulouse,, p. -; si veda inoltre R. Alonso lvarez, El obispo Pelayo de Oviedo(-): historiador y promotor de cdices iluminados, Semata. CienciasSociais e Humanidades, vol. , , pp. -.

    5 Per il presente articolo mi sono avval so delledizione A. Ubieto Arteta(ed.), Crnica Najerense, Zaragoza, . Si veda anche la pi recente J. A.Estvez Sola (ed.), Chronica Hispana saeculi XII, Pars II: Chronica Naierensis(CC CM, LXXI A), , urnhout, .

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    ad Oviedo, vi mor e vi venne sepolta11. La vicenda inclusa anche allinterno della Chronica Naierensis,peraltro a sua volta realizzata con frammenti della cro-naca di Pelayo e di altri testi storiografici anteriori12.

    A tale racconto vanno aggiunti altri dettagli, espres-si da Luca di uy, che afferma come, trovandosi anco-ra Alfonso sotto tutela dei notabili del regno a causadella minore et (aveva infatti soltanto cinque anni almomento della morte del padre), la decisione fosse sta-ta presa da questi ultimi, lasciando inoltre sottintende-re come ci fosse avvenuto in buona fede, a causa delfingersi cristiano da parte del re islamico, peraltro inprocinto di attaccare il reame leonese13.

    La storia della sventurata eresa venne narrata gi daAmbrosio de Morales nella sua Coronica14e di nuovo

    nel secolo XVIII da Manuel Risco, che nel trentacin-quesimo tomo dellEspaa Sagrada, il secondo dedica-to alla citt e alla diocesi di Len, afferma anche comelo sposo avesse nome Abdal, probabile trascrizionecastiglianizzata del nome arabo Abd-Allah impiegataper la prima volta dal udense15.

    Gi Reinhart Dozy, a met del diciannovesimo se-colo, espresse alcuni dubbi su tale vicenda, pur rico-noscendone la veridicit storica di fondo16. Lesisten-za di eresa fuor di dubbio, confermata da alme-no quattro diplomi che recano la sua firma, il primodellanno 1017, il secondo datato 1 marzo 1028 ed ilterzo 27 gennaio 1030 (tutti a beneficio del clero diCompostela).17, ed il quarto, ovetense, del 22 dicem-bre 103718, e dalliscrizione funeraria che la riguarda,della quale parleremo in seguito.

    11 Id., p. ; a pagina riportato lepisodio della traslazione dellespoglie di San Pelayo da Len a Oviedo, allo scopo di proteggerle dalle razziecompiute da A lmanzor, nel .

    12 Crnica Najerense, cit., p. ; le differenze testuali con Pelayo sonodavvero poche, e si limitano perlopi allimpiego di una mera serie disinonimi o modifiche ortografiche.

    13 Lucas de uy, Crnica de Espaa, cit., pp. -.14 A. de Mora les, Coronica general de Espaa que continuaba Ambrosio

    de Morales coronista del rey nuestro seor Don Felipe II, VIII, Madrid,, pp. -.15 M. Risco, ES, t. XX XV: Len, Madrid, , pp. -.16 R. Dozy, Recherches sur lhistoire et la littrature de lEspagne pendant

    le Moyen-ge ( voll.), ed, Leiden, , I, pp. -.17 I due diplomi compostellani sono editi allinterno di M. Lucas lvarez

    (ed.), umbo A de la Catedral de Santiago, Santiago de Compostela, ,diplomi n. , e . eresa appare anche nelle sottoscrizioni ai diplomi n. ( dicembre ) e ( agosto ).

    18 Id., pp. -; il documento di Oviedo venne citato per la primavolta da P. de Sandoval, Historia de los reges de Castilla y Len, Pamplona,, f. r .

    rie generalipi tarde, come quelle dei primati Jimnezde Rada6e Luca di uy7e quella, largamente ispiratasiad esse, di re Alfonso X el Sabio8.

    La parte del testo pelagiano dedicata a questo mo-

    narca tuttavia, probabilmente, la pi notevole, inquanto contenente alcuni dati molto interessanti sullafiglia avuta dal secondo matrimonio con Elvira Garca(figlia del conte castigliano Garca Fernndez): e-resa. A lei, il vescovo di Oviedo dedica alcune righesignificative, affermando come, alla morte del padre,essa fosse stata data in sposa ipsa nolentedal fratello,lappena incoronato re Alfonso V (regnante dal 999 al1028), al sovrano musulmano di oledo, allo scopo dimantenere la pace tra i due territori9.

    Secondo la narrazione, una volta giunta presso la

    corte dellinfedele eresa ingiunse a questi di non toc-carla, al fine di non incorrere nellira divina (Noli metangere, quia paganus es; si vero me tetigeris Angelus Do-mini interficiet te); ma il potente personaggio, ignoran-do totalmente le sue preghiere, concubit cum ea semel,et statim, percussus est ab Angelo Domini10. errorizzatodallaccaduto, e moribondo a causa del castigo rice-vuto, il sovrano fece preparare oro ed argento, tessutipregiati e gemme e, convocata eresa, la rimand cari-ca di doni alla corte del fratello, dove ella prese labitomonacale e, trasferitasi nel monastero di San Pelayo

    6 J. Fernndez Valverde (ed.), Roderici Ximenii de Rada Historia de rebusHispanie, sive, Historia Gothica (CC CM, LXXII), J. Fernndez Valverde(ed.), urnhout, ; si veda anche la traduzione in castigliano, RodrigoJimnez de Rada, Historia de los hechos de Espaa, (traduzione a cura di J.Fernndez Valverde), Madrid, .

    7 E. Falque Rey (ed.), Lucae udensis Chronicon Mundi (CC CM,LXXIV), urnhout, . Si veda anche J. Puyol (ed.), Crnica de Espaa porLucas, obispo de uy. Primera edicin del texto romanceado, Madrid, .

    8 R. Menndez Pidal (ed.), Primera crnica general: estoria de Espaaque mand componer Alfonso el Sabio y se continuaba bajo Sancho IV en, Madrid, .

    9 Ne riporto qui il testo: Predictus etiam princeps habuit duas legitimasuxores. Una nomine Velasquitam, quam viventem dimisit; aliam domine

    Geloira duxit uxorem, ex qua genuit duos filios, Adefonsum et arasiam.Ipsam vero arasiam post mortem patris sui dedit frater eius Adefonsus inconiugio, ipsa nolente, cuidam pagano regi toletano pro pace. Ipsa autem, uterat christiana, dixit pagano reg i: Noli me tangere, quia paganus es; si vero metetigeris Angelus Domini interficiet te. unc rex derisit eam, et concubit cum easemel, et statim, sicut predixerat, percussus est ab Angelo Domini. Ille autem utsensit mortem propinquam adesse sibi, vocavit cubicularios et consiliarios suos,et precepit illis onerare camellos auro et argento, gemmis et vestibus preciosis,et adducere illam ad Legionem cum totis illis muneribus. Quo loco illa inmonachali habitu diu permansit, et postea in Obeto obiit, et in MonasterioSancti Pelagii sepulta fuit. (Crnica del Obispo Don Pelayo, cit., pp. -).

    10 Id., p. .

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    figlia presso il nemico, che, dopo averla inizialmentetenuta in schiavit, la prese successivamente in sposa25.La morte di Almanzor, occorsa nel 1002, e la succes-siva inutilit di eresa a corte, potrebbero aver spinto

    il di lui figlio e successore, Muzaffar, a restituirla alfratello Alfonso V, forse addirittura come condizioneper il rispetto di una tregua siglata l anno seguente trai due26.

    ale teoria, espressa nel 1860, venne totalmentescreditata nel 1903 da un articolo di Emilio Cotarelo,il quale ritenne, con vena non poco critica nei confron-ti di Dozy, come tutta la vicenda non avesse il minimofondamento di verit27. Definendo la narrazione di IbnKhaldun nientaltro che los delirios de un compiladorde fines del siglo XIV28, lAutore si lancia in una totale

    opera di smembramento della notizia dataci dalle fon-ti arabe (a suo parere valorizzate in maniera eccessivada un manipolo di studiosi, prevalentemente arabisti,pronti a sconfessare automaticamente qualsiasi lavoroprodotto al di fuori di al-Andalus), senza, a parere dichi scrive, porre troppo in risalto come invece linfor-mazione sia similmente data (e con gli stessi limiti diincertezza) anche da cronisti cristiani, in primisPelayodi Oviedo stesso, il cui punto di vista liquidato inappena poche righe29; tuttavia, alcuni dati ivi propostisono degni di considerazione.

    Abbiamo gi detto come eresa fosse nata dal secon-do matrimonio di Bermudo II, e, supponendo che ellafosse la primogenita, dobbiamo collocare la sua datadi nascita precedentemente al 994 (quando nacque Al-fonso V), e, dunque, tra il 991 ed il 993 al massimo30:un lasso di tempo che pone fuori discussione la suaidentificazione con la fanciulla citata da Ibn Khaldun,che egli avrebbe sposato quando la nostra eresa eraancora in fasce; ed in ogni caso problematico ancheponendo pi in avanti i limiti cronologici della vicen-da, tenendo conto di come, basandoci su queste mede-sime date, ella potesse avere, nel 1002, soltanto dieci

    25 R. Dozy, Recherches, cit., pp. -.26 Ibid.27 El supuesto casamiento de Almanzor con l a hija de Bermudo II, in La

    Espaa Moderna, , , pp. .28 Id., p. .29 Id., p..30 J. Rodrguez Fernndez, La monarqua leonesa. De Garca I a Bermudo

    III (-), El reino de Len en la Alta Edad Media, III, Len, , pp.- .

    Una notizia curiosa riguarda il suo ritratto nel cartu-lario compostellano, dove, secondo quanto riporta lostesso Dozy, elle porte un sceptre et une couronne, chiaraallusione, a detta dellautore, al suo status di moglie

    di un sovrano musulmano19: tuttavia, quellimmaginefemminile rintracciabile nel umbo A della Cattedra-le di Santiago stata da tempo attribuita alla reginaUrraca, contraddicendo cos lipotesi dell autore20. Vi per unaltra immagine. presente nel folio 38v delumbo A, segnalata da Lucas lvarez come raffigu-rante Sancha y eresa, hijas de Vermudo II21.

    Secondo lo studioso olandese, il diploma del 1017prova come in quellanno eresa fosse gi tornata inseno alla propria famiglia; ma il primo sovrano mu-sulmano indipendente di oledo, salito alla ribalta in

    seguito alla furibonda guerra civile scoppiata alliniziodel secolo XI nel califfato di Crdoba, mor nel 1036,vale a dire quasi ventanni dopo22. Il re di oledo, inol-tre, era un personaggio di secondo piano, e dargli inmoglie la propria sorella avrebbe significato, per Al-fonso V, in qualche modo sottomettervisi senza alcunprofitto apparente23.

    Ecco dunque che la chiave potrebbe risiedere altro-ve: per la precisione, in Muhammad ibn Abi Amiral-Mansur, meglio noto alla storiografia di linguacastigliana come Almanzor, il potentissimo caudilloe ciambellano di Hisham IIspesso definito come ilcaliffo nellombra24, responsabile di una lunga seriedi campagne militari contro il Regno di Len nellul-timo quarto del secolo X (e talvolta confuso dalle fonticristiane medievali con il vero sovrano cordobese). Pertrovare una notizia in appoggio a tale ipotesi, neces-sario lasciare per un momento la storiografia leonese evolgerci alle fonti arabe: per la precisione, ad Ibn Khal-dun, autore attivo sul finire del recento che registracome nellanno 993 Bermudo II avesse inviato una

    19 Id., pp. -.20

    Sulla rappresentazione delle infante regie nei cartula ri medievali ibericisi veda G. Fourns, Iconologie des infantes (umbo A et umbo B de lacathdrale de Saint-Jacques de Compostelle et umbo de ouxos Outos),e-Spania [online], giugno , pubblicato il febbraio , consultato il giugno . URL: http://e-spania.revues.org/ .

    21 M. Lucas lvarez, umbo A de la Catedral de Santiago, cit., p. ; siveda anche p. , n. XXII.

    22 Id., p. ; qui Dozy si appoggia alle notizie di Ibn Kha ldun; il sovranoin questione, Yayisch, mor probabilmente gi un anno prima.

    23 Id., pp. -.24 E questo anche il titolo della recente ed esaustiva biografia di A.

    Echevarra Arsuaga, A lmanzor, un califa en la sombra, Madrid, .

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    sti cronachistici ed annalistici, a Carlo Magno, ed inseguito, probabilmente, ripudiata poco prima dellas-salto franco alla Penisola italiana, e rientrata pressola corte pavese prima di svanire nel nulla36; ma, se la

    cosiddetta Ermengarda (cos chiamata, senza alcunabase storica, da Manzoni nella sua tragedia Adelchi)fu vittima di una vera e propria damnatio memoriaecondotta dalla storiografia carolingia allo scopo di oc-cultare tale episodio alla luce degli eventi successivi,di eresa abbiamo perlomeno alcuni elementi in pi,che ne consentono di ricostruire lidentit ed il destinofinale.

    LISCRIZIONE FUNERA RIA DEL MONASERO

    DI SAN PELAYO OVIEDO, ASURIE

    Riallacciandosi al discorso fatto in apertura al presentearticolo, necessario porre in evidenza limportanzadellepigrafia nello studio della storia biografica me-dievale, specie quando essa costituisce uno dei pochiapporti possibili per la conoscenza di uno specificopersonaggio. Anche limpossibilit di reperire un epi-taffio nella sua forma originaria, se integrata dallesi-stenza di una trascrizione attendibile o da altri elemen-ti che ne testimonino la passata esistenza, pu rivelarsi

    utile per la ricostruzione storica e biografica di eventipassati: un insieme tematico di epigrafi legate da unfilo logico comune pu, allo stesso modo, gettare mag-gior luce su aspetti pi vasti della storia di un territorioo di unepoca.

    Unedizione delle iscrizioni dedicate ai membri del-le lites del Regno asturleonese, ad esempio (ma nonsolo: si pensi ad altre entit continentali pi o menocoeve, quali il Regno di Pamplona o, andando pi lon-tano, lImpero Carolingio od il primigenio Ducato diNormandia) contribuirebbe non poco, a mio parere,alla comprensione di aspetti che altrimenti, visti sol-tanto con lottica di casi isolati, verrebbero esaminatiin maniera superficiale, oltre a fornire loccasione diverificare lesistenza di formule o di trattamenti te-stuali comuni per tali segmenti della popolazione37.

    36 La famiglia di re Desiderio: un percorso att raverso le fonti (),scaricabile in formato PDF allindirizzo https://www.academia.edu//La_famiglia_di_re_Desiderio_un_percorso_tra_le_fonti.

    37 E ci che ho tentato di fare, per quanto concerne il Regno longobardo,

    anni o meno31. Lo stesso Claudio Snchez-Albornoz,in una nota a margine del suo lungo studio sulleser-cito nel regno delle Asturie-Len, ha dimostrato i suoidubbi relativi allet della principessa32.

    Per quanto concerne lenigmatica figura di Abdal,invece, Cotarelo propone lidentificazione con un go-vernatore militare di oledo coinvolto in una furiosalotta di potere con Almanzor, dalla cui prigionia riusca liberarsi raggiungendo uno status di semi-indipen-denza che giustificherebbe la definizione di re datadalle fonti33.

    La vicenda resta, quindi, complessa. A partire daquellarticolo del 1903, per molti decenni sono man-cati altri studi approfonditi dedicati a eresa34, e leproblematiche suscitate dallidentit del suo presunto

    sposo sono tuttaltro che risolte; un recente contributo,allinterno di un quadro pi ampio, per costituitodallanalisi di Simon Barton relativa ai matrimoni in-terreligiosi nella Spagna altomedievale, che oltre a pre-sentare la vicenda della figlia di Bermudo II in manie-ra sintetica ma convincente allinterno di un contestopi generale (con inoltre il merito di gettare luce anchesu altri esempi simili e meno conosciuti), riassume an-che le divergenti scuole di pensiero espressesi nel corsodei decenni precedenti su tale figura35.

    Sale alla memoria il caso di unaltra principessa, del-la quale non ci noto neppure il nome, che tuttaviasoffr un analogo destino: la figlia di Desiderio, ultimore dei Longobardi, data in sposa, secondo alcuni te-

    31 A. Echevarr a Arsuaga, Almanzor, un ca lifa en l a sombra, cit., p. .32 C. Snchez-Albornoz, El ejrcito y la guerra en el reino asturleons,

    , Ordinamenti Militari in Occidente nellAlto Medioevo(Settimane di Studio del Centro Italiano di Studi sullAlto Medioevo, XV),I, , pp. ; si veda in particolara la n. a p. .

    33 E. Cotarelo: El supuesto casamiento de Almanzor con la hija de VermudoII, cit., p. ; lAutore non specifica tuttavia le sue fonti a riguardo, ed ammettecome, nella cronachistica araba, di tale personaggio non vi sia traccia.

    34 Una citazione della vicenda per contenuta in G. Cavero Domnguez,El monasterio medieval, sede de solar nobiliario y refugio de la s mujeres dela aristocracia, in Monasterios y nobles en la Espaa del romnico: entre la

    devocin y la estrategia, a cura di J. A. Garca de Cortzar e R. eja, Aguilarde Campoo, , pp. -: eresa viene menzionata a lle pp. -, dalquale sono partito per la redazione del presente articolo, oltre naturalmentealla gi citata biografia di Almanzor, al lavoro di Rodrguez Fernndez e aR. Barkai, Cristianos y musulmanos en la Espaa medieval (El enemigo alespejo), Madrid, , p. , nonch ad alcuni lavori dedicati specificamenteal monastero di San Pelayo di Oviedo che citer in seguito; ringrazio laprofessoressa Cavero per avermi dato la possibilit di leggere il suo lavoroprima della sua messa in stampa.

    35 S. Barton, Marriage across frontiers: sexual mixing, power and identityin medieval Iberia, Journal of Medieval Iberian Studies, vol. :, ,Dellepisodio narrato da Pelayo si parla al le pp. -..

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    stuale, che vale la pena riprodurre per intero: En quemcerni caxa tegit / compago sacra, hic dilecta Deo recu-bans / Tarasia Christo dicata, proles Veremundi regis /et Geloirae reginae, genere clara paren(ta)tu(m), / clarior

    et merito vitam duxit praeclaram, / ut continet norma;hanc imitari velis / si bonus esse cupis / vel si obiit sub die(septimo) VII Klas. Magii, feria IIII / hora mediae noctis,era MLXXVII, post / peracta aetate saeculi porrecta perordinem VI. / Da, Christe, queso veniam, parce precor.

    Amen.41Oltre allappartenenza alla famiglia reale, viene

    dunque segnalata una data di morte ben precisa, corri-spondente al 25 aprile 1039, che permette di raggiun-gere unideale conclusione della vicenda della sfortu-nata principessa: quel giorno, che in quellanno cadde

    effettivamente di mercoled, secondo Csar Garcade Castro Valds un dato a favore dellautenticit delmanufatto, da lui ritenuto in buono stato e di facileleggibilit a causa delle scarse divergenze presenti nellevarie edizioni del suddetto42, ed inoltre la datazioneproposta dai diplomi verrebbe interamente rispettata,oltre a confermare la presenza di eresa, attraverso ildiploma asturiano, ad Oviedo nel dicembre 1037, os-sia soltanto poco tempo prima; tuttavia, il tono reto-rico impiegato nel testo potrebbe far pensare ad unadata di realizzazione pi tarda per liscrizione funebre(tali caratteristiche liriche iniziano infatti, secondo lostudioso, ad apparire in gran numero a partire dagliepitaffi del secolo XII), magari basata su di un obi-tuario contenente la data di decesso di eresa ed inseguito perduto43.

    LALR A ERESA

    E possibile tentare un interessante parallelo tra que-sta testimonianza epigrafica ed unaltra, curiosamen-

    te relativa ad una donna con il medesimo nome,rinvenuta durante la campagna di scavi effettuatatra il 1940 ed il 1948 nella Cattedrale di Oviedo edoggi custodita nel Museo ad essa annesso: il perso-

    41 F. Diego Santos, Inscripciones medievales de Asturias, cit., pp. -,segue la trascrizione fattane da irso de viles correggendomartiicon magii.

    42 C. Garca de Ca stro Valds, Arqueologa cristiana de la A lta EdadMedia en Asturias, Ov iedo, , pp. -; si veda in particolare p. .

    43 Ibid.

    Abbiamo gi accennato allepigrafe funeraria di e-resa, posta nel monastero di San Pelayo di Oviedo (possibile che ella avesse vissuto in precedenza nello-monimo cenobio sito a Len, in seguito divenuto San

    Isidoro38), del quale fu badessa, secondo Carvallo,dal 1022 sino alla morte39, ed allinterno del quale sitrovava anche, curiosamente, Velasquita, moglie diBermudo II prima della madre della stessa eresa40:azzardo qui la supposizione che, in occasione del pas-saggio delle reliquie legate a San Pelayo dalla capitalealle Asturie, anche il seguito (o perlomeno una parteconsistente di esso) di monache residenti nel monaste-ro leonese si fosse trasferito pi a nord, dando conti-nuit alle due fondazioni in una situazione di assolutaemergenza come dovette essere quella provocata dagli

    attacchi musulmani dellepoca, diretti sempre pi inprofondit non solo del Regno di Len, ma anche diquello di Pamplona e delle nascenti contee pirenaiche(basti pensare allincursione di Almanzor occorsa nel997 a Santiago de Compostela, luogo gi allepoca diimportanza fondamentale per lidentit religiosa enon solo- del reame e di tutto il cristianesimo penin-sulare). eresa dovette aver raggiunto il nuovo cenobiopelagiano alcuni anni dopo larrivo dei resti del santoin territorio asturiano, occorso nel 994 (quando, comesappiamo, ella era probabilmente ancora in fasce!), purcontinuando, sino al 1030, a figurare in documentiemessi dalla corte leonese (sebbene a beneficio delle-piscopato compostellano), motivo che rende lafferma-zione di Carvallo quantomeno dubbiosa.

    Della lapide, andata perduta probabilmente sul fi-nire del secolo XVIII, conserviamo la trascrizione te-

    in M. Meneghetti, Lepigrafia elitaria longobarda. Formule e contenutitestuali, esi di Laurea presentata presso lUniversit di Venezia CaFoscari, ; esistono tuttavia ottime raccolte di testi epigrafici su baseterritoriale, come lo studio di F. Diego Santos, Inscripciones medievales deAstur ias, Oviedo, .

    38 E. Cotarelo, El supuesto casamiento de Almanzor con la hija de

    Vermudo II, cit., p. .39 L. A. de Carval lo, Antigedades y cosas memorables del Principado deAstur ias, Oviedo, (ried. Gijn, ), p. .

    40 Liscrizione appare in C. M. Vigil, Asturias monumental, epigrficay diplomtica: datos para la historia de la provincia, Oviedo, (ed.facsimile, Oviedo, ), vol. I, p. . Per unanalisi delle origini del cenobioin questione, si veda larticolo di F. J. Fernndez Conde ed I. orrenteFernndez: Los orgenes del monasterio de San Pelayo: aristocraca, podery monacato, erritorio, Sociedad y Poder, (), pp. -; per unaricognizione sulle fonti riguardanti il monastero si veda inoltre il volume diF.J. Fernndez Conde; I. orrente Fernndez; G. de la Noval Menndez, Elmonasterio de San Pelayo. Historia y Fuentes, Oviedo, .

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    principessa in terra musulmana; in un contributopubblicato anchesso recentemente47, Laura CayrolBernardo giunta a sostenere con cautela come lef-fettiva presenza di eresa allinterno del cenobio

    pelagiano possa essere ritenuta possibile, pur con-dividendo la visione tardiva riguardo allepitaffioad essa dedicato a scopi propagandistici e di presti-gio (si trattava pur sempre di uninfanta regia, pergiunta citata dalle cronache); certamente, si trattadi una pratica tuttaltro che assente nel mondo me-dievale48, ma che, se guardiamo alle pur complessee difficilmente ricostruibili origini del monastero,aveva molte altre possibilit di applicazione, nonmancando al suo interno altre figure, realmente odapparentemente, legate alla dinastia regia, con le-

    sempio lampante della leggenda della sua fondazio-ne per mano del Rey Castood addirittura di re Silo(774-783)49.

    CONCLUSIONI

    Nonostante tutte le zone dombra sulla questio-ne ed i relativi tentativi compiuti per chiarirle cheho tentato di presentare, seppur succintamente, inqueste pagine, la vita di eresa Bermdez propone, a

    mio parere, una serie di punti fermi, nel mezzo dellaquale possibile creare unintelaiatura di supposizio-ni, ipotesi e proposte (fatte od ancora da formulare)che consentano la creazione di una proto-biografiadella fanciulla; quel che ho cercato di compiere in

    47 L. Cayrol Bernardo, El monasterio de San Pelayo de Oviedo: infantadoy memoria regia, in erritorio, Sociedad y Poder, (), pp. -, inpart. a p. . Sempre su tale monastero, si vedano E. Carrero Santamara:Laciudad santa de Oviedo, un conjunto de iglesias para la memoria del rey, inHortus Artium Medievalium, , , pp. -; F. J. Fernndez Conde,I. orrente Fernndez: Orgenes del monasterio de San Pelayo, in VV.AA,

    Semana de Historia del monacato cntabro-astur-leons, Oviedo, , pp.-.48 Ibid; si vedano inoltre le pp. - del medesimo testo, nonch, per una

    visione pi dettagliata sul concetto di creazione della memoria nellAltoMedioevo, il volume di P. J. Geary, Phantoms of Remembrance. Memory andOblivion at the End of the First Millennium, Princeton, .

    49 Oltre alla tradizione che afferma come tale cenobio sia stato fondato daAlfonso II i l Casto (-), appaiono legate a questo sito eresa Ansrez,vedova di Sancho I (-) e Velasquita, gi moglie (in seguito ripudiata)di Bermudo II, alla quale abbiamo accennato nel testo; il gi citato articolodi Laura Cayrol Bernardo evidenzia l importanza di San Pelayo come luogodi memoria e culla dellinfantado regio.

    naggio in questione mor, secondo lanalisi di Garcade Castro Valds, alle nove di sera del 31 dicembre1057 (ora completa II Kalendas Ianuarias era LXLVI

    post millesima)44. Una datazione cos precisa, con in-

    clusa lora del decesso, vera o presunta, era comu-ne allinterno di un contesto monastico, ed infattila riscontriamo in entrambi gli esempi; tuttavia, lamaggiore sinteticit della seconda iscrizione, priva diflorilegi testuali o di elogi alla figura della defunta aldi l di una rapida presentazione della stessa (Obiit

    famula Dei Tarasia confessa pia devota45) testimonia,a mio parere, in favore dellipotesi di Garca de Ca-stro Valds, quella di unesecuzione pi tarda delle-pigrafe della principessa, dato che va per misuratocon lapparente condizione di umilt della seconda

    eresa, che non rendeva necessario un lungo elogiopostumo, e della quale non sopravvivono ulteriori te-stimonianze che possano suggerirne un retroterra dialto rango.

    In un recente articolo di Francisco Javier Fernn-dez Conde ed Isabel orrente Fernndez relativoalle origini del monastero di San Pelayo di Oviedoi due autori hanno avanzato lipotesi che lepigrafefuneraria di eresa fosse stata realizzata al solo sco-po di avvalorare la vicenda narrata dal vescovo Pe-layo: todo hace suponer que fue redactada para justi-

    ficar epigrficamente el texto cronstico pelagiano46. Amio parere, tale visione risulta possibile, ma non vaassolutamente confusa con leventualit che linte-ra esistenza di eresa sia frutto dellimmaginazionedel vescovo asturiano, come peraltro smentiscono idiplomi ad essa riconducibili di cui abbiamo trat-tato poco fa. uttavia, ritengo anche che, nel casodi una realizzazione ad hoc dellepitaffio al soloscopo di giustificare quanto detto da Pelayo, sareb-be stato plausibile includere nel testo epigrafico an-che una menzione della disavventura vissuta dalla

    44

    Id., pp. -.45 Ibid.46 F. J. Fernndez Conde, I. orrente Fernndez: Los orgenes del

    monasterio de San Pelayo: aristocraca, poder y monacato, cit., p. , nota; nel medesimo articolo i due autori ipotizzano che, nel caso in cui ilracconto di Pelayo fosse veritiero, lo sposo di eresa potrebbe essere statoMuhammad ibn Yayisch, morto intorno al e sovrano di oledo, o suofiglio Yayisch, che regn nella medesima citt tra il ed il , smentendolipotesi di Abdal (Ibid.), oltre a negare categoricamente la possibilit chela eresa documentata epigraficamente presso la Cattedrale di Ov iedo possaessere state la figlia di Bermudo II, fatto che anchio ritengo totalmente privodi fondamento.

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    Lo stesso discorso peraltro va reiterato a propositodellepitaffio di San Pelayo ad Oviedo, che non costi-tuisce assolutamente una prova sicura del monacato dieresa, ed ancor meno della su permanenza in tale ce-

    nobio, ma che non va tuttavia eliminato del tutto dalnovero delle possibilit legate alla biografia di questo in-teressantissimo personaggio, pur dovendo lepigrafe inquestione essere come il daltronde frammento crona-chistico che riguarda la principessa- trattata con cautelae senza ritenerla, fino a che eventuali ulteriori scopertenon lo permettano, una fonte documentaria assoluta.

    questa sede. Che si tratti di un fatto realmente accadu-to, seppur dai termini molto incerti, o di un aneddo-to completamente inventato, infatti, la storia del suomatrimonio con un notabile musulmano permette di

    gettare pi luce (e spendere maggiori quantit di in-chiostro, sebbene siano forse ancora troppo poche) sudi una figura che, altrimenti, sarebbe indubbiamentestata dimenticata od, al massimo, relegata ad alcunerighe, piatte ed incolori, a margine delle composizionicronachistiche ed annalistiche che trattarono, nel cor-so dei secoli, le vite ed i regni del padre e del fratello.