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ella seduta del 20 novembre 2008, il Consiglio Direttivo ha accolto la mia proposta di sospendere la pubblicazione del periodi- co dell'Associazione. La proposta e la decisione sono motivate da tre ragioni principali: 1) il costo, che con grafica, impaginazione, stampa e spese postali si aggira ogni anno sui 4.000,00 euro; 2) l'assenza di un efficiente comitato di re- dazione che provveda a scegliere gli argomenti da pubblicare e a scrivere poi gli articoli; 3) il grave disordine e ritar- do nel recapito postale. Alla fine vi è an- che una quarta ragione, ma questa é tutta personale e deriva dalla amara sensazio- ne che al periodico sia stata riservata scarsa attenzione. Con il risparmio deri- vante dalla sospensione del periodico saranno realizzate altre iniziative con- crete. Nel congedarmi con amarezza dal nostro periodico, voglio pubblicamente ringraziare ancora una volta gli sponsor (Aziende private, pubbliche Ammini- strazioni, singoli cittadini o Soci), che finora ci hanno aiutato con il loro contri- buto a realizzare le nostre iniziative. Un particolare e sentito ringraziamento va alla Regione Molise che, tramite l'Assessorato alla Cultura e Turismo del- l'epoca (nella persona del dottor Rosario De Matteis) e l'Assessorato ai Lavori Pubblici (nella persona dell'attuale As- sessore Luigi Velardi), ci ha accordato contributi importanti; alla Provincia di Isernia ed al suo Presidente Raffaele Mauro, che ci ha assicurato il suo co- stante sostegno; all'Istituto Banco di Napoli Fondazione che, tramite il suo consigliere dottor Paolo Vacca, ci ha as- segnato un contributo che ha consentito la realizzazione del DVD su vita, storia e territorio dell'Abbazia di San Vincenzo al Volturno; alla Volturnia Edizioni di Tobia Paolone, che ha svolto un eccel- lente lavoro editoriale offrendoci, a costi molto contenuti, una costante e qualifi- cata collaborazione professionale; al professor Natalino Paone, che si é fino- ra assunto il compito e il peso di Direttore Responsabile del Chronicon del Terzo millennio, di consigliere sag- gio, riflessivo, attento al significato del- le parole e dei giudizi; ai collaboratori della redazione, che a titolo gratuito hanno prestato la loro opera professio- nale per assicurare dei servizi di buona qualità. Mi congedo così, dalle colonne del no- stro periodico, da tutti Voi ringrazian- doVi del Vostro sostegno e chiedendoVi di continuarlo a fare. Infine Vi assicuro, anche a nome del Consiglio Direttivo, che ogni quattro mesi riceverete (se l'ef- ficienza, o meglio, l'inefficienza del ser- vizio postale lo consentirà) una lettera che Vi informerà su iniziative, proposte e problemi. Se non è tutto, è pur sempre un segnale positivo. NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DI SAN VINCENZO AL VOLTURNO ONLUS NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DI SAN VINCENZO AL VOLTURNO ONLUS Anno IV, N. 7 - Settembre-Dicembre 2008 Spediz. Abb. Postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04) art. 1 Comma 2 - D.C.B. IS CHRONICON Terzo Millennio 1 el numero precedente del Chronicon l'interrogativo era rivolto al futuro del monaste- ro, i cui resti sono stati riportati alla luce con uno dei più grandi scavi archeologi- ci d'Europa. Grande lavoro, ma per po- chi intimi, come si evince anche dalla frase riportata dai manuali ministeriali alla voce visite con le parole “chiuso per restauro”. Una chiusura per restauri che, per la verità, ci sembra lunga quan- do dura decenni! In questo numero è positiva la risposta con l'apertura del parco archeologico alle visite. Di qui il commento raccolto nell'imma- ginario popolare: qualcosa si muove. Il merito viene attribuito alla Direzione Regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Onore al merito! N N ULTIMO NUMERO DINO RICCI CHRONICON CHRONICON SAN VINCENZO: QUALCOSA SI MUOVE NA T ALINO P AONE E E- MAIL MAIL DELL DELL ASSOCIAZIONE ASSOCIAZIONE EDITORIALE EDITORIALE N N (segue a pag. 2) Il volume edito dal Corriere della Sera [email protected] SITO INTERNET SITO INTERNET

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ella seduta del 20 novembre2008, il Consiglio Direttivoha accolto la mia proposta di

sospendere la pubblicazione del periodi-co dell'Associazione. La proposta e ladecisione sono motivate da tre ragioniprincipali: 1) il costo, che con grafica,impaginazione, stampa e spese postali siaggira ogni anno sui 4.000,00 euro; 2)l'assenza di un efficiente comitato di re-dazione che provveda a scegliere gliargomenti da pubblicare e a scrivere poigli articoli; 3) il grave disordine e ritar-do nel recapito postale. Alla fine vi è an-che una quarta ragione, ma questa é tuttapersonale e deriva dalla amara sensazio-ne che al periodico sia stata riservatascarsa attenzione. Con il risparmio deri-vante dalla sospensione del periodicosaranno realizzate altre iniziative con-

crete. Nel congedarmi con amarezza dalnostro periodico, voglio pubblicamenteringraziare ancora una volta gli sponsor(Aziende private, pubbliche Ammini-strazioni, singoli cittadini o Soci), chefinora ci hanno aiutato con il loro contri-buto a realizzare le nostre iniziative. Un particolare e sentito ringraziamentova alla Regione Molise che, tramitel'Assessorato alla Cultura e Turismo del-l'epoca (nella persona del dottor RosarioDe Matteis) e l'Assessorato ai LavoriPubblici (nella persona dell'attuale As-sessore Luigi Velardi), ci ha accordatocontributi importanti; alla Provincia diIsernia ed al suo Presidente RaffaeleMauro, che ci ha assicurato il suo co-stante sostegno; all'Istituto Banco diNapoli Fondazione che, tramite il suoconsigliere dottor Paolo Vacca, ci ha as-segnato un contributo che ha consentitola realizzazione del DVD su vita, storiae territorio dell'Abbazia di San Vincenzoal Volturno; alla Volturnia Edizioni diTobia Paolone, che ha svolto un eccel-lente lavoro editoriale offrendoci, a costimolto contenuti, una costante e qualifi-cata collaborazione professionale; alprofessor Natalino Paone, che si é fino-ra assunto il compito e il peso diDirettore Responsabile del Chronicondel Terzo millennio, di consigliere sag-gio, riflessivo, attento al significato del-le parole e dei giudizi; ai collaboratoridella redazione, che a titolo gratuitohanno prestato la loro opera professio-nale per assicurare dei servizi di buonaqualità. Mi congedo così, dalle colonne del no-stro periodico, da tutti Voi ringrazian-doVi del Vostro sostegno e chiedendoVidi continuarlo a fare. Infine Vi assicuro,anche a nome del Consiglio Direttivo,che ogni quattro mesi riceverete (se l'ef-ficienza, o meglio, l'inefficienza del ser-vizio postale lo consentirà) una letterache Vi informerà su iniziative, propostee problemi. Se non è tutto, è pur sempreun segnale positivo.

NOTIZIARIO DDELL’ASSOCIAZIONE AAMICI DDI SSAN VVINCENZO AAL VVOLTURNO OONLUSNOTIZIARIO DDELL’ASSOCIAZIONE AAMICI DDI SSAN VVINCENZO AAL VVOLTURNO OONLUS

Anno IIV, NN. 77 - SSettembre-DDicembre 22008 SSpediz. AAbb. PPostalle DD.L. 3353/2003 ((Conv. iin LL. 227/02/04) aart. 11 CComma 22 - DD.C.B. IIS

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el numero precedente delChronicon l'interrogativo erarivolto al futuro del monaste-

ro, i cui resti sono stati riportati alla lucecon uno dei più grandi scavi archeologi-ci d'Europa. Grande lavoro, ma per po-chi intimi, come si evince anche dallafrase riportata dai manuali ministerialialla voce visite con le parole “chiusoper restauro”. Una chiusura per restauriche, per la verità, ci sembra lunga quan-do dura decenni! In questo numero èpositiva la risposta con l'apertura delparco archeologico alle visite. Di qui il commento raccolto nell'imma-ginario popolare: qualcosa si muove. Ilmerito viene attribuito alla DirezioneRegionale del Ministero per i Beni e leAttività Culturali. Onore al merito!

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ULTIMONUMERO

DINO RICCI

CHRONICON CHRONICON

SAN VINCENZO:QUALCOSA SI MUOVE

NATALINO PAONE

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(segue a pag. 2)

Il volume edito dal Corriere della [email protected]

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La rete del ghetto è rotta e una porta ac-coglie il visitatore, vero “titolare” deibeni culturali in ognì paese civile.Nel caso poi di San Vincenzo al Voltur-no, va ripetuto fino alla noia che si trat-ta di un bene speciale. Infatti, mentre peroltre un ventennio i manuali ministerialiriportavano - come dicevo - la chiusuraper restauro, da testi prestigiosi si ap-prendeva l'affermarsi del cenobio nellastoria d'Europa.A questo proposito, tre esempi per tutti.Enciclopedia dell'Arte Medioevale (Ro-ma, 1999, vol. X), pagina 318: piantadegli scavi del monastero di San Vin-cenzo al Volturno con giudizio lusin-ghiero su funzione, cultura e prestigiodel cenobio.Storia dell'Arte Universale (I libri delCorriere della Sera, 2008), pagine 164 e226: San Vincenzo al Volturno è citato“tra i centri monastici della penisola di-venuti celebri” per decisione di CarloMagno, mentre il programma decorativoviene collegato “agli scritti del teologoAmbrogio Autperto con particolare ri-salto alla Vergine attraverso la sua ma-ternità, la sua assunzione e la sua regali-tà celeste”; una “particolarità iconogra-fica che avvicina gli affreschi ad alcuneesperienze romane, la cui influenza si

associa a quella esercitata dall'iconogra-fia bizantina, sia a livello di schemicompositivi sia nei singoli particolari”.Benedetto, l'eredità artistica (JacaBook, 2007) pagine 83 e 93: “In ogniparte del monastero erano presenti pittu-re murali. Nel periodo di più straordina-ria fioritura, il IX secolo, artisti e artigia-ni lavorarono a San Vincenzo con la piùampia gamma di mezzi espressivi, oltrealla pittura [...] abili fabbri fusero manu-

fatti in ferro e rame; raffinati oggettiliturgici come altari portatili, reliquiari elegature di libri per l'uso della comunità,così come armi e foderi per cinture reg-gi-spada e finimenti per cavalli per élitelocale che sosteneva il monastero.Le superfici degli oggetti liturgici eranoimpreziosite con bagni d'oro e d'argento;una magnifica serie superstite con spadae finimenti per cavallo fu abilmente la-vorata in ferro e intarsiata in argento, adimitazione della corrente moda transal-pina carolingia, ma ingegnosamente tra-sposta nel linguaggio e nella tecnìca lon-gobarda locale. In altri atelier erano sof-fiati nel vetro eleganti lampade e squisi-ti bicchieri decorati ‘a reticelli’ per crea-re complicati intrecci policromi tridi-mensionali e forme a ventaglio, e pan-nelli per vetrate di finestre di vari colorie forme erano disegnati e tagliati per lechiese principali del monastero e il gran-de refettorio. Altri artigiani intagliavanopettini e manìci dalle ossa di animalimacellati nelle cucine del monastero, edanche figurine in avorio. In altre partidel complesso scalpellini scolpivanoornamenti in pietra, capitelli e corniciper decorare i nuovi edifici, mentre altriincidevano epitaffi e ornamenti appro-priati sulle pietre tombali dei monaci, eancora altri graffiavano con intricatidisegni geometrici e persino figure lasoffice argilla delle mattonelle checoprivano i pavimenti e i tetti dei princi-

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QUALCOSA SSI MMUOVEQUALCOSA SSI MMUOVE(Continua dalla prima pagina)

Disegno tratto da “Storia dell'Arte Universale”, vol. I, pag. 164: “Pianta degli scavi del monastero di San Vincenzo al Volturno dall'Enci-clopedia dell'Arte Medioevale, Roma 1999, vol. X, p. 318”.

Nella foto, il volume a cura di R. Cassanellie E. Lopez-Tello Garcia “Benedetto, l'eredi-tà artistica”, Jaca Book, Milano 2007.

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pali fabbricati monastici.” Nel XXIVConvegno Internazionale del CorpusVitrearum del luglio scorso a Zurigo, ilCristo del cenobio volturnense, compo-sto con frammenti di vetri dai coloriintensissimi verde smeraldo e azzurro,giallo ambra e rosso intenso, saldati conpuntinì di piombo, è stato definito “unavera rarità”, occupando tra l'altro le pa-gine di prestigiosi quotidiani (Il Sole 24ore del 24 agosto 2008). Questi pochiesempi danno l'idea dell'articolato e qua-lificato laboratorio che fu San Vincenzoal Volturno e che è tornato ad essere gra-zie alla presenza di monache dedite allarilegatura di testi prestigiosi, al laborato-rio di ceramica artistica e di calligrafia,unitamente alla conduzione dell'aziendaagricola e alla cura della basilica. Unalezione di Ora et Labora della Regolaattuale nella società della globalizzazio-ne con le regole, modello che è nel semedel cristianesimo fondato sul principiodell'uguaglianza delle persone.Alla luce di queste e di altre peculiaritàdal forte richiamo, non solo degli addet-ti ai lavori, non si può che salutare congioia l'inizio di una nuova “era”, cheperò va rapidamente adeguata con strut-ture e servizi, in primis la protezione delpatrimonio dall'inclemenza del tempo,alla quale non si risponde adeguatamen-te con la copertura dì cantiere. Decìsivoin questo campo rimane il ruolo dellaRegione, proprietaria del Parco.

abato 11 ottobre - in occasionedella celebrazione del 1.117°anniversario della distruzionedell'abbazia di San Vincenzo

(10 ottobre 881 d.C.) e della uccisionedi un grande numero di monaci (circa400) - alla presenza di S. E. Dom PietroVittorelli, Abate di Montecassino, dellaPriora dell'Abbazia di San Vincenzo,Rev.da Madre Miriam e del Presidentedell'Associazione culturale “Amici diSan Vincenzo al Volturno” onlus, dr. Di-no Ricci, é stata inaugurata la Mostrapermanente dei pannelli fotografici cheriproducono, a grandezza naturale, leimmagini della Cripta di Epifanio.Alla cerimonia erano presenti anche ilcommissario dell'EPT della Provincia diIsernia, dr. Pietro Campellone, i sindacidell'alta Valle del Volturno ed altri am-ministratori locali, i consiglieri provin-ciali (De Luca) e regionali, (Tony In-collingo e Massimiliano Scarabeo) emolti soci e cittadini.I pannelli fotografici e l'allestimentodella Mostra sono stati realizzati a cari-

co dell'Associazione “Amici di San Vin-cenzo al Volturno” per una spesa com-plessiva di 12,500 euro circa.I pannelli, con il consenso dell'Abate diMontecassino e della Priora dell'abbaziadi San Vincenzo al Volturno, sono statimontati su intelaiature di legno e fissatialle pareti della sala Shuster, posiziona-ta a sinistra della porta di ingresso dellabasilica, sotto la torre campanaria.La loro sequenza, per quanto é possibi-le, ripete quella della Cripta e, per facili-tarne la collocazione spaziale, nel giro dipoche settimane verrà messo a disposi-zione dei visitatori un plastico trasparen-te nel quale tutte le immagini della crip-ta originale saranno numerate e la stessanumerazione verrà ripetuta sui pannelli.Sono già a disposizione dei visitatori idepliants che recano le informazioni sul-le pitture della cripta e sul loro significa-to, la cui pubblicazione é stata curatadall'Associazione e realizzata con il con-tributo dell'EPT di Isernia. Il contenutodel depliant é opera dell'arch. FrancoValente, la grafica della Volturnia Edi-zioni. La Mostra, con il consenso unani-me del Consiglio Direttivo dell'Asso-ciazione, é stata donata alla Comunitàmonastica di San Vincenzo al Volturno.L'Associazione, inoltre, si é impegnata afarsi carico della manutenzione dellaMostra e provvederà prossimamente arealizzare a suo carico un impianto diilluminazione più efficiente, rispondenteai canoni della economicità energetica edella sicurezza. La Mostra potrà esserevisitata gratuitamente e da chiunque nel-le ore di apertura della basilica.

“Cristo affacciato alla finestra. Una meraviglia che potrà dire molto del feli-ce momento in cui nelle tradizionali vetrategeometriche di eredità romana cominciano ainsinuarsi le prime immagini.” (da Il Sole 24ore del 24 agosto 2008, pag. 36).

LA CRIPTANEI PANNELLI

REDAZIONALE

MOSTRA MOSTRA

SS

Inaugurazione della Mostra permanente.

S. E. l’Abate ammira i pannelli.

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a formazione del patrimoniovolturnense si sviluppa nelcorso del sec. IX, per raggiun-gere nel X la sua massima

espansione ed ha a suo fondamento ladonazione pubblica e privata.Sarebbe interessante valutare l'estensio-ne del patrimonio dell'Abbazia ma équasi impossibile: di troppe dipendenzenon conosciamo che la località doveerano situate. I1 beneventano e il territorio abruzzesedella Marsica, di Valva, Sulmona,Penne, il Capuano e la Liburia, la Pugliae perfino il territorio di Piacenza, è tuttoun punteggiare di celle, corti, casali,appartenenti a San Vincenzo al Volturno.Con una certa approssimazione possia-mo invece tracciare i confini della vera epropria “Terra S. Vincenti”, che intornoal cenobio costituiva una massa unitariae compatta, la quale copriva una vastaarea lungo la congiuntura delle odierneprovince di Isernia, L’Aquila eFrosinone.La sua superficie si può valutare tra i400-450 Kmq e, se si pensa che i suoiconfini occidentali erano comuni alla

Terra di San Benedetto, la cui estensionesi aggirava sugli 800 Kmq, ne risulta chele due abbazie formavano un complessoconsiderevolissimo uguale e superiore aquello di ben note signorie fondiariedella Francia, la cui importanza strategi-ca e militare non poté sfuggire all'impe-ratore Ludovico II. Questi confermò in-fatti 1'immunità delle due abbazie e nelpromuovere la fondazione dell'Abbaziadi San Clemente di Casauria, formò cosìuna barriera che si estendeva dal Gari-gliano alla foce del Pescara, a difesadell'Impero Carolingio.

L'organizzazione agricola

L'organizzazione agricola che si andò adelineare in questa prima fase di vita nelMonastero costituì il nerbo dell'econo-mia monastica e fu rivolta a quella pro-duzione che sostanzialmente dovevasoddisfare il consumo interno. Ad essa, certo, per lungo tempo fecedifetto la disponibilità di capitali maanche un largo impiego di mezzi, stru-menti e attrezzi da lavoro: grano, orzo,miglio, vite e ulivo esauriscono, o quasi,tutte le voci di questa produzione. I1paesaggio agricolo si presenta abbastan-za uniforme, con una alternanza pres-socché costante delle colture anzidette e,fuori delle zone coltivate, di paludi e diboschi.Alcune corti della Puglia, come a Luce-ra e ad Acerenza, appaiono caratterizza-te dalla coltura dell'ulivo. I cereali e lavite sono oggetto di un notevole incre-mento, specie nella zona circostante ilmonastero (Vandra, Scappoli, Cerro,ecc.) a partire dal sec. X, quando l'inten-so moto di allivellamento delle terre pre-vede nella stipulazione dei contratti pro-prio il miglioramento di queste colture.La vite, sebbene alternata alla colturacerealicola estensiva, appare spesso col-tivata da sola nelle immediate vicinanzedella corte, specie se vi è situata unachiesa: il consumo del vino, grandissi-mo nel Medioevo, si spiega con l'usoliturgico che se ne fece fino al sec. XIII,quando la Comunione veniva distribuitaai fedeli nella doppia specie del pane edel vino. Tra gli alberi da frutta abbiamo

L’AZIENDAMONASTICA

ANTONIO SCHIOPPA

STORIASTORIA

La città monastica di San Vincenzo nel IX secolo. (Disegno S. Carracillo)

Il patrimonio di San Vincenzo al Volturno nel IX secolo.

LL

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frequenti, e quasi dappertutto, i pometi.Limitate alla casa padronale le coltureorticole, che diversamente richiedono lecure di un personale specializzato, gli“hortulani”. Il loro sviluppo prende l'av-vio nel sec. X da una serie di contratti diallivellamento del latifondo o di ripopo-lamento di zone deserte per cui sorge-ranno nuove case e poderi; ne derivaaltresì lo sviluppo dell'allevamento deglianimali da cortile e della produzionedomestica del formaggio, della cera edel miele. Riguardo il bestiame, pertutto il sec. IX e oltre domina incontra-stato l'allevamento dei suini, che si gio-va della grande abbondanza dei boschidi querce. Poichè ai monaci era fattodivieto di mangiare carne di maiale, nési esportava, essa serviva al consumointerno, cioé costituiva verosimilmente,con il pane e con il vino, l'alimento fon-damentale dei contadini. Tra le colture speciali di cui la produzio-ne di San Vincenzo si arricchisce nelcorso dei sec. X e XI, di notevole inte-resse sono quelle della canapa e dellaseta: la prima perchè veniva general-mente dalla Siria (Chron. Vult., III, p.102: “fruges de grano, de ordeo, demilium, vel de farros aut cannaba etsicinia et de vinum”.), mentre la seta perlungo tempo si credette fosse stata im-portata nel Mezzogiorno da Costantino-poli solo con Re Ruggiero. Già un docu-mento avellinese del 1037 aveva antici-pato di un secolo la introduzione delbaco da seta; ora taluni contratti voltur-nesi, che si riferiscono al territorio mar-sicano e a Valva, parlano di certe corre-

sponsioni nella misura di una o due lib-bre di “siricu”: il più antico di essi è del989. Lungo le coste della Puglia e sul lago diPatria il monastero possedeva numerosepeschiere che avevano notevole impor-tanza nella sua economia: esse forniva-no al monastero centrale anguille, seppiee altro pesce che, spinato ed essiccato,costituiva, assieme alle uova conservatein salamoia, il cibo più frequente allamensa abbaziale. Ma la produzione piùimportante, e di cui i monasteri ottene-vano assai ambite concessioni, era quel-la del sale alla quale attendevano specia-

li gruppi di servi riuniti in condome(Chron. Vult., I, p. 263; II, p. 181 e 183).

Città e campagna

Accanto alla preminente attività agrico-la, quale posto tennero quella industria-le e quella commerciale? Secondario,senza dubbioA San Vincenzo mancò nel sec. IX unaattività industriale tutta accentrata (co-me a Santa Giulia) nelle officine dellacasa madre, ma non di certo mancò nel-le sue corti un'attività di tipo artigianalevolta a soddisfare i bisogni interni delmonastero cui facevano capo: l'attestanoanche i depositi che vi troviamo di pannie di minerali di rame e di ferro (Chron.Vult., II, p. 332 : “ut ille introisset in cur-te ... et malo ordine tulisset inde pannoset ferrum et ramen”).Ad essa si dedicavano o vi erano prepo-sti servi ministeriali e liberi artigiani,mentre alle dipendenze di San Vincenzolavoravano anche alcuni vasai (figuli),un faber, un faber ferrarius, un intaglia-tore (celasarius). In talune corti del ter-ritorio di Candi si producevano bellissi-mi ricami che venivano inviati al mona-stero. È evidente come allora per lungotempo si fosse realizzata da parte dell'or-ganizzazione monastica una notevoleforma di autarchia, rimanendo estraneaall'economia del mercato nel duplicesenso che né il surplus della sua produ-zione si riversava su di quello né ad essoricorreva per il suo consumo, essendosufficienti la produzione interna e le do-nazioni non solo di terre, ma anche di

Gisulfo I presenta ai monaci di San Vincenzo un precetto di donazione.

San Vincenzo al Volturno - Veduta delle officine per la lavorazione del vetro.

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preziosi, di stoffe, di materiale vario ealtro.Nel corso del sec. X si sviluppa un in-tenso moto di allivellamento delle terree di ripopolamento che interessa note-volmente tutta l'area di San Vincenzo alVolturno, la cd. Terra S. Vincentii (la piùdirettamente controllata dalla direzionemonastica), che si presentava in granparte incolta e scarsamente abitata.Nel nucleo centrale è ben evidente lungotutto il sec. IX il contributo dato all'eco-nomia diretta dal lavoro di quelle cate-gorie di servi dette “prebendari”. Si trat-ta di familiae e di famuli, servi cioè chenon hanno un pezzo di terra in assegna-zione e che possono venir spostati e ac-quistati indipendentemente dal fondoche lavorano. Di qui naturalmente unasituazione di incertezza e di irrequietez-za in mezzo a queste categorie, che forsespiega perchè siano stati proprio i famu-li a tradire l'abbazia e a “venderla” ai Sa-raceni.Ad essi si contrapponevano, per lo più inpossedimenti lontani dal nucleo centra-le, quei servi cd. “casati” , chiamati an-che nelle nostre fonti cortisani. Una no-

tevole disponibilità di forza lavoro èattestata nel Mezzogiorno, con una ten-denza a contrarsi verso la fine del sec.IX. Il servo era una voce del commerciodei Longobardi e i monasteri stessi neacquistavano; più spesso però ne veni-vano in possesso per via di donazioni.

La distruzione di San Vincenzo e l'av-vio del processo d'incastellamento

L'invasione della terra volturnese adopera dei Saraceni e la conseguente di-struzione del monastero (881) rappre-sentano sicuramente 1'avvenimento piùimportante della storia di San Vincenzoe sicuramente segnano una svolta.L'importanza del fatto si lega comunquead avvenimenti di più vasta risonanza.L'avvenimento entra anzitutto nel qua-dro della situazione mediterranea comeepisodio di quella offensiva musulmanache esplode a metà del sec. IX e che sta-bilì il predominio degli arabi nel Me-diterraneo. E questi, oltre ad impreseimprontate a spirito di pirateria, si dedi-carono a stabilire nuovi rapporti econo-mici con le città marinare italiane: Gae-

ta, Amalfi, Napoli. Una delle immediateconseguenze é, con l'aumentata capacitàdei consumi, la crescente necessità diriserve d'uomini, da cui le relazionicommerciali improntate in primo luogoall'acquisto degli schiavi . Ove i musul-mani non riuscivano ad acquistarne, viprovvedevano con periodiche razzie e atali finalità ubbidì appunto l'impresacontro San Vincenzo al Volturno.Derivò comunque dall'occupazione ara-ba in tutto il Mezzogiorno una più inten-sa circolazione monetaria araba, accantoa quella bizantina. Di questa nuova con-giuntura economica del MediterraneoOccidentale si hanno ripercussioni finnell'area di San Vincenzo e di Monte-cassino, dove a metà del sec. X circola ilmancuso arabo sotto forma di censi, edin mancusi d'oro viene fissato dai mona-steri il pagamento delle penali nei con-tratti.Più interessante ancora é notare comel'abbazia volturnese, per il tramite dellesue attività economiche in Napoli, dovepossiede immobili e nel porto una baseapprestata per i traffici, si inserisca inuna di queste nuove direttrici del com-mercio occidentale, propriamente negliscambi tra l'Egitto e Siria da una parte eNapoli dall'altra: a Napoli infatti il mo-nastero investe le sue riserve di numera-rio arabo (si tratta di tarì siciliani) prove-niente da quelle due regioni poste sottoil dominio musulmano .

La Fondazione dei Castelli

Il problema del sorgere dei castelli ériconducibile alle invasioni e devasta-zioni saracene che, rompendo quellaatmosfera elegiaca, avevano costretto lepopolazioni contadine ad apprestar dife-se e fortificazioni.Ma il castello del sec. X, particolarmen-te nel Mezzogiorno, non risponde che inparte a questa necessità di difesa: all'ori-gine di queste fondazioni si ritrovanodue istanze. Preminente é quella di natu-ra economica connessa allo sfruttamen-to intensivo delle terre e al ripopolamen-to di zone deserte; secondaria, almenonei primi tempi, quella militare delladifesa, ed essa - più che provenire diret-tamente dalla minaccia di invasioni bar-bariche (ormai definitivamente respinte)- era interessata dal pericolo, menoapparente ma più insidioso, delle conter-

Disegno ricostruttivo dell’attacco saraceno. (S. Carracillo)

Nella foto a pag. 7: L’Abbazia di San Vin-cenzo al Volturno situata sulle estreme pro-paggini della piana di Rocchetta. (Foto T. Paolone)

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mini signorie locali. Nel corso del tren-tennio seguito alla distruzione araba simaturano difficili condizioni politicheper i complessi monastici: ogni tentativodi ripresa é guardato con diffidenza daivari potentati laici, tra i quali si distin-guono pure i gastaldi di Venafro e diIsernia.In questa nascente ma progressiva ten-sione tra i grandi monasteri e i signorivicini, l'autorità politica più alta cerca diristabilire l'ordine, attuando l'equilibriotra quelle forze contrastanti.Così si spiega il privilegio dell'anno 967con cui viene conferito alle abbazie diSan Vincenzo al Volturno e Montecas-sino il diritto di fondare castelli e diinnalzare torri. Ma poiché i due mona-steri già da qualche tempo avevano pre-so a costruire torri e castelli senza chealcuno li autorizzasse, quel privilegiovaleva come riconoscimento di uno

stato di fatto. Motivi di difesa militare edi natura economica si intrecciano e siequilibrano in codeste fondazioni, anchese danno forma talvolta a due tipi distin-ti di castelli: i castelli sorti con finalità diripopolamento, che potevano cingersi,anche temporaneamente, di difese, ac-quistando un carattere più esplicitamen-te militare, e le altre fondazioni, che era-no cinte di mura o comunque adattatealla difesa .Frequentemente, poi, nell'equilibrio e-conomico militare si inserisce un terzoelemento, quello religioso, e allora lacorte incastellata si completa con la pre-senza della Chiesa. Mutata è ora la situazione giuridica diquei dipendenti del Monastero, di cuiabbiamo sicuri esempi, come nel caso diquel Petrus Orbino “de loco nostro”, cheottiene terre a livello presso il castello diCerro (Chron. Vult., II, p. 310).

Ebbene la condizione di tutti costoro,ora che vengono chiamati sulla terravolturnese, appare completamente mu-tata: essi ottengono di fondare castelli,di lavorare direttamente le terre circo-stanti traendovi il massimo profitto:sono insomma diventati liberi libellari. Sotto il profilo giuridico, quei contrattiche concernono la costruzione del ca-stello si configurano sempre sotto la for-ma del livello, stipulati, a differenza dialtre obbligazioni, dalle due parti su unpiede di assoluta parità. La durata nor-male del contratto è di 29 anni, ma nonè raro il caso che i limiti di tempo sianolasciati alla volontà del concessionario,“dum vos et vestrorum heredibus volue-ritis habitare”. Ad ogni modo ad essi ègarantito il diritto di lasciare il luogoanche prima dello scadere del contratto,salvo, ma non sempre, il preavviso di unanno (Chron. Vult., II, p. 203).I concessionari devono costruire il ca-stello e nell'interno alternare le propriecase agli orti; spesso nei contratti tutta-via mancano precisi limiti al dissoda-mento e alla coltura delle terre circo-stanti. Un obbligo è preciso, quello dellaresidenza; un elemento fondamentale, lapopolazione, onde l'impegno è assuntodalla collettività di capi famiglia, tenutia “collegere ad habitandum” altri uomi-ni, e il venir meno dell'adempimento diquesta clausola può essere ragione suffi-ciente perchè il monastero reputi scioltoil contratto (Chron. Vult., II, p. 110).Le condizioni per lo sfruttamento dellaterra consentono ampia libertà nellascelta a disposizione delle colture, non-ché la esenzione dalla corresponsionedei prodotti cerealicoli per i primi 3-4anni e del vino per i primi 10. Il motivoè da mettere in relazione col fatto che iconcessionari mettevano a disposizionedel concedente la forza del loro lavoro,gli animali, gli attrezzi, e forse un picco-lo capitale, e che 1'opera di dissodamen-to richiedeva qualche tempo per dare isuoi frutti; altro elemento contrattuale èil pagamento di un canone fisso, semprein natura, non proporzionato alla quanti-tà del raccolto, ma stabilito una volta persempre, generalmente in un moggio digrano e di orzo e in due di vino, misura-ti secondo le consuetudini locali.Incerto è il modo tenuto nel fissare ilpagamento del terratico, che ora si con-figura come un onere personale (“persingulas quanti fueritis”), ora invece ca-de su ciascuna casa, ossia sul gruppofamiliare (“per singulas quoque casas”).Sui pascoli e sulle selve, larghi dirittid'uso sono riservati ai castellani, dietroPianta dei castra fondati dagli abati di San Vincenzo.

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il pagamento dell'escatico (escatico =tassa che veniva corrisposta al signorefeudale in cambio della facoltà di racco-gliere nel bosco le ghiande e di condur-vi i porci), generalmente fissati nella mi-sura di 1 porco su dieci.Ogni castello è un centro di vita autono-mo, sempre più distaccato dal monaste-ro, a legarlo al quale non basta l'evane-scente figura del “missus” che, una voltaall'anno, passa di castello in castello araccogliere i canoni.Infatti viene detto esplicitamente nelleclausole contrattuali che i prodotti sa-ranno prelevati “in ipso castello”: donderisulta che i concessionari sono esentatida ogni spesa di trasporto e che il castel-lo è il luogo di raccolta delle rendite, ilcentro della nuova economia.Accanto a questi contratti che prevedo-no tutti l'incastellamento di una terra, sisviluppano le semplici concessioni diterre di cui beneficiano coltivatori diret-ti e indiretti, spesso con obblighi di mi-gliorarla (concernono, ad esempio, la si-stemazione di nuove colture arboree, ein particolare la piantatura dei vigneti: lefonti sono assai precise e dettagliate a1riguardo: “per unumque modium de ter-rat ponat quattuor arbores” - Chron.Vult. II, p. I98 ).I contratti con coltivatori diretti sono sti-pulati anch'essi nella forma del livello,

con scadenze per lo più di 29 anni,anche rinnovabili, ma anche con terminipiù brevi, tra i 27 e i 20 anni. Si differen-ziano tuttavia dai precedenti livelli d'in-castellamento per quel che riguarda lavalutazione dei canoni: essi sono ancorain natura, ma proporzionati alla produ-zione (e non fissi), per la quale conce-denti e concessionari mostrano il mag-gior interessamento. Questi danno 1/4della produzione cerealicola, meno fre-quentemente la meta o 1/3, e costante-mente la metà del vino prodotto, più deidonativi (polli o altro), nella ricorrenzadi qualche festività.Comunque ora ogni prestazione angaria-le appare abolita, mentre già si fannofrequenti tra i coltivatori diretti i canoniin denaro (che si tratti di coltivatori di-retti si vede dalla clausola “et ipeumresideremus” - Chron.Vult., II, p. 179). Non meno importanti ai fini economici esociali sono i contratti con coltivatori in-diretti, il cui intenso sviluppo testimoniail formarsi di una considerevole classeintermedia che vive delle campagne econsuma le sue rendite in città. Questicoltivatori indiretti (tra i quali si notanofrequentemente preti, giudici e notai),sono spesso già proprietari di terre e pa-gano quasi esclusivamente canoni in de-naro. Non sempre però i censi si possono con-

siderare remunerativi: in alcuni casi incui il canone appare eccessivamente mi-te, la spiegazione va ricercata altrove. Aparte le condizioni di favore fatte a gran-di signori feudali, la mitezza dei censipuò nascondere infatti un negozio d'altranatura, per esempio un mutuo preceden-temente contratto dal monastero con chidiventerà poi livellario delle sue terre.Tuttavia contratti di prestito, cioè mutuipecuniari ad interesse, noti col nome diprode, usura, onere, e frequenti pure nel-l'Italia meridionale al tasso del 20% nonci sono testimoniati nel territorio di SanVincenzo ed il perchè è chiaro, proiben-doli la Chiesa.I castellani hanno il diritto di vendere leterre ottenute in assegnazione, con la so-la limitazione che il compratore sia ilmonastero (diritto di prelazione) o altrilivellari “abitanti nel castello” (Ivi, III,p. 47: “fine terra de ipse homines decastello Manno”).Con le vendite di immobili e di stabili, sisviluppa nel castello una circolazionemonetaria di cui vedremo l'incidenzasull'economia del monastero. A1 pro-gressivo aumento delle contribuzioni indenaro s'accompagna - come detto - lascomparsa delle prestazioni angariali,fatto ormai ben noto per tutta l'Italia.Che il monastero ora ricorra a prestiti sispiega solo con la condizione d'emer-

La Terra di San Vincenzo - Carta del Guglielmelli del 1715

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genza in cui si trova, e ciò significa chequesto denaro viene impiegato nell'ac-quisto di materiali e nelle spese di ma-nodopera. Ma non solo: il progressivosviluppo della circolazione monetariapone il Monastero di fronte a nuovi sce-nari. Proprio negli anni seguenti la de-structio, l'abate Maione destina unasomma di 150 soldi siciliani e poi anco-ra altri 80 per l'acquisto a Napoli di case,in quel “segu Furcillense” che apparecome il quartiere più vivace dell'indu-striosa città (Chron. Vult., II, pp. 25, 27,29: “alias quo que domus idem vener.Maior abbas, et diversas res in eademcivitate acquisivit”).Ed ancora a metà del sec. X, il monaste-ro entra in possesso di un fondo “in por-tu Neapolitano”, probabilmente nel luo-go dove oggi sorgono i moli di San Vin-cenzo e Beverello: esso assicurava nonsolo l'attività della pesca per il dirittoinerente al largo tratto di mare che lobagnava (Chron. Vult., II, p. 30), ma an-che l'approdo delle navi.Tra le merci d'importazione che interes-savano l'abbazia, c'era il piombo, adope-rato nella saldatura delle travature deigrandi edifici ecclesiastici, ed esso veni-va dalla Sardegna (Regesto di Tommaso

Decano, p. X: “pluntum quod non debetinveniri pro maiori ecclesia quia de Sar-dinia consuevit venire”). In relazione con questa espansione eco-nomica va posta la fondazione di unasede volturnese in Capua, centro politi-co di crescente importanza ma anchecentro economico molto fiorente: adessa giungeva sul corso del Volturnogran numero di mercanti e mercanzie. Orbene durante il secolo, i monaci diSan Vincenzo ottengono dagli imperato-ri sassoni continue esenzioni da quei tri-buti di placiaticum (sulle contrattazionie il trasferimento dei beni), portaticum,ripaticum, pontaticum, che rendevanopiù difficile il respiro della vita econo-mica. Ottone concedeva loro nel 983 diedificare mulini e di costruire ogni altroapprestamento necessario al traffico flu-viale là dove il Volturno scorre “iuxtamurum Capuane civitatis” (Chron. Vult.,II, pp. 250 I).

La feudalità locale e i Normanni

Dal principio del sec. XI fino al consoli-damento della conquista normanna nonci è più dato di cogliere lo sviluppo deicastelli volturnesi. Questi subiscono una

involuzione operata, prima che dallaconquista normanna, dall'insediamentodi potenti famiglie locali. L'equilibriotra l'esigenza di ripopolamento e dellaproduzione e quella delle minime neces-sità di difesa militare si rompe a tuttodanno della prima. I1 castrum si con-trappone violentemente alla villa, assor-be e depaupera le risorse della campa-gna, e veramente ora il castello si ergesulle case dei villici come dimora signo-rile. I Sansoni, gli Anseri, i Borrelli,operata la conquista della terra monasti-ca facendo perno sui castelli, pongono inquesti la sede delle loro dinastie.La venuta dei Normanni accentuò que-sta situazione: i milites normanni occu-pano la campagna, si installano nellavilla ritagliandone una parte, il castrum,che da quella prende il nome; il posses-so è tenuto “hereditario quasi jure”, sìche dal castello si denomineranno i di-scendenti delle nuove famiglie comitalie baronali. (Chron. Vult., I, p. 23I: “Quii Normanni - sibi omnia diripientes,castella ex villis edificare coeperunt,quibus ex locorum nomina indiderunt ”)Quali legami si creano nell'interno del-l'abbazia tra il monastero e i suoi nuoviospiti, non è difficile precisare: legami

San Vincenzo al Volturno - Ipotesi ricostruttiva del monastero del XII secolo

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di fidelitas, donde discende un rapportodi vassallaggio. Anche i rapporti tra labadia e l'imperatore vengono complicatidalla mediazione dei conti e signori, perassumere aspetti più tipicamente feuda-li. Furono le famiglie comitali e princi-palmente i Borrelli che smembrarono laterra volturnese, e la conquista di essapreservò Montecassino da uguale sorte.L'azione dei Borrelli è vasta ed accorta.Essa si avvale di occasionali amicianche nell'ambito del clero mondano ecorrotto: da taluni indizi i Borrelli ap-paiono i favoreggiatori se non propriopromotori dei tumulti che interessaronola sede volturnese di Capua (Chron.Vult., III, pp. 84, 87, 89 ). Occorre aspet-tare Ruggiero II perchè la terra volturne-se entri nel raggio d'azione e nel quadrodegli interessi normanni. All'ultimo attodella lotta che lo vide impegnato con ilPapa Innocenzo II, Ruggiero invase leterre dei Borrelli (1139), ne ebbe la tota-le sottomissione, e proprio in un vecchiocastello di San Vincenzo pose il suoquartier generale e organizzò la catturadel Pontefice. La mancata sottomissioneall'ordine imperiale determinò le disgra-zie del Monastero: l'abbazia con le sueimmense ricchezze non poteva non at-trarre 1'attenzione del Principe, che co-me primo atto deferì l'elezione abbazia-le e ordinò di portare gran parte del teso-ro a Palermo (Chron. Vult., III, p. 109).La Terra Sancti Vincentii non entrò co-

me tale nell'organizzazione del regno,ma vide ormai la sua estensione ridotta aben poca cosa, essendo la maggior partedei suoi possessi entrati per il tramite diconti, baroni e militi, a far parte del Re-gno. Come una rete intricata di rapportilegava tutti questi signori al sovrano etra di loro, così diversi e molteplici furo-no i legami tra il feudatario e la terrainfeudata. Non v’è dubbio che le condi-zioni dei dipendenti peggiorarono, ma fuin genere tutto il tenore di vita dell'abba-zia, insieme con la sua condizione eco-nomico sociale, a risentire della nuovasituazione che si era venuta a creare e

che non lascerà ormai più alcuno spazioper le residue speranze di ripresa dell'ab-bazia stessa.

E’ in uscita il calendario 2009 dell’Associazio-ne, alla cui realizzazione hanno contribuito:Assidea-Delta (IS), Pro Scapoli (Scapoli - IS),Aziende Agricola Romano (IS), Tartufi e pro-dotti del sottobosco (S. Pietro Avellana - IS) eTER-MEC F.lli Perella (Castel del Giudice -IS), BNL Filiale di Isernia, Carrozzeria Vol-turno (Rocchetta a Volturno - IS), CaseificioPallotta (Capracotta - IS), Umberto Colalillo(IS), Colella (IS), Confesercenti (IS), EdiliziaVolturno (Castel San Vincenzo - IS), Eneide(IS), CristalFarma (MI), Farmacie Chetri(Longano - IS) e Silvestri (IS), GioielleriaOrogemma (IS), Marinelli Fonderia Pontificia(Agnone - IS), Alberto Palma, CompravenditaRestauro mobili antichi (Carpinone - IS),Panzera e Panzera - Milano Assicurazioni (IS) eSo.C.E.M. (Cerro al Volturno - IS).

Il declino dell’abbazia - L’anonima chiesetta in una foto dei primi anni del secolo scorso.

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ARTE E STORIAPER IL 2009

REDAZIONALE

CALENDARIOCALENDARIO

Per contributi liberali offerti si ringraziano:

Sen. Avvocato Lello LombardiDottor Vincenzo SilvestriDottoressa Matilde Parise

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Registrazione Tribunale di IserniaN. 117 del 2/03/2005

REDAZIONE Via Emilia, 6 - ISERNIA -Tel. 0865 412608Direttore Editoriale DINO RICCI

Direttore Responsabile NATALINO PAONEVice Direttore GIOVANNI PETTA

Redazione IDA DI IANNI, TOBIA PAOLONE,ANTONIO SCHIOPPA, MARIA STELLA ROSSI

Foto, grafica e prestampa TOBIA PAOLONEEditing VOLTURNIA EDIZIONI - CERRO AL VOLTURNO (IS)

TEL. & FAX 0865 953593 - [email protected] CICCHETTI INDUSTRIE GRAFICHE - ISERNIA

Proprietà della TestataASSOCIAZIONE

AMICI DI SAN VINCENZO AL VOLTURNO ONLUSwww.amicidisanvincenzo.it

DIRETTIVOPresidente DINO RICCI

Vice Presidente NATALINO PAONEComponenti GIUSEPPE BECCIA, NICOLA DI NEZZA,

WANDA MAZZA, RITA FORMICHELLI, ARMANDO MARINELLI,MARIA STELLA ROSSI

BREVIBREVI

Al termine di questo ciclo della rivista, è doveroso ed oppor-tuno ricordare a tutti i Soci quanto realizzato in cinque annidi attività. Tra le più significative ricordiamo:

1 - stampa (I e II edizione) del depliant illustrativo su SanVincenzo al Volturno, che è ancora oggi l'unico strumento diinformazione gratuita per i visitatori dell'area archeologicaomonima;2 - divulgazione del patrimonio culturale ed artistico del sitomonastico;3 - celebrazione del 1300° anniversario della fondazionedell'abbazia e stampa di litografie a tiratura limitata del M°Umberto Taccola dedicate a scorci abbaziali;4 - fornitura di beni e strumenti alla Comunità monastica perun importo di circa 10.000,00 euro;5 - assegnazione di una borsa di studio (euro 5.000,00) ad unricercatore dell'Università degli Studi del Molise con laureain Scienze dei Beni Ambientali per una ricerca storico-archeologica inerente l’antico monastero di San Pietro adItrias nel territorio di Scapoli;6 - Mostra su San Benedetto nell'Abbazia di San Vincenzoal Volturno;7 - presentazione, dopo secoli di silenzio, del Planctus can-tato dal coro dell'Associazione “Polyphonia”, diretto dal M°Gennarelli; 8 - pubblicamente del libro “Le benedettine di San Vincenzoal Volturno”9 - riproduzione fotografica su pannelli delle pitture dellaCripta di Epifanio;10 - allestimento della Mostra permanente dei pannelli dellaCripta nella sala Shuster dell'Abbazia 11 - realizzazione del DVD su vita, storia, territorio dellaAbbazia di San Vincenzo al Volturno;12 - traduzione in lingua italiana del Chronicon Vulturnensee sua prossima pubblicazione.

DISABILI ACCOMPAGNATI DAI VOLONTARI DELL'UNITALSIA SAN VINCENZO AL VOLTURNO.

Per sottolineare il suo impegno, oltre che rispetto e senti-mento di solidarietà nei confronti della disabilità, la nostraAssociazione ha avuto il piacere di ospitare 80 tra disabili,familiari ed accompagnatori a San Vincenzo al Volturno inoccasione della commemorazione del 1.117° anniversariodella distruzione dell'Abbazia, celebrata l’11 ottobre scorso.Essi hanno assistito, con compostezza, alla cerimonia reli-giosa officiata dall'Abate di Montecassino ed hanno parteci-pato all'inaugurazione della Mostra permanente delle pitturedella Cripta di Epifanio. Il momento più toccante, commo-vente e coinvolgente per tutti i presenti si é avuto al terminedella cerimonia religiosa, quando l'Abate, con fare inattesoed affettuoso, si é avvicinato amorevolmente ai disabili e sié intattenuto con loro. Successivamente essi sono stati ac-colti dal sindaco Vito Izzi e dal presidente della Pro Loco diScapoli Benito Guatieri presso i locali della Scuola elemen-tare, ove é stata loro servita una ottima cena a base di ravio-li, preparati e cucinati dalle brave signore scapolesi secondola gustosa ricetta tradizionale. La serata si é conclusa al suono delle zampogne e delle cia-ramelle in un clima festoso, che ha favorito momenti di sere-nità e sorrisi su volti non sempre radiosi.Un ringraziamento sentito e sincero va espresso al presiden-te dell'UNITALSI, dr. Francesco Pettine, ai tanti volontaried accompagnatori, alla Pro Loco di Scapoli e a tutti gli ope-ratori che hanno reso possibile questo incontro.

IN QQUESTI CCINQUE AANNIIN QQUESTI CCINQUE AANNI

S. E. l’Abate e il suo clero in processione verso l’abbazia.