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Alpi in guerra Alpes en guerre 1939/1945 Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà Guida alla mostra La mostra è la prima realizzazione del progetto Interreg “Memoria delle Alpi” e il frutto della collaborazione scientifica di istituzioni culturali italiane, francesi, svizzere. Per la prima volta, la storia della Seconda Guerra Mondiale nelle Alpi occidentali viene presentata in un quadro sinottico, grazie agli sguardi incrociati degli storici di tre paesi, alla documentazione e alla ricca iconografia proveniente da tutto l’arco alpino occidentale: Piemonte, Valle d’Aosta, Isère, Savoia, Alta Savoia, Alpes Maritimes, Alpes de Haute Provence, Vallese, Ticino. Con questo approccio inedito, la mostra offre una serie di approfondimenti nella prospettiva di una storia comparata, sovranazionale ed europea.

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Alpi in guerraAlpes en guerre1939/1945

Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà

Guida alla mostraLa mostra è la prima realizzazione del progettoInterreg “Memoria delle Alpi” e il frutto dellacollaborazione scientifica di istituzioni culturaliitaliane, francesi, svizzere.Per la prima volta, la storia della Seconda GuerraMondiale nelle Alpi occidentali viene presentatain un quadro sinottico, grazie agli sguardi incrociatidegli storici di tre paesi, alla documentazione e alla ricca iconografia proveniente da tuttol’arco alpino occidentale: Piemonte, Valle d’Aosta,Isère, Savoia, Alta Savoia, Alpes Maritimes,Alpes de Haute Provence, Vallese, Ticino.Con questo approccio inedito, la mostra offreuna serie di approfondimenti nella prospettivadi una storia comparata, sovranazionale ed europea.

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ALPI IN GUERRA

In Italia Benito Mussolini, il Duce, è al potere dal 1922mentre in Germania, Adolf Hitler,il Führer, diventa cancelliere nel 1933. Fascismo e nazismo:le rispettive dottrine sono vicine,xenofobe, ultranazionaliste e basate sull'esercizio autoritariodel potere. Mettendo il sistemaindustriale moderno al serviziodelle sue idee, Hitler condurràuna guerra spaventosa, unicanella storia dell'umanità per i metodi impiegati ed il numerodi vittime e contraddistinta in particolare dalla volontà di sterminare gli Ebrei europei.Mussolini si mette al passo.Nel giugno 1940, mentre laFrancia è sconfitta e il generaleDe Gaulle da Londra riunisce i Francesi che rifiutano la disfatta,il Maresciallo Pétain conduce il paese alla collaborazione con la Germania nazista.Come viene vissuto il conflittomondiale nelle Alpi occidentali?Quali reazioni vi suscita e conquali conseguenze? Queste sonole domande, nella stessa lineadirettrice del programma europeoInterreg III Alcotra, “Memoriadelle Alpi - sentieri della libertà,1939 - 1945”, cui tentadi rispondere questa mostra.

La mostra presenta le immagini della guerra sulle Alpi selezionate in modo da evocare le drammatiche conseguenzedel conflitto sulle società delle regioni alpine.Essa si articola in sei sezioni:

Le società alpine alla fine degli anni Trenta

Le forze in gioco: Tedeschi, Alleati, Francesi,Italiani e Svizzeri

Alpi e Alpini in guerra.Occupazioni e scontri militari.

Resistenze: rifugi, città e frontiere

Persecuzioni, repressioni,bombardamenti, danni di guerra

Divisioni e frontiere,demilitarizzazione, memorie,luoghi di memoria, vuoti di memoria.

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LE SOCIETÀ ALPINE ALLAFINE DEGLI ANNI TRENTA

Permanenze e mutazioni

Se i paesaggi alpini della finedegli anni '30 si distinguono perla pratica sia dell'allevamento siadello sfruttamento delle foreste,già da molto tempo queste atti-vità non sono più sufficienti alfabbisogno degli abitanti. Per unaparte di essi infatti le migrazionistagionali sono diventate definiti-ve. Coloro che restano provanouna crescente difficoltà a soprav-vivere e abbandonano lo sfrutta-mento delle risorse tradizionaliogni qualvolta si presentino pos-sibilità di lavoro nel settore del-l'industria e del turismo. Tuttaviaquesta nuova realtà non influiscesulle relazioni transfrontaliere,che permangono salde da ambe-due i versanti anche per la comu-nanza delle lingue. Il francopro-venzale, a nord del Delfinato, in

Savoia ed in Val d'Aosta, ed ilprovenzale a sud e nelle valli pie-montesi, stanno a testimoniarela forte unità culturale alpina cheall'alba della Seconda guerramondiale la frontiera politica nonè riuscita ancora a dividere.

Il crepuscolo dei "tempi tradizionali"

Per molti secoli la montagna alpinanon rappresenta un ostacolo tra lecomunità dei due versanti e né lafrontiera del 1860, né la Prima guer-ra mondiale, che vede Italia eFrancia alleate, incidono sulle rela-zioni esistenti. Ci si sposta da unlato all'altro della frontiera per unlavoro stagionale, per un'attivitàcommerciale (compreso, ovviamen-te, il contrabbando!), d’estate per ilpascolo del bestiame, per riunirsi inoccasione di pellegrinaggi comunied anche per "frequentarsi" e spo-sarsi. Nel 1930 i rapporti tra lecomunità sono intaccati solo dallospopolamento. Ovunque nelle Alpioccidentali si deve notare il vantag-gio rappresentato da un tasso dialfabetizzazione particolarmenteelevato (94% nelle Alpi piemontesi)per coloro che partono alla ricercadi condizioni di vita migliori.

All'alba dell'era industriale ed urbana

Al passaggio dal XIX al XX seco-

In applicazione del " Piano Wahlen ", nelle Alpisvizzere, le aree coltivate passano da 180.000ettari a 350.000 ettari. Roveredo, Ticino, Svizzera,1940. Archivio di Stato del Canton Ticino.

lo la scoperta dell'idroelettricitàe l'avvento del turismo dannovita ad un nuovo sviluppo eco-nomico. Stimolate dalla Primaguerra mondiale, l'elettrometal-lurgia e l'elettrochimica vanno amodificare i paesaggi di fondovalle, in particolare in Vald'Aosta, nelle valli Chisone, Susa

e del nord-est del Piemonte, inMaurienne, Tarentaise, Romanchee Valais. Ad eccezione dellaregione di Torino, la cui econo-mia conosce uno slancio ecce-zionale, i cambiamenti non sonocosì sensibili nel resto delle Alpipiemontesi, dove proseguono lospopolamento ed il declino delleattività tradizionali. Lo sviluppodel turismo e l'allestimentodelle prime grandi stazioni alpi-ne stimolano inoltre la realizza-zione della rete ferroviaria estradale. E se i primi GiochiOlimpici invernali si tengono aChamonix, nel 1924, è anchegrazie alla presenza del treno.

Contrabbandieri tra Svizzera e Italia. Valle di Muggio,Ticino, Svizzera, 1938. Archivio di Stato del Canton Ticino.

Trasporto ad Aosta, nelle fabbriche siderurgi-che della " Cogne ", dell’antracite delle minie-re di Cogne, Cogne, 1930 circa. Coll. IHRVDA

Progetto di realizzazione della stazione di Pila,Val d’Aosta, 1937. In “Studi e proposte prelimi-nari per il piano regolatore della Valle d’Aosta”,Torino, edizioni di Comunità, 2001.

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LE FORZE IN GIOCO: TEDESCHI, ALLEATI, FRANCESI, ITALIANI E SVIZZERI

Sfide e strategie

Che la frontiera naturale delle Alpisia sufficiente a costituire un limi-te è cosa evidente, guardandodall'esterno. Ma non è così dal-l'interno, dove ciascuna delleparti vorrebbe controllare contem-poraneamente i due versanti.Così, anche se le necessità eco-nomiche esigono la realizzazionedi vie di transito transalpine, gliStati operano sulle rispettive fron-tiere per moltiplicare le operedifensive. Queste fortificazioni,che richiedono un numero consi-derevole di effettivi, faranno benpresto delle Alpi un serbatoio dimilitari specializzati, alpini da unlato e chasseurs alpins dall'altro.L'atteggiamento bellicoso dellaGermania nazista e dell'Italiafascista condurrà tuttavia le altrepotenze a ridefinire le proprieposizioni. Nelle Alpi le conseguen-ze non tardano a manifestarsi.Mosso dalla volontà di trovareposto nel campo dei vincitori eprofittando della sconfitta france-se di fronte alla Germania, nelgiugno 1940 Mussolini dichiaraguerra alla Francia e tenta diriconquistare, nella zona alpina,la Savoia e Nizza. La Svizzera con-ferma la sua neutralità.

La posizione delle grandi potenze

Anche se nel giugno 1940 i Francesirespingono quasi ovunque l'offensi-va mussoliniana, l'Italia fascistatrova nel novembre 1942 un'occa-sione di rivincita quando Hitler lasciache occupi le Alpi francesi, prima diinviarvi le sue truppe nel settembre1943.Dal 1944 al 1945 le potenze in

Incontro tra ufficiali francesi e italiani. Passo delMoncenisio, Savoia, 1° ottobre 1939. Coll. ECPA.

Firma dell'accordo franco-italiano, tra PierreLaval e Benito Mussolini. Roma, PalazzoVenezia, 7 gennaio 1935. “L’Illustration”, 12gennaio 1935, n° 4793.

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Le opere difensive

Nel 1860, mentre i Piemontesilasciano alla Francia i loro terri-tori "al di là delle montagne" incambio dell'aiuto che quest'ulti-ma ha dato loro contro l'Austria,i crinali alpini diventano la fron-tiera politica. Vengono edificatenuove costruzioni allo sboccodei valichi principali o in posizio-ne dominante, soprattutto quan-do le relazioni diplomatiche traFrancia e Italia si deteriorano. Larottura interviene nel 1936,quando viene costituito l'AsseRoma-Berlino e si conferma nel1938 quando Hitler e Mussolinifirmano il Patto d'Acciaio.Dinanzi alla minaccia la Franciaaveva cominciato a rafforzare ecompletare il proprio sistema

difensivo al fine di costituire, daNizza al Monte Bianco, una lineaMaginot delle Alpi. L'Italia dàprova della stessa strategia,particolarmente al Monginevro,creando anch'essa fossati eblocchi anticarro lungo i passitraversabili più facilmente, comequello del Piccolo San Bernardo.Tuttavia queste costose fortifi-cazioni non avranno un ruolodeterminante nel conflitto.

campo attuano le seguenti strategie:I Tedeschi, in ritirata, voglionoconservare il controllo delle ric-chezze economiche dell'Italiadel nord e si sforzano di teneresalde le posizioni sui crinali.Gli Italiani si dividono tra l'eser-cito della Repubblica fascista diSalò che combatte i partigiani, equesti ultimi che cercano, senzarealmente trovarli, la solidarietàdella resistenza francese e l'aiu-to concreto degli Alleati.

Gli Americani e i Britannici hannocome primo obiettivo la vittoria suiTedeschi ma vigilano perché iFrancesi non prendano il soprav-vento.I Francesi, che dalla fine dell'estate1944 cercano di svolgere un ruolonella liberazione del Piemonte e dellaVal d'Aosta, non vogliono in realtàessere esclusi dal tavolo dei negoziati.Ovviamente le potenze confinantivogliono assicurarsi delle condizio-ni favorevoli nel trattato di pacedel 10 febbraio 1947 che permet-terà infine alla Francia di preser-vare, se non di migliorare, il pro-prio dispositivo militare alpino eall'Italia di mantenere la propriaintegrità territoriale, con perditecontenute nelle Alpi Marittime.

Lapide commemorativa della guerra 1914-18(tentativo degli Alpini di ricomporre la fratel-lanza del 1918). Bramans, Savoia, 1940. Coll.Istoreto.

Forte di Chaberton. Passo del Monginevro,Piemonte. Coll. Joseph Rossi.

Forte di Gondran, Regione di Briançon, Hautes-Alpes. “L’Illustration”, 2 aprile 1932, n° 4648.

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ALPI E ALPINI IN GUERRA. OCCUPAZIONI E SCONTRI MILITARI

Occupazioni e scontri

I pochi comuni di frontiera occu-pati dall'Italia a partire dal 1940vengono praticamente annessi;la lira vi sostituisce il franco ed iservizi amministrativi sono ita-liani. In seguito agli sbarchialleati nel Nord Africa, l'8novembre 1942 i Tedeschi inva-dono il sud della Francia lascian-do agli Italiani l'occupazione deidipartimenti francesi delle Alpi.Il 25 luglio 1943 Mussolini vienedestituito ed il MarescialloBadoglio viene incaricato di for-mare il nuovo governo. L'8 set-tembre il patto italo-tedescoviene rotto. Le truppe tedeschepenetrano così in Italia dai passidel Brennero e di Tarvisio eprendono il posto dell'esercitoitaliano nelle Alpi francesi.Ma lo sbarco degli Alleati inNormandia il 6 giugno 1944 epoi quello in Provenza del 15agosto fanno indietreggiare letruppe tedesche fino al Jura edai Vosges. Benché la Francia sialiberata, l'esercito nemico conti-nua ad occupare l'Italia del nord.Ed è a costo di combattimenti eperdite sia lungo la frontiera,dove combatte l'esercito france-se, sia in Italia, dove insorgono ipartigiani, che i Tedeschi ed ifascisti devono indietreggiare. La

Resistenza italiana può cosìriprendere il territorio fino allacapitolazione firmata con gli anglo-americani il 2 maggio 1945.

Giugno 1940: "la guerra delle cento ore"

Il 10 giugno, mentre la Franciasubisce l'invasione delle truppetedesche, Mussolini le dichiara laguerra. Questa aggressione,secondo la formula del presiden-te Roosvelt, viene percepita comeuna pugnalata alla schiena.I 133.000 uomini della IV arma-ta italiana, comandati dal GeneraleGuzzoni, tra il Monte Bianco e ilMonviso, e della I armata, allaguida del generale Pintor, dalMonviso a Ventimiglia, si oppor-ranno ai 58.000 francesi coman-dati dal generale Olry.Ma le truppe italiane sono malpreparate e male equipaggiate ela resistenza degli Chasseursalpins francesi si rivela più effi-

Posto di controllo tedesco alla frontiera.Mentone, Alpi Marittime, settembre 1943Coll. Bundesarchiv Coblenza.

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sforma in disfatta dopo l'8 set-tembre, quando il MarescialloBadoglio, nuovo capo del gover-no italiano, rende pubblico l'ar-mistizio con gli Alleati. ITedeschi rafforzano ovunque leloro posizioni. Le unità italianevengono accerchiate e disarma-te non senza scontri né vittimenella notte tra l'8 e il 9 settem-bre. In Savoia e nel Delfinato ilGenerale Pflaum comanda daGrenoble la 157° divisione tede-sca, mentre la 148°, con coman-do a Grasse, occupa le Alpi Marittime. Tutta l'economia della

regione alpina viene così siste-maticamente depredata dall'e-sercito e dalle autorità tedesche.Liberato il 12 settembre da un'u-

cace di quanto non fosse statoprevisto. Così, quando il 25 giu-gno arriva l'armistizio, l'esercitoitaliano ha conquistato solo unazona di 800 kmq, popolata da28.000 abitanti. In Savoia sitratta dei comuni di Bessans,Séez, Montvalaison, Bramans,Lanslevillard, Lanslebourg,Termignon, Sollières, Sardièrese Sainte-Foy-Tarentaise, nelleHautes-Alpes, di Montgenèvre eRistolas, ma soprattutto nelleAlpi Marittime, di Fontan e diMentone.

1942-43, l'occupazione italiana in Francia

Nel periodo 1940-1942 si instauraun'autentica guerra senza armi trala Commissione italiana per l'armi-stizio, che cerca di appropriarsi deidepositi dell’Armée des Alpes, edalcuni militari francesi provenientidall'Armée d’Armistice e raggrup-pati nell'organizzazione di occulta-mento del materiale (CDM), chetenta di sottrarre gli armamenti perpoter liberare un giorno il paese.Nel novembre 1942 la IV armatadel generale Vercellino occupa idipartimenti alpini dalla frontierasvizzera al Mediterraneo, daBandol a Saint-Julien enGenevoix. I Tedeschi si riservanole città di Marsiglia, Aix-en-Provence, Avignone e Lione.Da Vichy in poi lo Stato francesecollaborazionista conserva ilpotere legislativo, giurisdizionaleed amministrativo. Incapace diinstaurare una sua amministra-zione, l'esercito italiano nondispone d'altro canto di mezzipari alla sua ambizione che èquella di appropriarsi, ad esem-pio, in tutto o in parte dei profittidell'economia locale, ed esercitapertanto un'occupazione pocorepressiva.

1943-44, l'occupazione tedesca

La ritirata degli Italiani, annun-ciata dall'agosto 1943, si tra-

Ponte distrutto grazie al sabotaggio operato daMario Pellizzari. Ivrea, Piemonte, 25 dicembre1944. Coll. Istoreto.

Soldati italiani al bivacco. Massiccio del MonteBianco, Alta Savoia, giugno 1940. Coll. Istoreto.

Alpini mentre leggono sul giornale “Tomori”l'annuncio dell'armistizio tra Francia e Italia;Albania, 24 giugno 1940. Coll. Archivio centraledello Stato (ACS), Roma.

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nità di paracadutisti tedeschi,Mussolini, che non può rifiutarepiù nulla a Hitler, il 18 annunciala nascita della "Repubblicasociale italiana" (RSI). Le auto-rità fasciste devono riprendere illoro posto, assistere l'esercitotedesco, applicare i provvedi-menti antisemiti e dare la cacciaai partigiani. In Italia si instauradi fatto la guerra civile.

1945, i combattimenti della Liberazione

Dall’agosto al settembre 1944gli Americani e l'Armée d’Afriqueavanzano dalla Provenza al Jura,fino ai piedi dei Vosges dove sistabilizza il fronte. Le Alpi fran-

cesi, come l'intero territoriofrancese, vengono così liberatidalla presenza tedesca.In Italia invece le cattive condi-zioni climatiche ed una difesatedesca più tenace del previstoimpediscono qualsiasi evoluzio-ne. Alla fine di ottobre i Tedeschiripiegano sui crinali, abbandonan-do Lanslebourg e Lanslevillard(Maurienne), Montgenèvre(Briançonnais), Meyronnes (Ubaye)e Sospel, nelle Alpi Marittime. Ma in Italia la tensione cresce: isoldati italiani possono trovarsia combattere nei due campiopposti; altri militari, che rifiuta-no di essere nuovamente mobili-tati da Mussolini, entrano neigruppi di partigiani che vanno aricongiungersi con quelli chevogliono sfuggire alle miliziefasciste o alla deportazione inGermania.

I Francesi dal canto loro conti-nuano a battersi sul fronte delleAlpi. Il 1° marzo 1945 un"Distaccamento dell'Armée desAlpes", forte di 22.000 uomini,viene posto agli ordini del gene-rale Doyen. Il 9 aprile, mentre èscattata l'offensiva alleata inItalia, il distaccamento vienechiamato ad intervenire sullafrontiera per bloccare sulle Alpioccidentali il massimo numerodi unità tedesche e fasciste.Nella Tarentaise, al Roc Noir, inMaurienne, al Moncenisio e nelMassiccio di Authion, le truppefrancesi, alla fine di aprile,fanno rifluire i Tedeschi in Italia.Contemporaneamente i partigia-ni italiani lanciano l'insurrezionegenerale e liberano il Piemontecongiungendosi alle truppealleate. Il 2 maggio il nemicocapitola.

Alpini. Saint-Martin-Vésubie, Alpi Marittime,inverno 1942-1943. Foto Federico Strobino, coll.Alberto Cavaglion.

Indicazioni tedesche vicino a Porta Nuova,Torino, Piemonte, primavera 1944. Coll.Bundesarchiv Coblenza

Esploratori-sciatori della compagnia Stéphanein ricognizione (con il binocolo, Lionel Terray)Moncenisio, Savoia, febbraio 1945. Coll. Museodelle Truppe di Montagna, Grenoble.

I partigiani delle Hautes-Alpes conquistano ilforte de la Citadelle, 8 settembre 1944.

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RESISTENZE: RIFUGI, CITTÀ E FRONTIERE

Resistenza e rifugio

Le popolazioni alpine manifesta-no ben presto la loro volontà diliberarsi da sole, senza aspetta-re gli Alleati. In Italia come inFrancia le forme di resistenzasono simili e si svolgono attra-verso la stampa clandestina, laguerriglia urbana, il maquis el'informazione. Ovunque vengo-no sabotate vie ferrate e fabbri-che, e gli attentati contro l'occu-pante si moltiplicano. Tuttavia lacronologia degli eventi differiscetra i due paesi e i rapporti tra iresistenti francesi ed italianisono poco frequenti.Le Alpi sia piemontesi che fran-cesi sono viste ben presto dagliEbrei di molti paesi europei, infuga dinanzi all'esercito nazista,come una zona tranquilla e pro-pizia al rifugio. Ma il maggiornumero di fuggitivi confluisceverso la Svizzera, per via dellasua neutralità e dell'immagine di"rifugio alpino" che essa vuoleconservare e che la fa apparirecome il riparo più sicuro.

L'organizzazione della Resistenza

In Francia la Resistenza si mani-festa e si organizza soprattuttonelle città; a Lione, dove nasce

il movimento Franc-Tireur, o aGrenoble, dove nel novembre1941 è sor to il movimentoCombat. Ed è ancora a partiredalle città che la Resistenzadiffonde giornali e volantini clan-destini in tutto il massiccio alpi-no e da dove conduce la suaazione di informazione. Dal1943 i Groupes-Francs, bracciarmati dei grandi movimentidella Resistenza, cercano di col-Attentato contro la sede dello Stato maggiore ita-liano. Grenoble, Isère, hotel Gambetta, 25 maggio1943. Coll. MRDI.

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Queste formazioni resistenti,situate nelle alte valli, comandatepiù o meno efficacemente esostenute dalla popolazione loca-le, vengono in gran parte spazza-te via dalla repressione primadella fine dell'inverno. A partiredalla primavera 1944 le grandiformazioni politiche, i socialisti, icomunisti, il Partito d'Azione, iliberali monarchici ed i democrati-ci cristiani organizzano importantiunità militari di resistenza, richia-mandosi soprattutto alla tradizio-ne del Risorgimento (Garibaldi peri comunisti, "Giustizia e Libertà"per il Partito d'Azione) e all'antifa-scismo (Matteotti per i socialisti).

Gli Ebrei

Da 30.000 a 50.000 Ebrei di ogninazionalità convergono a partiredal 1933 verso le Alpi, in stazioni

turistiche e cittadine come Villard-de-Lans, Uriage, Allevard e Saint-Pierre-de-Chartreuse (Isère), Megèvee Saint-Gervais (Alta Savoia),Castellane e Barcelonnette(Basse Alpi), Saint-Martin-de-Vésubie, Venanson e Vence (AlpiMarittime).In Italia dal 1938 una legislazio-ne razzista tende ad emarginarela comunità ebraica dalla vitasociale e politica mentre per gliEbrei stranieri viene decretatal'espulsione immediata. Molti diloro attraversarono in Franciadove, nell'ottobre 1940, ilMaresciallo Pétain adotta unalegislazione analoga prima diimpegnare la responsabilitàdello Stato francese nella depor-tazione degli Ebrei. Tuttavia gliItaliani che occupano le Alpi fran-cesi dal novembre 1942 al set-tembre 1943 si oppongono ai

pire il potenziale di guerra nemi-co distruggendo o sabotandolinee ferroviarie, linee ad altatensione, convogli militari e fab-briche che lavorano per l'indu-stria di guerra tedesca.La Resistenza italiana, dopo l'8settembre 1943 e a seguitodella distruzione dell'esercito, ècostituita da gruppi di militari

che hanno conservato le armi eche si strutturano a partire dallegrandi formazioni politiche. InPiemonte, e particolarmente aTorino, "capitale piemontese dellaResistenza", e nelle valli di Lanzo,Susa, Sangone e Pinerolo, la fab-brica svolge un ruolo essenzialenella costituzione dei gruppi parti-giani. Agli ex militari ed agli operaisi affiancano contadini e cittadi-ni che i bombardamenti hannofatto riparare nelle campagne.

I partigiani

A seguito dell'instaurazionedello STO (Servizio di lavoroobbligatorio) il 16 febbraio 1943e nell'intento di accogliere i reni-tenti, nelle Alpi francesi si molti-plicano i maquis, i partigianid'oltralpe. Al sopraggiungeredell'inverno 1943 le difficoltà dirifornimento, l'improbabilità diuno sbarco alleato e la repres-sione italiana e tedesca condu-cono all'abbandono di numerosicampi. Nella primavera 1944 glieffettivi aumentano nuovamen-te, ma è solo dopo lo sbarcoalleato del 6 giugno 1944 inNormandia che verrà sferratol'attacco contro l'occupante.In Italia, nell'autunno 1943, i par-titi antifascisti orientano verso laResistenza volontari, giovani reni-tenti, militari in fuga ed alcuni exprigionieri di guerra anglo-ameri-cani liberati dopo l'8 settembre.

Partigiani della Repubblica libera di Alba. Alba,Piemonte, ottobre 1944. Coll.Istoreto. La famiglia Roman, rifugiata a Saint-Martin-Vésubie,

passa in Italia dopo l'invasione della zona di occupa-zione italiana da parte dei Tedeschi l'8 settembre1943. Passo di Ciriegia, Alpi Marittime, settembre1943. Foto Charles Roman, coll. Alberto Cavaglion.

Ada e Paolo Gobetti attraversarono le Alpi al colledell’Orso per prendere contatto con la Resistenzafrancese nell’inverno 1944-45. Coll. Centro studiPiero Gobetti

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Il rifugio

Durante la guerra la Svizzeraaccoglie più di 250.000 militarie civili. L'occupazione dellaFrancia, quella dell'Italia e loSTO provocano una serie diondate di rifugiati verso laConfederazione. Dopo l'armisti-zio del settembre 1943, 20.000militari italiani passano la fron-tiera per sfuggire alle rappresa-glie della Wehrmacht, insieme a15.000 rifugiati civili italiani, tra

cui circa 4000 ebrei. Dopo averannunciato, nell'estate 1942,"La barca è piena", nel 1943 leautorità elvetiche aprono le fron-tiere un po' più generosamente.Nell'ottobre 1944 numerosi civi-li in fuga dall'attacco tedescoalla Val d'Ossola trovano rifugioin Svizzera. Dopo essere passa-ti per i campi di raccolta o diselezione, ogni nuovo arrivatoviene diretto verso un campo dilavoro in cui viene utilizzato perlavori agricoli o forestali.Nel corso dell'inverno 1944-45alcuni partigiani italiani minac-ciati dai rastrellamenti dell'eser-cito tedesco tentano di trovarerifugio in Francia. Ma nonostan-te un accordo tra i capi delle for-mazioni "Giustizia e Libertà" diCuneo ed i loro omologhi france-si, i rapporti tra i partigiani ita-liani ed i militari francesi sonorari e difficili. Alcuni partigianivaldostani, ad esempio, vengo-no internati a Grenoble ed altridella 19° brigata Garibaldi, pas-sati dalla Val di Lanzo alla valledell'Arc, vengono disarmati econdotti a Grenoble, dove sonoconsiderati prigionieri di guerra.

provvedimenti antisemiti. Ma a par-tire dall'8 settembre Hitler estende ladecisione dello sterminio agli Ebrei

che si trovano in Italia. La Repubblicasociale italiana di Salò ordina pertan-to il 30 novembre l'arresto degli Ebreidi tutte le nazionalità ed il sequestrodei loro beni. Molti vengono internatinel campo di concentramento diFossoli, nei pressi di Modena, primadi essere deportati nel febbraio1944. Altri 3500 circa riescono afuggire verso il Canton Ticino dovela Svizzera li accoglie.In Francia, tra l'aprile 1943 ed ilgiugno 1944 circa 2000 bambinivengono convogliati in Svizzeraattraverso l'Alta Savoia grazie adorganizzazioni come l'OSE (Operadi soccorso ai bambini). Oltre allaSvizzera, quando le sue frontieresono aperte, le altre principalilocalità di rifugio alpino per gliEbrei durante la Seconda guerramondiale sono la regione di Nizzae quella di Grenoble, sul versantefrancese, e su quello italiano leregioni vicine alla Svizzera. Permolti di loro questo rifugio si rive-lerà purtroppo una trappola.

Ingresso di rifugiati italiani in Svizzera. Frontieratra il Ticino (Svizzera) e la Lombardia (Italia) nel1943. Archivio di Stato del Canton Ticino. Ospedale della Resistenza, diretto dal Dott.

Attilio Bersano Begey. Val di Lanzo, VillaCibrario, Piemonte. Coll.Istoreto.

Luogo di rifugio dei figli del rabbino ZalmanChneerson. Parte di loro saranno arrestati aMartellière (Voiron) il 23 marzo 1944 e deportatiSaint-Etienne-de-Crossey, Château du Manoir,Isère, 1943. Coll. Municipio di Voiron.

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PERSECUZIONI, REPRESSIONI,BOMBARDAMENTI, DANNI DI GUERRA

Repressioni e danni

Le mire dei Tedeschi sulle indu-strie alpine fanno subire alle popo-lazioni di Torino, Nizza e Chambéryterribili bombardamenti da partedegli Alleati. Peraltro, nell'autunno1943 sia in Francia che in Italial'occupante tedesco alterna pro-messe di impunità a coloro chedecidono di abbandonare la clan-destinità, a rappresaglie micidiali.Aiutati efficacemente da zelanticollaborazionisti, miliziani o fasci-sti, i Tedeschi braccano i combat-tenti e terrorizzano la popolazionecivile allo scopo di dissuaderla dalnascondere o dal nutrire i parti-giani, in Francia con le deportazio-ni e in Italia con le esecuzioni.Tuttavia la Resistenza guadagnaterreno, come provano gli scioperioperai di Torino e di Biella dell’au-tunno 1943, o la manifestazionedell'11 novembre 1943 aGrenoble, dove vengono arrestatie deportati 400 giovani. Benché alivello delle Alpi occidentali restiancora da precisare il numero dideportazioni, esecuzioni, mas-sacri della popolazione civile evittime di combattimenti, il tri-buto alla guerra delle popola-zioni alpine è pesante e lo èancor di più sul versante italia-no, dove l'occupazione tedescadura il doppio che in Francia.

I tentativi falliti di restaurare la Repubblica

Dispersi durante l'inverno, imaquis si raggruppano nella pri-mavera 1944 e tentano di repe-rire armi, spingendosi ben pre-sto, come nel Vercors nel luglio1944, a dichiarare la restaura-zione della Repubblica nei loroterritori. Nonostante gli eroici edisperati combattimenti aGlières (Alta Savoia) o inPiemonte, a marzo ed aprile1944 questa resistenza vieneschiacciata. I Tedeschi, sempremeno sicuri di conservare il lorodominio, nell'estate 1944 mas-sacrano combattenti e civili,incendiano villaggi e fattorie nelVercors e proseguono i loromisfatti nella maggior par tedelle valli alpine, ed in particola-re in Maurienne.In settembre, mentre le Alpifrancesi sono liberate, laResistenza italiana spera che gliAlleati riescano a superare i vali-chi e confluire in Piemonte; ma

Il villaggio di Bessans bruciato dai tedeschiSavoia, agosto 1944. Coll. Gil Emprin.

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zione, ponti e viadotti. In parti-colare vengono danneggiate laprovincia di Torino e quella diCuneo.

Le vittime

Nelle Alpi francesi fino al set-tembre 1943 le autorità delgoverno di Vichy internano gli"indesiderabili", reprimono i"terroristi" resistenti e, quandol'occupante italiano non vi sioppone, arrestano gli Ebrei.Dopo l'8 settembre, sotto l'oc-cupazione tedesca e con l'aiuto,in Francia come in Italia, di mili-ziani e fascisti, gli arresti degliEbrei e la repressione dellaResistenza raggiungono livelliparossistici. Si moltiplicanodeportazioni, torture e uccisioni,come quello di una dozzina diresponsabili della Resistenza inIsère, nel novembre 1943, qua-lificato come la "Notte di SanBartolomeo grenoblese". AloïsBrünner imperversa ad esempio

a Nizza dal settembre al dicem-bre 1943, da dove spedisce1820 persone alla deportazio-ne, e poi nella regione diGrenoble, nel febbraio 1944, dadove ne fa deportare 400.In Italia, dove gli Ebrei erano riu-sciti fino ad allora a sfuggire piùo meno alla deportazione, i nazi-sti, con la complicità dei fasci-sti, insediano un campo a BorgoSan Dalmazzo, dove li raggrup-pano prima di deportarli adAuschwitz. Si tratta di Ebrei chesono scappati dall'Europa cen-trale o dalla Francia, ma anchedi Ebrei italiani che tentano disfuggire alla trappola. Altri,come Primo Levi, entrerannonella Resistenza.

la tenacia tedesca e l'invernoprecoce annullano l'esito atte-so, tanto più che gli Alleati, chetendono solo a oltrepassare ilReno, considerano secondario ilfronte alpino. Come avviene nelVercors, le zone amministratedalla Resistenza piemontese intante piccole "repubbliche parti-giane", vengono attaccate ed imassacri sono terribili. Così ipartigiani e le popolazioni delleLanghe, dell'Alto Monferrato,dell'Ossola e di Cogne subisco-no in autunno la violenza dellarepressione tedesca, condivi-

dendo l'idea di essere statiabbandonati dagli Alleati.

I bombardamenti

I danni più rilevanti nelle cittàsono causati dai bombardamen-ti alleati. Torino, una delle mag-giori città industriali italiane, cheinclude nell’abitato l'imponentecomplesso della Fiat, e nodo fer-roviario di primaria importanza,dal 1940 diventa un bersaglioper l'aviazione inglese e poianglo-americana. Nel 1943,quando non c’è più un vetrointatto, la città è stata abbando-nata dai due terzi della popola-zione.Nella primavera 1944 una piog-gia di bombe si abbatte suChambéry, altro nodo ferroviarioalpino, provocando la morte di300 persone. In giugno lebombe ne uccidono 400 a Nizza.Oltre le città, i bombardamenticolpiscono gli assi di comunica-

Paesana (Italia), 30 dicembre 1943. Case mitra-gliate dai tedeschi perché si sospetta venganoospitati partigiani. Coll. Bundesarchiv Coblenza.

Abitanti presi in ostaggio dall'esercito tedescoMontelupo Albese, Piemonte, gennaio 1944.Coll. Bundesarchiv Coblenza.

Centro di Chambéry dopo il bombardamentoalleato del 26 maggio 1944. Chambéry, SavoiaColl. Musée des Troupes de Montagne, Grenoble.

Piazza San Carlo a Torino, dopo il bombardamen-to alleato dell'8 agosto 1943. Torino, Piemonte.Coll. Archivio storico della Città di Torino.

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DIVISIONI E FRONTIERE, DEMILITARIZZAZIONE,MEMORIE, LUOGHI DI MEMORIA, VUOTI DI MEMORIA

"Dovere della memoria" ed elaborazione del lutto

La costruzione dell'Europa e ladichiarazione universale deiDiritti dell'Uomo del 1948segnano il trionfo delle idee e deivalori della Resistenza. Tuttaviaci è voluto molto tempo perché,da ciascun versante delle Alpi, irancori che episodicamente siriaffacciavano, si cancellasserodefinitivamente. Ognuno hadovuto ricostruire la propria iden-tità nazionale e liberarsi dallacattiva coscienza persistente delcollaborazionismo dello Statofrancese di Vichy da un lato edalle posizioni ed alleanze fune-ste dello Stato fascista dall'al-tro. Ciascuno l'ha fatto con i pro-pri tempi, più spesso su iniziati-va di associazioni di ex combat-tenti, resistenti e deportati, mol-tiplicando i monumenti, le stele,le lapidi e le commemorazioni.Forse non si è riusciti, nelle Alpie più ampiamente in Europa, acondividere sufficientementequesta storia. Questa mostrapotrebbe allora essere l'inizio diuna presa di coscienza più col-lettiva, in questo caso franco-ita-liana, di una memoria autentica-mente europea, cemento di un

"destino comune" e garante peril futuro.

La Liberazione

Alla Liberazione la Resistenzafrancese vuole far dimenticaregli anni di Vichy e figurare tra ivincitori. I militari che riprendonola guerra, numerosi nelle zonedel maquis alpino, voglionoanche far dimenticare il disastrodi giugno 1940. I partigiani ita-liani desiderano anch'essi can-cellare il periodo fascista e ridi-venire padroni del loro futuro

Soldati dell’Armée des Alpes attraversano il Cold’Arnas e scendono verso la Val di Lanzo. Aprile1945. Coll. Istoreto.

Folla davanti al municipio di Tenda. Tende, AlpiMarittime, maggio 1945. Coll. Arch. Dip. Alpi Marittime

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principali fortificazioni italiane edi rettificare la linea di confine asuo vantaggio.

Le nuove frontiere

Né gli Americani, da cui dipendein quel momento l'esercito fran-cese, né gli Inglesi, che control-lano l'area mediterranea, voglio-no lasciare l'iniziativa ai Francesinelle Alpi. Lasciano, certo, chel'esercito francese penetri inPiemonte ed in Val d'Aosta dopola Liberazione, ma non oltre tren-ta chilometri dalla frontiera esolo per poche settimane. Il trat-tato di pace del 1947 darà tutta-via soddisfazione alla Francia.Anche se in estensione le rettifi-che del confine sono minime, alpasso di Tenda o al Moncenisio,ad esempio, permetteranno dicontrollare fortificazioni che sitrovavano in precedenza in terri-torio italiano. Dopo un plebiscito,solo le popolazioni della regione

di Tenda e di La Brigue verrannointegrate alla Francia. Quantoalla tentazione di annettere laVal d'Aosta, il generale DeGaulle, dietro pressione america-na, finirà col rinunciarvi.

La memoria

L'aver combattuto le stesse bat-taglie e patito le stesse sofferen-ze non permise, al momento, lariconciliazione delle popolazionialpine dei due versanti.L'italofobia è rimasta tenace inFrancia, anche se lungo i passi ilcontrabbando non sembra maiessersi fermato per via dellerispettive carenze: riso e polentasi scambiano con sale e tabacco.D'altra parte, associazioni di exAlpini e Chasseurs alpins si sonospesso incontrate per il cultocomune della montagna e deicaduti in battaglia. Da alcuni annigli storici stanno riscoprendo chedopo l'8 settembre numerosi sol-dati italiani dell'esercito di occu-pazione entrarono tra le file deimaquis alpini francesi e chenumerosi Francesi internati inItalia, e poi liberati, si unirono allebande partigiane ... Questi riavvi-cinamenti sono destinati senz'al-tro a ripristinare la solidarietà alpi-na interrotta un tempo dalla guer-ra ma ridivenute attuali nellacoscienza di essere europei.

partecipando sempre più attiva-mente alla Liberazione. Purtroppoi combattimenti della liberazionenon coincideranno con l'avanza-ta degli Alleati, per i quali il fron-te delle Alpi non è prioritario.Dopo i tragici episodi di Glières edel Vercors e lo sbarco alleatodel 15 agosto 1944 in Provenza,gli anglo-americani arrivano aNizza, Grenoble e Chambéry pre-ceduti e guidati dai maquis, inun'atmosfera di festosità popola-re. Se a fine settembre le Alpi

francesi sono liberate, gli Italianidovranno ancora vivere un inver-no di guerra feroce.Infine liberate, le popolazionialpine rendono ovunque omaggioai partigiani, in particolare il 6maggio 1945 a Torino. Ma nonbasta perché gli stati dicano laparola fine. La Francia, che nonha firmato l'armistizio con l'Italial'8 settembre 1943 ed ha fattoannullare di diritto quello del1940, si trova di fatto in guerracon l'Italia. Così i contatti tra iresistenti francesi e italiani, piut-tosto buoni durante la primaverae l'estate 1944, si deterioreran-no nell'autunno, quando l'auto-rità politica francese riprende l'i-niziativa. I partigiani italiani chetraversano i valichi per sfuggirealla repressione tedesca nell'in-verno 1944-45 vengono internatidalle autorità francesi. Mentre ilrancore nei confronti dell'aggres-sore del 1940 non si è sopito, laFrancia ha soprattutto l'ambizio-ne di ottenere il controllo delle

“La storia ci dimostra che le montagne segna-no i confini, ma sono anche punti di incontro, diunione e di amicizia tra i popoli” Iscrizione.Passo di Mont, frontiera franco-italiana,Tarentaise, Val d’Aosta, 1995. Coll. Gil Emprin.

Liberazione di Nizza, ingresso delle truppeamericane. Nizza, Alpi Marittime, PiazzaMassena, 30 agosto 1944. Coll. MRA.

Liberazione di Torino. Piemonte, aprile 1945.Coll. Istoreto

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Università di Aix-Marsiglia), Daniele Jalla (Assessorato allacultura della città di Torino), David Michielan (storico, Svizzera),Paolo Momigliano-Levi (storico, Istitutostorico della Resistenza di Aosta),Richard Monléon (Direzione delpatrimonio e della memoria,Ministero della Difesa, Lione), Jean-Louis Panicacci (storico,Università di Nizza), Ersilia Alessandrone Perona(storica, Istoreto,Torino), Gianni Perona (storico, Università di Torino), Simon Roth (storico, Svizzera),William Saadé (conservatore dei musei di Annecy), Alberto Turinetti di Priero (storico, Torino), Nelly Valsangiacomo (storica,Università di Friburgo), Eric Vial (storico, Università di Grenoble II).

Un particolare rigraziamento deveessere anche rivolto all’equipeitaliana della mostra: responsabile: Ersilia Alessandrone Peronaresponsabile scientifico: Gianni Peronacoordinamento e organizzazione:Barbara Berrutidocumentazione:Barbara Berruti;Luciano Boccalattecartografia:Sara Chiantore, Eleonora Cimaautori dei testi per il catalogo:Barbara Berruti,Alberto Cavaglion,Claudio Dellavalle,Dario Gariglio,Fernanda Gregoli, Bruno Maida,Paolo Momigliano,

Gianni Perona,Caterina Simonetta,Alberto Turinetti di Priero.Si ringrazia inoltre:Pietro Ferrero (Centro d’Iniziativaper l’Europa del Piemonte), Antonio Monticelli (Centro d’Iniziativaper l’Europa del Piemonte),

Alpi in guerra / Alpes en guerre1939 - 1945, mostra e pubblicazioni,sono finanziate dal ProgrammaInterreg III Alcotra "Memoria delleAlpi - Sentieri della libertà, 1939 -1945" e dal Settore Musei della Città di Torino.

Sigle degli archivi:IHRVDA Istituto storico della Resistenzae della Società contemporanea in Valle d’Aosta, Aosta.ISTORETO: Istituto piemontese per la Storia della Resistenza e dellaSocietà contemporanea, Torino.ECPA: Istituto cinematografico e fotografico dell’Esercito.SAHM: Società d’arte e di storia del Mentonasco.MRA: Museo della Resistenza di Nizza.ACS: Archivio centrale dello Stato

grafica: Studio Torricopertina: da Pierre Girardierstampa: Sagat, Torino

Contributi e ringraziamenti

La mostra Alpi in guerra / Alpes enguerre 1939-1945, è stata realizzatapresso il Museo della Resistenza e della Deportazione dell'Isère(MRDI), sotto la direzione di Jean-Claude Duclos con il contributo di GilEmprin, storico, in collaborazionecon l'Istituto piemontese per la storiadella Resistenza e della Societàcontemporanea di Torino, con la consulenza scientifica di GianniPerona. Importanti contributi hannodato l’Istituto Storico della Resistenzae della Società contemporanea in Valle d’Aosta e l’ISAlp Istituto di Storia delle Alpi, Università della Svizzera italiana, Lugano.

La mostra e l'opera che la continuahanno tratto grande profitto dai lavoridi un comitato scientifico composto da:Barbara Berruti (Istoreto, Torino),Gilles Bertrand (storico, Universitàdi Grenoble II, CHRIPA), Michel Bligny (Direzione degli affariculturali, Regione Rhône-Alpes, Lione),Pierre Bolle (storico, Grenoble),Françoise Bros-Jacquot (Direzionedel patrimonio e della memoria,Ministero della Difesa, Lione),Michèle Gabert (storica, Grenoble),Jean-William Dereymez (storico,Istituto di Studi politici di Grenoble),Louis-Jean Gachet (conservatoredei musei di Chambéry), Anne-Marie Granet-Abisset (storica,Università di Grenoble II), Daniel Grange (storico, Università di Grenoble II, CHRIPA), Jean Guibal (Conservazione delpatrimonio dell'Isère, Grenoble),Marina Guichard-Croset (storica,Consiglio generale dell'Alta Savoia),Jean-Marie Guillon (storico,

Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea

Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta

Musée de la Résistance et de la Déportation de l’Isère

ISAlp, Istituto di Storia delle Alpi, Università della Svizzera italiana, Lugano

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