IDI:A SPIRIT UALI STA ff 377 E SCRITTI... · 2016-11-09 · ff 377 IDI:A SPIRIT UALI STA Stralci...

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ff 377 I DA SPI RIT UA LI STA Stralci stenografici . Iiez ione No. 377 del 22.3.1958 . Io mi auguravo di non dover più ritornare sulla si- tuazi one d el 1' anima ost-mortem; i nv ece, mi s ono accorto che le mie spiegazioni sono state chiare per pochissimi ed oscu- re er moltissimi . Se non l e avete compres e, non è colpa vo- str a : il maestro che non è chiaro, non è un buon maestro e , all or a, er essere chiaro, devo ripet ermi . Nello stato che io ho definito 11dell'ipovita11 e che voi comunemente chiamate "di morte " ; cioè, nello stato di cessazione d ella vita orga- nica, noi abbio una soma di carne in cui cessa il m eccani- smo della nutrizione, della circolaz i o ne de l sangu e e della respirazion e. La cessazione di qu e st o meccanismo, voi la chi a mate morte; in r ealtà, er ò, nulla è morto. Essendo gli organi del corpo composti di innumerevo li cellule, ognuna d i . auest e cellule vi ve la su a vita er conto su o: è solo cessato quel quid che ten eva il tut to amal gamato . Prendio, ad esempio, una macchina messa in moto a mez�o della corrsnte elettrica� se er �na qualsiasi ragione la corrente vi ene tolta, la macchina cessa di funz ione . Eb bene, ossiamo dire che la macchi è rotta o ch e è 11morta11? N o, si dice che la macahin a ha cess.ato di funzi o' 1re. Quando mca quel qui d, cessa l'organiz zazi o ne che vien e d efinita "vita del corpo "; er ò, ogni cellula ( e sono mil iardi ) vi-ve di una sua vita ch e n on è s o l o vita r ament e material e, ma è anche vit a sichica . Ogni cellula - il nome stesso lo dice - è una piccol a cella, nella qual e noi suo- ni am o un abitator e� un monaco, che è la stimulina cellulare. Se pur e il noto studioso russo Bcgom oletz sia r�uscito ad i dividuare .questa stimu. lina e quasi a misur arl a, qu asi a ve - dern e l' atti vi tà e le reazioni, tuttavia neur e lui nè l 'al tro biologo russo Liseo sono riusci ti a dirci la nata e- satta della stimulin a. Questa è di natura psichica ed e ss eo sichica, (a. nimica, mental e ) ne vi e ne di conseenza che il monaco pu ò entrare ed uscire dla sua ce l l a ; così, le cellul e che com- pongono il vostro corpo vivénte possono ess ere abit ate da m2 naci trasmigrati d a altri c orpi, corpi che vo i definì te "de- funti". Ogni monaco, portand o le sue 9speri enze e le oue me- mori e, porta 2nche la sua conoscenza . Il f e nomeno d ell'1 matu razione, che si compie con il pass ar� de l l ' età, è anche il fenom eno di continuo scamb i o e d i c onti nu e acqui si zi oni di val ori , er cui ognuno è se stesso, ma è soprattutc mili- di di altri esseri . Questo meraviglinso fenome no che vi ene de finito di osmosi, è anche comuni one. E' stato calco lato che, nel cicl o dci 7 ai 10 anni, un corpo vivente muta vera- me nte l e sue c ellule, sostituendol e con nuove cellule ur non nate, e poss imo supporr e che qu e st e cellule siano ab ita

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I DI:A SPI RIT UA LI STA

Stralci stenografici . Iie zi one N o. 377 del 22.3.1958

. I o mi auguravo di non d over più ri tornare sulla si -tua zi one del 1' anima :post-mortem ; invece, mi s on o accorto che le mi e spie gazi oni son o state chi are per p ochissimi ed oscu­r e :per moltissi mi . S e non l e ave te comprese, non è colpa vo­stra : il maestro che non è chi aro, non è un bu on maestr o e , all or a, :per esser e chiaro, dev o ripetermi . Nel l o stato che i o ho definit o 11del l'ipovita11 e che voi comunemente chiamate " di m orte " ; cio è, nel l o stato di cessazione d e l la vita orga­nica, noi abbiam o una soma di carne in cui cessa i l m eccani­smo dell a nutri zione, della circo lazi o ne de l sangu e e del la respirazio ne . La cessazi one di qu e st o meccanismo, voi la chi a mate m orte ; in r ealtà, :per ò, nulla è morto.

Essend o gli organi del c orpo composti di innumerevo li cellule, ognuna d i . aueste cel lule vi ve la su a vi ta :per conto su o: è sol o cessato quel qui d che teneva i l tutt o amal gamato . Pr endiamo, ad esempio, una macchi na m e ssa in moto a mez�o de lla corrsnte elettri ca� se :per �na qual si asi ragione la corre nte vi ene to lta, la macchina cessa di funzionare . Eb b ene, :p ossi am o di re che la mac china è rotta o ch e è 11morta11? N o, si dice che la macahina ha cess.ato di funzi onc'1.re.

Quando manca quel qui d, cessa l'or ganiz z azi o ne che viene d efinita "vi ta del c orpo "; :per ò, og ni cel lula ( e sono miliar di ) vi-ve di una sua vita che n on è s o l o vi ta :puramente material e, ma è anche vit a :psichica . Ogni ce llula - i l nome stesso lo dice - è una piccola cel la, nel la qual e noi su:p:p o­ni amo un ab itator e� un m onac o, che è la stimulina cellulare. Se pur e il noto studioso russo Bcgomoletz sia r�uscito ad iP­di viduare .questa stimu.lina e quasi a misur arl a, qu asi a ve -d erne l' a.tti vi tà e le r e azi o ni, tuttavia ne :p:pur e lui nè l 'al tro b i o l ogo russo Lise:oko sono riusci ti a dirci la natura e­satta della sti mulina .

Que sta è di natura psichica e d essendo :psi chica, (a. nimica, mentale ) ne vi ene di conseguenza che i l m onaco pu ò entrare ed usci re dalla sua cel la ; così, le cel lule che com­p ongono il vostro corpo vivénte possono essere ab itate da m2 naci trasmigrati d a altri c orpi, corpi che voi d efinì te " de­funti". Ogni monaco, portand o le sue 9speri enze e le oue me­mori e, porta 2.nche la sua conoscenza . Il fe nomeno d ell'1 matu razi one, ch e s i c ompi e c on i l pass ar� de l l ' età, è anche i l fenomen o di c ontinuo scamb i o e d i c onti nue acqui sizi oni di val ori, :per cui ognuno è se stesso, ma è soprattul:itc mi liar­di di altri e sseri . Que sto meraviglinso fenomen o che vi e ne d efinito di osmosi , è anche co muni one. E' stat o calco lato che, nel cicl o dci 7 ai 10 anni, un c orp o viv ente muta vera­mente l e sue c ellule, s ostituendol e con nu ove ce llule :pur non nate, e p oss i8-mo supporr e che que ste cel lule si ano abita

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te da " nuovi e:p:pur ve c chi s s imi " ab itatori .

F1 stato accertat o un ' altra c os a - e di que s ta fac ­ciamone merit o a Lis enko - ch e l'inve c chi8lllen to è dato, ad un c erto :punt o, dalla c e s s azi one di qu e s ta osmos i : ci o è, c eQ_ s a.il ri camb i o c el lulare :per cui, c es s ando ques to ricambio, il c orpo va avanti c on le s u e c e llule, le quali :poc o a :poc o si l og orano, si mutan o, si .guas tano e :p ortano al de cadimento all� s eni li tà , alla m orte, ci o è al la dis organiz z azi one del la vita organi z z ata .

Ades s o noi :pcs s iamo c a:pire che anc he ci ò c he d a noi vi en e defi nit o m orte, non è che mutament o di s tato de lla s o­ma . Se ques ta è v e rità :per i l c orp o, l og i camente è ver ità :per l'anima e ve ri tà anc or :più s tringente e d as s oluta . Que l-­l'amalgama, che noi tante vo lte abb iam o identifi c ato c ome i l c ompos to di el eme nti animici - cioè, il c orteo - non m orirà, ma s olament e c e s s erà que l qui d che l o te neva unito . Alla c e s ­s azio ne de l la c orrente e l ettri ca ripeto, non :p os s iam o dire che la macchina è r otta s e n on s i muove :più, ma :p os s iamo di­re che è c e s s ata la c orrent e e l e ttri c a . E d el la s t es s a c orr en te elettri ca, n on :p os s i am o dir e che è morta; :p os s .i amo di re che è c es s ata in quella mac chi na, ma non in s e s tes s a e :per s e s te s s a: que lla c orrente e l ettrica es i s te a s è s tante, in­dipend entement e dal f atto che s i mu ova o n o Ta macc hina .

Ora, ques ta c orrente e lettrica è l ' anima, la quale anima si trova, al la c es s azione dei m oti fis i c i nel l o s tat o che appunt o voglio d efinire " di i :p ovita" c i oè di v it a in gr§_ d o minor e, in quant o che è i mpotente :per l o :più a rivelar s i sul :piano fis ic o (c oncreto) ; :per ò, que s ta sua impotenz a a ri vel arsi ne l :pi·ano c oncreto è :p er c epibile s ol o da n oi, mac c hi na, e non d a noi " c orrente " . Si amo noi, mac china, che - guar dand o l' altra mac china - di c iamo c he è f erma ; ma, in re altà: :p er l a c orrent e (anima) non ha i mportanz a.c he l ' altra macc hi pa o la nos tra s ti ano ferme, :perchè la c o rr ente - che cre a i l moto di una mac china - n on è d etto che s ia s empre c osci e� te, c ons apevo le e v o litiva di c r e are que l m ot o . Afferm o che la s tes s a vita fisic a non s empr e è :perc epita nel piano animi c o e si :pu ò dir e ohe molti vivo no s enz a s ap e r e di vi vere : vi vono in quant o che la l or o mac china per viv er e è animata da qu e s ta c orrente; ma c o me questa c orrente è indiffer ente alla l or o " ma cchina per viv ere " cos ì la l or o "ma c ch ina per vive -re " è indi ffere nte a que s ta c orrente .

Abbi amo al l ora degli e s s eri c h e definiam o vivi, ma .che potr emmo - c on la s te ss a indifferenza - d efini:re m orti ­-vivi . Tutt o ci ò ohe è :per c e pì to in pian o s ens ori al e intere§. s a la macchina per vivere e non i ntere s s a la c orrente che fa agire questa macchina, qui nd i , la c e s s azio ne d e l moto d ella· mac china int ere s s a in m od o e s tremamente,r e lativ o la c orrente, a m eno che l a c orrente non si s i a totalme nt e identific ata nella mac china? Ma all ora la c orr ente non dirà : io s on o la c orrente (l ' anima) , ma dirà : i o s ono la mac china (i l c orpo). C erto s e la c orrente (anima) s i è totalmente i dentific ata

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nell a macchina (corpo) la morte s arà da l e i :perce pita come i !!); mensa s ci agura . I n r e altà - s cus ate s e ins is to s u ques to con­cetto - la m orte, n on è :per l a c orr ente nè per la macchina, nè un b ene nè un male : è una acci dentalità d e ll'e s i s yere . Vede -te, m olta gent e ha dell e ide e s b agl iate sulla m orte, perchè qu es ta è conc epita, s oprattutt o, come tagli o r e cis o e d ecis o fra u,n modo e l'altr o

·modo di e s s ere . In r e altà, qu es to ta­

glio non pu ò e s s erci.

L o gicill!lente , c o lui che viv e un'i ntens a vita spiri -tuale di pens i e ro e di evo luzi one n on pu ò i d en ti ficarsi nel ­la sua s oma, perch è l e acci d e ntalità che riguardano l a sua s � ma non gli s ono ch e vagamente per cepib ili e tal ora addiri ttu­r a impercepibili e colui che vi v e invece una vi t a gro s s o lana rivolt a alle s ens azi ·oni della mat eri a non pu ò neppur e immagi ­nare che e sista una vit a div e rs a da quella; :p er la veri tà i l s econdo non "vive " mai e d i l pri m o altrettant o n on mu ore mai. Lo s tato del l'i :povi ta, - come ho d e tto - si divi d e in : "cos e che e si s ton o " e ch e formano l'ambi ente ; e " s tati apparenti " che s on o s tati di cos ci enz a di r e la zi o ne che l'anima ha con s e s t es s a e con l ' ambi ente che la ci rconda ; i nfi n e abb iamo lo s tato re al e, di c osci enza che è que l l o p eculi are di Ps iche e che s i es plica, fu ori da ogni r apporto di s epar atività nel, :pi ano d el lo s pirit o e de ll'intelletto G.'amore .

Tralasci and o per ora gli s tati reali , n oi dobbi am o cont inuar e ad occuparci degl i s tati appare nti ed esis tenti . Gli stati esi s tenti (formanti l'ambi ente o lu ogo infernale o

·:par adis o) s o no creati dai p ensi eri d·egli uomini, che ho defi ­nit o " ozi os i :p ensi eri de ll'u omo ". L'u omo :pensa • • • "vagament� " a m olte c os e; vi facci .o un :parag one :irrµn:i.gi n:l.t 0 un:1 tnvolrJ. :per f e ttamente lisc ia di eb ano, s o pra la qual e s i a s pars a del la p olver e b i anca di lic op odi o e immagi n2te che , vicino a ques ta t avola, vi s i a qualcuno avvolt o di ve li che leggerme nte danzi sulla :punta de i :pi e di , agitand o que s ti veli; che co s a succede rà s ulla tavo la di eb ano ricoperta di b ianca p olver e ? Si fa :

r anno dei d is egni ch e p e rmarrann o anche qu ando la d anz a è ce� s ata ed anche quand o i l danz atore è us cito. Indubb i amente i l dan z atore non intendeva fo rmare dei di s egni; però i dis egni si s on o forma ti • • • • • ques ti dis egni s ono :p ermane nti e d " a:p:par tenenti a vari s tati d i cos ci enza dell'anima 11: e d opo la mor t e ogni anima r i s copr e i suoi dis egni . E ' naturale ch e vi è una s o s tanzi ale differenz a fr a i l danz at ore che, d anzando vi­cin o all a tavo la, forma in e s s a dei di s egni p e r eff ett o dei vel i agit ati e c o lui che sulla t avola tracèi a v olutame nte con la mano i dis eg.ni ! Infatt i, mentre l'uno· non vu ole di s egnar e, l ' altro vuole di s egnare; e c o lui che vuole tr acci ar e i dis egni s a che cos a intende fare e qui ndi traccerà i di s egni per la -s ci ar e un m e s s aggio, che s arà cap i t o però s o l o da co lui al quale è nota la lineuà us ata ; colui che danza, invece, non s a che cos a vuol far e, all'infu ori di danz are. Ora, d a qa3.n do l o u om o è capace di danzare, ci o è d i volere vagamente c o s e vaghe, sulla tavola di eb ano s i s onc tracci ati infini ti di s egni che rimang ono e che c o s titui s c on o l'ambi ente del l ' immedi:::..to pos t­m ortem dove ogni ani ma ritro v a l'e co, la tr accia di ci ò che

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ha veramente voluto, sperato, temuto; rivede il suo panorama, ed in esso rivive la sua vita. Non dimentichiamo una cosa im­portante: questo avviene fuori dal tempo e dall o spazi o, per cui non ha :più senso parlare di tempo e di spazio. E' una du­rata la cui complotezza è misurata solo dall 1 anima, ed è re la tiva ad ogni singola anima. Può bastare un attimo per far vi: vere un'eternità di supplizi, oppure un'eternità di gioie co� terà come un attimo: la valutazione non .è più Iatta di ore e di minuti. Del resto, di questo stato di valutazione del tem­po e spazio, ognuno di voi ne ha un'esperienza :personale. Chi di voi, in stato di sonno, non ha fatto sogni arruffatissimi, lunghissimi?! Ha dormito solo pochi minuti, eppuro ha avuto il tempo di invecchiare decine di anni! In trenta secondi,gli è parso di aver.vissuto trent'anni. D'altra parte un uomo che partisse dalla terra per un viaggio intcrastralo avrebbe l'i­dea di viaggiare un anno; ma, in realtà, sarebbero passati per i terrestri centinaia d'anni. Ora, se questo.è concepibi­le dalla scienza ufficiale, in piano fisico, ·tanto più è logi co in piano iperfisico. Invero tutti gli scomponimenti , le di§!. s ociazioni, gli stati angoo ci o si o gioios·i che l'anima attra­versa avvengono nel tempo che separa la morte del corpo dalla "dissociazione reale dei· componenti il corteo" e quindi dalla libGrazione di Psiche che .adirà allora gli stati reali suoi propri.

Ho parlato d i stato schizofrenico e qualcuno ha rab brividito. Devo tornare su questo. In realtà, che cosa è il fenomeno di schizofrenia? Lo dico il fenomeno stesso; è diss� ciazione de lla perso nalità. Si tratta di un uomo che, nel gi­ro di pochi minuti o di poche oro, è contem�oraneamento 5, 6 , 1 O uomini. Noi diciamo: è un pazzo. No! diciamo, piuttosto, che è un essere poliedrico 9 diciamo che è un :prisma, il quale riflette i sette colori della luce ognuno distinto e netto.In lui è cessata la possibilità di far coincidere questi sette colori, in modo di avere il colore bianco della luce. Questo succede raramente nella vita fisica; succede o deve succedere sempre nell'ipovita e guai se non succedesse sempre. E' nece� s<.::U'iO che ogni :pers onagg:Lo del c orteo (forse prima di sepa -rarsi per sempre da Psiche) si presenti a Psiche nel suo vero aspetto, così che essn possa riconoscere il bene ed il male compiuto mediant e quel personaggio, cosa che non :potrebbe ri­conoscere se i sette perso naggi si presentassero a lei uniti, fusi o costituissero una unità.

Questo si può fare è vero già in vita aon l'intro -spczione e l'esame di coscienza ma in genere solo asceti e mi stici vi pervengono quando hanno un grado di altissima perfe­ziono e così pure vi pervengono i filosofi degni di questo n� me; vedendo questi esseri eccezionali noi abbiamo la singola­re impressione di esseri che tutte le volte dovono essere ri­chiamati sulla terra con un'energièa strappata; si sente quiB di dire che ha la testa nell e nuvole. Non è che abbiano la t� sta nelle nuvolo; è che navigano al di so:prp del le nuvole del le passioni, dei pregiudizi, della contingenza e dcl piano e­sistenziale che soli celano a noi la realtà. S arò un po' ico-

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noclasta: ma affermo in verità che l'anima spirituale, por la sua stessa natura non :può avere mai un assoluto contatto con il piano delle forme; ha sempre un contatto di riflesso e spe� so è riflesso del riflesso. Quando l'anima spirit ualo :riesce ad identificare se stessa, riesce anche ad identificare la forma; ma, nell'attimo in cui le identifica, se ne separa, è per questo che gli esseri spiritu ali sembranò essere aridi , freddi, indifferenti e poc o pietosi, infatti in un piano di s quisita spiritualità essi non possono più percepire i turba­menti e le agitazioni di quell'inquieto mare ohe vi ano definì to vita.

Che corte condizioni del mondo apparente o del pia­no dello cosoosis tenti siano in talune formule religiose iden tificate in un modo, nell'altro e nell'altro ancora, non vuol dire che siano idcmtific azioni arbitrarie. Ogni religione ha visto bene perchè ogni religione ha rappresentato, rappresGn­ta e rappresenterà sempre un piano di umana cultura, rappre -sentorà cioè di per se stessa que 1 livello cui sono giunti i po�sonaggi del corteo. Giustissima è la concezione satria dei preta ed è pure giusta quella delle anime dcl purgatorio del cardinale Bellarmino. Nella cultura satria· si identificava i� fatti nel desideri o del cibo e della bevanda - desiderj_ o imp.2_ tente ad essere soddis fatto - il massimo male e la più crude­le situazione in cui un essere si potesse trovare immerso.

La cultura satria veniva dal l'epoca del ferro, d al-11 epoca crudele, dall'epoca ;nella quale era molto dif fioile procurarsi cibo e "bevanda e quindi la fame e la sete erano ri maste come la massima sofferenza da potersi produrre. I sa tria quali elementi vedevano diventare preta? Gli elementi a­nimici di c oloro che nella vita terrena si erano saturati di sangue e di crudeltà, di coloro che n ella vita terrena aveva­no visto tuffarsi nella grossolanità, i crudeli, i violenti,i lussuriosi, i macellai ed i cacciatori. Logicamen te, avevano individuato la fame e la sete come l'assillo della loro vita ed era logico che questo assillo non cessasse con la vita fi­sica, ma si perpètuasse nei componenti animici; i quali, pur dissociati e pur viventi di per se stessi, si t rasformavano in preta, creature filiformi perpetuamente in cerua di cibo , perpetuamente in cerca di bevande ed impotenti a procu rarsi l '·uno e le al tre: impotenti per mal conformazioni fisiologi -

ohe. Man mano che alla cultura satria si sostituivano al tre culture, più civili o più barbare, apparivano i supplizi dei dannati dell'oltre tomba e nella s t.essa misura variavano le concezioni dei godimenti.

Sta di fatto che in qualunque religione vogliamo tuffarci, noi t roviamo che la descrizione del post mortem è monotona, perchè come· premio sempre abbiamo la ripetizione dei gaudi della vita terrena. Fino alla comparsa del Buddagli uomini non avevano ancora scoperto l'affascinante �vventura del pensiero e non erano riusciti, attraverso e mediante il pensiero, a spezzare il guscio della loro sensorietà. Possiamo dire che Budda è il primo pilot a nel mare della conoscenza

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trascendentale. Ho detto "possia!Po dire", non che prima del Budda altri uomini non si siano innalzati a sfere altissime :però, vi si erano innalzati per c orito loro. )�rano mancate la capacità di comunicazione e soprattutto la volontà della stes sa comunicazione. Il Buddo per primo sente la necessità di -:portare la sua do ttrina nell'umanità e di affrancare, median­te questa dottrina, la mente degli uomini dagli spaventi. ·

Ciò che il Budda cominciò, il Cristo compì. Purtro� po non è che l'insegnamento buddico, completato dall'insegna­mento eristico e :perfezionato dall'insegnamento gnostico, por tato alla massima purezza dai mistici, abbia servito molto al la grande massa umana. Tutt'oggi, noi ci accorgiamo che ogni qualvolta la .nostra atte nzione si ripiega sul mistero dell'im me diato oltre tomba, ciò che ci si presenta è sempre il pro : blema (che ancorchè appaia extra sensoriale in realtà è senso riale) della sofferenza e della gioia come sensazione. Prati: oament e, siamo rimasti alla concezione di senso e non siamo giunti a quella di danno, o per lo meno ben :pochi sono giunti alla concezione di danno; ancora una volta, è sempre il gioco del senso e non è'quello del trascendente.

Noi :possiamo seguire Dante con una certa comodità nei suoi vari paradisi, ma· quand o Dante giunge ad individuare il concetto divino, allora la sua narrazione perde interesse. Vi è ancora qualco sa che dovrebbe interessarci molto, questo: :più che il premio ci preoccupa il castigo e più che il gaudio ci interessa la sofferenza. L'inferno dantesco, bene o male , tutti l'hanno letto; qualcuno ha cominciato. a biascicare un :po 1 di :purgatori o, ma per legger.e il :paradiso ci vuole una ferrea buona volontà. Effettivamente, lo stesso paradiso dan­tesco - pur con tutte le allegorie e le sue raffigurazioni sfugge alla nostra c oncèzione di s.enso: è, perciò, inconcepi­bile.

Questo deve esserci di severo ammonimento. Noi a tutt'oggi - secolo XX, èra dell'atomo, èra in cui la scienza diventa religione e trova in laboratorio l'essenziale verità -siamo rimasti alla dottrina satria e, per quel che riguarda il nostro immediato destino· del post-mortem, non .:iappiamo sol levarci al di là della sensorietà; cioè, non sappiamo valerci delle ali che ci sono state date :per volare fuori dalla geen­na, per giungere liberamente al possesso di quel bene che ci è stato destinato 11ab eterno".

·' Risposte a domande vari e:

o o o

D. - E1 proprio giustificato il termino "comunione" :per le stimuline che vengono a costituire gli abitatori delle nostre cellule nelle varie ore e giornate dell'anno? A noi quella comunione :può apparire "coabitazione". Io, come anima razionale, in qual i rapporti sono con quGsti abitatori o abi-

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tanti del le mie cellule al momento della morte? Li trascino con me al giudizio? fanno :parte della mia individ ualità?

R. - La domanda è giusta e molto logica. Ho usato il termine e omunione, come "vita in e omune 11• Ogni monaco che viene ad abitare la cella (cel lula), non viene ad abitarvi ca sualmente: è attratto nella c el lula da leggi. Se uno cura eh; la sua anima razionale sia sempre rivolta alle speculazioni :più alte, :pe r sintonia attrarrà a sè le stimuline di saggi, di filosofi, di eroi e di martiri, :per cui le s ue vibrazioni ani miche galvanizzeranno queste stimuline e queste stimuline gal vanizzeranno, a :posteriori, le v ibrazioni animiche. Se uno della sua anima ne fa argomento di grossolanità, ent ra in s iE:, tonia con anime di :pena, con stimuline di pena di esseri mol­to bassi, le attrae, ed avviene la stessa fase di galvanizza­zione in basso, e noi :possiamo constatare questo fenomeno, in tutti gli ambienti dove molte :pe rsone coabitano forzatamente, in modo :partico lare nei riformatori. Dice il :proverbio: una sola mela guasta :può guastarne un canestro; :però è vero anche il contrario: una sola mela sana :può risanarne un canestro. Per esempio , se :prendiamo dodici ragazzi non completamente malvagi, ma deboli, incapaci di reagire razionalmente e, in mezzo e. loro, mettiamo un incallito malvagio razionale, capa­ce di far del male, vediamo che i dodici ragazzi deboli dive� tano dei criminali. S e in mezzo ai dodici ragazzi ne mettiamo uno buono, vediamo ohe essi diventano buoni. Mi direte che è la forza del l'esempio; sì, ma è anche e realmente il fenomeno di osmosi: il :più fOTte alimenta d i sè il :pii) debole.

Noi abbiamo qui, in Torino, il ricordo di don Gio -vanni Bosco, il quale si era :preso a cuore il :problema dei r§ gazzi di strada, che non erano necessariamente dei malvagi, ma :più inclinati alla malvagità che alla bontà. Dove era la fo,r. za di que sto :prete oh e faceva ammansire decine di monelli? La forza consis teva nel far fare ciò che voleva lui? consiste va nelle s timuline ohe irradiavano da lui.

D. - Quando cessa l'osmosi, quale rapporto ci sarà fra l'anima del tutto e la singola anima di ogni cellula? Qu� le legame éi sarà fra loro: interdipendenza, ancoraggio • • • ?

R. - Se tu hai voluto esser buono, le stimuline· si sono perfezio nate e sono tue testimone a difesa; testimonè a difesa di fronte a te stesso perchè, naturalment e, la tua ani ma razionale ha comunicato a loro una :parte di razionalità èd una parte di intelligenza, per cui una comunicazione di auto­OOs cienza esiste in que ste s timuline. Ora, questa' comunicaZiQ. ne di autocoscienza diventa la tua coscienza.

D. - A noi sembra impossibile che l'abitatore di u­na cellula • • • così piccola cosa :possa entrare a colloquio oon 11 anima nostra • • • •

R . - Tu sei un maestro di scuola; hai preso, così cqme erano 20 � 30 - 50 allievi e li hai trasformati, migl io­rati, galvanizza�i. Tu vieni chiamato davanti al giudice a

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render c ont o d i t al une az ioni non re tte; gli all evi s i pre -s ent eranno al giudic e a d ir e : il nost ro maes tr o non può aver­le c o mpiut e , perc hè ci ha s empr e ins e gnamento quest o e ques t o • • • •

D . - Va b ene , ma io c he mi çredo uomo c o mpleto , c on pr ob lemi di tut t 'altra nat ur a da quel li di ogni s ingola cellu l a , non r ies c o a c o mpr endere c ome que lle c ellule J_Jos s ano far s i int endere mi pare che non c i pòs s a es sere rappor t o d i di :

s c or s o • • . •

R . - Gli s c olari di c ui parliamo hanno è ver o i lo­r o pr ob lemi c hi avrà la cas a pulita , c hi l ' avr à s p or c a , c hi s arà att es o dall a matrigna che glie le s uona , ohi invece s ar à attes o e c o c c o lato; a s c uola , per ò , s ono i t uoi s c olari e a s c uola vig e una s ol a volont à : la tua. Il paragone che ho fat­to nei rapport i c o n il tuo ma estr o , l o pos s o c ontinuare in un altro piano: s e invece di e s s ere un b uon mae s tro s ei c attivo , ec c o c he gl i allievi s i rivo ltano e t est imo niano c ontro di te . Ques to è il giud iz io individual e , in cui effet tivamente vi è un unico giudic e ohe è la c o s c ie nz a; per ò , que s ta è pos ta i n c ondizio ne d i g iudiz io non dal s uo int eriore , ma dal l' e s t eri.2_ r e . " Sono ven ut o p er far giud iz io, per ò, non giud ic o di per me , ma di c iò c he odo e vedo " . Quindi , nell ' imme diato p os t mort om, è l ' anima oon il s uo c orteo di s timuline c he· s i trova a giud ic are s e hai agit o b e ne o mal e. E' l og ic o c he , per c hi s i abitua a que s t i p ens ieri e div ent a b uon al unno del la mor -t e , nell ' or a in cui la corrente vione tolt a dalla macc hina , il probl ema è già r is olt o; ma per c hi non s i pone per t empo l'a­lunnat o del la morte , il pr oblema r imane s enza p oss ib ilit à d i s ol uz ione.

D . - Il pas s ag gio d i c 8l lule non avvie ne quas i mai da un c o rpo umano al l ' altro c orpo umano , al me no s e c ondo la b io l og ia.

R. - Il pas s aggio d i c el l ul e , c o me c o mp os iz ione mo­lec o lar e organic a , no; ma io parlo di s t imuline . P er le s tim� l ine , vi ind ic o due magnific i lavori: "La c ellula e d i s uo i co mp onenti 11 di Bogomolet z e " Bio l ogia c o mparat a" d i Lis enko ; amb edue rus s i , ma in p os s e s s o d i enorme lib e rtà s cient if ica , per cui hanno p o tuto c ondurre es per ienz e ras ent and o la magia nera. Es s i s ono quasi riusc it i a s c o prire i mis ter i d e l la na­t ura organica ed e c c o perchè c o s t it uis c ono d ue grand i co l onne del s apere uman o . In que s t i d ue l ibri , la s timulina viene i -dent ific ata quas i s pazia lment e , c o me quid animat ore de lla c e l lula che pu ò tras met t er s i da c ellula a cel lul a , r agion per c ui v iene c hiamat a s t imulina. Il Bogomolet z ha identific at o la s timula in una c erta fre quenz a d'onda. I o aggiungo c he nella s timulina vi è un quid ps ic hic o-animico ; vi è c apacit à di r ic ,2_ nas ciment o e d i aut o-memor ia.

D. - Le s t imuline b uone s i pos s ono ric uperare por­t and o ci in part ic o l ari 31Ilbienti?

R. - Dovre mmo c ons igl iare ai malat i di andare ne lle c hie s e e s eders i , s t ar tranquilli per un quarto d ' ora o un' o-

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ra. Basta la :permanenza in que sti luoghi misticrunentc impre -gnati di buoni desideri e di pietose vogliosità per avere una distensione mig liore di qualsiasi tranquillante. Sotto questo aspetto, vale m olto la famosa messa cantata della domenica.A� dando a messa nella chiesa piena di gente; si porta del pro -prio e si :prende dell'altrui: si atti va lo scambio stimulini­co e si è in co munione di sangue e di :pensiero. In genere, la chiesa vede il sacrificio della Messa come un'azione drammati ca. Ora, la drammatizzazione consta dell'attore e dello spet­tatore; quando fra l'attore e lo spettato re si è stabilita l'aura, si ha la risoluzione tragica dcl dramma, che è l'apo­toosi.

Lo scopo della frequenza del le chiese è di azione spirituale immensa, ma anche di aziono fisica sensibile. Per-· chè si dà importanza alla mossa grande, alla messa completa ? Perchè si vengono a muovere ( come valor e sacrificale è lo stesso, ma vi è un plus-valore ) , attraverso canti greeoriani, dei riposti deposi ti eteric i da dis tribuire alla popolazione; :per cui, anche senza acco starsi all'Eucarestia, se ne ha la partecipazione. In altri campi, s i hanno pure buoni effetti con la marcia militare e con il teatro drammatico e tragico. Infatti, il teatro concepito d agli antichi greci e dai lati -ni, era il coro. Nella chiesa l'attore è il prote e il popolo è il coro ( non nooossario, ma integrativo ) .

D. - Tu hai descritto 1' organiz zazione vivente ( so­ma umana ) come alveare di stimuline o hai detto cho la cellu­la organica viene ricambiata in corti periodi, mantenendo in­tatte le stimuline, così come in un edificio passano o cambi� no abitatori; ora, come si comporta l'individuo?

R. - I11onima razionalo, intendi? L'anima è aiutata nella sua maturazione, nel suo s viluppo, dal piano sti mulinico nel quale riesce a portare la sua soma. Se noi prendiamo un e� sere normale (non un genio, nè un idiota ) , noi vediamo questo assero compo rtarsi diversissimamente nei suoi piani mentali,a seconda se sia immerso in un ambiente grezzo o pesante o sot­tile. Ad esempio pren d iamo un uomo cho debba guadagnarsi la vita; avrà un atteggiamento diverso un operaio di una grande fabbri ca e quello di un'impresa artigiana. Nell'impresa arti­giana, l'individuo esaspera la sua :personalità e tondo a sup.2_ rare il maestro o, per lo meno, ad uguagliarlo; nello grandi fabbriche, l'individuo è anonimo e diventa sempre più anonimo fino ad identificQrsi nella macchina; e qui abbiamo il gioco stimulinico.

D. - Se le mie cellule s ono continurunente a�itate da monaci diversi, come :possono conciliare il :principio della responsabilità mia?

R. - L'anima razionale nei rapporti con le stimuli­ne è come il maestro con i suoi discepoli. Tu sei responsabi­le d i portar in alto le stimuline, di :poter tene servire nel bene e di potenziare e galv�nizzaro così l'anima razionale.La responsabilità non è dei monaci. Un ambiento grezzo, pesante

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che venga abitato da esseri potenti od evoluti ha possibilità di nttro.rre stimulino in numero superiore a quello necessario e così, ad un certo punto, si ha la modificazione d ell'ambio� t e. Lo stimuline sono nel tempo o nello spazio; l'animo. enti­tà spirit uale, è fuori dal tempo o dallo spazio.

I. S.