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Storie @ Storia

Via Divisione Folgore n. 1331 70 Pordenone - PNCF/IVA 91 01 6720939Tel. 0434 20 90 08Fax 0434 08 1 6 49

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Anno 1 Numero 2Giugno 201 4Fondato da Marco Pirina

Dopo Waterloo si succedettero 99 anniall’insegna di un certo benessere per alcuni statisovrani con un calo della mortalità del 50% e conl’evolversi della civiltà in tutti i campi: da quelloculturale a quello scientifico e tecnologico.La borghesia rappresenta il ceto socialeemergente che godeva di un certo benessereinvestendo e reinvestendo capitali contribuendoallo sviluppo della società creando di fatto i

governi prebellici.Si afferma il principiodella nazionalità conun conseguenteprogresso: tuttavia,nell’ambito dell’imperoasburgico

Perché un WEB-NOTIZIE?

Un sito non può esseresolamente il “museo” di unIstituto, ove si conservanole memorie degli eventi,l’elenco delle pubblicazioni,che trasportano nella“STORIA” le “storie”. Un

sito “storico” deve generare dibattito, non blogsterili che vengono gestiti dai soliti ignoti,trasformandosi in piccoli o grandi club, né essereil supporto di “profili”o di gruppi di “amici”. Unsito “storico” attraverso la comunicazionereciproca, via e-mail, deve personalizzarel’approfondimento, la scoperta, la ricerca dellaverità , preda dei “silenzi dei vivi”, delle“rimozioni”, delle “negazioni”. Un sito “storico”

deve concorrere alla costruzione della ricerca enella distribuzione della ricerca per rendere vivoil concetto della libertà, che è soprattuttocammino per un confronto da condividereattraverso i risultati del dibattito. Da qui l’idea dicostruire un notiziario bimestrale per ritrovare ipopoli e la loro Storia. Il notiziario avrà unpercorso su canali di interesse che simodificheranno in ogni numero, ma che siproporranno nelle pagine. A seconda dell’e-mailsuggerito sarà risposto a tutti, vista la complessitàdegli argomenti entro 2 o 3 giorni . Ed ora Vi la-sciamo alla lettura ed ai Vs, commenti, a presto!

Centro Studi e Ricerche Storiche“Silentes Loquimur”

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1914: agli albori della I Guerra Mondiale

di Bruno Vajente

In questo numero

1914: agli albori della Prima GuerraMondiale

Il caso Alfonz Reja e degli assegni degliscomparsi da Gorizia

Il ruolo del PC nelle vicende del confineorientale

Soria delle ambulanze

Eventi

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rappresentava un grosso problema, risoltoinizialmente con la creazione della “duplicemonarchia” in vista di un’ulteriore variazione con”triplice monarchia” (aggiungendo alle coroneaustriaca e ungherese anche quella slava).In contrapposizione ai nazionalismi razionali sicontrappongono quelli irrazionali e assurdi:esempi significativi sono quello revanchistafrancese (dato dall’incorporamento, nel 1871 ,dell’Alsazia e Lorena alla Germania dove gliabitanti rivendicavano il loro essere francese,portando rancore per la sconfitta subita) o quelloculturale, peculiarmente italiano, con esponentiillustri come D’Annunzio, Corradini, Marinetti ealtri con concetti di violenza mutuati da Blanc eSorel e reminiscenze del passato.Altro aspetto non da poco era quello economico:la Germania in continua espansione economicaseguita da Gran Bretagna e altri stati sovrani.Fatti che turbarono quello stato di torpore furonosvariati, ne ricordiamo alcuni:- la guerra anglo-boera 1808-1902: datadall’espansionismo britannico dalla Colonia delCapo e dal Natal alle repubbliche dello Transvaale dell’Orange ai danni di coloni di origine per lopiù olandese “Afrikaner” per motivi economici a

seguito della scoperta di miniere d’oro checambiarono l’equilibrio economico. Vi fu unconflitto senza pietà che si concluse il 31 maggio1902 con la pace di Vereening, lasciando rancorida parte boera contro l’impero britannico fino al1961 con la questione della politica sudafricana;- la guerra Russia- Giappone 1904-1905: datadalle mire imperialiste di Giappone e di Russiaai danni della Manciuria che, dopo diversedisfatte da parte russa con la pace di Portsmouthnel 1905, rimase all’impero del Sol Levante;- l’avvento e la corsa alle corazzate: nel 1905l’Inghilterra imposta la Dreadnought prima unitàdi una serie di supercorazzate facendo seguire larisposta tedesca con la flotta d’alto mare, Hoch-seelotte;- incidente di Agadir luglio- novembre 1911 : aseguito dell’occupazione francese della città diFez in Marocco la Germania invia la cannonieraPanther per proteggere gli interessi commercialigermanici. Questa mosse fece entrare laGermania tra le potenze coloniali e,riconoscendo l’influenza francese sul Marocco, siprese concessioni territoriali francesi in Congoaccorpandole alla colonia tedesca del Camerun;- l’Italia fa sbarcare in Libia nel 1911 un corpo dispedizione, mirando all’occupazione dellaTripolitania forte dell’attenzione che c’era sulfatto di Agadir e del trattato di Racconigi (fraItalia e Russia con il preciso intento di sfruttareeventuali debolezze della Turchia, già presenticon agitazioni nazionaliste dei “giovani turchi”,che si trovava in funzione antirussa comeguardiana degli Stretti). L’Italia, in tal modo,voleva non essere da meno rispetto alle altrepotenze europee e sistemare un gran numero didisoccupati (che rappresentava un problema nonindifferente: piaga cronica dell’Italia). Essa,tuttavia, scelse il momento meno opportuno. Siritrovò dopo una serie di vittorie sulla fasciacostiera a diverse sconfitte nell’entroterra graziealla resistenza turca. Gli Italiani pensarono alloradi occupare Rodi e le isole del Dodecanesosperando in una richiesta della pace da parteturca, ma inasprirono solo la situazionecomportando l’espulsione di 50 mila italiani chesi trovavano nel suo impero e bloccando gliStretti a tutte le navi, indipendentemente dalla

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bandiera che battevano. Vi fu l’intervento di tuttele nazioni: della Germania e della Gran Bretagnache invitarono l’Italia a desistere da inviare altreunità navali nei Dardanelli (l’Austria si oppose aun’operazione italiana contro la base diSalonicco) , la Russia e la Grecia con l’appoggiodi bulgari, serbi e montenegrini si stavanopreparando in virtù di una crociata antiottomana.Con la pace di Losanna del 1912 la Turchiachiese la pace e cedeva all’Italia Tripoli con nonpoche tensioni dovute all’occupazione italiana diRodi e di altre isole dell’Egeo. Questa spedizioneportò all’Italia si dei territori, ma anche fortispese senza contare che diede il via a una crepanel delicato equilibrio dei Balcani. L’8 settembre1912 infatti il Montenegro, alleatosi con SerbiaBulgaria e Grecia, inizia operazioni militaricontro la Turchia, sgretolando il territorio dellaTurchia europea.Nello scenario europeo continuava l’opera didiplomazia con accordi in continuo cambiamentoin virtù del mutamento degli equilibri alloravigenti, ma era un equilibrio precario e delicato.Nel caso dell’Italia è doveroso ricordare che sindal 1882 aveva siglato la “triplice alleanza”,un’alleanza difensiva militare con Austria eGermania al fine di controbilanciare un’alleanzaeventuale tra Russia e Francia, rinnovata nel 1912così da rassicurare la Germania in caso diappoggio all’Austria in un eventuale conflittomilitare (come avvenne nell’estate del 1914contro la Serbia a seguito dell’attentato in cuimorì l’arciduca Francesco Ferdinando aSarajevo).Tuttavia l’Italia, venendo meno alla sua paroladichiarandosi neutrale per i primi nove mesi diguerra, si schierò nel 1915 con la “Tripliceintesa” con Francia (con alleata anche la Russia)e Gran Bretagna facendo cambiare lo scenario:infatti la Germania e l’Austria sospettavano datempo della neutralità ambigua dell’Italia e sitrovò di fatto accerchiata da diverse potenze .Alle 10.00 del 28 giugno 1914 a SarajevoGavrilo Princip, facente parte di un commandodi 7-8 uomini aderenti alla società Mlad Bosna –Giovane Bosnia, spara colpi di pistola e uccidel’arciduca e la moglie.È la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Colpendo l’arciduca è stata colpita anche l’imperoasburgico.Il 23 luglio 1914 l’Austria-Ungheria presenta unplico diplomatico alla Serbia in cuiridimensionava la sovranità della Serbia stessa: unultimatum molto pesante da accettare.Alle ore 00.30 del giorno 29 luglio 1914 un colpodi cannone da campagna austriaco in unaposizione tra Danubio e Sava, a Semlin, alconfine con la Serbia dà inizio alla Prima GuerraMondiale che avrà termine l’11 novembre 1918.Nata come una spedizione punitiva austroungarica contro la Serbia questo conflittocoinvolse trenta stati sovrani, con un bilanciopesantissimo dato dalla caduta di ben quattroimperi, dalla morte sui campi di battaglia di 13milioni di soldati e dal ferimento di 22 milioni dicui 7 milioni invalidi: senza contare le perdite trai civili deceduti a seguito dei bombardamentidelle città, epidemie, carneficine e fame.L’Italia entrerà nel conflitto appena il 15 maggio

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1915. Nel 1914 gli italiani non disponevano diun equipaggiamento idoneo per affrontare unamobilitazione generale.Non dimentichiamo che nel 1912 avevaintrapreso una spedizione ai danni della Turchiache aveva contribuito a depauperare i magazzini,il vettovagliamento e il vestiario.Nell’agosto 1914 la sistemazione difensiva delconfine nord orientale era ancora in ritardo ecome artiglieria l’esercito disponeva di 16 batteriesu 141 necessarie con pezzi da 75/906 ( anzichéda 75/911 a causa dei ritardi di fabbricazione ) e

assenza di riserve di materiali d’artiglieria.Come armi individuali l’esercito disponeva difucili mod.91 e mod.70/87 e moschetti conrelativo munizionamento ed era privo di 300mitragliatrici. Mancavano equipaggiamentoidoneo alla guerra in trincea (no bombe a manoper la distruzione di reticolati contrapposte astrumenti effimeri come pinze taglia fili e tubi digelatina) e apparati ottici da campo e da fortezza.L’Italia entrava svantaggiata e impreparata nellaPrima Guerra.

Il caso di Alfonz Rejae degli assegni degli scomparsi da Gorizia

di Giorgio Rustia

Tratto dal libro “Contributo di analisi alla

ricerca degli scomparsi da Gorizia. (settembre

1943 - maggio 1945)” di Giorgio Rustia ed edito

dal Centro Studi e Ricerche Storiche “Silentes Lo-

quimur”.

Mentre erano già arrivati al nostro Ministerodegli Affari Esteri i rapporti segreti sullasparizione di migliaia e migliaia di cittadiniitaliani dai territori della Venezia Giulia e dellaDalmazia, proprio a Gorizia nel settembre 1945,si verificò un episodio che si può definire per lomeno inquietante e che, purtroppo, dimostracome il dramma delle persone prelevate escomparse da Gorizia (ma non solo dalla cittàisontina), non fosse né prioritario né importanteper le Autorità non solo Anglo-americane, maanche italiane.Il 2 settembre 1945, tale Alfonso Reja si presentòin un istituto di credito di Gorizia per incassaredegli assegni, alcuni dei quali erano stati emessida persone prelevate nel capoluogo isontino daglijugoslavi nei primi giorni del mese di maggio.Gli effetti bancari, erano intestati, a nome deideportati Gino Bramo, Giovanni Ventin, NicolaGraziato, Gregorio Malena, Giulio Fait ed

Edoardo Grapulin.Allertata dal cassiere, era intervenuta la PoliziaMilitare Alleata che aveva arrestato il possessoredegli assegni.Costui si difese sostenendo di eseguire gli ordinidi tale capitano Baretino del 77° CCRR diAidussina.Pochi giorni dopo giunsero agli investigatori duepermessi provenienti da Aidussina, entrambicaratterizzati dagli slogan “Morte al fascismo” e“Libertà ai popoli”, uno del Quartier Generale delComitato di Liberazione Nazionale Territoriosloveno Venezia Giulia, firmato Sketobaj , ed unodel Comando Regionale PNOO per la Slovenia,firmato Ada Sketova.

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In essi si certificava che il “camerata” Reja erastato autorizzato a recarsi a Gorizia ad incassaregli assegni, “visto che in questa zona (quellaoccupata dagli jugoslavi nda) non esiste unabanca dove effettuare il cambio in valutacontante.” Dopo cinque mesi di carcerazionepreventiva, cioè il 31 gennaio 1946, Alfonz Rejaottenne dalla Amministrazione anglo-americanala libertà provvisoria e rimase in attesa digiudizio. Il 15 settembre 1947, con l’entrata invigore del Trattato di Pace, Gorizia fudefinitivamente assegnata all’Italia ed il 28dicembre 1948 la Magistratura italiana pronunciòil “non luogo a procedere” nei suoi confronti, peramnistia. Per lo Stato italiano quindi, o ilsequestro dei 6 goriziani da parte degli jugoslavi,anche se ancora in atto, era coperto dal DecretoPresidenziale 22 giugno 1946, oppuredisinteressarsi della sorte di propri cittadini e noncreare problemi alla vicina Repubblica diSlovenia, facente parte della Repubblica

Socialista Federativa di Jugoslavia era, già allora,l’atteggiamento molto più opportuno epoliticamente corretto da tenere.

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Ruolo del PC nelle vicende del confine orientale- intervista ad Adriano Dal Pont -

“… La ricostruzione a posteriori suffragata daindiscrezioni, intuizioni, e mal ammessaufficialmente si costituì nell’estate del 1949 e, inquesti caso, io credo che ci sia stato perché eraun’altra cosa per sentito dire un intervento anchedell’addetto militare sovietico a Roma che erastato capo della missione militare alleata presso ilIX Corpus nel 1943-1945. Era un tenentecolonello. Era indubbio che questo tenentecolonello venne su e tenne una riunione di alcuniquadri molto ristretti < una riunione ristretta conalcuni dirigenti > non dimentichiamo che laseconda risoluzione dell’ufficio informazioni eramolto più precisa della prima, nel senso cheinvitava espressamente come compito d’onore diTUTTI i partiti comunisti di lottare contro lacricca di Tito, soppiantare la cricca di Tito con ilvero partito comunista: aiutare in tutti i modi ilpartito jugoslavo a rovesciare il regime di Tito inJugoslavia.La conseguenza concreta di quest’operazione fula costituzione di un gruppo molto ristretto concentro a Trieste: un centro a Trieste e un centro aGorizia. Il centro di Trieste era guidato dallaMarina Bernovic; il centro di Gorizia da LinoZocchi.Geograficamente penso che fosse più importanteLino Zocchi, sotto l’aspetto che Zocchi sioccupava delle provincie di Udine – che erapraticamente scoperta per questo tipo di lavoro –della provincia di Gorizia – dove il lavoro venivafatto dallo stesso Zocchi, da Angelo Comar, daM. S. e da questo, in un secondo tempo, dopoche il Zocchi fu in carcere qui in Italialogicamente da Marini Vincenzo.Non conosco da chi fosse composto l’apparato diTrieste, oltre che dalla Marina Bernovic. Icontatti tra il centro di botteghe oscure e, ripeto,secondo me, era un centro parallelo che facevacapo a Seppia (parallelo in quanto il PCufficialmente pur ritenendo giusta la questionedel compito d’onore etc etc etc non volevacompromettersi in questa lite per cui credo

veramente che Togliatti, con l’ammissionesuccessiva etc etc non sapesse nemmeno niente,non entrò nei particolari né a conoscenza enemmeno l’ordine preferiva sapere.Il vice di Seppia era Cicalini e Cicalini era quelloche teneva i contatti tra Seppia e la Direzione delPartito (Antonio Cicalini, membro del Com.Centrale Vice Responsabile della Commissionedi Organizzazione) non con me fino a quando –diciamo novembre 1950 ottobre – non mi ricordola data che non è cosa importante ai fini pratici.Zocchi fu messo in carcere per i fatti di Porzus,un grosso processo, rimase in carcere per dueanni e fu praticamente nel ’52, quando uscì,trasferito a Roma e non ritornò più lì,praticamente fu estromesso.La sua copertura era quella di ispettore per ilPartito. Prima era stato segretario dellaFederazione Partito di Gorizia, non aveva inumeri per ricoprire la carica di segretario difederazione.Questo lavoro di – diciamo – informazioneclandestina lo faceva abbastanza bene anche lui.La questione su cui insistettero gli jugoslavi dopoil mio arresto per evidenziare che noi eravamopraticamente al servizio dello spionaggiodell’Unione Sovietica fu la sicurezza e l’esibizionedi documenti comprovanti che, da anni e anni,

di Daniele Moro

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già la Bernich che lo Zocchi erano agenti delServizio d’Informazione Sovietico.Il fatto che essi fossero assolutamente fedeliall’Unione Sovietica questo non c’entravaassolutamente niente.Il problema era che già a quell’epoca Trieste nondipendeva da Vidali. Vidali non entrava in questaquestione e ho un’esempio concreto da portare,visivo me lo ricordo ancora.L’addetto Zocchi diede luce al ruolo di Cicaliniche prima evidentemente aveva contatto solo conla Marina Bernovic e con Zocchi. Però sto

Zocchi a un certo momento, anche per unriassunto, Cicalini venne a Trieste fece unariunione a cui parteciperanno Marini, io laBernovic, etc etc e facendo un riassunto comeorgani di partito manteniamo questo lavoro conquesto onore questa missione etc etc e alla finenel novembre 1950 apparve chiaro che il nostrocapo era Marina Bernovic – per tutto, la raccoltadi informazioni (informavamo sul lavoro svolto– non si tratta di raccolta di informazioni di tipopolitico ma anche altro).

La storia delle ambulanze

La storia del trasporto e della cura dei feriti risaleal IX secolo, sotto il regno dell’imperatore LeoneVI il Saggio, quando fu creata una specialeorganizzazione militare appositamente dedicatanell’esercito dell’impero romano d’oriente. Nel1124, durante la tentata invasione della Franciada parte delle truppe germaniche al comandodell’imperatore Enrico V, venne formata unagrande coalizione francese che mise adisposizione di Luigi VI di Francia un esercitoimponente. In questa formazione militare si hanotizia di un reparto pensato per soccorrere iferiti che comprendeva carri per il trasporto dalcampo di battaglia ed una serie di carriaggiattrezzati dotati di materiale per le medicazioni,acqua, vino ed altri generi di conforto.. I carrivenivano posizionati in cerchio in modo dadelimitare e proteggere un’area entro la quale sipotessero apportare le cure del caso in relativatranquillità. Da quel sistema nacque il duplicesignificato di “ambulanza” per definire sia ilcarro da trasporto feriti, sia l’ospedale da campo,rimasto in uso fino all’inizio del XX secolo.Il termine “ambulanza” deriva dal latinoambulare. Per distinguere i carri trainati daglianimali dai veicoli a motore, questi ultimi furonochiamati autoambulanza, termine ormai desueto.

Nel 13° secolo, l'Arciconfraternita dellaMisericordia di Firenze, costituì la primaistituzione di soccorso organizzato, di ispirazionecristiana, per cui la cura ed il soccorso agliammalati erano visti come opera di carità. Erainfatti personale religioso ad occuparsi deglisfortunati che si trovavano nei lazzaretti edospedali dell'epoca. Un altro merito da attribuirealla Misericordia fu proprio quello di utilizzarepersonale laico e volontario per i suoi servizi disoccorso. L'espletamento del servizio prevedeval'anonimato del soccorritore che infatti indossavaun cappuccio (detto buffa). Il primo strumentoche si conosce adibito a trasporto di malati fu la

di Mario Conforti

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zana, specie di gerla dentro la quale si metteval'infortunato e veniva poi trasportata a spalla.Negli anni successivi fu utilizzato il cataletto amano che poteva essere usato fino a tre migliadalla città di Firenze, anche se ben presto,nacquero altre Misericordie che svolgevanoservizio in tantissime località della Toscana.Fino al 1700, il sistema del cataletto fu il piùdiffuso per il trasporto di ammalati in tutto ilmondo. Consisteva di due semplici pertiche, dasollevare a braccia. L'ammalato veniva adagiatodisteso dentro una sorta di cassone, oppuresemiseduto su una portantina. In entrambi i casisi collegavano le pertiche per il trasporto.Nella seconda metà del 1400, Isabella di Spagnaistituì per il suo esercito delle formazionisanitarie mobili, al seguito dei combattenti,chiamate "ambulancias".Fu Ambroise Pare' (1510 - 1590), un chirurgomilitare francese, il primo ad organizzare isoccorsi già durante la battaglia. Lo si potrebbeconsiderare il promotore del primo soccorso:sostenitore della sutura delle ferite, effettuavaspesso amputazioni e la legatura dei vasi arteriosisanguinanti già sul margine del campo dibattaglia.Erede di Parè, e da tutti considerato il padre delmoderno concetto di ambulanza fu il baroneDominique Jean Larrey (1766 - 1842), chirurgocapo della Grande Armée di NapoleoneBonaparte. Larrey, fin dalle sue prime esperienzesul campo di battaglia nel 1792, iniziò aprogettare la sua "ambulanza volante". Chiamatacosì in quanto veniva schierata come l'artiglieriavolante; fu il primo mezzo adibito al trasportodei feriti, con criteri di costruzione che

prevedevano un sistema ammortizzante econdizioni igieniche garantite dal ricambio d'aria.Vennero costruiti due carri distinti, uno a dueruote provvedeva al trasporto di due feriti ed erautilizzato su terreni pianeggianti, il secondoaveva quattro ruote e trasportava, seppure un po'scomodi, fino a 4 feriti distesi. La grandeinnovazione fu quella di aver progettato dei carricostruiti specificatamente per trasportare feriti,oltre all’intuizione che un intervento rapidoavrebbe consentito di salvare più vite senzaattendere la fine della battaglia per recuperare isuperstiti come avveniva solitamente a queltempo.Il sistema di soccorso dei francesi fu completatoda Percy, collega di Larrey, che ideò un carrochiamato ”wurst” con il quale i chirurghiseguivano le ambulanze. Vennero inoltre creaticorpi di barellieri ed infermieri assegnati alle"ambulanze volanti". Il sistema fu messo a puntoe presentato a Napoleone ed al suo StatoMaggiore nel 1797 a Udine, al termine dellaCampagna d'Italia.I metodi di soccorso e le modalità per iltrasporto stabiliti dal Larrey sono ancora oggiattuali. Sempre grazie al Larrey, si svilupparononegli anni seguenti sistemi di trasporto sullasoma di animali, mantenendo però lecaratteristiche fondamentali dei primi tempi emigliorando man mano quelle che erano lecondizioni dei trasportati, anche adattandosi allediverse caratteristiche del terreno ove avveniva ilsoccorso. In questo senso positiva fu l'opera degliinglesi che, dovendo amministrare numerosecolonie, svilupparono sistemi di soccorso suterreni di ogni tipo utilizzando ora il mulo ora ildromedario.Anche nel IXX secolo lo sviluppo dei carriambulanza fu dettato, come nelle epocheprecedenti, dalle esigenze militari cherichiedevano mezzi che consentissero il trasportodi un più alto numero di feriti, del materialenecessario e dei soccorritori. In Italia, nel 1831 ,con la creazione dei Corpi di Sanità regolari delregno di Sardegna il termine ambulanza indicavasia le formazioni militari che i carri per i feritiche ne facevano parte.

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I carri ambulanza, sempre più grandi e pesanti,per altro si dimostrarono spesso inadattiall'utilizzo su strade fangose o mal tracciate: e' ilcaso dell'ambulanza britannica del Dr. Smith,utilizzata in patria ma del tutto inadeguata allenecessità della guerra di Crimea (1854-1856). Efu proprio durante questo conflitto che gran partedelle nazioni partecipanti sviluppò in manierasignificativa i propri sistemi di soccorso; se daparte dei francesi si trattò solo di perfezionare ilvecchio sistema delle ambulanze volanti, l'imperoBritannico dovette rivedere completamente ipropri standard di raccolta e trasporto dei feriti.Meritoria fu in tal senso l'opera di FlorenceNightingale (1823 - 1910), che mise in atto unavera e propria rivoluzione per quanto riguardavail trattamento dei feriti che molto spesso perivanocolpiti da tifo e colera. Quello che la Nightingalecolse, al di la dei grossi meriti in campoassistenziale che la fanno considerare la madredella moderna professione infermieristica, si puòfacilmente riassumere con questa sua frase: "untrasporto soddisfacente di ammalati e feriti e' ilprimo requisito per salvare loro la vita."Per quanto riguarda l'Impero Russo fu il chirurgoNikolai I Pirogoff ad istituire un servizio disoccorso ed assistenza simile a quello dellaNightingale. Quest'ultima fu consultata anche dalgoverno unionista americano di Washingtondurante la guerra di secessione (1861 -1865). Inquesto periodo si svilupparono anche variprogetti per carri portaferiti specie per il piùricco esercito nordista per il quale il Dr. JonathanLetterman si occupò di dirigere l'organizzazionedei soccorsi.A partire dal 1864, i Prussiani, in guerra con laDanimarca, utilizzarono le lettighe a ruote,leggere ed in grado di essere gestite anche da unsolo soccorritore. La normale barella, su cui siadagiava il ferito, veniva poi posizionata su unastruttura a ruote che veniva trainata da un uomoo da un animale; talvolta tale struttura era similead una carriola ed i sostegni della barella eranopiuttosto complessi. Quasi sempre queste lettigheconsentivano di coprire il volto del paziente conappositi tendalini pieghevoli, mentre per ilcomfort si utilizzavano sistemi basculanti. La

maggior parte delle lettighe avevano due ruote suun singolo asse con la barella che potevascivolare sulla struttura portante ed essereassicurata. Altri progetti prevedevano altre duepiccole ruote poste centralmente, una davanti el'altra dietro l'asse, per prevenire il ribaltamentodella lettiga. In ambito militare però si preferìcontinuare ad usare i grandi carri, riservando lelettighe con una barella ad un uso in ambitocivile nelle poche località servite.Durante la terza guerra d'indipendenza (1866) sicominciarono a diffondere in Italia carriambulanza grazie alla progettazione del medicoAgostino Bertani. La sua ambulanza venne cosìdefinita all'epoca: "è' un veicolo montato suquattro ruote e sette molle. Riesce utilizzabile suqualsiasi strada ed ha una notevole capienzaperché può portare cinque feriti distesi suappositi lettini e altri tre seduti davanti". Neglianni successivi il perfezionamentodell'allestimento fu merito del torineseAlessandro Locati che fra il 1870 e il 1880avrebbe guadagnato fama anche oltre oceanoaffermandosi ad esempio alla mostra diFiladelfia del 1876.Del resto già alla fine della guerra di secessionesi formarono negli Stati Uniti dei sistemiorganizzati di soccorso in ambito civile ecittadino: a Cincinnati nel 1865 era attivo unservizio di ambulanze.In Europa nacque nel 1882 la St. AndrewsAmbulance Association che operava nell'interaScozia e nel 1887 un colosso come la St. JohnAmbulance Brigade, derivato dall'antico ordinedi S. Giovanni, divenne ben presto un cardineper il soccorso extraospedaliero del Regno Unitoed in tutti i paesi del Commonwealth. Nel 1881 aVienna prese fuoco il Ringtheater causandonumerose vittime e feriti soprattutto per lamancanza di soccorsi. A seguito di questo fatto,e con la spinta decisiva del barone di Mundy,nacque l'Associazione dei Volontari del Soccorsodi Vienna. Nello stesso anno, in Germania,Esmark, chirurgo di Kiel, fondò l'Associazionedei Samaritani. Nel 1889 H.L. Bischoffsheimfondò a Londra l'Hospital Association StreetAmbulance Service. Da altrettante stazioni di

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polizia, 62 nuove lettighe a ruote con altrettantipolicemen di servizio provvedevano al soccorsoper tutta la città. Queste lettighe, progettate dallostesso Bischoffsheim, avevano un designinnovativo e prevedevano la posizione semisedutadel trasportato.Come nel resto d'Europa, anche in Italia, laseconda metà dell'800 vide il fiorire di nuoveassociazioni di volontariato, laiche o religiose,nate dalla volontà popolare di assicurarsi unsoccorso garantito in ambito soprattuttocittadino. Enti quali la Croce Bianca, la CroceVerde e moltissime altre ancora crebberosostenute dalla benevolenza della cittadinanza eben presto divennero, assieme alle già citateMisericordie, un'insostituibile cardine delsoccorso extraospedaliero italiano.La necessità di riunirsi, viste le comuniispirazioni ed obiettivi fece sì che al I° congressonazionale, tenutosi a La Spezia nel 1892,parteciparono ben 50 sodalizi.Per quanto riguarda i carri ambulanza si imposeuna certa tendenza alla costruzione di carrileggeri, atti al trasporto di un unico infortunato inbarella; talvolta lo spazio interno consentivaanche ad un soccorritore di stare accanto altrasportato, anche se lo spirito era quello dicorrere il più velocemente possibile versol'ospedale in quanto le possibilità assistenziali sulposto e durante il trasporto erano alquantolimitate.In alcune città si adottarono allestimenti dibarelle su biciclette o tandem per dare vita alleciclo-lettighe, diffuse allora e rimaste in uso findopo la seconda guerra mondiale. Questeavevano strutture e progettazioni diverse checonsentivano un utilizzo diversificato a secondadelle zone. In alcune gradi città, europee e non, sirealizzarono allestimenti su tram con ovvi limitidi circolazione ed intervento.La fine della prima guerra mondiale contribuìall'unione delle forze per far fronte allaricostruzione, come in Inghilterra dove la BritishRed Cross Society e la Saint John Ambulanceformarono nel 1919 l'Home Ambulance Service,primo esempio di soccorso civile diffuso a livellonazionale e garantito dalla cooperazione di enti

diversi.Con la costruzione di grandi ospedali sorseroanche servizi di ambulanze che si appoggiavanoad essi. Intorno agli anni '20 si iniziò aprivilegiare l'automobile rispetto agli autocarri,dotata di una sola barella centrale e con moltospazio interno con maggiore luminosità. I nuoviautoveicoli consentivano di avere tre attendenti abordo dei mezzi e le grandi ambulanze, sebbenearcaiche dal punto di vista motoristico, avevanoall'interno una barella principale spessosovrapposta da un'altra ed il vano sanitario,chiuso o finestrato, cominciava ad averecaratteristiche tutto sommato abbastanzamoderne. I parchi macchine dei vari entivedevano accanto alle nuove ambulanze i vecchicarri o addirittura le lettighe di qualche decennioprima. Lo scoppio della Seconda GuerraMondiale vide un rapido sviluppo degliautomezzi, e di conseguenza, delle ambulanze.Pur conservando la vecchia logica militare diavere mezzi per il trasporto di più feriti, le partiin guerra diedero grossa importanza altrattamento precoce degli stessi. La Croce Rossastabilì radicalmente la sua autorità nel campo deldiritto internazionale con il trattamento anche deiprigionieri di guerra e al termine del conflittoquesto ente si occupò anche del soccorso inambito civile.Le migliorie degli anni seguenti la guerra furonosoprattutto meccaniche, mentre le organizzazionidi soccorso disponevano di ampi parchimacchine anche perché si riconvertirono spessole ambulanze militari utilizzate nel conflittoappena concluso. Si svilupparono i sistemi disegnalazione: ad esempio negli Stati Uniti eranodiffuse le sirene già da un decennio mentre inquasi tutta Europa ed in Italia le ambulanze sisegnalavano con la croce che si accendeva sultetto. Dal 1959, in Italia iniziò a comparire perobbligo di legge il lampeggiante blu; leambulanze venivano costruite su telai diautomobili, le dimensioni esterne erano ridotte elo spazio interno consentiva solo ad un attendentedi sedere a fianco del trasportato: la filosofia erasempre quella di correre verso l'ospedale.Le ambulanze erano esclusivamente dei mezzi

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che servivano a portare il paziente in posizioneorizzontale verso il più vicino ospedaleaccompagnato dal personale più vario. Icostruttori di ambulanze erano gli stessi dei carrifunebri nei quali venivano convertiti i mezzi unavolta raggiunte troppe miglia di utilizzo.Nel 1966 il Consiglio Nazionale di Ricercadell'Accademia Nazionale delle Scienzestatunitense pubblicò un'impressionante rapportosulle morti evitabili causate dalle carenzestrutturali extraospedaliere e dei dipartimentid'urgenza. Il governo federale ne prese atto edincaricò il Dipartimento dei Trasporti diriordinare il soccorso territoriale. Già nel 1968venne istituito il 911 quale numero unico per lechiamate d'emergenza. I vigili del fuocodivennero parte integrante dei sistemi di soccorsounendo così molto spesso le pecularietà tecnichea quelle sanitarie. La normativa conosciuta comeKKK (1974) riordinò tutte le ambulanze degliUSA, che vennero suddivise in tre tipi, a secondadella struttura di costruzione. La Star of Life fuutilizzata quale simbolo degli EMS (EmergencyMedical Service) e più tardi divenne simbolointernazionale dell'emergenza. I mezzidiventarono negli anni sempre più dei centrimobili di rianimazione mentre si iniziavano apraticare sul posto manovre di stabilizzazione e

terapia precoce. Nel 1981 Rick Kendrick,volontario californiano, ideò il KED perl'estricazione di vittime incidentate.In Italia negli anni '60 i furgoni costituivano labase per la maggioranza delle ambulanze,rifacendosi alla produzione di quegli anni. Il Fiat1100 T era forse il più diffuso, alternativa era laproduzione della Alfa Romeo con il noto"romeo" molto utilizzato dall'esercito e dagli entipubblici in genere.Gli interni erano semplici e spartani; leambulanze su telaio di automobile, con pocospazio ma più veloci, erano più adatte a viaggilunghi; la barella era piuttosto pesante ed eranecessario appoggiarla su un carrello all'arrivo inospedale. Dall'inizio degli anni '70 il Fiat 238 sirivelerà un' ottima ambulanza per quasi unventennio sapendosi adattare nel tempo a variesoluzioni anche di spazio facendosi così imitareanche da altri furgoni.Le Convenzioni di Ginevra stabilisconol’inattaccabilità dei mezzi di trasporto sanitario(autoambulanze, treni ospedale, aeromobilisanitari, navi ospedale e strutture di soccorso, apatto che espongano uno degli emblemi protettiviprevisti (Croce Rossa, Mezzaluna Rossa e dal2005 il Cristallo Rosso in campo bianco.

Eventi "Silentes Loquimur"

A partire da gennaio 2014 il Centro Studi haproseguito con attività e la campagna disensibilizzazione sulle foibe e sull’esodo,unitamente a tematiche sulla Prima GuerraMondiale e sull’ambito sociale e di attualità.Alcune attività sono state organizzate con altreassociazioni, tra le principali si ricordano ilGruppo Ermada”Flavio Vidonis”, il MuseoStorico Aeronautico Friuli Venezia Giulia, iLions Club di Duino Aurisina, il Circolo diPordenone, il Centro Filatelico NumismaticoPordenonese, il Comitato 10 febbraio di Gorizia

e la Lega Nazionale di Gorizia.

Sabato 3 maggio 2014 si è inaugurata laRassegna d’arte in occasione della 87a AdunataNazionale degli Alpini a Pordenone organizzatadagli artisti alpini del gruppo Pordenone Centropresso le sale espositive della provincia diPordenone in Corso Garibaldi. Una mostradedicata al mondo degli alpini con quadri,ricostruzioni storiche dei fatti accaduti nelle dueguerre mondiali e, in tale ottica, è intervenuto il

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Centro Studi e Ricerche Storiche “SilentesLoquimur” in collaborazione con l’AssociazioneGruppo Ermada Flavio Vidonis proponendo unamostra incentrata alla zona del monte Ermada sulCarso triestino. In occasione dell’inaugurazione èintervenuta anche la presidente del Centro StudiSignora Annamaria d’Antonio Pirina: la mostra èterminata l’11 maggio 2014 a fine sfilata.

Trieste - Il 9 maggio alle 17.30 si è svolta laconferenza su “Parallelismi di una strategiabellica navale” con relatore il Dottor MarioConforti.Che cosa hanno in comune l’operazione“Judgement”, l’operazione “Z” eil  bombardamento del porto di Bari?Sono tutte e tre dolorosissime pagine di storia

della Seconda Guerra Mondiale, che constanomigliaia di morti. Della prima si è in parte scrittoma molti italiani la ignorano; la seconda ha avutoampissimo risalto; la terza è stata volutamentemessa a tacere per decenni, non la conosce lamaggior parte degli italiani soprattutto dei baresie non vi è alcun accenno nei libri di storia.Abbinando gli eventi ai nomi delle operazioni larisposta verrà da sè.. .

Medea - Il 17 maggio 2014 all’Ara pacis, sulcolle di Medea, sotto l'alto patrocinio delPresidente della Repubblica, si è svolta lacommemorazione, “1914 – 1918 In memoriam”,degli italiani delle nuove province, già militarinell'esercito austro–ungarico, caduti e dispersidurante la prima guerra mondiale e ditestimonianza del valore supremo della pace.L'iniziativa, inserita nel programma delcentenario della Prima guerra mondiale è statapromossa dal Comune di Medea e dalla CroceNera austriaca, nella persona del suo direttoreOtto Jaus, con la collaborazione del Gruppo Anadi Medea e dell'associazione “Grigioverdi delCarso”. Iniziata alle 11 .30 con l'alzabandiera e ladeposizione di corone di alloro con l'esecuzionedell'Inno alla gioia” da parte del coro Ana“Ardito Desio” di Palmanova, mentre il coroSant'Antonio di Caporetto ha proposto “IlSignore delle Cime. Proseguita con allocuzioniufficiali e altri due brani musicali tutti i presentisi sono trasferiti a ridosso dell'Ipogeo, dove èstata recitata una preghiera, seguita dallabenedizione e dalla deposizione delle terreraccolte nei cimiteri di guerra italiani dellaGalizia), seguita da un' altra esibizione dei duecori. Terminata la prima parte della cerimonia,sono state consegnate l'onorificenza della Croce

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Storie@Storia - C.P. 335 , 33170 Pordenone (PN)

Foglio informativo trimestrale web gratuito a cura delCentro Studi e Ricerche Storiche “Silentes Loquimur”(Istituto di notevole interesse regionale, L.R.n.17/2008,Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e Patrocinio dellaRegione Veneto, Provvedimento 5.2.2009).

www.silentesloquimur.it

Anno 1 . Numero 2 . Giugno 2014

Direttore responsabile: Gianfranco Baldas

Direttore editoriale: Bruno Vajente

Grafica e digitalizzazione: Franz Zanne

Autorizzazione del Tribunale di PordenoneRegistro della stampa n. 43 del 23/05/2013

E-mail: [email protected]

nera austriaca, da parte del direttore Otto Jaus, adAlberto Bergamin sindaco di Medea, e algiornalista e scrittore Paolo Rumiz. Il CentroStudi ha partecipato alla commemorazione nellapersona della signora Annamaria d’AntonioPirina e da un membro del suo staff.

Il  monumento Ara Pacis Mundi fu eretto nel1951 dall'architetto milanese Mario Baciocchi sulcolle che sovrasta Medea, a 140 metri sul livellodel mare.All'interno, potrai osservare  una camera

ipogea  che contiene un'Urna in legno e bronzorecante l'iscrizione "Odium parit mortem, vitamprogignit amor" (L'odio produce morte, l'amoregenera vita). Nell'Urna sono raccolte le zolledegli  800 cimiteri di guerra nazionali e

stranieri in Italia  a cui sono aggiunte quelleprovenienti da altre parti del mondo e  800involucri che contengono la terra di tutti i

fronti, dei campi di internamento e di

sterminio,   nonchè  le ampolle con l'acqua

marina prelevata nei punti del Mediterraneo,

dello Ionio, del Tirreno e dell'Adriatico  dovefurono affondate navi di nazioni diverse e dovetrovarono la morte migliaia di militari. Il tutto èriunito in un'anfora chiusa nell'Urna, asimboleggiare il dolore e la distruzione che, inogni guerra, accomuna vinti e vincitori.Il monumento Ara Pacis Mundi, simbolo delsacrificio offerto alla Patria, rappresenta anchel'auspicio per un mondo di  pace, libertà e

giustizia.