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1 http://rosemaryok.skyrock.com/ Sommario : * IL consumo culturale * La funzione cognitiva * La pagina medica * Leggende del Tibet * La donna nella storia * Religione e filosofia * L’angolo della tener. * Proverbi e detti * Nino Martoglio * Apuleio:Metamorfosi * Il Milione di M.Polo * Dall’Etica: L’amicizia * R.Nicodemo: le tasse * Una prov.da scoprire * I tragici Greci * Mitolog. Greco-latina * Vero o Falso * Piatti tip. della Camp * Giocando con i class. * La donna nella letter. * Curiosità medica * Antrop.: il bastore * Leviora Giornale n.ro 3 del 15/03/09 . (6° parte - La comunicazione ) “L’interpretazione di taluni atteggia- menti giovanili, di particolari modelli comunicativi, dell’utilizzo di strumenti ed oggetti, attraverso i quali i giovani si relazionano al mondo”, è stato da sempre oggetto di riflessione e dibattito di ricercatori e giovani. Questi ultimi, servendosi di focus group per la preparazione del questionario, non solo sono riusciti a scoprire i significati che i giovani attribuiscono alle cose, ma anche la loro posizione critica nei confronti di altre forme di consumo, largamen-e inquinate da situazioni di sfruttamento del lavoro in ambiente sottosviluppato. Il loro ostruzionismo critico è l’ovvia protesta di massa; nel mentre che si aprono disponibilmente verso forme di esibizione culturale, che li vede protagonisti. Il lavoro di Mirella Giovene relativo ai focus, scrive l’Ammaturo, contiene informazioni sulle numerose dissertazioni emerse durante il lungo dialogo, che hanno avuto per argomento la famiglia, il multiculturalismo, il ruolo della tradizione nelle comunità…”. I dati raccolti dai focus group sono stati sistemati in sezioni ed hanno determinato la costruzione di ciascuna segmento del que- stionario. Cosa ne vien fuori? Il corpo offeso, recuperato, oggetto di studio e di accanimento terapeutico, sembra sia diventato il protagonista per eccellenza; il corpo di Foucault, che si libera attraverso una sessualità che non racconta più niente, perché inflazionata da una ipercomunicazione, che ne disperde i significati…” Ed ancora: “ …i ma ed i cioè (del linguaggio) sui quali tanta ironie si è prodotta, erano ricorrenti e riempivano il discorso, producendo molte volte una immagine del proprio essere come incapace ed incerto nel comprenderla complessità del mondo…oggi non compaiono con la stessa pregnanza e frequenza nelle comunicazioni dei giovani intervista- ti...e quando si afferma che i giovani non hanno valori forti, s’ignorano i dati…che provano che i giovani conservano valori consistenti e che famiglia ed amicizia risultano molto più presenti nella loro vita relazionale. (continua) andropos Una ricerca empirica a Napoli e Salerno IL CONSUMO CULTURALE DEI GIOVANI di NATALE AMMATURO(*) (*) Natale Ammaturo, prof ordinario di Sociologia presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Ateneo Salernitano, fondatore e direttore della rivista Res-Ricerca e Sviluppo per le politiche sociali, è coordinatore del gruppo di ricerca dell’Università di Salerno per il progetto Caendi ( Coopèration Action of the European Network of Territorial Intelligence)

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(6° parte - La comunicazione ) “L’interpretazione di taluni atteggia-menti giovanili, di particolari modelli comunicativi, dell’utilizzo di strumenti ed oggetti, attraverso i quali i giovani si relazionano al mondo”, è stato da sempre oggetto di riflessione e dibattito di ricercatori e giovani. Questi ultimi, servendosi di focus group per la preparazione del questionario, non solo sono riusciti a scoprire i significati che i giovani attribuiscono alle cose, ma anche la loro posizione critica nei confronti di altre forme di consumo, largamen-e inquinate da situazioni di sfruttamento del lavoro in ambiente sottosviluppato. Il loro ostruzionismo critico è l’ovvia protesta di massa; nel mentre che si aprono disponibilmente verso forme di esibizione culturale, che li vede protagonisti. “Il lavoro di Mirella Giovene relativo ai focus, scrive l’Ammaturo, contiene informazioni sulle numerose dissertazioni emerse durante il lungo dialogo, che hanno avuto per argomento la famiglia, il multiculturalismo, il ruolo della tradizione nelle comunità…”. I dati raccolti dai focus group sono stati sistemati in sezioni ed hanno determinato la costruzione di ciascuna segmento del que-stionario. Cosa ne vien fuori? “Il corpo offeso, recuperato, oggetto di studio e di accanimento terapeutico, sembra sia diventato il protagonista per eccellenza; il corpo di Foucault, che si libera attraverso una sessualità che non racconta più niente, perché inflazionata da una ipercomunicazione, che ne disperde i significati…” Ed ancora: “ …i ma ed i cioè (del linguaggio) sui quali tanta ironie si è prodotta, erano ricorrenti e riempivano il discorso, producendo molte volte una immagine del proprio essere come incapace ed incerto nel comprenderla complessità del mondo…oggi non compaiono con la stessa pregnanza e frequenza nelle comunicazioni dei giovani intervista-ti...e quando si afferma che i giovani non hanno valori forti, s’ignorano i dati…che provano che i giovani conservano valori consistenti e che famiglia ed amicizia risultano molto più presenti nella loro vita relazionale. (continua ) andropos

Una ricerca empirica a Napoli e Salerno

IL CONSUMO CULTURALE DEI GIOVANI

di N A T A L E A M M A T U R O ( * )

(*) Natale Ammaturo, prof ordinario di Sociologia presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Ateneo Salernitano, fondatore e direttore della rivista Res-Ricerca e Sviluppo per le politiche sociali, è coordinatore del gruppo di ricerca dell’Università di Salerno per il progetto Caendi ( Coopèration Action of the European Network of Territorial Intelligence)

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Attraverso la funzione cognitiva , il nostro cervello elabora le infor- mazioni provenienti dall’ambiente esterno e percepite attraverso i re- cettori sensoriali,organizzandole su basi spaziali, temporali e logiche. È la funzione metacognitiva che permette alla nostra mente d’inter- pretare il mondo che ci circonda, usando Il linguaggio come strumen-to del pensiero, mediante il quale risolve la sua funzione interpretativa, col supporto di correlazioni e riferimenti. La metacognizione è dunque di grande importanza ai fini dell’apprendimento, in quanto descrive la conoscenza e la regolazione delle attività cognitive da parte del soggetto, evidenziando la capacità della mente di riflettere e d’influenzare se stessa. Per Flavell (1979), tale processo include variabili legate alla persona (conoscenza del pensiero proprio e altrui), al compito (conoscenza della natura, della prova, delle abilità richieste) e alle strategie (conoscenza delle operazioni cognitive e metacognitive da mettere in atto per migliorare il rendimento cognitivo). Infatti, realizzare di non avere capito un concetto, concentrarsi deliberatamente per evitare distrazioni ambientali, usare consapevolmente la propria memoria per “ottimizzare” l’apprendimento, sono altrettanti esempi di processi metacognitivi, e non semplicemente cognitivi. La distin-zione fra cognizione e metacognizione è alquanto sfumata (Flavell, 1981), ciononostan-te è utile considerare la metacognizione come un livello avanzato di miglioramento del rendimento cognitivo. Le teorie metacognitive , applicate con la finalità di sviluppare percorsi didattici sempre più calzanti ed efficaci, si concretizzano principalmente nel carattere trans-disciplinare, e quindi trasversale delle strategie, che gli allievi dominano sulla strada della autoregolazione cognitiva. La metacognizione , la meta-memoria , il meta-linguaggio, in quanto "meta", si porrebbero al di sopra di qualsiasi apprendimento disciplinare, ma nella loro applicazio-ne didattica tendono sempre più a pervadere l'essenza, il nucleo delle finalità di ogni apprendimento: la trasversalità degli approcci metacognitivi si sposa con l'interdisciplina-rità e si lega indissolubilmente con le tendenze epistemologiche, nel fulcro di ogni sapere disciplinare. L'attivazione di abilità metacognitive facilita gli apprendimenti, specialmente nelle aree del transfer di apprendimenti e del problem solving. Il problem solving potrebbe essere definito un approccio didattico proteso a sviluppare, sul piano psicologico, comportamentale ed operativo, l'abilità di soluzione di problemi. Generalmente il problem solving viene associato allo sviluppo delle abilità logico-matematiche di risoluzione di problemi, tuttavia questa non si rivela l'unica area didattica che può giovarsi di dette abilità: problem solving, in ottica interdisciplinare, vuol dire uso corretto dell'abilità di classificazione di situazioni problematiche e capacità, quindi, di risolvere problemi-tipo analoghi, siano essi pertinenti o no all'area logico-matematica. Quindi il problem solving e il metodo della ricerca e della scoperta, dal quale esso trae procedure e presupposti teorici, sono approcci che possono normalmente essere applicati nelle diverse aree didattiche. Inoltre, il metodo dei problemi, del quale il problem solving è una sfaccettatura, pone come fondamento la scoperta ed il dominio di situazioni problematiche in generale, al fine di sviluppare le

“““ FFF UUU NNN ZZZ III OOO NNN EEE CCC OOO GGG NNN III VVV AAA EEE MMM EEE TTT AAA CCC OOO GGG NNN III TTT III VVV AAA ”””

La pagina psicologica di andropos

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potenzialità euristiche dell'allievo, e le sue abilità di valutazione e di giudizio obiettivo. Le teorie di didattica metacognitiva incontrano le più aggiornate teorie linguisti-che, quando parliamo di funzione metalinguistica, che viene esercitata quando si usa la lingua in attività di riflessione linguistica. Il linguaggio, come già indicato sopra, è uno strumento del pensiero, perché lo traduce in parole, permettendo all'individuo di parlare con se stesso (il pensare), e perché sollecita ed agevola lo sviluppo di quei processi mentali, che vanno ad organizzare, in varie forme, i dati dell'esperienza. Ecco perché occorre fornire all'alunno mezzi linguistici adeguati per operazioni mentali di vario tipo (ad esempio: simbolizzazione, classificazione, partizione, seriazione, quantificazione, astrazione, istituzione di relazioni temporali, spaziali, causali). In tal modo, la compren-sione dei meccanismi comunicativi , che regolano l'uso dei diversi linguaggi, rende più efficaci i processi di interazione linguistica e più consapevole l'apporto dei diversi codici comunicativi, potenzia, così, il pensiero stesso. La didattica metacognitiva interviene anche nella creazione di una "grammatica" della comunicazione, finalizzata principalmente al dominio, sempre più raffinato, delle proprie intenzioni comunicative, che vengono così veicolate da una serie di markers linguistici e paralinguistici, dei quali, comunicando, non si ha piena consapevolezza, ma che sono il nucleo fondante delle relazioni comunicative. Conclucendo , l'attività metacognitiva ci permette, tra l'altro, di dirigere i nostri processi di apprendimento. In particolare, in senso più astratto, se in psicologia dell'apprendimento e psicologia del pensiero, è stato spesso usato come analogo di "metacognizione" (ovvero di capacità osservativa ed automodulante dei propri stessi processi cognitivi), nell'ambito della "Filosofia della Mente", si intende quale modello ontologico e strutturale dei processi mentali ed ancora : • In psicologia cognitiva , come equivalente del modello del funzionamento della

psiche • In psicologia clinica , come equivalente funzionale delle "Funzioni del Sé riflessivo". • In psicologia dello sviluppo , epistemologia genetica e psicologia dinamica ,

come la capacità del bambino di costituirsi una rappresentazione adeguata dei processi di pensiero propri e dell'Altro significante.

Gli ultimi tre significati e campi applicativi hanno tra loro numerosi punti in comune, e la "teoria della mente" si è anzi rivelata un potente e trasversale costrutto euristico, che ha permesso il dialogo e l'avvicinamento tra campi di ricerca prima molto lontani. La funzio-ne cognitiva riceve vantaggi enormi da quella metacognitiva; la metacognizione, infatti, indica un tipo di autoriflessività sul fenomeno cognitivo, attuabile grazie alla possibilità peculiare della specie umana di distanziarsi, auto-osservare e riflettere sui propri stati mentali.

Da mercoledì 25 febbraio 2009, ricorrenza delle Cen eri, e per il periodo di Quaresima, fino a mercoledì 8 a prile,

ogni mattina, alle 8.30, SAT2000 (canale Sky 801 e digitale terrestre), l'emittente televisiva della Conferenza Episcopale Italiana,

in collaborazione con la sede di Roma dell'Universi tà Cattolica, trasmetterà in diretta la S. Messa dalla Cappella S an Giuseppe Moscati

al 3° piano del Policlinico “Agostino Gemelli”. (da noicattolici.it )

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Migliorare lo stile di vita e la dieta aiuterebbe a ridurre addirittura del 40% il numero di tumori al seno e all’intestino. È la stima fatta dal World Cancer Research Fund britannico e resa nota nei giorni scorsi dalla BBC. Ventitré esperti hanno redatto questo rapporto nel quale si fa chiaro riferimento non soltanto all’incidenza attuale del cancro nel mondo, ma anche a possibili azioni per contenere il fenomeno. Globalmente ogni anno milioni di persone si ammalano di forme tumorali assolutamente prevedibili e quindi evitabili. I ricercatori hanno denunciato la carenza di autentiche “politiche per una pulizia delle vite”: smettere di fumare, mangiare meglio, essere più attivi e in generale promuovere nella vita dei cittadini di tutto il mondo semplici cambiamenti nella loro giornata-tipo permetterebbe di evitare ben un terzo dei dodici tipi di tumore più comuni nei Paesi industrializzati e un terzo di quelli che colpiscono nelle aree più povere. L’impatto del fumo, ad esempio, è davvero impressionante, da solo è responsabile di un terzo di tutti i casi di cancro al mondo. Il rapporto sottolinea che strategie preventive che incidano sullo stile di vita sembrano essere davvero indispensabili: Martin Wieseman, direttore del progetto, ad esempio sottolinea che “nei prossimi anni l’incidenza del tumore è destinata a salire proprio a causa di stili di vita poco salutari e alla diffusione di vizi e abitudini scorrette; la popolazione sta invecchiando progressivamente, aumentano gli obesi e i sedentari, così come si diffondono sempre di più stili alimentari a base di bevande ipercaloriche e cibi grassi e questo mix si rivelerà micidiale sulla qualità della salute pubblica mondiale”. Eppure, sottolinea lo studioso, non è una realtà inevitabile. Tanto che il team dei 23 esperti ha redatto un vero e proprio vademecum, destinato non solo ai cittadini ma anche ai governi, per indicare quali sono i comportamenti migliori da adottare per evitare il maggior numero possibile di casi di tumore. Promuovere, ad esempio, la passeggiata o l’uso della bicicletta per andare a lavorare o a scuola, fare attenzione a leggere le etichette degli alimenti che si acquistano al supermercato per scegliere quelli a minor contenuto di zuccheri e grassi, provare in tutti i modi a smettere di fumare, migliorare l'alimentazione, limitando il consumo di grassi animali e mangiando almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno. Moderare il consumo di alcolici. Non fumare. Evitare l'esposizione ad agenti cancerogeni. Proteggersi dai raggi solari. Svolgere regolare attività fisica e controllare il proprio peso. Gran parte dei tumori si sviluppa in seguito all’esposizione a fattori di rischio ambientali, in particolare a causa di abitudini dietetiche errate: ciò significa che una larga percentuale dei casi di cancro potrebbe essere prevenuta semplicemente con una dieta corretta ed una scelta mirata e ragionata degli alimenti. (Da pagina medica.it)

PER PREVENIRE I TUMORI PiU’ COMUNI

La pagina medica

L’Accademia Internazionale

Il Convivio indice la IVª Ediz. 2009 del Premio

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Dal teatro “Giovanni Paolo Secondo” Di S. Giovanni di Ceppaloni (BN), Venerdì 13 Marzo 2009 Alle Ore 21 In onda su CDS TV

La Prima parte del concerto di Mimi’ Palmiero

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UNO SGUARDO AL MONDO

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Mi Lihua scrive che il Tibet "abbonda di leggende come la sorgente abbonda di acqua". "Se ti rivolgessi a un nativo per conoscere il nome di un lago o di una cima, egli ti racconterebbe probabilmente anche una leggenda sul quel luogo".I tibetologi che hanno studiato la letteratura popolare e gli annali, di solito hanno attribuito i testi dei miti, le leggende e le saghe, o al genere della "storia" o a quello delle "fiabe". In realtà è spesso impossibile classificarli in maniera così univoca perché vi si riflettono realtà assai diverse: in questi testi troviamo nozioni scientifiche o avvenimenti storici inseriti in un contesto di valori o perfino di desideri, esposti in situazioni di vita ora reale, ora utopica, il tutto a volte composto con intenti educativi, a volte ispirato da un'interpretazione basata su una particolare visione del mondo. I racconti contenuti negli annali e nelle tradizioni popolari tibetane sono spesso più significativi per la conoscenza della cultura tibetana di quanto non lo siano molti trattati scientifici. Appunto per questo, …sono…più di una semplice … letteratura "fiabesca". Infatti i miti e le leggende, che parlano della preistoria o della protostoria o che raccontano di determinati personaggi o avvenimenti storici: ai miti sulla creazione fino alle leggende sulla ricerca del Dalai Lama…propongono l'abbozzo di una storia culturale e religiosa del Tibet, scritta dal punto di vista mistico-religioso dei suoi abitanti. I luoghi e le persone di cui narrano questi miti e queste leggende sono ben noti agli amici del Tibet, ma le "storie" qui proposte sono perlopiù sconosciute, perché… apprese nel dialogo diretto con gli abitanti del posto. (Andreas Gruschke)

LE COSE CHE SI DEVONO DIMENTICATE

Xin Lingjun sconfisse l’esercito di Qin e salvò Handan, la capitale di Zhao. In seguito il Signore di Zhao progettò di andare ben al di là dei confini della capitale per dargli il benvenuto nella città. Prima dell’incontro, Tang Suei consigliò Xin Lingjun su come comportarsi citando un proverbio: “Ci sono cose che uno non dovrebbe sapere e cose che uno deve sapere. Ci sono cose che uno non dovrebbe dimenticare e cose che uno deve dimenticare.” Xin Lingjun chiese: - Cosa vuoi dire? – Tang Suei rispose: "Quando qualcuno mi odia, questo è qualcosa che devo sapere. Se sono debitore verso qualcuno, devo tentare di ripagarlo. Se qualcuno non mi comprende, allora dovrei cercare di spiegarmi con gentilezza. Non dovrei provare odio per gli altri, e dovrei essere capace di perdonare per dissolvere ciò che è nel mio cuore. Ma nel processo del dissolverlo, dovrei evitare di arrecare ansia e frustrazioni agli altri. Quando qualcuno è gentile con me, questo è qualcosa che non dovrei dimenticare, ma dovrei essere grato e ripagare il mio debito. Quando ho fatto delle buone azioni per gli altri, questo è qualcosa di cui dovrei dimenticarmi. Altrimenti posso mettere molta pres-sione sugli altri e su me stesso. Ora che hai sconfitto Qin, difeso Handan e salvato lo Stato di Zhao, hai dato un grande contributo! Il Signore di Zhao sta venendo a ringra-ziarti personalmente. Quando lo vedi, spero che sarai capace di dimenticare la gentilez-za che gli hai dato.” Xin Lingjun disse sinceramente: "Seguirò i tuoi insegnamenti!" (da Zhan Guo Ce - "Strategie degli Stati Combattenti")

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LA DONNA NELLA STORIA:

R Claretta Petacci, nata a Roma il 28 febbraio del 1912, sin da bambina era stata innamorata del Duce , al quale scriveva lunghe lettere e belle poesie, immaginandosi al suo fianco. La speranza di Claretta non fu vana ed il 24 Aprile del ‘32, all’età di vent’anni , ebbe la gioia di conoscere Mus- solini, che era già cinquantunenne. Sposò,successivamente,il tenente del- l’aeronautica Riccardo Federici, ma il matrimonio durò poco e, nel 1936 si separò. Poco dopo Claretta diventò l’amante di Mussolini. Ella lo aspettava ogni giorno nella stanza dove si incontravano, pazientemente ed anche se era gelosissima, sopportava tutte le umiliazioni che Mussolini le infliggeva, nonostante il bene che nutriva per lei. Claretta era molto disponibile ed era molto bella, oltre che sensuale ed anche molto più giovane di lui. Non chiese mai al Duce di lasciare sua moglie per lei, ma una delle cose che colpisce di più è il fatto che il destino volle che lei passasse l’ultima notte con il suo uomo, condividendo la sua sorte, colpevole solo di aver seguito il suo grande amore. Il duce, sposato con Rachele Guidi, aveva da poco concluso una lunga relazione con Margherita Sarfatti (donna della borghesia veneziana di origine ebrea); fu conquistato dalle sincere insistenze di Claretta, che avrebbe poi vissuto le fasi finali della vita con lui, nel trionfo e nella disfatta, con fedeltà e dedizione. Donna avvenente e di indubbio fascino, appassionata di pittura e con qualche aspirazione a divenire attrice cinematografica (la sorella Miriam riuscì in qualche modo a diventarlo), Claretta fu la fida compagna del capo del fascismo. Travolta, dagli eventi della seconda guerra mondiale, fu arrestata il 25 luglio 1943, alla caduta del regime, per essere poi liberata l'8 settembre, quando venne annunciata la firma dell'armistizio di Cassibile. Il 27 aprile '45, durante l'estremo tentativo del capo del fascismo di espatriare in Svizzera per sfuggire alla cattura, fu anch'essa bloccata a Dongo da una formazione della 51° Brigata partigiana, che interc ettò la colonna di automezzi tedeschi con i quali il duce viaggiava. Da taluni si afferma che le sia stata offerta una via di scampo da lei ricusata decisamente. Il giorno dopo, 28 aprile, dopo il trasferimento a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como, i due furono giustiziati, si disse, dal capo partigiano Colonnello Valerio (al secolo Walter Audisio - in tempi recenti si è però più credibilmente attribuita l'esecuzione ad Aldo Lampredi, detto "il partigiano Guido"). Si è anche detto che la Petacci abbia provato a proteggere Mussolini con il proprio corpo: su quest'ultimo punto però non vi sono certezze, anche se un'eventuale siffatto estremo slancio non sarebbe da escludere dato il carattere della donna e l’intensità della relazione. Il giorno successivo, il 29 aprile, a Piazzale Loreto (Milano), i corpi di Benito Mussolini e Claretta Petacci furono esposti, assieme a quelli di altri quattro gerarchi fascisti, appesi a testa in giù al tetto di un chiosco di benzina della Esso, tra la folla inferocita che li fotografava e dava sfogo fisicamente a tutto il proprio rancore. La cosa più vergognosa è la scoperta delle sevizie sui corpi dei due amanti; ma la vergogna è di casa nella nostra bella Italia e si confà alla gaglioffaggine di certe bande, che per guerra intendono atti di brigantaggio. Considerando attentamente questa storia, ci viene da porci la seguente domanda: quante mogli o amanti, oggi, giungerebbero al sacrificio estremo per il loro uomo?

C L A R A P E T A C C I

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GNOSTICISMO: è un movimento filosofico-religioso, molto articolato, la cui massima diffusione si ebbe nel II e III secolo dell'era cristiana. Il termine gnosticismo deriva dalla parola greca ghnósis (γνῶσις), «conoscenza». Una definizione piuttosto parziale del movimento basata sull'etimologia della parola può essere: "dottrina della salvezza tramite la conoscenza". Mentre il giudaismo sostiene che l'anima raggiunge la salvezza attraverso l'osservanza delle 613 mitzvòt e il cristianesimo sostiene che l'anima raggiunge la salvezza attraverso la fede, le opere e la Grazia, per lo gnosticismo la salvezza dell'anima può derivare soltanto dal possesso di una conoscenza quasi intuitiva dei misteri dell'universo e dal possesso di formule magiche indicative di quella conoscenza. Gli gnostici erano "persone che sapevano", e la loro conoscenza li costituiva in una classe di esseri superiori, il cui status presente e futuro era sostanzialmente diverso da quello di coloro che, per qualsiasi ragione, non sapevano. Una definizione più completa di gnosticismo potrebbe essere: "nome collettivo indicante un gran numero di sette panteistico - idealistiche fortemente diverse tra loro che sorsero da poco prima dell'Era cristiana al V secolo e che, prendendo in prestito la fraseologia ed alcuni dei dogmi delle principali religioni contemporanee, specialmente del cristianesimo, sostenevano che la materia fosse un deterioramento dello spirito e l'intero universo una depravazione della Divinità, ed insegnavano che il fine ultimo di ogni essere era il superamento della bassezza della materia ed il ritorno allo spirito Genitore, tale ritorno, sostenevano, era stato facilitato dall'apparizione di alcuni Salvatori inviati da Dio."Per quanto insoddisfacente possa sembrare questa definizione, l'oscurità, la molteplicità, e la confusione dei sistemi gnostici permette dif-ficilmente di formularne un'altra. Tratto comune per molte correnti gnostiche è la distinzione che essi operavano tra il vero Dio inconoscibile e il Dio ebraico Yahweh (anche noto come Yal-dabaoth, Samael, e Demiurgo), fondamentalmente dipinto come malvagio, cosicché disprez-zavano le sue leggi e l'universo materiale da lui creato per imprigionare le anime degli uomini.

DE RELIGIŌNE DOTTRINE, TRADIZIONI, SEMANTICA

ACCIDENTE : Aristotele distingue tra proprietà accidentali (occasionali) e proprietà essenziali (persistenti ed eterne) di un ente. L'accidente dunque non rientra nell'essenza ma è invece una determinazione contingente rispetto all'ente. Esempio: accidentale è la scoperta di un tesoro da parte di un uomo che scava per piantare un albero. ACOSMICO: Termine coniato da Hegel per indicare la dottrina Spinoziana. Quest'ultima , in difesa dall'accusa di ateismo, è concepita dal pensatore tedesco come acosmismo, cioè come quella dottrina che nega l'esistenza separata del mondo,risolvendolo nell'identità dell'unica sostanza divina onnipresente. In ambito conoscitivo, acosmismo indica la posizione di chi nega l'esistenza della realtà esterna rispetto al soggetto conoscente. Tutto quindi esisterebbe nel proprio Io, e la realtà esterna non sarebbe altro che un prodotto del proprio Sé e quindi, in ultima analisi, non esiste in quanto tale, ma solo come specchio del Proprio Sé. L'acosmismo in campo conoscitivo è la filosofia dominante nel pensiero indiano, pensiamo al cosiddetto panenteismo acosmico (termini all'apparenza complessi) di Sri Shankara. AGNOSTICISMO : (dal greco a-gnothein let. non sapere) il termine indica un atteggiamento concettuale con cui si sospende il giudizio rispetto a un problema, poiché non se ne ha (o non se ne può avere) sufficiente conoscenza; è l'impossibilità umana a dare una condizione circoscritta in un termine di paragone che non trova assonanza con l'idea immaginaria umana di un Dio, né coincide con la naturale riconoscenza di un'entità superiore non materiale.

TERMINI E CONCETTI FILOSOFICI

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MARCO: è un nome italiano deriva dal latino Marticus (successivamente sostituito dalla forma sincopata Marcus) e significa sacro a Marte, il dio romano della guerra. Al dio Marte era dedicato il mese di marzo, per questo motivo ai bambini nati in questo mese era imposto spesso il nome Marco. Alcuni tuttavia sostengono che Marco possa avere un'origine bretone, con il significato di "martello" oppure germanica, con il significato di "virile". Personaggi illustri: Marco Tullio Cicerone, San Marco evangelista, Marco Porcio Catone Censore, Marco Porcio Catone Uticense, Marco Aurelio imperatore, Marco Polo.

PASQUALE: Deriva dal nome personale latino di tarda età cristiana Paschalis e poi Pasqualis, derivato da Pascha, o Pasqua (dall'ebraico pesach-pésah-pesakh, aramaico pascha). Ciò è valido tuttavia soprattutto per l'accezione "Pasquali", che risente evidentemente del genitivo latino. Nella forma "Pasquale", esiste per certo anche un altro tipo di etimologia, che è quello legato al nome/cognome spagnolo "Pasqual", in seguito italianizzato in "Pasquale". Ha comunque sempre il significato di "relativo alla Pasqua". Viene tradizional-mente dato ai bambini nati il giorno di Pasqua. Come nome personale oggi è diffuso soprat-tutto al sud, ma fino a qualche generazione fa era un nome presente in tutta Italia, anche al centro e al nord. Al centro e al nord oggi si trova soprattutto per immigrazione interna. Personaggi illustri: Pasquale I papa, San Pasquale Baylon.

BRINDISI: Il nome compare in autori greci e latini, con una probabile derivazione dalla voce messapica che indicava la testa di un cervo, con riferimento alla forma del bacino portuale. (brindisino Brinnisi, latino Brundisium, greco Brentèsion o Vrindhision, messapico Brention). Lo stemma della città di Brindisi, trae origine da alcune caratteristiche peculiari dell'antica città di Brindisi, alcune di esse ancora oggi visibili. La testa di cervo deriva dal toponimo messapico della città "Brention", toponimo ispirato dalla forma del porto cittadino, che ricorda, appunto, le ramificazioni delle corna di un cervo.

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L’ANGOLO DELLA TENEREZZA: di Franco Pastore

LANGUORE

Profumo di vita sulla pelle, respiro di giovinezza sul tuo seno. È come retrocedere negli anni: la tua freschezza sulle le rughe degli affanni. Fermare il tempo all’altare dell’amore, per aspirare il nettare del fiore, che rende te più bella

di Venere aulente, mentre il velluto tuo, che mi sgomenta, mi porta, con l’ombra d’un sorriso, l’arcana melodia del paradiso e soffro e vivo e godo sulla stupenda porta del tuo viso. Esplode il cuore, con nelle orecchie il flusso del mio sangue, contemplo e bacio il morbido che langue.

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DAGLI APPUNTI DI DORA: DETTI ANTICHI E MODI DI DIRE • ‘O ‘nfàme magna grazia ‘e Dio e caca diàvuli, mannàggia ‘o Farfariéllo! • ‘O diavulo addò nun ce mett’a capa, ‘nce mette p’a còra o ‘e Ccòrne, ma ‘o bizzuòche è diàvele senza fuòco. • Quanne ‘o diàvule nun tene che ffà, se gratta ‘e ccòrne e si è Festa, ‘o diàvulo se veste. • Quanne ‘o pezzènte fa bene ‘o ricco, ‘o diàvulo se ne fa risate, comunque parlanno do’ diavolo spòntano ‘e ccòrne.

Traduzione e commento: Gli ipocriti si mostrano umani per nascondere tutta la loro cattiveria. Infatti ovunque mettono il loro zampino finisce male e non c’è peggior diavolo di chi ha scelto di vivere da solo. Le persone cattive fanno sempre e comunque sentire la loro cattiveria, che diventa più forte, in presenza del benessere degli altri. Comunque, non esiste peggiòr cattiveria dello sfruttare l’indigenza per il proprio tornaconto.

Aspetti semantici e socio-antropologici, implicanze greco-latine:

‘NFAME: aggettivo e sostantivo, dal latino in – fama , nel senso di cattiva fama, malvagio, infido. Derivati: ‘nfamità (cattiveria), ‘famàre (parlar male, diffamare), ‘nfamante (infamante, portatore di cattiva reputazione).

DIAVULO: da diavolo, più suffisso di pertinenza. Dal latino diàbolus e dal greco diàbolo (διά-βάλλο) caccio a traverso; me-taforicamente calunnio. Derivati: diavularìa, diabòlico.

MANNAGGIA: imprecazione napoletana che augura il male, come equivalente di maledizione. Etimologicamente da ” male ne abbia ” , in napoletano “male n’aggia ”, con ependesi e raddoppio di n > ma-nn-aggia.

FARFARIÉLLO: da farfaro (folletto, demonio) con suffisso dimi-nutivo “iello ”; etimologicamente, dall’arabo farfar > loquace, leggero. Metaforicamente, ragazzo vispo, diavoletto, molto vivace. Confronti letterari: Dante, nel canto XXI dell’Inferno (barattieri) farfarello.

CAPA: sostantivo femminile, dal latino caput > capu (t) > capa . Usato per indicare il capo, ma anche con altri significati, non esclusi i riferimenti al sesso. Fraseologia: capa e cora, cap’a capa, capa ‘e cazzo, capa pazza, capa ‘e cepòlla. Modi di dire: - a capa pazza nu’ cercà cunsiglio; - fète da capa ‘o père; - ‘o serpe dice nu’ me da’ ‘ncàpe; - ‘o pesce puzza da’ capa. Derivati: capacchiòne, capetuòste, scapucchiòne

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CÓRA: sostantivo femminile, in lingua > coda. Etimologicamente, dal latino cauda(m), con evoluzione di d in r. Fraseologia: ‘a córa mmiéz’è cosce, córa ‘e vaccìne, cór’è puòrch, capa e córe, ‘a córe ‘e rète. Modi di dire: ‘o diavolo nce mette ‘a córa.

CCÒRNE: termine già trattato. Etimologia: dal latino cornua(m).

BIZZUÒCHE: da bizzoco o pizzocchero. Etimologicamente dal latino bizochus; termine già trattato.

PEZZÉNT(e): dal participio presente del verbo latino pētere : petiens – petientis: in accusativo petiente(m), con trasf. di dentale in sibilante raddoppiata. Derivati: pezzenteria, pezzentàm-me. Modi di dire: ‘a casa de’ pezziénte nu’ mancano tòzzele, nun c’è pezzentarìa senza defiétte.

SPÒNTANO: da spuntà, comparire all’improvviso; etimologica-mente dal latino ex-punto: venire fuori da un punto. In poesia:

Quanno spònta la luna a Marechiare, pure li pisce nce fanno a ll'ammore... Se revòtano ll'onne de lu mare: pè la prièzza càgnano culore... (Di Giacomo)

Se va a cerca' furtuna, Ma quanno sponta 'a luna Luntana a Napule Nun se po' sta! (E. A. Mario)

I TAMBURANOVA ______

ErmannoPastore voce e tammorra Nuccia Paolillo

voce e ballo Cristiana Cesarano

voce e ballo Michele Barbato e

Giovanni del Sorbo chitarre

A. Benincasa Bassoacustico

Pasquale Benincasa percussioni

Enrico Battaglia mandolino e violino.

Un

UN INCONTRO FELICE

CON LA MUSICA DELLA NOSTRA

TERRA

ALTRA MUSA c|âvvÉÄÉc|âvvÉÄÉc|âvvÉÄÉc|âvvÉÄÉftÄÉààÉ ftÄÉààÉ ftÄÉààÉ ftÄÉààÉ

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SITO DEGLI AUTORI

EMERGENTI Prof. B.Bruno

Cava de’Tirreni http://balbruno.alter

vista.org/index-80.html

http://www.partecipiamo.it

PARTECIPIAMO.IT

REKSTORY

‘O NAZARENÒS Lauda a quattro

voci di FRANCO PASTORE

L E C C E - E R M A N N O P A S T O R E A L P O L I T E A M A Il musicista Ermanno Pastore, baritono, con una lunga esperienza professionale, in questo mese si esibirà al teatro Politeama di Lecce,nell’ opera comi- ca del repertorio pucciniano “ Gianni Schicci ”, nel personaggio di Pinellino. Successivamente, vedre- mo il nostro artista campano impegnato nella Nor- ma. Ermanno Pastore è un personaggio di spicco nell’ambiente della musica operistica e la sua poliedricità lo porta da anni alla ribalta, per il suo impegno nel campo della musica folcloristica e napoletana,quest’ultima iniziata negli anni ottanta con Roberto Murolo. Chi non lo ha sentito nelle celebri villanelle e tammurriàte? Capogruppo dei “Tamburanova”, Ha frequentato cenacoli, teatri: ambienti d’ arte e cultura fin da bambino. Diplomato al Conservatorio a Salerno in fagotto ed in canto, dal 1998 ha lavorato al Teatro di San Carlo come Artista del coro, con solisti, registi e direttori di fama internazionale, come Pavarotti, Oren e Muti. Ha ricoperto anche ruoli di solista: Don Bartolo in Barbiere di Siviglia, Don Giovanni nell' opera omonima, in teatri come il Metropolitan di New York, l’ Opera di Parigi, Den Bosch Theater aan de Parade nei Paesi Bassi.

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OMAGGIO AD UN GRANDE POETA:

____________ Nato a Belpasso, il 3 dicembre 1870, da un giornalista ex garibaldino, Nino Martoglio abbandona le sue ambizioni di diventare capitano di marina e fonda, nel 1899, a soli 19 anni, un settimanale umoristico e satirico scritto anche in dialetto siciliano, il D'Artagnan, dove pubblica tutte le sue poesie, raccolte in seguito per gran parte nella raccolta Centona, molto apprezzate da Giosuè Carducci, soprattutto per il verismo descrittivo delle bellezze dell'isola. Si dedicò con al teatro e, nel 1901, creò la Compagnia Drammatica Siciliana, con l'intento di rendere famoso a livello nazionale il teatro dialettale siciliano e, nell'aprile 1903, giunsero ad esibirsi con successo a Milano. Muore a Catania, 15 settembre 1921.

DICHIARAZIONI A N’AMICU INTIMU

Pippinu, ’ssa tò soru è na gran figghia, tenila fitta, senzamai ti squagghia ! ma si mi fa la cucca e si cattigghia, diccillu chiaru e tunnu,ca si sbagghia. Prima di tuttu ’un sugnu ’ntinziunatu, e pozza pozza,si m’ha fari zitu, vogghiu ’na picciuttedda d’’u me’ statu, senza vampugghi ’ntesta e aneddi o’ jtu. To soro, amicu miu, è prisintusa, si tingi l’occhi, va tutta allisciata, si ’mpruvuligghia e fa la vummicusa; e quannu a vidu d’accussì cunzata, d’onuri miu, Pippino,senz’offisa, non sacciu s’è tò soro o na ’nzalata !!

A LA BEDDA DI LI BEDDI

Bedda, cu’ fici a tia pinceva finu, puteva fari scola a Tizianu, ci travagghiò macari di bulinu ccu la pacenzia di lu franciscanu.

Bedda, cu’ fici a tia fu ‘n Serafinu, ch’aveva la fattura ‘ntra li manu, ti fici li labbruzza di rubinu e li capiddi d’ebanu africanu.

Lu pettu ti lu fici palumminu, li denti janchi e l’occhiu juculanu, lu nasu privinutu e malantrinu,

nicu lu pedi e séngula la manu… E doppu ca ti fici, ‘st’assassinu, spizzò la furma e la jttò luntanu!

ACCETTAZIONE : dove si affilano le accette. ACCOZZAGLIA : un confuso groviglio di cozze. INTERFERIRE: ferire con parolacce i tifosi dell’Inter. ACQUAFORTE : un’acqua minerale molto alcolica. ACQUATICO : un astemio che beve solo acqua. ADEGUABILE : una bile che si adegua. ADULTERABILE : adulterio fatto con abilità. AREAZIONE: un’azione aerea. AEROSBARCO : sbarcare i passeggeri dall’aereo in volo.

L’ANGOLO DELLE BAGGIANATE !

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Le metamorfosi di Apuleio, col Satyricon di Petronio, costituiscono l'unica testimonianza del romanzo antico in lingua latina. Le Metamorfosi, chiamate da sant'Agostino nel De civitate Dei (XVlll, 18) Asinus aureus, (L'asino d'oro ), si compongono di 11 libri. Per quei critici che tendono ad inter-pretare il romanzo seguendo una chiave di lettura mistagogica (Apuleio descriverebbe metafor-icamente il proprio percorso di conversione al culto di Iside), già il numero di libri avrebbe valore magico, richiamando il numero dei giorni richiesti per l’iniziazione misterica: dieci di purificazione ed uno dedicato al rito religioso. L’impianto dell’opera presenta effettivamente due ‘macrostrutture’, la prima delle quali comprende i primi dieci libri, mentre la seconda coincide con l’ultimo. In effetti, è ancora in atto il dibattito critico sulla congruenza o meno del libro XI rispetto al resto dell’opera: per quelli che insistono sulla lettura mistagogica del romanzo, quest’ultimo libro si tratterebbe dell’alle-goria d’un percorso di espiazione, che Apuleio, l’io-narrante, ha faticosamente attraversato fino a giungere alla verità redentrice del culto isiaco; ed alcuni riconducono ogni riferimento disseminato nell’opera alla redenzione finale. Al contrario, per altri, l’XI libro non sarebbe altro che un’appendice artificiosa e slegata rispetto all’elemento comico e ludico della parte dell’opera che precede. Questi ultimi, ricordano, come assioma, la premessa cui invita l’autore: «Lector intende: laetaberis », ovve-ro,«Lettore, presta attenzione: ti divertirai». Se poi intendiamo l’invito in senso ‘subliminale’, la verità è ben più profonda: «Lettore, tendi (la tua anima): troverai la gioia (interiore)». In questo caso, ci troviamo di fronte ad doppia chiave di lettura ed il delectare si rivelerebbe funzionale al docere . Di qui, una diversa considerazione artistica e letteraria dell’opera: se esso è davvero un ‘romanzo di formazione’, allora presenta un tessuto connettivo ben saldo nel suo simbolismo; se, invece, è semplicemente un romanzo d’intrattenimento e la frattura tra l’ultimo libro e gli altri viene vista come insanabile, allora il piano ludico e quello mistico finirebbero per interferire e sovrapporsi, disturbando ogni possibilità di organica costruzione del mondo evocato dallo scrittore. La faccenda si complica, quando le due macrostrutture sono, a loro volta, attraversate dalle sequenze narrative, dei due episodi simmetrici, che segnano le svolte fondamentali della vicenda: le due metamorfosi del protagonista.

RIASSUNTO DELL’OPERA (Terza parte:libro III-IV-V)

Nella stalla, il suo cavallo e l’asino di Milone, gelose della biada, accolgono male il nuovo venu-to che sotto la nuova forma comincia a passare una prima bruttissima notte. Non bastasse, una banda di ladri assalta la casa di Milone, la saccheggia e, addossato il bottino alle tre bestie della stalla, s’incammina verso la caverna che serve loro da rifugio. Lungo la via, Lucio vede dentro un giardino tante vergini rose tutte bagnate di rugiada, e si accosta avido per addentarle: ma pensa ch’è assai pericoloso per un somaro riprendere in mezzo ai briganti la forma umana; e così continua a sopportare il basto [la sella di legno cui si assegna il carico] quest’asino in attesa di nuove rose per tornare ad essere un uomo. Dopo una serie di tristi avventure, dovute alla sua inquieta intraprendenza, Lucio, che porta ormai con sé il destino dell’asino caricato e bastonato, arriva ai piedi di un’arida montagna, alla caverna dei ladroni custodita da una vecchia serva. Sopraggiunge un’altra banda di ladri con altro bottino. Fra i racconti delle loro imprese [storie di Lamaco, di Alcimo e di Trasileone], banchettano lautamente e poi si addormentano, per rimet-tersi a notte alta al lavoro. Non molto dopo ritornano, inquieti e solleciti, conducendo una giova-ne di nobile aspetto disperata e piangente, che avevano preso in ostaggio per ottenere da ricchi parenti il prezzo del riscatto. I briganti, prima di ripartire per le consuete spedizioni, racco-mandano alla vecchia di trattare riguardosamente e di consolare la bella inconsolabile. La fan-ciulla, dopo un breve assopimento, si abbandona a più furiosa disperazione a ricordo del suo stato felice, dei parenti, del cugino suo fidanzato, cui fu rapita quando stava per celebrarsi la pro-messa di matrimonio, e che ora ha sognato di vedere assassinato da uno dei ladroni. La vecchia sospirando la rassicura: i sogni sono vane illusioni e annunciano spesso il contrario di quello che avviene. Intanto, per distrarla, le racconta una favola dei vecchi tempi: e incomincia la lunga deliziosa storia di Amore e Psiche che va sino alla fine del libro VI. (continua )

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DA “IL MILIONE” DEL VENEZIANO MARCO POLO:

PREMESSA Nel 1250, i fratelli Matteo e Niccolò Polo, due mercanti ve- neziani, si trovavano a Costantinopoli per affari. Per allar- gare la rete dei loro traffici commerciali, si spinsero nello Estremo Oriente. Rientrarono nel 1269, per conto di Cubi- lai Khan, sovrano di tutti i Tartari, il quale aveva loro affidato una lettera, con la quale si chiedeva al pontefice di inviargli dell’olio benedetto e dei sapienti che potessero istruire il suo popolo. Due anni dopo, i due nobili, accompagnati dal figlio diciassettenne di Niccolò, Marco, fecero ritorno dal Gran Khan, senza i domenicani inviati da Gregorio X, che ben presto abbandonarono la loro missione, per timore dei Saraceni. Nel 1275, la comitiva giunse alla corte tartara di Shagdue, da quel momento, Marco divenne uomo di fiducia del sovrano, che gli affidò missioni ed ambascerie in tutto l’impero mongolo. La permanenza dei veneziani durò ventisei anni, durante i quali il Gran Khan non concesse mai loro di tornare in occidente. Quando, finalmente, fu loro permesso il rimpatrio, nel 1295 rimisero piede nella loro città natale. Tre anni dopo, durante la guerra fra Venezia e Genova,Marco fu fatto prigioniero e negli anni di carcere raccontò al suo compagno di cella tutte le sue avventure, che furono raccolte ne “Il Milione”.

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S e s s u a l i t à - S p o r t - B e n e s s e r e I L M E D I C O R I S P O N D E

“ Qui comincia il libro di messer Marco Polo da Vinegia, che si chiama Melione, il quale racconta molti novitadi della Tartaria

e delle tre Indie e d’altri paesi assai. “ (continua)

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Nato a Stagira, nel 384 a.C. ai confini con la Macedonia, fu allievo di Platone dall’età di 17 anni e ne frequentò l'Accademia per venti. Dopo la morte del maestro, nel 347 a. C., lasciò Atene e fondò una propria scuola ad Asso, nella Troade. Nel 342 venne chiamato da Filippo II re di Macedonia per fare da istitutore al figlio, il grande Alessandro Magno. Nel 336, quando Alessandro salì al trono, ritornò ad Atene e fondò il suo Liceo, una scuola filosofica che per un certo periodo superò in prestigio l'Accademia platonica. Con la morte di Alessandro ed il diffondersi di un clima antimacedone, venne costretto all'esilio nella Calcide, dove morì nel 322 a.C. Aristotele fu il primo grande organizzatore del sapere, suoi i primi ragguagli storico-teoretici sui presocratici, sue le prime raccolte organiche del sapere logico, fisico e biologico; grande osservatore della natura, non dimenticò di cimentarsi in importanti studi sull'etica e sulla retorica. Il suo metodo di indagine venne preso a modello dalla Scolastica, per i cristiani diventò “l’ipse dixit” nel campo delle scienze, della metafisica e della cosmologia. Per questo motivo la filosofia di Aristotele, diversamente da quelle di molti altri pensatori greci, rimase viva lungo tutto il corso del medioevo grazie alla tradizione teologica cristiana, che fece proprie molte delle conclusioni più importanti del suo pensiero (si pensi a Tommaso d'Aquino).Le sue opere riguardarono la logica,l’etica, la linguistica, la fisica e la biologia. L’amicizia riguarda l’VIII ed il IX libro dell’Etica Nimomachea.

DALL’ETICA NIMOMACHEA (*)

Seconda parte - Nel libro IX Aristotele parla di un’amicizia fondata sull’insegnamento della filosofia e la considera un caso di philia basata sulla virtù, cioè l’amicizia per eccellenza. Gli amici costituiscono per l’uomo felice il bene esteriore più grande; l’uomo eccellente ha bisogno di persone a cui fare del bene; poiché l’uomo è un animale politico e per natura tende a vivere in comune, è assurdo fare dell’uomo beato un individuo solitario. Ma l’intima connessione tra la filosofia e l’amicizia emerge più chiaramente da quanto segue: se per il filosofo l’attività più piacevole è il filosofare e ancora più piacevole è il dedicarvisi insieme agli amici, ne consegue che la cosa più piacevole in assoluto è filosofare con gli amici . L’amicizia in quanto emozio-ne (pathos) e sentimento di affetto può quindi accrescere il grado di felicità che la filosofia assicura. Nell’Etica Eudemea è possibile individuare ulteriori elementi che confermano il rapporto tra amicizia e filosofia. In quest’opera Aristotele pone dei limiti all’autosufficienza del filosofo, dunque ammette la necessità che egli abbia qualche amico e ritiene possibili amicizie fondate sulla virtù. L’argomentazione prosegue con il paragone tra il filosofo e la divinità, che implica il seguente problema: se il sapiente deve imitare il dio, il fatto che quest’ultimo conduca una vita perfetta che percepisce e conosce se stessa implica che il filosofo, vivendo insieme agli amici, deve percepire e conoscere insieme a loro? A tale quesito si risponde affermativamente, poiché “l’amico deve essere…un altro se stesso” e “ percepire l’amico necessariamente è percepire e conoscere se stesso”; per questo occorre “ speculare e far festa insieme”.Il parallelo tra l’uomo e la divinità porta all’individuazione di un’importante differenza: mentre il dio pensa solo se stesso perché è egli stesso il suo proprio bene, l’uomo pensa anche qualcosa di diverso da sé perché il suo bene è al di fuori di lui. Anche nei Magna Moralia (opera attribuita con non poche incertezze ad Aristotele) l’analogia tra l’essere umano e la divinità viene contestata, poiché se questa è indipendente e non ha bisogno di nessuno non ne consegue che anche noi non abbiamo bisogno di nessuno. La connessione tra l’amicizia in quanto emozione e la filosofia ci permette perciò di affermare che il sapiente, a differenza della divinità, non è del tutto autonomo: se lo fosse, la felicità più piena non sarebbe data dal filosofare insieme. Abbiamo quindi elementi sufficienti per superare la presunta contraddizione rilevata da Pierre Aubenque, secondo cui chi si augurasse che il proprio amico divenisse sapiente si augurerebbe che questi smettesse di essergli amico, in quanto autosufficiente e quindi incapace di soddisfare quel desiderio di reciprocità tipico dell’amicizia.

_____________ Andropos

(*) L'opera, divisa in dieci libri, venne così intitolata perché fu il figlio di Aristotele, Nicomaco, a raccogliere e divulgare le lezioni tenute dal padre. Soprattutto nei libri V, VI e vi si notano frequenti interpolazioni e manipolazioni dovute a discepoli del maestro e a successivi compilatori. L'opera fu pubblicata perla prima volta, insieme al corpus delle altre opere aristoteliche, da Andronico di Rodi (50-60 a.C.).

L’AMICIZIA di Aristotele di Stagira

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Premetto subito che al sottoscritto, non essendo un tas- so, non piacciono le tasse, a differenza dell’ex ministro Paolo-Schioppa ( de gustibus…). E non perché non mi renda conto che è necessario pagarle, ma perché mi viene “ un nervoso, ma un nervoso ”, come dicono le neoricche, quando penso che molti le pagano in misura “ridotta” o non le pagano affatto. In Italia, dove allignano clientele, lobbie, sperperi che hanno reso il bilancio statale un vero colabrodo, invece di turare qualche buco riducendo le spese ed eliminando gli sperperi, i governi di sinistra hanno inventano una tassa al giorno. E siccome leggiamo le storie, se-condo l’esortazione del Foscolo, non dobbiamo fare grandi sforzi di fantasia nell’assestare mazzate fiscali sul groppone dei poveri contri-buenti. Sappiamo, infatti, che nella Francia del Settecento fu proposta una tassa sui vizi e che papa Giovanni XXII ne impose una sui peccati; Pietro il Grande la impose sulla barba e A. Maria Farnese chiese un obolo sulla parrucca. I Romani imposero pedaggi esosi per l’uso delle strade. Vi furono tasse sul sale e sul ferro (WU-TI, Cina 150 a.C.) sul celibato (Roma antica, Francia, Usa, Fascismo) e persino sul sole (Con-sole Livio il Salinatore 2^ guerra punica) e sull’aria (Governatore della Siria ai tempi di Settimio Severo). Nel Medioevo abbiamo avuto la Ripatica, tassa per transitare sulla riva di un fiume, il Polveratico, tassa sulla polvere sollevata dai veicoli, il Pontatico, sull’attraversamento dei ponti, l’Erbatico per raccogliere erba nei fondi altrui. Nell’800 in Italia vi fu la famigerata tassa sul macinato che tante rivolte e contestazioni causò fino alla sua soppressione. Di recente si è avuta la “tassa sul lusso” in Sardegna e perfino la “tassa sul morto” nel Senese. Una specie di ICI, quest’ultima, sulle tombe, per cui l’estinto è diventato veramente “caro”. Noi italiani abbiamo, tra l’altro, un primato unico e cioè che facciamo pagare le tasse non solo sui redditi, come fanno tutti i paesi civili del mondo, ma anche sui consumi e persino sulle imposte. ( vedi , ad esempio, l’addizionale a favore degli Enti locali che oltre a colpire i consumi fu “messa in fattura” e quindi anch’essa soggetta a tributo Iva). ____________ (ANSA) - ROMA, 7 OTT. 2007- "Le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili"

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Immagini: P. Liguori

Presentazione: A.Mirabella

Commenti: R.Nicodemo F.Calenda

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Cultura, Arte, Archeologia vesuviana

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di A.Langella

Renato Nicodemo: nato a Laurito, è laureato in Pedagogia e Dirigente scolastico. Abilitato per l’insegnamento delle lettere, è autore di articoli pedagogico-didattici, di legislazione scolastica e noterelle. Appassionato di studi mariani, cura la pagina mariana di alcune riviste cattoliche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni; qui di seguito alcuni titoli: La Vergine nel Corano, La Vergine nella Divina Commedia, Antologia mariana, Umile ed Alta, Il bel pae-se, I nuovi programmi della scuola elementare, Verso i nuovi Orientamenti ed altro.

Paolo Schioppa

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Salerno, una provinc ia da scopr i re

Controne è un comune della provincia di Salerno facente parte del comprensorio degli Alburni il cui territorio rientra nei confini del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed è situato ad una altezza di circa 210 m s.l.m. Originariamente ubicato più a valle, in località "Pezza", fu costruito probabilmente da esuli Pestani rifugiatisi nell'entroterra in seguito all'occupazione della colonia greca di Paestum (l'antica Poseidonia) da parte dei Sibariti. Il nome Controne deriva da "contra-elion” che voleva indicare la posizione di prospicienza al sole. Nel 1264 Federico II° di Svev ia lo ridusse ad un cumulo di macerie e coloro che riuscirono a salvarsi trovarono rifugio, poco lontano, in un luogo più alto e sicuro intorno all'abbazia di S. Nicola di Bari, dove fu costruito l'attuale paese. Controne divenne più tardi il regno del barone Vitelli, infatti, ancora oggi sono visibili i resti del palazzo baronale adibito oggi a sede municipale. Interessante da visitare è il centro storico dove sono visibili le caratteristiche abitazioni raggiungibili attraverso le particolari stradine che si intersecano tra di loro. Uniche sono le opere presenti nella chiesa di S. Nicola di Bari fra cui ricordiamo: la statua lignea del patrono di circa 5 ql e la Bolla Papale di Benedetto VII. Questo piccolo paese appare al visitatore adagiato in una lussureggiante cornice di verde, ai piedi dei Monti Alburni, in uno spettacolo d’incomparabile bellezza naturale. Infatti, è circondato da un lato da boschi ed uliveti e dall’altro da una serie di colline, ricche di vigneti, frutteti e sorgenti d’acqua. L’attività prevalente è l'agricoltura, praticata da sempre con metodi tradizionali, per produrre in particolare: fagioli, olio, vino ed ortaggi. Il fagiolo viene ancora coltivato secondo i canoni tramandati di generazione in generazione. È questo, che insieme ad un territorio incontaminato, copiose sorgenti ed un terreno dalle particolari caratteristiche consente di ottenere un prodotto di alta qualità a cui è stata dedicata la sagra che da oltre un ventennio riscuote enormi successi a livello locale, regionale e nazionale. Non bisogna poi dimenticare le ampie zone ricoperte da boschi di leccio, che si estendono lungo le pendici del massiccio degli Alburni e i numerosi boschi che costeggiano il corso del fiume Calore intervallati da ampie aree ricoperte dalla vegetazione che caratterizza la ben nota macchia mediterranea.

RRRRRRRRRRRR eeeeeeeeeeee SSSSSSSSSSSS RICERCA e SVILUPPO

PER LE POLITICHE

SOCIALI __

Direttore Scientifico Natale Ammaturo

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Controne

NNNOOOIII CCCAAA TTTTTTOOOLLL IIICCCIII ... IIITTT [email protected]

CALABRIA Aliti di vento sulla spiaggia arida dello Jonio. Colline

brulle, tinte d'erba bruciata nell'entroterra. Silenzi irripetibili, rotti solo dai canti

delle cicale e dei grilli. Visi assenti, vaganti nell'infinito di questa terra, agonizzante da un'eternità.

S. Armando Santoro

Santoro S. Armando è nato a Reggio Calabria il 16 Marzo 1938 ed è laureato in Scienze politico-sociali presso l'Università di Torino. Nel 2005 ha costituito a Boccheggiano (GR) il Circolo Culturale "Mario Luzi" (www.circoloculturaleluzi.net,), sito specializzato in letteratura italiana e straniera. Numerose le sue pubblicazioni cartacee e sul web.

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Che cos'era il teatro tragico per i Greci ? Una rappresentazione dramma-tica dell'esistenza, ma soprattutto la "realtà poetica" della polis. Sommi artefici della straordinaria produzione tragica furono Eschilo, Sofocle ed Euri-pide, che in modo differente interpretarono la coscienza religiosa e la gloria di cui viveva Atene, mettendo a nudo le ansie e le miserie, del popolo greco e rappresentando tutta l'anima e lo spirito di una civiltà. Il motivo della trage-dia greca è lo stesso dell'epica, cioè il mito, ma dal punto di vista della comu-nicazione essa sviluppa mezzi del tutto nuovi: il mythos (µύθος, racconto) si fonde con l'azione, cioè con la rappresentazione diretta (δρᾶµα, dramma, deriva da δρὰω, agire), in cui il pubblico vede con i propri occhi i personaggi che compaiono come entità distinte che agiscono autonomamente sulla scena (σκηνή, in origine il tendone dei banchetti), provvisti ciascuno di una propria dimensione psicologica. Rimangono però molti punti oscuri sull'origi-ne della tragedia, a partire dall'etimologia stessa della parola trago(i)día (τραγῳδία): si distinguono in essa le radici di τράγος "capro" e ᾄδω "cantare", quindi il "canto del capro", forse in riferimento al capretto consegnato in pre-mio al vincitore della competizione tragica. ESCHILO (in greco Αἰσχύλος)

Nacque ad Eleusi, nell’Attica, da famiglia aristocratica, nel 525-24 a C.. La sua adolescenza fu segnata dai tragici, ma al contempo grandiosi, avve-nimenti che sconvolsero la vita di tutta la cittadinanza ateniese: la tirannia di Ippia ultimo dei pisistradi era caduta nel 510, nel 508 Clistene presentò alla cittadinanza la sua riforma che introdusse nella città la democrazia, dal 490, i persiani cercano di sottomettere le città stato della Grecia, un lasso di tempo di oltre 10 anni in cui alla fine e con sforzi titanici i Greci sconfissero defini-tivamente la Persia. Tra le sue opere ricordiamo: Sette contro Tebe, Le supplici, Le Eumenidi, l'Orestea. A Siracusa, poi, fece rappresentare I Persia-ni e scrisse le Etnee in onore della nuova città. Nel 456 a.C partì per Gela, dove morì. Sul suo epitaffio non furono ricordate le vittorie in ambito teatrale, ma i meriti come combattente a Maratona. Eschilo è considerato il padre della tragedia antica. A lui viene attribuita l'introduzione della maschera, dei coturni e del secondo attore, inoltre è con lui che prende l'avvio “la trilogia legata": tre opere tragiche "legate" dal punto di vista contenutistico.

LE SUPPLICI Danao ed Egitto erano due fratelli gemelli che condividevano la sovranità sul regno d’Egitto. Il primo aveva avuto cinquanta figlie, il secondo altrettanti figli. Egitto aveva tentato di imporre il matrimonio tra i propri figli e le figlie di Danao (chiamate collettivamente Danaidi), ma queste si erano rifiutate e, terrorizzate, erano fuggite ad Argo, in Grecia.La tragedia prende avvio quando le Danaidi, appena sbarcate in terra greca, vengono esortate da Danao a raggiungere il recinto sacro, dove i supplici hanno per antica consuetudine un diritto di asilo inviolabile. Esse raccontano la loro storia a Pelasgo, re di Argo, ma quest’ultimo è restio ad aiutarle, per il timore di una guerra contro l’Egitto. Infine il re promette di portare la questione di fronte all’assemblea cittadina; dal canto loro, le Danaidi affermano che, se non verranno accolte, si impiccheranno nel recinto sacro. Pe-lasgo dunque si reca con Danao all’assemblea, e poco dopo torna con buone notizie: si è deciso di accogliere la supplica delle ragazze. Queste allora intonano un canto di gratitudine, ma ben presto arriva un'amara sorpresa: gli egizi sono appena sbarcati presso Argo, e vogliono rapire le Danaidi. Arriva l’araldo egizio con i suoi armigeri per portarle via, ma l’intervento di Pelasgo glielo impedisce. L’araldo se ne va urlando minacce: la guerra tra Argo e l’Egitto è ormai inevitabile. Le Danaidi vengono allora accompagnate da Danao e da alcune ancelle dentro le mura della città.

I TRAGICI GRECI A c u r a d i F r a n c o P a s t o r e

A.L.I.A.S. www.alias.org.au

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Associazione

i Meridiani

onlus ___

www.imeridianionlus.org

[email protected] Battipaglia (Sa)

Eschilo

CONCERTI e

SPETTACOLI

di

MIMI’ PALMIERO

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MITOLOGIA, DAL GRECO MITHOS E LOGOS ( DISCORSO SUL MITO )

NARRA DEGLI ANTICHI DEI E MITI DEL MONDO ANTICO . Minosse, re di Creta, pregò Poseidone di inviargli un toro per un sacrificio, ma

vista la bellezza dell'animale aveva deciso di tenerlo per sé. Poseidone allora,

per punirlo, fece innamorare Pasifae, moglie di Minosse, del toro, stesso.

Ella per soddisfare il proprio desiderio carnale (come narra Ovidio in Metamor-

phoseon libri XV), si fece costruire da Dedalo una giovenca di legno d'acero, entro la quale ella si sistemò e si accoppiò con l'animale.

Dall'unione mostruosa nacque il Minotauro, termine che unisce, appunto, il prefisso "minos" (re, per i cretesi) con il suffisso "tauro" (toro). Minosse fece rinchiudere il Minotauro nel labirinto costruito pure da Dedalo.

La città di Atene, allora sottomessa a Creta, doveva inviare sette giovani maschi e sette fanciulle da offrire in pasto al Minotauro, che si cibava di carne umana. L’eroe Teseo, allora, figlio del re ateniese Egeo, si recò a Creta per sconfiggere il minotauro, riuscendo anche a fuggire dal labirinto con l'aiuto di Arianna, che gli svelò il segreto del filo (il celebre "filo d'Arianna"). Teseo promise alla fanciulla (che era anche lei figlia di Minosse) che dopo aver compiuto l'impresa l'avrebbe sposata. Ma dato che si era già sposato, abbandonò Arianna sull'isola di Nasso.

Gli dei, per punire Teseo, gli annebbiarono la memoria e così egli si dimenticò di issare la vela bianca indicante la sua vittoria e lasciò quella nera che significava la sua morte. Il padre Egeo, vedendo la bandiera nera, pensò che il figlio non ce l'avesse fatta ed allora, disperato, si gettò dalla scogliera e affogò. Quel mare, da allora, si chiamò Mar Egeo.

DDDAAALLLLLLAAA MMMIIITTTOOOLLLOOOGGGIIIAAA GGGRRREEECCCOOO---LLLAAATTTIIINNNAAA::: IIILLL MMMIIINNNOOOTTTAAAUUURRROOO (Μινόταυρος)

LIGAIOLO: o legaiolo, o leghista, i militanti della lega nord.

INTERNETTIAMO: siamo utenti di internet, cioè internettisti.

INTERNETTIZZATO: diffuso attraverso internet, o inserito in internet.

IPERTESTO: nella critica letteraria, complesso di testi affini studiati come un testo unico. Nell’informatica, invece, è un insieme strutturato di informazioni audiovisive, comprendendo uno o più testi, corredati dia note, varianti, con illustrazioni, brani musicali e riferimenti critici.

ITINEROTECA: banca dati degli itinerari turistici.

JAZZARE: arrangiare in stile jazzistico.

LOMBARDITA’: indole del lumbard, qualità del lombardo.

MACDONALDIZZAZIONE: diffusione dei fast food MacDonald’s in tutti i paesi del mondo.

MAFIARE : compiere crimini di mafia o comportarsi da mafioso.

PAROLE NUOVE E…QUELLE FAMIGERATE

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PIATTI TIPICI DELLA CAMPANIA

A cura di Rosa Maria Pastore

Cenni storici - Terra degli Ausoni (Aurunci) e degli Opici, verso l'VIII sec. a.C., fu invasa, sulle coste dai Greci, che fondarono la città di Cuma e Partenope ( rifondata poi come Neapolis tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C) . Ma nel VI sec., le zone interne della regione furono occupate dagli Etruschi, che diedero vita ad una lega di dodici città con a capo Capua. Nella seconda metà del V sec. a.C., iniziò l'invasione dei Sanniti, che conquistarono Capua (nel 440 circa) e Cuma (425 circa). Gli invasori imposero il loro dominio e la loro lingua, diventando così un solo popolo: gli Osci. Quando una seconda ondata scese dalle montagne per invadere la Campania, Capua si rivolse a Roma per essere difesa (343 a.C.). Iniziarono allora le guerre sannitiche (343-290 a.C.), il cui esito fu l'occupazione romana di tutta la regione, sia interna che costiera, con la fondazione di numerose colonie. Con la discesa di Annibale, a nulla valse organizzarsi contro Roma, durante la seconda guerra punica, la regione subì un profondo processo di romanizzazione, e solo Napoli e Pompei conservarono le loro radici elleniche. Dopo aver fatto parte, con il Lazio, della prima regione d'Italia, la Campania divenne sotto Diocleziano una provincia a sé, mantenendo la sua unità anche sotto gli Ostrogoti e i Bizantini. Con l'occupazione longobarda di Benevento (570 circa), la regione fu divisa tra il ducato di Benevento, comprendente Capua e Salerno e Napoli e la regione costiera centrale. Amalfi, invece, arricchitasi coi traffici marittimi, riuscì nei sec. IX-XI a divenire un fiorente ducato indipendente. Dopo la definitiva conquista di Napoli, da parte dei Normanni, nel 1139, la Campania, nei sec. XII e XIII, fu compresa nel regno di Sicilia, divenendo prima un possedimento degli Angioini e poi degli Aragonesi. Dal 1503 al 1707, fu dominio della Spagna e, subito dopo, degli Austriaci (dal 1707 al 1734). sotto. Con l'avvento al trono di Napoli di Carlo VII di Borbone (1734), si ha il regno di Napoli e Sicilia, e poi del Regno delle Due Sicilie. Con l’unità d'Italia (1860), inizia-rono per Napoli enormi problemi economici e politici, che raggiunsero il culmine nel 1884, quando una grave epidemia di colera decimò la popolazione. Nella Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati effettuarono un sanguinoso sbarco a Salerno (9 settembre 1943) e presero Napoli, quando ormai la città era stata già evacuata dai Tedeschi. Questa fusione di radici culturali, di usi e costumi di popoli diversi, ha avuto una influenza benefica sulla bellezza delle donne campane e sull’arte culinaria, che può contare sia sulle ricchezze di un mare pescoso, che sulle coltivazioni di frutta, ortaggi, delle pianure. A ciò si aggiungono i magnifici prodotti del latte, i fichi e le olive del Cilento,gli agrumi della costiera amalfitana,i funghi ed i formaggi dell’alta valle del Cervati, i prodotti bufalini della valle del Sele ed i salumi del piagginese.

PRANZIAMO NEL SALERNITANO

Un Primo piatto:

LAGANE CON FAGIOLI

Ingredienti e preparazione (per 4 persone) : Lessare 400 grammi di fagioli freschi in abbondante acqua salata e mantenerli in acqua fino al momento di lessare le lagane. Preparare una sfoglia con 400 grammi di farina di grano duro, un cucchiaio di olio, sale e l’acqua tiepida necessaria ad ottenere un impasto piuttosto sodo. Lavorarla e stenderla con il matterello in una sfoglia piuttosto sottile, quindi tagliarla in larghe tagliatelle. Lessare la pasta in acqua bollente salata, sgocciolarla al dente e versarla in un piatto concavo, unirvi i fagioli ben caldi sgocciolati al momento dall’acqua di cottura. Condire la pasta con 30 grammi di strutto mescolato a un po’ di olio e fatto rosolare al fuoco con 3 spicchi d’aglio a pezzetti. Terminare di condire con il peperoncino rosso in polvere e pepe macinato al momento.

Controne è un comune della provincia di Salerno facente parte del comprensorio degli Alburni il cui territorio rientra nei confini del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed è situato ad una altezza di circa 210 m s.l.m. Originariamente ubicato più a valle, in località "Pezza", fu costruito probabilmente da esuli Pestani rifugiatisi nell'entroterra in seguito all'occupazione della colonia greca di Paestum (l'antica Poseidonia) da parte dei Sibariti.

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Un secondo piatto: PETTO DI CAPRETTO RIPIENO

Ingredienti e preparazione ( per 4 persone):

Comprare ½ chilo di petto di capretto, farlo disossare ed aprire a borsa dal macellaio. In un piatto sbattere 2 uova con il pecorino grattugiato e, quando sono ben montate, unirvi prezzemolo, 100 grammi di fior di latte e 100 grammi di prosciutto cotto tagliati a pezzetti. Con un cucchiaio riempire il petto di capretto e ricucire bene tutto intorno la borsa. In una teglia mettere1/2 chilo di patate sbucciate e tagliate a fettine (serviranno da contorno), il petto di capretto, l’olio, una cipolla tagliata sottil-mente ed qualche pomodoro pelato e un poco di acqua. Infornare per ¾ d’ora.

Un contorno:

Patate al sugo di capretto

Ingredienti e preparazione ( per 4 persone):

Le patate della ricetta precedente

Un dolce: BISCOTTI ALL’ANICE

Ingredienti e preparazione (per 4 persone): Sbattere 5 tuorli con 200 grammi di zucchero, unire 250 grammi di farina, le chiare montate a neve, una bustina di lievito istantaneo e 1 bicchierino di anice. Impastare bene poi versare l’impasto in una teglia ben unta di burro e infornare a 180° per 40/45 minuti. Tagliare il dolce a fettine e rimetterle nel forno a calore moderato per farle biscottare.

VINO:

FALERNO DEL MASSICO D.O.C. ROSSO

Il vino più noto, più apprezzato e più costoso dell'antichità. Si può considerare il primo D.O.C. dell'enologia mondiale. Infatti gli antichi romani, che lo avevano in massima considerazione, usavano conservarlo in anfore chiuse da tappi muniti di targhette (pittacium) che ne garantivano l'origine e l'annata. IL colore è rosso rubino intenso, tendente al granato con l'invecchiamento, l’odore caratteristico e intenso. Ha un sapore asciutto, caldo, robusto e armonico. La gradazione alcolica min. è di 12,50 %.

_______________ La cucina della Campania “I nostri chef”, Il Mattino - Gastronomia salernitana di A. Talarco, ed. Salernum - Cucina dalla A alla Z di L. Carnacina, Fabbri Editori - Le mille e una… ricetta, S. Fraia Editore - Mille ricette, Garzanti - L’antica cucina della Campania , Il Mattino - Giorni ricchi d’ una cucina povera, ricette della cucina cilentana di Stellato/M. F. Noce, Galzerano editore.

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GGGLLL III AAASSSPPPAAA RRRAAAGGGIII HHH AAANNNNNNOOO PPPRRROOOPPPRRRIII EEETTT AAA ’’’ DDDIII UUURRREEETTT III CCCHHH EEE EEE DDDEEEPPPUUURRRAAATTT III VVVEEE

Sui banchi degli ortolani, a primavera inoltrata, compaiono i mazzi di asparagi, un ortaggio celebre fin dall’antichità: gli Egiziani, infatti, lo offrivano in omaggio addirittura agli dei e i Greci lo consideravano un saporito alimento apportatore di felicità.

Gli asparagi furono prima conosciuti come pianta medicinale (asparagus officina-lis ) e solo in un secondo momento come cibo. Già al tempo di Marco polo, Simeone Seth, valente medico della corte di Costantinopoli, consigliava l’asparago come ottimo alimento diuretico. Ne parlarono a lungo anche Catone il Censore, Plinio e Cesare che, durante un viaggio d’ispezione in Cispadania (l’attuale Lombardia) se ne vide presentare un piatto dai notabili locali.

Il nome asparago deriva dal greco “sparagao ” che significa “sono turgido”. È una pianta appartenente alla famiglia delle “Liliaceae ”, ha foglie piccolissime e ridotte a delle semplici scaglie riunite in ciuffi e i suoi fiori sono molto piccoli, di colore giallo-verdastro, a forma di campanula. La parte commestibile è il fusto, chiamato “turione ”.

L’asparago è originario dell’Asia Occidentale, dove cresce allo stato selvatico in terreno sabbioso. Asparagi selvatici si trovano anche in Europa; lungo la costa della Gran Bretagna, in Italia e precisamente nelle zone marine dell’Adriatico (dal Veneto alle Puglie) e del Tirreno (nel Lazio e in Campania).

Questo ortaggio, che necessita di un terreno adatto e di cure particolari, viene coltivato in appezzamenti di terreno chiamati “ asparagaie”. Il processo di produzione è lento e non dà raccolto prima del 3° anno.

CARATTERISTICHE DIETETICHE

Dal punto di vista dietetico gli asparagi godono di antica e meritata fama soprattutto per l’azione altamente diuretica che essi svolgono. Nella dieta moderna si dà molta importanza alle vitamine e proprio per il suo discreto contenuto vitaminico questo ortaggio ricopre un posto di prim’ordine: contiene infatti una percentuale abbastanza rilevante di vitamina C e di vitamine del gruppo B ; è anche ricco di sali minerali tra i quali prevale il ferro , seguito dal fosforo , dal calcio , dal magnesio e dal potassio .

È consigliabile, proprio per le sue proprietà diuretiche e depurative, nella dieta degli obesi, degli artritici, degli itterici e dei reumatici. Per la discreta quantità di ferro in esso contenuta, l’asparago è prezioso anche per gli anemici e i convalescenti; è sconsigliato invece alle donne in stato interessante e a coloro che soffrono di disturbi renali.

Per una perfetta cottura degli asparagi: 1. Legarli a mazzi non troppo grossi; 2. Cuocerli in una casseruola alta e stretta; 3. Fare in modo che le punte non rimangano immerse nell’acqua; 4. Scolarli ancora un poco al dente.

____________ Enciclopedia della donna, Fratelli Fabbri Editori; Dall’alimento alla cucina, Savina Raggero - Fabbri Editori

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Vero o falso?

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GIOCANDO CON I CLASSICI:

Esopo visse nel VI sec. a.C., nella epoca di Creso e Pisistrato. Le sue opere ebbero una grandissi- ma influenza sulla cultura occiden- tale: le sue favole sono tutt'oggi estremamente popolari e note. Della sua vita si conosce pochissimo, e alcuni studiosi hanno persino messo in dubbio che il corpus di favole che gli viene attribuito sia opera di un unico autore. Secondo la tradizione, Esopo giunse in Grecia come schiavo.

‘O CANE FEDELE

‘ DEBITORE ATENESE

- Nun te posso pavà, nu’ tènghe niénte,

cerca ‘e m’accuntentà fàmme cuntènte:

aspetta ‘n’atu ppòco si no’ m’affòco! – - Ma tu si’ pazze,

mo’ m’ha rùtte ‘o cazze, si nù me pave mo’ ‘nda stu mumènte Cu nu’ cazzòtte

Mo te spacch’’e diènte! – ‘o puverièlle, allora, s’aizàie

Esopo : Il debitore Ateniese Ad Atene, un debitore, a cui era stato ingiunto dal creditore di pagare il suo debito, sulle prime lo pregò di concedergli una dilazione, dichiarando che si trovava in cattive acque. Non riuscì però a con-vincerlo; e allora gli portò una scrofa, l’unica che possedeva, e, in sua presenza, la mise in vendita. Gli si avvicinò un compratore, chiedendo se quella era una scrofa che figliava, e lui l’assicurò che non solo figliava, ma presentava anche una particolarità straordinaria: alla stagione dei Misteri figliava fem-mine, e per le Panatenee, maschi. A questo discor-so, l’ascoltatore rimase a bocca aperta. Ma il credi-tore soggiunse: " E perché ti meravigli? Questa è una scrofa che, per le Dionisiache, ti figlia anche dei Capretti"

E chélle ca teneve le purtàje:

‘na purcelluzze bella tutta quanta: - Mo’ ‘a vennimme

e statti bbuòne ‘e sante !- - Chèsta fa figlie femmene

ndà stagiòne de’ mistère…- ‘O creditore che aveva l’interesse,

Dicètte ‘o compratore: - Nu’ fa ‘o fesse

Accattatélle ‘sta scrofa, cosa aspetti?

‘Nda festa ‘e Dionìsio Figlia capretti! -

______ F. Pastore: “FEDRO ED ESOPO in napoletano”

LLL iiibbbeeerrr aaa rrr iiiddduuuzzziiiooonnneee dddeeelll lllaaa fffaaavvvooolllaaa iiinnn nnnaaapppooollleeetttaaannnooo dddiii FFFrrr aaannncccooo PPPaaasssttt ooorrr eee

O N L I N E S E R V I C E

ALITALIA http://www.alitalia.com/US_EN/

ASSOCIAZIONE CULTURALE

GuizArt http://www.guizart.com

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( Secondo il libretto del poeta Giacosa. Scritto per la magnifica musica di Puccini) A Nagasaki,in una casa in collina,il tenente della marina americana, Pinkerton, attende il corteo nuziale della sua sposa, la geisha Cio-cio-san. Durante l’attesa Goro, sensale di matrimoni, gli mostra la casa, magnifican- done gli accessori, poi gli presenta i servitori e Suzuki, cameriera di Cio-cio- san.Giunge il console americano Sharpless;Pinkerton gli rivela la sua mora- le libertina e cinica e infine non tralascia di descrivere i pregi della futura consorte, dichiarando di volerla sposare secondo la legge giapponese, con il diritto di ripudiarla anche dopo un mese. Intanto la giovane donna, ignara e innamorata, esprime la sua gioia alle amiche e, appena entrata in scena, presenta i parenti al futuro marito. Terminata la cerimonia nuziale, irrompe lo zio bonzo, maledicendo la nipote per aver rinnegato la religione degli avi; Pinkerton lo scaccia e rimane finalmente solo con Butterfly . In una stanza della casa Butterfly discorre con Suzuki: Pinkerton è partito, promet-tendo di tornare in primavera, ma da tre anni non dà notizie di sé. Nonostante i dubbi dell’ancella, Butterfly, forte di un amore ardente e tenace, è convinta di non essere stata abbandonata dal proprio marito e fiduciosa l’attende. Sharpless giunge con Goro, con lo scopo di leggerle la lettera in cui si annuncia l’arrivo del tenente e il suo nuovo matrimonio con un’americana, ma dopo inutili tentativi non osa riferire tale messaggio. Intanto Goro propone a Butterfly nuovi facoltosi pretendenti, dal momento che, per la legge giapponese, la donna abbandonata è considerata di nuovo libera, ma perfino il nobile e ricco Yamadori viene respinto: ella dichiara ostinatamente di ritenersi sempre maritata. Quando Sharpless tenta di prepararla alla notizia dell’abbandono, Butterfly gli mostra il figlio di cui Pinkerton ignora l’esistenza. Intanto al porto sta approdando una nave americana, ed è proprio quella di Pinkerton; Butterfly la identifica col cannoc-chiale e, commossa, corre felice sul terrazzo seguita dalla sua ancella, adorna la casa di fiori, indossa per la particolare occasione le vesti nuziali e veglia tutta la notte in attesa dell’amato . È l’alba, Butterfly, dopo aver aspettato inutilmente, si allontana dalla stanza col bimbo addormentato e sale a riposare. Poco dopo Pinkerton, accompagnato da una giovane donna, Kate, da lui sposata negli Stati Uniti, giunge con l’intento di prendersi il bambino - della cui esistenza è stato messo al corrente dal console Sharpless -, portarlo in patria ed educarlo secondo gli usi occidentali. Egli contempla la casa con grande rimpianto e preso dal rimorso si allontana, proprio nel momento in cui Cio-cio-san fa il suo ingresso con il figlio. Sharplesse le consiglia di affidare il bambino ai Pinkerton ed ella a malincuore acconsente; tuttavia, ormai privata di tutti gli affetti più cari, decide di togliersi la vita. In silenzio, senza clamori, dopo aver abbracciato disperatamente il figlio, si uccide con un pugnale, sussurrando le famose parole:” Muore con onore, chi non può serbar la vita con onore! “. A questo punto, nell’opera lirica, con un crescendo di note, la struggente musica di Puccini evidenzia tutto il pathos degli ultimi momenti. Quando Pinkerton entrerà nella casa di Butterfly per chiedere il suo perdono, sarà ormai troppo tardi. Sarà la musica a dire l’ultima parola, traducendo in un’unica immensa sensazione la morte. ____________________________

PER COLORO CHE VOGLIONO VERIFICARE : http://www.youtube.com/watch?v=SpW8Jvl9low (un bel di vedremo…)

http://www.youtube.com/watch?v=a3DQPesTeUk (coro a bocca chiusa)

http://www.youtube.com/watch?v=3rhZs9U1_5E (muore con onore, chi non può…)

UNA DONNA NELLA LETTERATURA:

Butterfly

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Se si vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto dipende dai nostri geni (1). In particolare, da uno che influenza il nostro modo di vedere le cose. A iden-tificarlo è stato un gruppo di ricercatori della University of Essex in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B. Il gene in questione è coinvolto nel trasporto di sostanze chimiche come la serotonina (2), che influenzerebbero la visione ottimistica o pessimistica del mondo. Le persone che hanno una versione lunga del gene tendono ad avere una visione positiva trascurando gli elementi negativi della vita. Le persone, invece, che hanno la versione corta del gene sono decisamente più pessimisti. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno coinvolto nello studio 97 volontari a cui sono state mostrate 20 immagini belle, 20 immagini brutte e 40 neutre. I ricercatori hanno quindi misurato il livello di attenzione che ciascun volontario ha mostrato guardando un'immagine. Ebbene, le persone che hanno la versione più lunga del gene hanno soffermato la loro attenzione maggior-mente sulle immagini belle, come la foto di alcune caramelle. Mentre, i volontari che hanno una versione del gene corta hanno focalizzato la loro attenzione maggiormente sulle immagini brutte, come quella raffigurante dei ragni. I ricercatori hanno quindi concluso che dedicare la propria attenzione selettivamente può influire sul modo di reagire allo stress (3). "Coloro che ave-vano una versione lunga del gene trasportatore della serotonina - ha spiegato Elaine Fox - tendevano a guardare il lato positivo della vita e a evitare seletti-vamente il materiale negativo". Grazie a queste conclusioni i ricercatori sperano di poter sviluppare nuove terapie efficaci contro l'ansia (4) e la depressione (5). (AGI Salute ) ___________ 1) Tratto di DNA che occupa uno specifico locus di un cromosoma, che contiene l'informazione genetica per la

sintesi di una determinata proteina. GENE = unità del patrimonio genetico.

2) 5-Idrossitriptamina. Amina biogena derivata dalla decarbossilazione del 5-idrossitriptofano. Viene prodotta dalle cellule enterocromaffini della mucosa intestinale ed è presente nel sistema nervoso, nella muscolatura liscia e nelle piastrine del sangue. Viene classificata, da taluni autori, tra gli ormoni tissutali. È un potente vasocostrittore locale e ipotensivo generale; svolge un ruolo importante nella emostasi, stimolando la ripara- zione dei vasi lesi. In sigla: 5-HT

3) Stato di tensione fisica o mentale. È la tipica reazione di adattamento dell’organismo ad un cambiamento dei fattori esterni.

4) L’ansia è un’emozione caratterizzata da preoccupazioni ingiustificate o eccessive senza che vi sia una causa precisa. A volte questo stato si evolve in malattia fino a disturbare il sonno e rappresentare l’evoluzione di alcune dissonnie. 5) La depressione è caratterizzata da sentimenti di tristezza, dolore morale, sentimenti di inutilità e di colpa. Questo stato d’ umore tende a migliorare in caso di deprivazione di sonno, ma è aggravato dalle sieste pro- lungate.

CURIOSITA’ MEDICA

Scoperto il gene dell'ottimismo e del pessimismo

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Adoperato inizialmente per appoggiarsi, il bastone risale all’epoca antropozoica. Lo ritroviamo, al tempo degli Assiri come simbolo di comando con l’estremità ricurva, diritto come equipaggia-mento dei guerrieri e come bastone da lancio. Il caduceo (kerykeion in Greco), invece, è un bastone con due serpenti (per l'esattezza la tradizione vuole che si tratti del saettone) attorcigliati intorno ad esso. Il caduceo era un simbolo del commercio ed è associato con il dio greco Ermes (Ermete-Mercurio). Ordinariamente era un bastone di araldo, a volte con ali, con due nastri bianchi attaccati. I nastri col tempo diventarono serpenti in forma di otto. Attualmente è spesso utilizzato scambievolmente con il Bastone di Asclepio, associando il caduceo con la medicina, special-mente negli Stati Uniti. Storicamente i due simboli ebbero significati distinti. Il simbolo è inoltre usato in Italia come emblema dell'Ordine dei Farmacisti. lo storico Servio (IV -V secolo d. C) ci ricorda il Lituus , cioè il bastone sacro dei sacerdoti, indispensabile in molti rituali. il bastone del potere, che era utilizzato dall’Aruspice nell’arte divinatoria e che ritroviamo effigiato su molti vasi etruschi, associato ad Ermete Trismegisto, considerato il Dio della scienza divinatoria. Bordone (bastone da viaggio) e bisaccia erano compagni di viaggio e insegne del pellegrino medioevale. Bastoni di diversa foggia e grandezza erano d’aiuto nel cammino e utili come strumenti da difesa e di appoggio. Nel cinquecento era ancora un’arma usata per difesa personale, talvolta anche dalle donne. Spesso nascondevano all’interno pugnali acuminati o spadini. Nel settecento cominciarono ad ingentilirsi, diventando eleganti bastoncini: i badines. Per tutto l’800 ed i primi del 900,il bastone divenne segno di distinzione della borghesia. Con la seconda guerra mondiale, il bastone sparì del tutto dall’abbigliamento maschile e femminile.

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SCHERZIAMO CON L’ANTROPOLOGIA : La nascita e l’uso del bastone

Lunedì 16 marzo 2009 - ore 18,30 presso la Libreria Mondadori in via Marghera, 28 - Mi

la presentazione del libro di Massimo Emanuelli Gianfranco Funari il “giornalaio” più famoso d’Ital ia. Interverranno: Gigi Vesigna - Boris Makaresko - Roberto

Marelli - Roberto Poletti - Enzo De Mitri [email protected]

Il Circo Orfei sarà presente - a Pagani dal 14 al 17 Marzo

- a Battipaglia dal 20 al 24 Marzo

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L E V I O R A

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Il prete ed il rabbino - Un prete e un rabbino, amici da tempo, sono soliti trovarsi in bicicletta. Un giorno il rabbino arriva e vede il prete a piedi: "Amico mio che e' successo?". "Ah ! Neppure per il loro parroco hanno rispetto! Ieri da davanti la chiesa mi hanno rubato la bici! Ma domenica vedrai! Faccio loro una predica con i fiocchi". La settimana dopo si rivedono ed il prete ha la sua bella bici. Il rabbino gli chiede se la predica abbia avuto il suo effetto e il prete risponde: "Eh si', ho parlato dei 10 comandamenti e, con tono drammatico, ho cominciato a dir loro: 'Io sono il Signore tuo Dio, non avrai altri dei all'infuori di Me !' Quando sono arrivato al “Non rubare”, ho guardato i miei fedeli negli occhi, ripetendo a ciascuno: 'Tu non rubare.... Tu non rubare... Tu…!'. Il giorno dopo riavevo la mia bella bici davanti alla chiesa!". Tempo dopo, il prete vede il rabbino a piedi e gli chiede cosa sia successo. "Ah ! Neppure per il loro Rabbino i miei fedeli hanno rispetto ! Ma farò come te. Questo sabato farò una lezione sui 10 comandamenti come non ne hanno mai sentite!". La settimana dopo il rabbino ha di nuovo la sua bici e il prete gli chiede come sia andata. E il rabbino: "Ho fatto proprio come te ! Ho cominciato a dire i 10 comandamenti, uno ad uno: 'Io sono il Signore tuo Dio, Non avrai altri dei all'infuori di Me ...'. Quando sono arrivato al “Non desiderare la donna d'altri'”.. mi sono ricordato dove avevo lasciato la bici!".

Un sacerdote in treno – Due soldati, dopo i primi mesi di servizio militare passati in un paese sperduto sui monti, tornano in licenza verso casa in treno. Nello scompartimento e' seduto accanto a loro anche un prete. I due soldati parlano di come passeranno la licenza al paese d'origine. Dice il primo: "Io passerò i 15 giorni di licenza sempre all'osteria; voglio ubriacarmi tutti i giorni". Il secondo invece dice: "Io invece passerò i miei 15 giorni a casa della mia ragazza; voglio fare all’amore per 15 giorni". Il prete sente, ma fa finta di niente e continua a leggere il giornale. Anche i soldati dopo un po' si mettono a leggere il giornale, finché il primo chiede al secondo: "Giovanni, che vuol dire lombaggine? ". "Che ne so; chiedilo al prete che sicuramente è istruito". Il prete approfitta dell'occasione per punire a suo modo i due giovani militari: "La lombaggine è una malattia che viene quando uno beve troppo e fa troppo all'amore". E il soldato: "Ma guarda! Qui sta scritto che il Papa soffre di lombaggine... ".

Il medico e la vasectomia - Un medico termina di visitare un paziente e gli dice: "Tutto bene, caro signore: voi avete una salute perfetta, continuate così". E il paziente: "Però, dottore, c'è una cosa di cui vorrei parlarvi...". "Dite pure". "Ecco... sto pensando di farmi vasectomizzare". "Beh, è una decisione da non prendere alla leggera, visto che poi non si può tornare indietro... Vi ricordo che la vasectomia vi impedirà definitivamente di procreare, magari potreste pentirvene un giorno... Ne avete parlato con vostra moglie e coi vostri figli?". "Oh, certo! I risultati della votazione sono stati: 15 favorevoli, 2 contrari e 7 astenuti" .

Freddure - • Che differenza c'e' tra un filosofo, un matto e uno psicologo? - Il filosofo costruisce castelli in

aria, il matto li abita e lo psicologo incassa l'affitto! • Due padri vantano gli exploits dei loro figli. Il primo: "Mio figlio di 2 anni riesce a tenere alzato

un martello di 10 Kg!". Il secondo: "Il mio di un anno riesce a tenere alzata ogni notte tutta la famiglia"

• " Scontro frontale tra due carri funebri: un resuscitato. • Che cosa fa un nano dal fotografo? Aspetta lo sviluppo. • Come si chiama quella donna che sa sempre dov’è suo marito? Vedova...

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LILIANA LUCKI, nata in San Miguel Pcia.

di Bs. Asse, la Lucki ha frequentato la Scuola Na-zionale di belle arti “Augusto Bolognini” della Capi-tale Federale. Successivamente, si è perfezionata nell'officina di disegno di Enrique Valderrey. Ha frequentato corsi ed officine di pittura ed incisione coi professori Samos Pagano e Felipe Noé. Nel 1983 entra nell'officina di Juan Larrea 1984 -1986. Impegnata nell’insegnamento della storia della pittura e della sua comprensione a bambini di scuola primaria ed ad adulti, ha scritto ed illustrato libri per l’infanzia dal 1980. Nella foto, un’opera di Liliana nell’ Aeropuerto Internacional Eseiza (Argentina). http://lilianalucki.blogspot.com/

L’ASSOCIAZIONE CULTURALE ARTISTI RIUNITI, Con il Patrocinio: del Comune di Lecce, della Provincia di Lecce e della Regione Puglia,

promuove l’edizione 2009 del 1^ CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA

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Il 21 e 22 marzo, ore 18,30, in Eboli alla chiesa di San Lorenzo, presentazione dell'antologia "Versi diversi", di Autori Vari,

a cura di Cosimo Clemente e Mario Festa ed edita dal Centro Culturale Studi Storici.

UDINE - DOMENICA 15 MARZO - ORE 17.30 LIBRERIA LA FELTRINELLI - VIA PAOLO CANCIANI 15

Presentazione del libro Latitanze di Mauro Daltin Introduce:Marina Giovannelli (scrittrice e critica)

Letture e improvvisazioni: Claudio Moretti (attore)

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