Conan e Nistor_Scrittura creativa e collaborativa

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  • 8/19/2019 Conan e Nistor_Scrittura creativa e collaborativa

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    CONAN E NISTOR: STORIA AL BIVIOFantasy

    Esercizio di scrittura creativaClasse IIA, a.s. 2015-6Istituto Comprensivo San Vito Romano(Rm)

    Prof.ssa Cristina Galiziawww.arringo.wordpress.com

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    INTRODUZIONE

    I ragazzi avevano come compito quello di continuare un incipit del romanzo “La leggenda diConan il Cimmiero”, di Robert Howard, avendo quali vincoli di narrazione:

    • rispetto delle caratteristiche del genere fantasy;• inserimento di un flashback finalizzato;• inserimento di una descrizione di un personaggio e di un luogo, sempre finalizzate;• inserimento dei diversi tipi di dialogo studiati;• inserimento di filastrocche (facoltativo)

    Il lavoro è stato svolto in classe, a piccoli gruppi di 3 o 4 persone. Durante lo svolgimento dellavoro a tutti è stato chiesto di partecipare proficuamente e il capogruppo è stato responsabiledell’ordine e dell’avanzamento dei lavori.

    Qui di seguito, l’incipit da proseguire:

    Buona lettura!La prof

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    PRIMO GRUPPO (VALENTINA CONI, DAMIANO MASTRANTONIO,

    ALESSANDRO D’ORAZI)

    Conan e Nistor erano in cerca di un diamante molto prezioso che aveva il potere di

    dare l’invisibilità e della forza. Questo diamante brillava come il riflesso dell’acqua

    limpida della sorgente e perciò aveva il potere straordinario e ineguagliabile ditrasformare al primo tocco qualunque creatura in un forte soffio d’aria simile ad un

    uragano. La sua luminosità poteva anche accecare chiunque lo avesse guardato

    per molto tempo.

    La leggenda del diamante era stata scritta da un antico autore sconosciuto. Era

    stata trovata cento anni prima in uno scrigno luccicante che dava l’idea dei raggi

    del sole, custodito in una vecchia e scricchiolante libreria della Taverna degli

    Illuminati. Nella vecchia e ingiallita pergamena erano scritte queste parole:

    Conan e Nistor si addentrarono sempre di più nel tempio pronti a qualsiasi cosa pur

    di prendere il diamante. Tutto d’ un tratto videro i guerrieri: erano incappucciati con

    un cappello e un mantello nero come la pece, si vedevano a malapena gli occhi

    cupi. Conan iniziò a strillare per la paura:

    -Nistor, aiuto ho molta paura!

    In un luogo sperdu ! c "# un diaman $

    Grande, po$n $ e bri %  an $.

    Rende tu & 

    o for $

     e invisibile,e fermarlo sar ' impossibile.

    Se per primo lo !ccherai,

    Invisibile e possen $ diven $rai!

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    -Aiuto Conan anche io ho paura!

    E Conan:

    -Nistor, andiamo via di qui, non possiamo rischiare la vita!

    Nistor ci pensò su e disse:-Dobbiamo affrontare la paura e proseguire avanti!

    Il silenzio e il buio pesto fece

    ricordare a Conan quel giorno quando

    i genitori lo avevano abbandonato nel

    bosco insieme al fratello a causa

    della povertà della famiglia che non li

    poteva sfamare. Sembrava un giornocome un altro, ma in realtà anche la

    natura quel giorno era triste: mentre i

    genitori, tra le lacrime, camminavano

    nel bosco, anche gli alberi parevano

    abbassare la loro chioma come se sentivano dentro di sé il dolore e l’angoscia della

    madre:

    -Caro mio, ma è proprio necessario?-Moglie mia, dispiace anche a me, ma è l’unica soluzione! Come farò a vivere con

    questo rimorso di aver lasciato i nostri figli e di aver disgregato questa famiglia?!

    -Vedrai cara, qualcuno si prendere cura di loro!

    E così fu. Non appena i genitori uscirono dal folto del bosco, due contadini

    passarono di lì e si accorsero dei neonati e dei loro vagiti. I due contadini li

    accudirono con amore, preferendo tuttavia Conan a Nistor che aveva un carattere

    introverso, freddo e scontroso.

    Facendosi coraggio entrarono nella stanza del diamante: nei quattro angoli della

    stanza si trovavano quattro colonne di marmo e al centro una campana di vetro

    trasparente, luccicante, a forma quadrata. Il diamante sembrava che lo attirasse

    come una calamita. Con il cuore in gola, Conan si avvicinava sempre di più, pronto

    a prendere il diamante. Proprio in quel momento una mano lo afferrò per la spalla

    scaraventandolo a terra con un solo colpo. Si girò: non credeva ai suoi occhi…

    -Nistor?! Cosa stai facendo? Non puoi farmi questo!!

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    -Caro Conan, questo è il momento per fartela pagare per tutto quello che mi hai

    fatto! Adesso te la vedrai con me! Siamo finalmente arrivati alla resa dei conti! Sono

    stanco di essere considerato inferiore a te. È una vita che sto cercando di

    vendicarmi, e questo è il momento giusto. Tutti vedranno quanto è forte Nistor!

    Ancora ricordo quando i nostri genitori adottivi mi incolparono per aver lasciato ilrecinto delle pecore aperto: ma tu sai benissimo che sono innocente e che non ero

    stato io^ 

    Conan ammutolì e dentro di sé sentì un vuoto, non sapeva cosa dire. Riconosceva

    la sua colpa, ma non poteva parlare perché aveva paura che il fratello lo avrebbe

    ucciso visto che gli parlava con un’aria minacciosa. D’un tratto, gli balzarono sopra

    anche i guerrieri, che gli fecero gelare il cuore al primo sguardo. Lo sguardo

    accigliato ed infuriato pari a quello di un leone che sta afferrando la sua preda. Ma

    Conan si fece coraggio e lo affrontò: riuscì ad afferrare il polso di un guerriero, aprendergli la lancia e urlando

    a squarciagola disse:

    -Nel nome di Odisseo!

    Infilzò tutti e sette i guerrieri

    con l’unica lancia, compreso

    Nistor.

    -Fratello mio non avrei voluto

    ma ho dovuto farlo.

    In un attimo piombarono a terra, come tessere del domino. Ghermì il diamante con

    una velocità simile ad un’aquila in picchiata verso il suo obiettivo.

    -D’ora in poi il Regno del Villaggio sarà mio. Dirò a tutti quello che è accaduto e di

    me ne saranno fieri ora che ho il potere dell’invisibilità e della forza. Non dovranno

    più temere nessun male.

    Poi guardò il cielo e sussurrò:

    -Fratello mio, se solo avessi saputo del tormento che avevi dentro, avremmo potuto

    trovare una soluzione insieme! Mi dispiace molto aver fatto questo atto, ma sono

    stato costretto. Ti porterò sempre nel cuore e se un giorno avrò un figlio porterà il

    tuo nome.

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    SECONDO GRUPPO (GIORGIA ROMANO, MICHELE GENTILI, EMANUELE

    PASQUALI)

    Quelle sette figure mettevano timore ad entrambi: erano alti,possenti ed il loro sguardo era fisso ed immobile. Erano seduti su

    troni d’argento attorno ad una tavola rotonda imbandita di cibo e

    vino. Sulle pareti c’erano quadri di tutti i tipi e sul soffitto una

    lampada dalla luce tenue. Conan disse:

    -Una volta, loro erano i migliori amici di mio padre ed ora guarda

    in che stato sono! Non ci posso credere…

    E Nistor gli rispose:

    -Mi dispiace!

    Allora Conan ripensò a quando in quel castello c’era ancora la

    tranquillità e la pace. Conan era un bambino piccolo ed innocente che trascorreva

    la maggior parte del tempo a giocare con il padre cioè il Re. Una notte, mentre

    stava dormendo accanto a suo padre, qualcuno gli infilò la testa in un sacco e poco

    prima di perdere i sensi definitivamente, udì le urla del padre che supplicava i

    saccheggiatori e diceva:

    -Prendete me! Mio figlio è innocente! Lui non ha colpe! Vi prego prendete me al

    posto suo, vi darò tutto quello che mi chiedete ma, per l’amor del cielo, non toccate

    mio figlio!

    E quelle persone risposero:

    -Taci tu! Hai smesso di dirci quello che dobbiamo fare? Da oggi non sei più il Re e

    dettiamo noi le regole!

    Da quel giorno Conan si credette responsabile dell’accaduto: non era riuscito a

    perdonarsi di non aver potuto fan niente per evitare il rapimento del padre.

    Conan venne svegliato dai suoi ricordi da una luce abbagliante, dalla quale uscì un

    uomo dall’aspetto strano: gli occhi sembravano due stelle, aveva una lunga barba

    bianca che arrivava fino ai piedi, indossava vestiti umili e pieni di toppe e ai piedi

    scarpe tutte rotte. Conan rimase perplesso alla vista di quell’uomo, ma, passato

    qualche minuto , Conan e Nistor gli chiesero:

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    -Chi è lei? Cosa vuole da noi?

    E lui rispose:

    -Io sono un mago che abita da secoli in questo

    castello. Non ti ricordi di me? Quando eri piccolopassavamo molto tempo insieme…

    Allora Conan ci pensò per un po’ e ribatté:

     -Ora mi ricordo di te! Tu sei il custode del castello…

    perché non mi hai mai detto che eri un mago?

    E lui rispose:

    -Eri troppo piccolo per capirlo, ma ora seiabbastanza grande e ho deciso di aiutarti a

    vendicarti del Re impostore donandoti questa

    spada.

    Così, Conan e Nistor si avventurarono alla ricerca del Re con una sola intenzione:

    vendicare il loro padre.

    Dopo aver salito molte rampe di scale, finalmente arrivarono nella stanza reale

    dove il Re malvagio stava dormendo. Conan sfoderò la spada e, con un colpo

    secco, gli trafisse il cuore. Prese il suo scettro e lo gettò a terra, facendo rompere il

    diamante all’ interno.

    A quel punto successe qualcosa di strano: il castello tornò ad essere tale e quale a

    quello di dieci anni prima. Maestoso, pieno di luce e oggetti di grande valore.

    Conan, stupefatto, si diresse verso il giardino e vide che anche le piante stavanorinascendo: erano diventate verdi e rigogliose, i fiori erano sbocciati e, in mezzo a

    tutto quel verde, davano un tocco di allegria e colore.

    Quando si avvicinò all’ albero più grande, uscì da dietro il tronco un’ombra

    imponente e scura: era suo padre

    -Padre… da quanto tempo…-singhiozzò, tremando - Sei vivo…Sono veramente

    felice che tu sia qui con me adesso!

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    -Anche io, figlio mio! Quanto ho sofferto nel non poterti abbracciare…Ho saputo

    quanto tu hai sofferto per colpa mia…Da oggi in poi noi due regneremo insieme e

    recupereremo tutto il tempo che abbiamo perso!

    Da quel giorno, i due riportarono il regno alla felicità e all’ equilibrio. Del Re Malefico

    e dei sette guerrieri nessuno seppe più nulla, come se il Nulla li avesse inghiottitiper sempre.

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    TERZO GRUPPO (Lidia Facchini, Ronci Gabriele, Domenico Ferrazzi e Gaia

    Luberti)

    Intorno ad essi le tenebre avevano possesso di tutto. L' oscurità avvolgeva tuttocome un pesante mantello nero e rendeva difficile procedere nella stanza. Solo

    quando gli occhi si erano abituati alla luce fioca delle candele e delle torce fu

    possibile per Conan e Nistor focalizzare quelle sette sagome. Avevano il volto

    congelato in una maschera di terrore: gli occhi erano sbarrati e le pupille rivolte all'

    insù, al punto che gli occhi sembravano completamente bianchi. Dall'angolo della

    bocca, ogni tanto gocciolava ritmicamente ed inquietamente un po' di saliva,

    seguita da una fila di ragni provenienti dall’orecchio.

    Inquietati, uscirono dal tempio e cercarono di pianificare un modo per ottenere il

    fiore magico:

    rispose Nistor .

    .

    .

    .

    E così, passo dopo passo, ora tremando ora facendosi forza si addentarono nel

    tempio, diretti verso la Stanza del Fiore. Ad accoglierli, trovarono una robusta porta

    d' oro massiccio, era così lucente che sembrava di risplendere di luce propria, che

    metteva in evidenza una tenebrosa scritta:

     

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    D' un tratto, si sentì soffiare dietro al suo collo, si girò e vide una delle sette teste

    del drago. Provò a tagliarla, ma si accorse che, al suo posto, ne spuntavano altre

    due. Allora ripensò alla filastrocca e capì che il suo punto debole era la coda.

    Si nascosero: Nistor impaurito, terrorizzato trascinò Conan dietro la colonna per

    ripararsi dalle fiamme del drago. Nistor ebbe un lampo di genio: decise che l’unica

    cosa da fare era trarre in inganno il drago. Lui avrebbe fatto da esca, mentre Conan

    gli avrebbe la coda. Era rischioso: Nistor poteva morire: ma non c’era altra

    soluzione. Conan, tra mille paure, accettò e, mentre Nistor uscì allo scoperto, si

    affrettò a tagliare la coda al drago. Appena sferrò il colpo, il drago scomparve permagia e la splendente e lucente porta si aprì.

    Finalmente sei giunto, ma per entrare

    fatti forza un indovinello dovrai

    superare

    Non perdere tanto tempo a guardarmi

    piuttosto metti mano alle armi.

    Un drago a sette teste sta per apparire

    stai attento, non ti farà uscire.

    Se attraverso me dovrai passare

    con coraggio la coda gli dovrai mozzare

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    Entrati nella stanza, davanti a

    loro videro, nel bel mezzo della

    stanza, vi era una colonna di

    marmo, alta, imponente e

    accerchiata da lucenti pareti. All'estremità alta della colonna, si

    trovava una campana di cristallo

    contenente una rosa magica

    rossa, con cui avrebbero curato

    la madre.

    pensò tra sé e sé Nistor

    incrociando le dita delle mani a formare una scaletta per il fratello, che, non

    pensandoci un secondo in più, la usò per prendere la rosa. Una volta presa, scese,

    la fissò per qualche secondo e poi l' annusò e ripensò ai tempi passati con la madre

    quando ancora non era maledetta, le lunghe passeggiate rilassanti lungo il torrente,

    gli epici racconti e le lunghe chiaccherate. Tutto questo era scomparso tanto tempo

    fa…

    Era una calda giornata d' estate, quando la

    madre, era uscita per fare una passeggiata,

    incontrò il terribile Zarcos: un uomo alto, robustoe con poteri magici e la sua casa la trasformò

    con i suoi poteri in un castello medievale. Il suo

    maestoso e austero aspetto portava timore a

    chiunque incontrasse nel suon cammino e, il suo

    sinistro volto gli dava una mano. Dietro di se

    lasciava una zaffata nauseante che facena

    seccare ogni pianta. Il suo severo, cattivo e

    crudele carattere allontanava tutte le persune a

    lui vicino. Aspettava il giorno perfetto per

    vendicarsi di avergli rubato il trono da re della

    città. La vide e subito gli disse:

    >.

    .ribattè la regina.

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    >. ridendo esclamò Zarcos

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    QUARTO GRUPPO (VALERIA MASTRANTONIO, GIUSEPPE RONCI, CRISTIAN

    TRINCHIERI, ALESSANDRO MASTROGIACOMO)

    Sembravano essere morti da non molto tempo, il sangue a terra era fresco. I

    cadaveri iniziavano ad emanare un odore nauseabondo e putrido. Avevano tutti un

    pugnale o un’ascia conficcata alcuni nel cranio e alcuni nel cuore, e dalla ferita

    ancora colava del sangue rosso fuoco. Le sedie su cui erano appoggiati erano

    completamente ricoperte di sangue e sembravano che stessero per cadere da un

    momento all’altro. Dal pavimento alle pareti

    l’assassino aveva scritto: “LO SCETTRO SARÀ MIO” 

    che trasudava odio. Conan si girò verso il suo amico

    Nistor balbettando gli disse:

    e fece un sospiro di sollievo.

    E così, un passo dopo l’altro, si addentrarono nel castello e si diressero verso la

    stanza del trono.

    Stavano per raggiungerla, quando ad un tratto crollò una porta della stanza dello

    scettro. I due giovani, corsero nel luogo quando videro Sahuron avvicinarsi allo

    scettro. Nistor prese di nascosto una pietra dalle mura e diede un colpo a Conandietro la nuca. Lui cadde a terra, e con la vista un po’ sfocata, vide Nistor sfrecciare

    da Sahuron e stringergli la mano. Svenne completamente.

    Dopo un po’ di minuti, si risvegliò e non trovò né lo scettro né suo cugino né

    Sahuron. Conan pensò che Sahuron avesse rapito Nistor, …Così si rialzò dolorante

    e decise di andare verso il regno di Sahuron e scoprire cosa fosse successo a suo

    cugino.

    Era a pochi passi dal regno, quando ad un tratto si trovò davanti agli occhi un

    enorme e imponente castello che sembrava essere impenetrabile. Era fatto dipietra rinforzata e ad ogni entrata una squadra formata da 20 guardie impediva

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    l’accesso a chiunque. Conan fece il giro del castello per cercare una via isolata e

    senza guardie dove entrare. Vicino un vecchio albero secco e spoglio trovò un

    antico passaggio segreto che conduceva direttamente al centro del castello. Vagò

    per molte vie sotterranee fino ad

    arrivare alla stanza del trono. TrovòNistor e Sahuron che stavano

    confabulando di come proteggere lo

    scettro con davanti una mappa del

    castello. Uscì di soppiatto dal

    passaggio, sentendo tutti i piani di

    Sahuron; sentì dire che voleva

    trasformare il Regno del Bene nel

    suo Regno delle Tenebre. Per unperiodo di tempo, Sahuron uscì

    dalla stanza del trono e Conan

    riprese il passaggio per sbucare sotto il tavolo. Da lì sotto vide una scena a cui

    stentava a crederci: Nistor era seduto trionfante e titanico al trono d’argento, il che

    faceva capire che era il braccio destro di Sahuron.

    urlò Conan, uscendo allo scoperto.

    Ridacchiando rispose:

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    Conan non sapeva cosa fare: da

    una parte lo scettro che serviva per

    salvare il regno, dall’altra il cugino

    con cui era molto legato. Nistordisse a Conan con un filo di voce:

    Conan dopo qualche minuto di

    riflessione disse a Sahuron:

    urlò Nistor con tutto il fiato che aveva in corpo.

    Sahuron buttò Nistor a terra e con una risata maligna si girò. Stava per andarsene

    quando Conan con tutte le sue forze trafisse Sahuron sulla schiena. Il re del male

    cadde a terra dolorante dicendo:

    Conan senza badare alle sue parole gli strappò lo scettro di mano e insieme aNistor andò a riporre lo scettro nel proprio castello e da quel momento in poi il bene

    regnò in tutto il mondo.

    Almeno fino ad oggi…

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    “Ho capito che i libri non sono mai

    finiti, che è possibile per alcune storie

    continuare a scriversi senza il loro

    autore” 

    Paul Auster, Il taccuino rosso