Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di...

90
Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di Schwerin) : il ritorno alla vita. Universiteit Gent Tine Balthau Faculteit Taal- & Letterkunde Master Italiaans-Frans Academiejaar 2007-2008 Promotor : Prof. Dr. S. Verhulst

Transcript of Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di...

Page 1: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

Primo Levi (La Tregua)

e Liana Millu (I Ponti di Schwerin) :

il ritorno alla vita.

Universiteit Gent Tine Balthau

Faculteit Taal- & Letterkunde Master Italiaans-Frans

Academiejaar 2007-2008 Promotor : Prof. Dr. S. Verhulst

Page 2: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

2

Page 3: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

3

Primo Levi (La Tregua)

e Liana Millu (I Ponti di Schwerin) :

il ritorno alla vita.

Page 4: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

4

Indice

Ringraziamenti 6

Introduzione 7

Capitolo 1 : Presentazione del corpus 11

1.1. L‟argomento 11

1.2. Gli autori e la stesura 11

1.3. La struttura 14

1.4. Il contesto letterario e la ricezione 16

Capitolo 2 : Il ritorno___________________________ 19

2.1. L‟itinerario fisico 19

2.1.1. Il viaggio nella letteratura : modelli di riferimento 19

a) Ulisse 19

b) Dante 20

c) L‟esodo 21

d) La letteratura picaresca 22

2.1.2. I compagni 27

2.1.3. Il termine del viaggio 34

2.2. Il cammino della vita 36

2.3. L‟itinerario psichico 40

2.3.1. Ritorno dei sensi 41

2.3.2. Ritorno della corporeità 42

2.3.3. La maturità 48

Page 5: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

5

2.4. Il cambiamento del mondo 49

2.4.1. Cambiamento del tempo 49

2.4.2. Cambiamento dei colori 51

2.4.3. Presenze animalesche 51

2.4.4. Ritorno dell‟altro sesso e dei bambini 53

2.4.5. Ritorno della cultura 57

Capitolo 3 : Dopo il ritorno, vita nuova o vita traumatizzata ?______ 60

3.1. Il trauma ne La Tregua e ne I Ponti di Schwerin 60

3.2. Il trauma di Liana Millu e di Primo Levi 64

3.2.1. La strategia di Liana Millu 64

3.2.2. Le opere come specchio del processo di rassegnazione 66

3.2.3. Il suicidio 68

Capitolo 4 : Realtà e invenzione – La questione dell’autobiografismo 71

4.1. Invenzione 72

4.1.1. Elementi di finzione 72

4.1.2. L‟(im)possibilità della finzione dopo Auschwitz 75

4.2. Realtà 77

4.2.1. Elementi di veridicità e di autobiografia 77

4.2.2. L‟(im)possibilità dell‟autobiografia dopo Auschwitz 78

4.3. Conclusione 80

Conclusioni 81

Bibliografia 84

Allegati 87

Page 6: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

6

Ringraziamenti

Ringrazio la Professoressa Sabine Verhulst per il supporto e la pazienza, per le suggestioni

e le correzioni, per avermi trasmesso la sua passione per la letteratura italiana.

Desidero ringraziare il Professore Luigi Surdich e il Professore Stefano Verdino

dell‟Università di Genova, per avermi mandato il volume della rivista «Resine» dedicato a

Liana Millu.

Tengo a ringraziare i bibliotecari delle varie biblioteche dell‟Università di Gent e di Anversa,

soprattutto la signora Tanja Vertriest, per il gentile aiuto.

Un sentito ringraziamento ai miei cari :

ai miei genitori, a mio fratello, alla mia famiglia, per il supporto incondizionato, nonostante

le preoccupazioni del semestre scorso,

a Nicholas, per il sostegno incrollabile,

ai miei amici, per la loro simpatia e il loro affetto.

Grazie anche a Stijn Raes per avermi aiutato con i testi in tedesco, e a Nicholas Hendrickx

per aver concepito il disegno sulla prima pagina.

Tine Balthau,

luglio 2008.

Page 7: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

7

Introduzione

Scelta del corpus

Ad aprile 2008, durante la stesura di questa tesi, è apparsa la traduzione nederlandese del

Rapporto sull'organizzazione igienico-sanitaria del campo di concentramento per ebrei di

Monowitz1, redatto da Primo Levi e Leonardo De Benedetti alla fine della loro prigionia nel

campo di Buna-Monowitz. Due mesi prima, il giornale De Morgen2 aveva pubblicato

un‟intervista con Shlomo Venezia, autore di una testimonianza avvincente sul suo lavoro nel

Sonderkommando, una squadra ad Auschwitz destinata ad organizzare la cremazione dei

prigionieri gassati. Anche se ormai passato da più di sessant‟anni, Auschwitz continua ad

intrigare : gli editori si danno la pena di farne rivivere il ricordo con testimonianze edite,

riedite o tradotte.

La maggior parte di queste testimonianze concerne l‟esperienza stessa : i fatti specifici,

l‟orrore visto e vissuto, Auschwitz come la concretizzazione dell‟inferno. Mostrano un

universo totalmente in bianco e nero, senza sfumature, un universo che si scompone in binomi

: il bene e il male, lo schiavo e il potente, la vita e la morte.

Invece, come argomento di questa tesi, ho voluto trattare un altro tipo di testimonianza. Ho

trovato due opere che descrivono un universo che non si scompone in queste opposizioni, ma

che si trova tra di loro. L‟universo in questione è pieno di incertezze, di dubbi, di confusione.

La morte non è più certa, ma non lo è neanche la vita. Di conseguenza anche il lettore sarà

coinvolto in questo smarrimento : il sentimento indifferenziato di compassione verso la

vittima e di ribrezzo verso il malfattore cede il posto ad un sentimento confuso, così ambiguo

come quello che sente il protagonista.

La Tregua3 di Primo Levi era per me la prima occasione di immergermi in questo tipo di

universo. Primo Levi costituisce il pilastro della letteratura testimoniale intorno al campo di

1 Il titolo della traduzione in nederlandese è Auschwitz-rapportage, traduzione di Patty Krone e Yond Boeke,

Anversa, Meulenhoff, 2008. 2 PEARCE J., De overlevingsdrang was groter dan de doodswens, «De Morgen», 23 febbraio 2008.

3 LEVI P., La tregua, Torino, Einaudi, 1963.

Page 8: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

8

Auschwitz, e senza dubbio ha funzionato nella mia esposizione come punto di riferimento.

Avevo già studiato un capitolo del suo debutto Se questo è un uomo, e quindi conoscevo

l‟enorme forza evocativa del suo stile. Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare

oltre al limite del primo libro e di seguire il protagonista-scrittore anche dopo la sua

esperienza nel Lager di Monowitz.

Mi rendo conto della frequenza con la quale la figura di Primo Levi e le sue opere sono state

studiate. Difendo in ogni tempo la necessità di studiare e di ristudiare l‟enorme ricchezza che

ci ha lasciata, però a mio parere ci vogliono dei nuovi approcci per evitare uno studio

ripetitivo. Perciò per questa tesi ho cercato un punto di vista unico per affrontare l‟opera

leviana, e l‟ho trovato nella comparazione con un altro libro, meno conosciuto però

certamente non di minore valore, cioè I Ponti di Schwerin4 di Liana Millu, che tratta

ugualmente il ritorno dal campo alla patria. Ho apprezzato il libro della Millu per il suo

approccio totalmente diverso, innovativo e personale dell‟argomento. La mia esposizione

dimostrerà che se tante sono le somiglianze tra le due opere, tante sono anche le differenze.

D‟altronde, tra Liana Millu e Primo Levi esisteva una relazione d‟amicizia, basata

sull‟esperienza comune : «L‟avevo visto (...) a Torino, e poiché lo ringraziavo per certe righe,

mi aveva detto : “Tra noi non occorrono parole”,» ha scritto la Millu nel 19995. E ha aggiunto

l‟episodio della matita trovata durante il viaggio di ritorno insieme ad un Tagebuch vuoto. Per

la Millu questa matita significava l‟inizio di una fase più felice nella sua vita : «Non solo

sapevo ancora scrivere : possedevo di nuovo una cosa mia !»6 È specificamente questa matita

il legame tra lei e Primo Levi :

All‟improvviso, decisi che gliel‟avrei affidata. (...) Brevemente gli scrissi spiegandogli la storia della

matita e tutta la situazione. Scelsi una busta spessa, accomodai il pezzettino di matita in un angolo e

spedii : doveva mancare poco a Natale. Mi giunse questa risposta : «Cara amica, ho ricevuto lo strano e

prezioso dono e ne ho apprezzato tutto il valore. La conserverò. Anche per me i giorni si stanno facendo

corti ma le auguro di conservare a lungo la Sua serenità e la capacità di affetto che ha testimoniato

inviandomi quel “mozzicone del Meclemburgo” così carico di ricordi per Lei (e per me). Con affetto.

Suo Primo Levi.»7

4 MILLU L., I ponti di Schwerin, Genova, Le Mani, 1998, con una prefazione di Laura Lilli e un‟introduzione di

Francesco De Nicola. 5 MILLU L., Dopo il fumo. «Sono il n. A 5384 di Auschwitz Birkenau», Brescia, Morcelliana, 1999, p. 77.

6 Ibid., p. 76.

7 Ibid., p. 77.

Page 9: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

9

Scritto il sette gennaio 1987, il biglietto costituiva l‟ultimo contatto tra Primo Levi e Liana

Millu : la scomparsa di Levi data dell‟undici aprile dello stesso anno. «Quanto alla matita che

mi stava tanto a cuore,» scrive la Millu, «non ne ho saputo più niente.»8

Struttura della tesi

Il primo capitolo di questa tesi fornisce al lettore alcune informazioni che stanno alla base

dell‟analisi che segue. Il punto 1.1. abbozza lo sfondo storico delle storie raccontate ne La

Tregua e ne I Ponti di Schwerin. La biografia ridotta degli autori (punto 1.2.) serve come

punto di partenza per il quarto capitolo, che parla degli elementi autobiografici nei libri. Non

abbiamo voluto neanche ignorare il procedimento della stesura (anche nel punto 1.2.) perché,

come stima Giovanna Zaccaro, «l‟atto stesso della scrittura, del raccontare, si costituisce

come “percorso”»9 : metaforicamente, la stesura è un itinerario pieno di gioie e pene, del tutto

analogo al viaggio di ritorno stesso. Nel punto 1.3. affronteremo già una differenza tra le due

opere, cioè la struttura, cronologica e lineare presso Levi, frammentaria presso la Millu.

Infine, osserveremo il modo in cui La Tregua e I Ponti di Schwerin sono stati accolti dai

lettori e dalla critica. Le ragioni possibili della presenza abbondante de La Tregua e della

relativa assenza de I Ponti di Schwerin nella critica emergeranno nel corso dei capitoli

seguenti. Le informazioni per questo primo capitolo ci sono fornite soprattutto da Marco

Belpoliti, Ernesto Ferrero, Stefano Verdino, Francesco De Nicola, Fiora Vincenti, JoAnn

Cannon e Marta Baiardi.

Il centro della nostra analisi si presenta nel secondo capitolo, che focalizza il tema del viaggio

di ritorno. L‟itinerario assume aspetti diversi. Il viaggio fisico (2.1.) può essere avvicinato

metaforicamente al «cammino della vita» (2.2.) : osserveremo le varie tappe nella vita di

Primo Levi e Liana Millu. Ovviamente, il viaggio è ugualmente lo sfondo per un‟evoluzione

psicologica, soprattutto dopo l‟esperienza estrema del campo di Auschwitz. Questi

cambiamenti interni dei protagonisti vengono descritti nel punto 2.3. Da ultimo (2.4.)

analizzeremo l‟evoluzione del mondo nel quale i reduci si muovono : il tempo cambia,

ritornano i colori, i segni della cultura e della civiltà, ecc.

8 Ibid., p. 78.

9 ZACCARO G., , La tregua di Primo Levi, «La Nuova Ricerca», 2003, vol. 12, p. 336.

Page 10: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

10

Le osservazioni nel secondo capitolo si basano soprattutto su un‟analisi profonda dei testi

stessi, perciò la nostra scelta di introdurre molte citazioni nella nostra esposizione. Esse

servono ad illustrare le varie evoluzioni percepite nelle due opere. I dati testuali sono

completati con osservazioni di vari specialisti. I maggiori ispiratori per il capitolo sul ritorno

sono stati Giovanna Zaccaro, JoAnn Cannon e Robert S.C. Gordon (per quel che concerne

Primo Levi) e Francesco De Nicola e Risa Sodi (per quel che concerne Liana Millu).

Il terzo capitolo studia il periodo dopo il ritorno. È possibile una vita dopo Auschwitz o

rimane soltanto la delusione e il rancore ? Nel punto 3.1. parleremo del trauma causato

dall‟esperienza del campo come è descritto nei libri stessi. Anche se il libro della Millu

fornisce molto più informazioni a questo proposito comparato a La Tregua, tenteremo di

trovare le analogie nella storia postbellica di Primo Levi personaggio e Elmina Misdrachim, la

protagonista de I Ponti di Schwerin. Il punto 3.2. riguarda invece gli autori stessi : Primo Levi

e Liana Millu hanno conosciuto un processo di rassegnazione simile o no ? Ci siamo basati

per questo capitolo sulle osservazioni di tra l‟altro Ernesto Ferrero e Gudrün Jäger.

Nel quarto e ultimo capitolo intendiamo collocare le opere di Primo Levi e Liana Millu sulla

scala che va da «invenzione» a «realtà». Laddove l‟autobiografia totale non è possibile (punto

4.2.2., basato sulle idee di Manuela Günter) e la finzione intorno ad Auschwitz viene

severamente criticata (punto 4.1.2., basato sulle osservazioni di Sue Vice), Levi e Millu

cercano – ognuno nel suo modo – una via di mezzo tra finzione e fattualità.

Laddove speriamo di offrire al lettore di questa tesi un approccio originale di un argomento

già abbondantemente studiato, la nostra preoccupazione principale rimane la stessa di quella

che stimola ogni altro studioso, storico o letterato, dell‟Olocausto, e che ha stimolato gli autori

de La Tregua e de I Ponti di Schwerin. Perciò mi esprimo con le parole di Liana Millu stessa :

“Mi rivolgo a tutti, particolarmente ai ragazzi perché conoscere quel passato è garanzia per

il loro, il nostro avvenire. Avvicinate quel passato, il vostro presente ne sarà rafforzato. (...)

Studiarlo porterà bene alla vostra vita : non limitatevi a un giorno. (...)

Questo vi auguro. E vi benedico in nome di quelli che non potranno farlo (...)

Che Dio vi aiuti a non dimenticare. Mai.” 10

10

MILLU L., Nel giorno della memoria, «Resine», 2005, vol. 27, n° 103, p. 5.

Page 11: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

11

Capitolo 1

PRESENTAZIONE DEL CORPUS

Il nostro studio si costruirà intorno a La Tregua di Primo Levi e I Ponti di Schwerin di Liana

Millu. Per semplificare i riferimenti ai testi, utilizzeremo le abbreviazioni LT e PS. Le pagine

menzionate si riferiscono alle edizioni di rispettivamente Einaudi (1963) e Le Mani (1998).

Per completare la ricerca, spesso faremo riferimento anche ad altre opere degli autori, più

specificamente al debutto leviano Se questo è un uomo (SQU), all‟ultima opera di Levi I

Sommersi e i salvati (SS) e al Tagebuch (TB), opera postuma della Millu, legata in modo

molto stretto a I Ponti di Schwerin per quel che concerne il contenuto.

1.1. L’argomento___________ _____________________________

Lo sfondo de La Tregua e de I Ponti di Schwerin è quello storico della fine della guerra e

dell‟immediato dopoguerra. Verso la fine del 1944, l‟Armata Rossa riesce ad avanzare e forza

così i Tedeschi a fuggire. Quelli evacuano il campo di Auschwitz e costringono i cinquanta

mila prigionieri a spostarsi in piedi verso Buchenwald e Mauthausen. Già totalmente

indeboliti dalla fame, dal lavoro durissimo e dalla malattia, la maggior parte non sopravvive la

«marcia della morte». Il 27 gennaio 1945, l‟Armata Rossa libera il campo di Auschwitz e ci

trova ancora 7500 persone malate o moribonde. Per quelli che ritrovano una certa energia

vitale, le prove non sono finite : devono intraprendere con le proprie forze il viaggio di ritorno

verso la patria. Per i reduci italiani questo significa colmare una distanza di più di 1500

chilometri a volo d‟uccello.

1.2. Gli autori e la stesura_________________________________

Primo Levi11

nasce il 31 luglio 1919 a Torino in una famiglia ebrea medio borghese. Finiti gli

studi al liceo D‟Azeglio a Torino, si iscrive nel 1937 alla Facoltà di Scienze dell‟Università

della sua città di nascita. Nonostante le leggi razziali riesce ad ottenere il suo diploma di

chimico nel 1941. Trova un lavoro clandestino in un laboratorio chimico vicino a Lanzo e sin

11

Per la biografia di Primo Levi, ci siamo basati soprattutto su FERRERO E., Primo Levi. La vita, le opere.,

Torino, Einaudi, 2007 e su BELPOLITI M., Primo Levi, Milano, Edizioni Bruno Mondadori, 1998.

Page 12: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

12

dal 1942 lavora a Milano in un‟impresa svizzera. Già durante gli studi a Torino, e più tardi

anche a Milano, frequenta gli ambienti antifascisti. Nel 1942 conferma questo suo impegno

politico entrando nel Partito d‟Azione, partito antifascista non comunista e non cattolico.

L‟anno seguente si associa ad un gruppo di partigiani nella Valle d‟Aosta. Sarà quella la

ragione per la quale Levi sarà arrestato il 13 dicembre 1943 e incarcerato in una caserma ad

Aosta per poi essere trasportato al campo di internamento a Fossoli. Il 22 febbraio 1945 viene

messo su un convoglio che lo porta ad Auschwitz. Durante undici mesi è forzato di lavorare a

Buna-Monowitz, uno dei tre campi che fanno parte del grande complesso del campo di

Auschwitz. I prigionieri sono liberati dai Russi il 27 gennaio del 1945. Dapprima, Levi

soggiorna per qualche mese nel campo di sosta di Katowice, poi intraprende il viaggio di

ritorno in Italia.

Il resoconto di quest‟ultima esperienza è scritto da Levi solo nel 1961-196212

, più di dieci

anni dopo il suo debutto Se questo è un uomo del 1947. Il libro nasce da una necessità

interiore di raccontare anche l‟esperienza del ritorno : «la genesi di questo romanzo è quindi

da rintracciare nel bisogno di raccontare, un bisogno “patologico” di liberarsi testimoniando,»

stima Giovanna Zaccaro13

. Per la stesura de La Tregua, Levi si basa da un lato su un piccolo

appunto fatto durante il viaggio, con un sommario delle destinazioni14

, dall‟altro lato parte

dall‟oralità :

La storia del libro è la storia dei racconti che ho fatto per anni, invariabilmente, agli amici, ai pochi

amici che ho qui a Torino, vecchi compagni di scuola, al caffè, a casa mia, passeggiando sul Lungo Po, i

quali mi chiedevano sempre perché non li pubblicavo.15

Quindi, i vari aneddoti nascono, crescono, e vengono aggiustati in un contesto orale. Questo

ha come vantaggio che Levi può tenere conto delle reazioni dei suoi ascoltatori e fare gli

adattamenti necessari. La creazione dell‟opera scritta durerà circa quattrocento giorni.

Liana Millu16

nasce il 21 dicembre 1914 a Pisa con il nome di Liana Millul17

. All‟età di due

anni, diventa orfana : sua madre muore e il padre si risposa, lasciando la piccola Liana alle

12

Eccetto i due primi capitoli, scritti già nel ‟47-‟48, come menziona Giovanna ZACCARO, La tregua di Primo

Levi, «La Nuova Ricerca», 2003, vol. 12, p. 336. 13

ZACCARO G., art. cit., p. 336. 14

Ibid., p. 335. 15

LEVI P., Conversazioni e interviste, a cura di M. Belpoliti, Torino, Einaudi, 1997, p. 102. Citato in : ZACCARO

G., art. cit., p. 336.

Page 13: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

13

cure dei nonni materni e della zia, gente della piccola borghesia. Già da giovane, la Millu è

ambiziosa e ardente : all‟inizio degli anni Trenta collabora al giornale universitario «Il Pisa» e

al giornale livornese «Il Telegrafo». Intanto ottiene il diploma nel 1937. Dopo la laurea,

lavora come insegnante nella scuola elementare di Montolivo, un paesino vicino a Volterra.

Per Millu, questo è l‟occasione ideale per lasciare la famiglia iperprotettrice : si trasferisce a

Volterra. Continua ad accettare degli incarichi per vari giornali e riviste, tra l‟altro per «Il

Manicomio di Volterra». Però sin dal 1939, le leggi razziali la costringono ad allontanarsi

dalla scuola e dalla sua attività giornalistica. Per difendere la propria indipendenza, lavora

come istitutrice privata, dattilografa e cartomante. Sulle orme dell‟antifascista Vincenzo

Cardinale, si trasferisce nel 1940 a Genova, dove entra nel gruppo Otto, che organizza la

resistenza genovese. Viene arrestata dalla Gestapo nel marzo 1944 e nel maggio dello stesso

anno viene trasportata ad Auschwitz. La Millu ci rimane soltanto sette mesi, perché in ottobre,

viene trasferita a Malchow, un campo di lavoro – e non come Auschwitz un campo di

sterminio –. Anche lei, dopo la liberazione nel maggio 1945, intraprende il viaggio verso

l‟Italia e si stabilisce a Genova.

Dopo la sua prima opera Il Fumo di Birkenau, una raccolta di sei racconti del 1947, e parecchi

contributi alla stampa periodica, quasi tutti ispirati all‟esperienza del campo, Liana Millu

progetta all‟inizio degli anni Settanta un nuovo progetto letterario di più ampio respiro. La

stesura del suo primo vero romanzo, che porterà il titolo I Ponti di Schwerin comincia nel

1972 e durerà non meno di due anni, a causa della struttura complessa del libro, con diversi

piani temporali e modi narrativi. Visto il carattere semi-autobiografico della storia, Liana

Millu si basa in primo luogo sui ricordi personali, ma anche sul Tagebuch, diario scritto

durante il suo viaggio di ritorno dal campo e pubblicato solo dopo la morte dell‟autrice nel

febbraio 2005.

16

Per la biografia di Liana Millu, ci siamo basati soprattutto su VERDINO S., Notizie bio-bibliografiche,

«Resine», 2005, vol. 27, n° 103, pp. 45-48 e DE NICOLA F., Introduzione a I Ponti di Schwerin di Liana Millu,

Genova, Le Mani, 1998, pp. 11-22. 17

Secondo Francesco DE NICOLA (art. cit., p. 11), Liana Millul cambiò il suo nome sotto pressione dalla famiglia

: «Fino alla metà del Novecento per una donna era disdicevole non solo svolgere attività – come l‟attrice – che

secolari pregiudizi ritenevano peccaminose, ma anche altre più moderne che dovevano invece appartenere

rigorosamente alla sfera maschile. (...) Nessuna meraviglia allora se la poco più che ventenne Liana Millul (...)

abbia tentato un po‟ ingenuamente di alterare in Liana Millu la propria identità per aderire, certo senza

entusiasmo, alle richieste dei suoi familiari.»

Page 14: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

14

1.3. La struttura__________________________________________

Sia Primo Levi sia Liana Millu partono dallo stesso sfondo storico. Il loro modo di

rappresentazione invece, è totalmente diverso.

Primo Levi, La Tregua

La narrazione de La Tregua è una testimonianza vera e propria. Si situa su tre livelli, che sono

in ordine d‟importanza crescente quello storico, quello collettivo e quello personale.

Il libro comprende un periodo che va dai «primi giorni del gennaio 1945» (LT, p. 9) al giorno

di ritorno di Levi a Torino : «Giunsi a Torino il 19 di ottobre.» (LT, p. 254). Conformemente

all‟intenzione dell‟autore di una rappresentazione abbastanza fedele e per garantire la

cronologia della narrazione, sono frequenti le indicazioni temporali specifiche. Per quanto

riguarda l‟aspetto geografico del viaggio, Levi aggiunge – oltre alle indicazioni geografiche

nel testo – una carta geografica con il suo percorso18

.

All‟inizio de La Tregua, Levi non menziona più il contesto del campo : per una comprensione

precisa della scena iniziale, va letto il libro precedente di Levi, Se questo è un uomo, con il

quale La Tregua forma infatti una specie di dittico. Comunque l‟incipit de La Tregua offre

una breve carrellata generale degli avvenimenti guerreschi :

Nei primi giorni del gennaio 1945, sotto la spinta dell‟Armata Rossa ormai vicina, i tedeschi avevano

evacuato in tutta fretta il bacino minerario slesiano (...) : ordini superiori (a quanto pare dettati

personalmente da Hitler) imponevano di «ricuperare», a qualunque costo, ogni uomo abile al lavoro.

(...) i malati furono abbandonati a loro stessi. Da vari indizi è lecito dedurre la originaria intenzione

tedesca di non lasciare nei campi di concentramento nessun uomo vivo ; ma un violento attacco aereo

notturno, e la rapidità dell‟avanzata russa, indussero i tedeschi a mutare pensiero (LT, p. 9).

Al posto del testimone, parla qui la voce dello storico, non solo descrivendo fedelmente le

vicende storiche, ma anche analizzandole (cfr. «vari indizi», «dedurre»). Poi l‟autore riduce

progressivamente il quadro : partito dagli ottocento malati rimasti nell‟infermeria del Lager di

Buna-Monowitz, zuma poi su una collettività meno ampia, ricorrendo alla prima persona del

plurale. Solo dopo qualche pagina focalizza finalmente il vero protagonista : «io solo» (LT, p.

13). Infatti, La Tregua è il resoconto di un itinerario personale, però questo non vuol dire che

18

Questa mappa è la prima a figurare nell‟opera leviana, ma non l‟ultima. Altre carte geografiche si trovano

nell‟edizione scolastica di Se questo è un uomo, in Se non ora quando, Il Sistema periodico, La Chiave a stella e

La ricerca delle radici, come segnala Marco BELPOLITI, op. cit., pp. 114-115). Per Levi, la mappa è un mezzo

d‟aiuto nella raffigurazione delle sue idee e nella visualizzazione delle strutture narrative.

Page 15: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

15

La Tregua sia una confessione emozionale. Delle proprie emozioni, Primo Levi parla con

molta discrezione.

Liana Millu, I Ponti di Schwerin

La struttura narrativa del libro di Liana Millu è molto più complicata, e i tre piani che

abbiamo identificati nell‟opera leviana sono anche meno distinguibili. L‟incipit dell‟opera

proietta il lettore in medias res :

«In cantina» disse Jeannette. «Sono sicura che in cantina c‟è ancora qualcosa. Lo capisci, sì o no ?

Bisogna che tu vada in cantina !» Lo ripeteva fissandomi con occhi spiritati e io scrutai quasi con odio il

viso emaciato che emergeva dalla coperta tirata fino al mento. Bisogna, bisogna... e perché non ci

andava lei, in cantina ? (PS, p. 27).

Il lettore sembra assistere ad una scena abbastanza normale, quasi domestica, fino al momento

in cui appare un dettaglio terrificante : «Tu non vuoi andare in cantina soltanto perché hai

paura del morto.» (PS, p. 27). Solo dopo qualche pagina, appare il primo riferimento allo

sfondo storico della guerra : «Forse, la guerra era finita da una settimana.» (PS, p. 30).

Durante la narrazione de I Ponti di Schwerin, questa frase sarà l‟unica indicazione temporale

più o meno precisa. Anche le indicazioni geografiche sono scarse. L‟unica città menzionata è

Schwerin, una città nel Nord della Germania, ma che raggiunge nel libro piuttosto una

funzione simbolica.

Laddove Primo Levi esprime le sue esperienze in modo cronologico, la storia di Elmina

Misdrachim si situa su vari piani temporali. La Millu racconta nel tempo presente l‟itinerario

del ritorno alla patria. I flashback, invece, trattano sia l‟infanzia, sia l‟anno a Montolivo, sia il

tempo con l‟amante Oal19

. Due piccoli capitoli (e dunque due livelli temporali) sono sempre

legati tra di loro ; il passaggio non è mai brusco, ma avviene tramite un gioco di ricordi e di

connessioni tra le varie fasi nella vita di Elmina. La scena del conflitto con i compagni di

viaggio, ad esempio, fa pensare la protagonista ad un episodio della sua infanzia, vissuto

insieme con l‟amica Lisa («Molti anni prima, un altro si era mostrato così...», PS, p. 88). A

suo turno, Lisa «somigliava a una delle sorelle di Benito nella foto di famiglia che lui non

aveva mancato di mostrarmi», e così la Millu riporta la narrazione di nuovo al presente. La

struttura de I Ponti di Schwerin risulta così abbastanza frammentaria.

19

Oal o Alberico rappresenta probabilmente Vincenzo Cardinale. (Cfr. la biografia della Millu nel punto 1.2.)

Page 16: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

16

1.4. Il contesto letterario e la ricezione_______________________

Già nella ricerca di informazioni per questa tesi, abbiamo notato la differenza enorme nel

grado di notorietà di cui godono i due autori e le due opere. La critica su Primo Levi contiene

un numero quasi illimitato di libri, articoli, recensioni eccetera. In quanto alla Millu,

l‟informazione disponibile è molto più ridotta.

Primo Levi, La Tregua

Dopo la ricezione abbastanza fredda20

del primo libro di Levi, Se questo è un uomo (1947) -

probabilmente dovuta al clima ottimistico del dopoguerra, non disposto a ritornare alle

crudeltà della guerra -, La Tregua è accolto in modo più positivo. Ovviamente i primi

recensori focalizzano il confronto con il libro d‟esordio di Levi. Dapprima regna la sorpresa :

«Si poteva continuare un libro come quel primo ? Non doveva, in quel senso, restare il Levi

l‟autore di un solo libro ?»21

Dopo, la sorpresa si trasforma in ammirazione. I critici lodano

Levi per «l‟affinamento progressivo delle doti narrative» e ancora di più per aver scritto non

solo un secondo, ma anche un altro libro22

. Levi non è più considerato «uno scrittore

d‟occasione»23

.

La pubblicazione presso la casa editrice Einaudi nel 1963 non è solo un indizio dell‟aumento

di stima per l‟autore dalla parte degli editori, ma ha anche promosso lo status di best-seller del

libro presso il pubblico e la critica. Comunque solo negli anni Ottanta l‟opera di Levi si è

liberata dall‟etichetta stretta di letteratura dell‟Olocausto, per definirsi in un ambito più

ampio, quello della letteratura italiana in generale24

.

Significativo del successo de La Tregua è il fatto che già nell‟anno stesso della pubblicazione,

il libro vince la prima edizione del Premio Campiello, assegnato da una giuria popolare25

.

Ancora nel 1963, La Tregua ottiene un terzo posto nel Premio Strega. L‟uscita del film di

20

Cfr. BELPOLITI M., op. cit., p. 56 : «Anche se le prime recensioni di Se questo è un uomo nel 1947 davano

conto del valore letterario del libro (...), il libro ebbe scarso seguito critico. (...) La lettura del libro sembra

inizialmente confinata entro la cerchia dei lettori torinesi, intelletuali e politici legati al Partito d‟Azione o alle

esperienze della resistenza.» 21

VINCENTI F., Invito alla lettura di Primo Levi, Milano, Mursia, 1976, p. 164. Vincenti riformula i dubbi di

Franco Antonicelli in una recensione su «La Stampa» del 20 marzo 1963. 22

Cfr. Ibid., p. 167. 23

CANNON J., Canon-Formation and Reception in Contemporary Italy : The Case of Primo Levi, «Italica», 1992,

vol. 69, n° 1, p. 31. 24

CANNON J., art. cit., p. 32. 25

BELPOLITI M., op. cit., p. 12.

Page 17: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

17

Francesco Rosi nel 1997 è un‟indicazione dell‟interesse per la storia di Levi, ma inversamente

ha ugualmente avvicinato i giovani lettori alle opere leviane, come stima Marco Belpoliti26

.

Liana Millu, I Ponti di Schwerin

Nel caso di Liana Millu, le cose sono molto diverse. Laddove Primo Levi è stato considerato

alla fine della sua vita e forse ancora di più dopo la sua morte un esponente importante del

patrimonio culturale italiano – letterario e filosofico –, Liana Millu è sempre ridotta ad una

scrittrice dell‟Olocausto. Lei è sempre rimasta «la reduce», mentre Levi alla fine era sia

reduce, sia chimico, sia scrittore27

, sia filosofo. Questa constatazione contiene un aspetto

contraddittorio, perché è specificamente la Millu ad aver lasciato progressivamente nelle sue

opere l‟argomento del Lager, laddove Levi ci è sempre ritornato28

.

Quando nel 1976, prima della vera pubblicazione del testo, partecipa al Premio «Rapallo-

Prove», i giudizi della critica sono elogiativi per lo stile e la qualità di scrittura, però certi

criticano la Millu a causa della diversità troppo grande delle due parti del romanzo. Il

manoscritto viene rifiutato dalla casa editrice Mondadori, forse per la stessa ragione, forse

perché il contesto letterario non ammette il ritorno ad argomenti legati alla guerra. Infatti,

Francesco De Nicola considera I Ponti di Schwerin un libro controcorrente :

Conclusasi la stagione fortemente impegnata del neorealismo (...) i temi nati dal confronto con i grandi

eventi della storia più recente erano ormai divenuti alquanto estranei al laboratorio dei nostri scrittori, i

quali nella seconda metà degli anni Settanta, (...) erano per lo più attratti o dalla contemporaneità più

bruciante ed effimera (...) o da quella più politicamente attuale (...) o, al contrario, da storie fantasiose e

ingegnose ambientate nel Medio Evo.29

Dopo una rielaborazione e la creazione di collegamenti più profondi tra le due parti, il testo

viene comunque pubblicato presso l‟editore Lalli nel 1978 e diventa immediatamente finalista

del premio Viareggio. Nuove edizioni seguono, nel 1994 presso la Ecig, e nel 1998 presso Le

Mani (entrambi a Genova). Contemporaneamente appare anche la traduzione tedesca del

libro, presso le edizioni Kunstmann di Monaco di Baviera.

26

Ibid., p. 60. 27

Persino come scrittore, Levi ha più facce. Marco BELPOLITI lo chiama «uno scrittore-testimone, autore di

racconti fantascientifici e „fantabiologici‟, come li definisce Calvino, e narratore del mestiere di chimico : molte

anime per uno scrittore solo.» (op. cit., p. 13). 28

Vedi il terzo capitolo, punto 3.2.2. 29

DE NICOLA F., art. cit., p. 19.

Page 18: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

18

Nonostante il relativo successo del libro, soprattutto negli anni Novanta dopo la seconda

edizione30

, i contributi critici su I Ponti di Schwerin e sull‟opera di Liana Millu in generale

sono scarsi. Solo un gruppo ridotto di studiosi sembra occuparsene, tra l‟altro Stefano

Verdino, Gudrün Jäger, Giovanni Meriana e Francesco De Nicola. Per di più manca un‟analisi

profonda dei testi : troppo spesso gli articolo critici si limitano ad un abbozzo generale della

sua vita e del contenuto dei libri. Nel suo contributo sui due libri postumi di Liana Millu

(Campo di betulle e Tagebuch), Marta Baiardi rileva :

Non esiste fino ad oggi un inventario completo dei suoi scritti né uno studio bibliografico accurato,

strumenti essenziali per una ricostruzione e una valutazione approfondita di questa figura di intellettuale

e scrittrice-testimone, cruciale nel panorama della deportazione italiana.31

Solo nel 2006, Piero Stefani segnala un interesse crescente per gli scritti della Millu : «Sono

già avviati a essere studiati dal punto di vista letterario. I critici se ne stanno occupando

sempre di più, crescente è il numero di tesi di laurea dedicate alla sua opera in Italia e

all‟estero.»32

30

Francesco DE NICOLA nota che il libro «distribuito con le ridotte forze di un piccolo editore, ebbe una

circolazione alquanto limitata, non tanto però da passare inosservato.» (art. cit., p. 17). Giovanni MERIANA

osserva che la seconda edizione (presso la Ecig) «ebbe comunque successo e fu diffuso dal Comune [di Genova]

tra gli studenti della maturità del 1995 presenti a palazzo Ducale a un incontro al quale partecipava anche

l‟autrice.» (I Ponti di Schwerin : il libro autobiografico, «Resine», 2005, vol. 27, n° 103, p. 33). 31

BAIARDI M., Liana Millu. Due libri postumi. Appunti bibliografici, «DEP (Deportati, esuli, profughi)», 2007,

n° 7, p. 301. 32

STEFANI P., Introduzione al Tagebuch di Liana Millu, Firenze, La Giuntina, 2006, p. 12.

Page 19: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

19

Capitolo 2

IL RITORNO

2.1. L’itinerario fisico_____________ ______________________

Nei due libri presi in considerazione, Levi e Millu sono riusciti a descrivere – in modo più o

meno fedele alla realtà ma in ambedue le opere in modo estremamente commovente – il loro

ritorno dal campo di rispettivamente Buna-Monowitz e Birkenau alla patria. Le carte

geografiche in allegato rappresentano gli itinerari dei protagonisti.

Presso Levi, il tema centrale, quello dell‟itinerario, è rilevato già nell‟intitolazione dei capitoli

: più della metà dei titoli ci si riferiscono. Denominano un nome geografico o un luogo (Il

Campo Grande, Katowice), una direzione (Verso sud, Verso nord, Da Staryje Doroghi a Iasi,

da Iasi alla Linea) o contengono delle nozioni relative al concetto dell‟itinerario (Vecchie

strade, Il bosco e la via). Millu mette in evidenza l‟aspetto geografico menzionando nel titolo

dell‟opera in questione il nome del termine da raggiungere, cioè la città tedesca di Schwerin33

.

2.1.1 Il viaggio nella letteratura : modelli di riferimento

Il motivo del viaggio è probabilmente uno dei più tradizionali nella letteratura universale. Il

viaggio è lo spostamento dell‟uomo verso una meta spesso ben precisa, raggiungibile o meno.

Durante l‟itinerario, il viaggiatore fa conoscenza con lo sconosciuto, cioè con fenomeni o

persone che non appartengono alla sua sfera abituale. Sul livello metaforico, il viaggio si

presenta come un‟esperienza antropologica profonda, che influisce fortemente la personalità

del viaggiatore.

a) Ulisse

33

Città tedesca del Meklemburg a 50 chilometri da Amburgo, dove i reduci dei campi venivano smistati verso

l‟Est o verso l‟Ovest. (DE NICOLA F., Introduzione a I Ponti di Schwerin di Liana Millu, Genova, Le Mani, 1998,

p. 17).

Page 20: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

20

Il paradigma per eccellenza del viaggiatore è ovviamente Ulisse, l‟eroe omerico che dopo la

fine della guerra di Troia, intraprende il viaggio di ritorno alla patria, l‟isola di Itaca. Primo

Levi ha fatto il legame con il viaggiatore mitico già in Se questo è un uomo34

e lo riprende ne

La Tregua, tra l‟altro riferendosi ai compagni di viaggio, che sono «allegri, tristi e stanchi (...)

come i compagni di Ulisse dopo tirate in secco le navi» (LT, p. 66). Riconosce in Ulisse un

precursore del proprio destino, un personaggio di riferimento, sia nel campo che in

«quell‟itinerario felice [che] si profilava lungo e laborioso e non privo di sorprese : una

piccola odissea ferroviaria entro la nostra maggiore odissea.» (LT, p. 221). Daniela

Amsallem35

osserva il parallelo notevole tra la storia di Ulisse e quella di Primo Levi :

«L‟auteur aussi a espéré en un monde plus juste, après ces années de massacres, et son voyage

des lieux de l‟horreur vers sa patrie a connu mille vicissitudes. Lui aussi, arrivé à bon port, a

eu du mal à se faire connaître, tellement il avait changé d‟aspect, et a dû affronter encore des

épreuves et les difficultés de la réinsertion.» Inoltre, l‟Odissea si deve considerare come

un‟opposizione all‟Iliade, cioè alla battaglia, alla violenza, alla morte. Come La Tregua,

l‟Odissea esprime la scelta per la vita.

b) Dante

L‟eroe pagano Ulisse è messo in un contesto cristiano da Dante nella Commedia. Per Levi,

l‟opera dantesca costituisce un punto di riferimento non solo per l‟episodio di Ulisse che ci è

ripreso e riscritto, ma anche per il viaggio immaginario attraverso l‟Inferno, il Purgatorio e il

Paradiso che l‟autore ci descrive. Il parallelo con La Tregua consiste soprattutto nell‟aspetto

psicologico dell‟itinerario. Dante personaggio subisce una purificazione della sua anima :

all‟inizio si trova «in una selva oscura / che la diritta via era smarrita»36

, e camminando

raggiunge poco a poco un sentimento di felicità e una maggiore conoscenza di sé.

Ne La Tregua, i riferimenti a Dante sono leggermente diversi rispetto a quelli in Se questo è

un uomo. Laddove nel debutto leviano, l‟autore insiste sull‟infernalità dell‟ambiente, lo

sfondo de La Tregua è sia come il limbo (cfr. LT, p. 28), sia come il purgatorio : Levi fa

menzione di un‟«atmosfera di purgatorio, piena di sofferenze passate e presenti, di speranze e

di pietà» (LT, p. 29). Il limbo è il luogo dove soggiornano quelli che non meritano l‟inferno,

34

A questo proposito vorremmo fare riferimento alla tesina che abbiamo scritta nel 2007, intitolato Il Canto di

Ulisse in „Se questo è un uomo‟ : l‟inferno di Primo Levi, sul „Canto di Ulisse‟, undicesimo capitolo di Se questo

è un uomo, nel quale Primo Levi si ricorda di alcuni versi della Commedia di Dante sul viaggio mitico di Ulisse. 35

AMSALLEM D., Primo Levi, Paris, Ellipses Édition, 2000, p. 71. 36

DANTE ALIGHIERI, Commedia (con il commento di Anna Maria Chiavacci Leonardi), Inferno, I, v. 3-4,

Bologna, Zanichelli, 1999, p. 5.

Page 21: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

21

ma che non sono neanche ammessi nel paradiso. Nel purgatorio i peccatori vengono purificati

e questa catarsi gli consentirà poi l‟entrata nel paradiso. Facendo uso dei due termini, invece

di scegliere uno dei due, Levi rivela la questione centrale della sua opera, cioè se dopo

l‟esperienza del campo è ancora possibile raggiungere una specie di paradiso o se il reduce è

condannato a rimanere per sempre in una condizione di limbo. Comunque, in generale si tratta

di una fase precaria, incerta e transitoria, che si situa tra l‟orribilità e la felicità.

c) L’esodo

All‟interno della letteratura cristiana, il modello di riferimento per eccellenza a proposito del

viaggio è ovviamente l‟episodio biblico dell‟esodo37

:

Il Signore disse: «Ho visto l‟oppressione del mio popolo che è in Egitto, ho udito il suo grido di fronte

ai suoi oppressori, poiché conosco le sue angosce. Voglio scendere a liberarlo dalla mano dell‟Egitto e

farlo salire da quella terra a una terra buona e vasta, a una terra dove scorre latte e miele, nel luogo del

Cananeo, dell‟Hittita, dell‟Amorreo, del Perizzita, dell‟Eveo e del Gebuseo.38

Dio fece girare il popolo per la strada del deserto verso il Mar Rosso : ben equipaggiati, i figli d‟Israele

uscirono dalla terra d‟Egitto.39

Anche se Levi non si considera un ebreo credente40

, il legame tra il proprio itinerario e quello

biblico degli Israeliti è presente ne La Tregua. L‟inizio del viaggio di ritorno vale come la

conclusione del «tempo della nostra schiavitù» (LT, p. 37) : Levi mette in evidenza l‟aspetto

collettivo, cioè il destino comune di un gruppo di persone legate dalle origini religiose. Il

viavai di reduci e di soldati nella stazione di Katowice, viene chiamato uno «spettacolo ad un

tempo corale e solenne come una migrazione biblica» (LT, p. 94). Per quanto riguarda il

termine del viaggio, i reduci sperano di ritrovare «la Terra Promessa» (LT, p. 41), anche se

alla fine, quella gli appare «sotto forma di una spietata pianura deserta» (LT, p. 41).

Come emerge dal commento appena fatto, è soprattutto Levi che cerca di appoggiarsi su

modelli letterari precedenti. In Millu, i riferimenti letterari sono scarsissimi : persino quando

fa menzione dell‟«inferno di Auschwitz» (PS, p. 214), l‟autrice lo fa senza riferirsi veramente

37

Oltre all‟episodio concreto dell‟esodo, l‟itinerario del reduce si avvicina anche al modello del pellegrinaggio,

cioè il viaggio verso un posto divino che, nel caso dei reduci, è la casa. 38

Bibbia Ebron, Milano, Edizioni San Paolo, 2005, Esodo 3 : 7-8, p. 76. 39

Ibid., Esodo 13 : 18, p. 87. 40

Alla domanda di Ferdinando Camon «Lei non è credente ?», Levi risponde : «No ; non lo sono mai stato ;

vorrei esserlo, ma non riesco. [Il mio ebraismo] è un puro fatto culturale.» Comunque riconosce un legame con

l‟ebraismo, provocato dalle legge razziali : «Questa doppia esperienza, le leggi razziali e il lager, mi hanno

stampato come si stampa una lamiera : ormai ebreo sono, la stella di Davide me l‟hanno cucita e non solo sul

vestito.» (Camon F., Conversazione con Primo Levi, Parma, Ugo Guanda, 1997, p. 71-72.)

Page 22: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

22

ad una tradizione qualsiasi. Liana Millu non cerca precursori o modelli. Per lei, il viaggio di

ritorno è un evento del tutto unico e personale.

d) La letteratura picaresca

In termini di teoria letteraria, La Tregua e I Ponti di Schwerin si ricollegano al genere

picaresco, descritto in modo esaustivo da Stuart Miller in The Picaresque Novel41

. Come

elementi principali della definizione del genere picaresco, Miller cita le caratteristiche

seguenti, tutte più o meno individuabili nelle due opere in questione :

(1) A picaresque novel is a novel with an episodic plot.42

(2) The episodic plot (...) projects a universe in a state of chaos.43

(3) Since that disorder is universal and continuing, it cannot be escaped except in

death. Therefore, the picaresque novel has a more or less open ending.44

(4) The picaresque novel generally limits its point of view to the picaro. It may or may

not be autobiographical; the essential thing is that the reader identifies himself with

the protagonist and vicariously undergoes the shocks of his chaotic experience.45

(5) The picaresque novel is typically written in an unorthodox irregular style in order

to enhance its effects [of disorganization].46

Vari studiosi segnalano il legame tra La Tregua e il genere picaresco. Giovanna Zaccaro, ad

esempio, definisce la scrittura de La Tregua come «connotata da una significativa

contaminazione tra biografico, picaresco e avventuroso.»47

JoAnn Cannon da parte sua,

constata che l‟opera «in many ways resembles a picaresque novel»48

. Sui tratti picareschi de I

Ponti di Schwerin, la critica rimane piuttosto vaga. Tutt‟al più, si parla della storia di Elmina

Misdrachim in termini di un viaggio di formazione49

.

41

MILLER S., The picaresque novel, Cleveland (Ohio), Press of Case Western Reserve University, 1967. Le

caratteristiche picaresche come sono definite da Miller, sono riformulate in modo chiaro da Wim ORNÉE nella

sua prefazione a LANGENDIJK P., Het Wederzyds Huwelyksbedrog, Zuthpen, Thieme, 2004, p. 23-24. 42

Ibidem, p. 131 43

Ivi. 44

Ibidem, p. 132. 45

Ibidem, p. 131. 46

Ibidem, p. 132. 47

ZACCARO G., La tregua di Primo Levi, «La Nuova Ricerca», 2003, vol. 12, p. 338. 48

CANNON J., Storytelling and the Picaresque in Levi‟s “La tregua”, «Modern Language Studies», 2001, vol.

31, n° 2, p. 1. 49

Tra l‟altro VERDINO S., Memoria di una testimone : l‟opera di Liana Millu, «Storia e memoria», 2005, vol. 14,

n° 1, p. 93.

Page 23: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

23

Esaminiamo ora le caratteristiche picaresche nelle opere di Levi e Millu.

(1) L‟episodic plot che Miller stima fondamentale in una storia picaresca si ritrova

anche presso Levi e Millu. Per quel che concerne l‟opera leviana, JoAnn Cannon

specifica la sua definizione de La Tregua : la storia di Levi è «a series of loosely

connected episodes recounting the adventures and the narrow escapes of a band of

rogues»50

. Ne I Ponti di Schwerin ritroviamo una trama episodica simile : la

protagonista descrive non solo le avventure vissute durante il viaggio di ritorno,

ma anche tutti gli episodi della sua vita anteriore e posteriore. Di conseguenza, la

struttura risulta molto spezzata e frammentata. Francesco De Nicola51

ci accenna

implicitamente menzionando il concetto di „sequenzialità‟ nella sua introduzione al

libro della Millu.

(2) Ambedue gli autori descrivono un universo analogo a quello che appare spesso

nelle storie picaresche. Dopo la liberazione, sia Millu sia Levi ritrovano il mondo

di prima in uno stato di distruzione totale. In certe zone, «la terra appariva

sconvolta e inaridita dalle unghiate furibonde della guerra» (PS, p. 118). In

un‟intervista, Levi ha dichiarato : «Il mio destino ha voluto che io trovassi

l‟avventura proprio in mezzo al disordine dell‟Europa devastata dalla guerra»52

. Ne

La Tregua l‟autore fa giustamente il paragone tra il mondo rovinato del

dopoguerra e il caos del mondo primigenio :

In quei giorni e in quei luoghi, poco dopo il passaggio del fronte, un vento alto spirava sulla

faccia della terra : il mondo intorno a noi sembrava ritornato al Caos primigenio, e brulicava di

esemplari umani scaleni, difettivi, abnormi ; e ciascuno di essi si agitava, in moti ciechi o

deliberati, in ricerca affannosa della propria sede, della propria sfera, come poeticamente si

narra delle particelle dei quattro elementi nelle cosmogonie degli antichi. (LT, p. 36)

(3) Conformemente al terzo elemento della definizione del genere picaresco, La

Tregua e I Ponti di Schwerin hanno una fine aperta. L‟itinerario dei protagonisti

non finisce con l‟arrivo nella patria : il cammino della vita continua. Nel libro di

Liana Millu è reso bene questo continuum, soprattutto perché lei – nel secondo

capitolo del romanzo – getta un ponte con la vita del dopoguerra. In questa

50

CANNON J., art. cit., p. 1. 51

DE NICOLA F., art. cit., p. 19. 52

LEVI P., Conversazioni e interviste, a cura di M. Belpoliti, Torino, Einaudi, 1997, p. 89. Il riferimento viene

menzionato in : ZACCARO G., art. cit., p. 340-341.

Page 24: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

24

seconda parte, la struttura episodica prosegue e alla fine l‟autrice annuncia nuovi

ponti nella vita di Elmina : «si avviò verso il nuovo ponte di Schwerin della sua

vita.» (PS, p. 325). Anche Levi mette in evidenza la continuità della sua avventura,

ma piuttosto in chiave negativa. Per lui non ci sono nuovi ponti da raggiungere ;

c‟è solo un brutto sogno che si ripete in eterno e che si finisce solo con la morte53

.

(4) In quanto al quarto segmento della definizione, c‟è una differenza netta tra le due

opere. L‟opera di Levi non è strettamente autobiografica, visto che l‟autore mette

in risalto soprattutto le avventure altrui. Come dice Daniela Amsallem : «Levi

assiste aux aventures de ses camarades, (...) mais il ne s‟abandonne jamais au

temps présent et garde une distance critique.»54

La storia de I Ponti di Schwerin

invece focalizza integralmente le vicende vissute da Elmina. È lei il personaggio

centrale, verso cui convergono tutti gli episodi e tutti gli altri personaggi. In questo

senso, il libro della Millu è più picaresco dell‟opera leviana.

(5) L‟ultima caratteristica del genere picaresco riguarda lo stile narrativo dell‟opera

picaresca. In Levi, questo stile rimane abbastanza formale e chiaro. Però un

elemento che potrebbe contribuire ad una certa irregolarità stilistica, è la

confusione delle lingue. Subito dopo la fine della guerra, in Europa erravano

innumerevoli persone di diverse nazionalità e di diverse lingue. Primo Levi

incontra sul suo itinerario Francesi, Inglesi, Russi, Tedeschi, Polacchi, Rumeni,

Ungheresi, Greci, ecc. Questo provoca ogni tanto situazioni confuse :

Arrivò dopo qualche ora un gendarme polacco, baffuto, rubicondo e corpulento; mi interrogò

invano nella sua lingua; risposi con la prima frase che si impara di ogni lingua sconosciuta, e

cioè «nie rozumiem po polsku», non capisco il polacco. Aggiunsi, in tedesco, che ero italiano,

e che parlavo un poco il tedesco. Al che, miracolo! il gendarme prese a parlare italiano. (LT, p.

62).

Il modo in cui Millu ha costruito la sua narrazione, riflette bene il caos

dell‟universo : il suo libro è una catena di ricordi anteriori e posteriori

all‟esperienza del Lager.

Considerando le caratteristiche della figura picaresca come sono descritte da Stuart Miller, è

possibile dimostrare in che modo Primo Levi si definisce ne La Tregua come un picaro. Come

53

Sulla morte di Primo Levi ritorniamo nel punto 3.2.3 del terzo capitolo di questa tesi. 54

AMSALLEM D., op. cit., p. 27.

Page 25: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

25

primo elemento tipico, Miller menziona il fatto che generalmente il picaro non ha avuto una

giovinezza protetta. Questo vale parzialmente per Levi, se si prende in considerazione che è

stato deportato già all‟età di ventiquattro anni, età nella quale il confine tra giovinezza e età

adulta non è ancora totalmente oltrepassato.

Questo giovane avventuriero intraprende un lungo viaggio (un «viaggio interminabile», LT p.

242), che lo conduce da un‟avventura particolare ad un‟altra. Il picaro si lascia guidare in

primo luogo dalla curiosità e dal carattere avventuroso. Che questa caratteristica possa anche

attribuirsi a Primo Levi – che nei suoi libri autobiografici risulta piuttosto un uomo tranquillo

e attaccato alla casa – si dimostra sorprendentemente attraverso la citazione seguente

dell‟autore : «la famiglia, la casa, la fabbrica sono cose buone in sé, ma mi hanno privato di

qualche cosa di cui ancora oggi sento la mancanza, cioè dell‟avventura.»55

L‟inclinazione

all‟avventura emerge in Levi soprattutto in compagnia del suo amico Cesare :

Accettai di buon grado l‟invito di Cesare ad accompagnarlo qualche volta al mercato, come apprendista,

interprete e portatore. Lo accettai, non solo per amicizia, e per fuggire la noia del campo, ma soprattutto

perché assistere alle imprese di Cesare, anche alle più modeste e triviali, costituiva una esperienza

unica, uno spettacolo vivo e corroborante, che mi riconciliava col mondo, e riaccendeva in me la gioia

di vivere che Auschwitz aveva spenta. (LT, p. 92-93).

Durante il suo itinerario, si butta in tutti i lavori che gli possono fornire benefici56

. Così Levi

testimonia in modo ironico in una lettera scritta nel 1945 a Bianca Guidetti Serra : «Ho fatto

un numero incredibile di mestieri : l‟aiuto muratore, lo sterratore, lo spazzino, il facchino, il

beccamorti, l‟interprete, il ciclista, il sarto, il ladro, l‟infermiere, il ricettatore, lo spaccapietre :

perfino il chimico !»57

Quest‟autosufficienza enorme trova la sua origine nel contatto precoce

con una società corrotta e crudele come quella di Auschwitz e della guerra. Testimone e

vittima della malvagità del mondo e dell‟umanità, il picaro è spinto anche lui all‟astuzia per

difendere la sua personalità.

Un‟ipotesi interessante ci è offerta da Cannon, che sostiene che non è Levi ad occupare il

ruolo di picaro, ma piuttosto il suo compagno Cesare, personaggio le cui virtù sono «extolled

55

LEVI P., Conversazioni e interviste, a cura di M. Belpoliti, Torino, Einaudi, 1997, p. 89. Il riferimento viene

menzionato in : ZACCARO G., art. cit., p. 340-341. 56

Cfr. MILLER S., op. cit., p. 70 : « There is no part that the picaro will not play. Typically, he can turn his hand

to anything, assume the social disguise of every profession and vocation.» 57

BELPOLITI M., Note ai testi, P. LEVI, Opere, Torino, Einaudi, 1997, vol. 1, p. 1417. Il riferimento viene

menzionato in : ZACCARO G., art. cit., p. 337.

Page 26: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

26

above all others»58

. Infatti, Cesare è di sicuro il personaggio più inventivo, avventuroso, furbo

e picaresco dell‟opera. A lui «piacciono le eleganze, i virtuosismi, mettere il prossimo nel

sacco senza farlo soffrire» (LT, p. 90). Però le due possibilità non si escludono, visto che –

conforme alla definizione di Stuart Miller – il picaro è sempre fedele ad un compagno o ad un

maestro di cui condivide destino e stile di vita. Anche se Cesare si presenta probabilmente

come il picaro per eccellenza, questo non priva Primo Levi di una caratterizzazione simile,

dimostrata attraverso gli aspetti sopraccitati.

Anche nel libro della Millu, la caratteristica picaresca si rivela fondamentale. Nella sua

introduzione a I Ponti di Schwerin, Francesco De Nicola mette in evidenza l‟aspetto educativo

del viaggio picaresco : le avventure della protagonista costituiscono delle «successive tappe

della formazione di Elmina, che in buona sostanza richiamano le tappe esterne della

formazione di Liana.»59

Anche Stefano Verdino parla di una successione di «momenti e

tappe di una formazione femminile, umana e civile»60

.

L‟elemento picaresco che emerge di più ne I Ponti di Schwerin, è l‟idea della giovinezza

infelice. A casa dei Misdrachim, la nascita della piccola Elmina non sembra essere per niente

un evento gioioso :

Volevano il maschio. Invece era nata una femmina, bruttina per soprappiù, così non si può dire che la

venuta al mondo di Elmina fosse molto festeggiata. Vedendo i visi lunghi, le espressioni deluse del

marito e dei parenti prossimi, alla puerpera vennero perfino le lacrime agli occhi. Chinò la testa verso il

fagottino che le avevano messo in braccio e non disse più una parola. (PS, p. 43).

Morta la madre e partito il padre61

, Elmina viene allevata dalle zie, delle vecchie zitelle. La

loro iperconservatorismo cozza fortemente con la spregiudicatezza che caratterizza Elmina. In

questo senso, la protagonista de I Ponti di Schwerin è pienamente picara : proviene di una

famiglia del tutto sradicata, che la confronta sin dall‟inizio della vita con le ingiustizie

dell‟esistenza.

58

CANNON J., art. cit. p. 4. 59

DE NICOLA F., art. cit., p. 20. 60

VERDINO S., art. cit., p. 93. 61

Cfr. «Dalla morte della sua povera madre se l‟erano allevata. Le avevano risparmiato di crescere sotto

matrigna perché il vedovo aveva fatto presto a consolarsi. Ah, gli uomini sono tutti uguali ! Un anno e tre mesi

dalla scomparsa della giovane sposa e si era rifatto la famiglia. Invece di sentire il dovere di essere la loro

consolazione...» (PS, p. 56).

Page 27: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

27

Il sentimento di essere abbandonata dal padre e di non essere compresa dal resto della

famiglia, provoca presso Elmina un profondo senso di solitudine. «As a result of his lack of

love, » stima Stuart Miller, « the picaresque hero attains a loneliness that is oddly similar to

that of some tragic heroes.»62

Questa solitudine la accompagnerà anche durante il suo

itinerario di ritorno, perché anche in quel momento non sembra che ci sia qualcuno che possa

cogliere l‟orribilità dell‟esperienza da lei fatta.

2.1.2. I compagni

L‟itinerario verso la patria non è per Primo Levi e Elmina Misdrachim un percorso del tutto

solitario. Sulla strada del ritorno, incrociano vari personaggi, tra i quali alcuni diventano veri

compagni del protagonista. Nel caso di Levi, l‟itinerario riceve così una dimensione collettiva

: Levi fa parte di una specie di «banda» di reduci, un gruppo abbastanza coerente di compagni

di sventura (con tra l‟altro Cesare, Leonardo, Daniele e il Moro), all‟interno del quale regna

una certa solidarietà.

L‟altro tipo di compagni, sono quelli che accompagnano il protagonista per un certo periodo e

poi scompaiono di nuovo dall‟orizzonte. In questo caso si trova la protagonista di Liana

Millu. La collettività è certamente presente ne I Ponti, però prevale l‟idea che Elmina viaggia

da sola, come abbiamo già menzionato. Ha preso la decisione di ritornare a casa

completamente indipendentemente dalla sua compagna nel campo, Jeannette : «Allora me ne

vado da sola. Domani. È l‟ultimo giorno che passo qui, ci puoi giurare!» (PS, p. 48). Si unisce

poi ad un gruppo di reduci italiani, che abbandona di nuovo dopo un conflitto. Ferita in un

incidente con un cane feroce, è mandata ad una casa dove si trattiene un comando russo e

qualche donna. Proseguendo la strada del ritorno da sola, incontra ad un certo punto

l‟Olandese Willem, che la spinge a deliberarsi progressivamente della sua inclinazione verso

la solitudine. Però alla fine – colla morte del suo compagno a qualche chilometro di Schwerin

– Elmina rimane sola soletta.

Anche se la collettività risulta in ambedue le opere più o meno fondamentale, questo aspetto

non si presenta più sotto la sua forma anteriore : l‟epoca della collettività prepotente del

Lager, che assorbe ogni segno di individualità, è finita. La collettività sin da questo punto non

62

MILLER S., op.cit., p. 70.

Page 28: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

28

ha più una sola faccia, ne ha moltissime, tutte uniche e individualmente definite. Per Levi,

questa compresenza di caratteri umani diversi costituisce l‟occasione per eccellenza per dare

sfogo alla sua capacità antropologica : La Tregua è infatti una «lunga galleria di ritratti», «une

galerie de portraits en ronde-bosse, de personnages hauts en couleurs», come constatano

rispettivamente Grassano63

e Amsallem64

. In Millu, la personalità degli altri personaggi risulta

a prima vista meno importante (e anche meno descritta), soprattutto perché loro si definiscono

in primo luogo attraverso la loro relazione con la protagonista, su cui si focalizza l‟attenzione.

Però questo non impedisce di riconoscere anche presso la Millu la volontà di una descrizione

antropologica. In un‟intervista con Gudrün Jäger, la scrittrice, che inizialmente lavorava come

giornalista, afferma : «Compito dei giornalisti è osservare gli uomini.»65

L‟insieme dei ritratti nelle due opere ci mette in grado di delineare il profilo dei caratteri

umani più notevoli che si mostrano sulla via del ritorno.

1. Il dittatore – Nel campo di sosta di Katowice, Primo Levi incontra una figura quasi

caricaturale : il ragionier Rovi. Anche senza mandato dalla parte dei Russi e senza sopporto

degli altri abitanti del campo, lui si considera „colonnello del comando italiano‟. È una

personalità intrigante, persino «uno spettacolo di estremo interesse» (LT p. 67) per lo sguardo

naturalista di Levi scrittore, perché incarna l‟amore del potere, principio fondamentale della

guerra. Quindi la figura di Rovi si deve considerare non solo al livello situazionale del campo

di Katowice, ma anche ad un livello storico : i tratti caratteristici di Rovi sono anche quelli di

un Hitler, di uno Stalin o di qualsiasi altro dittatore. Accanto all‟ossessione del potere, Rovi

non ha nessuna qualità. È uno sciocco, privo di qualità intellettuali e morali, un misantropo di

cui la caricaturalità è messa in evidenza da Levi tramite la descrizione ironica della sua

uniforme :

Aveva capito l‟importanza, anzi la necessità, di possedere una uniforme. Se ne era combinata una non

priva di fantasia, abbastanza teatrale, con un paio di stivaloni sovietici, un berretto da ferroviere

polacco, e giacca e pantaloni trovati non so dove, che sembravano di orbace, e forse lo erano : si era

fatto cucire mostrine al bavero, filetti orati sul berretto, greche e gradi sulle maniche, ed aveva il petto

pieno di medaglie. (LT, p. 68).

63

GRASSANO G., Primo Levi, Firenze, La Nuova Italia, 1981, p. 45. 64

AMSALLEM D., op. cit., p. 27. 65

JÄGER G., “Che bella camicia di sete che avevo!” – Un‟intervista-ritratto a Liana Millu, «Qualestoria», 2005,

vol. 32, n° 2, p. 158. Cfr. anche VERDINO S., art. cit., p. 87 : «Osservare, testimoniare, due verbi che sono il

fulcro della sua attività di scrittrice.»

Page 29: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

29

2. Il „survivor‟ – Un personaggio centralissimo nella storia di Levi è Mordo Nahum, a

cui è dedicato un intero capitolo. È probabilmente l‟unico personaggio in tutta la storia di cui

la personalità non si è intaccata a causa della guerra. Per il Greco, «guerra è sempre» (LT, p.

57), la vita è una lotta continua e quindi è necessario poter cavarsela in qualsiasi situazione.

Mordo Nahum viene caratterizzato come

un uomo forte e freddo, solitario e loico, che si era mosso fin dall‟infanzia per entro le maglie rigide di

una società mercantile. Era (o era stato) accessibile anche ad altre istanze : non era indifferente al cielo e

al mare del suo paese, ai piaceri della casa e della famiglia, agli incontri dialettici ; ma era stato

condizionato a ricacciare tutto questo ai margini della sua giornata e della sua vita, affinché non

turbasse quello che lui chiamava il “travail d‟homme”. La sua vita era stata di guerra, e considerava vile

e cieco chi rifiutasse questo suo universo di ferro. (LT, p. 57-58).

Di fronte alla forza mentale e l‟autosufficienza del Greco, Levi si rende conto della propria

inadattabilità alla vita pratica66

. Il Greco conferma a più riprese questa imperizia e il

sentimento di inferiorità che ne è generato : «Allora sei uno sciocco, – mi disse

tranquillamente. – Chi non ha scarpe è uno sciocco» (LT, p. 45), «Je n‟ai pas encore compris

si tu es idiot ou fainéant.» (LT, p. 56).

3. Il furbo – La capacità del Greco di prendere la vita in mano, indipendentemente

dalle difficoltà della situazione, la troviamo anche nel personaggio di Cesare. Levi stesso nota

il parallelo tra i due uomini : «Cesare, benché avesse poco più di vent‟anni, vantava una

preparazione merceologica sorprendente, paragonabile a quella del greco.» (LT, p. 92).

Significativo a questo proposito è la scena in cui Cesare riesce a vendere ad un contadino

polacco una camicia bucata : «sventolava la camicia nel sole, tenendola stretta per il collo

(sotto il colletto c‟era un buco, ma Cesare la teneva in mano proprio nel punto dove c‟era il

buco), e ne proclamava le lodi con eloquenza torrenziale.» (LT, p. 95). La differenza tra il

Greco e Cesare sta invece nella positività che emana il secondo, e alla quale Primo Levi

guarda con ammirazione : «Cesare era un figlio del sole, un amico di tutto il mondo, non

conosceva l‟odio né il disprezzo, era vario come il cielo, festoso, furbo e ingenuo, temerario e

cauto, molto ignorante, molto innocente e molto civile.» (LT, p. 92).

4. Il „Cristo‟ – Sia Levi sia Millu si servono ogni tanto di un vocabolario religioso

nella descrizione del loro itinerario, però Levi è il solo ad introdurre tra i personaggi anche un

vero Cristo, e ciò nella figura del dottore Gottlieb, un medico a Katowice che fornisce a Levi

le medicine e la cura appropriate per guarire la sua malattia mal definibile. Sembra avere un

66

Cfr. ZACCARO G., art. cit., p. 345.

Page 30: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

30

enorme potere curativo, che mette al servizio «del suo prossimo meno dotato» (LT, p. 113).

Però allo stesso tempo, intorno a Gottlieb si avvolge «una nuvola quasi visibile» (LT, p. 113)

di mistero, che gli dà un carisma sovrannaturale. Levi considera la sua guarigione quasi come

un miracolo di tipo religioso, e non esita a riutilizzare le parole bibliche :

Gottlieb mi portò la salute come un taumaturgo. Venne una prima volta a studiare il caso, poi varie altre

munito di fiale e siringhe, e un‟ultima volta, in cui mi disse: – Alzati e cammina –. Il dolore era

scomparso, il mio respiro era libero; ero molto debole e avevo fame, ma mi alzai, e potevo camminare.

(LT, p. 113).

5. L‟uomo mite – In generale i personaggi maschili che appaiono nella storia di Elmina

Misdrachim sono caratterizzati da una certa aggressività o almeno da un carattere tipicamente

macho. C‟è però un solo uomo che sembra totalmente abbattere questo cliché, cioè Willem,

che è anche l‟unico personaggio di cui la Millu abbozza il carattere in modo abbastanza

preciso e dettagliato. Già nel primo momento in cui Elmina incontra l‟Olandese, la sua

gentilezza la sorprende :

“Allò!” disse passandomi vicino. Nel dirlo toccò il berretto. “Allò!” risposi meravigliata. Il gesto era

stato gentile e lo sguardo dei suoi sporgenti, slavati occhi chiari, lento e mite. Osservando il suo passo

misurato, mi sentii assurdamente risentita perché se ne era andato via liquidandomi con un semplice

“Allò!”. (PS, p. 152).

Elmina deve riabituarsi all‟idea che qualcuno si occupi di lei, e quella le dà una «sensazione

strana» (PS, p. 154). Dopo la morte inaspettata di Willem, Elmina lo ricorderà

metaforicamente come «una sera di fine primavera in campagna. Una barba biondorossa, gli

occhi calmi, la voce calma. Willem : il grano alto e la tenerezza.» (PS, p. 209).

La bontà di Willem è parzialmente ispirata dalla sua fede incondizionata in Dio : «Certo che

ci credeva. Come si potrebbe accettare il mondo e resistergli senza fede in Dio? La vita e la

morte sono misteri troppo grandi perché possano essere spiegati. (...) Solo la fede in Dio può

dare una risposta di pace.» (PS, p. 164). Laddove il dottore Gottlieb acquisisce il suo statuto

di „Cristo‟ grazie alla «sicurezza, l‟abitudine alla vittoria, la fiducia in se stesso» (LT, p. 113),

Willem è quasi un apostolo : semplicemente accompagnando Elmina durante il suo itinerario,

occupandosi di lei, curando le sue ferite, ecc. dà espressione alla sua fede.

Page 31: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

31

Willem può ugualmente essere avvicinato ad un altro personaggio che appare nel romanzo

leviano, cioè Daniele. I due uomini hanno in comune una clemenza incredibile : sono capaci

se non di perdonare, almeno di non odiare i Tedeschi che hanno ammazzato la loro famiglia.

Allora gli chiesi se non odiava chi lo aveva privato della casa, della libertà, della moglie. Willem scosse

la testa. (...) “Vivere odiando sempre, avere nel sangue e nella mente, giorno e notte, quella collera

cupa... è una condanna orribile. Gli uomini che per gli altri uomini hanno inventato tanti spaventosi

supplizi si autopuniscono con la quotidiana tortura dell‟odio. Non sanno cosa è la pace.” (PS, p. 176).

Fra i tronchi, sdraiati al sole proni, cotti dal sole, stavano una dozzina di prigionieri tedeschi, bradi. (...)

Ci videro, e alcuni fra loro mossero verso noi con passi incerti da automi. Ci chiesero pane (...).

Rifiutammo, poiché il nostro pane era prezioso. Ma Daniele non rifiutò : Daniele, a cui i tedeschi

avevano spento la moglie forte, il fratello, i genitori, e non meno di trenta parenti ; Daniele, che della

razzia nel ghetto di Venezia era il solo superstite, e che dal giorno della liberazione si nutriva di dolore,

trasse un pane, e lo mostrò a quelle larve, e lo depose a terra. (LT, p. 142).

6. Il rappresentante di un nuovo inizio – Sullo sfondo del paesaggio ungherese percorso

dal treno, nel mezzo dei reduci appare un personaggio che apporta con sé una nuova

atmosfera. Il piccolo Pista, quattordici anni, porta gli stigmata della guerra :

Padre e madre? Qui era più difficile farsi intendere : trovai un mozzicone di matita e un pezzo di carta, e

disegnai un uomo, una donna, e un bambino in mezzo; indicai il bambino dicendo «Pista», poi rimasi in

attesa. Pista si fece serio, poi fece un disegno di terribile evidenza: una casa, un aereo, una bomba che

stava cadendo. Poi cancellò la casa, e disegnò accanto un grosso cumulo fumante. (LT, p. 244).

Però allo stesso tempo non si perde di coraggio : è un ragazzo allegro, intelligente e diligente.

«Tutti gli vollero subito bene.» (LT, p. 244). Cantando delle canzoni del suo paese e ridendo

felicemente, fa ridere tutti. Pista incarna un futuro felice, che è possibile malgrado tutti gli

orrori passati. Un personaggio dello stesso tipo è la giovane Galina, diciottenne che Levi

incontra nel campo di sosta a Katowice. Anche lei rappresenta un nuovo inizio, una nuova

vita :

Preoccupazioni Galina non ne aveva, neppure l‟ombra. (...) Era una ragazza di campagna, sveglia,

ingenua, un po‟ civetta, molto vivace, non particolarmente colta, non particolarmente seria ; eppure si

sentiva operante in lei la stessa virtù, la stessa dignità dei suoi compagni-amici-fidanzati, la dignità di

chi lavora e sa perché, di chi combatte e sa di aver ragione, di chi ha la vita davanti. (LT, p. 75).

In Millu, sembra essere Elmina Misdrachim stessa ad occupare questo ruolo positivo67

.

Accanto ad una distinzione secondo il carattere dei personaggi, è possibile riconoscere vari

tipi di persone secondo il loro stato civile. La protagonista de I Ponti di Schwerin incontra tra

67

Ci riferiamo tra l‟altro a Francesco DE NICOLA, art. cit., p. 20, che chiama la protagonista della Millu un

«modello positivo». Vedi anche il punto 3.2.1 nel terzo capitolo di questa tesi.

Page 32: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

32

l‟altro la vergine Jeannette, la prostituta Genovefa, il fidanzato Vito, il vedovo Willem. Per

Elmina questa distinzione è importantissima perché lei stessa non è per niente sicura di come

deve definire la sua relazione con Oal, il suo amante nel periodo prebellico. Sono innamorati

o fidanzati ? Alla domanda di Benito «Sei sposata ?», Elmina non sa rispondere

immediatamente :

Stavo per dirgli di sì, inventando una storia commovente che lo inducesse al rispetto del marito lontano,

ma subito mi convinsi che non era il caso. Il ragazzo poteva essere tenuto a posto facilmente e,

soprattutto, era meglio che mi credesse signorina. «Sono fidanzata.» Mi venne alla bocca

spontaneamente e subito dopo pensai a Oal. Ero davvero la sua fidanzata ? Di matrimonio non avevamo

mai parlato. Del resto, anche volendo, con le leggi razziali matrimoni tra ebrei e ariani erano

impossibili. (PS, pp. 82-83).

Non soltanto non sa definire la sua relazione con Oal ; si rende anche conto del fatto che la

guerra ha cambiato tutti i rapporti esistenti. Forse Oal è morto nella guerra : allora Elmina

deve considerarsi vedova ? Infatti, dopo il suo ritorno Elmina sarà confrontata con la realtà

amara : Oal non l‟ha aspettata, si è sposato con un‟altra donna.

Ovviamente le relazioni tra tutti questi uomini di caratteri così divergenti si situano su livelli

ben distanti. Certi personaggi non costituiscono che una semplice „compagnia‟ : l‟unica

relazione tra il protagonista e questi compagni sta nella loro compresenza ad un certo

momento e in una certa situazione : «Mi trovai dunque caricato su di una carretta militare a

cavalli, insieme con una decina di compagni che non conoscevo.» (LT, pp. 36-37). Una tale

relazione si caratterizza dalla passività : l‟essere insieme non è una scelta.

Quando all‟interno di questa compagnia nasce però la coscienza di un‟esperienza emotiva

collettiva e dunque di un destino comune, emerge un sentimento di solidarietà. Nel convento

nel quale Levi e Mordo Nahum trovano un alloggiamento, Levi è intenerito dalla «bella,

esaltante esplosione di solidarietà nazionale, anzi, di spontanea umanità» (LT, p. 50) dalla

parte dei suoi compatrioti. Ne I Ponti di Schwerin, quasi tutti i rapporti tra la protagonista e gli

altri personaggi si basano su questo stesso tipo di solidarietà : quando Vito, il Volterra, Benito

e Salvatore trovano Elmina per strada, la loro origine comune li spinge ad accogliere la

ragazza nel loro gruppo.

Page 33: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

33

La solidarietà implica che alla fine ambedue le parti si trovano sullo stesso livello. Questo non

è il caso quando si tratta di un rapporto di stima. Secondo lo Zingarelli68

, la stima è

«l‟opinione buona, favorevole, delle qualità, dei meriti, dell‟operato altrui» : una delle due

parti sente un‟ammirazione per l‟altra e di conseguenza la considera superiore. Ne La Tregua,

questo tipo di rapporto è messo in evidenza nel terzo capitolo, che racconta le vicende di Levi

in compagnia di Mordo Nahum. Immediatamente, Levi nota le qualità eccessive del suo

compagno : «Non era un greco qualunque, era visibilmente un maestro, un‟autorità, un

supergreco.» (LT, p. 48). Quindi descrive il loro rapporto come uno di «simpatia, bilaterale, e

[di] stima, unilaterale» (LT, p. 43).

La vera amicizia è ancora un passo più in avanti. Per i reduci che sono vissuti per un lungo

tempo in un clima pieno di diffidenza e di tradimento, non è evidente aprirsi di nuovo al

prossimo e credere nella bontà dell‟altro. Ne La Tregua la nozione di amicizia viene

inizialmente definita in opposizione con l‟ostilità. Quando Primo Levi e Cesare, al momento

che raggiungono un piccolo villaggio dove vogliono scambiare i loro piatti contro una gallina,

gridano agli abitanti «Siamo amici. Italianski.» (LT, p. 157), intendono soprattutto spiegare

che non sono nemici. Questa opposizione in bianco e nero (amicizia versus non-amicizia)

viene messa in evidenza nel film che i reduci guardano nel campo di Staryje Doroghi : per la

folla degli spettatori «era come se i personaggi del film, anziché ombre, fossero amici o

nemici in carne ed ossa.» (LT, p. 203).

Il compagno con cui Levi ha un rapporto di vera amicizia è Cesare. La loro relazione si basa

sulla solidarietà :

Cesare, invece, lo conoscevo appena, poiché era arrivato a Buna da Birkenau pochi mesi prima. Mi

chiese acqua, prima che cibo: acqua, perché da quattro giorni non beveva, e lo bruciava la febbre, e la

dissenteria lo svuotava. Gliene portai, insieme con gli avanzi della nostra minestra: e non sapevo di

porre così le basi di una lunga e singolare amicizia. (LT p. 82).

Inoltre il sentimento è reciproco. Anche Cesare considera Levi come un vero amico : «Mi

spiegò il suo sentimento : con me era amico.» (LT, p. 91)

Se in Levi, la nozione di amicizia appare ancora abbastanza frequentemente, in Millu

l‟amicizia profonda è quasi assente. Le relazioni amichevoli sono molto più precarie. Infatti, il

libro della Millu comincia con la rottura parziale tra Elmina e la sua compagna Jeannette :

68

Lo Zingarelli, Bologna, Zanichelli, 2006.

Page 34: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

34

Jeannette rifiutava di capire. Aspettava la Croce Rossa. Intendeva restare alla fattoria fino all‟arrivo

della Croce Rossa. Rifiutava di capire, ostinata nella sua speranza. (...) Le amiche che eravamo state non

esistevano più e poiché ognuna personificava nell‟altra il ricordo di tutte le umiliazioni e le pene passate

impossibile era sentirci libere finché si continuava a vederci. (PS, p. 48).

Ne I Ponti di Schwerin, il vero amico è rappresentato da Willem. La base della sua amicizia

con la protagonista si trova nell‟esperienza comune, e nell‟enorme capacità di Willem e di

Elmina di comprendere l‟altro e di accettarlo con tutte la sue debolezze. Della profondità del

loro rapporto parleremo ancora nel punto 2.3.2.

Insomma, questo piccolo studio del modo in cui i compagni dei protagonisti vengono

presentati, rende chiara l‟intenzione diversa degli autori. Presso Levi, i numerosi ritratti

dettagliati rivelano lo scopo antropologico dell‟autore e aumentano l‟aspetto collettivo

dell‟esperienza e della narrazione. Nel libro della Millu, tutta la storia, i dialoghi e gli altri

personaggi si collegano con la protagonista Elmina. Qui non ritroviamo la collettività che ci

descrive La Tregua. Se La Tregua racconta dunque la storia di una «comunità itinerante» (LT,

p. 130), I Ponti di Schwerin mostra in primo luogo il viaggio del tutto personale di un

individuo. Come scrive Francesco De Nicola, «la vicenda individuale della protagonista

Elmina, protesa all‟emancipazione, rimane centrale e presenta una sua netta autonomia.»69

2.1.3. Il termine del viaggio

I due viaggiatori, Primo Levi e Elmina Misdrachim, intraprendono il lungo viaggio attraverso

l‟Europa con uno scopo preciso : hanno ambedue una meta da raggiungere. Il termine del

viaggio acquisisce sia ne La Tregua sia ne I Ponti di Schwerin un aspetto simbolico.

Per il reduce Primo Levi, il termine dell‟itinerario è la propria casa in Corso Re Umberto,

Torino. Levi ci è sempre stato molto attaccato : ha vissuto per tutta la sua vita nella stessa casa

(eccetto durante gli anni della prigionia). Philip Roth, autore dell‟intervista famosa con Primo

Levi del 1986, scrive : «I don‟t personally know of another contemporary writer who has

voluntarily remained, over so many decades, intimately entangled and in such direct,

69

DE NICOLA F., art. cit., p. 15.

Page 35: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

35

unbroken contact with his immediate family, his birthplace, his region, the world of his

forebears, and, particularly, with his local working environment.»70

Da un lato, la casa è significante come luogo vero e proprio. Però Roth riconosce che per

Primo Levi è anche stato importante come «anchor for value»71

. Il viaggio a casa equivale per

Levi ad un ritorno ai valori tipici della sua vita prebellica. In opposizione al «non-luogo» del

Lager, la casa rappresenta prima di tutto la sicurezza, la certezza, la stabilità. Ma la nostalgia

della casa è ne La Tregua ugualmente «la nostalgia di un affetto» (LT, p. 99) : la casa è il

luogo della famiglia, della moglie, dell‟intimità, della vita privata che è stata cancellata dalla

guerra, sostituita dalla collettività del campo.

Il significato forte che prende la casa nel libro di Primo Levi, non lo assume ne I Ponti di

Schwerin. Per la Millu, la strada del ritorno non finisce in una casa72

, e non c‟è nemmeno una

famiglia da raggiungere73

. Alla sola casa che ha mai abitata, associa l‟idea della prigionia :

«Abitavano a pianterreno e tutte le finestre erano protette da una inferriata, aumentando il

senso della prigionia.» (PS, p. 57). Quindi l‟esclamazione «A casa, a casa!» (PS, p. 140) non

indica veramente un sentimento di nostalgia ad un luogo specifico, simbolo di stabilità e

sicurezza. La vita di Liana Millu (e della sua protagonista Elmina) non è mai stata tranquilla,

stabile o sicura. Questo non vuol dire che non ci sia in lei un certo desiderio di una casa. Lo

esprime alla fine del libro : «Da quanti anni non aveva più una casa? (...) Voleva fornelli veri

in una casa vera. (...) Desiderava soltanto una casa dove vivere in compagnia di se stessa, in

pace.» (PS, pp. 321-322).

Comunque, Liana Millu ha scelto un altro termine del viaggio, cioè il ponte di Schwerin.

Laddove Levi viaggia verso un luogo stabile, la protagonista de I Ponti di Schwerin si dirige

verso un luogo che funziona da punto di passaggio verso altri luoghi, altri viaggi e altre

esperienze. Sogna il ponte come un simbolo di libertà, di una nuova vita :

Sognai il ponte di Schwerin. Un ponte che sembrava non avere mai fine, fatto di tante arcate altissime

sopra un gran fiume. In fondo, c‟era una nebbiolina che nascondeva tutto. (...) Sapevo che il ponte era

70

Citato da Robert S.C. GORDON, How Much Home Does a Person Need ? Primo Levi and the Ethics of Home,

«Annali d‟Italianistica», 2001, vol. 19, p. 218. 71

Ivi. 72

Cfr. «La casa di zia Nella e zia Linda me l‟ero lasciata alle spalle appena ero diventata maggiorenne ; poi non

ne avevo più avuta una.» (PS, p. 49). 73

Piero STEFANI conferma nella sua introduzione al Tagebuch (p. 13), parlando dello «struggimento per i propri

cari : per il marito, la moglie, i figli» che «entrata e uscita sola dal Lager, Liana fu salvata anche da questa

mancanza del pensiero rivolto ai parenti stretti.»

Page 36: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

36

vicino ma non riuscivo ancora a vederlo. Correvo, ansiosamente, incalzata da una musica assordante

che m‟inseguiva dandomi un senso di sgomento. Finalmente, al termine di una strada angusta,

delimitata dalle facciate scure di case altissime dai tetti spioventi, lo vedevo, lo raggiungevo. (...) Il

ponte era come una passerella sospesa su quel paesaggio lontano. Non sentivo più il fastidio dell‟abito e

mi accorgevo che si era trasformato in una gran sciarpa che il vento faceva ondeggiare. Di nuovo avevo

i capelli lunghi e li sentivo tendersi all‟aria mossa. (PS, pp. 139-140).

Le copertine delle due edizioni prese in considerazione raffigurano il termine del viaggio di

ambedue i reduci. La copertina de La Tregua mostra un disegno di Marc Chagall, che

rappresenta un uomo volando sopra una casa. Quella de I Ponti di Schwerin mostra un ponte

sul quale si stende il corpo di una donna.

2.2. Il cammino della vita___________________________________

È chiaro che il movimento concreto del rimpatrio deve essere collocato in un movimento più

generale e più astratto, quello del «cammin di nostra vita»74

, per riprendere le parole

dantesche. «Il viaggio,» ritengono Antonio Gargano e Marisa Squillante, «costituisce la

metafora dell‟esistere.»75

I due schemi presentati qua sotto rappresentano il cammino della

vita dei due protagonisti (Primo Levi autore e personaggio da una parte, Liana Millu e Elmina

Misdrachim dall‟altra).

Primo Levi

Nel caso di Primo Levi, possiamo individuare una fase pre- e una fase post-Lager, nelle quali

il protagonista gode di una (relativa) libertà. Ne La Tregua, Levi conferma la continuità tra

questi due periodi, denominando il periodo del Lager «la cesura di Auschwitz, che spaccava

in due la catena dei miei ricordi» (LT, p. 227)76

. Infatti, al periodo che si trova nel mezzo si

collegano le nozioni di prigionia e di morte. Nello schema, il periodo prima dell‟esperienza

del campo è stato denominato colla A, mentre il periodo dopo il ritorno a Torino riceve la

lettera A‟ : non c‟è dunque un parallelismo completo. Nel capitolo 3 spiegheremo perché A

diventa A‟, in altre parole perché non è più possibile per il protagonista la vita A pura,

autentica.

74

DANTE ALIGHIERI, Inferno, I, v. 1, op. cit., p. 4. 75

GARGANO A. & SQUILLANTE M. (a cura di), Il viaggio nella letteratura occidentale tra mito e simbolo, Napoli,

Liguori Editore, 2005, p. 2. 76

La citazione ci è suggerita da Robert S.C. GORDON, Primo Levi : le virtù dell‟uomo normale, Roma, Carocci,

2004, p. 56.

Page 37: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

37

pre-Lager Lager post-Lager

casa (Torino) campo (Auschwitz) casa (Torino)

libertà prigionia libertà

vita morte ? vita ?

costruzione distruzione ricostruzione

Illustrazione 1 : Il cammino della vita di Primo Levi

Le frecce designano le fasi transitorie tra due periodi di vita, cioè la deportazione e il ritorno.

La prima è descritta da Levi nel primo capitolo di Se questo è un uomo77

, la seconda ne La

Tregua. Nei due casi si tratta non solo di un cambiamento di stato e di atmosfera, ma

ugualmente di uno spostamento concreto. È notevole come ne La Tregua, Levi descrive la

seconda transizione quasi come un rito di inaugurazione, che per molti aspetti è parallelo al

trattamento rituale all‟entrata nel Lager. Prima i reduci devono spogliarsi78

, cioè disfarsi degli

abiti della vecchia vita, «spogliarci delle vestigia della nostra vita di prima, di fare di noi degli

uomini nuovi» (LT, p. 19). Poi segue un bagno79

, da un lato misura necessaria per garantire

l‟igiene e la salute80

, dall‟altro simbolo di stampo religioso fondato sulle qualità purificanti

dell‟acqua81

. Levi segnala il parallelismo con l‟entrata nel Lager : «Anche qui, come ad ogni

svolta del nostro così lungo itinerario, fummo sorpresi di essere accolti con un bagno» (LT, p.

18). E l‟autore ne conferma il valore simbolico :

77

LEVI P., Se questo è un uomo, Einaudi, 1985, pp. 11-22. 78

Ibid., p. 24 : « poi bisogna spogliarsi e fare un fagotto degli abiti ». 79

Cfr. GRASSANO G., Primo Levi, Firenze, La Nuova Italia, 1981, p. 44. 80

In primo luogo, Levi stesso non concepisce il bagno come una misura funzionale e necessaria, però dopo

conferma : « Non intendo già mettere in dubbio che un bagno, per noi in quelle condizioni, fosse opportuno : era

anzi necessario, e non sgradito. » (LT, p. 19). 81

Pensiamo in questo contesto ai sacramenti nella religione cristiana, soprattutto al battesimo, durante il quale si

versa l‟acqua benedetta sulla testa del neonato.

Page 38: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

38

Ma non fu quello un bagno di umiliazione, un bagno grottesco-demoniaco-sacrale, un bagno da messa

nera come l‟altro che aveva segnato la nostra discesa nell‟universo concentrazionario, e neppure un

bagno funzionale, antisettico, altamente tecnicizzato, come quello del nostro passaggio, molti mesi più

tardi, in mano americana : bensì un bagno alla maniera russa, a misura umana, estemporaneo ed

approssimativo. (LT, p. 18).

La nuova vita dei liberati comincia con l‟assegnazione di vestiti («Ci assegnarono camicia e

mutande», LT, p. 20) e con l‟atto tagliante definitivo del barbiere82

, che rasa i capelli e la

barba («per l‟ultima volta della nostra carriera ci fossero rasi i capelli a zero.», LT, p. 20).

Ultimo aspetto del rito di transizione è la separazione. La deportazione non significava

soltanto l‟allontanamento dalla patria e dai non deportati, ma anche la separazione dai

compagni deportati :

Entravano in campo quelli che il caso faceva scendere da un lato del convoglio; andavano in gas gli

altri. (...) Scomparvero così, in un istante, a tradimento, le nostre donne, i nostri genitori, i nostri figli.

Quasi nessuno ebbe modo di salutarli. Li vedemmo un po‟ di tempo come una massa oscura all‟altra

estremità della banchina, poi non vedemmo più nulla. (SQU, p. 20-21).

Anche se la separazione dopo la liberazione non è connotata in modo lugubre e funebre,

rimane una vicenda triste che causa in Levi un sentimento di vuotezza : « Qui ci separammo :

Charles ed Arthur, guariti e relativamente ben portanti, si ricongiunsero al gruppo dei

francesi, e sparirono dal mio orizzonte. Io, malato, fui introdotto nell‟infermeria.» (LT, p. 20-

21). Questa tristezza che segue all‟abbandono riviene alla fine del libro, quando Cesare, il

compagno favorito di Levi, decide di continuare da solo il viaggio di ritorno :

sopra ogni cosa ci attristava la mancanza di Cesare. Aveva lasciato fra noi un vuoto doloroso : in sua

assenza, nessuno sapeva di cosa parlare, nessuno più riusciva a vincere la noia del viaggio

interminabile, la fatica dei diciannove giorni di tradotta che ormai ci pesavano sulle spalle. Ci

guardavamo l‟un l‟altro con un vago senso di colpa : perché lo avevamo lasciato partire ? (LT, p. 242).

Liana Millu

L‟itinerario di Liana Millu e del suo personaggio Elmina è più complesso.

82

LEVI P., Se questo è un uomo, ed. cit., p. 25 : «Entrano con violenza quattro con rasoi, pennelli e tosatrici (…),

ci agguantano e in un momento ci troviamo rasi e tosati. Che facce goffe abbiamo senza capelli !». Si nota la

ricorrenza della nozione di violenza per descrivere l‟atto del barbiere : « Il barbiere (…) esercitava la sua arte

con inconsulta violenza » (LT, p. 20).

Page 39: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

39

Pre-Lager Lager post-Lager

famiglia & “casa” vivere da solo campo ? casa ?

(Pisa) (Volterra & Genova) (Auschwitz) (Genova)

“prigionia” libertà prigionia libertà

“morte” vita morte ? vita ?

costruzione distruzione ricostruzione

Illustrazione 2 : Il cammino della vita di Liana Millu / Elmina Misdrachim

Alla base si trova uno stesso movimento A - B - A come lo troviamo da Levi. Però dobbiamo

fare uno schema con quattro periodi di vita, perché la vita prebellica della Millu si condivide

in due periodi. Durante l‟infanzia (dopo la morte della madre e la partenza del padre), ha

abitato a casa delle zie. Parlando della giovane Elmina, la Millu scrive : «Contava i giorni e

vivendo come un prigioniero si affacciava a guardare spiragli di mondo dalla finestra della

cucina.» (pp. 56-57). Anche se questo periodo (A) è l‟unico nel quale Liana Millu si sa

circondata dalla famiglia, non lo considera come una fase felice della sua vita. Il suo desiderio

di indipendenza la spinge a lasciare la casa : nel periodo B la giovane Millu, appena

maggiorenne, fa conoscenza con la vera libertà. Chiamiamo il terzo periodo, che inizia dopo

la deportazione, il periodo A‟, perché riviene la nozione di prigionia e di «non-vita» o morte.

L‟ultima fase nella vita della Millu è una fase di ricostruzione : «Volevo rimettere insieme le

radici, affondarle dove ero nata. Il futuro ? La guerra aveva purgato il mondo da quel veleno e

ormai c‟erano soltanto cose da ricostruire : erano tante.» Ritrova la libertà da lei acquistata

faticosamente nella fase B, e perciò quest‟ultima fase si chiama B‟ : «Credeva che mai più

nella vita avrebbe goduto di una tale ebbrezza di gioiosa liberazione. Non poteva immaginare

che l‟avrebbe fuggevolmente ritrovata in Germania, su quella strada che doveva portarla al

Page 40: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

40

ponte di Schwerin.» (PS, p. 61). Di nuovo, l‟accento segnala l‟analogia incompleta dei due

periodi.

All‟opposto di Levi, la Millu non descrive nessun rito di transizione, però colpisce ne I Ponti

di Schwerin la ricorrenza frequente del motivo della strada. Infatti, la strada accompagna la

protagonista (e l‟autrice) in tutte le fasi della sua vita. Lascia l‟infanzia quando percorre con

un‟amica una «strada malfamata» (PS, p. 89). Durante l‟occupazione, dopo una piccola

missione illegale nel bosco su incarico di Vincenzo, Elmina è sollevata di poter nuovamente

«camminare sull‟asfalto» (PS, p. 192). A Malchow, il campo di lavoro, marcia alla fabbrica

con gli occhi chiusi, riaprendoli ogni tanto per poi essere colpita dal «baluginare biancastro

della strada» (PS, p. 148). Insomma, la strada prende ne I Ponti di Schwerin un significato

simbolico. È per Elmina/Liana una «vecchia e cara amica.» (PS, p. 55), lo sfondo del suo

cammino della vita83

personale.

2.3. L’itinerario psichico_________________________ __________

Tradizionalmente, il viaggio letterario non si limita al semplice spostamento fisico. Lo spazio

nel quale si svolge il movimento geografico sarà ugualmente lo sfondo per un‟evoluzione

mentale del protagonista, cosicché arrivi infine ad una «nuova percezione del sé, la conquista

o la riconquista di una identità»84

. All‟inizio de La Tregua e de I Ponti di Schwerin predomina

ancora l‟istinto primitivo nell‟uomo. Levi e Millu menzionano delle scene analoghe in cui i

prigionieri affamati ammazzano e divorano interamente delle mucche85

o dei cavalli86

.

Auschwitz ha dunque spinto l‟uomo verso il suo comportamento più istintivo possibile. Certi

compagni di Levi ritornano definitivamente ad uno stato di primitività e inciviltà, ad esempio

il Velletrano. Reduce di Auschwitz anche lui, si è ritirato nel bosco vicino al campo di Staryje

Doroghi, dove vive scalzo e seminudo, come un uomo selvaggio :

83

Cfr. «Per camminare regolarmente nella vita è necessaria la zavorra di un certo buon senso.» (PS, p. 166). 84

ZACCARO G., art. cit., p. 335. 85

«Verso mezzogiorno arrivò un bambino spaurito, che trascinava una mucca per la cavezza. (...) Non saprei dire

come, il povero animale venne macellato in pochi minuti, sventrato, squartato.» (LT, p. 15). 86

«Chi aprí la caccia fu, naturalmente, il Velletrano : venne a svegliarci un mattino, insanguinato da capo a

piedi, e teneva ancora in mano l‟arma primordiale di cui si era servito, una scheggia di granata legata con cinghie

di cuoio in cima a un randello biforcuto.» (LT, p. 187).

«“Anche quel pezzo di cavallo che si mangiò lungo la strada era crudo. Non te ne ricordi ?” “Per forza dovetti

mangiarlo ! Dopo due giorni di diguino e sempre camminando : avrei voluto vedere ! Però, a Birkenau, tu volevi

fare la cannibale. Me li ricordo bene, io, i discorsi che facevi con quell‟ungherese : erano discorsi da

antropofaghe. Te lo sognavi anche di notte il gusto di affettare il culo di qualcuno !”» (PS, pp. 39-40).

Page 41: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

41

Viveva come i nostri lontani progenitori : tendeva trappole alle lepri e alle volpi, si arrampicava sugli

alberi per nidi, abbatteva le tortore a sassate, e non disdegnava i pollai dei casolari più lontani. (...)

Dormiva sulla nuda terra, coricato accanto alle braci. Ma, poiché era figlio d‟uomo tuttavia, perseguiva

a suo modo la virtù e la conoscenza, e perfezionava di giorno in giorno le sue arti e i suoi strumenti : si

fabbricò un coltello, poi una zagaglia e un‟ascia, e se ne avesse avuto il tempo, non dubito che avrebbe

riscoperto l‟agricoltura e la pastorizia. (LT, p. 179).

Comunque il Velletrano rimane un‟eccezione : generalmente nelle reduci ritornano poco a

poco i segni della civiltà. Il viaggio di ritorno costituirà così un periodo di transizione, un

passaggio progressivo verso l‟umanità.

2.3.1. Ritorno dei sensi

Un primo segno del ritorno alla vita si trova nella descrizione più sensitiva del mondo.

Colpisce però il fatto che, sin dalle prime pagine de I Ponti di Schwerin, Liana Millu presenta

al lettore un‟osservazione sensitiva della realtà tutt‟altra rispetto a quella di Levi. Infatti, la

descrizione leviana si basa meramente sul senso della vista. Lo sguardo non è per lui solo uno

strumento di osservazione, ma anche un elemento fondamentale nella caratterizzazione dei

personaggi.

Il Kleine Kiepura ad esempio, ha uno sguardo «fisso nel vuoto» (LT, p. 28). Il Greco con cui

Levi fa conoscenza nei primi giorni dopo la liberazione, gli guarda generalmente con uno

«sguardo torvo» tipico (LT, p. 56) o «coi suoi freddi occhi di savio serpente» (LT, p. 59).

Ambigui sono lo sguardo del bambino Hurbinek, «uno sguardo selvaggio e umano ad un

tempo» (LT, p. 22), e quello di Galina, «in cui una pietà incerta si accompagnava con una

definita repulsione» (LT, p. 73). Comunque sarebbe esagerato pretendere che Levi trascuri gli

altri sensi. Ogni tanto l‟autore descrive una percezione olfattiva. Da un lato si tratta di profumi

odorosi («Ci sentivamo liberi, per il buon odore che veniva dalla terra», LT p. 162), dall‟altro

di un fetore disgustoso («acuto odore ferino», LT p. 186).

Che nel romanzo della Millu, l‟osservazione sensitiva risulti più presente e più varia, è

dimostrato attraverso il passo seguente, in cui la scrittrice riunisce i sensi dell‟udito, della

vista e dell‟olfatto. L‟ultima frase può eventualmente riferirsi in modo implicito al senso

tattile :

Tendevo l‟orecchio ai suoni della campagna : un gracidare di rane, qualche fruscio indistinto. Guardavo,

turbata, i fiori del ciliegio così irrealmente candidi sui neri rami protesi verso la casa e intanto mi

Page 42: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

42

sembrava che l‟odore, «quell‟odore» inquietante e terribile strisciasse sotto la porta, si avvicinasse al

divano. Lo sentivo come una presenza soprannaturale. (PS, p. 41)

La doppia connotazione (positiva – negativa) dell‟esperienza sensitiva si ritrova anche in

Millu. All‟inizio de I Ponti di Schwerin, l‟odore è ancora legato soprattutto alla morte e alla

caducità : «turandomi il naso mi sentii schifata e pieno di risentimento verso l‟uomo che

lentamente cominciava a disfarsi nella fredda umidità della cantina.» (PS, p. 29). Verso la fine

dell‟itinerario rientrano gli odori più positivamente connotati, tra l‟altro «quell‟aria di

merenda di campagna» (PS, p. 203) e «l‟odore di pulito e di fresco» di una casa (PS, p. 185).

La sensazione tattile si esprime inizialmente soltanto attraverso il contatto con l‟animale

(«stringendosi al petto il gatto bianco e grigio (...) carezzando il gatto amorosamente», PS p.

39) ma progressivamente è stabilito anche il contatto fisico tra uomini, elemento sul quale

ritorniamo nel punto 2.3.2.

Dalla descrizione sensitiva dei due autori in questione, è possibile dedurre come vogliono

definirsi nel loro libro. Primo Levi riveste in primo luogo il ruolo di osservatore : il senso

della vista prevale ne La Tregua, perché Levi incarna lo sguardo. In Millu, la descrizione

sensitiva è più legata alla protagonista : descrivendo il mondo che la circonda a partire dei

sensi di Elmina, l‟autrice stabilisce un legame diretto tra la protagonista e il suo ambiente.

2.3.2. Ritorno della corporeità

Nonostante le analogie tematiche fra le opere di Levi e Millu, Risa Sodi87

nota una grande

differenza nel modo in cui gli scrittori concepiscono il concetto di „itinerario‟ come

„rinascita‟. Levi mette in risalto in primo luogo la rinascita morale e spirituale, il ritorno della

gioia, della confidenza, dell‟amicizia e della speranza88

. Quello che rende la testimonianza di

Liana Millu così innovativa e particolare, è la descrizione diretta della corporeità. La Millu

parla del proprio corpo (o del corpo della sua protagonista Elmina) senza provare nessun

pudore. Da donna indipendente, che si è liberata da tutti i pregiudizi sulle donne, non tiene più

conto dei tabù che toccano il corpo. Quindi, l‟itinerario percorso da Elmina non è soltanto

87

SODI R., Many Bridges to Cross : Sex and Sexuality in Liana Millu‟s Holocaust Fiction, «Nemla Italian

Studies», 1997, vol. 21, p. 159-161. 88

Cfr. Ibid., p. 157 : «The toll on the body is often related as tragically inevitable, essentially physiological or

merely incidental.»

Page 43: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

43

psichico, ma anche fisico : l‟opera della Millu si caratterizza per un «acceptance of the

physical alongside the spiritual. In her works, as in her life, the two realms are inseparable.»89

Prima di poter raggiungere una rinascita corporale, bisogna sentirsi di nuovo il proprietario

del suo corpo. Levi esprime questa sua necessità interiore : «sentivo un bisogno imperioso di

riprendere possesso del mio corpo, di ristabilire il contatto rotto da ormai quasi due anni.»

(LT, p. 124). Solo essendo cosciente della propria esistenza e concretezza fisica, il reduce sarà

di nuovo in grado di curare il proprio corpo e progredire ugualmente verso la cura dell‟anima.

A questo proposito, Liana Millu cita nel suo contributo su La normalità del reduce un

episodio significavo circa le donne francesi a Birkenau :

Una volta alla settimana, quando ci davano un cucchiaio di margarina, tutti lo finivano fino all‟ultimo

più piccolo residuo, leccandosi la mano fino a lucidarla. Le francesi invece, conservavano un‟ultima

piccolissima parte per passarsela sotto gli occhi, come una crema per le rughe.90

A questa maggiore cura del corpo, la Millu attribuisce l‟ottimismo ammirabile delle francesi :

solo proclamandosi possessore del proprio corpo e considerando se stessi come persone in

carne ed ossa (e non come una „cosa‟), si può resistere al terrore anche sul livello psicologico.

Dopo la presa di coscienza della propria esistenza fisica, il ritorno della corporeità si presenta

su tre livelli : la salute, l‟esteticità e la sessualità.

a) La salute

Soprattutto ne La Tregua viene messo in evidenza lo stato di salute preoccupante del

protagonista. Infatti, l‟inizio del suo itinerario si colloca nell‟infermeria del Lager : «non

trovavo sonno, a causa della fatica stessa e della malattia. Avevo tutte le membra indolenzite,

il sangue mi pulsava convulsamente nel cranio, e mi sentivo invadere dalla febbre.» (LT, p.

13-14). Però la liberazione dal campo non significa una guarigione immediata perché nelle

condizioni precarie della guerra non ancora totalmente finita, «i medici, per lo più malati essi

stessi, erano poche decine, le medicine e il materiale sanitario mancavano del tutto» (LT, p.

21). La guarigione rimane dunque un‟azione meramente autonoma dalla parte del malato, e

89

Ibid., p. 161. 90

MILLU L., Sulla normalità del reduce, in: SPAD MILVIA, Le parole di un uomo. Incontro con Primo Levi, Di

Renzo Editore, Roma, 2003, p. 121.

Page 44: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

44

per quello sarà considerata spesso una prima vittoria personale del reduce, e un primo passo

nel ritorno verso la normalità, come sostiene Marta Baiardi91

. Levi conferma : «Al quinto

giorno la febbre era sparita : mi sentivo leggero come una nuvola, affamato e gelato, ma la

mia testa era sgombra, gli occhi e gli orecchi come affinati dalla forzata vacanza, ed ero in

grado di riprendere contatto col mondo.» (LT, p. 21).

In Millu, la descrizione più rilevante del corpo malato segue all‟evento probabilmente più

tragico dell‟intero romanzo. Dopo la morte dell‟amico Willem, un gruppo di reduci trova

Elmina più morta che viva : «Bernard era sceso a darmi un‟occhiata e aveva visto che non ero

morta. Però ci mancava poco. Deliravo, avevo la febbre alta. Così mi avevano raccolta e

messa sul carro.» (PS, p. 200-201). Tuttavia, se si prende in considerazione il contesto della

citazione, si può sostenere che in questo caso la malattia del corpo equivale ad un‟instabilità

psicologica, causata dal lutto per Willem. Il motivo del corpo esausto, frequente ne I Ponti di

Schwerin, va visto nella stessa luce, cioè come la manifestazione fisica di uno stato d‟anima.

b) L’esteticità

Il motivo del corpo estetico, anche se generalmente valutato come una caratteristica

tipicamente femminile, è presente sia ne La Tregua sia ne I Ponti di Schwerin. Primo Levi e

Elmina Misdrachim si rendono conto che «il nostro aspetto non doveva essere gradevole»

(LT, p. 39). Ambedue gli autori menzionano più o meno gli stessi elementi per farci

riferimento. L‟elemento più caratterizzante dell‟aspetto del reduce è ovviamente la chioma

rasata, risultato di un procedimento di uniformazione dalla parte degli oppressori. Per le

donne la perdita dei capelli corrisponde inoltre alla perdita della femminilità.

Risero tutti, rumorosamente, come a una gran scempiaggine e diventai rossa e mortificata perché quelle

risate mi obbligavano a rendermi conto che ero soltanto un mucchietto d‟ossa ricoperte da pelle smorta.

I capelli erano ricresciuti radi, senza forza e arricciandosi sembravano ancora più corti. Inoltre, mi erano

caduti dei denti e quando sorridevo senza controllarmi si vedeva e non doveva essere un bello

spettacolo. (PS, p. 70).

Come è noto, in Lager avevamo i capelli rasati ; alla liberazione, dopo un anno di rasatura, a tutti, e a

me in specie, i capelli erano ricresciuti curiosamente lisci e morbidi : a quel tempo i miei erano ancora

molto corti, e Cesare sosteneva che gli ricordavano la pelliccia di coniglio. (LT, p. 156-157).

Di fronte a Galina mi sentivo debole, malato e sporco; ero dolorosamente conscio del mio aspetto

miserevole, della mia barba mal rasa, dei miei abiti di Auschwitz. (LT, p. 73).

91

BAIARDI M., „Liana Millu. Due libri postumi. Appunti bibliografici.‟, DEP (Deportati, esuli, profughe), n° 7,

2007, p. 309.

Page 45: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

45

È notevole che sia Millu sia Levi descrivono l‟aspetto del protagonista in relazione a quello

dell‟altra gente (cfr. tutti in Millu, Galina in Levi). Quindi il sentimento di non-esteticità dei

protagonisti è causato dalla presa di coscienza di una certa anormalità. Visto che il viaggio al

ponte di Schwerin di Elmina viene concepito come un ritorno alla normalità, sarà ugualmente

un ritorno all‟esteticità. In un sogno, Elmina si vede raggiungere il ponte come una bella

ragazza : «Non sentivo più il fastidio dell‟abito e mi accorgevo che si era trasformato in una

gran sciarpa che il vento faceva ondeggiare. Di nuovo avevo i capelli lunghi e li sentivo

tendersi all‟aria mossa.» (PS, p. 140).

c) La sessualità

Dopo essersi resi conto della sopravvivenza e del valore del proprio corpo, i reduci sono

pronti ad entrare di nuovo in contatto con l‟altro, e questo non solo mentalmente. Nel Lager,

un‟esperienza di tipo sessuale era quasi impensabile, come fa intendere Liana Millu : «E in

lager ? Cosa succedeva, in lager ? Come si arrangiavano ? Non succedeva proprio niente. Le

Fasce Rosse, i kapò, soltanto quelli potevano arrangiarsi e di solito se la vedevano tra loro.

Per i soldati sceglievano il meglio agli arrivi. Una volta in lager, figuriamoci!» (PS, p. 314).

Con la liberazione del campo scade dunque l‟idea del corpo come solo strumento di lavoro e

ritorna quella del desiderio sessuale, del piacere fisico.

Tanti scrittori hanno però evitato l‟argomento nelle loro opere sull‟Olocausto, a causa della

innaturalità della combinazione di sesso e morte. Ogni segno di sessualità avrebbe dissacrato

la realtà tragica dei campi. In Primo Levi, questa tensione viene incarnata da Jadzia, una

ragazza di più o meno ventiquattro anni. Davanti agli uomini, Jadzia dimostra un‟attrazione

sessuale disperata :

Il suo involucre carne anemica era tormentato, lacerato dall‟interno, sconvolto da una segreta continua

tempesta. Aveva voglia, bisogno, necessità impellente di un uomo, di un uomo qualsiasi, subito di tutti

gli uomini. Ogni maschio che passasse nel suo campo la attirava. (LT, p. 29).

Giuseppe Grassano92

riconosce in questo comportamento un istinto in cui sesso e morte si

identificano quasi : ossessionatamente in cerca di un contatto fisico con l‟altro sesso, Jadzia

alla fine si annienta. Ne I Ponti di Schwerin, sesso e morte si congiungono in una scena situata

nel periodo prima della guerra. Delusa nella vita e limitata nella sua libertà a causa delle leggi

92

GRASSANO G., op. cit., p. 47.

Page 46: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

46

razziali, Elmina sta considerando il suicidio su un ponte, quando ad un tratto appare un uomo

che la convince a non buttarsi. Finiscono in una camera d‟albergo, dove

il giovane corpo di Elmina prese contatto con quello dello sconosciuto con un impeto che era desiderio

di annullamento, come se la presa di quelle membra robuste potesse disfarla più rapidamente di quanto

non avrebbe potuto fare il fluttuante lavorio limaccioso dell‟acqua. (PS, p. 115).

Accanto alla combinazione problematica di sesso e morte sopraddescritta, c‟è un altra

tensione che trattiene tanti scrittori dal descrivere la sessualità in o dopo il campo, cioè quella

tra l‟unicità dell‟evento storico dell‟Olocausto e la normalità di certi aspetti sessuali

(maternità, gravidanza, aborto, ecc.) come parti della vita femminile93

. Per la Millu, la

descrizione della sessualità non è per niente una negazione dell‟orrore dei campi ; è invece un

modo per riaffermare la sua normalità come donna viva. In questo senso, è logico che ne I

Ponti di Schwerin, che è giusto il libro del ritorno alla normalità, la sessualità costituisca un

filo conduttore nella descrizione della personalità di Elmina. Risa Sodi94

stima che la vita

della protagonista andrebbe proprio divisa in fasi in base al criterio della sessualità. Riconosce

tre periodi (la giovinezza, il ritorno da Auschwitz e il dopoguerra), con i rispettivi partner

sessuali (Armando, Willem e Oal).

Visto che la storia de I Ponti di Schwerin comprende la vita di Elmina dalla nascita fino al

primo Natale dopo la liberazione, è possibile mostrare una certa varietà di aspetti sessuali95

,

laddove questa possibilità non esiste nel libro di Levi, che descrive solo il viaggio di ritorno.

Comunque rimane notevole che la scrittrice non mostri nessun riserbo nel descrivere i

brancicamenti dalla parte di vecchi zii della famiglia nell‟infanzia di Elmina96

, la prima

esperienza sessuale97

, lo stupro dalla parte di un soldato98

, la gravidanza indesiderata e

93

Cfr. BRAVO A., introduzione a OFER D. & WEITZMAN L.J. (a cura di), Donne nell‟Olocausto, Firenze, Le

Lettere, 2001. Ci si riferisce Stefania LUCAMANTE, Non soltanto memoria. La scrittura delle donne della Shoah

dal dopoguerra ai giorni nostri, in : Scrittori italiani di origine ebrea ieri e oggi : un approccio generazionale, a

cura di Reinier Speelman, Monica Jansen & Silvia Gaiga, Italianistica Ultraiectina 2, Igitur, Utrecht Publishing

& Archiving Services, 2007, p. 80. 94

SODI R., art. cit. p. 169. 95

Risa SODI (art. cit., p. 172) parla dei «possible stops along a young woman‟s erotic itinerary ». 96

«Infatti, quasi tutti gli anziani che frequentavano la casa (...) sentivano il bisogno di dichiarare a Elmina che la

conoscevano da quando era nata. Perciò le cingevano paternamente la vita dandole buffetti sulle guance. Ma

trovandosi soli con lei, allungavano le mani brancicandola con furia, dappertutto, fin da quando il seno si era

delineato sul suo magro busto di bambina. Di sesso, Elmina non conosceva neppure la parola. Pure, aveva intuito

che parlare con le zie di quei brancicamenti avrebbe scatenato tempeste e non ne aveva mai detto niente,

limitandosi a sgusciare da quelle mani avide.» (PS, p. 60). 97

«La strinse sempre più forte finché lei se ne senti quasi soffocata. Dal viso di Armando gocce di sudore

scivolavano sul suo procurandole un profondo, disgustato senso di fastidio. Si sforzava di allontanare il viso e

intanto sentiva il respiro di lui diventare sempre più rapido e affannoso. Poi una fitta dolorsa le si allungò nel

Page 47: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

47

l‟aborto99

, ecc. Nell‟Italia assai conservatrice degli anni Settanta, questi temi erano – e lo sono

ancora in certi ambienti – molto controversi. La legge che consente alla donna l‟aborto entro i

primi tre mesi della gravidanza data del 1978, proprio l‟anno in cui fu pubblicato I Ponti di

Schwerin.

Quando ci limitiamo alla sessualità ritrovata durante il viaggio di ritorno, l‟esperienza più

significativa di Elmina è la sua relazione con Willem. Incontratisi casualmente per strada, i

due viaggiatori solitari suscitano l‟uno nell‟altro una nuova curiosità dell‟altro e finiscono con

l‟abbandonare la solitudine cercata per stabilire un‟alleanza stretta : «Avevamo ostentato

d‟ignorarci per tutta la giornata, desiderosi di far capire quanto tenessimo alla nostra

solitudine e indipendenza. Ma ormai sedevamo vicini e aspettando che l‟acqua si scaldasse ci

sentimmo compagni e contenti di esserlo diventati» (PS, p. 153). In Willem, Elmina trova di

nuovo una persona che si occupa di lei. Willem sa fare rinascere in lei un‟umanità perduta :

«Era tanto tempo che qualcuno non si occupava di me che vederlo fare mi dette una

sensazione strana. C‟era sorpresa e anche riconoscenza ed emozione intenerita.» (PS, p. 154).

Anche se non c‟è dubbio sull‟onestà dei loro sentimenti reciproci di amicizia, è chiaro che

entrambi cercano nell‟altro un surrogato dell‟amante perduto. Willem fa pensare Elmina ad

Oal, il suo fidanzato di cui non sa se è ancora in vita, mentre per lui, Elmina sostituisce la

moglie Margriet, morta in un bombardamento. Questa sostituzione arriva nel punto

culminante del rapporto sessuale stesso :

“Margriet!”

Tendevo l‟orecchio, cercando di distinguere quello che diceva.

“Margriet. Oh, Margriet, Margriet...”.

Continuava a invocarla e non mi sentivo offesa.

(PS, p. 181)

ventre, constringendola a lamentarsi e irrigidirsi. (...) Tristemente (...) pensò che ormai era una donna.» (PS, p.

81). 98

«Quasi subito, due mani robuste la trovarono. La presero tenendola ferma ; la distesero percorrendola tutta. In

silenzio, un greve corpo massiccio la coprì, quasi soffocandola, e un fiato pesante le alitò sul collo. “È stata

Jeannette!” pensò lei mentre il breve, acuto dolore della penetrazione indicava come la castità della prigionia

avesse disabituato il suo corpo all‟ingresso dell‟uomo. “Lo ha mandato da me per liberarsi. Qualunque cosa, pur

di rimanere vergine!” Lo sconosciuto si agitò respirando forte, poi rimase immobile.» (PS, p. 72). 99

«Due feroci mani di metallo tiravano il suo ventre in direzioni opposte, tendendolo e quasi squarciandolo,

finché Elmina credette che la carne avrebbe ceduto, spaccandosi in due. Ma sapeva di non dover gridare e non

gridò (...). Nel profondo centro del suo ventre dei rasoi rullarono scandendo un ritmo veloce (...).

Improvvisamente come avevano cominciato, gli orrendi rasoi smisero di rullare. Miracolosamente toccata da

quel silenzio, la carne respirò, quasi incredula di essere liberata. (...) Quanto al telefono, non la interessava. Non

doveva telefonare a nessuno, non sapeva niente del padre dei gemelli. Era uno sconosciuto, incontrato per caso la

sera in cui aveva deciso di morire.» (PS, pp. 105-106).

Page 48: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

48

Il rapporto sessuale tra Elmina e Willem non è dunque meramente „il sesso per il sesso‟ e non

è neanche un „fare l‟amore‟. Trova invece la sua origine in una commistione di solidarietà,

amicizia profonda, commiserazione, autocommiserazione, bisogno di affetto e di

consolazione. Piuttosto che l‟espressione di un istinto quasi animalesco, il sesso diventa qui

una medicina per curare il trauma dell‟esperienza fatta.

Rispetto al romanzo della Millu, le menzioni di una ritrovata coscienza sessuale sono scarse

ne La Tregua100

, e in ogni modo non si riferiscono mai al protagonista.101

La prima forma di

contatto fisico avviene nel Campo Grande, dove i prigionieri liberati vengono lavati da due

ragazze russe, che li insaponano, strofinano, massaggiano e asciugano «con mani pietose»

(LT, p. 19). Dal vecchio Arthur, questo nuovo confronto tra la propria nudità e le mani delle

ragazze provoca qualche protesta : «nel suo subconscio il contatto di quelle mani femminili

sulla pelle nuda veniva a conflitto con tabù ancestrali.» (LT, p. 19). Per quel che concerne la

vera attività sessuale, Levi menziona che, durante il soggiorno a Staryje Doroghi,

le donne, nella nostra colonia, erano poche, non più di duecento, e quasi tutte avevano presto trovato

una sistemazione stabile : non erano più disponibili. Perciò, per un numero imprecisato di italiani,

andare «dalle ragazze del bosco» era diventata una consuetudine, e l‟unica alternativa al celibato. Una

alternativa ricca di un fascino complesso : perché la faccenda era segreta e vagamente pericolosa. (LT,

p. 178).

2.3.3. La maturità

Abbiamo già considerato il ritorno del reduce il passo verso un‟ultima fase della sua vita

(quella „post-Lager‟). Primo Levi e Elmina Misdrachim hanno percorso una serie di

esperienze che li hanno marcati e formati (cfr. la formazione del picaro). L‟itinerario descritto

ne La Tregua e ne I Ponti di Schwerin conduce ad una maggiore maturità. Così, all‟inizio de

La Tregua, lasciando il campo dietro di sé, Levi scruta ancora per l‟ultima volta «le baracche

dove avevo sofferto e mi ero maturato.» (LT, p. 17). Millu non menziona il concetto di

maturità in relazione diretta con la via del ritorno, però lo lega al motivo della strada in una

frase che potrebbe perfettamente applicarsi all‟itinerario percorso dopo la liberazione : «Fu

100

Nella versione filmata del libro di Levi (The Truce, 1997), il regista Francesco Rosi introduce però una scena

che mostra la riscoperta della sessualità del protagonista. Ovviamente in questa scelta hanno giocato anche dei

motivi commerciali, come conferma Risa SODI (art.cit., p. 160). 101

Una sola volta, nel momento in cui gli è offerta una ragazza, Levi pone chiaramente : «No, non avevo bisogno

di una donna, o per lo meno non in quel senso.» (LT, p. 148).

Page 49: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

49

infatti nel breve percorso di quella strada che Elmina lasciò il mondo dell‟infanzia.» (PS, p.

89). Inoltre, la Millu conferma il processo di maturazione, annotando nel suo Tagebuch :

«Innocenza! Be‟, piantiamola lì.» (TB, p. 47).

Tuttavia, nonostante la maturità nuovamente acquistata attraverso il viaggio, i reduci non

hanno perso totalmente il candore infantile. Infatti, dopo la liberazione del campo, ritrovano

progressivamente l‟innocenza infantile che Auschwitz gli aveva tolta, cioè la capacità di

contemplare le cose in modo ingenuo, non con uno sguardo contaminato. Elmina racconta :

«ci sentivamo pieni di una gioia da palloncino colorato, infantile e innocente. Evviva!»

2.4. Il cambiamento del mondo____________________ _________

Laddove la vita interiore dei due protagonisti cambia radicalmente, il mondo intorno a loro

subisce ugualmente una trasformazione profonda : «Nel corso di quei giorni, intorno a me si

era verificato un mutamento vistoso.» (LT, p. 22). Si tratta di un cambiamento in senso

positivo : è arrivata un‟epoca di pace che si fa vedere nel ritorno di cose liete, colorate, belle,

innocenti, leggere e comiche.

2.4.1. Cambiamento del tempo

Il tempo del cambiamento è rappresentato in primo luogo attraverso il cambiamento del

tempo, un topos letterario nel quale il clima si modifica a seconda dello stato mentale del

protagonista. La liberazione dei campi di Auschwitz data della fine di gennaio 1945102

: gli

ultimi mesi di prigionia sono dunque vissuti dagli Häftlinge in condizioni invernali rigidi.

Regna il buio della stagione più brutta, e quando appare il sole, anche questo sembra immerso

nell‟orrore della morte : «il sole tramonta in un vortice di truci nubi sanguigne» (SQU, p. 33).

Dopo la liberazione, il paesaggio comincia a disgelarsi e si trasforma in uno «squallido

acquitrino» (LT, p. 16). Come momento di passaggio, torna frequentemente il motivo biblico

102

Levi menziona specificamente «il mezzogiorno del 27 gennaio 1945» (LT, p. 10). Millu non aggiunge

nessuna indicazione a questo proposito.

Page 50: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

50

del diluvio universale, provocato da Dio per cancellare la malvagità degli uomini103

. Viene

messa in evidenza la forza purificatrice dell‟acqua : pulisce la terra dall‟infezione della guerra

e libera l‟anima dall‟offesa. Giocando sul nome del personaggio biblico, l‟autore de La

Tregua annuncia poi la fine del diluvio e dunque la fine dell‟orrore : «Il diluvio era finito : nel

cielo nero di Auschwitz Noah vedeva splendere l‟arcobaleno, e il mondo era suo, da

ripopolare.» (LT, p. 31).

Poco a poco appaiono i segni di una nuova stagione, la primavera, simbolo della freschezza,

della vivacità e di una felicità tenera. In tutta la natura monta «la linfa di primavera» (LT, p.

98), cioè un‟energia vitale rinnovata. Su «quella terra di primavera rivestita di verde» (PS, p.

48), rinasce il tipo di locus amoenus spazzato via dalla guerra :

I rami formavano un intrico sopra la nostra testa, fitto, ma non tanto da nascondere le bianche nuvole

gonfie che veleggiavano solenni nel cielo tiepido della primavera. Gli occhi si chiudevano, il corpo si

abbandonava al languore del sonno e dimenticava le fatiche passate. (PS, p. 30).

Che il clima rifletta la psicologia dei reduci si evidenzia nella connotazione fra stagione

primaverile e sensazioni positive. In Millu, i giorni splendidi vengono legati alle «dolcezze

della libertà» (PS, p. 30). Levi, da parte sua, collega il trionfo della nuova stagione al trionfo

della pace : «fuori l‟aria era piena di primavera e di vittoria» (LT, p. 114).

Ma il tempo riflette anche lo stato d‟animo negativo, ad esempio nel nono capitolo de La

Tregua. Mentre la patria si trova verso Sud, i Russi conducono la carovana in direzione del

Nord, verso il campo di sosta di Staryje Doroghi. Causano così presso i reduci un profondo

senso di delusione, che sarà rappresentato dal tempo : «andavamo a nord, via dal mare, via

dall‟Italia, verso la prigionia, la solitudine, il buio, l‟inverno.» (LT, p. 145).

103

«Allora il Signore vide che la malvagità dell‟uomo era grande sulla terra e che ogni progetto concepito dal

suo cuore non era rivolto ad altro che al male tutto il giorno : di conseguenza il Signore fu dispiaciuto di aver

fatto l‟uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Sicché il Signore disse : “Io voglio cancellare dalla faccia

della terra l‟uomo che ho creato : uomo e bestiame e rettili e uccelli del cielo, poiché mi dispiace d‟averli fatti”.

Tuttavia Noè trovò grazia agli occhi del Signore.» (Genesi, 6 : 5-7, 11-13). «E avvenne, al settimo giorno, che le

acque del diluvio furono sopra la terra.» (Genesi, 7 : 10). Tratto da Bibbia Ebron, Milano, Edizioni San Paolo,

2005, p. 23.

Page 51: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

51

Dopo una prima – precaria – felicità, quella della primavera, viene «il sole ardente della calda

estate» (LT, p. 151). L‟estate simboleggia la sicurezza della pace e il calore umano ritrovato.

Ne I Ponti di Schwerin, Willem e Elmina lodano il sole :

Poco a poco, tra gli strati di nuvole si allargarono spiazzi celestini e infine il sole vinse ed emerse

irraggiando : grande, benefico e bello. Il dio Sole ! «Avevano ragione gli antichi» disse Willem.

«Facevano bene ad adorarlo.» (PS, p. 195).

2.4.2. Cambiamento dei colori

In Se questo è un uomo, Levi metteva in evidenza il grigiore del campo, il colore sporco del

fango, il buio del paesaggio. Nei primi capitoli de La Tregua, questa atmosfera continua : «A

noi [i soldati russi] parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi sui loro enormi cavalli, fra

il grigio della neve e il grigio del cielo» (LT, p. 10). Poco a poco rientrano i colori più

positivi, prima «una penombra verde-nera» (LT, p. 132), poi i colori freschi della primavera

che sta per arrivare nelle «colline verdeggianti della Moldavia» (LT, p. 228). Un passo chiave

a questo proposito è il seguente, già citato nel contesto del cambiamento del tempo (punto

2.4.1), che rappresenta tutta l‟evoluzione verso un mondo più colorato, quindi più positivo :

«nel cielo di Auschwitz Noah vedeva splendere l‟arcobaleno, e il mondo era suo» (LT, p. 31).

Paragonando l‟universo leviano e quello descritto dalla Millu, il secondo risulta più colorato

del primo, probabilmente perché la descrizione di Liana Millu è più imperniata sui sensi.

Presso Millu, la percezione dei colori si rivela importantissima sin dall‟inizio del romanzo.

Nel momento in cui Elmina e Jeannette escono dall‟oscurità della cantina, sono immerse in un

mondo primaverile multicolore : ammirano la bianchezza dei fiori del ciliegio (PS, p. 30) e

delle «nuvole gonfie» (PS, p. 30). Così come in Levi, i paesaggi sono colorati di un verde

fresco : «Era bello camminare senza fretta su quella terra di primavera (...) rivestita di verde»

(PS, p. 48). Nella descrizione dell‟incontro tra Elmina e Willem, il cielo riceve i colori

positivi «di rosso e di rosa» (PS, p. 153).

2.4.3. Presenze animalesche

Nelle testimonianze sull‟Olocausto colpisce la ricorrenza di metafore tratte dall‟ambito del

mondo animalesco. Generalmente, i reduci descrivono se stessi e i loro compagni nel campo

come delle presenze bestiali, cioè delle creature senza ragione e coscienza, prive di qualsiasi

Page 52: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

52

caratteristica umana104

. Nei due libri presi in considerazione, le metafore cambiano, nel senso

che alle „bestie‟ vengono attribuite progressivamente dei tratti umani.

Nei primi capitoli de I Ponti di Schwerin, Liana Millu parla ancora di «bestiole soddisfatte»

(PS, p. 30). Però dopo un certo tempo riesce a considerare se stessa e il suo prossimo in modo

più positivo e definito. Dopo la partenza dal campo di Malchow, la contentezza provocata

dalla sensazione di libertà spinge Elmina a sdraiarsi «sull‟erba della riva, socchiudendo gli

occhi come fanno i gatti contenti» (PS, p. 51). Durante il suo itinerari, si descrive come un

«uccello notturno» (PS, p. 139). E ritornata a casa, la protagonista, ammirando la sua amica

Benny, nota che «ogni suo gesto ricordava i movimenti leggeri di un uccello, il suo aspetto

faceva pensare vagamente a un passerotto biondo.» (PS, p. 305). Inoltre, Marta Baiardi105

nota

come nel Tagebuch Liana Millu utilizza inversamente le parole „bestiali‟ per denominare i

Tedeschi : descrive lo sguardo di un soldato tedesco come quello «di una bestia catturata e

impaurita, lo sguardo del cane che aspetta il colpo.» (TB, p. 67).

Anche presso Levi, la bestialità del campo continua ad emergere, ad esempio sotto forma di

una «voracità animalesca» (LT, p. 79). Certi personaggi non riescono neanche a disfarsi del

loro aspetto di «animali umiliati e domati» (LT, p. 144). Comunque le „bestie‟ del campo che

quasi non ricordavano più gli uomini che erano stati una volta, diventano ne La Tregua di

nuovo uomini veri e propri, le cui caratteristiche sia positive sia negative fanno pensare ogni

tanto a quelle di certi animali. Non si tratta più di bestie indefinite e senza valore, ma di

animali concreti che hanno i loro movimenti specifici, e nei quali viene persino sospettata la

presenza di un carattere, cioè di un‟anima. Il ventaglio di animali menzionati da Levi è molto

più ampio. Al cavallo106

, l‟autore lega soprattutto il valore della forza e della virilità. Così

Noah, personaggio di un vigore vitale eccezionale che Levi incontra all‟inizio del suo

itinerario, viene descritto come un uomo «forte come un cavallo, vorace e salace» (LT, p. 30).

Lo stesso vale per il Moro di Verona, un «gran vecchio scabro dall‟ossatura da dinosauro, alto

e ben dritto sulle reni, forte ancora come un cavallo» (LT, p. 114). Gli uccelli, che appaiono

anche spesso – come abbiamo dimostrato – nel libro della Millu, vengono caratterizzati dalla

104

Per quel che concerne il vocabolario bestiale in Se questo è un uomo di Primo Levi, vorremmo fare

riferimento alla tesina che abbiamo scritta nel 2007, nella quale facciamo un piccolo elenco delle parole che

Levi utilizza per denominare la condizione bestiale degli Häftlinge. Si tratta tra l‟altro di bestialità (e le parole

derivate), animali e animale-uomo. 105

BAIARDI M., art. cit., p. 311. 106

Cfr. BELPOLITI M., Primo Levi, Milano, Edizioni Bruno Mondadori, 1998, p. 31 : «L‟animale più citato è il

cavallo, la cui carne diventa la salvezza per il narratore denutrito».

Page 53: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

53

loro condizione permanente di libertà, legata all‟idea del volo (cfr. «libero come un uccello»,

LT p. 79, e «uccello d‟alto volo», LT p. 30). In questo senso, gli uccelli si collegano

all‟atmosfera primaverile : rappresentano la positività apportata dalla nuova stagione.

Tuttavia, Levi mette anche in evidenza le reazioni impaurite degli uccelli («davanti al male

fuggiva, come gli uccelli davanti alla tempesta», LT p. 243). I movimenti agili e veloci di

certi personaggi vengono resi attraverso il paragone con una scimmia («agili movenze

scimmiesche», LT p. 208) o un‟anguilla («sgusciando come un‟anguilla attraverso

innumerevoli posti di blocco», LT p. 119). Per descrivere l‟aspetto di una donna, l‟infermiera

militare Marja, Levi ricorre ad un paragone con un gatto : «Marja era (...) simile a un gatto di

bosco per gli occhi obliqui e selvatici, il naso breve dalle narici frontali, e le movenze agili e

silenziose.» (LT, p. 70). Un‟altra immagine del gatto ci è offerta nella metafora di Cesare, che

«tornò all‟alba del quarto giorno, malconcio e ispido come un gatto reduce da una tregenda

sui tetti» (LT, p. 99). L‟elenco si conclude con i riferimenti al giovane Pista, che vagabonda

per le stazioni «come un cane randagio» (LT, p. 245), e allo «sguardo di falco» (LT, p. 252) di

un reduce, simbolo del sentimento di libertà, di forza e di sicurezza.

2.4.4. Ritorno dell’altro sesso e dei bambini

a) Uomini & donne

All‟arrivo nel campo di concentramento, uno dei primi procedimenti organizzati dai Tedeschi

era la separazione di uomini, donne e bambini. Nei campi, il contatto con persone dell‟altro

sesso era severamente vietato107

. Va dunque da sé che la riapparizione dell‟altro sesso

nell‟universo dei liberati provoca, se non uno shock, almeno una sensazione di novità.

Abituato ad un universo strettamente maschile, Primo Levi descrive le prime figure femminili

che entrano nel campo dopo la liberazione come delle presenze ambigue :

Vedemmo aggirarsi per il campo altre ragazze polacche, pallide di pietà e di ribrezzo : ripulivano i

malati e ne curavano alla meglio le piaghe. Accesero anche in mezzo al campo un enorme fuoco, che

alimentavano con i rottami delle baracche sfondate, e sul quale cucinavano la zuppa in recipienti di

fortuna. (LT, p. 15).

Da una parte, le ragazze sono curanti e premurose, apportano un nuovo calore, rappresentano

in qualche modo un‟atmosfera domestica e familiare. Dall‟altra, rimangono comunque degli

107

In un flashback, Levi parla di Flora, una donna che era stata messa a spazzare i pavimenti della fabbrica di

Buna : « Era la sola donna che vedessimo da mesi, e parlava la nostra lingua, ma a noi Häftlinge era proibito

rivolgerle la parola. » (LT, p. 196).

Page 54: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

54

esseri di un altro mondo : la distanza rispetto agli abitanti del campo si mostra nel loro

atteggiamento di ribrezzo e di ripulsione. Più avanti ne La Tregua, Levi incontra una donna

incinta nell‟infermeria del campo di sosta di Staryje Doroghi. Ora sono i suoi propri

sentimenti in confronto a questa donna a risultare totalmente ambigui :

In modo vago eppure insistente, a quella immagine femminile ricollegavo un nodo di sentimenti intensi

: di ammirazione umile e lontana, di riconoscenza, di frustrazione, di paura, perfino di astratto desiderio,

ma principalmente di angoscia profonda e indeterminata. (LT, p. 195).

Una stessa ambiguità si ritrova ne I Ponti di Schwerin. Dopo l‟esperienza del Lager, uno dei

primi contatti della protagonista Elmina con un uomo avviene in una notte oscura : un soldato

russo viene a trovarla e la violenta. Questo atto aggressivo e denigratore provoca ovviamente

un‟ansia terribile, però allo stesso tempo significa anche un nuovo inizio. Risa Sodi108

nota a

questo proposito : «Oddly enough, beginning with this forced sexual encounter, her inner

emotional core begins to thaw.» Lo stupro causa in Elmina la liberazione del suo corpo e della

sua mente e la inizia di nuovo al mondo.

Per quanto riguarda i personaggi femminili, colpisce la presenza delle tre rappresentanti

stereotipate della femminilità, cioè la madre, la moglie (o l‟amante) e la prostituta.

Presso Levi, la figura della madre è incarnata da Frau Vita. Giovane vedova con un «dolce

viso chiaro» (LT, p. 31), Frau Vita si caratterizza per un amore incondizionato per il suo

prossimo. In un tentativo frenetico di liberarsi dal proprio trauma, è sempre «in cerca di pene

da allevare» (LT, p. 33) : si occupa dei bambini e dei malati. In Frau Vita, Levi riconosce «il

calore umano» (LT, p. 31) tipico di una madre. Non per niente, la donna riceve un nome che

si riferisce alla creazione di una nuova vita, alla (ri)nascita. Ne I Ponti di Schwerin, la figura

materna è totalmente assente, anche nei frammenti in cui Elmina si ricorda della sua

giovinezza. La ragione sta nella morte precoce della madre di Liana Millu.

Delle tre figure femminili, la moglie è quella meno presente. Ne La Tregua, questa assenza

relativa è dovuta in primo luogo al fatto che non viene esplicitato frequentemente l‟ambiente

familiare dei compagni di Levi. Sia Millu sia Levi accennano però alla tragedia della moglie

defunta. Levi lo fa in modo molto disadorno, senza descrivere troppi dettagli : «Daniele, a cui

108

SODI R., art. cit., p. 173.

Page 55: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

55

i tedeschi avevano spento la moglie forte» (LT, p. 142). Il fatto parla da sé. Liana Millu ha

preferito una descrizione più romanzesca nella scena d‟incontro tra Elmina e Willem :

La moglie? La moglie...

Abbassò la testa e parve che rispondere gli comportasse la fatica di smuovere un gran peso di dolore. La

moglie era morta in un bombardamento, insieme al cagnetto Tim. (PS, p. 153).

Un‟altra ragione dell‟assenza della moglie si trova nella distanza enorme che separa il reduce

dalla casa. Per vari reduci, la moglie non appartiene più alla nuova vita che hanno cominciato,

lontano dalla patria :

gli uomini erano scarsi in Polonia, e molti erano gli italiani che si erano «sistemati», spinti non solo dal

mito amatorio nazionale, ma anche da un più profondo e serio bisogno, dalla nostalgia di una casa e di

un affetto. Come conseguenza, in alcuni casi il coniuge defunto o lontano era stato sostituito non solo

nel cuore e nel letto della donna, ma in tutte le sue mansioni, e si vedevano italiani scendere coi

polacchi nei pozzi di carbone per portare «a casa» la busta paga, servire al banco in bottega, e strane

famiglie alla domenica, decorosamente a spasso per i bastioni, l‟italiano con la polacca a braccetto, e un

bambino troppo biondo per mano. (LT, p. 99).

Tuttavia, se la moglie è presente, lei incarna il concetto della casa, della famiglia, della

sicurezza e del termine da raggiungere :

tolsero dai portafogli le fotografie delle famiglie ; me le mostrarono con orgoglio. «Je t‟attends» aveva

scritto una giovane moglie sulla fotografia che la ritraeva seduta, modestamente atteggiata e

modestamente vestita, a lato di un letto matrimoniale accuratamente rifatto. (PS, pp. 203-204)

Un‟ultima figura femminile è la prostituta. La storia guerresca è inimmaginabile senza la sua

presenza ed è dunque a ragione che Levi e Millu l‟hanno inserita nei loro libri. Levi parla

discretamente delle «ragazze del bosco» (LT, p. 178), ma introduce ne La Tregua anche una

scena meno discreta. Quando nel campo di Sluzk incontra di nuovo il Greco Mordo Nahum,

quello gli chiede francamente : «Hai bisogno di una donna ?» (LT, p. 148) e sembra perfino

aver organizzato una piccola attività commerciale con una ventina di fanciulle «bionde e

rosee» (LT, p. 148). Presso Millu, la prostituta diventa un personaggio concreto : Genovefa.

Anche se lei tende a chiamare il suo compagno di letto Vito «marito», il giudizio degli altri

compagni è chiaro : «Genovefa era una gran puttana.» (PS, p. 65). La ragazza polacca

simboleggia la figura femminile che si annienta completamente per mettersi a servizio di un

uomo. Perciò Elmina prova pietà :

Quella povera Genovefa che al confine doveva essere lasciata perdere, buttata via come una valigia che

non serve più, mi fece compassione. Rispondeva al desiderio del suo uomo con un desiderio uguale e

perciò la chiamavano troia e puttana, invece di lodarla. Questo non succedeva soltanto verso il ponte di

Schwerin ed era molto ingiusto. (PS, p. 66).

Page 56: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

56

b) Bambini

Soprattutto nel libro di Primo Levi, il rientro dei bambini109

è molto notevole. La prima storia

che colpisce – e che probabilmente è la più commovente e toccante dell‟intera opera – è

quella di Hurbinek, «un nulla, un figlio della morte, un figlio di Auschwitz» (LT, p. 22).

Hurbinek, nato nel Lager, è il simbolo dell‟innocenza in mezzo alle crudeltà della guerra. È il

simbolo anche dell‟innocente che è muto, e che per conseguenza non può essere ascoltato e

compreso da nessuno : «La parola che gli mancava, che nessuno si era curato di insegnargli, il

bisogno della parola, premeva nel suo sguardo con urgenza esplosiva» (LT, p. 22). È il

simbolo infine dell‟innocenza morta, quell‟innocenza diventata impossibile dopo l‟orrore di

Auschwitz : «Hurbinek morì ai primi giorni del marzo 1945, libero ma non redento. Nulla

resta di lui : egli testimonia attraverso queste mie parole.» (LT, p. 24).

Quindi, ritorno di figure infantili. Però si tratta veramente di bambini ? A proposito di

Hurbinek, Levi menziona lo sguardo particolarmente «maturo e giudice», innaturale per un

bambino di solo tre anni. Il personaggio di Hurbinek fa pensare al motivo sia letterario che

pitturale del puer senex110

: il bambino Hurbinek è già maturo in quanto porta con sé

un‟esperienza crudele che equivale alla sua intera esistenza e che gli ha sempre impedito di

essere veramente un bambino. Questo tipo di bambino adulto quale si manifesta nel

personaggio del Kleine Kiepura, figura sia tragica che enigmatica. Appena dodicenne, il

Kleine Kiepura – con la sua presenza irregolare nel Lager, dove normalmente non entravano i

bambini – era diventato la mascotte del campo. Protetto dal Lager-Kapo, si considerava una

persona stimata e allo stesso tempo un uomo adulto. Levi rivede il ragazzo dopo la

liberazione, osserva la sua «sagoma patetica e sgradevole» (LT, p. 27), lo sente persino

balbettare nel suo sogno aggressivo di adulto («Di nuovo sporco, tu, sacco di m... fai

attenzione, io non scherzo. Ancora una volta che ti pesco, e te ne vai in crematorio», LT, p.

28). Grazie alla descrizione travolgente di Levi, il lettore intuisce l‟aspetto quasi lugubre di

questo personaggio paradossale :

109

Questo tema viene anche menzionato da Giovanna ZACCARO, art. cit., p. 343. Zaccaro aggiunge all‟elenco

ancora i personaggi di Henek, Hanka e Jadzia. 110

Per una definizione del concetto di „puer senex‟, ci riferiamo a Sabine VERHULST, La “stanca fantasia”. Studi

leopardiani, Milano, FrancoAngeli, 2005, p. 30 : « Idealmente dunque il topos si riferiva all‟unione della forza

fisica giovanile e della maturità del giudizio caratteristica dell‟uomo attempato. Il puer senex insomma è il

giovane che ha raggiunto la maturità dell‟uomo anziano risparmiando il tempo dell‟esperienza. »

Page 57: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

57

la sua presenza offendeva come quella di un cadavere, e la compassione che egli suscitava in noi era

commista ad orrore. Tentammo invano di strapparlo al suo delirio : l‟infezione del Lager aveva fatto in

lui troppa strada. (LT, p. 29).

Ne I Ponti di Schwerin, le apparenze di personaggi infantili sono più rare. Comunque,

scegliendo la strada della libertà, una delle prime cose che riscopre Elmina, sono i bambini :

«Vi trovavo cose che avevo dimenticato e riscoprivo con meraviglia : (...) davanti ad una

porta, seduti sullo scalino, due bambini piccoli, biondi, giocavano seri, in silenzio.» (PS, p.

52). Laddove presso Levi, i bambini sono veramente inquinati dalla guerra, in Millu

rappresentano una nuova speranza, un‟innocenza che la protagonista stessa ha perduto.

Questo vale anche per Benito, un «ragazzo simpatico» (PS, p. 64) che fa parte di un gruppo di

reduci con cui si unisce Elmina. Non è più un bambino, ma in ogni modo nell‟intero libro di

Liana Millu questo personaggio è il più giovane e il più innocente di tutti. «In lui,» constata

Elmina, «non ribolliva il rancore furibondo degli altri.» (PS, p. 65) : nonostante il suo nome,

la guerra non ha fatto strada in lui. Benito è fortemente legato all‟idea della famiglia, il che è

dimostrato per mezzo del motivo della fotografia : «Era di famiglia veneta. (...) Tra fratelli e

sorelle erano in dieci (...) Aprì il portafoglio e mi mostrò il ritaglio. C‟era anche lui, neonato,

col camicino nero e le bretelle di Figlio della Lupa.» (PS, p. 64-65). Nel contatto con Elmina,

si mostra assai bisognoso di affetto e di colloquio, ed a questo proposito si distingue

fortemente dai veri uomini del gruppo : «Aveva bisogno di colloquio e non di sesso.» (PS, p.

83).

2.4.5. Ritorno della cultura

Anche se i Tedeschi non sono mai riusciti a spegnere totalmente ogni segno di cultura tramite

gli Häftlinge111

, per i reduci il reinserimento nella vita normale è ugualmente una riscoperta

della cultura : riappaiono il gioco, lo sport112

, il teatro, la letteratura113

, la poesia e il canto114

.

111

Ci riferiamo tra l‟altro all‟undicesimo capitolo di Se questo è un uomo, intitolato Il Canto di Ulisse, nel quale

Levi racconta come cita al compagno Pikolo una parte della Commedia di Dante. 112

«A metà maggio ebbe luogo un incontro di calcio fra la squadra di Katowice ed una rappresentativa di noi

italiani.» (LT, p. 108). 113

«Passavo le interminabili giornate coricato, leggendo avidamente i pochi libri scompagnati che riuscivo a

catturare : una grammatica inglese in polacco, Marie Walewska, le tendre amour de Napoléon, un manuale di

trigonometria elementare, Rouletabille alla riscossa, I forzati della Cajenna, e un curioso romanzo di

propaganda nazista, Die Grosse Heimkehr («Il Grande Rimpatrio»), che rappresentava il tragico destino di un

villaggio galiziano di pura razza tedesca, angariato, saccheggiato, e infine distrutto, dalla feroce Polonia del

maresciallo Beck.» (LT, p. 113). 114

«Improvvisamente, una bella voce d‟uomo cantò, sempre più alta e sonora e molte altre le fecero coro.

Elmina tese l‟orecchio. Avrebbe desiderato che continuassero.» (PS, p. 72).

Page 58: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

58

Ne La Tregua, la prima grande riapparizione della cultura avviene quando nel campo di

Bogucice viene organizzata dai reduci una rappresentazione teatrale. Levi descrive l‟effetto di

catarsi che si produce sul pubblico :

Uscimmo dal teatro leggermente intronati, ma quasi commossi. Lo spettacolo ci aveva soddisfatti

nell‟intimo : era stato improvvisato in pochi giorni, e si vedeva ; era stato uno spettacolo casalingo,

senza pretese, puritano, spesso puerile. Ma presupponeva qualcosa di non improvvisato, anzi antico e

robusto: una giovanile, nativa, intensa capacità di gioia e di espressione, una amorevole ed amichevole

famigliarità con la scena e col pubblico, lontana dalla esibizione vuota e dalla astrazione cerebrale, dalla

convenzione e dalla pigra ripetizione di modelli. Perciò era stato, nei suoi limiti, uno spettacolo caldo,

vivo, non volgare, non qualunque, ricco di libertà e di asserzione. (LT, p. 106).

Mette in evidenza la vitalità che apporta il teatro, e la sua forza comica. Più avanti nel libro,

Levi dedica un intero capitolo allo spettacolo organizzato nel campo di sosta di Staryje

Doroghi. Si tratta di una specie di rivista, durante la quale vari abitanti del campo utilizzano

tutti i loro talenti per divertire il pubblico. Colpisce soprattutto il modo in cui i pezzi – comici,

parodistici o seri – alludono alla vita nel campo e alla situazione dei reduci. Un numero

semplice come la canzone infantile del «Cappello a tre punte» ad esempio, produce

un‟impressione profonda sul pubblico, perché «vi si ravvisava l‟impotenza e la nullità della

nostra vita e della vita» (LT, p. 211). Sarà anche «in teatro e attraverso il teatro» (LT, p. 214)

che avverrà l‟annuncio della partenza verso la patria. Teatro e realtà si mescolano

completamente, il lieto fine della rappresentazione diventa il lieto fine dell‟esilio dei reduci :

Tendeva il dito verso il mare e gridava : – Una nave ! – e mentre tutti noi, con un nodo alla gola, ci

preparavamo al lieto fine di maniera dell‟ultima scena, e a ritirarci ancora una volta nei nostri covili, si

sentì uno schianto subitaneo, e si vide il capocannibale, vero Deus ex macchina, piombare verticalmente

sul palcoscenico, come se cadesse dal cielo. (...) Gridò con voce di tuono : – Domani si parte ! (LT, p.

215).

Ne I Ponti di Schwerin, l‟espressione culturale prevalente è la poesia. Un poema del poeta

cinese T‟Ao accompagna Elmina durante il suo itinerario :

Finalmente diretto a casa!

Avanti indirizza il cammino

che passa tra verdi prati

in un luminoso mattino.

Quello che è stato è stato...

All‟opposto dell‟opinione della vecchia zia Nella («Aria fritta, roba fatta di vento !», PS, p.

50), la poesia serve a qualcosa. È per Elmina una presenza consolatrice dopo l‟esperienza di

Birkenau, un luogo puro dove «la mente trova asilo fuggendo dal mondo terribile.» (PS, p.

50). E anche qui – come nel teatro di Levi – l‟arte e la vita si incontrano e si intrecciano : «Era

Page 59: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

59

già poetico e dolce sentirsi vivi in quella pace e aprire ogni tanto gli occhi per guardare

l‟acqua limpida» (PS, p. 51).

Page 60: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

60

Capitolo 3

DOPO IL RITORNO,

VITA NUOVA O VITA TRAUMATIZZATA ?

«Finalmente !» La parola frequentemente ripetuta nell‟opera della Millu esprime la gioia del

ritorno e marca la fine del viaggio e la ripresa della vita prebellica (la fase A‟ per Primo Levi

e la fase B‟ per Liana Millu115

). Però per molti reduci, la felicità totale non può più essere

raggiunta. Scrive la Millu : «La terra ritrova presto la sua pace ; noi, invece, dobbiamo

faticarcela. Dentro di noi, l‟erba non ricresce spontanea. E non può darsi che in qualche cuore

calcinato non rispunti più ?» (PS, p. 176).

3.1. Il trauma ne La Tregua e ne I Ponti di Schwerin ______

Sia La Tregua sia I Ponti di Schwerin alludono alla vita dopo il ritorno. Presso Primo Levi,

questa descrizione si limita ad un solo capitolo, dal quale il ritorno a casa occupa soltanto una

pagina. La Millu dedica l‟intera seconda parte del libro al periodo dopo il ritorno, intitolato Il

secondo ponte, il che le dà la possibilità di descrivere profondamente tutti gli aspetti della vita

postbellica della protagonista Elmina. Vari elementi nei testi stessi indicano che la lotta dei

reduci non è finita : devono combattere contro il trauma che li opprime.

Levi descrive la sua vita A‟ in modo breve ma molto simbolico. All‟ultima pagina de La

Tregua testimonia di aver ritrovato «il calore della mensa sicura, la concretezza del lavoro

quotidiano, la gioia liberatrice del raccontare» (LT, p. 254). Questi tre aspetti formano

l‟essenza della sua vita postbellica. Al suo ritorno, Levi ritrova la madre, la sorella, gli amici

in buona salute, persino «pieni di vita» (LT, p. 254). Il lavoro diventerà per lui, ancora più di

prima, una passione e un rifugio. E ancora più del lavoro, la scrittura lo aiuterà a maneggiare

– nella misura del possibile – il ricordo orribile dell‟esperienza fatta. Tutto sembra dunque

diventare come prima : il reduce ha ritrovato una certa stabilità. Però Levi spezza questa

115

Cfr. il punto 2.2. : il cammino della vita.

Page 61: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

61

illusione, raccontando un «sogno pieno di spavento» (LT, p. 254) che non smette di

perseguitarlo :

È un sogno entro un altro sogno, vario nei particolari, unico nella sostanza. Sono a tavola con la

famiglia, o con amici, o al lavoro, o in una campagna verde : in un ambiente insomma placido e disteso,

apparentemente privo di tensione e di pena ; eppure provo un‟angoscia sottile e profonda, la sensazione

definita di una minaccia che incombe. E infatti, al procedere del sogno, a poco a poco o brutalmente,

ogni volta in modo diverso, tutto cade e si disfa intorno a me, lo scenario, le pareti, le persone, e

l‟angoscia si fa più intensa e più precisa. Tutto è ora volto in caos : sono solo al centro di un nulla grigio

e torbido, ed ecco, io so che cosa questo significa, ed anche so di averlo sempre saputo : sono di nuovo

in Lager, e nulla era vero all‟infuori del Lager. Il resto era breve vacanza, o inganno dei sensi, sogno : la

famiglia, la natura in fiore, la casa. Ora questo sogno interno, il sogno di pace, è finito, e nel sogno

esterno, che prosegue gelido, odo risuonare una voce, ben nota ; una sola parola, non imperiosa, anzi

breve e sommessa. È il comando dell‟alba in Auschwitz, una parola straniera, temuta e attesa : alzarsi,

«Wstawać».

Laddove nell‟intero libro, Levi ha tentato di mantenere una certa oggettività nella descrizione,

in questa scena finale lascia guardare il lettore nella sua anima : il sogno è uno specchio della

sua angoscia personale. L‟autore abbandona il „noi‟ collettivo per concludere l‟opera con un

„io‟ tormentato che rimane tutto solo.

D‟altronde, l‟ultima parola del libro sta in relazione stretta con il titolo116

. Levi considera il

viaggio di ritorno come una tregua, cioè come un intermezzo relativamente felice tra due

periodi di conflitto. È un breve sogno di pace e di riposo. Però dopo il risveglio ritornano i

ricordi e vengono altre tragedie, perché «guerra è sempre» (LT, p. 57). In Millu, il ritorno è

concepito diversamente. L‟itinerario è molto più penoso (con tra l‟altro l‟evento tragico della

morte di Willem). Non è una tregua, ma piuttosto un calvario necessario per poter raggiungere

un futuro migliore.

Infatti, gli incubi fanno parte del trauma dei reduci. Nel sesto capitolo de La Tregua,

appropriatamente intitolato I sognatori, Levi racconta i tormenti di D‟Agata, un suo

compagno al campo di sosta : «Era ossessionato dal terrore delle cimici. Queste incomode

compagne non piacevano a nessuno, naturalmente ; ma tutti avevamo finito col farci

l‟abitudine. (...) D‟Agata si era ridotto a dormire di giorno, e passava le notti appollaiato sul

letto, guardandosi intorno con occhi dilatati dall‟orrore.» (LT, p. 122-123). E ironicamente

Levi aggiunge che tutti lo invidiavano persino, perché era l‟unico ad avere un nemico

concreto, presente, suscettibile di essere combattuto.

116

Cfr. FERRERO E., Primo Levi. La vita, le opere., Torino, Einaudi, 2007, pp. 43-44.

Page 62: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

62

L‟incubo che però prevale nelle opere di Levi è quello di non essere ascoltato117

. L‟autore lo

descrive già in Se questo è un uomo : «Qui c‟è mia sorella, e qualche mio amico non

precisato, e molta altra gente. Tutti mi stanno ascoltando, e io sto raccontando (...). Ma non

posso non accorgermi che i miei ascoltatori non mi seguono. Anzi, essi sono del tutto

indifferenti : parlano confusamente d‟altro fra di loro, come se io non ci fossi.» (SQU, p. 74).

Ne La Tregua, questa situazione avviene realmente : mentre sta parlando ad un gruppo di

Polacchi curiosi, Levi nota che l‟avvocato-traduttore adatta certe sue parole (anche se per

proteggerlo). «Qualcosa del genere avevo sognato, tutti avevamo sognato, nelle notti di

Auschwitz : di parlare e di non essere ascoltati, di ritrovare la libertà e di restare soli.» (LT, p.

61).

Nel romanzo di Liana Millu, i sogni emergono continuamente nella mente dei reduci. Quando

Elmina passa la notte in terra accanto al suo compagno di viaggio Willem, né lei stessa né

l‟Olandese non riescono a dormire quietamente :

Sprofondai nel pozzo di un sonno nerissimo dal quale mi trasse un grido affannoso dell‟olandese. «Cosa

c‟è ? Vi sentite male ?» cominciai a scuoterlo e si svegliò anche lui, con un braccio alzato a proteggere

il viso da qualcosa che si poteva immaginare terribile. «Sempre quell‟incubo !» disse calmandosi poco a

poco. «Sempre quell‟incubo !» (PS, p. 173).

Da Elmina, l‟incubo si concretizza nella presenza continua immaginata del piccolo Marcolino,

che ha visto esser lacerato nel campo : «Si sentiva Marcolino accanto. Così vicino che, oltre

che udirlo, le sembrava perfino di toccarlo.» (PS, p. 268). Inoltre, anche Elmina viene

confrontata con la realizzazione dell‟incubo di essere ignorata :

Inoltrandomi, vidi qualche donna, qualche vecchio e tutti, passandomi vicino, chinavano la testa o

guardavano fisso davanti a sé, con uno sguardo vuoto che rifiutava di vedermi. (PS, p. 52)

«Sei sposata ?» chiese infine la donna. «Hai figli ?» Un‟altra chiese da quale lager venivo. Parlavamo

nel nostro tedesco faticoso quando entrò un soldato. Prese una sedia e senza dar segno di avere notato la

mia presenza cominciò a raccontare qualcosa e le donne non si occuparono più di me. Mi sentivo

tagliata fuori e desideravo tornare nel granaio. (PS, p. 132).

Ne I Ponti di Schwerin colpiscono le diverse reazioni della gente al ritorno di Elmina, un

aspetto che Levi tocca anche, ma meno concretamente. Certi non esitano a mostrare il loro

ribrezzo nei confronti della ragazza magra e sporca che gli viene davanti : «Avevo la

117

Ci fa riferimento tra l‟altro JoAnn CANNON, Storytelling and the Picaresque in Levi‟s “La tregua”, «Modern

Language Studies», 2001, vol. 31, n° 2, p. 9.

Page 63: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

63

camicetta fatta con i tovaglioli ed era spiegazzata e sporca. Lui la guardava schifato. “Vada e

si metta in ordine” non staccava gli occhi dalla camicetta. “Insomma, una donna...”.» (PS, p.

241). La società inesorabile non permette ad Elmina nessun attimo di tregua. Altri accolgono

Elmina cordialmente, e vogliono sapere tutto delle sue esperienze, senza tenere conto di

quello che vuole Elmina stessa. Di conseguenza, si sente disgraziatamente «l‟attrazione della

giornata» (PS, p. 240). La protagonista de I Ponti di Schwerin incontra una reazione più

amara quando rivede al suo ritorno il padre di Marcolino, morto nel campo. Nelle sue parole,

Elmina scorge il rancore, l‟invidia, persino un‟accusa concreta :

«Secondo te, era meglio essere eliminati subito, non entrarci nemmeno. Ma, per te, è stato diverso ! Ci

entrasti, ne sei venuta fuori mica male ! Ora te ne vai a spasso col tuo numero sul braccio e, se vuoi,

puoi anche fartelo levare. Hai tutta la vita, davanti ! Sei tornata tu che non hai una famiglia, non hai una

casa... hai sempre fatto quello che ti pare. Lui, invece, non è tornato. Era un ragazzo d‟oro : dovevi

averla tu, la fortuna ! Pensare quante madre di famiglia, quante povere famiglie che si volevano bene...

Non è giusto! (PS, p. 275).

Queste reazioni rimproveratrici rafforzano il sentimento di vergogna che i sopravvissuti

portano già dentro di sé e che Levi ha analizzato fino in fondo118

: è «la vergogna (...) che il

giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata

introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia

stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa.» (LT, p. 10-11).

Invece l‟esperienza più traumatica, Elmina la subisce al momento in cui si realizza che il

mondo non ha smesso di tornare durante la sua assenza. Mentre lei sopportava i tormenti del

campo di concentramento, il suo grande amore Oal (soprannome di Alberico) si è sposato con

la Rosetta, si è sistemato in casa dei suoceri, che gli hanno affidato anche il magazzino.

Laddove prima Oal era il suo amante, il suo amico intimo e come lei attaccato alla propria

libertà, rappresenta ora tutto che lei non è e non ha : la stabilità, la sicurezza, l‟equilibrio, la

casa, la famiglia :

Era preparata a visitare la sua tomba, non a vederlo trasformato in un Alberico. Perché non era morto ?

Come lo avrebbe potuto amare ! Come lo avrebbe avuto vicino ! Il piccolo sorriso, il lampo di quella

ironia allegra sarebbero rimasti fissati. Invece, era diventato il marito di Rosetta Terlin. Il marito della

Rosetta ! (p. 227).

Elmina si sente tradita : sembra che persino i suoi prossimi abbiano chiuso gli occhi per la

tragedia che stava succedendo. Una sensazione simile è descritta da Levi. Percorrendo gli

118

Cfr. FERRERO E., op. cit., p. 114.

Page 64: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

64

ultimi chilometri attraverso la Germania in direzione della patria, si chiede se i Tedeschi

sapevano della strage ad Auschwitz : «Se sì, come potevano andare per via, tornare a casa e

guardare i loro figli, varcare le soglie di una chiesa ?» (LT, pp. 250-251).

Insomma, ambedue gli autori descrivono nella loro testimonianza un trauma stimolato sia

dall‟interno sia dall‟esterno. Devono fare fronte da una parte ai ricordi e agli incubi, dall‟altro

alle reazioni di incomprensione, di indifferenza o persino di imputazione. Levi riassume :

«Nessuno ci guardava negli occhi (...) : erano sordi, ciechi e muti.» (LT, p. 251).

3.2. Il trauma di Liana Millu e di Primo Levi _______

3.2.1. La strategia di Liana Millu

In un contributo molto personale al libro di Milvia Spad su Primo Levi, Liana Millu si attarda

alla condizione del reduce, in particolare delle donne. Infatti conferma tutte le reazioni e tutti

gli aspetti descritti ne I Ponti di Schwerin (e ai quali abbiamo accennato nel punto 3.1) come

verità :

Quelle che sono tornate non hanno avuto una vita facile. (...) Più o meno tutte furono disconosciute o

sospettate, anche dalle loro stesse famiglie. Si racconta per esempio di una donna, alla quale il marito

rimproverava in un certo senso di «essersela cercata», di essersi messa in pericolo da sé. Altri che

pensavano malignamente : ma come ? Era lì con i Tedeschi, come mai le altre sono morte e lei se l‟è

cavata ? Si insinuava insomma un sospetto.119

E Millu non esita ad affidare al lettore la sua esperienza personale, non meno ardua :

Anche io ero un reduce strano, diciamo una persona non-normale. E su questo punto credo che la gente

non si sbagliasse, perché chi tornava dal Lager non era una persona normale ; però tutti dovevamo

necessariamente tornare ad inserirci nella normalità. Questa era la cosa più dura, anzi, diciamo pure

tragica.120

Malgrado questo trauma, Francesco De Nicola constata nella sua introduzione a I Ponti di

Schwerin che Liana Millu presenta la sua protagonista Elmina come un «modello positivo,

perché comunque e contro tutto, anche contro la storia più cieca e violenta che ha il suo apice

nell‟indiscriminata persecuzione razziale, continua a lottare e fortificarsi fino alla pagina

119

MILLU L., Sulla normalità del reduce, in : SPAD M., Le parole di un uomo. Incontro con Primo Levi, Di

Renzo Editore, Roma, 2003, p. 122. 120

MILLU L., art. cit., pp. 122-123.

Page 65: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

65

finale.»121

Infatti, il lettore può notare nel libro della Millu un senso di positivismo che vince

ogni abbattimento, senza però rimuovere il proprio trauma in modo forzato : «Io non ho

voluto raccontare la morte, ma la vita, »122

ha testimoniato la Millu. Sembra che l‟attitudine

della protagonista rifletta del tutto quella dell‟autrice, che ha dichiarato : «Io non amo la

disperazione. Non sono capace di disperazione. Mi pare che la disperazione paralizzi.»123

Ovviamente non ci sono strategie di sopravvivenza infallibili : la distruzione dalla parte dei

Tedeschi succedeva in base a criteri in gran parte arbitrari, e così avviene anche nella vita.

Primo Levi ha scritto che nel Lager «sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i

violenti, gli insensibili»124

. Liana Millu invece testimonia di una tutt‟altra strategia di

sopravvivenza, cioè il distacco. Nel campo, le donne prigioniere si distaccavano dall‟orrore

aderendo alla normalità : prestavano ad esempio molta attenzione al loro aspetto, usavano una

parte della razione settimanale di margarina come crema per proteggere il viso dalle rughe,

scambiavano delle ricette125

ecc. Attaccandosi a certi aspetti della vita «normale», le donne

tentavano di non perdere la speranza di ritornarci una volta. Dopo la liberazione, Liana Millu

continua a distaccarsi in modo controllato dall‟esperienza del campo : «Distanziarsi

dall‟accaduto, assumere la prospettiva dell‟osservatrice era frutto di un‟azione cosciente, era

la sua strategia di sopravvivenza.»126

Se dopo la guerra si prende il compito di andare a

testimoniare dappertutto in Italia e se si costringe così a ripetere innumerevoli volte la sua

storia, non lo fa con un‟intenzione di (auto)analisi sempre approfondita127

, procedimento che

– come presso Levi – può essere molto doloroso. Tenta invece di «non lasciarsi allagare

l‟animo dall‟immensità della tragedia»128

, di difendere la propria dignità e di far prevalere un

messaggio positivo. Nel Tagebuch, scritto durante il ritorno alla patria, scrive già : «Non

rimprovero niente al destino. Quello che è stato è stato, a che pro rivangare il passato ?

Domani sarà tutto giusto se ieri fu tutto sbagliato. Sì, Maestro Lin! Domani non sarà tutto

giusto, magari, avrà però la ricchezza della vita passata.» (TB, p. 55). E conferma questo

ottimismo stupefacente più tardi :

121

DE NICOLA F., Introduzione a I Ponti di Schwerin di Liana Millu, Genova, Le Mani, 1998, p. 20. 122

MILLU L., art. cit., p. 121. 123

MILLU L., art. cit., p. 120. 124

Citazione di Primo Levi, citata da Ernesto FERRERO, op. cit., p. 114. 125

Cfr. JÄGER G., “Che bella camicia di sete che avevo!” – Un‟intervista-ritratto a Liana Millu, «Qualestoria»,

2005, vol. 32, n° 2, p. 157. 126

JÄGER G., art. cit., p. 156. 127

La preoccupazione più importante di Liana Millu è invece di diffondere la storia dell‟Olocausto tramite le

generazioni seguenti. 128

STEFANI P., Introduzione al Tagebuch di Liana Millu, Firenze, La Giuntina, 2006, p. 13.

Page 66: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

66

In una scuola una volta un ragazzino mi chiese : «Se potesse tornare indietro, cosa farebbe pur di non

tornare ad Auschwitz ?» Io gli risposi : «niente». (...) Ora che sono anziana posso dire che sono

«contenta» di esserci stata. Contenta non è il termine giusto, ma voglio dire che non vorrei non aver

fatto quell‟esperienza, perché, come dicevo, ho visto tantissime cose, ho visto gente di tutta l‟Europa in

un‟unica mescolanza. Ho visto – e questa è la cosa più importante – il comportamento umano di fronte

alla morte. È un‟esperienza così grande e così istruttiva, che vale la pena pensare di averla fatta.129

3.2.2. Le opere come specchio del processo di rassegnazione

Visto che la scrittura equivale sia per Levi, sia per la Millu allo «stendermi sul divano di

Freud» (la citazione è di Levi130

), le evoluzioni nelle opere possono essere uno specchio

dell‟evoluzione psicologica degli autori.

Presso la Millu, il processo di rassegnazione si realizza in modo lineare : l‟autrice ha percorso

nella sua opera varie tappe che fanno parte di un‟evoluzione netta. Lei stessa ha confermato :

«il mio racconto è diventato diverso.»131

La prima tappa è costituita dal Tagebuch (scritto nel

1945), una riproduzione diaristica fedele alla realtà autobiografica. Nel Fumo di Birkenau

(1947), l‟autrice si distacca progressivamente dall‟esperienza del Lager : Marta Baiardi ne

menziona la difformità rispetto ad altre testimonianze degli anni Quaranta, e più

specificamente «la quasi assenza nel libro della Millu di una narrazione autobiografica della

propria deportazione. Non troviamo, come di solito avviene, le vicende dell‟io narrante-

testimone »132

, bensì le storie di varie eroine, raccontate in terza persona. I Ponti di Schwerin

(opera pubblicata nel 1978), si trova sullo stesso livello : il (ritorno dal) Lager non costituisce

più l‟argomento principale ma è ridotto ad un punto di partenza per digressioni più ampie sul

passato e sul presente fuori dal campo. Dieci anni più tardi, il distacco è – nei limiti del

possibile – completo : ne La Camicia di Josepha, la Millu presenta una serie di piccole storie

che confermano il ritorno alla vita. Lo notano anche Michelangelo Pesce e Giovanni

Meriana133

:

129

MILLU L., art. cit., p. 128. 130

CAMON F., Conversazione con Primo Levi, Parma, Ugo Guanda, 1997, p. 49-50. 131

MILLU L., art. cit., p. 124. 132

BAIARDI M., Liana Millu. Due libri postumi. Appunti bibliografici., «DEP (Deportati, esuli, profughe)», 2007,

n° 7, p. 312. 133

PESCE M. & MERIANA G., La camicia di “Josepha” (Liana Millu), «Il Foglio», 1988, n° 3,

http://www.tiglieto.it/foglio/198803.htm (consultato il 17 febbraio 2008). Cfr. anche Francesco DE NICOLA (art.

cit., p. 16) : «E sempre più si allontanava dai temi suggeriti dalle vicende della guerra.» De Nicola cita poi Pier

Antonio ZANNONI : «L‟autrice non è rimasta prigioniera del passato. Descrive il mondo della propria

quotidianità, le sensazioni, gli stati d‟animo, i timori, le fantasie, le speranze attuali ; anche i ricordi, ma filtrati

dall‟accumulo dell‟esperienza» (ZANNONI P.A., Introduzione a La Camicia di Josepha, Genova, Ecig, 1988).

Page 67: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

67

Con La camicia di Josepha, il distacco di Liana Millu dalla narrativa ispirata all‟esperienza del lager è

pressoché definitivo. In realtà ne I ponti di Schwerin l‟autrice aveva affrontato temi nuovi. (...) Ne La

camicia di Josepha la scrittura è ancora più libera e, sorretta ora da una distaccata ironia, ora da

sorridente malizia, ora da ombre e da sfondi inquietanti, si abbandona al gioco delle suggestioni

fantastiche.

Ovviamente il ricordo del Lager rimane, e non è negato, però anche nei pochi racconti che

sfiorano l‟argomento dell‟Olocausto, «il filo conduttore è costituito dalla vita, anzi, dal

piacere di vivere e di veder vivere gli altri»134

.

All‟evoluzione lineare percorsa dalla Millu si oppone il processo di rassegnazione molto più

precario di Primo Levi. Nelle sue opere, non c‟è un‟evoluzione tematica netta : Levi riutilizza

e rimugina sempre gli stessi temi. Tentare di accettare l‟esperienza fatta, presso Levi, equivale

ad un eterno ritorno a questa esperienza : «Nel suo volo circolare Levi torna al Lager, o

meglio, non l‟ha mai abbandonato,» scrive Ernesto Ferrero135

. Ne testimonia il fatto che il suo

ultimo libro, I sommersi e i salvati (1986), può essere considerato un «summing up» di cose

descritte nelle sue opere precedenti, come osserva Maurice Wohlgelernter136

.

Tuttavia, dobbiamo ammettere che anche nella carriera letteraria di Levi è possibile

distinguere un periodo137

nel quale l‟autore tenta di distaccarsi dall‟argomento del Lager con

due raccolte di racconti, cioè due opere di pura invenzione : Storie naturali e Vizio di forma.

Per quel che concerne la prima opera citata, è già significativo il ricorso di Levi allo

pseudonimo di Damiano Malabaila : per Levi è un modo per diventare provvisoriamente una

persona che lui non è e che non può essere138

. Per di più, lo pseudonimo allude di nuovo

all‟esperienza del reduce :

Malabaila significa «cattiva balia» ; ora, mi pare che da molti dei miei racconti spiri un vago odore di

latte girato a male, di nutrimento che non è più tale, insomma, di sofisticazione, di contaminazione e di

malefizio. (...) Per tutti noi superstiti, il Lager, nel suo aspetto più offensivo e imprevisto, era apparso

134

PESCE M. & MERIANA G., art. cit. 135

FERRERO E., op. cit., p. 112. 136

WOHLGELERNTER M., ”Down there” : or, Primo Levi‟s Ending : A Review Essay, «Modern Judaism», 1989,

n° 1, p. 121. 137

In realtà, nel caso di Levi, la delimitazione di periodi nella sua carriera letteraria non è così semplice. Infatti la

stesura delle Storie naturali copre il periodo tra il 1952 e il 1964. «Quindi soltanto alcuni [racconti] sono

posteriori a La tregua (la cui stesura definitiva, come si ricorderà, risale agli anni 1961-1962), » constata FIORA

VINCENTI, Invito alla lettura di Primo Levi, Milano, Mursia, 1976, p. 103. 138

Ferdinando CAMON suggerisce un‟ipotesi simile nella sua Conversazione con Primo Levi, ed. cit., p. 63 :

«Può darsi che lo pseudonimo fosse suggerito da timore e pudore ; ma è probabile che, a livello profondo, sia

suggerito dalla coscienza di non essere un autore ma due : di essere per così dire sdoppiato.» Ovviamente gioca

anche il clima del «politicamente corretto» degli anni Sessanta, come segnala FERRERO, op. cit., p. 50 : «Come

poteva il testimone di Auschwitz abbandonarsi a quei fantasiosi “divertimenti”, che avevano le apparenze di

un‟involuzione gratuita, quasi di un abbandono di campo ?».

Page 68: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

68

proprio questo, un mondo alla rovescia, dove (...) i professori lavorano di pala, gli assassini sono

capisquadra, e nell‟ospedale si uccide.139

Però questo tentativo precoce di distacco (iniziato già nel 1952 colla stesura della prima

Storia naturale) sembra piuttosto innaturale e forzato. Fiora Vincenti osserva a questo

proposito che «nel risvolto di copertina [delle Storie naturali] lo stesso autore faceva

riferimento ai suoi due libri sui campi di sterminio accennando ad “un vago senso di

colpevolezza” nel dare alle stampe i quindici racconti contenuti nella raccolta e da lui definiti

“racconti-scherzo”»140

.

Anche nella seconda opera soprammenzionata, Vizio di forma, Levi non può evitare il legame

con l‟esperienza del campo : «Fra il Lager e queste invenzioni una continuità, un ponte esiste :

il Lager, per me, è stato il più grosso dei “vizi”, degli stravolgimenti (...), il più minaccioso

dei mostri generati dal sonno della ragione.»141

Quindi, attraverso i «sperimenti» con una

scrittura di invenzione, Primo Levi si è reso conto della propria incapacità di distaccarsi

completamente dall‟esperienza del campo : anche se Levi tende dunque ad affrontare nuovi

tipi di scrittura, il Lager rimane sempre molto presente. Infatti, nel 1981 Levi pubblica Lilít,

una raccolta di racconti scritti tra il 1975 e quell‟anno, di cui Ernesto Ferrero nota :

«L‟elemento più evidente è il ritorno dei racconti sul Lager. Quella che lo scrittore chiamava

“la memoria meccanica” produce nuovi affioramenti, episodi e personaggi che non avevano

trovato posto nei libri precedenti. (...) Torna a farsi sentire l‟esigenza di una rimeditazione

dell‟esperienza del Lager.»142

3.2.3. Il suicidio

Considerando la questione del trauma degli autori, non possiamo ignorare la morte di Primo

Levi. Levi fu trovato l‟11 aprile 1987 ai piedi della tromba delle scale della propria casa in

Corso Re Umberto a Torino : l‟ipotesi del suicidio prevale. Ernesto Ferrero, autore del recente

Primo Levi. La vita, le opere, non considera lecito esaminare fino a fondo le cause della morte

dell‟autore, però riconosce tuttavia che le ultime poesie di Levi testimoniano di uno sconforto

e un‟insoddisfazione totale che presagiscono la sua ultima scelta143

. Anche in interviste,

139

Citazione di Primo Levi, citata da FERRERO E., op. cit., p. 51. 140

VINCENTI F., op. cit., p. 101. 141

Citazione di Primo Levi, citata da FERRERO E., op. cit., p. 53. 142

FERRERO E., op. cit., pp. 58-59. 143

Ibid., p. 123.

Page 69: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

69

Primo Levi ha indicato di aver pensato al suicidio a più riprese : «Io sono stato vicino al

suicidio, all‟idea di suicidio, prima e dopo il Lager, mai dentro il Lager.»144

Laddove nelle opere testimoniali di Levi, il motivo del suicidio non viene quasi mai toccato in

modo concreto145

, la Millu l‟inserisce due volte ne I Ponti di Schwerin. Una volta riguarda la

vita prebellica : Elmina, appena subito l‟aborto, considera togliersi la vita :

Morire. L‟unica cosa dignitosa e saggia che potesse fare. (...) Si sporse verso il fiume guardando l‟acqua

scura. Immaginò il tonfo sordo della caduta, i disperati istanti dell‟inevitabile annaspare prima di

scendere a picco. Sentirsi trascinare dalla corrente, risucchiare dalla melma, voler risalire e non potere,

dibattersi sul fondo mentre in superficie anche l‟ultimo cerchio si è dissolto. (PS, pp. 107-111).

Anche nella seconda parte del libro ritorna l‟idea del suicidio. Il Natale del 1945 procura alla

protagonista un profondo senso di malinconia. «Oal era a tavola con la famiglia. Benny e

Bonny stavano per partire, la rossa Leontina dell‟infanzia non esisteva più.» (PS, p. 310). I

quattro personaggi simboleggiano tutto quello che Elmina ha perduto : l‟amante e la famiglia,

gli amici e l‟infanzia. Solo una via d‟uscita le sembra possibile : «Correvo sotto la pioggia

fitta. Mentre stavo per attraversare la strada vidi le luci di un autobus e mi fermai, incerta. Era

una soluzione. Così semplice e anche definitiva. Bastava avanzare di qualche passo, aspettare,

buttarsi.» (PS, p. 310). La scena si riferisce alle esperienze personali dell‟autrice : «Io mi

ricordo che negli anni tra il 1945 e il 1947 attendevo sempre il giorno giusto per uccidermi.

Era un periodo molto amaro.146

Pensavo al suicidio perché non avevo né fiducia, né

speranza.147

»

Comunque, sia il personaggio sia l‟autrice de I Ponti di Schwerin hanno finalmente scelto la

vita. Primo Levi no. Allora che cosa ha spinto Levi alla morte ? Certi vedono l‟esplicazione

del suo suicidio fuori dall‟esperienza del Lager, nel suo stato di salute psichica precario. In

una conversazione con Ferdinando Camon nel 1986 – meno di un anno prima della sua morte

– Levi ha dichiarato : «Ho avuto, dopo la prigionia, alcuni episodi di crisi depressive. Non

sono sicuro che si ricolleghino a quell‟esperienza, perché hanno delle etichette diverse, di

volta in volta.»148

Altri, come Ernesto Ferrero, riconoscono presso Levi verso la fine della sua

vita una stanchezza filosofica : nella sua (auto)analisi eternamente approfondita, Levi non è

144

BELPOLITI M, Primo Levi, Milano, Edizioni Bruno Mondadori, 1998, p. 7. 145

Solo ne I Sommersi e i salvati Levi inserisce un capitolo sul suicidio di Jean Améry, intitolato L‟intellettuale

ad Auschwitz. 146

JÄGER G., art. cit., p. 162. 147

MILLU L., art. cit., p. 123. 148

CAMON F., op. cit. pp. 66-67.

Page 70: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

70

arrivato a conclusioni per lui sufficienti. E le conclusioni che ha tuttavia potuto trarre non

sono ottimistiche : «È avvenuto, quindi può accadere di nuovo.»149

Anche a noi, questo continuo ritorno all‟esperienza traumatica, come l‟abbiamo descritto nel

punto 3.2.2., sembra costituire la prima causa del suicidio di Primo Levi. Più di Liana Millu,

Primo Levi era perseguitato dall‟incubo di Auschwitz e frustrato dall‟incapacità di

distaccarsene. Infine in Levi è ritornata l‟agonia, come annuncia il poema150

di S.T. Coleridge

all‟inizio de I Sommersi e i Salvati. È anche il titolo di quest‟ultima opera di Primo Levi che

possiamo reinterpretare alla luce del nostro punto di vista sulla questione del trauma,

considerando Primo Levi come sommerso e Liana Millu come salvata.

149

FERRERO E., op. cit., p. 116. 150

Since then, at an uncertain hour, / That agony returns : / And till my ghastly tale is told / This heart whithin

ne burns. (S.T. Coleridge, The Rime of Ancient Mariner, vv. 582-85).

Page 71: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

71

Capitolo 4

REALTÀ E INVENZIONE –

LA QUESTIONE DELL’AUTOBIOGRAFISMO

In quest‟ultimo capitolo, intendiamo focalizzare una differenza fondamentale tra La Tregua e

I Ponti di Schwerin, più specificamente quella che concerne il confine tra realtà e invenzione.

Un confronto dell‟incipit delle due opere svela immediatamente l‟intenzione diversa degli

autori. Ripetiamo il passo iniziale de La Tregua :

Nei primi giorni del gennaio 1945, sotto la spinta dell‟Armata Rossa ormai vicina, i tedeschi avevano

evacuato in tutta fretta il bacino minerario slesiano. Mentre altrove, in analoghe condizioni, non

avevano esitato a distruggere col fuoco o con le armi i Lager insieme con i loro occupanti, nel distretto

di Auschwitz agirono diversamente : ordini superiori (a quanto pare dettati personalmente da Hitler)

imponevano di «recuperare», a qualunque costo, ogni uomo abile al lavoro. Perciò tutti i prigionieri sani

furono evacuati, in condizioni spaventose, su Buchenwald e su Mauthausen, mentre i malati furono

abbandonati a loro stessi. (LT, p. 9).

L‟incipit scritto da Liana Millu ne I Ponti di Schwerin sembra molto diverso, già nel lay-out :

«In cantina» disse Jeannette. «Sono sicura che in cantina c‟è ancora qualcosa. Lo capisci, sì o no ?

Bisogna che tu vada in cantina !»

Lo ripeteva fissandomi con occhi spiritati e io scrutai quasi con odio il viso emaciato che emergeva

dalla coperta tirata fino al mento. Bisogna, bisogna... e perché non ci andava lei, in cantina ?

Jeannette intui il mio pensiero perché ebbe uno dei soliti scatti d‟impazienza. Gettò la coperta in

terra e la voce si alzò in un tono stridulo.

«Io non posso scendere. Non ce l‟ho mai fatta : se metto il piede su una scala a pioli mi vengono le

vertigini. Ho la febbre ! Sì, ho la febbre, anche se a te fa comodo far finta di non crederci. Sto male !»

«Perché io sto meglio ?»

«Molto meglio di me.»

(PS, p. 27).

Ovviamente la differenza si trova nel fatto che Levi, sin dall‟inizio del suo libro offre al

lettore una descrizione orientata verso la realtà, verso la storia, verso i fatti, mentre Liana

Millu affronta lo stesso argomento in un modo più libero, che tende molto di più verso il

romanzesco.

Page 72: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

72

4.1. Invenzione _ _

4.1.1. Elementi di finzione

Enfatizzazione del discorso

Paragonato ad un testo descrittivo con intenzioni storiografiche, il testo fittizio si caratterizza

da una maggiore enfatizzazione del discorso. L‟autore tenta non di descrivere le scene in

modo secco, ma di farle rivivere riproducendole totalmente o parzialmente nel loro dettaglio e

cogliendole nella loro vivacità. Vari procedimenti linguistici aiutano ad enfatizzare il testo.

Tramite il discorso diretto, l‟autore riproduce i dialoghi come sono formulati originariamente

dai personaggi storici. Questo tipo di scrittura risulta molto più frequente ne I Ponti di

Schwerin che ne La Tregua. Sono rari i passi descrittivi ininterrotti da dialoghi. Invece, nelle

parti che considerano l‟infanzia e la giovinezza di Elmina, Liana Millu evita il discorso

diretto, scegliendo una descrizione più distaccata.

Nell‟opera leviana, il discorso diretto è quasi assente. Se Levi utilizza tuttavia le virgolette, lo

fa nella struttura indiretta x diceva «che ...» («mi assicurò “che la faccenda del giuramento

non era vera”», LT, p. 238), in frasi con connotazione ironica («Non tutte, ma in gran parte,

avevano abbandonato “volontariamente” il loro paese», LT, p. 143) o per indicare una parola

o un sintagma in un‟altra lingua o la traduzione di un tale sintagma («“Po malu, po malu!”

(“adagio, adagio!”); furono le prime parole russe che udii.», LT, p. 19). Anche per mettere in

evidenza una frase, Levi si serve ogni tanto delle virgolette. In opposizione a strutture

tipicamente indirette («chiesi se...», «dichiarai che...»), la frase «Voi non parlate yiddisch;

dunque non siete ebrei!» nel brano seguente è riformulata nella sua formulazione e lingua

originarie perché contiene l‟idea chiave del paragrafo, il preconcetto delle due ragazze :

Con audacia inconsueta, mi rivolsi alle ragazze, le salutai, e sforzandomi di imitarne la pronunzia chiesi

loro in tedesco se erano ebree, e dichiarai che anche noi quattro lo eravamo. Le ragazze (avevano forse

sedici o diciott‟anni) scoppiarono a ridere. – Ihr sprecht keyn Jiddisch: ihr seyd ja keyne Jiden! – : «Voi

non parlate yiddisch : dunque non siete ebrei!» Nel loro linguaggio, la frase equivaleva ad un rigoroso

ragionamento. Eppure eravamo proprio ebrei, spiegai. Ebrei italiani: gli ebrei, in Italia e in tutta

l‟Europa occidentale, non parlano yiddisch. (LT, p. 133-134).

In sé, l‟uso del discorso diretto non è un elemento di finzione : un dialogo può essere

registrato o ricordato e poi essere trascritto in modo quasi perfetto. Però nel caso del libro

Page 73: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

73

della Millu, il periodo trascorso tra la scena reale e la trascrizione di questa scena contiene

circa trent‟anni. Perciò è improbabile che i dialoghi ne I Ponti di Schwerin riproducano la

realtà del 1945.

Nei dialoghi, Liana Millu fa parlare certi suoi personaggi una lingua tipicamente parlata.

Così i dialoghi si disfanno di uno stile troppo letterario e diventano più „reali‟. Già nelle

pagine iniziali de I Ponti di Schwerin, la Millu impiega una struttura con dislocazione a

destra, tipica della lingua parlata : «Non c‟era nessun morto. C‟era soltanto un sacco chiaro

rovesciato in un angolo : ne avevo, della fantasia!» (PS, p. 27). Un po‟ più in avanti, uno dei

personaggi si fa sfuggire : «Chilometro più, chilometro meno, a noi che cazzo ce ne importa ?

La strada ci va, diritta diritta, questo lo sappiamo. O sei come questa scema che vorrebbe

chiederlo a ogni crucco che s‟incontra?» (PS, p. 62).

La lingua parlata si caratterizza ugualmente da una grande frequenza di esclamazioni e di

interiezioni. I passi seguenti dimostrano la vivacità della scrittura di Liana Millu ne I Ponti di

Schwerin :

Monsieur Gilbert aveva giurato di segnalare la nostra presenza al primo posto di soccorso ; dunque, la

Croce Rossa poteva arrivare da un momento all‟altro. Un po‟ di pazienza ! Oh la la, un po‟ di pazienza :

ne avevamo avuta tanta ! (PS, p. 31, la sottolineatura è nostra).

Ma ragazze ! C‟era la linea di demarcazione. Russi da una parte, americani e inglesi dall‟altra. Zac, zac!

Gli alleati si erano affettata la Germania. Oh, quanto alle fette si poteva giurare che non le avrebbero

mollate più. Ben gli stava, a quei porci nazisti ! (PS, p. 32, la sottolineatura è nostra).

In Levi, questi procedimenti di enfatizzazione sono relativamente assenti. Le interiezioni che

utilizza appartengono più spesso ad un registro alto : «Spuntava appena il giorno quando il

greco mi svegliò. Ahi disinganno ! dove era sparito il gioviale convitato della sera avanti ?»

(LT, p. 50, la sottolineatura è nostra). Ogni tanto Levi rappresenta le tracce di una lingua

parlata. Quando descrive ad esempio l‟attività commerciale di Cesare al mercato, non esita a

riprodurre le parole del ciarlatano, pronunciate nel gergo del ghetto di Roma :

– Vedi ? capisci ? non sei d‟accordo ?

– Sto zlotych, – ripeté quello, testardo.

– Questo è de Capurzio ! – mi disse Cesare. Poi, come colto da improvvisa stanchezza, e in un estremo

tentativo di accordo, gli mise una mano sulla spalla e gli disse maternamente : – Senti. Senti, compare.

Tu non mi hai capito bene. Facciamo così, mettiamoci d‟accordo. Te me dài tanto così – (e gli disegnò

150 col dito sul ventre), – te me dài Sto Pingisciu, e io te la mollo sulla groppa. Va bene ?

Il panzone bofonchiava e faceva di no col capo, con gli occhi rivolti in giù ; ma l‟occhio clinico di

Cesare aveva colto il segno della capitolazione : un movimento impercettibile della mano verso la tasca

posteriore dei pantaloni.

– E dài ! Caccia „ste pignonze! – incalzò Cesare, battendo il ferro finché era caldo.

Page 74: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

74

(...) Cesare mi strappò energicamente alla mia ammirazione estatica.

– A compà: famo resciutte, sennò questi svagano er búcio –.

(LT, p. 97).

Invece è chiaro che l‟intenzione di Primo Levi è tutt‟altra di quella di Liana Millu. Come

abbiamo dimostrato, in Millu, la lingua parlata serve di metodo di enfatizzazione ; rende il

discorso più vivo e più veridico. Levi, da parte sua, considera la lingua come inerente al

personaggio che sta descrivendo. Per lui la riproduzione del linguaggio di un personaggio fa

dunque parte dell‟atto descrittivo antropologico.

La psicologia del protagonista

Generalmente, il testo fittizio si distacca dal testo storiografico per una maggiore

caratterizzazione psicologica dei personaggi. Nel caso de I Ponti di Schwerin, il lettore può

effettivamente guardare nella mente della protagonista e seguire i suoi pensieri. Un passo

chiave a questo proposito è la scena che descrive con il procedimento dello stream of

consciousness le idee che percorrono la mente di Elmina dopo l‟evento tragico della morte del

suo compagno Willem. Elmina sviene e delira :

Oal, deve venire anche Oal. Anche Willem e Margrete. Ahi ! Ci sono le formiche perché è maggio. In

maggio abbiamo tante rose nel giardino. Linda, vieni a vedere le rose ! Il giardino lo hanno bombardato.

Bombardato, bombardato, bombardato. Oh mamma, sento le bombe nel cervello. Di maggio a

Montolivo cantano le litanie, Willem cantiamo le litanie. Rosa mistica. Stella matutina. Regina

virginum. Refugium peccatorum. (...) Oh Dio, c‟è la motocicletta. Perché arrivano le motociclette ? Via

! Andatevene via ! Mi fanno male nella testa, mi arrivano nella testa. Willem, andiamo via. Andiamo

via, Willem ! (...) Dov‟è il cane ? Marcolino, non correre, è peggio. Non correre, non correre ! Mamma,

c‟è il cane che mi morde. C‟è il cane. Scemagn Israel, il CANE ! (PS, p. 199).

Anche nella descrizione dei suoi sentimenti, la protagonista Elmina è molto precisa e franca.

Riconosce ad esempio un suo bisogno interno : «Avevo bisogno d‟immaginare il viaggio di

ritorno come qualcosa di trionfale.» (PS, p. 85). Il contrasto con lo stile leviano è evidente. In

Levi, l‟espressione dello stesso sentimento diventa molto più generale e collettiva : «[il Moro

di Verona] ci benedisse col gesto solenne dei pontefici, augurandoci un buon ritorno e ogni

bene. L‟augurio ci fu grato, poiché ne sentivamo il bisogno.» (LT, p. 254).

Un‟altra fonte : il Tagebuch

Esiste un‟altra fonte per verificare il grado di finzione de I Ponti di Schwerin, cioè il

Tagebuch che Liana Millu ha scritto durante il suo ritorno dal Lager. Il diario contiene le

impressioni e le esperienze reali e più personali della reduce. Come constata Piero Stefani

nella sua introduzione all‟edizione recente del Tagebuch, il documento è di inestimabile

Page 75: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

75

valore, perché «l‟eccezionalità sta nell‟essere stato scritto in re. Nessuna distanza temporale

c‟è tra lo scrivere e l‟oggetto di cui si parla.»151

Però, visto che nel suo diario, Liana Millu

esprime non tanto i fatti dell‟itinerario, bensì le emozioni, gli stati d‟animo e i movimenti

psicologici suscitati da esso, il documento non ci dà le informazioni necessarie per poter

considerare I Ponti di Schwerin come un‟opera in gran parte autobiografica. Al contrario, la

maggior parte degli eventi descritti nel romanzo non si ritrovano nel diario : non c‟è traccia di

ad esempio l‟amicizia con e la morte di Willem.

Nomenclatura dei personaggi

Il Tagebuch ci fornisce tuttavia delle informazioni sui personaggi che appaiono ne I Ponti di

Schwerin. Se il nome della protagonista Elmina Misdrachim non equivale al nome

dell‟autrice, questo è anche il caso per vari altri personaggi. I nomi dei reduci italiani

incontrati durante il suo itinerario – tra l‟altro Vito, il Volterra, Salvatore e Benito – non

vengono menzionati nel diario. Forse – ma non di sicuro –, queste figure possono essere

avvicinate delle persone enumerate all‟inizio del Tagebuch (la pagina 32). Anche la

nomenclatura dei personaggi ne I Ponti di Schwerin costituisce dunque un elemento

importante che contribuisce al carattere fittizio dell‟opera.

4.1.2. L’(im)possibilità della finzione dopo Auschwitz

Dall‟analisi degli elementi di finzione ne I Ponti di Schwerin e ne La Tregua, risulta chiaro

che il grado di finzione è molto più grande nell‟opera di Liana Millu. Apparentemente,

l‟autrice ha voluto scrivere una narrazione romanzesca, partendo delle sue proprie esperienze.

I motivi possibili per una tale scelta sono numerosi. Forse la scrittrice ha voluto proteggere la

propria „privacy‟ di reduce, creando il dubbio sul grado autobiografico degli eventi e delle

emozioni descritti. Le sue esperienze proprie, le conosce soltanto Liana Millu stessa. La

narrazione fittizia permette inoltre di modificare o aggiungere delle cose sotto la spinta di

considerazioni letterarie. Così la Millu si è protetta come autrice. Un terzo stimolo possibile è

il lettore. Svanendo il confine tra realtà e invenzione, al lettore viene data l‟occasione di far

funzionare la sua immaginazione.

151

STEFANI P., Introduzione al Tagebuch, Firenze, La Giuntina, 2006, p. 12.

Page 76: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

76

Questa scelta di un autore di una narrazione fittizia non è logica, dato che rischia di non essere

preso sul serio. Tra gli studiosi che segnalano il giudizio negativo della critica nei confronti

della finzione intorno all‟Olocausto, Sue Vice ha trattato la problematica il più

profondamente. Inizia l‟introduzione al suo libro Holocaust Fiction con una tesi del tutto

provocatoria : «Holocaust fictions are scandalous : that is, they invariably provoke

controversy by inspiring repulsion and acclaim in equal measure. To judge by what many

critics have to say, to write Holocaust fictions is tantamount to making a fiction of the

Holocaust.»152

Questa attitudine respingente emerge già subito dopo la fine della guerra e fa parte di una

discussione più generale sulla possibilità o l‟impossibilità di rappresentare l‟Olocausto

nell‟arte. Vice menziona Theodor Adorno, Claude Lanzmann e Elie Wiesel come i

rappresentanti più importanti della posizione negativa in questo dibattito. Adorno pone

francamente che dopo Auschwitz, scrivere una poesia sarebbe barbarico, perché non è

accettabile trarre un piacere estetico da un‟opera d‟arte che concerne l‟Olocausto. Lanzmann è

ancora più radicale : secondo lui, «certain things cannot and should not be represented.»153

Infine, Elie Wiesel, lui stesso sopravvivente del campo di Monowitz, considera l‟Olocausto

come ispirazione letteraria una contradictio in terminis : «Wouldn‟t that mean, then, that

Treblinka and Belzec, Ponar and Babi Yar all ended in fantasy, in words, in beauty, that it was

simply a matter of literature?»154

Esiste dunque un «mistrust of invention in relation to the Holocaust»155

. Anche se la storia

raccontata dalla Millu ne I Ponti di Schwerin non è completamente inventata, l‟autrice ha

chiaramente scelto un approccio romanzesco, non storiografico. Non ci sembra del tutto

impossibile che la relativa mancanza di attenzione per l‟opera di Liana Millu sia parzialmente

dovuta a questa scelta.

152

VICE S., Holocaust Fiction, London, Routhledge, 2000, p. 1. 153

Ibid., p. 5. 154

WIESEL E., The Holocaust as Literary Inspiration, in: Elie Wiesel, Lucy S. Dawidowicz, Dorothy Rabinowicz

and Robert McAfee Brown, Dimensions of the Holocaust by Elie Wiesel, Lucy S. Dawidowicz, Robert McAfee

Brown, Evanston, Northwestern University Press, 1977, p. 7. Citato in : VICE S., op. cit., p. 5. 155

VICE S., op. cit., p. 4.

Page 77: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

77

4.2. Realtà_______________________________________________

4.2.1. Elementi di veridicità e di autobiografia

Confrontando le biografie degli autori e la storia dei protagonisti, i paralleli sono evidenti. Gli

autori stessi hanno segnalato in varie interviste il grande grado di autobiografismo delle loro

opere. Forse nel caso di Levi, questa conferma sembra superflua. Però visto l‟abbondanza di

elementi di finzione nell‟opera di Liana Millu, non è inutile la sua dichiarazione che I Ponti di

Schwerin racconta «la mia storia»156

.

Di nuovo, vogliamo fare appello alla nostra fonte supplementare. Se nel punto 4.1.1. abbiamo

apportato il Tagebuch per dimostrare il grado di finzione, il diario personale contiene

ugualmente qualche legame evidente con I Ponti di Schwerin, quindi elementi che possiamo

classificare come strettamente autobiografici. Così, già nell‟introduzione al Tagebuch, Piero

Stefani segnala il motivo dell‟«improvviso odore di violette percepito nitido e presente» che

ricorre sia ne I Ponti di Schwerin sia ne La camicia di Josepha, altra opera della Millu. Un

altro motivo è quello della Morte rappresentata come una «figura in motocicletta» (TB, p. 39),

che ritorna nel passo soprammenzionato di stream of consciousness ne I Ponti (PS, p. 199).

Anche la frase dall‟amante Cen «Chi dice mah cuor contento non ha» (TB, p. 51) è riutilizzata

nel romanzo.

Rivenendo ora alle due opere in considerazione, il lettore può accorgersi di certi elementi nei

testi stessi che segnalano l‟autobiografismo.

Prima persona & nomenclatura del protagonista

Sia La Tregua, sia I Ponti di Schwerin sono scritti in prima persona, il che indica che si tratta

di testimonianze di un personaggio (vero, fittizio o „realistico‟157

). Questo personaggio

osserva e descrive se stesso e le figure che lo circondano. Infatti, ripensando i ricordi del

periodo prebellico, Elmina si considera contemporaneamente la propria «spettatrice, giudice e

erede» (PS, p. 35) e così si è considerata senza dubbio anche Liana Millu durante la stesura

156

MILLU L., Sulla normalità del reduce, in: SPAD MILVIA, Le parole di un uomo. Incontro con Primo Levi, Di

Renzo Editore, Roma, 2003, p. 120. 157

Con il termine „personaggio realistico‟ intendiamo dire un personaggio che non è totalmente fittizio, ma che è

creato in base alle caratteristiche di una persona reale.

Page 78: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

78

del libro. In Levi è importante l‟alternanza tra la prima persona singolare e plurale,

quest‟ultimo essendo utilizzato per rappresentare la dimensione collettiva dell‟esperienza.

Che l‟«io» ne La Tregua indica l‟autore stesso, diventa chiaro (se non lo era già per il lettore

senza background) solo nel quarto capitolo : «Mi chiese come mi chiamavo. Quando a “Levi”

aggiunsi “Primo”, i suoi occhi verdi si illuminarono» (LT, p. 71). Ne I Ponti di Schwerin non

è – come abbiamo menzionato – Liana Millu ad essere la protagonista, ma il personaggio

fittizio Elmina Misdrachim. Risa Sodi ha però segnalato il legame con il nome dell‟autrice,

«the name “Elmina” being an anagram for “Liana M.”»158

Un argomento per questa ipotesi ci

dà il Tagebuch, nel quale qualcuno chiama Liana Millu «Limmina» (TB, p. 39), il che

assomiglia ancora di più a «Elmina».

Indicazioni cronologiche e topografiche159

Un aspetto quasi totalmente assente nel libro della Millu ma molto frequente nell‟opera

leviana è l‟indicazione del tempo e dei luoghi. Ad ogni tappa del suo itinerario, Levi

menziona molto accuratamente i luoghi visitati o passati e la durata del percorso :

«Rimanemmo a Staryje Doroghi, in quella Casa Rossa piena di misteri e di trabocchetti come

un castello di fate, per due lunghi mesi : dal 15 luglio al 15 settembre del 1945.» (LT, p. 174).

E come conferma Günter Butzer : «Die Topographie wird als Beglaubigung der Authentizität

und als Ordnung der Erzählung betont.»160

Per aumentare il grado storiografico della sua

opera, Levi ha aggiunto al testo una carta con il suo percorso.

4.2.2. L’(im)possibilità dell’autobiografia dopo Auschwitz

Nel punto 4.1.2 abbiamo accennato all‟attitudine rifiutatrice della critica nei confronti del

«Holocaust Fiction». Fare una narrativa fittizia sull‟Olocausto equivarrebbe a fare finzione

dell‟Olocausto. Quindi impossibilità della finzione dopo Auschwitz. Questo però non

significa che l‟unica soluzione si trovi nell‟autobiografia stretta. Manuela Günter, autrice del

saggio Writing Ghosts. Von den (Un-)Möglichkeiten autobiographischen Erzählens nach dem

158

SODI R., Many Bridges to Cross : Sex and Sexuality in Liana Millu‟s Holocaust Fiction, «Nemla Italian

Studies», 1997, vol. 21, p. 168. 159

Cfr. anche punto 1.3. 160

BUTZER G., Topographie und Topik. Zur Beziehung von Narration und Argumentation in der

autobiographischen Holocaust-Literatur, in : GÜNTER M., Überleben schreiben, Zur Autobiographik der Shoah,

Würzburg, Königshausen & Neumann, 2002, p. 51.

Page 79: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

79

Überleben.161

, constata la paradossale «gleichzeitiger Unmöglichkeit und Unvermeidbarkeit

der Autobiographie.»162

Gli autori dell‟Olocausto si trovano di fronte al rapporto teso tra

«Faktualität» («fattualità») e «Fiktionalität» («finzionalità») : sono spinti verso una scrittura

testimoniale, però allo stesso tempo si rendono conto del fatto che «alles Schreiben ist

notwendig Poiesis»163

È notevole in questo senso la differenza nell‟opinione di Elie Wiesel

(di cui abbiamo riassunto il punto di vista nel punto 4.1.2.) e di Imre Kertész, ambedue reduce

del campo di Auschwitz, ambedue letterato e vincitore del Premio Nobel. Laddove Wiesel

non crede nella Letteratura come rappresentazione dell‟Olocausto, Kertész è d‟avviso che

«das Konzentrationslager nur als Literatur vorstellbar sei, als Realität nicht.»164

Kertész stima

che, dal momento che l‟esperienza reale è passata, non se la può più considerare (né

raccontare) come Realtà : «Ist mein Leben nicht eine Erzählung ? Wie könnte ich diese

Erzählung zum Reden bringen ? Nur als erzählbare Wirklichkeit ; als Wirklichkeit

keineswegs.»165

Inoltre gioca l‟effettività della memoria. Col tempo, la forza e l‟esattezza dei ricordi

diminuisce. Günter conferma che «die notwendige permanente Verschiebung des Erinnerten

zeigt, daß das Vergessen immer schon am Werk ist.»166

Levi stesso ha analizzato il

procedimento del ricordo nel primo capitolo de I Sommersi e i salvati, intitolato La memoria

dell‟offesa :

La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace. (...) I ricordi che giacciono in noi non

sono incisi sulla pietra ; non solo tendono a cancellarsi con gli anni, ma spesso si modificano, o

addirittura si accrescono, incorporando lineamenti estranei. (...) Anche in condizioni normali è all‟opera

una lenta degradazione, un offuscamento dei contorni, un oblio per così dire fisiologico, a cui pochi

ricordi resistono. È probabile che si possa riconoscere qui una delle grandi forze della natura, quella

stessa che degrada l‟ordine in disordine, la giovinezza in vecchiaia, e spegne la vita nella morte. (SS, p.

663).

161

GÜNTER M., Writing Ghosts. Von den (Un-)Möglichkeiten autobiographischen Erzählens nach dem

Überleben, in: GÜNTER M., Überleben schreiben, Zur Autobiographik der Shoah, Würzburg, Königshausen &

Neumann, 2002, pp. 21-50. 162

Ibid.., art. cit., p. 23. 163

Ibid., art. cit., p. 24. 164

Ibid., art. cit., p. 44. 165

KERTÉSZ I., Ich – ein anderer (traduzione dall‟ungherese al tedesco di Ilma Rakusa), Berlino, 1998. Citato in

: GÜNTER M., art.cit., p. 45. 166

GÜNTER M., art.cit., p. 45.

Page 80: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

80

4.3. Conclusione__________________________________________

In conclusione, si può dire che una rappresentazione della Shoah è dunque inevitabilmente

un‟unione tra «finzionalità» e «fattualità», due modelli narrativi che si sintetizzano in un

terzo, nuovo modello. Considerando però La Tregua e I Ponti di Schwerin, si constata che le

due opere tendono ad occupare posizioni diverse all‟interno di questo terzo

«Erzählmodelle»167

. Liana Millu aderisce più al modello della finzione : rappresenta i fatti,

però in chiave fittizia. Scrive Gudrün Jäger :

L‟io-narrante e la sua storia sofferta restano così distanti sullo sfondo che spesso il lettore si chiede in

quale rapporto autobiografia e finzione letteraria stanno tra loro. Per Liana Millu nessuna delle due

costituisce una contraddizione all‟altra. (...) Questo atteggiamento [di distanziamento dall‟accaduto]

diventa, dal momento della stesura dell‟esperienza vissuta, addirittura un processo poetico. 168

Per quel che concerne l‟opera di Levi, l‟autore stesso afferma : «Quanto ai miei ricordi

personali, ed ai pochi aneddoti inediti che ho citati e citerò (...) : il tempo li ha un po‟ scoloriti,

ma sono in buona consonanza con lo sfondo, e mi sembrano indenni.» (SS, p. 673). Sceglie

dunque una rappresentazione che va verso la storiografia.

Possiamo rappresentare questa nostra sintesi come segue :

167

Ibid., p. 26 : «die beiden konträren Erzählmodelle von Faktualität und Fiktionalität verbinden sich und

generieren ein drittes.» 168

JÄGER G., “Che bella camicia di sete che avevo!” – Un‟intervista-ritratto a Liana Millu, «Qualestoria»,

2005, vol. 32, n° 2, pp. 155-156.

Page 81: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

81

Conclusioni

Il presente studio aveva come obiettivo principale un‟analisi profonda di due opere, La

Tregua di Primo Levi e I Ponti di Schwerin di Liana Millu, che trattano uno stesso argomento,

cioè il ritorno dal campo di concentramento alla patria. La nostra intenzione generale è stata

di segnalare sia le analogie sia le diversità tra le due rappresentazioni letterarie di questa

esperienza.

1) esperienza collettiva vs. esperienza personale

Dopo una presentazione generale del corpus nel primo capitolo, abbiamo focalizzato nel

secondo capitolo il tema centrale delle opere, cioè il viaggio di ritorno. Lo studio di vari

aspetti del ritorno – fisici, psichici o metaforici – ci permette di riconoscere gli approcci in

gran parte differenti dei due autori.

Con La Tregua, Primo Levi ha scritto un documento quasi storiografico e antropologico :

sceglie un tono e una lingua strettamente descrittivi, fa frequentemente riferimento allo sfondo

storico e analizza il comportamento dei suoi compagni accuratamente, descrivendoli con tutte

le loro sfumature di carattere. Come in uno studio scientifico, l‟io dell‟osservatore scompare

quasi totalmente per cedere il posto al „noi‟ collettivo.

Liana Millu invece, ha affrontato il tema del ritorno in modo molto personale. Racconta il

viaggio di ritorno in prima persona, dipinge la psicologia della protagonista, per i passi

descrittivi parte dalle sue osservazioni sensitive e definisce i personaggi secondari attraverso

la loro relazione con la protagonista. Inoltre, l‟opera della Millu è innovativa, perché tocca

degli aspetti, ad esempio la corporeità e i rapporti sessuali, che di solito vengono evitati nelle

testimonianze intorno al campo di concentramento.

Ovviamente, l‟argomento analogo delle due opere provoca anche un grande parallelismo nella

rappresentazione. Colpisce ad esempio il modo in cui sia Primo Levi, sia Liana Millu

mostrano il processo di maturazione psichica che subisce il reduce durante l‟itinerario.

Entrambi abbozzano anche un universo che cambia insieme al protagonista.

Page 82: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

82

2) trauma vs. vita

Nel terzo capitolo, abbiamo trattato il periodo dopo il ritorno. Le descrizioni della vita

postbellica ne La Tregua e ne I Ponti di Schwerin mostrano elementi paralleli : gli incubi,

l‟eterno ritorno dei ricordi, l‟incomprensione di chi non ha vissuto questa esperienza orribile.

Abbiamo tuttavia potuto individuare sia nelle due opere in considerazione, sia in citazioni

degli autori, sia nella loro opera completa un maggiore positivismo presso la Millu e un

maggiore pessimismo presso Levi. Il personaggio Elmina Misdrachim e l‟autrice Liana Millu

guardano verso il futuro, versi nuovi ponti. Levi invece, ritorna sempre all‟esperienza del

campo, analizzandone ripetutamente tutti gli aspetti e confermando sempre il suo trauma.

3) «fattualità» vs. «finzionalità»

Nell‟ultimo capitolo, abbiamo eseguito una piccola analisi degli elementi di finzione e di

autobiografia nelle opere in considerazione. Grazie alle osservazioni di Sue Vice e Manuela

Günter, abbiamo capito che dopo Auschwitz non sono più possibili né l‟autobiografia stretta,

né la finzione totale. Günter ci è offerto l‟ipotesi di un terzo modello di rappresentazione, che

unisce finzione e fattualità. La Tregua e I Ponti di Schwerin rispondono alla definizione di

questo terzo modello, anche se la prima opera va verso una rappresentazione fedele e

storiografica, mentre la seconda si presenta piuttosto come un romanzo, nel quale l‟autrice

non esita ad introdurre una buona parte di inventio.

4) ricezione diversa

Nel primo capitolo, le osservazioni sulla ricezione dei due opere ci hanno spinti a chiederci :

perché l‟opera di Primo Levi è così abbondantemente presente nella critica, mentre l‟opera

della Millu sembra conosciuta soltanto presso un gruppo ridotto di studiosi e lettori ? L‟analisi

che abbiamo presentata nei capitoli 2, 3 e 4 ci permette di enumerare gli elementi seguenti

come ipoteticamente responsabili del diverso grado di notorietà :

a) L‟opera di Primo Levi non è la testimonianza di una sola persona, bensì quella di

molti reduci. La Tregua prende dunque un significato universale. Liana Millu invece,

sceglie un approccio del tutto personale, eliminando così l‟elemento collettivo e

universale.

Page 83: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

83

b) Liana Millu focalizza in primo luogo le emozioni personali della protagonista. Inoltre i

contatti con altri personaggi sono scarsi. I Ponti di Schwerin è dunque un documento

autoanalitico. Primo Levi invece, studia i comportamenti dei suoi compagni all‟interno

di un gruppo. La Tregua risulta dunque di più grande valore sul livello antropologico e

filosofico.

c) Un elemento che certamente negli anni Settanta e Ottanta potrebbe aver provocato la

relativa assenza del libro della Millu nella critica, è il fatto che affronta certi tabù,

come l‟aborto, lo stupro, le relazioni fisiche tra persone di generazioni diverse, ecc.,

cioè argomenti controversi nella società italiana di questi anni.

d) Come abbiamo dimostrato nel punto 4.1.2., la finzione intorno all‟Olocausto è stata

criticata severamente. Probabilmente questo è anche l‟aspetto decisivo nel giudizio di

tanti critici sul libro della Millu : secondo molti studiosi, il carattere fittizio de I Ponti

di Schwerin ne diminuisce il valore storiografico e letterario.

e) Un ultimo aspetto che potrebbe aver contribuito alla maggiore notorietà di Primo Levi,

- anche se non vogliamo pronunziarci francamente su questa questione -, è il suo

suicidio. Forse dopo la morte misteriosa di Primo Levi è cominciato un processo di

mitizzazione. Comunque, senza dubbio, la morte dell‟autore ha provocato una

maggiore interesse per la sua opera.

Con questa tesi, abbiamo avuto l‟intenzione di compensare la mancanza di attenzione per

l‟opera di Liana Millu, mettendola allo stesso livello del grande Primo Levi. Lo studio de La

Tregua e de I Ponti di Schwerin ha messo in evidenza il dualismo del fenomeno di Auschwitz.

Primo Levi ci mostra l‟universalità della tragedia, Liana Millu descrive Auschwitz e il ritorno

come un evento del tutto privato e personale.

Page 84: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

84

Bibliografia

Testi letterari

Bibbia Ebron, Milano, Edizioni San Paolo, 2005.

DANTE ALIGHIERI, Commedia (con il commento di Anna Maria Chiavacci Leonardi), Inferno,

Bologna, Zanichelli, 1999.

LEVI, PRIMO, La tregua, Torino, Einaudi, 1963.

ID., Se questo è un uomo, Torino, Einaudi, 1985.

ID., I sommersi e i salvati, in : Opere, vol. 1, Torino, Einaudi, 1987, pp. 651-822.

MILLU, LIANA, I ponti di Schwerin, Genova, Le Mani, 1998, con una prefazione di Laura Lilli

e un‟introduzione di Francesco De Nicola.

ID., Tagebuch, Firenze, La Giuntina, 2006, con una prefazione di Paolo di Benedetti e

un‟introduzione di Piero Stefani.

Testi critici

ALLOISIO, REMO, Il n. A 5384 di Auschwitz Birkenau, «Patria Indipendente», 27 febbraio

2005, pp. 39-40.

ID., Liana Millu : dalla Resistenza al campo di Auschwitz, «Patria Indipendente», 29 gennaio

2006, pp. 21-22.

ID., Ricordando Liana Millu, la scrittrice-partigiana, «Patria Indipendente», 27 gennaio 2008,

pp. 42-43.

AMSALLEM, DANIELA, Primo Levi, Paris, Ellipses Édition, 2000.

BAIARDI, MARTA, Liana Millu. Due libri postumi. Appunti bibliografici, «DEP (Deportati,

esuli, profughe)», 2007, n° 7, pp. 300-313.

BELPOLITI, MARCO, Primo Levi, Milano, Edizioni Bruno Mondadori, 1998.

BUTZER, GÜNTER, Topographie und Topik. Zur Beziehung von Narration und Argumentation

in der autobiographischen Holocaust-Literatur, in : GÜNTER, MANUELA, Überleben

schreiben, Zur Autobiographik der Shoah, Würzburg, Königshausen & Neumann, 2002, pp.

51-75.

Page 85: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

85

CAMON, FERDINANDO, Conversazione con Primo Levi, Parma, Ugo Guanda, 1997.

CANNON, JOANN, Canon-Formation and Reception in Contemporary Italy : The Case of

Primo Levi, «Italica», 1992, vol. 69, n° 1, pp. 30-44.

ID., Storytelling and the Picaresque in Levi‟s “La tregua”, «Modern Language Studies»,

2001, vol. 31, n° 2, pp. 1-10.

DAMBITSCH, DAVID, Colloquio con Liana Millu, in : DAMBITSCH DAVID, Im Schatten der

Shoah. Gespräche mit Überlebenden und deren Nachkommen, Philo Verlagsgesellschaft

mbH, Berlin/Wien, 2002, pp. 67-77. Traduzione dal tedesco di Franco Di Giorgi, in : DI

GIORGI, FRANCO, A scuola da Liana Millu, 23 aprile 2002, pp. 3-14.

FERRERO, ERNESTO, Primo Levi. La vita, le opere., Torino, Einaudi, 2007.

GARGANO, ANTONIO & SQUILLANTE, MARISA (a cura di), Il viaggio nella letteratura

occidentale tra mito e simbolo, Napoli, Liguori Editore, 2005.

GORDON, ROBERT S.C., How Much Home Does a Person Need ? Primo Levi and the Ethics of

Home, «Annali d‟Italianistica», 2001, vol. 19, pp. 215-234.

ID., Primo Levi : le virtù dell‟uomo normale, Roma, Carocci, 2004.

GRASSANO, GIUSEPPE, Primo Levi, Firenze, La Nuova Italia, 1981.

GÜNTER, MANUELA, Writing Ghosts. Von den (Un-)Möglichkeiten autobiographischen

Erzählens nach dem Überleben, in: GÜNTER, MANUELA, Überleben schreiben, Zur

Autobiographik der Shoah, Würzburg, Königshausen & Neumann, 2002, pp. 21-50.

HERRMANN, KARIN, La voce (traduzione di Roberta Canu), «Resine», 2005, vol. 27, n° 103,

pp. 36-39.

JÄGER, GUDRÜN, “Che bella camicia di sete che avevo!” – Un‟intervista-ritratto a Liana

Millu, «Qualestoria», 2005, vol. 32, n° 2, pp. 153-164.

ID., Realtà e immaginazione : esperienza del campo di lavoro di Malchow, «Resine», 2005,

vol. 27, n° 103, pp. 19-22.

LUCAMANTE, STEFANIA, Non soltanto memoria. La scrittura delle donne della Shoah dal

dopoguerra ai giorni nostri, in : Scrittori italiani di origine ebrea ieri e oggi : un approccio

generazionale, a cura di Reinier Speelman, Monica Jansen & Silvia Gaiga, Italianistica

Ultraiectina 2, Igitur, Utrecht Publishing & Archiving Services, 2007, pp. 67-95.

MERIANA, GIOVANNI, I Ponti di Schwerin : il libro autobiografico, «Resine», 2005, vol. 27,

n° 103, pp. 32-35.

MILLER, STUART, The picaresque novel, Cleveland (Ohio), Press of Case Western Reserve

University, 1967.

Page 86: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

86

MILLU, LIANA, Sulla normalità del reduce, in: SPAD MILVIA, Le parole di un uomo. Incontro

con Primo Levi, Di Renzo Editore, Roma, 2003, pp. 119-129.

ID., È successo, può succedere ancora. 40 anni di memoria da Birkenau ad Auschwitz,

«Regno-att.», 2004, n° 22, p. 734. Introduzione di Piero Stefano.

ID., Nel giorno della memoria, «Resine», 2005, vol. 27, n° 103, p. 5.

PEARCE, JOSEPH, De overlevingsdrang was groter dan de doodswens, «De Morgen», 23

febbraio 2008.

PESCE, MICHELANGELO & MERIANA, GIOVANNI, La camicia di “Josepha” (Liana Millu), «Il

Foglio», 1988, n° 3, www.tiglieto.it/foglio/198803 (consultato il 17 febbraio 2008).

SODI, RISA, Many Bridges to Cross : Sex and Sexuality in Liana Millu‟s Holocaust Fiction,

«Nemla Italian Studies», 1997, vol. 21, pp. 157-178.

VERDINO, STEFANO, Memoria di una testimone: l‟opera di Liana Millu, «Storia e memoria»,

2005, vol. 14, n° 1, pp. 87-95.

ID., Notizie bio-bibliografiche, «Resine», 2005, vol. 27, n° 103, pp. 45-48.

VERHULST, SABINE, La “stanca fantasia”. Studi leopardiani., Milano, FrancoAngeli, 2005.

VINCENTI, FIORA, Invito alla lettura di Primo Levi, Milano, Mursia, 1976.

WOHLGELERNTER, MAURICE, “Down there” : or, Primo Levi‟s Ending : A Review Essay,

«Modern Judaism», 1989, n° 1, pp. 121-128.

ZACCARO, GIOVANNA, La tregua di Primo Levi, «La Nuova Ricerca», 2003, vol. 12, pp. 335-

352.

ZANNONI, PIER ANTONIO, Liana Millu : intervista per i 90 anni, «Resine», 2005, vol. 27, n°

103, pp. 7-9.

Page 87: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

87

Allegato 1

L‟itinerario di Primo Levi

Page 88: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

88

Allegato 2

L‟itinerario di Liana Millu

Page 89: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

89

Page 90: Primo Levi (La Tregua) e Liana Millu (I Ponti di …lib.ugent.be/fulltxt/RUG01/001/414/858/RUG01-001414858_2010_0001... · Leggere La Tregua mi ha dato l‟occasione di guardare oltre

90