Per.corsi dicembre 2015

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PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI LA MIA RADIO TV — p. 11 — p. 38 DICEMBRE 2015 PERIODICO DELLA SOCIETÀ COOPERATIVA PER LA RADIOTELEVISIONE SVIZZERA DI LINGUA ITALIANA I CP SVIZZERI E LA COPERTURA ELETTORALE CORSI FUORI — p. 25 RITRATTO SEMISERIO DELL’ASCOLTATORE RADIOFONICO PER.CORSI COMUNI — p. 29 EVENTI E ATTIVITÀ LE VOSTRE OPINIONI SUI PROGRAMMI RADIO-ATTIVI! Speciale radio — p.16 © RSI

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Periodico della Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana

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PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI LA MIA RADIO TV

— p. 11 — p. 38

DICEMBRE 2015

PERIODICO DELLA SOCIETÀ COOPERATIVA PER LA RADIOTELEVISIONE SVIZZERA DI LINGUA ITALIANA

I CP SVIZZERI E LA COPERTURA ELETTORALE

CORSI FUORI

— p. 25

RITRATTO SEMISERIO DELL’ASCOLTATORE RADIOFONICO

PER.CORSI COMUNI

— p. 29

EVENTI E ATTIVITÀ

LE VOSTRE OPINIONI SUI PROGRAMMI

RADIO-ATTIVI!Speciale radio — p.16

© RSI

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REDAZIONE Chiara Sulmoni CONTATTI [email protected] tel.: +41 91 803 65 09 / 60 17 fax.: +41 91 803 95 79 casella postale, Via Canevascini 7, 6903 Lugano www.corsi-rsi.ch PROGETTO GRAFICO Jannuzzi Smith IMMAGINI Loreta Daulte David Schnell Catilina Sherman STAMPA Tipografia Stucchi SA, Mendrisio

INDICE IMPRESSUM

PARTECIPATE AI NOSTRI SONDAGGI MENSILI SU www.corsi-rsi.ch ! BASTA UN CLICK! COME LE PIACE ASCOLTARE LA MUSICA ALLA RSI (RADIO) E COME LA VALUTA?Per questo sondaggio hanno votato 133 persone.

• In generale non ascolto musica - 24.81% (33 voti)• Ascolto musica, ma l’offerta musicale RSI non mi piace - 3.759% (5 voti)• Seguo solo le trasmissioni dedicate specificatamente alla musica e le giudico di qualità - 1.503% (2 voti)• Ascolto la musica come intermezzo mentre seguo programmi non musicali e vorrei meno musica e più parlato - 4.511% (6 voti)• Ascolto la musica distrattamente come sottofondo mentre mi occupo di altro e mi piace - 12.78% (17 voti)• Ascolto la musica in generale e vorrei più spazi musicali alla RSI - 6.015% (8 voti)• Ascolto la musica e mi piace l’offerta RSI così com’è - 17.29% (23 voti)• Ascolto la musica e vorrei più musica internazionale alla RSI - 3.759% (5 voti)• Ascolto la musica e vorrei più musica classica e lirica alla RSI - 12.78% (17 voti)• Ascolto la musica e alla RSI vorrei più musica vicina al nostro territorio e alla nostra identità culturale - 4.511% (6 voti)• Vorrei che la RSI proponesse più trasmissioni di cultura e approfondimento musicale - 8.270% (11 voti)

MESSAGGIO DEL PRESIDENTE CORSI 3

«NO BILLAG» SIGNIFICA «NO SSR» 4

POCA LETTERATURA 6 MA OTTIMA DOCUMENTARISTICA IN TV Manuela Camponovo ci scrive

RAPPORTO DEL CP SUI PROGRAMMI CULTURALI 7 DELLA RETE DUE

VALUTAZIONI DEL CP DI DUE PROGRAMMI TELEVISIVI 10

I CP SVIZZERI APPREZZANO L’OFFERTA PRE-ELETTORALE 11

COS’È POLITBOX 12

IL CASO DEL MEDIATORE 13

CO:RSI – LA PAROLA AL DIRETTORE 14

SPECIALE RADIO – APPROFONDIMENTI E RIFLESSIONI 16

HOMO RADIATUS – RITRATTO SEMISERIO 25 DELL’ASCOLTATORE RADIOFONICO – Gabriele Balbi LA MUSICA DI GEORGE MERK 26

CRONACA DEGLI EVENTI 29

LA MIA RADIOTV – Cristina Giotto 38

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3PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI

I l Consiglio regionale della CORSI, eletto in occasione dell’assemblea generale del maggio scorso, mi ha con-fermato alla presidenza della Cooperativa per un ulte-

riore periodo di 4 anni. Nel ringraziare il Consiglio regio-nale per la fiducia, ho aggiunto che continuerò a considerare la presidenza della CORSI (e l’incarico a essa collegato di membro del Consiglio di Amministrazione della SSR) come impegno per me prioritario, e quindi con l’intenzione di mettere a disposizione il tempo e l’energia necessari. Quali gli obiettivi principali da perseguire nell’imminente qua-driennio ? Ne indico due.

Si tratterà innanzi-tutto di consolidare il ruolo assegnato alla CORSI (così come alle altre società re-gionali) dalla riforma delle strutture della SSR. Mal-grado il tanto lavoro fatto in questi anni – e qui ne approfitto per ringraziare la segretaria generale Fran-cesca Gemnetti e i suoi collaboratori – ho l’impres-sione che si debba operare in modo ancora più pro-filato e mirato per con-sentire alla nostra società cooperativa di diventare a tutti gli effetti un “ponte” fra l’azienda RSI e la comu-nità della Svizzera italiana. All’esterno resiste ancora la convinzione che il Comitato della CORSI sia una sorta di Consiglio di Amministra-zione con compiti di gestione e di controllo finanziario sul prodotto dell’azienda. Non è più così: la riforma delle strut-ture della SSR del 2010 ha assegnato alle società regionali competenze diverse, non gestionali e di controllo dirigen-ziale diretto, bensì orientate a determinare la politica dei programmi radiotelevisivi sulla base degli “input” raccolti nella “società civile”. Affinché la CORSI possa esercitare in modo credibile queste sue competenze (importanti an-che per dare sostanza alla funzione di servizio pubblico

della RSI), è però essenziale che questo suo “nuovo” ruolo venga pienamente riconosciuto e sostenuto innanzitutto dall’azienda radiotelevisiva stessa e dai suoi collaboratori.

Il secondo obiettivo per la CORSI è quello di dare un contributo importante alla discussione sul “servizio pubblico” radiotelevisivo. Così prevedono specificamente i nostri statuti e la nostra missione sociale. I prossimi anni saranno decisivi e determineranno in che misura la SSR e le sue unità d’impresa (fra cui la RSI) continueranno a essere gli interpreti principali nel mercato della comunica-

zione radiotelevisiva in base alla concessione rilasciata dal Consiglio federale (che verrà rinnovata nel 2017). Si manifestano già forti voci per un ridimensionamento e/o accantonamento del ruolo della SSR. Il discorso appare particolarmente de-licato per le regioni peri-feriche e minoritarie, oggi oggettivamente favorite dalla struttura federalista della SSR e da un sistema di ridistribuzione delle risorse attento alla solida-rietà regionale e culturale. Al momento di andare in stampa con questo edito-riale è giunta la conferma che l’iniziativa cosiddetta

“no Billag” (ved. pagine successive) ha raccolto un suf-ficiente numero di sottoscrizioni e sarà quindi tema di discussione e voto a livello federale nei prossimi anni. Per la CORSI non si tratterà soltanto di prendere posizione nel dibattito sul futuro del servizio pubblico, ma soprattutto di creare occasioni di confronto che permettano in prima battuta ai politici, ma poi anche alla popolazione, di fare scelte fondate su piena conoscenza del tema. Nel perseguire questo obiettivo avremo bisogno certamente della fattiva attenzione e cooperazione di tutti i nostri soci, sui quali non dubito di poter contare!

MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA CORSI LUIGI PEDRAZZINI

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«NO BILLAG» SIGNIFICA «NO SSR»

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IL PUBBLICONel piccolo mercato quadrilingue della Svizzera,

realizzare produzioni di qualità per il grande pubblico

è costoso e impossibile da finanziare senza i proventi

del canone: gli introiti pubblicitari sono infatti di gran

lunga insufficienti. Difficilmente un’emittente priva-

ta diffonderebbe in prima serata un programma di

approfondimento culturale, scientifico o economico,

oppure un documentario impegnativo

L ’11 dicembre è stata depositata l’iniziativa «No Bil-lag», che mira a sancire nella Costituzione federale il divieto di qualsiasi finanziamento pubblico a ra-

dio e televisione. La votazione è prevista nel 2018/2019. La SRG SSR prende posizione e rende attenti che «No Billag» significa in realtà «No RSI, no SRF, no RTS, no

RTR, no Swissinfo». Il servizio pubblico radiotelevisivo sarebbe abolito. E sarebbe anche la fine per molte emittenti radiofoniche e televisive regionali finanziate grazie ai pro-venti del canone. Con l’iniziativa «No Billag» ci sarebbero molti perdenti.

IL FEDERALISMO

La SSR è fondata sul Federalismo ed è ancorata

saldamente nelle regioni linguistiche, grazie alle

sue unità aziendali e società regionali. Con la

progressiva centralizzazione in un solo luogo dei

media a scopo di risparmio l’attualità dei piccoli

Cantoni e di quelli di confine - su cui la SSR informa

intensamente a livello svizzero – avrebbe un ruolo

più marginale rispetto ad oggi

LA SVIZZERA QUADRILINGUE Il 70 % dei proventi della SSR viene raccolto nella

Svizzera tedesca, che ne riceve però solo il 45%: la

differenza è destinata a cofinanziare una radio e una

televisione di qualità nelle altre tre regioni più piccole,

che possono così produrre programmi di pari valore.

La Svizzera francese, la Svizzera italiana e la Svizzera

romancia sarebbero le maggiori perdenti

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«NO BILLAG» SIGNIFICA «NO SSR»

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LA CULTURA E L’INTRATTENIMENTO Per il cinema svizzero le prospettive sarebbero cupe

e i programmi culturali alla radio e alla televisione non

esisterebbero praticamente più. Molti fra i programmi

di intrattenimento più amati verrebbero a mancare.

Essi non sono infatti redditizi per i privati

PIAZZA MEDIATICALa quota di mercato delle emittenti straniere

– per la TV oltre il 60% – registrerebbe un’impennata.

Gli investimenti svizzeri all’estero, nelle finestre

pubblicitarie sui canali tedeschi e francesi,

continuerebbero ad aumentare a discapito del

giornalismo e della produzione audiovisiva elvetici.

L’informazione indipendente ne risentirebbe

notevolmente e, di conseguenza,

anche la pluralità dei media

LO SPORT La maggior parte delle trasmissioni sportive in diretta

sarebbe visibile solo sulle televisioni a pagamento.

A titolo di paragone, l’unica opzione per un italiano

che vuole seguire il calcio è di farlo tramite la

televisione a pagamento, ma il solo “pacchetto

calcio” gli costa come l’intero canone radiotelevisivo

in Svizzera. Se ciò non bastasse, più di 60 discipline

sportive svizzere perderebbero il loro palcoscenico

mediatico più importante

I DEBOLI D’UDITO Ci sarebbe una discriminazione dei disabili sensoriali:

nessuna casa mediatica privata finanzierebbe

sottotitolazione, trasmissioni in lingua dei segni o

audiodescrizioni

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RUBRICA LETTERA DAL GIORNALE 6

SONDAGGIO MENSILE (sul sito www.corsi-rsi.ch)

C ara CORSI, occupandomi di cultura, mi piace-rebbe che la televisione desse più spazio, creando anche apposite rubriche, ad argomenti e appro-

fondimenti che possano riguardare libri, arte, musica ecc… al di là dell’evento festivaliero o spettacolare e dei servizi d’attualità giornalistica. Alla RSI trasmissioni di questo tipo sono quasi tutte scomparse. Le prime a cadere in tempi di magra. Quasi in sordina, nell’aprirsi della stagione autunnale, sono riusciti a sopprimere anche Cult TV che, era evidente a tutti, per quel tipo di format diretto ad un target molto giovanile, aveva una collocazione sbagliata: alle 22 della do-menica! Sarebbe bastato ragionare meglio sul palinsesto. In genere si usano alibi pretestuosi: o si afferma che la “cultura” non è tanto una questione di contenuti ma è un modo di trattare qualsiasi tematica, perché tutto è “cultura” (così la si può tranquillamente evitare nel suo linguaggio specifico) oppure si sposta l’attenzione sul sito, tanto ormai c’è internet, da cui si può scaricare quasi tutto e allora tanto varrebbe chiudere definitivamente il discorso sulla tv generalista, anzi sulla TV in generale. Resta la Turné del sabato, molto veloce e spesso anche poco tempestiva: non ho capito perché su alcuni spettacoli teatrali o presentazioni arriva dopo il loro passaggio e non prima, per poter stimolare l’attenzione. Non esiste più un vero spazio dedicato alle pubblicazioni letterarie e per “vero spazio” intendo un programma che vada oltre a frettolose illustrazioni di copertina e letture di estratti.

In qualche telegiornale straniero c’è l’abitudine d’in-vitare uno scrittore, un poeta o un artista a commentare i fatti del giorno a conclusione delle notizie, potrebbe essere

questa una bella idea anche per il nostro Quotidiano, pochi minuti per avere uno sguardo diverso, alternativo, non solo politico o sociologico sulla realtà. Rimangono l’assenza di dibattiti, come quelli di un tempo, e la paura ossessiva del provincialismo se si cerca di valorizzare la creatività locale in maniera meno estemporanea e superficiale. Ma esiste una forma di provincialismo più perniciosa di quella che porta a considerare solo il proprio orticello. Ed è esattamente l’atteggiamento contrario, cioè di pensare che ha valore solo ciò che è già affermato come successo (dichiarato da qualcun altro, dall’esterno) e quindi di inseguire le mode, i best-sellers, i film di cassetta. Tanto che spesso il miglior cinema anche la RSI lo confina a tarda serata, privilegiando sempre e comunque un discorso di audience. E se poi qual-cuno obietta, allora si dice che tanto tutto si può recuperare registrando o scaricando dal web. E torniamo così al punto di partenza. A dominare sono le serie tv. Ma comunque devo dare atto, per non essere solo critica in negativo, che uno dei nostri punti di forza culturale, raro ormai da trovare sul piccolo schermo, è costituito dalla produzione docu-mentaristica, sia nell’ambito di Storie, ad esempio, in prima serata o del Filo della storia, in seconda serata il giovedì. E poi c’è naturalmente l’appuntamento rituale di LA2 che però rischia di essere un richiamo di nicchia. Per tutto il resto, ci si può rifare almeno con la radio, Rete Due, il cui legame anche con gli eventi del territorio è molto attivo. Perché non si può dimenticare che questo è uno dei compiti fondamentali della RSI, valorizzazione della nostra lingua e della nostra identità in tutte le sue possibili manifestazioni.

di MANUELA CAMPONOVO, RESPONSABILE PAGINE CULTURALI DEL GIORNALE DEL POPOLO

POCA LETTERATURA MA OTTIMA DOCUMENTARISTICA IN TV

OGGIGIORNO IN TELEVISIONE SPOPOLANO I PROGRAMMI DI CUCINA. RITENETE CHE QUESTO GENERE DI PROGRAMMA DEBBA ESSERE PROPOSTO ANCHE DA UNA TELEVISIONE DI SERVIZIO PUBBLICO?Per questo sondaggio hanno votato 155 persone.

• Sì, perché la gastronomia è parte integrante della cultura ed espressione del territorio. - 69.67% (108 voti)• No, perché non intravvedo aspetti educativi in programmi di questo genere,

che sono di puro intrattenimento. - 30.32% (47 voti)

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RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAGLI ORGANI E DAL CONSIGLIO DEL PUBBLICO 7

Ogni anno il Consiglio del pubblico costituisce al suo interno diversi gruppi di lavoro incaricati di valutare la qualità delle trasmissioni andate in onda alla RSI. Le osservazioni e le conclusioni scaturite da questi incontri vengono trasmesse alla direzione RSI e confluiscono nel Rapporto annuale d’attività CORSI, a disposizione di tutti i soci. In ogni numero della rivista, vi proponiamo l’analisi di uno o più gruppi di lavoro.

non scade mai in “chiacchiericcio”. Il ritmo è confacente a una rete culturale: pacato ma accattivante, piacevole, senza eccessi, non gridato. La moderazione è di qualità, anche se talvolta il taglio è eccessivamente didattico. Gli argomenti sono perlopiù interessanti e variati. Occorre tuttavia rile-vare – salvo per Laser – una certa mancanza di equilibrio nella scelta degli ospiti: predominanza maschile e sbilan-ciamento verso l’Italia. I programmi di questa fascia sono recuperabili e quindi riascoltabili nei podcast della RSI.

L’Attualità culturale del mattino presenta breve-mente l’evento, la ricorrenza, o il “personaggio culturale” del giorno. Il programma mette in scena grande varietà di temi e ospiti. Non è un momento di approfondimento, ma piuttosto un assaggio, un avvicinamento al tema. Il tono e il ritmo sono godibili, accessibili a un pubblico di esperti e di meno esperti. Molto apprezzabile l’apertura sulla realtà svizzera e internazionale (non solo italiana, come purtroppo accade spesso in altri programmi).

In altre parole (ore 08.15 - 8.30) Per una settimana, un ospite ha carta bianca: sceglie la notizia di cui vuole parlare e decide autonomamente come raccontarla in di-retta. I conduttori si alternano di settimana in settimana (redazione: 4-5 giornalisti). Eterogeneità dei settori: regia, giornalismo, letteratura, sociologia, comunicazione, biblio-teca, linguistica, statistica e demografia, storia dell’arte, religione. Predominano: giornalisti e scrittori, mentre è sottorappresentato il mondo scientifico. Negli ultimi mesi, la forte predominanza di ospiti maschili e/o di provenienza italiana rilevata nel passato, ha ceduto il passo a una più marcata presenza di interlocutrici. Sempre scarse le pre-senze d’oltre Gottardo.

A partire dall’estate il Consiglio del pubblico ha valutato vari programmi culturali della RSI. A prescindere dalle considerazioni di merito sui

singoli programmi, il Consiglio del pubblico riafferma che l’offerta culturale è elemento costituente e fondamentale di una programmazione di servizio pubblico, che deve essere mantenuta, possibilmente potenziata, ed essere sempre di qualità e innovativa. In un momento in cui il dibattito sul servizio pubblico radiotelevisivo, a seconda dei punti di vista e degli interessi in gioco, sta assumendo toni sempre più manicheistici - tutto il bene da una parte tutto il male dall’altra - questi obiettivi sono più che mai importanti. I programmi culturali devono essere uno degli elementi cardine dell’offerta della RSI accanto e non su-bordinati all’informazione, all’intrattenimento, allo sport e nemmeno essere valutati prioritariamente sugli indici di ascolto. L’offerta di programmi culturali è una delle prin-cipali legittimazioni del servizio pubblico e non può essere sacrificata nell’ambito di misure di risparmio.

VALUTAZIONE DI ALCUNI PROGRAMMI DELLA RETE DUE

FASCIA 08.00 – 09.30 CON LE RUBRICHE FISSE IN ALTRE PAROLE - LA RIVISTA - LASER

Si tratta di una fascia in cui il parlato è predomi-nante. La musica funge da passerella fra i programmi. La linea alla base delle scelte musicali, che spaziano fra lingue e generi diversi, non è sempre comprensibile. Si dà spa-zio soprattutto all’approfondimento, spesso sotto forma di intervista o testimonianza, che però fortunatamente,

LA CULTURA DELLA RETE DUE

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RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAGLI ORGANI E DAL CONSIGLIO DEL PUBBLICO 8

dire, che passa dal locale all’internazionale, dall’offerta artistica di nicchia ai progetti collettivi. Il grado di ap-profondimento con interviste, interventi di esperti esteri, mini-dibattiti è buono. Il ruolo della persona che modera è determinante, per esempio nella scelta dei temi da proporre, importante che sappia passare da un tema all’altro con fa-cilità ma senza superficialità e riesca a rendere interessante anche un soggetto di nicchia o apparentemente marginale. Da non sottovalutare la capacità di integrare e raccontare anche i brani musicali che, essendo spesso molto lunghi, diventano una parte importante (a livello di quantità di tempo) della fascia.

Alle 18.00 va in onda Cultura oggi. Si presenta come una sintesi (“cultura in pillole”) di quanto è avvenuto nella giornata su Rete Due. Pur riconoscendo la buona qualità del lavoro fatto dai redattori nella scelta degli spezzoni da inserire in questo collage, la formula non soddisfa. La brevità dei vari elementi sovente penalizza il tema toccato, lasciando in sospeso chi ascolta e ne vorrebbe sapere di più. Inoltre ci si può chiedere quale sia la necessità di questo riassunto, perché spesso le notizie alle quali si accenna sono state presentate con approfondimento poco prima.

Blu come un’arancia. Serie programmata dal lu-nedì al venerdì di mini-documentari radiofonici sempre di

La rivista (ore 8.45 - 9.00). Riviste presentate dai loro direttori. Eccessiva la predominanza di riviste italiane anche se negli ultimi mesi sono state inserite saltuariamente riviste della Svizzera italiana. Mancano sempre riviste della Svizzera tedesca e romanda, fra le quali ce ne sono varie di altissimo livello e di grande prestigio.

Laser (ore 09.00 - 9.30) È un magazine di qualità destinato agli approfondimenti, non necessariamente “con-dizionato” dell’attualità. Ospita reportage, audio docu-mentari, analisi e testimonianze con un taglio sociologico e storico. È un programma di approfondimento che fa rivivere meritevolmente la forma del documentario radio-fonico, una proposta di qualità, importante per una rete a vocazione culturale. Presuppone un ascolto attento. Buono l’equilibrio degli interlocutori e dei temi (uomo-donna, locale-nazionale-internazionale, nord-sud).

FASCIA 17.00 - 18.30 CON CULTURA OGGI

BLU COME UN’ARANCIA

La fascia è dedicata a temi culturali di attualità o legati a ricorrenze, manifestazioni, mostre, segnalazioni, offre spunti di riflessione; tocca anche soggetti di natura politica sotto un profilo culturale, sociologico o antropo-logico. Si tratta di un menu per onnivori, se così possiamo

Damiano Realini, conduttore di Turne’ — Foto: © RSI/L.Daulte

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stallizzate in reportage, testimonianze, ospiti in studio, suoni e brani musicali, dalle sorgenti del Rodano fino alla Camargue. Un bel modo di viaggiare, perlomeno con la mente. Un viaggio nel quale si è stati trascinati dalla buona conduzione e dai reporter. Anche se a tratti il ritmo era un po’ lento, non c’è stata noia. Bello e completo il sito inter-net, dove era possibile reperire facilmente e velocemente non solo i vari reportage, ma anche documentazione visiva a complemento del viaggio radiofonico. Davvero un bel

prodotto.

ALTA INFEDELTÀ

UN MAGAZINE ESTIVO

ASSOLUTAMENTE PERSONALE

Buona e molto accattivante l’idea alla base del pro-gramma estivo che vedeva collaboratori e collaboratrici della rete culturale proporre un percorso soggettivo, basato su scelte molto personali. La dimensione autobiografica dominante forniva un’occasione per parlare delle proprie predilezioni in campo culturale, non solo di quelle più scontate, ma anche, appunto, di tradimenti, ovvero di amori e inclinazioni insospettati, e per questo sorpren-denti. Le puntate ascoltate sono risultate molto diverse tra loro perché i collaboratori hanno interpretato il tema in modo molto diverso. Buone quelle dove il giornalista parlava effettivamente di passioni culturali, e di “infedeltà”, di tradimenti, digressioni e della scoperta di nuovi inte-ressi, magari inaspettati. Molto meno interessanti quelle dove le scelte sono state un po’ ovvie, prive di sorprese o di particolari scoperte. Passioni sì, ma nessun tradimento, scelte o proposte sempre raffinate ma scarsa emozione. Se il programma verrà riproposto (come auspicabile) sarà im-portante recuperare una dimensione autentica e personale, più in sintonia con gli intenti dichiarati della trasmissione.

buona e talvolta ottima qualità. Partendo dalla letteratura spazia elegantemente su altri temi. Qualche esempio: il cibo nelle fiabe, i bestiari del Medioevo, autori camminatori, la fuga e il ritorno nella letteratura della Svizzera tedesca.

SABATO 13.30 – 14.30RIDOTTO DELL’OPERA

Il programma, benché condotto da un moderatore molto esperto e competente, profondo conoscitore della musica operistica e della scena operistica internazionale, non riesce a risultare sufficientemente accattivante per chi non ha conoscenze altrettanto approfondite, soprattutto per quanto riguarda gli interpreti. Lo spazio dedicato ai brani musicali è decisamente troppo ridotto rispetto al tempo che viene consacrato al parlato: ai cantanti in primis (molto meno frequentemente sono i registi o i direttori d’orchestra ad essere ospiti del programma), alla loro car-riera, ai loro piani futuri, alla loro persona in generale.

La scena internazionale e quella Svizzera (e questo nonostante la presenza di un teatro come l’Opernhaus di Zurigo, da anni tra le eccellenze di rango europeo) risul-tano troppo poco considerate rispetto al rilievo dato ai teatri d’opera, anche minori, d’Italia. Il risultato è una tra-smissione a volte un po’ verbosa, poco informativa, troppo focalizzata sull’attualità che concerne le varie rappresenta-zioni in Italia, con rare puntate all’estero. Un peccato, se si considera che è l’unico spazio dedicato a questo genere musicale (ad eccezione dei concerti serali di Rete Due de-dicati alla musica operistica, peraltro non molto frequenti), che ha moltissimi estimatori anche tra il largo pubblico.

PASSIONE RODANO

DALLE ALPI ALLA STORIA:

VIAGGIO AL RITMO DI BICICLETTA,

DALLA FURKA AL MEDITERRANEO

Come ogni estate Moby Dick ha ceduto il passo a un viaggio storico e culturale lungo un fiume e, dopo Po, Ticino, Danubio, Mississippi, Gange e Drina, quest’anno Rete Due ha optato per un percorso in bicicletta lungo il Rodano. Nove tappe – e dunque nove settimane - cri-

L’OFFERTA DI PROGRAMMI CULTURALI È UNA DELLE PRINCIPALI LEGITTIMAZIONI DEL SERVIZIO PUBBLICO E NON PUÒ ESSERE SACRIFICATA NELL’AMBITO DI MISURE DI RISPARMIO

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nalità delle immagini e dei testi, né con inquadrature e spazi troppo costruiti e piuttosto improbabili né con una gestualità e un linguaggio eccessivamente ricercati e simbolici.

PORTRAIT / PORTRART

Dieci documentari dedicati alle arti visive: pittura, architettura, design diffusi durante l’estate su La2 in coda al tradizionale appuntamento del Filo della storia. Difficile valutare un’emissione come Portrait / Portrart, costituita da una serie piuttosto slegata di filmati dedicati a protagonisti più o meno noti, estremamente diversi per taglio e drammaturgia e di qualità assai ineguale. Il titolo serviva come testata per l’in-serimento dei documentari in palinsesto, ma non era riferibile a un’emissione vera e propria in grado di legare attorno a un tema contributi assai variati. Forse all’assenza di un filo logico-estetico che accomunasse i vari episodi, si sarebbe potuto ovviare con una breve presentazione d’apertura. L’emissione è certo da leggere alla luce delle esigenze della programmazione estiva e, anche se con alcune criticità ha certamente avuto il grande pregio di mostrare alcuni documentari davvero di alta qualità, quali quelli su Félix Valloton, Max Bill, il fotografo Gotthard Schuh o l’eclettica artista Sophie Taeuber-Arp. Lo scorso anno il Consiglio del pubblico aveva valutato positi-vamente Cult TV per i suoi connotati innovativi e la scelta di temi mai banali, non può quindi che dichiararsi molto dispiaciuto che non lo si ritrovi più nel nuovo palinsesto.

VALUTAZIONE DI DUE PROGRAMMI TELEVISIVI

IL SABATO NEL QUOTIDIANO SU LA1: TURNÉ Molto apprezzabile l’idea di un inserto culturale in

una fascia oraria di grande ascolto. Ben inserito e valorizzato ne Il Quotidiano. Ben venga uno spazio culturale di qualità, curato da una redazione specialistica, in stile divulgativo e fresco accessibile per il grande pubblico generalista (missione informativa ed educativa del servizio pubblico). In questo senso il Consiglio del pubblico auspica una maggiore col-laborazione interdisciplinare fra le redazioni. L’impressione generale è quella di un magazine culturale d’attualità dai toni leggeri, con una scelta eterogenea dei temi, un buon ritmo con vari servizi generalmente ben confezionati e di facile assi-milazione. Turné non ha probabilmente l’ambizione di offrire momenti di approfondimento culturale per appassionati e conoscitori; è piuttosto un compromesso a metà strada fra un’agenda culturale ampliata e un’esplorazione rapida della scena culturale. Il programma si concentra sull’offerta cultu-rale della Svizzera italiana, con poche incursioni nella vicina Italia. Si tratta di una scelta precisa determinata dall’inseri-mento nel Quotidiano e quindi nell’attualità e nelle tematiche della regione. Pur apprezzando lo sforzo di voler proporre un prodotto accattivante dai ritmi brillanti, il Consiglio del pubblico consiglia di non eccedere, nella ricerca dell’origi-

TIZIANA MONA SALUTA IL CONSIGLIO DEL PUBBLICO DELLA CORSI

D opo otto anni nel Consiglio del pubblico, di cui quattro come presidente ho deciso che era giunto il momento di ritirarsi. Lascio con due sentimenti

contrastanti questo compito, che non avevo cercato, ma che ho assunto con grande piacere. Da una parte soddisfazione, dall’altra tristezza. Soddisfazione per aver potuto lavorare con un gruppo di persone molto diverse fra loro, in un confronto stimolante e perseguendo un obiettivo comune, quello di accompagnare l’azienda RSI con osservazioni, critiche e spunti per mantenere alta la qualità dell’offerta radiotelevisiva. Tristezza perché l’azienda SSR, mentre la sua funzione di servizio pubblico è attaccata da più parti, impone misure di risparmio controproducenti. Con la soppressione di programmi culturali, di quelli destinati ai bambini, ai temi religiosi o all’integrazione si erode la legittimazione del servizio pubblico. Ringrazio gli amici e le amiche del CP e a chi continua auguro di perseverare.

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che possono stimolare l’interesse dei cittadini, intercettare nuovi pubblici o recuperare un’utenza un po’ disaffezionata allargando il dibattito e contribuendo alla democrazia. Fra i programmi della RSI sono stati ritenuti particolarmente riusciti i dibattiti di La mia Svizzera, il dibattito fra i candi-dati grigioni al Consiglio nazionale, i servizi radiofonici di

Svizzera estrema, le intervi-ste di Albachiara. Piuttosto debole in tutta l’operazione pre-elettorale lo sguardo sulle altre regioni della Svizzera. Alle altre regioni è stata dedicata poca atten-zione, se non con qualche incursione dai toni leggeri.

Sulla RSI bella l’idea di inserire nel TG del sabato una finestra di 5 minuti sulla campagna elettorale nel

resto della Svizzera con il diario elettorale dal piglio in-formale e ironico Il Massimo delle elezioni. Se l’intento è apprezzabile, l’esecuzione risente di un’eccessiva ricerca di originalità formale talvolta a scapito dei contenuti.

Dalle altre unità aziendali si può anche imparare, come evidenza l’analisi congiunta. In questo senso i Consigli del pubblico auspicano che le spiegazioni sulle modalità di voto e di compilazione della scheda proposte dalla SRF vengano messe a disposizione anche delle altre regioni linguistiche.

N ei mesi fra agosto e ottobre 2015 i cinque Consigli del pubblico della SSR (CORSI, SRG.D, RTSR, SRG.R e SWI swissinfo.ch) hanno organizzato

un osservatorio comune sull’offerta pre-elettorale della SSR. La programmazione considerata completa, plurali-sta e oggettiva ha riscosso il consenso dei Consigli del pubblico. Particolarmente apprezzata, non solo come vettore di informazione im-mediata e aggiornata, ma anche come fonte di appro-fondimento, è stata l’offerta online. Peccato non essere riusciti, con uno sforzo or-ganizzativo e di traduzione supplementare, a tramettere da una regione all’altra analisi e dossier interessanti. Nell’offerta online un plauso è stato tributato alla nuova applicazione web politbox, rivolta so-prattutto, ma non solo, alle nuove generazioni. Nonostante alcune criticità nella navigazione, nella scelta di priorità dei temi e nella formulazione linguistica, i Consigli del pubblico auspicano che venga mantenuta, perfezionata e utilizzata, proprio per la sua valenza educativa, anche in altre occasioni. Ai Consigli del pubblico è piaciuta la voglia di sperimentare di tutte le unità aziendali: programmi con-solidati sono stati affiancati da format e approcci innovativi,

ELEZIONI FEDERALI 2015: I CONSIGLI DEL PUBBLICO APPREZZANO L’OFFERTA PRE-ELETTORALE

PARTICOLARMENTE APPREZZATA, NON SOLO COME VETTORE DI INFORMAZIONE IMMEDIATA E AGGIORNATA, MA ANCHE COME FONTE DI APPROFONDIMENTO, È STATA L’OFFERTA ONLINE. PECCATO NON ESSERE RIUSCITI, CON UNO SFORZO ORGANIZZATIVO E DI TRADUZIONE SUPPLEMENTARE, A TRAMETTERE DA UNA REGIONE ALL’ALTRA ANALISI E DOSSIER INTERESSANTI

dall’analisi congiunta dei CP svizzeri, una sintesi a cura del CP CORSI

© RSI/L.Daulte

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RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAGLI ORGANI E DAL CONSIGLIO DEL PUBBLICO 12

un’informazione uguale distribuita per tutti allo stesso mo-mento (come il Radiogiornale delle 18) prediligendo delle modalità personalizzate come la consultazione di siti web, le funzioni di “replay” o appunto le applicazioni. Le domande contenute nell’applicazione Politbox sono ben scritte e rag-giungono l’obiettivo di ampliare le conoscenze dell’utente menzionando fatti e dati importanti e di interesse generale. A volte però le domande non risultano tradotte alla perfe-zione, non tradotte del tutto o si può ipotizzare che siano state concepite per un pubblico svizzero tedesco o romando.

Da segnalare una certa difficoltà nelle domande “aperte” nelle quali bisogna spostare un cursore per se-lezionare il numero corretto. È difficile posizionarlo con precisione e la tolleranza entro la quale la risposta viene considerata corretta è troppo limitata, anche la visualiz-zazione delle date con il punto non è ottimale. Quando non si raggiunge il minimo di cinque risposte esatte su otto è necessario ripetere il livello per poter accedere alla serie di domande successive. Le domande vengono però ripetute nello stesso ordine, con le stesse possibili risposte. Si potrebbe pensare a varianti per rendere il gioco meno prevedibile e monotono.

Dal lancio di Politbox sono stati costantemente ag-giunti nuovi temi, ciò che rende l’applicazione più avvin-cente e attuale. Anche la possibilità aggiunta all’inizio di settembre di sfidare altri utenti contribuisce a dare un senso all’applicazione e incentivare un uso più o meno regolare. Non è invece prevista la possibilità di scambiare opinioni con altri utenti o con esponenti politici

P olitbox è un’iniziativa della SRG SSR che raggruppa giornalisti di tutte le unità aziendali e che propone due prodotti: un’applicazione e delle trasmissioni.

La prima propone, sotto forma di gioco, domande sulla Svizzera raggruppate per tema e divise in diversi livelli di difficoltà. Non c’è una vera finalità informativa, né ha nulla a che fare con i candidati, si prefigge invece di migliorare le conoscenze di tutti riguardo a temi di attualità e non in modo giocoso. Le trasmissioni che vengono diffuse in diretta solamente su internet, si tengono in diversi luoghi della Svizzera e durano tra gli ottanta e cento minuti circa. Si alternano opinioni, dibatti con gli ospiti, contributi e in-terviste. Ogni volta viene scelto un tema centrale, in alcune occasioni è però difficile seguire il filo del discorso, dato che si passa rapidamente da un tema all’altro (magari in lingue diverse). Proprio la realizzazione in quattro lingue senza alcun tipo di traduzione è un esperimento interessante che però rischia di perdere quegli spettatori che non sono tri o quadrilingue. È possibile che quando si cominci a parlare una lingua che lo spettatore non conosce, questi sia indotto a cambiare canale o attività. Rischio particolarmente ele-vato dato che la trasmissione è diffusa sul web, che offre molte altre attività (reti sociali, giornali online, giochi). Sarebbe interessante poter verificare questa ipotesi facendo una correlazione temporale tra i dati degli utenti connessi e la scaletta (con i cambi di lingua), anche per valutare l’utilizzo di questa modalità “senza traduzione” in futuro.

L’idea di realizzare un’applicazione e dei prodotti legati ai nuovi mezzi di comunicazione, web e applicazioni segue l’evoluzione della tecnologia e del mercato aprendo nuovi canali di comunicazione e interazione con il pubblico. Oggi la maggior parte degli utenti non si accontenta di

COS’È POLITBOX

a cura di GIORGIO TRESOLDI, MEMBRO DEL CP CORSI

L’allegro bus di politbox! Alla guida il caporedattore Konrad Weber (SRF), in alto Sophie Badoux (RTS). In mezzo, da sinistra, Marguerite Meyer (SRF), Alex Ricordi (coordinatore dei redattori RSI), di seguito Adrian Camartin (RTR). In fondo Veronica DeVore, collega anglofona di Swissinfo. La RSI è stata rappresentata, a turno, da: Alessandro Broggini, Simone Fassora, Riccardo Franciolli, Sandro Pauli, Stefano Pongan e Alex Ricordi.

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13RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAGLI ORGANI: IL MEDIATORE

L a scorsa estate è giunto al mediatore della RSI av-vocato Francesco Galli un reclamo concernente un servizio delle «Cronache della Svizzera italiana» dedi-

cato ai richiedenti l’asilo eritrei in Svizzera e in Ticino in parti-colare. Qualche settimana dopo, il mediatore ha elaborato un suo rapporto dove sono illustrate le motivazioni del reclamo, la posizione della RSI, il parere dello stesso mediatore.

Secondo il reclamante, il servizio (in realtà, il lancio della trasmissione) avrebbe violato la Legge federale sulla radiotelevisione e in particolare l’articolo 4 cpv. 2 relativo al principio di oggettività, soprattutto là dove la redazione avrebbe «accumulato in un elenco soggiorni illegali, flussi migratori e richieste d’asilo» («realtà diverse tra loro»); omesso di fornire «cifre di confronto sui soggiorni il-legali»; «sostenuto che gli eritrei sono al primo posto per numero di richieste d’asilo (20% del totale), ciò che costituirebbe una sot-tolineatura distorsiva della realtà»; il servizio avrebbe infine omesso di fornire «cifre sui flussi migratori» («l’ultimo dato conosciuto è del 2013, quando sono arrivati in Svizzera 22 cittadini africani»).

Le indicazioni fornite dalla RSI in replica a quanto affermato dal reclamante riguardano il fatto che le cifre indi-cate dalla responsabile cantonale intervistata confermano che negli ultimi cinque anni gli eritrei rappresentano il gruppo nazionale principale tra i richiedenti l’asilo in Svizzera e che in Ticino i richiedenti l’asilo eritrei sono il 20% dei 1500 ri-chiedenti totali. Nel servizio viene poi puntualizzato il fatto che quasi il 60% dei fermi di immigrati da parte delle guar-die di confine nel luglio del 2015 riguarda cittadini eritrei.

Oggetto di discussione è pure l’uso dell’espressione flussi migratori, che secondo il reclamante va associato a rigore a un significato proprio di ‘saldi migratori in prospettiva statistica’; nel servizio l’intento probabile sarebbe stato per contro quello di alludere al senso più generico e, ormai corrente nel giornalismo di questi anni, di ‘arrivo, afflusso di migranti’. In riferimento all’intento generale del servizio, quello di sapere se l’arrivo dei richiedenti l’asilo eritrei rap-

presenti un problema per le strutture di accoglienza, la responsabile cantonale ha risposto nel servizio che ciò allo stato attuale non rap-presenta un problema.

La sostanza princi-pale del reclamo riguarda il fatto che il servizio delle «Cronache della Svizzera italiana» non avrebbe sot-tolineato sufficientemente la realtà che la rilevanza del fenomeno immigratorio di eritrei non risulta a oggi par-ticolarmente problematica. Il mediatore ha ritenuto di osservare che i dati ogget-tivi e reali (e oggettivamente richiamabili) sull’afflusso di immigrati eritrei e la loro presa in considerazione nel servizio in causa non com-promettono l’impressione

formata nel pubblico a proposito dell’entità e delle conse-guenze del fenomeno. È concesso che il paragone con altre forme di immigrazione nel nostro paese potrebbe rappre-sentare un interessante spunto di approfondimento; tuttavia esso non corrispondeva all’intento esplicitamente dichiarato del servizio. Il reclamo è stato quindi ritenuto non fondato.

di STEFANO VASSERE, SUPPLENTE MEDIATORE RSI

IL CASO DI UN SERVIZIO SUI RICHIEDENTI L’ASILO ERITREI

La rubrica del mediatore RSI propone di volta in volta un caso di reclamo di particolare interesse. Questa volta parliamo di….

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RUBRICA CO:RSI 14

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RUBRICA CO:RSI 15

D a alcune settimane la cornice in cui la SSR e la RSI dovranno muoversi nei prossimi anni è ancora più chiara: lo è, per lo meno, nelle cifre nude e crude,

in attesa che dal dibattito sul Servizio pubblico scaturisca una uguale chiarezza. Oggi il Comitato direttivo della RSI, ma anche i responsabili di linea e più in generale tutte le collaboratrici e tutti i collaboratori vivono tra legittimi interrogativi - che sarebbe inutile sottacere - e l’impegno quotidiano che la professionalità e la lealtà nei confronti dell’Azienda, ma soprattutto del pubblico, ci impongono. Mai come in questo momento la RSI si è trovata sotto un tiro incrociato e trasversale che unisce - spesso strumental-mente - aree diverse, solitamente contrapposte. Mai come oggi, in una parte minoritaria del Paese, che però si fa sen-tire nei mass media, ogni occasione è buona per sparare sul Servizio pubblico che assommerebbe al suo interno tutti i mali possibili: il presunto gigantismo (in un’epoca in cui sembrerebbe che solo il Privato, il piccolo, il duttile siano dei valori e tutto il resto ormai improponibile), l’autorefe-renzialità, la presunta lontananza dalle attese del pubblico, la altrettanto presunta parzialità, l’ideologismo che si so-vrapporrebbe al compito di informare e coinvolgere tutte le parti, la colonizzazione a stelle e strisce imposta da una fic-tion d’acquisto omologata e uguale dal Giappone all’Alaska.

Non mi crea alcun problema rispondere alle critiche giustificate laddove siamo in fallo o in debito: imprecisioni nei servizi, approssimazioni o sciatteria nella conduzione, ma anche errori di valutazione come quello del 13 novembre, quando non abbiamo avuto la prontezza di reazione che il Paese legittimamente auspica di fronte ad eventi di portata straordinaria come quelli parigini. Più difficile invece pren-der posizione su giudizi e pregiudizi come quelli elencati sopra che pure possono avere effetti devastanti. Il tiro al bersaglio contro la SSR è diventato un rito quasi quotidiano nella Svizzera italiana, ma ha ben altra intensità, costanza e potenza di fuoco oltre San Gottardo, dove si combatte la vera battaglia, che ha per obiettivo una ridefinizione dei margini di manovra legislativi ed operativi e una diversa ridi-stribuzione di risorse e finanziamenti tra Pubblico e Privato.

Restando in casa nostra, la RSI (che dei tagli finan-ziari soffre maggiormente rispetto alle consorelle maggiori proprio perché già oggi i margini sono minori e gli indici

di produttività-efficienza i più alti) è confrontata con un piano di risparmi che può sembrare di poco conto: 6 mi-lioni all’anno dal 2016 al 2020 su un budget di quasi 230 milioni, che però si sommano alla necessità di congelare ulteriori risorse per far fronte alle fluttuazioni del mercato pubblicitario e garantire comunque un margine di manovra e di progettualità, e a un piano finanziario che a sua volta contempla altre riduzioni. Questo triplice fronte di risparmio ci impone oggi una serie di tagli incisivi. Con i 49 posti di la-voro a tempo pieno che dovranno essere soppressi (mediante la non sostituzione di partenti, pensionamenti anticipati e, nei casi più dolorosi, licenziamenti) nel giro dei prossimi 5 anni, da oggi viene toccata davvero anche il cuore dell’offerta.

Come raggiungere gli obiettivi fissati nella Strategia aziendale SSR, che sono - lo ricordo - un aumento della produzione propria, una decisa accelerazione nella presenza online, il mantenimento del pubblico “tradizionale” (bro-adcast) che consuma i media linearmente e la conquista di nuovi pubblici anagraficamente giovani e mobili (bro-adband)? La risposta è semplice in teoria, ma difficile nella pratica: la soluzione passa da un cambio di mentalità e di passo, da un ricambio generazionale, dalla ricerca di giuste miscele di esperienza/conoscenza del Paese e del suo pubblico e capacità di innovare/rischiare/utilizzare nuovi linguaggi e nuovi strumenti. Gli ultimi 2-3 anni hanno costretto la RSI a rivedere radicalmente le proprie organizzazione e strutture: ora si tratta di applicare le con-clusioni cui i numerosi gruppi di lavoro interni sono giunti nei vari settori, con l’obiettivo di realizzare, con risorse inferiori e modalità diverse, prodotti ugualmente credibili, interessanti, rispettosi degli standard che il pubblico da noi si aspetta, standard che - lasciatemelo dire con chiarezza

- devono toccare i contenuti prima della forma. I cantieri aperti sono molti, i progetti e gli esperimenti in atto anche, le tecnologie produttive che consentono di ridurre i costi non mancano sul mercato, poiché tutte le televisioni sono confrontate con gli stessi problemi finanziari.

Le contingenze esterne ci richiamano all’assunzione di responsabilità, al cambiamento e a una dieta rigorosa: questi passi vanno compiuti se non vogliamo, tra qualche anno su-bire i cambiamenti, restando fermi ad aspettare un destino di confino del Servizio pubblico in una sorta di riserva indiana.

di MAURIZIO CANETTA, DIRETTORE RSI

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SPECIALE RADIO APPROFONDIMENTI E RIFLESSIONI 16

64.3% È LA QUOTA DI MERCATO DEL PRIMO SEMESTRE 2015 DELLE RETI RADIO RSI NELLA SVIZZERA ITALIANA:

Rete Uno è la più ascoltata con il 41.5%,

Rete Due totalizza il 5%,

mentre Rete Tre è seguita dal 17.8%

dei radioascoltatori.

LA VOSTRA OPINIONE CONTA! PARTECIPARE AI SONDAGGI ONLINE SUL NOSTRO SITO E/O SCRIVETECI SU pubblicorsi.ch! IN 1’OOO BATTUTE POTETE FARCI SAPERE, IN QUALSIASI MOMENTO E IN QUALSIASI SITUAZIONE, COSA PENSATE DEI PROGRAMMI RSI!

Otto Guidi( centro) giornalista TSI © RSI

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191’500 SONO LE PERSONE CHE ASCOLTANO QUOTIDIANAMENTE LE TRE RETI RADIO RSI NELLA SVIZZERA ITALIANA

Si aggiungono ai 111’300 ascoltatori nella Svizzera

tedesca e ai 36’500 nella Svizzera romanda

(dati I semestre 2015).

10’231 su 22’510 (REPLICHE ESCLUSE) SONO LE ORE DI PRODUZIONE PROPRIA DELLE TRE RETI RADIO DELLA RSI (DATI 2014)

SPECIALE RADIO APPROFONDIMENTI E RIFLESSIONI 17

SPECIALE RADIOApprofondimenti e riflessioni

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A seguito di un importante calo di ascolti sul finire dello scorso anno (-2.8%, delta 2013-2014), nel 2015 sono stati

apportati molti cambiamenti nel palinsesto e nell’offerta di programmi di Rete Uno. Tutta-via, sembra faccia fatica a recuperare terreno. Dove stanno le difficoltà principali, a vostro modo di vedere? Rete Uno è stata coinvolta in una tendenza a livello

europeo che ha visto negli ultimi anni le emittenti di ser-vizio pubblico soffrire di un generalizzato calo di ascolti. Qualunque emittente radiofonica in calo di ascolti fatica a recuperare terreno; il pubblico è abitudinario e una volta cambiato canale impiega molto tempo per decidere di ritornare all’ascolto di un’emittente abbandonata in passato. Tuttavia nel panorama radiofonico at-tuale delle reti generaliste, fermare il calo di ascolti o addirittura risalire si può definire un risultato più che soddisfacente. Va anche te-nuto conto che negli anni la fruizione del mezzo radiofonico è completamente cambiata.

L’ascolto medio è frammentato molto più che in pas-sato perché la vita delle persone è più frenetica e i nuovi mezzi per trovare informazioni tempestive, essere aggior-nati in tempo reale su ciò che succede nel mondo, ascoltare musica, grazie a internet, sono molti di più che in passato. Se anni fa la rete si doveva confrontare con poche altre emittenti radiofoniche, negli ultimi anni il web ha per-messo al singolo utente di poter ascoltare radio di tutto il mondo in tempo reale. Va detto però che Rete Uno resta comunque leader nel mercato radiofonico della Svizzera italiana ed è l’ammiraglia di maggior successo in Svizzera. Anche a fronte di questo dato incoraggiante, abbiamo pro-seguito con il lavoro impostato per gennaio 2015. In questo momento si stanno affinando alcune scelte editoriali volte anche a rafforzare la fedeltà di ascolto, la riconoscibilità

di una rete popolare da parte dell’ascoltatore, nella quale potersi identificare, per ottenere una progressiva e costante stabilizzazione e incremento dei dati di ascolto.

Ad un dibattito organizzato dalla CORSI (‘La nuova Rete Uno. Mi piace?’, aprile 2015)- il di-rettore de La Regione Matteo Caratti ha sotto-lineato come il rischio da evitare, per una RSI intenta a recuperare ascolti, sia quello di “fare intrattenimento fine a sé stesso, oppure di scim-miottare programmi o strategie vincenti delle radio private” (v. per.corsi di settembre 2015 a pag. 18 ). Che cosa fa la RSI per non incorrere in questo rischio? Che cosa deve distinguere l’in-

trattenimento del servi-zio pubblico da quello di una radio commerciale?

Rete Uno si differen-zia dalle emittenti commer-ciali perché all’interno del rispetto del suo mandato di radio di servizio pubblico garantisce una vasta gamma di temi, contenuti e formati

di natura regionale con un occhio sempre attento a quel che accade nel resto del Paese. Non si limita ad

informare, intrattenere e rappresentare la cultura ma crea contenuti in prima persona, alternando l’approfondimento a momenti di maggiore leggerezza da non confondere con la banalità. In questo senso si rispettano i criteri di qualità fissati dalla concessione. È esente dagli interessi commer-ciali e si orienta quindi all’interesse generale rivolgendosi a cittadine e cittadini e non a consumatrici e consumatori. L’obiettivo è quello di garantire imparzialità e completezza di informazioni in ogni ambito tematico. L’Intrattenimento è inteso come una forma di comunicazione che deve emo-zionare, divertire, regalare all’occorrenza anche spensiera-tezza. La formazione di professionisti che sappiano costruire un percorso narrativo, proprio per non incorrere nel “copia e incolla da internet” di cui tanto si è parlato nei vari arti-

a cura di CHIARA SULMONI, SEGRETARIATO CORSI

risponde alle domande: ALESSANDRA MARCHESE, PRODUTTRICE RETE UNO

RETE UNO È STATA COINVOLTA IN UNA TENDENZA A LIVELLO EUROPEO CHE HA VISTO NEGLI ULTIMI ANNI LE EMITTENTI DI SERVIZIO PUBBLICO SOFFRIRE DI UN GENERALIZZATO CALO DI ASCOLTI. QUALUNQUE EMITTENTE RADIOFONICA IN CALO DI ASCOLTI FATICA A RECUPERARE TERRENO; IL PUBBLICO È ABITUDINARIO E UNA VOLTA CAMBIATO CANALE IMPIEGA MOLTO TEMPO PER DECIDERE DI RITORNARE ALL’ASCOLTO DI UN’EMITTENTE ABBANDONATA IN PASSATO

SPECIALE RADIO APPROFONDIMENTI E RIFLESSIONI

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coli apparsi sui quotidiani, è parte integrante della nostra quotidianità. Una radio di programmi, con un palinsesto strutturato, vario e coerente nelle proposte e nei formati, una maggiore varietà di temi d’interesse pubblico e l’assenza di argomenti di carattere privato, la qualità del prodotto e il costante monitoraggio di ciò che va in onda, sono elementi che forniscono una risposta vincente e diversa rispetto all’in-trattenimento proposto dalle radio commerciali.

Mentre per Rete Due e Rete Tre il pubblico mirato è definito in modo abbastanza preciso (cultura e giovani), la rete generalista deve ri-spondere alle aspettative ‘di tutti’. Con quali conseguenze sull’identità della rete? Rete Uno è una radio generalista di programmi, in-

dirizzata ad un pubblico adulto, in particolare over 50 ed è annoverabile in quelle che si definiscono in gergo tecnico emittenti “adult contemporary”, per via della colonna so-nora proposta quotidianamente. Il fatto di essere genera-lista può far sembrare che abbia una identità più sfumata rispetto a Rete Due e Rete Tre ma in realtà la personalità dell’ammiraglia è ben definita e complementare alle altre due reti. Diventa sempre meno realistico fare distinzioni nette rispetto all’età dell’ascoltatore medio di ogni vettore. A complemento del dato anagrafico occorre oggi abbinare lo stile di vita e il grado di scolarizzazione. Rete Uno risponde alla richiesta di informare, istruire, intrat-tenere. Certo il compito di

“rispondere alle aspettative di tutti” non è semplice, anche a fronte della vastità di temi trattati quotidiana-mente. Nel palinsesto di una settimana tipo possono essere presenti l’uscita sul territorio di Domenica in Comune alla Fiera di San Martino di Mendrisio, gli aggiornamenti sui tragici fatti di Parigi, nuove avventure e scoperte spaziali, l’ultima App che spopola in rete, i 100 anni della scuola Arti e mestieri, l’ultimo singolo di Meneguzzi, un incontro con Stefano Laffranchini – Direttore delle carceri, il nuovo libro di Stefano Calabrese, professore di Comunicazione e Semiotica... Come fare ad accontentare tutti? Con un flusso e un palinsesto che offrono punti di riferimento ben precisi (notiziari, RG, Modem, Millevoci, La Consulenza ecc), con programmi che scandiscono le ore della giornata con conduttori “scelti” ai quali il pubblico si affeziona e che riconosce. Si aggiungono poi le parti di animazione pura, armonizzate con il resto dell’offerta, tenendo sempre ben presente le abitudini, le aspettative del nostro pubblico di riferimento, il linguaggio radiofonico da utilizzare, i temi da proporre e la musica, fattore questo che contribuisce in modo corposo a definire l’identità di una rete.

Tra informazione, intrattenimento, sport, cul-tura, cosa occupa maggiore spazio nel palinsesto di Rete Uno?Rete Uno è la rete di tutti e per tutti, indipendente-

mente dal grado di formazione o dall’estrazione sociale. Le modalità di divulgazione e comunicazione di contenuti ten-gono conto di questo aspetto. L’offerta è un equilibrato mi-scela tra tutti questi protagonisti, proprio perché Rete è una rete generalista. Informazione, Intrattenimento, Programmi giornalistici, Sport e Cultura non sono dei compartimenti stagni ma si influenzano a vicenda e fanno nascere anche collaborazioni di successo come dimostra Albachiara, il pro-gramma di apertura del mattino dalle 6.00 alle 8.30, nato dalla collaborazione tra Informazione e Intrattenimento.

Fra chi ci ha scritto su pubblicorsi.ch, c’è chi vorrebbe che la RSI trasmettesse meno canzoni in lingua inglese. Che ruolo ha la musica nell’of-ferta di Rete Uno, e con quali criteri avviene la selezione dei generi e dei brani? La musica ha un ruolo fondamentale per definire

l’identità della rete. La musica proposta da Rete Uno, il 50% ca. dell’intera offerta radiofonica, tiene in considerazione il pubblico di riferimento: un’audience vasta, importante, eterogenea, adulta, poco, o per nulla, avvezza alla speri-mentazione. Ne consegue che la nostra offerta musicale è

selezionata in base a precisi criteri che possiamo sinte-tizzare nella riconoscibilità immediata, nella solarità, nella positività e nella grade-volezza dei brani e delle se-quenze musicali. Rete Uno

in sostanza propone successi conclamati finalizzati ad un pubblico adulto. La sperimentazione, i generi di

nicchia e i generi estremi non sono dunque contemplati. La Linea musicale della Rete è un “mainstream” melodico ed elegante, coerente per contenuti, modalità espressive, linguaggio, ritmo e collocazione oraria. Particolare at-tenzione viene data alle produzioni svizzere. Attualmente trasmettiamo in media l’11,5% di brani svizzeri nell’offerta generale e di questi solo una piccolissima percentuale sono cantati in lingua italiana. L’appuntamento settimanale con Confederation Music - dedicato alla musica svizzera appunto - ne è la dimostrazione lampante. Gli artisti intervistati, inoltre, preferiscono cantare in inglese piuttosto che nella loro lingua madre, francese o tedesca che sia. Le canzoni italiane rappresentano il 45% circa dell’offerta musicale to-tale della Rete. Per andare incontro anche a quella fetta di pubblico che vorrebbe molta più musica italiana su Rete Uno dal 2015 il palinsesto prevede ogni sabato mattina il programma Emozioni, interamente dedicato al genere.

RETE UNO È UNA RADIO GENERALISTA DI PROGRAMMI, INDIRIZZATA AD UN PUBBLICO ADULTO, IN PARTICOLARE OVER 50 ED È ANNOVERABILE IN QUELLE CHE SI DEFINISCONO IN GERGO TECNICO EMITTENTI “ADULT CONTEMPORARY”, PER VIA DELLA COLONNA SONORA PROPOSTA QUOTIDIANAMENTE

SPECIALE RADIO APPROFONDIMENTI E RIFLESSIONI

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La colonna sonora della domenica mattina, fino alle 12.00 è tutta in lingua italiana e spazia anche nel genere popolare, tanto caro ai nostri ascoltatori. In qualità di rete ge-neralista anche musicalmente, Rete Uno non può esimersi dal proporre canzoni in lingua inglese perché sono le produzioni più prolifiche nel panorama internazionale e rappresen-tano l’ossatura del genere

“adult contemporary”.

Oltre ad essere un canale di informa-zione, la radio è anche un prezioso strumento di formazione e coesione: Rete Uno potrebbe fare di più per far conoscere la Svizzera italiana al resto della Svizzera e il resto della Svizzera alla Svizzera italiana? Per tradizione Rete Uno ha sempre investito molto

in questo ambito e anche i progetti nazionali che negli anni, e anche attualmente sono presenti nei palinsesti delle reti SSR confermano l’attenzione costante alla coesione, alle altre realtà linguistiche, alla cultura e alle tradizioni del nostro Paese. Solo per fare un esempio, l’appuntamento settimanale Gli Altri, la finestra sul resto della Svizzera con notizie, curiosità, umori e storie delle altre regioni

S iamo consapevoli della proble-matica. Da tempo la RSI si consulta e collabora regolar-

mente con le associazioni di categoria per la disabilità sensoriale e, soprattutto in ambito tele-visivo, ha assunto modalità di produzione rispettose delle richieste e dei consigli ricevuti. In ambito radiofonico l’uso di un sot-tofondo sonoro durante la lettura di determinati contributi non è una no-vità: Notiziari, Titoli del Radiogiornale e Meteo sono letti su un lieve “tap-peto musicale” che fa da collante tra le micro-sezioni, che li caratterizza e

li rende immediatamente riconoscibili come elementi istituzionali di un pa-linsesto radiofonico, differenziandoli così da momenti di pura animazione.

È giusto però che l’impiego di simili sottofondi non debba assoluta-mente ostacolare l’ascolto delle letture.

Per questo la creazione e la re-alizzazione dei “tappeti sonori” sono affidate a professionisti che, consape-voli del contesto di utilizzazione, ten-gono conto di ritmo, melodia, timbro,

dinamica, volume e mirano anzitutto a soddisfare precisi criteri di radioge-nicità: ciò che possiamo ancora fare è incentivare la sinergia collaborativa

con le associazioni regionali dei deboli d’udito e cercare di migliorare così la defini-zione di detti criteri.

linguistiche, rappresenta con continuità l’occasione per confrontarsi, conoscersi meglio, trovare punti in comune, cancellare pregiudizi e puntare all’identità svizzera. È quindi nel DNA della rete occuparsi di temi nazionali. Un punto che potrebbe diventare maggiormente presente tra le

iniziative legate a questa re-altà è la nostra presenza tra il pubblico che ci ascolta dal resto della Svizzera, aspetto questo che riteniamo molto importante. Un altro ele-mento che rafforza e valo-

rizza la nostra attenzione al Paese è la valorizzazione delle realtà musicali di casa nostra. Come detto in pre-

cedenza, la rubrica Confederation Music ne è espressione di qualità e successo.

LE CANZONI ITALIANE RAPPRESENTANO IL 45% CIRCA DELL’OFFERTA MUSICALE TOTALE DELLA RETE (...) LA RETE UNO NON PUÒ ESIMERSI DAL PROPORRE CANZONI IN LINGUA INGLESE PERCHÉ (...) RAPPRESENTANO L’OSSATURA DEL GENERE “ADULT CONTEMPORARY”

Abbiamo chiesto a un socio molto attivo su pubblicorsi.ch, di porre una domanda alla RSI. FLAVIO BARENCO vorrebbe sapere……. Sempre più di frequente e sempre più fastidioso è stato introdotto e bisogna subire, dapprima alla lettura dei radio giornali del sabato mattina, poi via via a quelli di ogni ora, con intensità e modulazione variabile che vanno dal surrogato di musica al gracchio della cornacchia, un rumore di sottofondo. Lo stesso disturbo, per ora solo saltuariamente è stato introdotto anche durante la lettura delle previsioni del tempo. È magari un’iniziazione alla graduale applicazione sistematica ad ogni programma, magari anche in occasione di omelie? Ma chi ha avuto questa brillante idea e, visto che va tanto di moda, è stato sondato o analizzato il suo indice di gradimento?

risponde: MAURO RAVARELLI, COORDINATORE RETI RADIOFONICHE RSI

E’ GIUSTO CHE L’IMPIEGO DI SIMILI SOTTOFONDI NON DEBBA ASSOLUTAMENTE OSTACOLARE L’ASCOLTO DELLE LETTURE

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F ra le reti culturali della SSR, Rete Due è quella con maggior seguito (5%). Un traguardo da celebrare, oppure è reali-

stico immaginare obiettivi più ambiziosi? Il 5% di Rete Due è un ottimo risultato non sol-

tanto tra le reti culturali della SSR ma in generale se con-frontato con l’andamento delle reti culturali europee. Un risultato che abbiamo quindi certamente festeggiato senza però abbassare la guardia o, tantomeno, sederci sugli allori. Alzare ulteriormente il traguardo sarebbe molto ambizioso, forse troppo, cionondimeno noi continu-iamo a lavorare mantenendo viva la tensione a fare sempre di più e meglio.

Spesso la radio viene ascoltata in sottofondo, in auto o mentre si è affaccendati. La cultura richiede invece tempo e attenzione. La Rete Due parte svantaggiata in questo senso? La natura di radio culturale di Rete Due non è uno

svantaggio, nostro compito è saper declinare i nostri conte-nuti (parlati e musicali) nel modo più adatto ad incontrare le abitudini, le esigenze e i desideri d’ascolto del pubblico.

Se ad esempio prendiamo i risultati di Rete Due sulla fascia del drive time pomeridiano possiamo dire che l’of-ferta di Rete Due tra le 17 e le 18 è premiata da un indice del 5.5% e quindi ben si coniuga con l’ascolto di chi esce dal lavoro, sta guidando o facendo altro. Per quella fascia abbiamo organizzato una proposta che mantiene un forte accento sull’attualità culturale, sulla diretta e con una sele-zione musicale curiosa, brillante e ritmata che si muove tra il jazz vocale e la canzone d’autore contemporanea.

I formati più lunghi, di approfondimento, e la musica classica, che richiedono un tempo e un’attenzione all’ascolto maggiori, continuano ad essere parte importante e carat-terizzante dell’offerta di Rete Due e sono collocati in altre fasce: la mattina dopo le 9, il primo pomeriggio fino alle 17, la sera dopo le 18.30. I nostri contenuti sono poi oltretutto

recuperabili via web, app e podcast dove ottengono dei buoni risultati e vanno incontro alla curiosità e alle abitudini di fruizione del pubblico contemporaneo.

I dati di ascolto sembrano attestare che vi è un pubblico attento e dinamico che apprezza la varietà dei programmi e dei temi proposti da Rete Due (dalla sociologia alla storia, alla

letteratura, alle arti, alla scienza, all’attualità cul-turale, alla musica etc), ma resta comunque un pubblico di nicchia. È possibile evitarlo? Come

rispondete a chi ritiene che Rete Due sia elitaria? Una rete culturale non può rincorrere un con-

senso generalizzato ma deve saper proporre i propri temi in modo da non rivolgersi solo ad una élite. Nostro com-pito è rendere la cultura accessibile senza mai banalizzare, proporre i nostri contenuti in modo non escludente, farne un arricchimento e uno stimolo alla curiosità e alla crescita.

Una rete a vocazione culturale fra qualità, go-dibilità e concorrenzialità: oggi l’elemento intrattenimento contagia l’intero palinsesto, dall’informazione alla cultura, generando for-mat più leggeri. Come evitare il pericolo che la leggerezza di forma diventi anche leggerezza di contenuti intaccando la qualità dell’offerta?Rete Due non ci sembra attualmente correre questo

rischio. Certo la modalità della nostra offerta e i nostri programmi si sono evoluti rispetto a venti o trent’anni fa, com’è naturale, inevitabile e giusto. A guidarci in questa evoluzione però non è stata la ricerca della leggerezza bensì quella di un maggior calore e di maggior dinamismo. Que-sto ha comportato che l’attenzione sui contenuti non sia mai venuta meno e ci sia stato un assestamento nella costruzione ritmica dei programmi, nella declinazione del rapporto tra musica e parlato, un maggior ricorso al calore e alla pron-tezza di reazione della diretta mantenendo sempre però

a cura di CHIARA SULMONI, SEGRETARIATO CORSI

risponde alle domande: SANDRA SAIN, PRODUTTRICE RETE DUE

IL FATTO CHE UNA RETE CULTURALE VENGA DIFESA DA CHI PRODUCE E SVILUPPA CULTURA SUL TERRITORIO CI SEMBRA UN OTTIMO SEGNO, UNA POSSIBILE CONFERMA CHE CI STIAMO MUOVENDO NELLA GIUSTA DIREZIONE

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dei tempi che, rispetto al mondo delle radio generaliste o commerciali, sono distesi e votati all’approfondimento.

A levare gli scudi in difesa della Rete Due, ogni qualvolta può venire messa in discussione, sono generalmente solo esponenti del mondo cultu-rale. Avete l’impressione che la politica, l’econo-mia e altri settori non conoscano o non apprez-zino questa rete, che pure tratta argomenti d’at-tualità e di approfondimento? Quando pensate a un programma o a un contenuto, vi rivolgete a un pubblico specifico? Il fatto che una rete culturale venga difesa da chi

produce e sviluppa cultura sul territorio ci sembra un ottimo segno, una possibile conferma che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Quando ideiamo un programma pensiamo al pubblico in termini di appartenenze ed interessi culturali più che, ad esempio, in termini anagrafici, con l’ambizione di raggiungere tutti quei segmenti di popolazione interessati al mondo della produzione di contenuti musicali, artistici e giornalistici di valore.

In linea con i tempi e l’evoluzione tecnologica, negli ultimi anni la RSI ha puntato molto sull’online (produzione e reperibilità di pro-grammi) e soprattutto sui social media. La Rete Due si è adeguata. La divulgazione dell’offerta culturale ne può trarre beneficio?Sia la divulgazione che la promozione dell’offerta

culturale trae beneficio dal web e dai social media. Quando Rete Due ha aperto il proprio account Facebook più di un anno fa in diversi erano scettici sulle possibilità di successo di un’offerta social da parte di una rete culturale. I dati invece ci confermano che sono in molti (circa 3400 e co-stantemente in crescita) a gradire queste segnalazioni e a trarne spunto per seguire la diffusione radio e scaricare le puntate in podcast di quanto messo in risalto. Con Face-book oltretutto siamo riusciti a creare una interessante rete di contatti con altre istituzioni attive in ambito culturale

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© RSI/L.Daulte

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R ete Tre è nata nel 1988 con giornalisti, animatori e un pubblico giovani, e si dice sia poi ‘cresciuta’ per non dire ‘invecchiata’

con loro. Nell’ottica di una radio per giovani si tratta di un indicatore positivo o preoccupante? È un indicatore che consideriamo con la dovuta at-

tenzione, evitando di trarne conclusioni affrettate e appros-simative. In realtà il rinnovamento sia del pubblico che del personale è stata una costante in questi 27 anni di vita della rete: la filosofia delle proposte di Rete Tre è da sempre ca-ratterizzata dalla ricerca di nuovi formati e stili comunicativi. I contenuti proposti sono pensati per un pubblico curioso, aperto al nuovo, che ama non prendersi troppo sul serio, caratteristiche che naturalmente associamo ai giovani ma che si possono estendere ad una categoria più ampia e cioè quella dei giovani di spirito, che travalica le fasce di età.

Nell’era di internet e dei nuovi media, i più giovani che rapporto hanno con la radio? Non sono certo necessarie ricerche di mercato appro-

fondite per constatare che al giorno d’oggi, per occupare il proprio tempo libero e per formarsi culturalmente, i più giovani hanno molti più “canali” rispetto a pochi anni fa. Ma le ricerche di mercato attestano anche il fatto che i più giovani mantengono comunque una certa consuetudine con la radio. Quando si ha 15 anni raramente è in cima alle preferenze, ma con il passare del tempo la cara vecchia scatola magica torna a guadagnare sempre più posizioni.

Rete Tre è molto presente sul territorio, in occa-sione di manifestazioni o eventi soprattutto sportivi e giovanili. La radio ‘fatta’ in studio è oggi superata?No. La qualità complessiva del prodotto sarà sempre

determinata dalle scelte e dalla professionalità dei redattori e degli animatori che confezionano i programmi, non dal contesto in cui operano.

Qual è il tratto caratteristico di Rete Tre, cosa la distingue dalle radio commerciali?Ne citerei due, che sono stati sempre alla base della

linea editoriale della rete: la varietà delle scelte musicali e dei contenuti proposti, e lo stile comunicativo che dà par-ticolare spazio alla leggerezza e all’ironia evitando il più possibile le banalità, i luoghi comuni.

In quale modo e misura una rete d’intratteni-mento come Rete Tre propone elementi di ser-vizio pubblico? Per quanto ci riguarda ogni singolo elemento della

programmazione di Rete Tre è pensato per assolvere al mandato di servizio pubblico. Informare, intrattenere e contribuire alla formazione dell’opinione passano da pro-

grammi come Baobab, la trasmissione giornalistica rivolta ai più giovani, ma non solo, in cui ogni giorno si affrontano temi legati alla formazione, all’istruzione, alla società, alla politica, all’ambiente, eccetera. La

programmazione della rete prevede quotidianamente svariate rubriche di carattere divulgativo/informativo/cul-

turale. Diamo il nostro contributo alla valorizzazione della musica e degli artisti svizzeri proponendo ogni settimana due trasmissioni (Bandz On Air e MX3) e coprendo rego-larmente i maggiori festival svizzeri e della Svizzera italiana in particolare. Sempre in ambito musicale contribuiamo alla formazione del gusto degli ascoltatori con un’attenta selezione dei brani in rotazione e con varie trasmissioni di approfondimento. Più in generale siamo convinti che anche un “semplice” intervento dell’animatore, un gioco o uno sketch umoristico possano servire a comunicare concetti e informazioni utili e stimolanti per chi ascolta, e crediamo che anche questo sia “servizio pubblico”.

Cosa offre Rete Tre al pubblico di mezza età che pure la segue? Avete modo di sapere quali

a cura di CHIARA SULMONI, SEGRETARIATO CORSI

risponde alle domande: SERGIO DE LAURENTIIS, PRODUTTORE RETE TRE

I CONTENUTI PROPOSTI SONO PENSATI PER UN PUBBLICO CURIOSO, APERTO AL NUOVO, CHE AMA NON PRENDERSI TROPPO SUL SERIO, CARATTERISTICHE CHE NATURALMENTE ASSOCIAMO AI GIOVANI MA CHE SI POSSONO ESTENDERE AD UNA CATEGORIA PIÙ AMPIA E CIOÈ QUELLA DEI GIOVANI DI SPIRITO, CHE TRAVALICA LE FASCE DI ETÀ

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programmi sono particolarmente graditi a questa utenza?I dati di ascolto certificano che una delle fasce di

età più rappresentate tra gli ascoltatori di Rete Tre è quella tra i 30 e i 45 anni, ma in realtà non ci sono iniziative o programmi specifici per un pubblico “tra i 30 e i 45 anni” perché crediamo che queste categorie, que-sto modo di immaginare il pubblico, siano poco utili a capire davvero le esigenze e i bisogni degli ascoltatori. Non abbiamo mai creduto e non crediamo che “tutti i trentenni ascoltano musica rock” e “tutti i ventenni ascoltano rap”: sono generalizzazioni poco utili e fuorvianti. Preferiamo impostare le trasmissioni pensando soprattutto a trovare un equilibrio tra contenuti e modalità comunicativa, con l’obiettivo ultimo di coinvol-gere e interessare il maggior numero possibile di ascoltatori.

S ono opinioni e percezioni personali che non posso con-dividere. Non mi sembra che

ci sia un freno sullo sviluppo di nuove tecnologie di comunicazione, in par-ticolare per quanto riguarda il DAB+ che a livello di distribuzione copre già l’integralità del territorio della Svizzera Italiana. Da tempo oramai la RSI (anzi la SRG SSR più in generale) è impe-gnata in una campagna promozionale per questo mezzo di comunicazione digitale che entro il 2024 sostituirà completamente la sua offerta sulle tradizionali Onde Ultra Corte. L’in-serimento delle radio indipendenti nei pacchetti DAB+ attualmente a dispo-

sizione non è affatto precluso a priori, ma certo è subordinato a determinati vincoli tecnologici, tecnici ed econo-mici. È una problematica molto com-plessa le cui soluzioni non si possono esaurire in poche righe anche perché il DAB+ sostituirà le OUC, ma non l’offerta via protocollo IP che pure sta vivendo un’evoluzione esponenziale.

La RSI e tutte le radio che usu-fruiscono di un contributo pubblico, devono render conto, completamente o in parte, alle richieste del finanzia-tore, quindi la popolazione, proprio in virtù della loro qualità di servizio pub-blico. Quindi, dalle radio indipendenti che usufruiscono di contributi simili,

ci aspetteremmo più complementa-rità. Non credo che necessariamente manchi qualcosa nell’attuale proposta radiofonica della nostra regione, ma è indubbio che ci sia una certa canni-balizzazione del pubblico. Non è una questione di togliere dei “freni”. Piut-tosto serve meno conflitto e una mi-gliore coordinazione, più proficua per tutti: si potrebbero distribuire meglio le coperture di argomenti, tematiche, eventi, persino di generi musicali; si potrebbero incentivare le sinergie e lo scambio di esperienze.

Rete Tre ha ‘sfornato’ e continua a ‘sfornare’ personaggi molto apprezzati dal pubblico (un paio di esempi: gli Annovazzi e i Frontaliers). Quanto contano per il successo di Rete Tre?Il loro contributo nel raggiungimento dei lusinghieri

ascolti di questi ultimi anni è stato sicuramente impor-tante. Siamo convinti che strappare un sorriso a chi ci ascolta - uno dei com-piti più difficili in assoluto nel campo dello spettacolo

- continui ad essere una delle migliori garanzie per mantenere la loro attenzione e che spesso la chiave più ef-

ficace per comunicare informazioni e idee sia proprio quella dell’ironia e della leggerezza.

SIAMO CONVINTI CHE ANCHE UN “SEMPLICE” INTERVENTO DELL’ANIMATORE, UN GIOCO O UNO SKETCH UMORISTICO POSSANO SERVIRE A COMUNICARE CONCETTI E INFORMAZIONI UTILI E STIMOLANTI PER CHI ASCOLTA, E CREDIAMO CHE ANCHE QUESTO SIA “SERVIZIO PUBBLICO”

Abbiamo chiesto ad ALAN ALPENFELT, direttore di Radio Gwendalyn, di porre una domanda alla RSI… Il Ticino è un cantone - uno dei pochi - che non riceve contributi complementari da parte dell’UFCOM destinati alle radio non commerciali. Secondo noi è anche un cantone che ha difficoltà (e paura) ad aprirsi a realtà più piccole frenando lo sviluppo di nuove tecnologie di comunicazione, per esempio il DAB+ per le radio più piccole e di nicchia. Se invece questo contesto cambiasse e le radio indipendenti potessero usufruire di un contributo statale, cosa vi aspettereste da queste radio? Cosa manca nella proposta radiofonica in Ticino? Se poteste togliere certi “freni”, cosa proporreste, radiofonicamente parlando?

risponde: MAURO RAVARELLI, COORDINATORE RETI RADIOFONICHE RSI

RADIO GWENDALYN (2005) È UNA PICCOLA RADIO INDIPENDENTE SU INTERNET CON SEDE A CHIASSO.

Oggi e’ un punto di riferimento soprattutto per gli studenti delle scuole superiori.

“Gwen ci tiene particolarmente a promuo-vere la cultura di nicchia, la buona musica e aiutare altre radio e media a nascere e svilupparsi autonomamente. Nel suo pic-colo, crede che la Vita è sì, sostanzial-mente tragica, tuttavia bellissima. E per-ciò va raccontata a tutti.” (Alan Alpenfelt e Stefano Palermo, co-fondatori)

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E stato spesso avvistato in automobile e, dicono gli antropologi, appena si accomoda sul sedile maneg-gia l’autoradio per conoscere le ultime notizie, in

particolare sul traffico. L’homo radiatus, quasi fosse “irra-diato” dal broadcasting, è un trasformista e ha saputo adat-tarsi nel corso del tempo. Il nonno e la nonna ascoltavano una grossa scatola sonora al centro del salotto, mamma e papà avevano fatto la rivoluzione sulle onde FM di un pic-colo transistor, l’ultima generazione addirittura esce di casa ogni mattina con una radio in tasca – che si trova a portata di mano nel telefono mobile.

È fedele, che è la qualità che noi attribuiamo ai cani ma anche al suono (la cosiddetta alta fedeltà): l’ascolta-tore radiofonico ha la sua o le poche sue stazioni preferite e ascolta quasi esclusivamente quelle. L’homo radia-tus Helveticus, interessante ramo della specie, tende addirittura alla mono-gamia: 8 su 10 ascoltano solo la SSR.

Fedele, ma per natura multita-sking: l’homo radiatus ascolta il flusso mentre fa qualcos’altro (guida, lavora, fa le pulizie e probabilmente altre cose in-nominabili). È oltretutto un sognatore e qualunque goal della sua squadra del cuore, ascoltato sulle onde, viene imma-ginato come un euro-goal.

Che spettacolo vederlo in libertà e in salute tanto e forse più degli homini che sembravano poterlo minacciare: i videntes e navigantes. Se c’è infatti una caratteristica che contraddistingue l’ascoltatore radiofonico è il fatto di es-sere sempre in procinto di estinguersi: “la TV ammazzerà la radio, vedrete. In fondo chi vorrà ascoltare la radio quando questa avrà anche le immagini?”, “con la scelta potenzial-mente infinita di internet, chi vorrà farsi guidare come un bambino dal rigido palinsesto della radio?”.

Invece, niente di tutto questo è avvenuto. L’homo radiatus si è ricavato una sua nicchia ecologica e si è distinto,

forse evoluto, al contatto con gli altri homini. L’homo videns è una specie sedentaria, pantofolaia, casalinga che trova tra le mura domestiche il suo habitat naturale; è predatore perché, dove arriva, scaccia gli altri (la radio, poverina, è stata presto spodestata dal suo trono al centro del salotto); è più pratico e manca d’immaginazione, per-ché i sogni li vede direttamente su uno schermo. L’homo navigans è o si sente superiore anzitutto perché deve sa-

per leggere – e bene. L’homo radiatus, bontà sua, può non saper leggere, scri-vere nè far di conto. Il navigans ha poi un’elevata competenza tecnologica: maneggia quel simbolo della moder-nità che è il computer, ha in tasca l’ul-timo modello di smartphone. Avete mai sentito dire: “mi sono comprato l’ultimo modello di radio”?

Gli antropologi stanno però identificando un’ultima tendenza: l’i-bridazione delle specie con la nascita dell’homo digitalis. Homus radiatus, videns e navigans stanno conver-gendo: accendiamo la TV e troviamo in onda un canale radiofonico con l’aggiunta delle immagini; perdiamo il nostro programma preferito e pos-siamo riascoltarlo in podcast quando vogliamo; il nostro canale prediletto lo possiamo ascoltare attraverso un pc

oppure un telefono, con quell’erede anche semantico del flusso radiofonico che è lo streaming. Un dilemma tuttavia rimane: l’homo digitalis in futuro sarà ancora in grado di distinguere radio, TV e internet? Dopo anni di osserva-zioni, mi azzardo a dire di sì. Ascoltare la radio sarà sempre diverso dal guardare la TV, ma queste stesse esperienze si trasformeranno, cambieranno e in futuro potranno signi-ficare qualcosa di diverso da oggi. Cosa che non dovrebbe preoccupare l’homo radiatus, visto quali e quante minacce d’estinzione è riuscito a superare.

di GABRIELE BALBI, PROFESSORE ASSISTENTE IN MEDIA STUDIES

ALL’ISTITUTO DI MEDIA E GIORNALISMO DELL’UNIVERSITÀ DELLA SVIZZERA ITALIANA

HOMO RADIATUS Ritratto semi-serio dell’ascoltatore radiofonico

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più immediati e istintivi per parlare a quel pubblico; il che non è sempre facile, visto il mio retroterra, la mia lingua e la mia realtà italiane. Ma è più che altro una questione di ‘suono’, anche per ciò che concerne il testo.

Cosa pensi della musica -e della scena musicale- italiana contemporanea? Questo non è certo un bel momento per la musica,

internet e le nuove tecnologie hanno ammazzato l’indu-stria, si vende poco e i dischi d’oro e di platino assegnati oggi non hanno certo lo stesso valore e gli stessi presup-posti di 20 e 30 anni fa. Di conseguenza, le etichette non investono ed è difficile farsi ascoltare, anche perché grazie alla rete tutti possono sentirsi artisti, a scapito però della qualità e dei contenuti. Per me è stato più facile piazzare le mie canzoni sulle radio inglesi, in parte perché l’Italia, naturalmente, è più legata alla sua musica, quindi ai testi e alle melodie italiane, ma in realtà se uno va da Milano a Roma in auto, si rende benissimo conto che il sessanta per cento della musica alla radio è comunque inglese. In Gran Bretagna il mio ultimo singolo è stato trasmesso da 46 sta-zioni. Penso che la mentalità musicale lì sia più aperta. Jim Gellatly, un noto dj radiofonico mi disse una volta che da uno svizzero non si sarebbe aspettato un brano pop in stile anglosassone, e questa sua osservazione mi ha fatto capire di avere fatto la scelta giusta, e che la mia performance è credibile. Naturalmente, per arrivare al successo la scalata è difficile, soprattutto in un mercato competitivo come quello inglese. Resta il fatto che si fa meno fatica rispetto all’Italia, dove puoi considerarti fortunato se rispondono a una tua mail e dove a dettare le regole sono i talent show, che io non amo e non rispetto per nulla.

G eorge, tu sei cresciuto in un contesto musicale italiano per eccellenza, eppure scrivi e interpreti in inglese. Da cosa è

stata determinata questa tua scelta, e quali sono i tuoi punti di riferimento nella canzone?In casa fin da piccolo ho sempre sentito molta più

musica straniera che italiana. Anche se i miei genitori can-tavano in italiano, i loro riferimenti musicali erano artisti come Frank Sinatra, Judy Garland, e questi sono diventati un po’ anche i miei, insieme al filone anni ‘60 con i Beatles e Bob Dylan. Ho inizato ad ascoltare musica italiana più avanti, perché nel periodo della mia adolescenza andavano per la maggiore gruppi come i Duran Duran, e così quando ho iniziato a scrivere, per me è stato naturale provare a farlo in inglese. In Italia mi appassionavano Angelo Branduardi e Fabrizio De André, ma in loro vedevo una scrittura diffi-cile, non cantavano certo il pop, non mi sentivo all’altezza, e in questo senso l’inglese mi era d’aiuto, con una metrica e un ritmo più immediati, erano più in linea con le mie esigenze e il mio mondo. Ho scritto un solo brano in ita-liano, anzi in realtà ne ho proposte due versioni, e le radio le hanno trasmesse entrambe, e devo dire che ho fatto anche fatica, per esempio a trovare sempre le rime in italiano.

Come autore, se scrivessi in italiano dovresti cambiare il punto di vista sulle cose? In altre parole, fino a che punto la lingua condiziona i contenuti e i testi delle canzoni ?A cambiare è soprattutto il modo di porsi. Si deve

tenere conto dell’orecchio al quale ci si rivolge, e che è abituato a un certo tipo di musica, di armonia, di sintassi. Quando mi metto a scrivere, penso al pubblico che ascolta l’inglese, e cerco quindi i termini, le parole, i modi di dire

Sono diversi gli ascoltatori e i telespettatori che approfittano dell’opportunità di connettersi al portale pubblicorsi.ch e scriverci in 1’000 battute, cosa pensano dei programmi radiotv.In occasione di un sondaggio CORSI che chiedeva un parere sulla musica trasmessa dalle reti radio della RSI (vedi archivio sondaggi su www.corsi-rsi.ch oppure pag.2), c’è chi ha espresso il desiderio di poter ascoltare più brani in italiano. A voler essere precisi, alcune critiche sono rivolte a una programmazione considerata eccessiva, di musica inglese (abbiamo girato questa osservazione alla Rete Uno, che risponde a pagina 19 di questa pubblicazione). Tuttavia, anche fra cantanti e musicisti cresciuti nella Svizzera italiana, l’inglese è una scelta frequente. Questo spunto ci ha suggerito l’incontro che vi proponiamo di seguito

a cura di CHIARA SULMONI, SEGRETARIATO CORSI

risponde alle domande: GEORGE MERK, CHITARRISTA E CANTAUTORE

GEORGE MERK, chitarrista e cantautore, è nato nel 1974 a Sorengo e vive oggi a Morbio Superiore. Nel 2002 fonda la sua prima band -i ‘George’- ma sceglie in seguito di proseguire da solo. I testi delle sue canzoni sono, fin dal principio, in inglese e un soggiorno di qualche anno a Londra gli permette di affinare anche il suo

sound, influenzato dalle melodie del pop-rock britannico. Nel frattempo, si fa conoscere e apprezzare dal pubblico e dalle radio del Regno Unito. Nel 2008 esce il suo primo mini-album da solista

-The best is yet to come-. Seguono alcuni singoli e l’album X (2009). La sua ultima raccolta di brani, Independent fool,

è stata presentata nel corso di uno showcase allo Studio 2 della RSI lo scorso 9 dicembre. La scelta di George Merk è forse diversa da quella che ci si potrebbe aspettare dal figlio di due storici e amatissimi protagonisti della musica italiana, Rita Pavone e Teddy Reno.

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A tuo modo di vedere, il pubblico della svizzera italiana è attento alle tendenze internazionali? Op-pure è più legato agli artisti e alla musica italiana? Penso che alle nostre latitudini siamo attratti dalle

due cose, e la prova è il successo riscosso da manifestazioni come Moon and Stars, che fanno il pienone. Va da sé che la lingua italiana aiuta il pubblico ad identificarsi con l’au-tore, è più logico e immediato immedesimarsi in un testo di Vasco Rossi o De Gregori, in cui si parla più o meno di posti che conosci. Luciano Ligabue ha rapportato la famosa Route 66 americana alla Padania, alla statale fuori Correggio, il suo paese. È questa la difficoltà dello scri-vere in inglese, devi vivere delle cose per poterne parlare. Io mi limito a raccontare di me stesso. E posso capire che il pubblico ticinese sia più legato alla musica italiana, per forza, è la nostra cultura.

Che esperienza hai avuto con il pubblico inglese? Come detto in precedenza, trovo che il pubblico

inglese sia più aperto alle novità. Ad esempio càpita, suo-nando in Italia, che scoprendo di chi sono figlio, chi mi ascolta lo faccia con un forte senso di curiosità e di aspet-tativa, e che io debba in un certo senso provare, dimostrare di essere all’altezza. Questa situazione non mi dà fastidio, trovo anzi che sia normale, però in Inghilterra questo non mi succede. Il pubblico inglese è più aperto, e in genere apprezza molto un musicista che pur arrivando da una nazione non certo famosa per il rock n’roll, prova a inter-pretare la musica anglossassone e a renderle omaggio con il suo lavoro.

Fra gli ascoltatori della RSI (radio), c’è chi ritiene che si trasmetta troppa musica inglese. Che ne pensi?Anche se ammetto di essere un ascoltatore un po’

distratto -e quindi per ciò che concerne questa osserva-zione mi fido delle impressioni di ascoltatori più attenti di me- mi sembra di sentire moltissima musica italiana alla RSI. E noto che c’è anche molta musica svizzera in lingua inglese (ma comunque svizzera!). In generale, non credo ci si debba chinare troppo sulla questione ‘lingua’, quanto sulla qualità di ciò che viene trasmesso. A me per esempio piace molto la varietà, che decisamente sento sulla Rete Uno e non sulle radio italiane. Qui siamo fortunati anche perché riusciamo a sentire e a suonare bella musica dal vivo, originale, e le radio tendono l’orecchio verso la produzione ‘di casa’, guardando a ciò che succede in ambito musicale nella nostra zona.

Il prossimo obiettivo/progetto di George Merk? Ho appena concluso la produzione di Independet

Fool, un album che ho fortemente voluto, dopo un lungo periodo di riorganizzazione della mia vita professionale. Avevo una band che poi si è sciolta e continuare a fare e produrre musica da solo significa dover imparare molte cose, anche come piazzare un microfono nel modo e nel posto giusto. Questo disco, che per me è particolarmente importante, verrà lanciato proprio a Besso il 9 dicembre, con uno showcase, mentre uscirà in digitale qualche giorno prima (4 dicembre).

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© Luca Sangiorgi

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EDUCARE I GIOVANI A SAPER SCEGLIERE QUALE INFORMAZIONE CONSUMAREAdolescenza, TV e social media; scuola, famiglia, RSI; quale ruolo educativo nel mondo della comunicazione — Bellinzona, mercoledì 7 ottobre, Aula Magna della Scuola cantonale di commercio

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S eymour Papert, uno dei più grandi studiosi del rapporto fra tecnologie digitali ed educazione, parla di “gap generazionale” per descrivere il diva-

rio che sussiste fra due gruppi diversi, quello composto dai bambini e dagli adolescenti e quello degli adulti. In effetti, nell’era touch, sono i figli ad avere più dimestichezza con le tecnologie, suscitando quindi un senso di imbarazzo nelle generazioni più grandi cui comunque rimane un compito educativo ancora più importante, viste le insidie che il mare magnum della rete presenta soprattutto a chi ha le conoscenze tecniche, senza possedere ancora una maturità intellettuale ed emotiva formata.

Di questo si è parlato in occasione dell’interessante dibattito organizzato dalla CORSI – “Educare i giovani a saper scegliere quale infor-mazione consumare”, questo il titolo della serata, moderata dal giornalista Antonio Civile (RSI). Dicevamo conoscenze tecniche: siamo così sicuri che i giovani ne posseggano in quantità sufficiente? Che i cosiddetti nativi digitali siano tanto esperti nell’utilizzo delle tecnologie? Secondo l’ultimo rela-tore, il giornalista informatico Paolo Attivissimo, i ragazzi e le ragazze sarebbero invece sorprendentemente a digiuno di cultura digitale. Sì, certo, sanno postare una foto su Facebook: ma basta? Hanno idea, per esempio, che una volta piazzata sul social, quell’immagine non scomparirà mai, che rimarrà registrata nel sistema anche se loro dovessero cancellarla dalla loro pagina? Una riflessione, la sua, che sprona a riflettere sulla

necessità di un’educazione digitale che vada oltre il semplice “manuale delle istruzioni”, che ai nostri bambini e adole-scenti serve ben poco. Orientarsi nella rete diventa difficile soprattutto se l’identità è frammentaria: è su questo punto che riflette l’antropologo e economista Fabrizio Sabelli, il quale ha presentato al pubblico una sorta di laboratorio di creatività digitale atto a sviluppare una riflessione sui media da parte dei giovani in modo da utilizzarli in modo proat-tivo e non passivo. Sabelli si chiede innanzitutto che cosa sia “l’ecosistema digitale”: un’entità buona che dona contenuti gratuitamente? Un benefattore disincarnato? O piuttosto “un

gigantesco conglomerato di imprese – son parole sue – in competizione fra loro atto a produrre macchine sempre più sofisticate al fine di ven-derle a più persone possibili”? Ciò appurato, è importante che i ragazzi e le ragazze ma-

turino una riflessione attorno al loro progetto di vita: un percorso identitario da farsi lontano dal pc, per il tramite di

letture, scrittura e relazioni vere. Solo in questo modo, a detta del professore, ci si può liberare dal controllo attuato dall’e-cosistema digitale per utilizzare invece i media in un’ottica creativa, al fine di realizzare gli obiettivi più autentici, quelli legati alla propria sfera personale ed emotiva e non dettati dagli ultimi trend.

Certo, facile dire lontani dal pc: ma è davvero fattibile? Secondo il professore di tecnologie dell’istruzione e dell’ap-prendimento all’Università Cattolica di Milano Pier Cesare

IL CONCETTO DELL’AUCTORITAS, CHE PRIMA ERA SANCITO DAI GRUPPI EDITORIALI, DETENTORI DEL VERO E DEL GIUSTO (SUL SERIO?) OGGI È SOPPIANTATO DA UNA DEMOCRATICIZZAZIONE DEL POSSESSO DELLA CONOSCENZA CHE PERÒ PUÒ GENERARE CONFUSIONE E ABBISOGNA DI CAPACITÀ DI DISCERNIMENTO E SELEZIONE

di LAURA DI CORCIA, GIORNALISTA FREELANCE

con: Pier Cesare Rivoltella, professore di tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento all’Università Cattolica di MilanoPaolo Attivissimo, giornalista informaticoFabrizio Sabelli, antropologo economista, docente universitario e scrittore

Moderatore: Antonio Civile, giornalista RSI

Con questo incontro ha avuto termine il ciclo 2015 di dibattiti sul tema “I giovani nel mare delle informazioni. Come aiutarli a fare scelte libere e responsabili” organizzato in collaborazione con la RSI, il Dipartimento Formazione e Apprendimento della SUPSI, l’Alta Scuola Pedagogica dei Grigioni e la Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona. Tre appuntamenti durante i quali si è discusso di - e con i giovani, di internet e social media, per capire come si comportano gli adolescenti di oggi di fronte al mare di informazioni in rete; di come la famiglia e la scuola possano aiutarli a fare scelte responsabili, di quali siano gli strumenti didattici e educativi adatti per insegnare ad orientarsi e quale ruolo debba ricoprire una radioTV di servizio pubblico come la RSI. Temi di grande attualità e per certi versi anche complicati da affrontare, perché pongono l’uno di fronte all’altro tre mondi -quello dei giovani, dei genitori e della scuola- che in un’epoca di rapida evoluzione tecnologica sono spesso scoordinati e faticano a comprendersi. Con questa serie di dibattiti 2015 con esperti del settore, la CORSI ha voluto sollevare alcune questioni che rientrano nella missione della SRG SSR, cui è richiesto di contribuire allo sviluppo educativo, oltre che ad informare in modo oggettivo il pubblico. Una nuova edizione del ciclo riprenderà nel 2016. Arrivederci a presto!

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Rivoltella, è difficile tirarsi fuori da quella che lui non defi-nisce tanto “società digitale”, quanto “condizione digitale”. “Si può fare – spiega il professore – ma c’è un prezzo da pagare molto alto sia da un punto di vista sociale che a livello lavorativo”. Se di prigionia si tratta, spiega Rivoltella, me-glio goderne i vantaggi. Che sarebbero, nello specifico, la quantità di informazioni presenti in rete, la quale ha completamente rovesciato i parametri della questione: se una volta il problema era quello di cercare le notizie, oggi è quello di filtrarle perché ce ne sono troppe, e non tutte corrispondono al vero. Il concetto dell’auctoritas, che prima era sancito dai gruppi editoriali, detentori del vero e del giusto (sul serio?) oggi è soppiantato da una democraticizzazione del possesso della conoscenza che però può generare confusione e abbisogna di capacità di discernimento e selezione. Oggi chiunque, sulla sua pagina Facebook o Twitter, può fare informazione, un fenomeno che ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi: le bufale circolano ad una velocità supersonica, ma aumenta la possibilità di espressione

da parte della cittadinanza, la quale può sempre più autono-mamente farsi un’opinione sui fatti, essendo libera di glissare l’intermediazione non sempre oggettiva e disinteressata dei vari gruppi. Fermo restando che, come ha sottolineato Sa-belli, tra informazione e conoscenza c’è comunque una strada

da percorrere, e non sempre essere al corrente dei feno-meni significa possedere una chiave di lettura in grado di analizzarli e capirli, siamo si-

curi che la bulimia di notizie ci dia davvero gli stru-menti necessari per intervenire in modo attivo sulle nostre

vite e sulla società? Il succo sta lì.

SIAMO SICURI CHE LA BULIMIA DI NOTIZIE CI DIA DAVVERO GLI STRUMENTI NECESSARI PER INTERVENIRE IN MODO ATTIVO SULLE NOSTRE VITE E SULLA SOCIETÀ? IL SUCCO STA LÌ

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INCONTRI CON I RAPPRESENTANTI POLITICI

L a CORSI ha voluto promuovere due occasioni di dialogo a porte chiuse fra la RSI e alcuni parla-mentari e presidenti di partito (Cantone Ticino e

Grigioni italiano) per uno scambio di idee e prospettive sul tema ‘quale servizio pubblico radiotelevisivo’?

La prima serata si è tenuta al Collegio Papio di Ascona lo scorso 15 settembre, seguita da un concerto dell’OSI e del Coro della Svizzera italiana nell’ambito delle Settimane mu-sicali. Il secondo appuntamento, condotto dal giornalista Michele Fazioli, ha avuto luogo il 19 novembre allo Studio 2.

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CON LA CORSI A EXPO 2015 PER L’ASSEMBLEA DEL FORUM PER L’ITALIANO IN SVIZZERA Milano, sabato 24 ottobre, Auditorio del Padiglione svizzero

INAUGURAZIONE TOTEM RSI A MEZZANA Coldrerio, giovedì 8 ottobre, Sala multiuso del Centro professionale del verde

Quale società co-fondatrice del Forum, la CORSI invita sempre i propri soci ad assistere alle attività di questa piattaforma che raggruppa 36 organiz-

zazioni impegnate nella salvaguardia e promozione della

I n occasione del Centenario della scuola di Mezzana presso l’azienda agraria cantonale, inaugurata nel 1915 e da allora punto di riferimento per la formazione e

l’agricoltura in Ticino, la CORSI ha reso possibile l’allesti-mento di un TOTEM con materiale audiovisivo d’archivio RSI, riferito alla terra, alla storia e alle usanze dei nostri

lingua e della cultura italiana in Svizzera. Per raggiungere i luoghi d’incontro, viene di regola proposta una trasferta in torpedone. Per maggiori informazioni sul forum potete visitare www.forumperlitalianoinsvizzera.ch

luoghi. Un modo per valorizzare la memoria con le tec-nologie d’avanguardia. Il TOTEM è infatti un prodotto innovativo premiato anche dalla Fondazione Internazionale degli Archivi Televisivi. I contenuti del TOTEM riman-gono a disposizione degli allievi di Mezzana come materiale didattico e storico.

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APERITIVO DI BENVENUTO E CONCERTO AL LAC Lugano, martedì 10 novembre

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C ome ogni anno, la CORSI ha accolto i nuovi soci con un rinfresco che in questa occasione si è tenuto all’Hotel Splendide Royal, seguito da

un concerto dell’Orchestra della Svizzera italiana al LAC. Grazie a chi nel 2015 è entrato a fare parte della nostra Società cooperativa!

Qui sotto: due vincitori del concorso legato al libro “Menu per orchestra”

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I n queste due occasioni la redazione della trasmissione della Rete Uno Millevoci è uscita dagli Studi di Besso e ha incontrato il suo pubblico proponendo dibattiti sui

temi ‘donne e scienza’ e ‘donne e gastronomia’. Un’oppor-tunità per riflettere sul mondo del lavoro al femminile, tra con-quiste, esperienze personali e obiettivi ancora da raggiungere.

All’inizio di ogni incontro la CORSI, co-organizza-trice della serie, ha ricordato con un breve filmato ciò che è stato raccontato dalle protagoniste del suo precedente ciclo di conferenze dedicate nel 2013-14 al tema ‘donne e media’.

Ogni serata è stata preceduta dalla versione radiofonica mattutina del dibattito (con ospiti diversi), che può essere riascoltata sul sito della RSI.

Anche gli streaming dei due eventi sono disponibili su www.rsi.ch

MILLEVOCI E LA FORZA DELLE DONNE Lugano, martedì 3 novembre, Aula Magna dell’USIBellinzona, martedì 1 dicembre, sala del Consiglio comunale

OGNI MESE LA CORSI COLLABORA CON LA TRASMISSIONE RSI MODEM TRA LA GENTE INVITANDO I PROPRI SOCI E IL PUBBLICO INTERESSATO AD ASSISTERE E PARTECIPARE AI DIBATTITI PUBBLICI. NON MANCATE!

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LA CORSI E LA RSI A SAPORI E SAPERI 2015 Giubiasco, 28-29 novembre, Mercato coperto e Centro diurno della Fondazione Vita Serena

M olte le attività proposte nella ‘due giorni’ CORSI: la presentazione di Menù per Orchestra (libro), Lo spiritello del gusto (radiodramma Rete Due) e

di un documentario RSI sui pasticceri ticinesi al concorso internazionale di Lione, qualche brindisi e un bellissimo

momento musicale con Corrado Giuffredi, Paolo Beltra-mini e Federico Nicoletta, musicisti dell’OSI.

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C ristina Giotto da 15 anni lavora presso ated – ICT Ticino e dal 2014 è membro di comitato. L’asso-ciazione è attiva da 45 anni sul territorio e tra gli

scopi ha quello di favorire l’impiego delle nuove tecnologie, dell’informazione e comunicazione e promuove l’etica pro-fessionale tra gli operatori del settore. Da tre anni si dedica anche ad ated4kids, una sezione dedicata a bambine e bam-bini mentre nel 2012 è stata co-fondatrice del gruppo Girl Geek Dinners Ticino, che organizza eventi destinati a donne appassionate di tecnologia, Internet, nuovi media e scienza.

Quali trasmissioni segue con particolare inte-resse e piacere alla RSI (radio, TV, web)?Moltissime, sono una grande fan della RSI!

Tra le mie trasmissioni settimanali preferite Il Giardino di Albert che affronta temi della scienza, la natura e la tec-nologia e Storie che spesso e volentieri affronta e racconta avvenimenti interessanti e toccanti.Seguo quotidianamente i programmi della RSI, in parti-colare il Quotidiano e il Telegiornale e il settimanale 60 minuti, trasmissione di cui apprezzo la conduzione e le tematiche che di volta in volta vengono affrontate e che, grazie ai temi settimanalmente proposti, offre ai telespet-tatori la possibilità di approfondire e comprendere meglio anche alcune dinamiche importanti del nostro territorio. Essendo una mamma di due ragazzi seguo con grande in-teresse anche la trasmissione Linea Rossa. Mi piace molto come vengono affrontati i temi e il fatto che i ragazzi siano coinvolti direttamente e possano esprimersi su tematiche importanti che li riguardano. Un’altra trasmissione che mi piace molto è Il Gioco del Mondo che settimanalmente offre la possibilità di conoscere un po’ meglio personaggi legati al territorio ma non solo. Mi piacciono molto anche i giochi del palinsesto serale a partire da ZeroVero per terminare con Black Jack. Due trasmissioni che oltre al divertimento offrono la possibilità a chi le segue di imparare moltissimo. Lo sport alla RSI con le sue dirette e le interviste in studio, sono imperdibili.Per quanto riguarda la radio sono una fedele ascoltatrice di Rete Uno e seguo le trasmissioni con grande piacere e interesse, sia quelle legate al mondo della tecnologia con le consulenze così come Millevoci ma trovo anche molto divertenti e bravissimi gli animatori di Rete Tre. Una pic-cola critica al portale che forse troppo spesso in prima pagina vede protagonista lo sport e la versione mobile che sicuramente può essere migliorata.

Cosa le piace sulle reti della concorrenza (sviz-zera, italiana, internazionale)?Per mancanza di tempo non seguo molto. Apprezzo

invece molto la SSR che riesce spesso a offre al suo pubblico filma di qualità e fiction in anteprima.

Se potesse aggiungere un programma al nostro palinsesto, cosa suggerirebbe?Senza alcun dubbio un canale legato al mondo ICT

(Information and Communication Technology, ndr) tici-nese. In Ticino grazie anche ai grandi centri di competenza e di USI e SUPSI nascono progetti che meritano sicura-mente grande visibilità. Ci sono aziende che pianificano, sviluppano progetti che meritano di essere raccontati.

Pensiamo al progetto balzato alla cronaca le scorse settimane dell’Istituto delle Molle di Studi sull’intelli-genza artificiale (IDSIA, USI-SUPSI) che ha sviluppato un nuovo sistema di riconoscimento vocale ora utilizzato da Google. Probabilmente molte persone che hanno letto la notizia non erano a conoscenza di questa importante realtà ticinese. Una trasmissione con la quale dare voce a progetti, aziende (start up) e persone attive nel territorio, magari con un occhio di riguardo al mondo femminile, sarebbe di grande utilità. Una trasmissione nella quale poter discutere e informare dei cambiamenti in atto nei svariati settori. Pensiamo per esempio alle novità legate alle prestazioni e ai servi postali, ai pagamenti, alla digitalizza-zione dei media e alle nuove tecnologia (TV on demand, internet ecc.). Informazioni legate alle nuove tecnologie alle quali tutti siamo chiamati ad aderire e che per buona parte della popolazione è difficile confrontarsi. Ricordo che il settore ICT Ticinese svolge un ruolo molto importante anche a livello economico.

Una critica alla nostra radiotv…Non una critica ma un incoraggiamento a conti-

nuare ad essere vicini alla gente. Continuare ad essere un “facilitatore” al di sopra delle parti e al servizio della gente. Il Ticino è ricco di iniziative che meritano visibilità soprat-tutto e a maggior ragione se sono proposte da organiz-zazioni no profit che lavorano al servizio della comunità. La RSI deve continuare ad essere un servizio pubblico al servizio del territorio con una maggiore copertura per dare visibilità a iniziative e progetti del territorio.

a cura di CHIARA SULMONI, SEGRETARIATO CORSI

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CRISTINA GIOTTO RUBRICA LA MIA RADIOTV

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You had your time, you had the powerYou’ve yet to have your finest hour Radio, Radio — Hai vissuto il tuo tempo, hai avuto la tua gloria,ma ancora devi scrivere i giorni migliori della tua storiaRadio, Radio*

— Queen, Radio Ga-Ga, 1984

© RSI* trad. Chiara Sulmoni (Segr. CORSI)