Patologia del Cuore e dei Vasi II - unibo.it
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Prof. Pier Paolo Piccaluga
Istituto di Ematologia e Oncologia Medica “L. e A. Seràgnoli”
Genomica e Medicina Personalizzata
Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale
051-2144043 - [email protected]
Alma Mater Studiorum - Università degli Studi di Bologna
Scuola di Medicina e Chirurgia
Corso di Laurea in
TECNICHE DI LABORATORIO BIOMEDICO
ISTOPATOLOGIA SPECIALE
Patologia del Cuore e dei Vasi II
I VASI SANGUIGNI
• I vasi vengono distinti in arteriosi e venosi.
I vasi arteriosi hanno parete più spessa e
lo spessore diminuisce gradualmente col
diminuire del calibro delle arterie. I vasi
venosi hanno un diametro maggiore, un
lume più ampio e una parete più sottile
rispetto alle corrispettive arterie.
ARTERIE
• Arterie di grande calibro (di tipo elastico):
aorta e suoi rami principali
• Arterie di medio calibro (di tipo
muscolare): coronarie, a.renali
• Arterie di piccolo calibro (diametro < a 2
mm): decorrono all’interno di organi e
tessuti
• Intima: rivestimento di cellule endoteliali e sottilissimo
strato di tessuto connettivo sottoendoteliale
– Lamina elastica interna: densa membrana elastica che
separa l’intima dalla media
• Media
– Lamina elastica esterna: membrana meno sviluppata che
rappresenta il limite esterno della media
• Avventizia: strato scarsamente delimitato di tessuto
connettivo ricco in fibre nervose e vasa vasorum
ANATOMIA
TONACA MEDIA
• Nelle arterie elastiche maggiori è ricca in fibre
elastiche organizzate in strati fenestrati abbastanza
compatti cui si alternano strati di cellule muscolari
lisce
• Nelle arterie muscolari è in gran parte costituita da
cellule muscolari lisce organizzate in fascicoli circolari
o spiraliformi
• Le arteriole (diametro 20-100 micron) sono le
diramazioni più piccole con tonaca media costituita
da cellule muscolari lisce: regolano il flusso nel letto
capillare
• I capillari sono i vasi con diametro pari a quello di un
globulo rosso (7-8 micron): la loro parete è costituita
da un rivestimento di cellule endoteliali che poggia su
una sottile membrana basale
• Il sangue defluisce nelle venule post-capillari e poi in
sequenza nelle venule, nelle vene di piccole, medie e
grandi dimensioni.
• Le vene sono vasi a parete sottile e lume
relativamente ampio. L’intima è costituita da un
rivestimento endoteliale che poggia su un sottile
strato di tessuto connettivo. La tonaca media non è
ben sviluppata (per questo possono andare incontro
a dilatazioni abnormi, a compressioni, ad infiltrazione
da parte di tumori e processi infiammatori).
Definizione
Il termine arteriosclerosi significa indurimento
delle arterie ed indica tre condizioni
patologiche che hanno in comune
l’ispessimento e la perdita di elasticità delle
pareti arteriose
• Aterosclerosi
• Sclerosi calcifica mediale di Monckeberg
• Arteriolosclerosi
Sclerosi calcifica mediale di
Monckeberg
• Calcificazione delle arterie muscolari di
media taglia in individui con più di 50 anni.
Le calcificazioni si distribuiscono nella
media a formare anelli trasversali.
ARTERIOLOSCLEROSI
• Due varianti ialina e iperplastica che
determinano inspessimento della parete
vascolare con stenosi del lume vasale e
conseguente danno ischemico da basso flusso
ematico.
• E’ generalmente associata a ipertensione e
diabete mellito.
ATEROSCLEROSI
• Rappresenta la causa più frequente di morte e di morbilità nel
mondo occidentale.
• Negli ultimi decenni si è comunque assistito ad una riduzione del
tasso di mortalità per malattia ischemica cardiaca e cerebrale legato
a: prevenzione (fumo, alimentazione, ipertensione), migliore terapia
della malattia ischemica, prevenzione della recidiva nei pazienti già
colpiti da problemi clinici correlati all’ aterosclerosi.
• L’aterosclerosi è caratterizzata da lesioni intimali chiamate ateromi o
placche fibrolipidiche che protrudono nel lume indebolendo la
tonaca media sottostante.
• Interessa principalmente le arterie elastiche (aorta e rami principali)
e le muscolari di grande e medio calibro (coronarie).
• La malattia sintomatica si localizza preferenzialemente alle arterie
che irrorano il cuore, l’encefalo, i reni, gli arti inferiori e il piccolo
intestino.
CONSEGUENZE CLINICHE
• Le principali conseguenze sono
– l’infarto del miocardio,
– l’infarto cerebrale e
– l’aneurisma aortico.
• Altre possibili conseguenze legate sempre alla ridotta perfusione arteriosa
sono:
– gangrena degli arti inferiori,
– occlusione mesenterica (infarto intestinale),
– morte cardiaca improvvisa,
– malattia cardiaca ischemica cronica.
FISIOPATOLOGIA
• Gli ateromi hanno prima una distribuzione focale ma aumentando di
numero finiscono per interessare l’intera circonferenza delle arterie
più colpite.
• Le placche si accrescono ed invadono progressivamente il lume
dell’arteria estendendosi alla media sottostante.
• Di conseguenza nelle arterie di piccolo calibro gli ateromi hanno un
effetto occlusivo e causano lesioni ischemiche mentre nelle arterie
più grandi indeboliscono le pareti con formazione di aneurismi e
possibile rottura.
PLACCA ATEROMATOSA
• Placca focale localizzata nell’intima con nucleo centrale
di lipidi (in particolare colesterolo) ricoperta da un
cappuccio fibroso.
• Colore biancastro o bianco-giallastro con protrusione
nel lume dell’arteria.
• Dimensioni usuali fra 0.3 e 1.5 cm (per fusione placche
più estese).
PLACCA ATEROMATOSA
• In sezione porzione esterna (cappuccio fibroso) rivolta
verso il lume di consistenza sostenuta e colore
biancastro.
• Porzioni più interne di colore giallastro o bianco-
giallastro e consistenza più molle.
• Parte centrale delle placche più grandi materiale
poltaceo con grumi giallastri (ateroma= pappa in greco)
DISTRIBUZIONE
1. Aorta: l’addominale più interessata della
toracica con lesioni più severe in
prossimità degli osti delle collaterali
maggiori.
2. Coronarie
3. Poplitee
4. Carotidi interne
5. Vasi del poligono di Willis
COMPOSIZIONE
• Elementi cellulari: cellule muscolari lisce,
macrofagi, altri leucociti
• Tessuto connettivo della matrice
extracellulare: collagene, fibre elastiche,
proteoglicani
• Depositi lipidici intra ed extracellulari
COMPOSIZIONE
• Cappe fibrose: tessuto connettivo
relativamente denso, cellule muscolari
lisce e rari leucociti
• Area cellulata al di sotto e a fianco
(spalla): macrofagi, cellule muscolari lisce,
linfociti T
• Nucleo centrale necrotico: lipidi (aghi di
colesterolo), detriti cellulari, cellule
schiumose, fibrina
COMPLICAZIONI
• Calcificazione (focale o diffusa)
• Rottura o ulcerazione: trombosi o microembolizzazione
(emboli di colesterolo o ateroemboli)
• Emorragia: ematoma con possibile rottura della placca
• Trombosi: occlusione parziale o totale del lume.
• Organizzazione (incorporazione nel contesto della
placca)
• Aneurisma: (arterie di maggiori dimensioni) da
indebolimento della parete
STRIA LIPIDICA
• Macchie giallastre multiple del diametro di 1 mm che
confluiscono a formare strie allungate delle
dimensioni di 1 cm o più.
• Sono costituite da cellule schiumose che hanno
fagocitato i lipidi.
• Compaiono nell’aorta di tutti i bambini dopo i 10 anni
di età.
• Non sporgono nel lume in maniera significativa e non
ostacolano il flusso sanguigno.
EVOLUZIONE DELLE STRIE
• La relazione esistente fra strie lipidiche e placche
ateromasiche è molto dibattuta. Le strie sono
considerate precursori della placca ateromasica ma non
tutte sono necessariamente destinate a trasformarsi in
placche fibrose o lesioni più avanzate. Esse compaiono
spesso precocemente in tratti del vaso che difficilmente
sviluppano in seguito ateromi.
Classificazione
• Tipo I (lesione iniziale):isolati macrofagi schiumosi
• Tipo II (stria lipidica):accumulo di lipidi intracellulari
• Tipo III (lesione intermedia):come II e pochi lipidi
extracellulari
• Tipo IV (ateroma):come II e nucleo di lipidi extracellulari
• Tipo V (fibroateroma):nucleo di lipidi e strato fibrotico
• Tipo VI (lesione complicata):danni di superficie,
ematomi, emorragie
EPIDEMIOLOGIA
• L’aterosclerosi ha una distribuzione ubiquitaria nel
mondo industrializzato. Il tasso di mortalità negli Stati
Uniti è tra i più alti del mondo e sei volte più alto rispetto
a quello giapponese.
• Al contrario la prevalenza è molto inferiore nell’America
Centrale e Meridionale, Africa e Asia
ETA’
• L’Aterosclerosi è una malattia lentamente
progressiva che inizia nell’infanzia e si sviluppa
in seguito nelle decadi successive. Si manifesta
generalmente in età adulto-anziana.
• Fra i 40 e i 60 anni vi è un aumento
dell’incidenza dell’infarto miocardico pari a
cinque volte.
SESSO
• Gi uomini sono molto più soggetti
all’aterosclerosi e alla sue conseguenze delle
donne. L’infarto miocardico è raro nelle donne
in premenopausa mentre l’incidenza delle
patologie legate all’aterosclerosi aumenta dopo
la menopausa in seguito alla riduzione del
livello di estrogeni. L’incidenza di infarto fra i
due sessi diviene uguale fra i 60 e i 70 anni.
FATTORI GENETICI
• La predisposizione familiare all’aterosclerosi e alla
malattia ischemica è probabilmente di tipo poligenico.
In alcuni casi è dovuta all’associazione nella stessa
famiglia di fattori di rischio quali l’ipertensione o il
diabete, mentre in altri esistono alterazioni ereditarie
specifiche del metabolismo delle lipoproteine
(ipercolesterolemia familiare).
FATTORI DI RISCHIO ACQUISITI
• Sono in larga misura potenzialmente reversibili.
Sono legati alla dieta, allo stile di vita e alle
abitudini personali. I più significativi sono:
– iperlipidemia
– ipertensione
– fumo di sigaretta
– diabete
IPERLIPIDEMIA
• E’ fra i maggiori fattori di rischio. L’ipercolesterolemia è
più comunemente chiamata in causa, mentre
l’ipertrigliceridemia gioca un ruolo meno importante.
L’associazione più significativa è quella con elevati livelli
sierici di lipoproteine a bassa densità (LDL). Viceversa i
livelli sierici delle lipoproteine ad alta densità (HDL) sono
inversamente correlati al rischio.
• Si ritiene che le HDL riescano a
mobilizzare il colesterolo dagli ateromi che
si stanno formando o già esistenti e lo
trasportino al fegato che lo utilizza per la
produzione di bile. Per questo motivo le
HDL vengono dette colesterolo buono.
IPERLIPIDEMIA
IPERTENSIONE
• Dopo i 45 anni diviene il fattore di rischio più
importante, ancora più significativo
dell’ipercolesterolemia. Il rischio di malattia
cardiaca negli ipertesi è di circa 5 volte
superiore rispetto agli individui con pressione
normale. La terapia antiipertensiva riduce
l’incidenza degli ictus e della cardiopatia
ischemica.
FUMO DI SIGARETTA
• Rapresenta un fattore di rischio non solo per gli uomini
ma si ritiene che sia la principale causa di aumentata
incidenza della CI e della sua gravità nelle donne. La
mortalità per malattia ischemica cardiaca aumenta del
200% in chi fuma uno o più pacchetti di sigarette al
giorno per diversi anni. L’astensione dal fumo riduce il
rischio a circa la metà.
DIABETE
• Induce ipercolesterolemia. L’incidenza di
infarto miocardico è due volte maggiore
nei diabetici rispetto ai non diabetici. C’è
inoltre un aumentato rischio di ictus e di
gangrena agli arti inferiori.
FATTORI DI RISCHIO MINORI
• Insufficiente attività fisica
• Stile di vita competitivo e stressante
• Obesità (perchè determina ipertensione,
diabete, ipertrigliceridemia e riduzione
delle HDL)
PATOGENESIIPOTESI DELLA REAZIONE AL DANNO
• danno cronico endoteliale
• insudazione di lipoproteine (LDL)
• adesione di monociti ematici (macrofagi e cellule
schiumose)
• adesione di piastrine (liberazione di fattori)
• migrazione di cellule muscolari lisce dalla media
all’intima
• proliferazione di cellule muscolari nell’intima e sintesi
di collagene
• aumento dell’accumulo di lipidi
DANNO ENDOTELIALE CRONICO
• E’ il punto cardine della ipotesi della
risposta al danno.
• Le due cause principali di danno
endoteliale sono:
– 1) disturbi emodinamici
– 2) effetti nocivi dell’ipercolesterolemia
DISTURBI EMODINAMICI
• Il flusso turbolento del sangue causa focali aree
di disfunzione endoteliale: questo spiega la
maggiore incidenza delle placche in
corrispondenza di osti o nei punti di biforcazione
dei vasi e lungo la parete posteriore dell’aorta
toracica e addominale
RUOLO DEI LIPIDI
• Gli effetti nocivi dell’ipercolesterolemia
sono dovuti a produzione di superossido e
di altri radicali liberi dell’ossigeno con
conseguente stress ossidativo
sull’endotelio.