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ACCARDI incontra FONTANA

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RINGRAZIAMENTI

Studio Accardi, RomaFondazione Lucio Fontana, MilanoMario PieroniTESTO DI

Rachele FerrarioREDAZIONE

Elena MastantuoniDESIGN

Sara SalviELABORAZIONE IMMAGINI

Graphic&Digital Project, MilanoCREDITI FOTOGRAFICI

Bruno BaniFrancesco MionShunk-Kender©Roy Lichtentein Foundation© Studio Accardi, Roma

© 2012 Galleria Tonelli, Milano© 2012 Rachele Ferrario per il testo

1 C. Lonzi, Autoritratto, De DonatoEditore, Bari, 1969, p. 322. Sul confronto tra l’opera di LucioFontana e Carla Accardi vedianche Infinite Space: CarlaAccardi & Lucio Fontana, SperoneWestwater, New York (testo di L. Beatrice), 2006; M. Kröger (a cura di), Carla Accardi trifftLucio Fontana: eine Begegnungzwischen zwei bedeutendenKünstler der italienischenNachkriegsavantgarde, Herford Museum Zentrum Forum,Herford, 2007 2 Cfr. E. Crispolti, Sull’avventuracreativa di Fontana, in E. Crispolti(a cura di), Centenario di LucioFontana, Fondazione LucioFontana, Charta, Milano, 1999,p. 42.3 Cfr. Guido Ballo in conversazionecon Tommaso Trini, Un paganodella modernità, in E. Crispolti (a cura di), Centenario di Lucio Fontana, op. cit., p. 256.4 C. Lonzi, Autoritratto, op. cit., p. 168 e p. 1395 C. Lonzi, Autoritratto, op. cit., p. 121.

“La materia può esserequalunque cosa”Rachele Ferrario

Ci sono artisti che precorrono i tempi, artistiper cui l’intelligenza è il mistero dell’essereumano e l’espressione creativa puòraggiungere livelli che vanno oltre il concettodi materia. Così è per Lucio Fontana e perCarla Accardi. Due artisti e due personalitàdi generazioni diverse ma che condividonoun’idea dell’arte che non è più solo sculturao pittura, ma può essere trasformata in“qualunque cosa” come dichiara Fontana al critico Carla Lonzi nel libro Autoritratto.1

Negli anni Sessanta - il periodo in cuiFontana e Accardi hanno avuto occasionipiù frequenti di confronto - Fontana è unartista maturo, ricco di entusiasmo per lenuove scoperte scientifiche, consapevole di essere stato in anticipo scrivendo il suoManifesto Blanco, con cui dà vita alloSpazialismo: la tela, il bronzo, il marmo, lacreta, persino il neon che lui ha sperimentatoper primo, non sono più nulla in confronto alcosmo e al ripetersi dello spazio all’infinito.Ma i punti di contatto tra le ricerche diFontana e quelle di Accardi - messe inevidenza dalle opere selezionate per questamostra che mette a confronto più di unargomento in comune tra i due artisti, oltre al segno astratto, l’idea dello spaziomentale, cosmico, fisico - hanno origini piùantiche, risalgono alla fine della secondaguerra mondiale, quando l’avanguardiainternazionale vira verso un’arte nuova.Essenza e forma, così com’erano state intesefino a quel momento, nel dopoguerra nonsono più valide: pittura, scultura, poesia,letteratura e musica devono adeguarsi alleesigenze dei tempi. Ferito dalle bombe edagli orrori delle dittature, l’Occidente cercauna identità e un’intelligenza dello spiritodiversi, ma anche un tempo e uno spazioche siano espressione vivace del sentimentopositivo di rinascita che anima le giovanigenerazioni: “Colore, l’elemento dellospazio, suono, l’elemento del tempo e ilmovimento che si svolge nel tempo e nellospazio, sono le forme fondamentali dell’artenuova, che contiene le quattro dimensionidell’esistenza. Tempo e spazio” scriveFontana nel Manifesto.2

Per dar voce a tutto questo bisognava

andare al di là della figurazionetradizionale. È proprio Lucio Fontana, ormaiquasi cinquantenne, a intuire la strada diun’arte che va oltre il dipinto “da guardare”e a indicarla ai talenti più giovani, che lafaranno propria. Con materiali diversi, neon,tela, ceramica (di cui in mostra sono alcuniesempi con cui Fontana sperimentavasupporti diversi tra cui alcune formellededicate alla Crocefissione e ai Concettispaziali), il maestro sta per creare “ambienti”non solo da vedere a distanza, ma in cui“entrare”. Uno spazio dove essere coinvolti eagire, uno spazio che significa superamentodell’arte di visione per un’arte d’azione. 3

Di lì a poco Fontana avrebbe chiamato lesue opere “Concetti”: “Perché era il concettonuovo di vedere il fatto mentale”, perché -come ebbe a dire a un collega americanoche non capiva - “lo spazio non è la Pampa,lo spazio è un altro nella testa, capisce?”.4

Il suo soffitto al neon nel 1951 per laTriennale di Milano, e quello di dieci anni piùtardi per Italia 61 a Torino nella Sala delleFonti di Energia, sono un passo fondamentaleper la sperimentazione degli artisti più giovanie per quella di Carla Accardi, che in queglistessi anni vive a Torino un momento digrande confronto grazie all’amicizia e alsodalizio intellettuale con Luciano Pistoi e lasua Galleria Notizie. E realizza l’opera Luna,qui esposta, dimostrando sintonia con lospirito del tempo. Per comprendere la visioned’insieme, lo sguardo intelligente e ironicoche Fontana posa sul mondo e sull’arte, valela pena citare di nuovo la registrazionetrascritta dalla Lonzi nel suo Autoritratto(che uscirà dopo la morte di Fontana),testimonianza diretta di consapevolezza elucidità di analisi della propria epoca: “quelliche l’hanno capito [lo spazio] siamo io eManzoni: Manzoni con la linea all’infinito, e fino adesso nessuno l’ha raggiunto, guarda, con tutte le sperimentazioni che stanfacendo, è la scoperta più grande che ci sia, e io col buco [...]”.5

Nell’immediato dopoguerra, invece, Carla Accardi è una giovane poco più cheventenne; alla famiglia ha preferitol’avventura dell’arte. Da Trapani, dov’è

in mostra dal 23 ottobre al 27 novembre 2012

Galleria TonelliCorso Magenta 8520123 Milanotel./fax 02 [email protected] www.galleriatonelli.it

Tutte le opere presenti in catalogosono archiviate presso lo Studio Accardi di Roma e la Fondazione Lucio Fontana di Milano.

Il catalogo in versione sfogliabileon-line è disponibile su richiesta.

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6 H. U. Obrist, Carla Accardi.Andare a fondo, in “Flash Art”,XXXVII, 245, aprile-maggio2004, p. 100.7 H. U. Obrist, Carla Accardi.Andare a fondo, op. cit., p. 998 V. Bramanti, Conversazione conCarla Accardi, (Roma, 29novembre 1982), in CarlaAccardi, Ravenna, Essegi, 1983,p. 85; per la cronologiadettagliata delle mostre di CarlaAccardi vedi Cronologia in G. Celant, Carla Accardi. La vitadelle forme, Silvana Editoriale,Zerynthia, Milano, Roma, 2011.9 Cfr. L. M. Barbero (a cura di),Lucio Fontana, Venezia/NewYork, Fondazione Guggenheim,Venezia, 2006; S. Cecchetto,Ezio Gribaudo e Lucio Fontana.Cronaca di un viaggioamericano, (prefazione di E. Crispolti), Skira, Milano,2011.

10 L. Benedetti, Conversazionecon Carla Accardi, in G. Bonasegale, S. Lux (a cura di),Forma 1 e i suoi artisti 1947-1997, Nuova Argos Edizioni,Roma, 1998, p. 96.11 A. M. Boetti, Accardi. Lospecchio ardente, in “Data”, 18 settembre-ottobre 1975, p. 5012 Lucio Fontana, intervista a curadi L. Grassi, “Caffeclub”, Milano,gennaio-febbraio 1968, p. 15citata da E. Crispolti,Sull’avventura creativa di Fontana,in E. Crispolti (a cura di),Centenario di Lucio Fontana, op. cit., p. 63.

nata, ha risalito l’Italia da Palermo a Firenzeper approdare a Roma, in quegli anni unodei centri di elaborazione del pensiero delleavanguardie. Anche lei nel 1947 firma ilmanifesto del gruppo Forma 1 contro latradizione figurativa e il realismo, unicadonna tra Pietro Consagra, Achille Perilli,Ugo Attardi, Mino Guerrini, Giulio Turcato eAntonio Sanfilippo. A tutti loro è chiaro cheè finita l’epoca in cui l’arte con le figureaveva raccontato storie. Ora invece bisognausare le forme e con esse esprimere concettie nuovi spazi per cambiare il mondo. Nel1948 Carla è già alla Biennale di Venezia,dove incrocia l’opera di Fontana, cheespone una scultura spaziale e una speciedi “uomo atomico” fatti di ammassi dimateria nera. È interessante come Accardicondivida con Fontana già in questi anniuna concezione della materia, del gesto edell’urgenza artistica (che dimostra una suacuriosità oltre i confini del suo gruppo edell’astrazione). Non è solo il bisogno ditogliere la tela dal cavalletto per fissare ungesto sulla tela distesa sul pavimento,lontano però dallo spasmo del gesto diPollock ritratto da Hans Namuth nel 1950per le fotografie su “Life”; si tratta di portarel’arte al centro dello spazio, della vita,dell’esperienza. Di riconoscere che lascienza ha sempre avuto e ha a che farecon la sperimentazione dell’arte. “Gli artistianticipano gesti scientifici, i gesti scientificiprovocano sempre gesti artistici” è scritto inuno dei manifesti spaziali di Fontana. Anche lei ha fiducia nella scienza, crede e crederà sempre “alla liberazioneattraverso un mondo tecnologico”. Fin daglianni Cinquanta - distanziandosi dai suoicompagni di strada - inizia a dipingere consegni larghi che s’incrociano per trovare lasua cifra, il segno che la contraddistingue eche non la abbandonerà più. “Percorrevodue strade: una di tipo scientifico-biologica,con amebe che crescevano e diminuivano,e un’altra di tipo più geometrico, anche secomparivano delle curve, ma avevano unafreddezza maggiore [...]. Avevo semprel’aspirazione dell’antipittura. Infatti non homai fatto sfumature. Non ho mai dipinto su

cavalletto, bensì in orizzontale, per terra o sopra un tavolo”, racconta.6

Come Lucio Fontana, anche Carla Accardinon ama le definizioni. Non si riconoscenell’Informale - “mi sembrava molto facile e ripetitivo perché era diventato di moda,purtroppo” - ma una parte del suo pensierorisente della tensione esistenziale degli artistie dei poeti del suo tempo.7 Nel 1953 CarlaAccardi entra in una crisi dell’arte e dellospirito da cui esce, però, rafforzata. Sichiude in studio per un anno, lascia che allatela si sostituiscano i fogli di carta e traccianon il nero su bianco - “perché sarebbescrittura” e dunque tecnica - ma il bianco sulnero. I segni diventano come improntelasciate sulla sabbia, un gesto primario,assoluto che tende all’azzeramento di pitturae materia, e alla ripetizione senza fine cosìcome per Fontana il bucare e il tagliare latela alludono all’immateriale e all’infinito.Sono proprio queste opere dell’Accardi natedalla crisi a colpire Michel Tapié, che nel1952 ha teorizzato il “tachisme” o“informale”, pittura di segno, gesto, materia,in un libro intitolato Un art autre. A TorinoTapié sta per fondare l’Icar, l’InternationalCenter of Aesthetic Research. A Roma, allaGalleria L’Asterisco, Tapié vede espostol’Arciere e vuole conoscerla. Inizia unrapporto che cambierà il suo destino.Sempre a Roma il critico espone i suoibianchi e neri alla Galleria Spazio accantoalle opere di Burri e Fontana.8 La nascita di un linguaggio più personale coincide con l’inizio di una carriera internazionale tra Europa, Giappone e Stati Uniti,all’esposizione internazionale del CarnegieInstitute di Pittsburgh e poi a New York nel1961 in una personale alla Parma Gallery,grazie a due collezionisti, Walter Goodhuee Marc Moyens, che vogliono far conoscerele sue opere al mercato americano. Nell’autunno dello stesso anno anche LucioFontana è a New York da Martha Jacksonpresentato in catalogo da LawrenceAlloway.9 Non è escluso che l’Accardiabbia visitato la mostra di Fontana, e chequalche anno prima i due si siano incrociatialla Galleria Spazio e alla prestigiosa

mostra sull’isola tiberina, curata da LionelloVenturi, Herbert Read e Michel Tapié perinaugurare la Rome-New York ArtFoundation, a sostegno del lavoro degliartisti italiani e americani. In quest’occasionele opere di Carla Accardi figurano insieme a quelle di Magnelli e Hartung, di Cy Twombly, di Burri e di Fontana con cui il rapporto è vivace: il maestro è incuriosito da questa donna determinata nel suo percorso di sperimentazione verso il grado zero della pittura. Lei oggi ricordal’artista e l’uomo sempre generoso con legenerazioni più giovani. Un atteggiamentoche in lui non si riduce mai a un cliché,piuttosto a un modo altro di confrontarsi con lo spazio e con il tempo. Saranno Torino e Venezia a saldare i punti di contatto tra Fontana e Accardi. Torinoall’inizio dei Sessanta è un centrointernazionale che attrae artisti, critici,collezionisti e galleristi. È Luciano Pistoi achiamare a sé sia Fontana sia Accardi. Ma è Venezia con la sua Biennale a sancirela stima che il maestro nutre per lei. Nel1964 Fontana espone le sue opere ma è anche nella giuria che seleziona chipremiare tra i giovani: “In occasione di unamostra alla Galleria Notizie di Torino, nel giugno 1963, Luciano Pistoi insieme a Tapié mi comunicarono che Lucio Fontana,membro della giuria della Biennale diVenezia, aveva l’intenzione di dedicarmi unasala personale”, testimonia Carla Accardi.10

È l’anno della Pop Art americana di JasperJohns e Jim Dine, di Claes Oldenburg eRobert Rauschenberg, che vince, tra lepolemiche, il Leone d’Oro. Lei conferma ilsuo essere al passo con la storia senzatradirsi. Risponde con il colore aicambiamenti della Pop Art ed esponeOmbra su Dallas, un omaggio al PresidenteKennedy assassinato pochi mesi prima, e una decina di tele con colori forti,fluorescenti e a contrasto tra cui Strisciavotiva, realizzate in quell’ultimo anno. Laluminosità accesa di quei contrasti deve avercolpito Fontana, un’esplosione di contrastiche è piaciuta sia a Pistoi che a Tapié econquista la critica e il pubblico: la sala è un

successo e Carla vince il premio Carenadestinato ai giovani esordienti a Venezia. Dopo il successo della Biennale del 1964,Accardi va controcorrente, torna alla luce, al colore piatto ma brillante di Matisse: vuoleun “effetto accecante (urti e battiti sullaretina). Un effetto di vuoto”.11 Dipinge quadri fluorescenti, si spinge sempre più oltrenella sperimentazione fino a raggiungerel’essenza di luminosità e colore nel sicofoil,fogli in plastica dura e trasparente. Nascecosì la Tenda del 1965 - l’ambiente in cuientrare per starci, per abitarlo e farneesperienza fisica come aveva anticipatoFontana - archetipo dell’abitazione,“un’estensione della pittura”, “un pensiero”:l’inizio di un nuovo capitolo per lei e perl’arte in generale che ora si esprime coninstallazioni. Fontana tra il 1964 e il 1966espone invece i suoi Teatrini, le ellissi e lenuove sculture a missile, ma il suo sguardo è volto all’insù, come si confà a un signoredella sua generazione. Carla Accardiguarda allo spazio dell’esistenza quotidiana,crea Ambiente arancio, la stanza di unacasa in una giornata di sole, uno spazioideale, leggero, gioioso. Fontana, invece, è legato alla suggestione della prima“passeggiata” dell’uomo nello spazio,affascinato dall’assenza di forza di gravità.Tanto che in un’intervista del 1968, l’annodella sua morte, Fontana ancora diceva:“[...] Figurazioni dell’uomo nello spazio,quest’angoscia che cerca delle forme e nonle ha ancora trovate, la paura di perdersi,questa traccia di buchi indicherebbe ilcammino dell’uomo nello spazio, questesarebbero delle forme di abitanti di altrimondi... io mi metto in una posizione nondell’artista, ma quasi di uno studioso, di unricercatore che si chiude nel mondo”.12

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Carla Accardi Luna, 1961, olio e caseina su tela, 100 x 70 cm

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Carla Accardi Settori, 1962, tempera alla caseina su tela, 51 x 112 cm

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Carla Accardi Disegno bianco, 2007, vinilico su tela grezza, 50 x 70 cm

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Carla Accardi Diagonale arancioviola, 2008, vinilico su tela grezza, 80 x 100 cm

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Carla Accardi Blu, 2008, vinilico su tela grezza, 70 x 50 cm

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Carla Accardi Spazio diviso, 2010, vinilico su tela grezza, 60 x 50 cm

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Carla Accardi Dove si perde, 2010, vinilico su tela grezza, 60 x 80 cm

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Carla Accardi Riga di luce, 2011, vinilico su tela grezza, 70 x 90 cm

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Carla Accardi Profilo d’onda, 2012, vinilico su tela, 50 x 60 cm

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Carla Accardi Da parte a parte, 2012, vinilico su tela, 50 x 70 cm

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Carla Accardi Orbita cinese, 2012, vinilico su tela grezza, 80 x 100 cm

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L U C I O F O N T A N A

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Lucio Fontana Profilo femminile, 1940, ceramica policroma, Ø 43 cm

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Lucio Fontana Corrida, 1950, piombo e colore su tela applicata su tavola, 38 x 118 cm

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Lucio Fontana Piatto, 1952, terracotta colorata, Ø 25 cm

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Lucio Fontana Crocefissione, 1955-60, ceramica colorata e riflessata, 43 x 32 cm

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Lucio Fontana Concetto spaziale, 1955-60, terracotta colorata, 39 x 27 x 3.5 cm

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Lucio Fontana Senza titolo, 1957, ceramica colorata e riflessata, 18 x 13 x 7 cmLucio Fontana Senza titolo, 1955 ceramica colorata e riflessata, 15 x 9.5 x 6 cm

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Lucio Fontana Concetto spaziale, 1957, china su carta, 35 x 25 cm

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Lucio Fontana Concetto spaziale, 1957, biro nera su carta, 34 x 24 cm

Lucio Fontana Concetto spaziale, 1957, biro nera su carta, 34 x 24 cm

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Lucio Fontana Senza titolo, 1958, anilina e inchiostri su tela, formato irregolare:13 x 32.5 cm ca.

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Lucio Fontana Concetto spaziale, 1959, rame con buchi e incisioni, 22.5 x 22.9 cm

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Lucio Fontana Concetto spaziale, 1960-65, buchi, strappi e graffiti su carta assorbente bianca, 45 x 58 cm

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Lucio Fontana Formella. Concetto spaziale, 1962-64, ceramica colorata con taglio, 43 x 27.5 x 3.5 cm

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