Le battaglie per il futuro di Internet 15

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Le battaglie per il futuro di Internet Paolo Costa Università di Pavia Comunicazione Innovazione Multimedialità Anno Accademico 2012-2013

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Identità conformi (corso di Comunicazione Digitale e Multimediale, Università di Pavia, a.a. 2012-2013)

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Le battaglie per il futuro di Internet

Paolo Costa

Università di Pavia Comunicazione

Innovazione Multimedialità

Anno Accademico 2012-2013

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INCANTO NARCISISTA, IMPULSO NICHILISTA

14a lezione (integrazioni)

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Auto-divulgazione e camouflage

Facebook ci esorta a mostrare il nostro volto, dentro uno schema standardizzato e semplificato, funzionale ai suoi obiettivi di business

Quale risposta alla logica dell’auto-divulgazione? Tre strade sono teoricamente possibili: defezione, camouflage strategico o anonimato

Tuttavia «la maggior parte degli utenti non si trova a proprio agio con un’esistenza parallela: preferiscono rimanere se stessi e nascondersi»(*)

(*) Geert Lovink, Ossessioni collettive, op. cit.

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Il camouflage strategico di Second Life e dei metaversi

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L’anonimato autoriale degli editor e checker di Wikipedia

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There are two types of response to unsatisfactory situations in one's firm, organization or country. The first is "exit" or leaving without trying to fix things. The second is "voice," that is, speaking up and trying to remedy the defects.

(Albert O. Hirschman)

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Fonte: Shelby White and Leon Levy Archives

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L’ermeneutica della massa

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Fonte: ShashiBellamkonda

Il fragile mito della coda lunga di Chris Anderson / Wired

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La coda lunga, ovvero «less of more»

La coda lunga(*) è un modello di distribuzione del valore in Rete: la coda si allunga e acquista un peso maggiore rispetto alla testa della curva

(*) Chris Anderson, The Long Tail: Why the Future of Business is Selling Less of More, Hyperion, New York, 2006

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La distribuzione ineguale dei commenti

La pratica di inserire commenti, cruciale per blog e forum, definisce l’esperienza stessa dei social network e di Twitter (piattaforma di micro-blog)

La ripartizione dei commenti online smentisce il modello della coda lunga: essi si concentrano nella testa, perché ogni commento ne attrae altri

«Anziché essere distribuita nell’intero network, la cultura della discussione prende forma intorno a pochi siti, autori o commenti»(*)

(*) Geert Lovink, Ossessioni collettive, op. cit.

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La legge di potenza nelle reti sociali

Il fenomeno fu osservato già da Clay Shirky, nel post Power Laws, Weblogs, and Inequality ("Networks, Economics, and Culture" 2003)(*)

Shirky evidenziò tale ineguaglianza di distribuzione con riferimento ai commenti, nei blog, ma anche agli inbound link di tutti i siti

L’effetto della legge di potenza si accentua in misura direttamente proporzionale al numero di opzioni teoriche, ossia alla crescita della Rete

(*) Ora disponibile qui: http://www.shirky.com/writings/herecomeseverybody/powerlaw_weblog.html

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La cultura della discussione è scale-free

Il fondamento teorico della legge di potenza si deve a Albert-László Barabási, studioso delle reti a invarianza di scala (scale-free)

In esse il grafico che esprime la relazione tra il numero di nodi e il numero delle loro connessioni è di tipo esponenziale negativo

Un nodo che stabilisce un nuovo collegamento, preferisce farlo verso un nodo che ne ha già molti, portando questi a una crescita esponenziale

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L’effetto power laws sulla reputazione

Nella network analysis il rapporto fra la media delle connessioni di tutti i nodi di una rete e le connessioni di uno specifico nodo è detto degrees

Nella retorica della Rete la misura di degrees equivale alla reputazione e corrisponde dunque a un dato meramente quantitativo

Non è vero che a un’elevata reputazione corrisponda necessariamente un’elevata qualità dell’informazione e dei contenuti

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La gerarchia anti-egualitaria di Google

Il Google Page Rank (algoritmo che determina la graduatoria dei risultati di una ricerca) premia i contenuti con il numero maggiore di backlink

Non è dunque verificato su base empirica che la sfera pubblica del Web riduca le disuguaglianze fra chi ha più massa critica e chi ne ha meno

Gli attori dominanti della comunicazione online tendono a rafforzare la propria posizione, mentre gli outsider fanno fatica ad affermarsi(*)

(*) M. Hindman, K. Tsioutsiouliklis, J.A. Johnson, “Googlearchy“, How a Few Heavily-Linked Sites Dominate Politics on the Web, 31 marzo 2003:

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Fonte: Searchenginebrief.com

Page Rank: che cosa valorizza Google

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Una dimensione povera e puerile

Le culture dei commenti di Internet d’inizio XXI secolo rivelano «un’ansia astile nel relazionarsi con le altre voci del vicinato»(*)

Siamo spesso di fronte a una «valanga di commenti ripetitivi e casuali» e alla «riluttanza a raggiungere il consenso» o formulare una sintesi

Si tratta dunque secondo Lovink di rivitalizzare la cultura dei commenti, renderla matura e consapevole delle proprie possibilità (*) Geert Lovink, Ossessioni collettive, op. cit.

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DIRITTI IN RETE, DIRITTO ALLA RETE

15a lezione

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Il fronte «esterno» e quello «interno»

Come abbiamo già sottolineato, i diritti in Rete sono spesso minacciati da entità «esterne»: governi autoritari, telcom, editori tradizionali, ...

Esiste tuttavia anche un fronte «interno», alimentato dagli interessi degli stessi fornitori di servizi online e dai loro ecosistemi

Lungo questo fronte si combattono battaglie che riguardano la libertà di movimento e di scambio, il diritto alla privacy e la libertà di espressione

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Il controllo sui contenuti: come Twitter gestisce la censura

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La paura di Facebook per l’esposizione del seno femminile

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La Bild e il caso della app per iPhone «Shake that girl»

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Il diritto alla privacy nell’era di big data

Non esiste un senso condiviso riguardo a ciò che è privato e ciò che non lo è: la privacy è contestuale, legata alle differenze di cultura e alle situazioni

Il principio generale, in base al quale si riconosce la proprietà dell’individuo sui dati privati che lo riguardano, non è sempre facile da applicare

Questa ambiguità di fondo e le differenze di legislazione fra USA e UE lasciano spazio ai comportamenti arbitrari degli operatori online

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L’indagine della Federal Trade Commision

Nel dicembre scorso la FTC americana ha avviato un’indagine nei confronti di tre società che svolgono brocheraggio dei dati degli utenti online

L’indagine ha lo scopo di conoscere la natura e le fonti dei dati raccolti, le modalità del loro utilizzo e gli strumenti di controllo offerti agli utenti

Le società sotto indagine sono Acxiom, Corelogic, Datalogix, eBureau, ID Analytics, Intelius, Peekyou, Rapleaf e Recorded Future

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La collaborazione fra Facebook e i broker

Nelle scorse settimane Facebook ha stipulato un accordo di collaborazione con Acxiom, Datalogix, Epsilon e BlueKay

Le prime tre società svolgono brocheraggio dei dati degli utenti, mentre la quarta è specializzata nel tracciamento online tramite cookie

Scopo della partnership è migliorare la rilevanza – oggi spesso modesta – e quindi l’efficacia delle inserzioni pubblicitarie su Facebook

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La balcanizzazione della Rete

A parte le politiche censorie dei governi autoritari, c’è una sfida al principio dell’universalità della Rete che viene dall’«interno» ed è poco percepita

L’ecosistema di Facebook e, più ancora, quello di Apple tendono all’autoconsistenza e alla chiusura con il mondo estero, cioè con il resto della Rete

Internet rischia di trasformarsi in un insieme di enclave o «orti conchiusi» (walled garden) caratterizzati da forme severe di controllo interno

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Walled garden: il caso Apple iOS

Un walled garden può essere visto come un ecosistema informativo completo, sottoposto al controllo del suo gestore e in guerra con gli altri

Il mondo di Apple è di questo tipo: include sistema operativo (iOS), terminali (iPhone, iPad) e piattaforma di distribuzione (Apple Store)

Apple non solo definisce gli standard, ma sorveglia sui contenuti immessi nell’ecosistema e fissa le regole di scambio fra gli attori coinvolti

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Walled garden: non solo Apple

Il modello dei walled garden è applicato anche da Amazon (ecosistema Kindle) e da Facebook (ecosistema delle Facebook applications)

Ma anche altri operatori stanno abbracciando questa filosofia, risucchiati in una escalation fatta di attacchi e rappresaglie fra concorrenti

Twitter, per esempio, ha attuato una politica di progressiva chiusura nei confronti di Instagram, cui la stessa Instagram ha risposto prontamente