Rivista Icsat N°1 Anno 2010

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    RIVISTA ICSAT

    Cari soci,con questo primo numero intendiamo dare ini-zio ad una nuova stagione dellICSAT, cheabbiamo voluto rappresentare con questo pri-mo numero, con limmagine dei girasoli: un sim-bolo di solarit, una pianta che si gira sempreverso il sole e ne ricerca la luce, il calore. Coscome noi vogliamo cercare e mantenere il con-tatto con tutti voi, dai pi vicini ai pi lontani,senza voler fare di questa rivista una pubblica-zione elitaria per pochi ma bens rivolta a tuttie deve essere, almeno noi ce lo auguriamo,la voce di tutti i soci dalle sedi locali, ai singoliiscritti, da chi scrive articoli a chi opera sul ter-ritorio promuovendo corsi di Training Autogenoe cos via.

    La rivista si strutturer attraverso delle rubri-che sse: un piccolo glossario (Le parole diPsyche), un articolo dei nostri soci sui temi delT.A. e della psicoterapia autogena; ospitere-mo articoli su scuole di pensiero diverse dal-la nostra purch attinenti a temi di psicologia,psichiatria, psicoterapia, etc. Inoltre daremopuntuale riscontro di convegni, seminari, con-

    gressi che riguardino la nostra associazione,sia sulla rivista sia in tempo reale sul sito. Tuttoquesto verr via via arricchito grazie ai vostricontributi.

    Permettetemi di presentare la squadra per cosdire operativa, a cui poi sono certo si aggiun-geranno altre persone, in uno spirito di colla-borazione che cercheremo di consolidare neltempo. Innanzitutto il dott. Jacopo Fiorentinogi redattore di una rivista a Bologna che oltread essere un esperto della comunicazione anche il nostro insostituibile informatico senza ilquale questo progetto diventerebbe dif cilmen -te realizzabile. Abbiamo subito dopo la dott.ssaCaterina Serena, giovane psicologa psicotera-peuta ed anche giovane socia che si occuperattivamente del rapporto fra voi e la rivista per quanto riguarda articoli, informazioni, segna-lazioni ed altro, sulla quale contiamo molto intermini di ef cienza e cordialit nella comunica -zione con tutti coloro che si rivolgeranno a noicon spirito costruttivo.In ne ci sono io, Vinicio Berti, orentino ma del -la sede locale di Bologna che mi occuper degli

    aspetti di coordinamento e realizzazione dellarivista stessa sia con il comitato dei referee siacon la direzione nella persona del dott.ClaudioWidmann, che ha reso possibile concretamentequesto progetto,sia con il Consiglio di Presiden-za nel suo insieme.

    Se troverete qualche piccola imperfezione so-prattutto nei primi numeri, sono certo ci scuse-rete e magari inviateci, se credete anche deisuggerimenti che terremo nella debita conside-razione.

    Anche noi avremo bisogno di un p di rodaggioper imparare a far funzionare la nostra Rivistache abbisogna dellapporto di tutti. Non mi re-sta che augurarci ed augurare a tutti voi liniziodi un nuovo percorso della nostra Societ cheanche attraverso questa rivista possa apriredelle nuove occasioni di dialogo fra tutti i socie anche di ri essione, senza nessuna preclu -sione ed in uno spirito di servizio e di collabo-razione.

    Dott. Vinicio Berti

    Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy and Autogenic Training - Aprile 2010 - N1 - www.icsat.it

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    2 - Aprile 2010 - Rivista Icsat

    La letteraai soci ICSATEgregi Colleghi,oltre che con il consueto Albo degli Iscrit-ti, lICSAT si presenta questanno con unsito web profondamente rinnovato, che si

    ripromette di essere strumento per unavita associativa pi dinamica.

    Il sito ICSAT ospita anzitutto una sezioneinformativa in costante aggiornamento,che riporter notizie pertinenti alla pro-fessione di psicoterapeuti e operatori ditraining autogeno: attivit associativee non, iniziative di formazione o di ag-giornamento, convegni, pubblicazioni,recensioni, attivit delle sezioni regionalie simili. Gli iscritti possono segnalare ini-ziative interne ed esterne allICSAT, cheritengono importante diffondere.

    Sul sito ICSAT verr inoltre pubblicata unarivista on-line a scadenza quadrimestra-le, che intende mettere in circolo lavoriinerenti la psicoterapia generale e contri-buti allapprofondimento della Psicotera-pia Autogena in particolare, attraverso ilconfronto con Autori di diversa imposta-

    zione o anche di altro orientamento.

    I Soci ICSAT sono invitati n dora a in -viare loro contributi, che il Comitato deiReferee della rivista on-line valuter inmaniera prioritaria.

    Nellambito del sito ICSAT verr ancheattivato un blog, che vorrebbe intercet-tare le curiosit sia di professionisti sia diutenti che intendono conoscere la guradi I. H. Schultz, il training autogeno, lapsicoterapia autogena (o bionomica), leattivit e limpostazione dei terapeuti as-sociati allICSAT. Il blog ha anche la na -lit di offrire agli Associati uno spazio peresprimere opinioni, destare sollecitazionie avanzare suggerimenti.

    In ne, prevista una galleria di pro -

    li professionali, in cui singoli Associatipossono presentare la propria gura eillustrare la propria professionalit, ri-portando competenze e speci cit di cur -riculum, specializzazioni e caratteristichedellorientamento professionale, ubica-zione della sede operativa e indicazionipratiche per essere contattati (indirizzo,recapiti telefonici, e-mail, eventuale sitoweb, mappa stradale della sede e simili).

    Al ne di valutare leffettivo interesse de -gli Associati, questo tipo di servizio verrfornito a titolo completamente gratuitoper tutto il 2010 a quanti, in regola conla quota associativa, ne faranno richiestaalla Segreteria e forniranno i dati neces-sari alla pubblicazione sul sito ICSAT. Usu-fruendo del sito web, nel corso dellannoverr data notizia della maggiore inizia-tiva culturale curata dallICSAT, il Conve-gno Nazionale che ogni due anni ha luogoa Ravenna. Inoltre, verranno portate aconoscenza altre importanti iniziative chesono attualmente in preparazione, qualiun Convegno Regionale in programma aCagliari.

    Con lauspicio che le innovazioni telema-tiche contribuiscano a imprimere nuovo

    dinamismo allattivit associativa e a col-tivare il dialogo anche con ex Associati,lICSAT esprime il proprio ringraziamentoai Soci Cristina Cio ni e Vinicio Berti, chesi sono generosamente prodigati primaper attivare e poi per rinnovare il sito webdellAssociazione.

    Il Direttore ICSATDr. Claudio Widmann

    IMMAGINE Lhome page del nuovo sito www.icsat.it

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    Aprile 2010 - Rivista Icsat - 3

    LE PAROLE DI PSYCHE

    RAPPRESENTAZIONE

    Il termine rappresentazione deri-

    va dal latino re-ad-praesentare,

    letteralmente ha il signi cato

    di ri-presentazione, rendere (di

    nuovo) presente.

    Limmagine mentale una rap -

    presentazione mentale realizzata

    dal cervello umano, il quale fun-

    ziona in maniera iconica. Creare

    immagini mentali una capacit

    innata della mente, ma il pensie-

    ro dominante materialista e ra-

    zionalista ha disabituato le per-

    sone ad usare limmaginazione.

    Dobbiamo riappropriarci delluso

    cosciente dellemisfero destro del

    cervello, sede delle emozioni e

    intuizioni per farlo collaborare ar-

    moniosamente con quello sinistrodella logica e della razionalit.

    La parte destra dellencefalo crea

    le immagini mentali, ma anche

    la sede dellinconscio, al quale

    possibile accedere grazie alla vi-

    sualizzazione attiva.

    Le immagini dei sogni, prodot-ti per eccellenza dellinconscio,

    emozionano come eventi asso-

    lutamente reali, per lo stesso

    meccanismo la visualizzazione

    in uenza sensibilmente la parte

    pi profonda della mente, dan-

    do effetti veri cabili sul compor -

    tamento, sulle prestazioni, sulla

    salute.

    Limmagine mentale importante

    per tutte le psicoterapie immagi-

    native come il R.E.D (Reve Eveill

    Dirig), lOniroterapia, le terapie

    ad orientamento Junghiano e per

    noi che utilizziamo il Training Au-

    togeno (di base e Superiore).

    ...

    In questo numero parliamo di:

    LA SCUOLA SISTEMICA DI

    PALO ALTO

    Nasce dal primo lavoro di questa

    scuola La pragmatica della Co-

    municazione Umana testo ormai

    conosciuto in tutto il mondo, un

    nuovo modo di approcciare le co-

    municazioni nelle relazioni, sia da

    un individuo verso un altro sia da

    una persona verso un gruppo.

    Frutto della collaborazione di

    P.Watzlawick, J.H.Beavin e Don

    D.Jackson questo libro edito nel

    67 a New York, costituisce una

    svolta culturale importante da

    cui nascer una nuova scuola di

    psicoterapia, non solo a Palo Alto

    ma nel mondo.

    Si moltiplicheranno cos nel tem-

    po le scuole di sistemica, che ap-

    punto approcceranno in maniera

    totalmente diverso la nevrosi: il

    comportamento patologico (ne-

    vrosi, psicosi ed altre psicopato-

    logie sarebbero non pi il frutto

    di un disadattamento individua-le ma bens il risultato di intera-

    zione patologica fra individui.

    Questo porta i sistemici a studia-

    re nel concreto le patologie della

    comunicazione, dimostrando cos

    che sono esse a produrre le pa-

    tologie.

    Questa scuola di pensiero ne-

    gli ultimi anni a cominciare dal-

    la ne degli anni 70 ha avuto

    molto successo nel mondo delle

    nuove terapie e si signi ca in

    maniera elettiva per quelle si-

    tuazione ( psicoterapia familiare

    ) dove i terapeuti si occupano di

    ristrutturare la relazioni familiari

    patologiche.

    Un esempio per tutti: sembra che

    questa terapia sia particolarmente

    ef cace nella cura dellanoressia,

    negli adolescenti che sviluppano

    un disordine alimentare talmente

    acuto (ri uto parziale o totale di

    alimentarsi) ed anche nella buli-mia ( comportamenti smodati ed

    eccessivi di alimentarsi).

    Queste due patologie costituireb-

    bero in realt le due facce di una

    stessa medaglia dove il disturbo

    alimentare non sarebbe altro che

    il sintomo pi evidente di una

    ben pi grave patologia comuni-cativa, allinterno della famiglia.

    Le terapie di questa scuola sia

    chiaro si occupano anche di al-

    tre patologie, pur tuttavia il de-

    nominatore comune sempre e

    comunque la patologia della co-

    municazione.

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    In questo primo numero della rivi-

    sta non poteva mancare un artico-

    lo sul Training Autogeno. Pertantonon avendo altro materiale dispo-

    nibile abbiamo deciso di pubblica-

    re, pur se rivisitato ampiamente,

    un mio articolo. Dal prossimo nu-

    mero pubblicheremo altri contribu-

    ti da parte di tutti voi che speriamo

    giungano numerosi.(V.B.)

    Spesso quando ci troviamo di fronte

    una parola, ne siamo fortemente condi-

    zionati, tanto che spesso il suo signi -cato o addirittura il suo suono niscono

    per travisare il concetto che quella pa-

    rola porta con s. Uno di questi termini

    suo malgrado proprio il T.A., per T.A.

    intendo il Training Autogeno pensato e

    creato dal dottor I.H.Schultz che ormai

    compie la bellezza di ottanta anni!

    La maggior parte delle persone ignora

    cosa signi chi T.A., i meglio informati

    pensano tuttal pi a qualche eserciziodi rilassamento, mentre pochi sanno

    che il T.A. si compone di sei esercizi

    somatici che aiutano a vivere meglio il

    rapporto con il proprio corpo e anco-

    ra meno persone sanno che questo

    un metodo utilissimo per ricostruire

    una sorta di l-rouge con le parti pi

    profonde, io oserei dire intime, del

    proprio s.

    Questa applicazione del training sichiama Training Autogeno Superiore

    (T.A.S.) e viene impiegata in terapia

    per consentire un tuffo dentro di s,

    intendendo con ci il formulare delle

    domande e darsi delle risposte attin-

    gendo a quellenorme contenitore di

    simboli e immagini che il nostro sub-

    conscio. Una risorsa notevole che que-

    sto metodo, il T.A.S., riesce a mettere a

    nostra disposizione, cos da consentirci

    di attingere a questo caleidoscopio diimmagini, proprio quando, ad esempio,

    il nostro paziente avaro di immagini

    sia in terapia, sia perch non ricorda i

    sogni.

    Naturalmente, oltre a questo, ci con-sente di avere comunque una o pi ri-

    sposte a cosa bolle in pentola nellin-

    conscio del nostro paziente, fornendo

    indicazioni utilissime al proseguo della

    terapia.

    Il T.A.S. appartiene cio a quelle Tera -

    pie Immaginative che tanto hanno rivo-

    luzionato, in positivo se ben condotte,

    il modo di fare psicoterapia e contami-

    nato prima per poi esserne a loro voltacontaminate, la stessa psicoanalisi.

    Fare terapia da sempre vuol dire lavo-

    rare con il mondo simbolico e quindi

    immaginativo, Jung fu uno dei primi

    convinti assertori delluso in terapia

    delle immagini interne, tanto da in-

    durre i propri pazienti a servirsi del-

    la cosiddetta immaginazione attiva.

    Solo pi tardi con Desoille, che mise a

    punto il R.E.D.(Reve eveill dirig) edancora prima con il T.A.S. di Schultz e

    poi in con lipnosi fantasmatica, con la

    meditazione trascendentale ed altre di-

    scipline pi o meno organizzate, ecco

    che il nostro modo di guardarsi dentro,

    e quindi linteragire del terapeuta con

    il paziente, cambia in maniera conside-

    revole.

    Ci che io vedo e sento dentro di me

    quasi sempre pi importante dellastessa parola: ci che io vedo dentro

    di me e che quindi mi appartiene, con

    tutte le emozioni che questa esperienza

    mi fa vivere o rivivere pi ef cace di

    ci che la mia ragione mi suggerisce o

    inferisce. Soprattutto quando la parola,

    in psicoterapia, sia il canale comunica-

    tivo prevalente e quindi indubbiamente

    anche il pi difeso e razionalizzato.

    Uno dei modi dunque di fare psicotera-pia in maniera diversa dalla cosiddetta

    analisi classica, appunto questo tipo

    di psicoterapia. Parliamo di un tipo di

    terapia dove il ruolo del paziente

    molto pi attivo che non nella analisi

    ortodossa, gi il fatto di non esseresdraiato sul lettino analitico costituisce

    di per s un modo diverso di essere,

    di stare in terapia, il fatto poi che si

    chiede al paziente di fare cose, di pro-

    durre autonomamente dei vissuti, delle

    immagini, di stilare un protocollo ove

    occorra e darsi tempi e metodi per

    eseguire un certo compito, non gli per-

    mette di essere passivo, ma lo mette

    in gioco e lo fa agire promuovendo cos

    una migliore alleanza con il terapeuta,ma soprattutto con se stesso!

    Vorrei a questo punto chiarire cosa

    debba intendersi per Training Autoge-

    no Superiore (T.A.S.) e come questo

    venga impiegato in psicoterapia. In-

    tanto diciamo che il T.A.S. inizialmente

    non altro che lapplicazione del Trai -

    ning Autogeno di base di Schultz, ma

    che a differenza di questo costituisce

    un approfondimento grazie al quale ci dimentichiamo, per cos dire, un po

    del corpo, pur non negandolo, per poi

    tuffarci dentro il S (la psiche) ed il

    mondo delle immagini .

    Il T.A.S. e il mondo delle immagini

    Indubbiamente uno dei punti chiave

    della Psicoterapia Autogena appuntolautogenicit o lautogenia. Lautogenia

    di Schultz quel particolare stato del

    binomio corpo-mente che viene

    raggiunto dallallievo di T.A. dopo

    qualche mese di apprendimen-

    to. Ci si domander in cosa con-

    sista questo stato, ebbene non

    facile rispondere a questa domanda se non

    adoperando dei termini propri di questa

    dottrina. Per evitare questa strada

    dir che si tratta in fondo di uno stato diquiete o di non ansia del corpo, che

    viene vissuto bene (una particolare e

    piacevole interazione fra mente e

    Il Training Autogeno Superiore ed il S

    Dott Vinicio BertiPsicologo e Psicoterapeuta

    4 - Aprile 2010 - Rivista Icsat

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    corpo) e poi come la mente in questo

    corpo si senta pi libera e tranquilla,

    maggiormente in grado di correlarsi con

    gli strati pi profondi della psiche che non

    durante lo stato di veglia o di sonno o

    altro, se non in modo del tutto

    involontario.

    Si capir, io credo, come questo par-

    ticolarissimo stato di coscienza, apra

    di fatto la porta a qualsivoglia tipo di

    indagine nella quale ci serva una acces-

    so pi libero, meno difeso, alle nostre

    parti inconsce e che appunto il T.A.S.

    ci permette attraverso le immagini auto

    prodotte.

    La forza terapeutica delle Terapie Im-

    maginative sta proprio nellutilizzo del-

    le immagini che il paziente vede e che,

    come non mi stancher mai di ripetere,

    sono senzaltro pi ef caci delle paro -

    le. Basti pensare a quello che succede a

    noi lettori in termini percettivi, per una

    notizia letta sul quotidiano e la stessa,

    corredata di immagini adeguate, se vi-

    sta in televisione.

    Pensate alle notizie circa un disastro,

    un terremoto con morti e feriti e pen-sate allimpatto molto diverso fra il te-

    sto scritto e le immagini proposte in

    televisione! Ecco quindi, con le dovute

    proporzioni, come possiamo spiegare la

    differenza tra parola sia pure scritta e

    limmagine con tutto ci che di simbo-

    lico essa ci evoca. Ricordo che un mio

    maestro di Training Autogeno, il profes-

    sor Cesari purtroppo scomparso, soleva

    dire come un Training Autogeno Supe-

    riore se ben condotto allinterno di unapsicoterapia, fosse in grado di ridurre

    notevolmente i tempi della stessa.

    Indubbiamente laprirsi da parte del pa-

    ziente a percezioni psicodinamiche pi

    complesse di fatto promuove un lavoro

    analitico pi ricco e nisce anche per

    rafforzare lalleanza terapeutica, cos

    come anchio ho riscontrato nella mia

    pratica clinica.

    Questo ovviamente quando il paziente

    risulti essere piuttosto creativo e colla-

    bori di buon grado con il terapeuta in

    questo percorso. Naturalmente si pre-

    vede un tale esito per quei pazienti che

    riescono a mettersi in discussione no

    in fondo e che praticano con regolarit il

    Training Autogeno di base e Superiore,

    sviluppando di fatto una buona produ-

    zione immaginativa. E un fatto ormai

    che il FORMIST, la scuola cagliaritana

    del dottor Walter Orr che fonda il suo

    approccio culturale sulla psicoterapia

    bionomica di Schultz, ha nalmente e

    credo per prima in Italia, avuto lauto-

    rizzazione a formare allievi psicotera-

    peuti proprio grazie al riconoscimento

    ministeriale della validit, gi acclarata

    da anni in ambito internazionale, della

    psicoterapia autogena o bioniomica di

    J.H.Schultz.

    Pertanto possiamo affermare come nel

    mare magnum dei vari indirizzi teorici e

    pratici delle scuole di psicoterapia, oggi

    pi che mai sia utile ri ettere su qua -

    le tipo di approccio necessiti quel par-

    ticolare tipo di paziente e quindi qua-

    le risposta dargli. Il T.A.S., o meglio la

    Psicoterapia Autogena, si situa quindi a

    buon diritto tra le cosiddette Psicotera-

    pie immaginative.

    Il T.A.S. pu essere usato allinterno di

    modelli di psicoterapia molto diversi in

    maniera assai pro cua. Inoltre consen -

    te anche dei veri e propri percorsi psico-

    dinamici che, soprattutto nella psicote-

    rapia autogena, grazie alla ricchezza dei

    contenuti cos emersi, possono aprirsi a

    dei training analitici ben pi lunghi e

    complessi. Per chiarezza espositiva dir

    che si pu prevedere con il Training Au-

    togeno di base un percorso di apprendi-mento di circa 8 10 settimane e con il

    successivo Training Autogeno Superiore

    un percorso di alcuni mesi, almeno per

    iniziare a lavorare con le immagini in-

    terne e per applicare quindi, i sei eser-

    cizi previsti dal ciclo superiore:

    1) i colori (indeterminati e determina-

    ti);

    2) gli oggetti( spontanei o concreti);

    3) i concetti (amore, fedelt, amici-

    zia);

    4) i vissuti (fatti emotivamente impor-

    tanti accaduti);

    5) le relazioni interpersonali (come era

    o la mia relazione con);

    6) il dialogo con linconscio (domande

    rivolte allinconscio).

    Insomma, chi non ha paura di guardar-

    si dentro, aiutato dal terapeuta, pu

    scoprire un mondo colorato di immagi-

    ni interne, dalle quali trarre ottimi in-

    sight per capire meglio la propria realt

    psichica e produrre adeguati e positivi

    cambiamenti.

    Dott. Vinicio Berti

    Psicologo - Psicoterapeuta

    Bibliografa

    J.H.Schulz. Il training autogeno Voll.I e

    II, 1971, Feltrinelli

    Bernt H.Hoffmann, Manuale di training

    autogeno (1980) Edizioni Astrolabio

    Klaus Thomas, Autoipnosi e training

    autogeno, 1976, Edizioni Mediterranee,

    Roma

    Luigi Peresson, Trattato di Psicoterapia

    autogena, Vol II e IV (1985) Piovan Edi -

    tore, Abano Terme

    W. Orr, M. Ottobre, Psicoterapia biono-

    mica di Shultz, 2000, Masson Editrice

    Claudio Widmann, Manuale di Training

    Autogeno, 2005 Edizioni del Girasole,

    Ravenna

    G.Gastaldo, M.Ottobre, Il training auto-

    geno in quattro stadi, 1994, Armando

    Editore, Roma

    C.Grimaldi, La psicoterapia autogena

    nella dimensione del sentire, 2002, Ed.

    Lorecchio di Van Gogh

    Aprile 2010 - Rivista Icsat - 5

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    Riceviamo e volentieri pubblichiamo

    un contributo di psicoterapia bioe-nergetica, che nellambito dellinter-vento psicoterapico contempla lim-piego di tecniche di rilassamento,non escluso il training autogeno. Lapsicoterapia autogena (o bionomica)non si identifca con il training auto -geno e lICSAT non intende il trainingautogeno come una tecnica di rilas-samento, una terapia focale o unapsicoterapia breve.

    Tuttavia, Schultz sempre stato aper-to allimpiego del training autogenoin contesti clinici diversi: nella medi-cina generale, nella psicoproflassi e

    in psicoterapie di vario orientamen-to. Questi impieghi costituiscono, difatto, una vasta area di applicazionedel training autogeno, ma segnanoanche la distanza fra psicoterapiaautogena ed applicazioni generiche(e talvolta improprie) del T.A.

    La salute emotiva, cos come quella -sica, comprendono non solo lassenza disintomi e disfunzioni che compromettonoil benessere psico sico, ma anche la ca -

    pacit di utilizzare le proprie risorse e le

    facolt ed esprimerle in maniera totale.Le emozioni e le sensazioni corporee, sevengono espresse in termini positivi dan-no luogo alla capacit di utilizzare la ses-sualit in modo naturale, nellottica della

    salute sessuale.

    Nella pratica professionale, spesso ho in-contrato persone che nonostante un per-corso psicoterapeutico adeguato, in cui icon itti emotivi e lelaborazione del vissu -to personale trovavano un signi cato pro -

    fondo per la loro esistenza, permanevanoalcuni blocchi psico sici che impedivanouna sana attivit sessuale.

    Per blocchi psico sici intendo una seriedi sintomi siologici transitori, riferiti daipazienti come sudorazione, tensione mu-scolare, tachicardia, problemi respiratorio addominali oltre a sensazioni doloroseavvertite in sede locale.

    Questi sintomi erano spesso accompa-

    gnati da ideazione negativa, ansia, sensodi colpa o vergogna, aspettative pessimi-stiche e pensieri disfunzionali che creava-no un circolo vizioso nellattivit sessuale,

    impedendone lespressione.

    Il mio personale interesse verso lunitcorpo mente e la relazione tra distur-bi sici e salute mentale, mi ha portatoad utilizzare, oltre ai percorsi terapeuticipsicodinamici, alcune tecniche di rilassa-mento e metodologie bioenergetiche conpersone che lamentavano diverse proble-matiche sessuali.Le tecniche di rilassamento sono stateutilizzate nella prima parte del percorsoterapeutico, mentre alcuni esercizi di bio-

    energetica hanno completato il recuperodei ricordi sessuali rimossi e le tensioni

    siche associate allattivit sessuale.

    Secondo la bioenergetica il corpo e lamente funzionalmente sono identici: cioquello che succede nella mente ri ettequello che succede nel corpo e vicever-sa, inoltre () la mente e il corpo sipossono in uenzare reciprocamente. Ciche si pensa pu in uenzare il modo incui si sente e il contrario ugualmente

    vero (1).

    Ho trovato interessante e ricca di spun-ti pratici la teoria di Lowen, secondo cui,

    Sessualit e bioenergetica

    Dott.ssa Francesca CosentinoPsicoterapeuta Psicoanalista

    6 - Aprile 2010 - Rivista Icsat

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    spesso anche lo stato sico determina ilmantenimento di uno stato mentale nonequilibrato ed il suo livello di energia.

    Lenergia personale si pu modi care at -traverso esercizi bioenergetici e tecni-che di respirazione che permettono unamigliore gestione dello stress.

    Secondo Lowen, lo stress produce ten-sione muscolare e rigidit, pertanto ilbasso livello di energia di un individuopu anche essere determinato da ten-sioni muscolari croniche e da con itti in -consci.Le emozioni represse non coscienti, pos-sono limitare la percezione delle sensa-zioni sessuali, in questo modo una per-cezione sensoriale pu essere avvertitacome fastidiosa o addirittura dolorosa seassociata ad unideazione inconsapevolenegativa.

    Anche la particolare attribuzione simbo-lica deve essere svelata in un percorsoterapeutico, poich pu determinare alivello inconscio unassociazione disfun-zionale non consapevole che concorre almantenimento dei sintomi.

    Ricordo il caso di una giovane signorasposata che presentava dispareunia non

    organica e avversione sessuale limitataallatto della penetrazione, e che nono-stante anni di psicoterapia non era arri-vata a comprendere la natura simbolicarelativa alla sua problematica.

    Luso della respirazione profonda, associa-to ad uno stato di profondo rilassamentopsico sico le hanno permesso di allentarele difese psico-corporee per lasciare spa-zio allelaborazione verbale delle emozio-ni e dellideazione associata allatto della

    penetrazione.

    La paziente ha manifestato anche si -camente un intenso bisogno di chiusu-ra corporea attraverso il linguaggio nonverbale. Nel corso delle sedute statopossibile quindi ricondurre lespressionecorporea ad una modalit difensiva utiliz-zata durante ladolescenza, verso il sessomaschile.

    Latto della penetrazione rappresentava

    per la signora la possibilit di lasciare en-trare lelemento maschile,vissuto no adallora come invadente e persecutorio.

    Tuttavia, il percorso terapeutico sembra-

    va arrestarsi nonostante si fossero resecoscienti le dinamiche psicologiche sotto-stanti.

    Il lavoro bioenergetico e gli esercizi di au-toconoscenza e rilassamento del corpo,hanno permesso alla signora successiva-mente di provare un diverso modo divivere lesperienza sessuale.

    In una fase successiva stato coinvoltoanche il partner suggerendo alcuni eser-cizi proposti dalla Kaplan, ma a quel pun-to le dinamiche psicologiche sottostantiavevano trovato modo di esprimersi ri-velando motivazioni e signi cati no adallora sconosciuti.

    Inizialmente sono stati proposti gli eserci-zi di vibrazione del corpo, per regolare illivello del movimento e della consapevo-lezza accompagnati dalla focalizzazionesensoriale.

    Successivamente il grounding o radica-mento del corpo sul terreno hanno per-messo di migliorare la stabilit e la sen-zazione corporea di sicurezza.

    Alcune tecniche di rilassamento attraver-so la respirazione e la decontrazione mu-scolare attiva, sono state particolarmente

    utili.

    Il blocco della muscolatura addominalee del diaframma, reprimevano emozioniconnesse alla possibilit/capacit di al-lentare il controllo, mentre la contrazio-ne della gola, con la sensazione riferitadelnodo in gola bloccava un pianto in-teriore che si successivamente espressoin maniera molto intensa.

    La respirazione della paziente era so-

    prattutto di tipo super ciale clavicolare ecoinvolgeva la parte superiore del torace,erano visibili apnee e ritenzioni di aria cheimpedivano il uire del respiro, connessea sensazioni riferite di ansia e panico.

    Ho proposto la mobilitazione delladdomee delle anche e ho suggerito esercizi conla respirazione addominale prima e com-pleta poi.

    Questi esercizi profondamente rilassanti

    erano accompagnati da emissione di suo-ni e vocalizzi ed associati ad unattivit diimmaginazione.

    La paziente era sveglia e lucida, seduta

    comodamente nella poltrona o stesa nellettino psicoanalitico.

    In maniera del tutto autonoma e con mol-ta cautela, il rilassamento del corpo si ac-compagnava alla verbalizzazione di pen-sieri, ricordi, contenuti che assumevanopoco per volta un signi cato nelluniversosimbolico della signora.

    La condivisione terapeutica dei signi ca -ti simbolici e il migliormento dello statodi padronanza delle sensazioni corporeehanno dato il via allelaborazione pi pro-fonda delle dinamiche inconsce che con-correvano al mantenimento della sinto-matologia.

    La consapevolezza aveva portato lab-bassamento delle difese sessuali e uncoivolgimento maggiore nel processo discoperta del corpo, che si tramutatonella possibilit di vivere serenamente larelazione con il partner.

    La parte dellelaborazione dei contenutispeci ci ha richiesto qualche mese ma harivelato sia a me che alla paziente la pos-sibilit e la necessit che corpo e mentelavorino assieme.

    Dott.ssa Francesca Cosentino

    Psicoterapeuta PsicoanalistaEmail: [email protected]

    Bibliografa:

    (1) A.Lowen Bioenergetica 1975,ed.Feltrinelli; Milano, p.13.

    A.e L. Lowen Espansione e integrazionedel corpo in bioenergetica Astrolabio,

    Roma, 1979.

    A. Boadella J.Liss La psicoterapia delcorpo Astrolabio, Roma, 1986.

    H.S. Kaplan Manuale di terapia sessuale 1975, Feltrinelli, Milano.

    A.A.V.V. ICD10 Classi cazione delle sin -dromi e dei disturbi psichici e comporta-mentali Masson, 1996.

    A.e L. Lowen Espansione ed integrazionedel corpo in bioenergetica Astrolabio, p.13.

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    REDAZIONESegretaria di redazione Dott.ssa Caterina Serena

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