La Voce - 6/2015

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Bollettino bimestrale - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n o 46) art. 1, comma 2, DCB Roma Anno LIX • Novembre-Dicembre n. 6/2015 PAPA FRANCESCO riceve il saluto di suor Sara durante il 1 o Convegno Mondiale dei Giovani Consacrati delle Figlie di S. Maria della Provvidenza Opera Femminile Don Guanella

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delle Figlie di S. Maria della Provvidenza, Opera Femminile Don Guanella

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Anno LIX • Novembre-Dicembre • n.6/2015

PAPA FRANCESCOriceve il saluto di suor Sara durante il 1o Convegno Mondialedei Giovani Consacrati

delle Figlie di S. Maria della ProvvidenzaOpera Femminile Don Guanella

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In copertina: La nostra consorella suor Sara Sanchez con Papa Francesco.

Periodico bimestraledelle Figlie di S. Maria della Provvidenza

Opera Femminile Don Guanella•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••CASA GENERALIZIA DELLA CONGREGAZIONEDELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA PROVVIDENZAPiazza S. Pancrazio, 9 - 00152 RomaTel. 06.58.82.082 - Fax 06.58.16.392 - www.cgfsmp.org

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Finito di stampare nel mese di novembre 2015

ANNO LIX - N. 6 NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

1 Lettera del Santo Padre Francesco con laquale si concede l’indulgenza in occasionedel Giubileo Straordinario della Misericordia

CHIESA NOSTRA MADRE

Papa Francesco 3 Il Sacramento della RiconciliazionePapa Francesco 5 Notte santaAngela Anna Tozzi scic 7 Il Cantico di FrancescoDon Luigi Romanò 10 Avvicinare la miseria umana alla misericordia

divina 12 Giubileo news

FAMIGLIA GUANELLIANA

Padre Michele Triglione 14 La Madonna della Divina ProvvidenzaCarlo Lapucci 17 Fioretti guanelliani. La fame non fa ragionareSuor Paolina Bertani fsmp 18 Fioretti guanelliani. Un insolito presepioSuor Elda Soscia fsmp 20 Seguendo la beata Chiara Bosatta. Suor Chiara educatriceCosimo Urso 23 Un libro per non dimenticareMadre Serena Ciserani 24 PBK = Pro Bambini Kabul.Suor Carla Folini Una ricca esperienza intercongregazionale

FINESTRE SUL MONDO

Gianni Moralli 26 Il tempo di ErodeFrancesco Sapio 28 L’Immacolata di Gaetaa cura di P. Annibaldi 31 Special OlympicsMichela Carrozzino fsmp 33 Grazie, Romania!

VIVERE LA FESTA

a cura di suor M.T. Nocella 35 Raccontiamoci il Natale

TESTIMONIANZE

P. François-Marie Léthel 54 I venerabili Sergio e Domenica Bernardini

VOCE FAMIGLIA

Papa Francesco 59 Prendiamoci cura della famiglia 62 La creatura che hai al fianco 63 Adozioni a distanza

PROPOSTE GIOVANI

64 Racconti del Cammino di Santiago 2015Suore e volontarie 67 Camino de Santiago

VITA GUANELLIANA

Berbenno (Casa San Benigno): 69 • Roma:71 • Case guanelliane FSMP (Giubilei di Pro-fessione): 72 • Romania (Iasi - Casa SfantulIosif): 73 • Romania (Iasi): 75 • Messina (Par-rocchia SS. Salvatore): 78 • S. Vincenzo LaCosta (Parrocchia San Vincenzo Martire): 79• USA (Grass Lake, MI - Daughters of St. Maryof Providence): 80 • Como-Lora (Casa S. Ma-ria della Provvidenza): 80 • Como-Lora (CasaS. Maria della Provvidenza): 82 • Svizzera(Maggia, CT - Casa Beato Luigi Guanella): 82• Brasile (Ceará - Missão Velha): 84 • FrattaPolesine (Casa Sacra Famiglia): 85 • Ricettee consigli della nonna: 88

NELLA CASA DEL PADRE

Suor Gemma Giordani: 89 • Suor GianninaNegri: 90 • Suor Elia Cacciotti: 91 • Suor Ca-terina Giordani: 92 • Suor Carolina Vitale: 93• Suor Franca Massari: 93 • Suor Anita Feraco:94 • Suor Theresa Ann Geheringer: 95 •Nonna Maria: 96

Sommario

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1La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015

Lettera del Santo Padre Francescocon la quale si concede l’indulgenza in occasione

del Giubileo Straordinario della Misericordia

L a vicinanza del Giubileo Straordinariodella Misericordia mi permette di foca-lizzare alcuni punti sui quali ritengo im-portante intervenire per consentire che

la celebrazione dell’Anno Santo sia per tutti icredenti un vero momento di incontro con lamisericordia di Dio. È mio desiderio, infatti, cheil Giubileo sia esperienza viva della vicinanzadel Padre, quasi a voler toccare con mano la suatenerezza, perché la fede di ogni credente si rin-vigorisca e così la testimonianza diventi semprepiù efficace.Il mio pensiero va, in primo luogo, a tutti i fede-li che nelle singole Diocesi, o come pellegrini aRoma, vivranno la grazia del Giubileo. Desideroche l’indulgenza giubilare giunga per ognunocome genuina esperienza della misericordia diDio, la quale a tutti va incontro con il volto del

Padre che accoglie e perdona, dimenticandocompletamente il peccato commesso. Per viveree ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati acompiere un breve pellegrinaggio verso la PortaSanta, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiesestabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattroBasiliche Papali a Roma, come segno del deside-rio profondo di vera conversione. Ugualmentedispongo che nei Santuari dove si è aperta laPorta della Misericordia e nelle chiese che tradi-zionalmente sono identificate come Giubilari sipossa ottenere l’indulgenza. È importante chequesto momento sia unito, anzitutto, al Sacra-mento della Riconciliazione e alla celebrazionedella santa Eucaristia con una riflessione sullamisericordia. Sarà necessario accompagnarequeste celebrazioni con la professione di fede econ la preghiera per me e per le intenzioni che

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porto nel cuore per il bene della Chiesa e delmondo intero.Penso, inoltre, a quanti per diversi motivi saran-no impossibilitati a recarsi alla Porta Santa, inprimo luogo gli ammalati e le persone anziane esole, spesso in condizione di non poter uscire dicasa. Per loro sarà di grande aiuto vivere la ma-lattia e la sofferenza come esperienza di vicinan-za al Signore che nel mistero della sua passione,morte e risurrezione indica la via maestra perdare senso al dolore e alla solitudine. Vivere confede e gioiosa speranza questo momento di pro-va, ricevendo la comunione o partecipando allasanta Messa e alla preghiera comunitaria, ancheattraverso i vari mezzi di comunicazione, saràper loro il modo di ottenere l’indulgenza giubila-re. Il mio pensiero va anche ai carcerati, che spe-rimentano la limitazione della loro libertà. IlGiubileo ha sempre costituito l’opportunità diuna grande amnistia, destinata a coinvolgeretante persone che, pur meritevoli di pena, hannotuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiu-ta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovonella società portando il loro contributo onesto.A tutti costoro giunga concretamente la miseri-cordia del Padre che vuole stare vicino a chi hapiù bisogno del suo perdono. Nelle cappelle dellecarceri potranno ottenere l’indulgenza, e ognivolta che passeranno per la porta della loro cella,rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre,possa questo gesto significare per loro il pas -saggio della Porta Santa, perché la misericordiadi Dio, capace di trasformare i cuori, è anchein grado di trasformare le sbarre in esperienza dilibertà.Ho chiesto che la Chiesa riscopra in questo tem-po giubilare la ricchezza contenuta nelle opere dimisericordia corporale e spirituale. L’esperienzadella misericordia, infatti, diventa visibile nellatestimonianza di segni concreti come Gesù stessoci ha insegnato. Ogni volta che un fedele vivràuna o più di queste opere in prima persona otter-rà certamente l’indulgenza giubilare. Di qui l’im-pegno a vivere della misericordia per ottenere lagrazia del perdono completo ed esaustivo per laforza dell’amore del Padre che nessuno esclude.Si tratterà pertanto di un’indulgenza giubilarepiena, frutto dell’evento stesso che viene celebra-to e vissuto con fede, speranza e carità.L’indulgenza giubilare, infine, può essere ottenu-ta anche per quanti sono defunti. A loro siamo le-

gati per la testimonianza di fede e carità che cihanno lasciato. Come li ricordiamo nella cele -brazione eucaristica, così possiamo, nel grandemistero della comunione dei Santi, pregare perloro, perché il volto misericordioso del Padre li liberi da ogni residuo di colpa e possa stringerli asé nella beatitudine che non ha fine.Uno dei gravi problemi del nostro tempo è certa-mente il modificato rapporto con la vita. Unamentalità molto diffusa ha ormai fatto perdere ladovuta sensibilità personale e sociale verso l’ac-coglienza di una nuova vita. Il dramma dell’abor-to è vissuto da alcuni con una consapevolezza su-perficiale, quasi non rendendosi conto del gravis-simo male che un simile atto comporta. Molti al-tri, invece, pur vivendo questo momento comeuna sconfitta, ritengono di non avere altra stradada percorrere. Penso, in modo particolare, a tuttele donne che hanno fatto ricorso all’aborto. Co-nosco bene i condizionamenti che le hanno por-tate a questa decisione. So che è un dramma esi-stenziale e morale. Ho incontrato tante donneche portavano nel loro cuore la cicatrice per que-sta scelta sofferta e dolorosa. Ciò che è avvenutoè profondamente ingiusto; eppure, solo il com-prenderlo nella sua verità può consentire di nonperdere la speranza. Il perdono di Dio a chiun-que è pentito non può essere negato, soprattuttoquando con cuore sincero si accosta al Sacra-mento della Confessione per ottenere la riconci-liazione con il Padre. Anche per questo motivoho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario,di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubi-lare la facoltà di assolvere dal peccato di abortoquanti lo hanno procurato e pentiti di cuore nechiedono il perdono. I sacerdoti si preparino aquesto grande compito sapendo coniugare paroledi genuina accoglienza con una riflessione cheaiuti a comprendere il peccato commesso, e indi-care un percorso di conversione autentica pergiungere a cogliere il vero e generoso perdonodel Padre che tutto rinnova con la sua presenza.(...)Confidando nell’intercessione della Madre dellaMisericordia, affido alla sua protezione la prepa-razione di questo Giubileo Straordinario.

Dal Vaticano1 settembre 2015

La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015

La Famiglia Guanelliana ha celebrato con solennità e significativi eventi la chiusuradel Centenario della nascita al Cielo del suo Fondatore, san Luigi Guanella. Il servizioal prossimo numero.

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3La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015

CHIESA NOSTRA MADRE

Il Sacramentodella Riconciliazione

I

Luogodella tenerezza

di Dio

Papa Francesco

Culmine del Giubileoè l’incontro con Dio Padre,

per mezzo di Cristo Salvatore,presente nella sua Chiesa,

in modo specialenei Sacramenti...

«Tra i Sacramenti,certamente quello

della Riconciliazionerende presente

con speciale efficaciail volto misericordioso

di Dio»(Papa Francesco)

Come davanti al sole

Sacramenti, come sappiamo,sono il luogo della prossimi-tà e della tenerezza di Dioper gli uomini; essi sono il

modo concreto che Dio ha pen-sato, ha voluto per venirci incon-tro, per abbracciarci, senza ver-gognarsi di noi e del nostro li -mite.Tra i Sacramenti, certamentequello della Riconciliazione ren-de presente con speciale effica-cia il volto misericordioso diDio: lo concretizza e lo manife-sta continuamente, senza sosta.Non dimentichiamolo mai, siacome penitenti che come confes-sori: non esiste alcun peccatoche Dio non possa perdonare!Nessuno! Solo ciò che è sottrattoalla divina misericordia non puòessere perdonato, come chi sisottrae al sole non può essere il-luminato né riscaldato.Alla luce di questo meravigliosodono di Dio, vorrei sottolinearetre esigenze: vivere il Sacramen-to come mezzo per educare allamisericordia; lasciarsi educare

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Così il fedele si sentirà invitato aconfessarsi frequentemente, eimparerà a farlo nel migliore deimodi, con quella delicatezzad’animo che fa tanto bene al cuo-re – anche al cuore del confesso-re! In questo modo noi sacerdotifacciamo crescere la relazionepersonale con Dio, così che si di-lati nei cuori il suo Regno diamore e di pace.

Nonconfondiamo...

Tante volte si con-fonde la miseri-cordia con l’essereconfessore «dimanica larga».Ma pensate que-sto: né un confes-sore di manicalarga, né un con-fessore rigido èmisericordioso.Nessuno dei due.Il primo, perchédice: «Vai avanti,questo non è pec-cato, vai, vai!».L’altro, perché di-ce: «No, la legge

dice...». Ma nessuno dei due trat-ta il penitente come fratello, loprende per mano e lo accompa-gna nel suo percorso di conver-sione! L’uno dice: «Vai tranquillo,Dio perdona tutto. Vai, vai!».L’altro dice: «No, la legge diceno». Invece, il misericordioso loascolta, lo perdona, ma se ne facarico e lo accompagna, perchéla conversione sì, incomincia –forse – oggi, ma deve continuarecon la perseveranza... Lo prendesu di sé, come il Buon Pastoreche va a cercare la pecora smar-rita e la prende su di sé.Ma non bisogna confondere:questo è molto importante.Misericordia significa prendersicarico del fratello o della sorellae aiutarli a camminare.

13 marzo 2015

SI È APERTALA PORTA DELLA

MISERICORDIA

Gesù Cristo è il volto della mi-sericordia del Padre. Il misterodella fede cristiana sembra tro-vare in questa parola la sua sin-tesi. Essa è divenuta viva, visi-bile e ha raggiunto il suo cul-mine in Gesù di Nazareth. (...)Gesù di Nazareth con la suaparola, con i suoi gesti e contutta la sua persona rivela lamisericordia di Dio.Abbiamo sempre bisogno dicontemplare il mistero dellamisericordia. È fonte di gioia,di serenità e di pace. È condi-zione della nostra salvezza. Mi-sericordia: è la parola che rive-la il mistero della SS. Trinità.Misericordia: è l’atto ultimo esupremo con il quale Dio ci vie-ne incontro. Misericordia: è lalegge fondamentale che abitanel cuore di ogni personaquando guarda con occhi sin-ceri il fratello che incontra nelcammino della vita. Misericor-dia: è la via che unisce Dio el’uomo, perché apre il cuore al-la speranza di essere amati persempre nonostante il limite delnostro peccato. Dinanzi allagravità del peccato, Dio rispon-de con la pienezza del perdono.La misericordia sarà semprepiù grande di ogni peccato, enessuno può porre un limite al-l’amore di Dio che perdona.Nella festa dell’ImmacolataConcezione (ho avuto) la gioiadi aprire la Porta Santa... unaPorta della Misericordia, dovechiunque entrerà potrà speri-mentare l’amore di Dio checonsola, che perdona e donasperanza.

Cfr. la Bolla di Indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, nn. 1-3

da quanto celebriamo; custodirelo sguardo soprannaturale.Vivere il Sacramento come mez-zo per educare alla misericor-dia, significa aiutare i nostri fra-telli a fare esperienza di pace e dicomprensione, umana e cristia-na. La Confessione non deve es-sere una «tortura», ma tutti do-vrebbero uscire dal confessionalecon la felicità nel cuore, con ilvolto raggiante di speranza, an-

che se talvolta – lo sappiamo –bagnato dalle lacrime della con-versione e della gioia che ne deri-va (cfr. Esort. ap. Evangelii gau-dium, 44).Il Sacramento, con tutti gli attidel penitente, non implica cheesso diventi un pesante interro-gatorio, fastidioso ed invadente.Al contrario, dev’essere un incon-tro liberante e ricco di umanità,attraverso il quale poter educarealla misericordia, che non esclu-de, anzi comprende anche il giu-sto impegno di riparare, perquanto possibile, il male com-messo.

San Pietro. Papa Francesconel confessionale.«L’incontro con Cristo-sacerdotenel sacramento della Penitenzadeve essere un incontro liberantee ricco di umanità...»

(Papa Francesco)

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Anche noi, in questa notte bene-detta, siamo venuti alla casa diDio attraversando le tenebre cheavvolgono la terra, ma guidatidalla fiamma della fede che illu-mina i nostri passi e animati dal-la speranza di trovare la «grandeluce». Aprendo il nostro cuore,abbiamo anche noi la possibilitàdi contemplare il miracolo diquel Bambino-sole che rischiaral’orizzonte sorgendo dall’alto.L’origine delle tenebre che avvol-gono il mondo si perde nella not-

te dei tempi. Ripensiamo al-l’oscuro momento in cui fu com-messo il primo crimine dell’uma-nità, quando la mano di Caino,accecato dall’invidia, colpì amorte il fratello Abele (cfr. Gen 4,8). Così, il corso dei secoli è statosegnato da violenze, guerre, odio,sopraffazione. Ma Dio, che avevariposto le proprie attese nell’uo-mo fatto a sua immagine e somi-glianza, aspettava. Egli ha attesotalmente a lungo che forse ad uncerto punto avrebbe dovuto ri-nunciare. Invece non poteva ri-nunciare, non poteva rinnegarese stesso (cfr. 2 Tm 2, 13). Perciòha continuato ad aspettare con

CHIESA NOSTRA MADRE

Notte santa

«Permetto a Dio di volermi bene?»Papa Francesco

NATALEtenerezza di Dio«I

La luce che squarciail buio ci rivela che Dioè Padre e chela sua paziente fedeltàè più forte delle tenebredel nostro peccato.(foto G.M.)

l popolo che camminavanelle tenebre ha visto unagrande luce; su coloro cheabitavano in terra tene-brosa una luce rifulse» (Is

9, 1). «Un angelo del Signore sipresentò [ai pastori] e la gloriadel Signore li avvolse di luce»(Lc 2, 9). Così la liturgia di que-sta santa notte di Natale ci pre-senta la nascita del Salvatore: come luce che penetra e dissolvela più densa oscurità. La presen-za del Signore in mezzo al suopopolo cancella il peso dellasconfitta e la tristezza dellaschiavitù, e instaura la gioia e laletizia.

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 20156

pazienza di fronte alla corruzio-ne di uomini e popoli. Lungo ilcammino della storia, la luce chesquarcia il buio ci rivela che Dioè Padre e che la sua paziente fe-deltà è più forte delle tenebre edella corruzione. In questo consi-ste l’annuncio della notte di Na-tale. Dio non conosce lo scattod’ira e l’impazienza; è sempre lì,come il padre della parabola delfiglio prodigo, in attesa di intra-vedere da lontano il ritorno delfiglio perduto.La profezia di Isaia annuncia ilsorgere di una immensa luce chesquarcia il buio. La Luce nasce aBetlemme e viene accolta dallemani amorevoli di Maria, dall’af-fetto di Giuseppe, dallo stuporedei pastori.Quando gli angeli annunciaronoai pastori la nascita del Redento-re, lo fecero con queste parole:«Questo per voi il segno: trovere-te un bambino avvolto in fasce,adagiato in una mangiatoia» (Lc2, 12). Il «segno» è l’umiltà diDio portata all’estremo; è l’amorecon cui, quella notte, Egli ha as-sunto la nostra fragilità, la nostrasofferenza, le nostre angosce, inostri desideri e i nostri limiti. Il

messaggio che tutti aspettavano,quello che tutti cercavano nelprofondo della propria anima,non era altro che la tenerezza diDio: Dio che ci guarda con occhicolmi di affetto, che accetta lanostra miseria, Dio innamoratodella nostra piccolezza.

Mi lascio abbracciareda Gesù?

In questa santa notte, mentrecontempliamo il Bambino Gesùappena nato e deposto in unamangiatoia, siamo invitati a ri-flettere. Come accogliamo la te-nerezza di Dio? Mi lascio rag-giungere da Lui, mi lascio ab-bracciare, oppure gli impediscodi avvicinarsi? «Ma io cerco il Si-gnore» – potremmo ribattere.Tuttavia, la cosa più importantenon è cercarlo, bensì lasciare chesia Lui a trovarmi e ad accarez-zarmi con amorevolezza.Questa è la domanda che il Bam-bino ci pone con la sua sola pre-senza: permetto a Dio di volermibene?E ancora: abbiamo il coraggio diaccogliere con tenerezza le situa-zioni difficili e i problemi di chici sta accanto, oppure preferia-mo le soluzioni impersonali, ma-gari efficienti ma prive del calore

del Vangelo? Quanto bisogno ditenerezza ha oggi il mondo!La risposta del cristiano non puòessere diversa da quella che Diodà alla nostra piccolezza. La vitava affrontata con bontà, conmansuetudine.Quando ci rendiamo conto cheDio è innamorato della nostrapiccolezza, che Egli stesso si fapiccolo per incontrarci meglio,non possiamo non aprirgli il no-stro cuore, e supplicarlo: «Signo-re, aiutami ad essere come te,donami la grazia della tenerezzanelle circostanze più dure dellavita, donami la grazia della pros-simità di fronte ad ogni necessi-tà, della mitezza in qualsiasi con-flitto».Cari fratelli e sorelle, in questanotte santa contempliamo il pre-sepe: lì «il popolo che cammina-va nelle tenebre ha visto unagrande luce» (Is 9, 1). La vide lagente semplice, disposta ad acco-gliere il dono di Dio. Al contra-rio, non la videro gli arroganti, isuperbi, coloro che stabilisconole leggi secondo i propri criteripersonali, quelli che assumonoatteggiamenti di chiusura. Guar-diamo il presepe e preghiamo,chiedendo alla Vergine Madre:«O Maria, mostraci Gesù!»(Omelia Notte Santa di Natale2014) n

«Ti lasci abbracciare da Gesù?»(Papa Francesco).

La tenerezza di Dio è tanto vicina a noiche si esprime con la tenerezza di unamamma che parla col suo bambino e lo

accarezza (Papa Francesco).

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7La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015

CHIESA NOSTRA MADRE

Il Canticodi Francesco

IAngela Anna Tozzi scic

l Cantico delle creature, o me-glio, per usare il titolo sceltoda Francesco, Cantico di fra-te Sole, costituisce sicura-

mente l’opera più conosciuta delsanto di Assisi. Grazie al suo va-lore artistico e soprattutto per ilsuo profondo contenuto religio-so, il Cantico di frate Sole è diven-tato spesso oggetto di ricerca e dimeditazione. Esso infatti appar-tiene alla letteratura mondiale epotrebbe essere considerato «ilpiù bel brano di poesia religiosadopo il Vangelo». Nel manoscrit-to 338 che si trova ad Assisi, il te-sto del Cantico viene precedutoda un’introduzione: «Qui inizia ilcanto di lode delle creature com-posto dal beato Francesco a lodee gloria di Dio quando era mala-to in San Damiano».Siamo nel 1225, un anno primadella sua morte, Francesco è in-fermo, quasi completamente cie-co. Nel giardino del monastero diSan Damiano dove è accolto ecurato da Chiara, egli ha rag-giunto, nel corso di una notted’insonnia, il fondo fisico e psi-chico della sofferenza. Il Canticoche egli si mette a dettare alloraè un canto di vittoria sulla dispe-razione superata al termine diuna notte oscura.Il poverello, copia vivente delCrocifisso, con le membra piaga-te, stava avviandosi alla fine.Non riusciva a reggersi in piedi,tormentato da infermità e ango-sce, provato a lungo nel suoamoroso cammino sulle ormedel Redentore. Fratello Sole nonsplendeva più per lui. La luce gliera un tormento. Non riuscivapiù a sopportare i rumori e le vo-

ci. Tutte le creature gli procura-vano sofferenza. Chiara gli avevafatto costruire una capanna nel -l’orto di San Damiano. Lì, dopocinquanta giorni senza poter ri-posare per i dolori strazianti agliocchi, egli passò una notte terri-bile, tormentato nel corpo e an-gustiato nello spirito. Gli parevache tutte le creature di Dio si fos-sero accordate per martoriarlo. Enon basta: si aggiunsero dei topimolesti che correvano a frotteaccanto alle sue membra dolo-ranti. Alzatosi al mattino, disseai compagni:[...] Sì, io devo molto godere ades-so in mezzo ai miei mali e dolori,e trovare conforto nel Signore erendere grazie sempre a Dio Padre,all’unico suo Figlio, il Signore no-stro Gesù Cristo, e allo Spirito

Santo, per la grazia e benedizionecosì grande che mi è stata elargita.[... ] Voglio quindi a lode di lui e amia consolazione e per edificazio-ne del prossimo, comporre unanuova laude del Signore per le suecreature.

E postosi a sedere, si concentrò ariflettere e poi disse: «Altissimo,onnipotente, bon Signore...».Secondo la Leggenda perugina ilCantico di frate Sole è sorto nel-l’inverno del 1224-1225; solo lestrofe sulla pace e sulla morte sa-rebbero state aggiunte in un se-condo tempo. Mentre Francescogiaceva malato, avendo già com-posto e fatto cantare le laudi,nacque un violento dissidio tra ilpodestà Oportulo di Bernardo eil vescovo Guido II di Assisi. Pre-so da compassione per loro (era-no entrambi suoi amici), France-sco aggiunse una strofa al Canti-co, fece incontrare i contendentinel vescovado e inviò loro deisuoi compagni con quest’ordine:«Andate e cantate il Cantico difrate Sole alla presenza del vesco-vo e del podestà [...]. Ho fiducianel Signore che renderà umili iloro cuori, e faranno pace e tor-neranno all’amicizia e all’affettodi prima».Il Cantico venne cantato propriosulla stessa piazza del vescovadodove Francesco si era spogliatodavanti a suo padre Pietro diBernardone. La Leggenda dice:

Francesco, sebbene disfatto dallemalattie, con grande fervore dispirito e raggiunta di gioia profon-da, lodò il Signore. Poi rispose alcompagno: «Ebbene, se la morte è

S. Francesco,«inventore» del presepio.

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 20158

LAUDATO SI’MI SIGNORE...Altissimo, onnipotente bon Signore,Tue so’ le laude, la gloria e l’honoreet onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,et nullo homo ène digno te mentovare.

Laudato si’, mi’ Signore,cum tucte le Tue creature,spetialmente messer lo frate Sole,lo qual è iorno, et illumini noi per lui.Et ello è bello e radiante cum grande splendore:de Te, Altissimo, porta significatione.

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imminente, chiamatemi i fratelliAngelo e Leone, affinché mi canti-no di sorella morte». Vennero idue da Francesco e cantarono, inlacrime, il Cantico di frate Sole.[...] In questo cantico, innanziall’ultima strofa, egli inserì la las-sa di sorella morte.

Laudato si’, mi Signore,per sora Luna e le stelle:in cielo l’ài formate clariteet pretiose et belle.Laudato si’, mi’ Signore,per frate Ventoet per aere et nubilo et serenoet onne tempo,per lo quale, a le Tue creaturedài sostentamento.

Laudato si’, mi’ Signore,per sor’Acqua,la quale è multo utile et humileet pretiosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore,per frate Foco,per lo quale ennallumini la nocte:ed ello è bello et iocundoet robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore,per sora nostra madre Terra,la quale ne sostenta et governa,et produce diversi fructicon coloriti fiori et herba.

Laudato si’, mi’ Signore,per quelli che perdonanoper lo Tuo amoreet sostengono infirmitateet tribulatione.Beati quelli ke ‘l sosterrannoin pace, ka da Te, Altissimo,saranno incoronati.

Laudato si’, mi’ Signore,per sora nostra Morte corporale,da la quale nullo homo viventepò skappare:guai a quelli ke morranone le peccata mortali;beati quelli ke trovarà ne le Tuesanctissime voluntati,ka la morte secundano ‘l farà male.

Laudate e benedicete mi Signoreet rengratiate�e servitelocum grande humilitate.

«Laudato sie [...] cum tucte lecreature [...]».

Il Cantico delle creature è ilcanto dell’uomo riconciliato:con se stesso, con la natura,con i suoi simili, con Dio. Sispalanca l’orizzonte sull’uni-verso. Cogliamo la fraternitàcosmica di Francesco che ab-braccia con simpatia e tene-rezza tutto l’universo, ne sentel’incanto e in comunione pro-fonda avverte di essere inti-mamente «imparentato» conle cose, che chiama «frate, so-ra, matre» e ne canta la bellez-za, l’utilità, la gioia, lo splen-dore che irradiano rivelandol’amore del loro Fattore. Vo-lendo celebrare il Signore loglorifica prima di tutto nel so-le, che «è la più bella dellecreature e più si può assomi-gliare a Dio».

Da ANGELA ANNA TOZZI,Il Cantico di Francesco.L’invocazione universale

del santo di AssisiEDB - Sguardi, 2014 (pp. 7-10)

HOLYween - Tutti i Santi

Padre Jarek, alias san Francesco, conduce il gruppo dei bambini dellaparrocchia-basilica di San Pancrazio Martire - Roma, i quali, in proces-sione e vestiti da santi, sono venuti a far festa con le nostre ospiti e acantare insieme: «Camminiamo sulla strada che han percorso i Santituoi...».«Vogliamo riscoprire la vera festa di Tutti i Santi, così come era alle sueorigini. Essa non è la festa delle tenebre, delle zucche vuote o del ma-cabro, ma la festa della luce, della gioia e dei nostri amici del cielo, iSanti» (P. Jarek M. ocd).

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prenderne coscienza, onde evitareerrori di eccesso o di difetto, noiche siamo l’oggetto di questoamore di Dio...Questo attributo viene costante-mente riferito a Dio come una del-

le caratteristiche peculiari delladivinità. In esso si possono distin-guere due elementi: uno di dispo-sizione di fondo di Dio alla bene-volenza, al perdono, l’altro di ef-fettiva azione divina per il bene

La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201510

CHIESA NOSTRA MADRE

Avvicinare la miseria umanaalla misericordia divina

Don Luigi Romanò

Effigie di Gesù Misericordioso:Cristo è la suprema rivelazione

della misericordia di Dio.

L

Sfogliavo le annate degli anni ’80e mi sono imbattuta per casoin due articoli del compiantoconfratello don Luigi Romanòsull’Anno della Redenzione 1983,indetto da san Giovanni Paolo II.Ebbene, due articoli che parlanodella misericordia poiché, affermadon Luigi, la Redenzione è il piùgrande atto di misericordiadel Signore. Mi è parso belloriflettere ancora una volta su questesue pagine così evangeliche,così ecclesiali, così guanelliane.In questo numero proponianol’articolo apparso su La Voce 5/1983(suor Maria Teresa Nocella).

a redenzione è il capola-voro della divina miseri-cordia e l’anno santo chestiamo celebrando ricordaquesto fatto storico uma-

namente impensabile di un Dioche si fa uomo per riparare la col-pa dei nostri padri e ristabilirel’amicizia con il Padre comune. Èun momento di grazia e di speran-za, un’occasione straordinaria peruna effusione più larga della divi-na misericordia.Esso trae importanza dall’infinitovalore della Redenzione, di cuitutta l’umanità da venti secoli or-mai vede i frutti così copiosi. IlGiubileo altro non è che l’incon-tro con il Cristo mite e perdonan-te, vigorosamente delineato nellalettera papale «Dives in miseri -cordia».Ma cos’è la misericordia? Giova

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dell’uomo. La misericordia, dun-que, è l’atteggiamento di Dio versol’uomo in condizioni di miseria,come significa etimologicamentela stessa parola: «cor in miseros»;e se la massima miseria è il pecca-to, è logico innanzitutto il collega-mento tra la misericordia e il per-dono. E non è appena un senti-mento confinato nell’intimo, maespresso in effettiva ed efficacebeneficenza e benevolenza versol’uomo che vive in una situazionedi miseria. La misericordia altronon è che un aspetto dell’amore diDio che si curva sull’uomo biso-gnoso e sofferente, che si rendepartecipe delle vicende umane.In tutta l’economia della salvezzaDio si rivela misericordioso. Sor-voliamo le manifestazioni che fe-ce nell’Antico Testamento. NelNuovo, questo attributo divinoacquista particolare rilievo, per-ché l’evento salvifico, giunto alsuo compimento in Cristo, è lasuprema rivelazione della miseri-cordia. Qui è vista nella manife-stazione tipica: la riconciliazionee la realizzazione di tutti i benimessianici.La venuta del Messia è l’espres-sione suprema di questa miseri-cordia, poi che Dio si è ricordatodelle sue promesse, come cantaispirata la Vergine Maria nel suoMagnificat. Se Vangelo vuoi direlieto annuncio, cos’è se non unannuncio di misericordia? Unasintesi ci è data dal capo 15 di Lu-ca, noto come il Vangelo della Mi-sericordia. E la conferma nel -l’esercizio che lo stesso DivinMaestro ha fatto verso tutte lepersone bisognose di compassio-ne: i poveri, i malati, i peccatori, acosto di sfidare le critiche deisupponenti e autosufficienti di al-lora. Ma in quest’anno santo cisentiamo ancor più obbligati a ri-cordare il Cuore di Cristo che è ilsegno più concreto dell’amore mi-sericordioso e il suo preziosissi-mo Sangue, prezzo del nostro ri-scatto. Il Figlio di Dio ha volutoavere un cuore umano, sensibile,compassionevole. La rivelazioneche Cristo stesso ha fatto del suocuore ebbe appunto lo scopoprincipale di infondere negli uo-

mini la fiducia anche nelle situa-zioni disperate.Rileggiamo le promesse che egliha fatto a S. Margherita Maria;per tutte ricordiamo quella che di-ce: i peccatori troveranno nel mioCuore l’oceano infinito della mise-ricordia. Da ultimo non possiamodimenticare che il Papa, vicariodell’amore di Cristo, appare comeil profeta della misericordia.Sorprende l’insistenza con cuitocca questo tema nei suoi auto-revoli insegnamenti (non sembrache stia parlando di Papa France-sco?, ndr). Celebrare l’Anno Santodella Misericordia vuol dire ri-chiamare ad una considerazione

più approfondita dell’amore cheha spinto Cristo a dare la vita,vuol dire «avvicinare alla miseriadell’uomo la misericordia di Dio».Come dire: guardate, o uominipiù o meno distratti, più o menoaffaccendati in altre cose, preoc-cupati per tanti problemi, minac-ciati da pericoli sempre più spa-ventosi, ansiosi per il futuro, in-differenti e anche ostili, guardateil vostro Redentore, che vi ama,che è morto per voi, che vi invitaa confidare e ad amare.È una realtà stupendamente bella:noi siamo l’oggetto di una nostal-gia infinita da parte di un Dio cheè amore e misericordia. n

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Questa mattina, con la Santa Mes-sa celebrata nella Basilica di SanPietro, si è conclusa l’AssembleaGenerale Ordinaria del Sinodo deiVescovi sulla famiglia. Invito tuttia rendere grazie a Dio per questetre settimane di lavoro intenso,animato dalla preghiera e da unospirito di vera comunione. È statofaticoso, ma è stato un vero donodi Dio, che porterà sicuramentemolto frutto. La parola «sinodo»significa «camminare insieme». Equella che abbiamo vissuto è sta-ta l’esperienza della Chiesa incammino, in cammino specialmen-te con le famiglie del Popolo san-to di Dio sparso in tutto il mondo.Per questo mi ha colpito la Paroladi Dio che oggi ci viene incontronella profezia di Geremia. Dice co-sì: «Ecco, li riconduco dalla terradel settentrione e li raduno dalleestremità della terra; fra loro sonoil cieco e lo zoppo, la donna incin-ta e la partoriente: ritornerannoqui in gran folla». E il profeta ag-giunge: «Erano partiti nel pianto,io li riporterò tra le consolazioni; liricondurrò ai fiumi ricchi d’acquaper una strada dritta in cui non in-ciamperanno, perché io sono unpadre per Israele» (31, 8-9).

Questa Parola di Dio ci dice che ilprimo a voler camminare insiemecon noi, a voler fare «sinodo» connoi, è proprio Lui, il nostro Padre.Il suo «sogno», da sempre e persempre, è quello di formare un po-polo, di radunarlo, di guidarlo ver-so la terra della libertà e della pa-ce. E questo popolo è fatto di fa-miglie: ci sono «la donna incinta ela partoriente»; è un popolo chementre cammina manda avanti lavita, con la benedizione di Dio.È un popolo che non esclude i po-veri e gli svantaggiati, anzi, li in-clude. Dice il profeta: «Fra loro so-no il cieco e lo zoppo». È una fami-glia di famiglie, in cui chi fa faticanon si trova emarginato, lasciatoindietro, ma riesce a stare al pas-so con gli altri, perché questo po-polo cammina sul passo degli ulti-mi; come si fa nelle famiglie, e co-me ci insegna il Signore, che si èfatto povero con i poveri, piccolocon i piccoli, ultimo con gli ultimi.Non lo ha fatto per escludere i ric-chi, i grandi e i primi, ma perchéquesto è l’unico modo per salvareanche loro, per salvare tutti: anda-re con i piccoli, con gli esclusi, congli ultimi.

Papa FrancescoAngelus, 25 ottobre 2015

SINODOSULLA FAMIGLIA

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Dicembre 2015Martedì 8 dicembre 2015Solennità dell’ImmacolataConcezioneApertura della Porta Santadella Basilica di San Pietro.

Domenica 13 dicembre 2015III domenica di AvventoApertura della Porta Santadella Basilica di San Giovanni in Laterano e nelle Cattedralidel Mondo.

Gennaio 2016Venerdì 1 gennaio 2016Solennità di Maria SantissimaMadre di DioGiornata mondiale per la pace.Apertura della Porta Santa dellaBasilica di Santa Maria Maggiore.

Martedì 19 gennaiogiovedì 21 gennaio 2016Giubileo degli Operatori deiSantuari.

Lunedì 25 gennaio 2016Festa della Conversionedi San PaoloApertura della Porta Santadella Basilica di San Paolo fuori le mura.

Febbraio 2016Martedì 2 febbraio 2016Festa della Presentazionedel Signore e Giornata della VitaConsacrataGiubileo della Vita Consacratae chiusura dell’Anno della VitaConsacrata.

Mercoledì 10 febbraio 2016Mercoledì delle CeneriInvio dei Missionari dellaMisericordia nella Basilicadi San Pietro.

Lunedì 22 febbraio 2016Cattedra di San PietroGiubileo della Curia Romana.

Marzo 2016Venerdì 4 e sabato 5 marzo 2016«24 ore per il Signore» concelebrazione penitenziale a San Pietro nel pomeriggio divenerdì 4 marzo.

Domenica 20 marzo 2016Domenica delle PalmeA Roma la Giornata diocesana deiGiovani.

Aprile 2016Domenica 3 aprile 2016Domenica della Divina MisericordiaGiubileo per quanti aderisconoalla spiritualità della Divina Misericordia.

Domenica 24 aprile 2016V Domenica di PasquaGiubileo dei ragazzi e ragazze(13-16 anni)Professare la fede e costruireuna cultura di misericordia.

Maggio 2016Domenica 29 maggio 2016Corpus Domini in ItaliaGiubileo dei diaconi.

Giugno 2016Venerdì 3 giugno 2016Solennità del Sacratissimo Cuoredi Gesù - Giubileo dei sacerdoti.160 anni dall’introduzionedella festa, introdotta nel 1856 da Pio IX.

Domenica 12 giugno 2016XI Domenica del Tempo OrdinarioGiubileo degli ammalati e dellepersone disabili.

Luglio 2016Martedì 26 - domenica 31 luglio2016Fino alla XVIII Domenica del TempoOrdinario

Giubileo dei Giovani.Giornata mondiale della Gioventùa Cracovia.

Settembre 2016Domenica 4 settembre 2016XXIII Domenica del Tempo OrdinarioMemoria della Beata Teresadi Calcutta - 5 settembreGiubileo degli operatorie volontari della misericordia.

Domenica 25 settembre 2016XXVI Domenica del Tempo OrdinarioGiubileo dei catechisti

Ottobre 2016Sabato 8 e domenica 9 ottobre2016Sabato e domenica dopo la festadella Beata Vergine Maria del RosarioGiubileo mariano

Novembre 2016Martedì 1 novembre 2016Solennità di Tutti i SantiSanta Messa del Santo Padrein memoria dei fedeli defunti.

Domenica 6 novembre 2016XXXII Domenica del TempoOrdinarioGiubileo dei carceratiin San Pietro.

Domenica 13 novembre 2016XXXIII Domenica del TempoOrdinarioChiusura della Porta Santanelle Basiliche di Roma e nelle Diocesi.

Domenica 20 novembre 2016Solennità di Nostro Signore GesùCristo, Re dell’UniversoChiusura della Porta Santaa San Pietroe conclusione del Giubileodella Misericordia

La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201512

CALENDARIO DEL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

Giubileo news

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UDIENZE GENERALIDEL PAPA

Il Giubileo della Misericordiarecherà una novità importan -te negli appuntamenti pubbli -ci di papa Francesco: vi saràun’udienza generale in più almese e sarà fissata di sabatosulla falsariga dell’udienza ge-nerale ma con il carattere del -l’Anno giubilare. n

LE SPOGLIE DIPADRE PIO ESPOSTE

IN VATICANO 8-14 febbraio 2016

Le spoglie di san Pio da Pietrelci-na saranno esposte nella BasilicaVaticana dall’8 al 14 febbraio2016, nell’ambito delle iniziativeper il Giubileo straordinario del-la Misericordia. Per l’occasione,il 13 febbraio si terrà anche ilGiubileo dei «Gruppi di preghie-ra di Padre Pio».Il 10 febbraio, Mercoledì delle

Rit. Misericordes sicut Pater!Misericordes sicut Pater!

[cfr. Lc 6, 36]

1. Rendiamo grazie al Padre,perché è buonoin aeternum misericordia eius

[cfr. Sal 135/6]ha creato il mondo con sapienzain aeternum misericordia eiusconduce il Suo popolonella storiain aeternum misericordia eiusperdona e accoglie i Suoi figli

[cfr. Lc 15]in aeternum misericordia eius

2. Rendiamo grazie al Figlio,luce delle gentiin aeternum misericordia eiusci ha amaticon un cuore di carne

[cfr. Gv 15, 12]in aeternum misericordia eiusda Lui riceviamo,a Lui ci doniamoin aeternum misericordia eiusil cuore si apraa chi ha fame e sete

[cfr. Mt 25, 31ss]in aeternum misericordia eius

Rit. Misericordes sicut Pater!Misericordes sicut Pater!

13La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015

Per la prima volta, il 1o gennaio 2016,verrà aperta la nuova Porta Santa del laBasilica di Santa Maria Maggiore.In sostituzione della vecchia, semplicee non artistica, l’attuale Porta Santadella Basilica Liberiana fu consacratada Sua Santità Giovanni Paolo II l’8 di-cembre 2001.Essa è opera del prof. Luigi E. Mattei,bolognese, artista di fama nazionale einternazionale.

3. Chiediamo allo Spiritoi sette santi doniin aeternum misericordia eiusfonte di ogni bene,dolcissimo sollievoin aeternum misericordia eiusda Lui confortati,offriamo conforto

[cfr. Gv 15, 26-27]

in aeternum misericordia eiusl’amore spera e tutto sopporta

[cfr. 1 Cor 13, 7]in aeternum misericordia eius

4. Chiediamo la pace al Diodi ogni pacein aeternum misericordia eiusla terra aspettail vangelo del Regno

[cfr. Mt 24, 14]in aeternum misericordia eiusgrazia e gioia a chi amae perdonain aeternum misericordia eiussaranno nuovi i cieli e la terra

[cfr. Ap 21, 1]in aeternum misericordia eius

Rit. Misericordes sicut Pater!Misericordes sicut Pater!

Ceneri del prossimo Anno SantoStraordinario, il Papa invierà intutto il mondo i Missionari dellaMisericordia, conferendo lorospeciale mandato di predicare econfessare. La presenza dellespoglie di san Pio, grande testi-mone della Misericordia di DioPadre, sarà un segno preziosoper tutti i missionari ed i sacer-doti, i quali troveranno forza esostegno per la propria missionenel suo esempio mirabile di con-fessore instancabile, accoglientee paziente. n

INNO DELL’ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA

Musica: P. Inwood • Testo: p. E. Costa sj.

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ca dello «strappo» degli affre-schi. L’architetto che era alla di-rezione dei lavori donò allora aiPadri barnabiti una magnifica te-la raffigurante la Madonna, ope-ra di Scipione Pulzone da Gaeta(1550-1598), discepolo di Raf -faello Sanzio.Questo episodio di passaggio daun affresco andato in frantumi aldono di una mirabile tela fu in-terpretato dai Padri come fattoprovvidenziale e la Vergine raffi-gurata nella tela cominciò a esse-re invocata in seguito come Ma-dre della Divina Provvidenza.La devozione a questo nuovo ti-tolo mariano crebbe col passaredel tempo e finì per interessareperfino alcuni papi.Il papa Pio VII, il 2 febbraio1815, attibuendo alla VergineMaria la grazia del suo ritorno aRoma dall’esilio in Francia, vollerecarsi nella chiesa di san Carloa ringraziare la Madonna.Il papa Leone XIII che aveva,

S

Padre Michele TriglioneSacerdote barnabita

La Madonna della DivinaProvvidenza

FAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità Carisma

Due istituti religiosisotto la protezionedi Maria invocatacome Madredella DivinaProvvidenza

Roma, S. Carlo a’ Catinari.Originale della Madonnadella Provvidenzadi Scipione da Gaeta (1550-1598),custodito dai Padri Barnabiti.Suore Figlie di S. Mariadella Provvidenza in preghieradavanti alla Madonna,alla quale le ha affidate il fondatoresan Luigi Guanella.

ant’Antonio Maria Zaccaria(1502-1539), fondatore deiChierici Regolari di SanPaolo, più noti come Padri

Barnabiti, raccomandava sempre,ai primi suoi Sacerdoti e Fratelliconsacrati, la devozione alla Ma-donna che era solito invocare co-me Maria Madre Addolorata.Sant’Antonio Maria Zaccaria èantecedente alla nascita della te-la raffigurante quella Madonnache sarebbe diventata la Madredei Barnabiti prima e, in secon-do tempo, quella che attirò ilcuore di san Luigi Guanella.A Roma i Padri Barnabiti hanno,dall’anno 1575, una chiesa dedi-cata a san Carlo.Nell’anno 1664 si volle portarenel coretto della Comunità diSan Carlo un affresco della Ma-donna tolto dalla chiesa di SanPaolo alla Colonna. In questaoperazione di trasporto l’affrescocadde in frantumi. In quell’epo-ca, infatti, non era nota la tecni-

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FAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità Carismanell’anno 1897, proclamato San-to Antonio Maria Zaccaria, volleprocedere all’incoronazione del-l’immagine della Madonna dellaDivina Provvidenza.Il fatto più vicino a noi, però, re-sta la visita compiuta dal papaSan Giovanni Paolo II l’8 feb braio1981. La Madonna della DivinaProvvidenza è tanto venerata nel-

Il Santo della Valchiavenna, quan-do avviò la prima Casa a Como, lachiamò Piccola Casa della Provvi-denza e intitolò il giornalino de-stinato ad amici e benefattori «LaProvvidenza». Ma perché, in se-guito, il santo cominciò a parlaredella «Divina Provvidenza», titoloche iniziò ad apparire nel numerodel giornalino dell’anno 1895?

San Luigi Guanella era da pocostato a Roma e aveva ammiratola Madonna della Divina Provvi-denza nella chiesa di San Carloa’ Catinari, quella retta dai PadriBarnabiti. Egli fondò i Padri Ser-vi della Carità e volle chiamare ilramo femminile di fondazionecon il nome di Figlie di SantaMaria della Provvidenza.Barnabiti e Guanelliani, nei ri-spettivi rami maschili e femmini-li, sono lieti di sentirsi fratelliperché figli della stessa Madreche invocano con un titolo vera-mente commovente. n

la Congregazione dei Padri Bar-nabiti. Il padre Superiore genera-le Baravelli, che governò la Con-gregazione dal 1877 al 1889, sta-bilì che nella stanza di ogni bar-nabita fosse sempre collocata lasua effige. I Barnabiti, da quandonel 1744, papa Benedetto XIVconcesse una Messa della Madon-na «Madre della Divina Provvi-denza», scelsero come giorno ce-lebrativo il sabato precedente laterza domenica di novembre.Questo titolo della Madonna del-la Divina Provvidenza piacquetanto a don Luigi Guanella(1842-1915) proclamato santonell’anno 2011.

Spagna - Arca, chiesa S. Cuoretenuta dai Servi della Carità.Madre Serena e don Fabio Pallottaaccolgono Daniela e Gemmacome postulanti tra le Figliedi S. Maria della Provvidenza,la cui effigie è ben visibile sulla casuladel celebrante.

Arazzo della Madonnadella Divina Provvidenza.

MAMMA, NON MI UCCIDERE!

Fammi vedere la luce, fammi ammirare il cielo,il sole, la luna, le stelle, le piante, i fiori, il mare.

Non spegnere la vita che Dio mi ha dato,frutto del suo eterno amore, sangue del tuo sangue,favilla ardente di un più grande fuoco che brucia nel tuo seno.

Non sopprimere un figlio alla tua famiglia,alla Chiesa, alla patria, alla società intera.

E se fossi un genio, un santo, un eroe?...Comunque, il tuo bambino sarò sempre.

Per pietà, fa’ ch’io ti veda, fa’ che ti accarezzi il visocon le mie piccole mani, delicate come piume,fa’ che rallegri la tua casa con i miei trilli gioiosi.

Su di essa e su di te scenderanno copiose le grazie del Signore.

Ascoltami, ti prego: soprattutto non mi chiudere la bocca.Non m’impedire di gridare, insieme agli altri bambini del mondoche giocano al sole: «Mamma!... mamma!...»

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Tavola di Nino Musio.

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il vetturino prendeva sempre piùgusto alla conversazione e il sor-riso tornava sulla sua faccia.Finito che fu lo spuntino, donGuanella incartò le rimanenze ele dette al vetturino che si era al-zato per ringraziare, di ben altroumore da quello in cui era quan-do aveva incontrato il suo clien-te.– Caro amico, gli disse don Gua-nella, mi rendo conto che la fa-me è una brutta consigliera e cheera proprio quella che vi dicevapoco fa d’accendere tutti queimoccoli, ma fate attenzione, al-trimenti, insieme alla pazienza ealla salute perderete anche l’ani-ma.– Avete ragione, rispose il vettu-rino, avete proprio ragione e,credetemi, non sono quella cana-glia che posso esservi sembrato.Questa vita m’ha fatto prendereuna cattiva abitudine e credoproprio che dovrei far di tuttoper perderla. Ve lo prometto emille grazie di tutto.Don Guanella l’accompagnò allaporta e lo salutò. Salito a casset-ta e ripresa la strada, il vetturinoincontrò una donna e si fermò achiederle:– Ma chi è quel prete che abitain quel portone?– Ma non lo sapete? È il nostrodon Luigi Guanella, un santo delSignore!– Davvero, disse il vetturino, làci sta proprio un santo del Si -gnore.

Da CARLO LAPUCCI, «Luigi Gua-nella - Parabole di un Samarita-no», Editrice Nuove Frontiere,Roma 2008

– C’è qui questo mio amico cheavrebbe bisogno di ristorarsi unpoco. Bisognerebbe prepararglisubito una bella zuppa calda, unpo’ di pane col formaggio e unabottiglia di vino.Chiamò poi Andreìn Trombetta,un ospite della casa che aveva incustodia l’asina e gli disse:– Andreìn, prepariamo un belsecchio di beverone caldo perquel povero cavallo che deve ave-re una gran fame.La suora e Andreìn rimasero sor-presi ma, senza replicare, anda-rono a fare quello che era statoloro comandato, mentre il vettu-rino e don Guanella si misero in-torno al fuoco parlando. Pocodopo il cavallo ebbe il suo ristoroe il padrone fu fatto sedere a ta-vola davanti a una bella zuppa,una ruota di formaggio e una dipane.L’appetito non mancava e sparìrapidamente la zuppa, mentre ilpane e il formaggio ebbero unasevera lezione. Alla bottiglia furiservata una lenta morte mentre

Carlo Lapucci

La fame non fa ragionare

FAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità Carisma

Fioretti guanelliani

NATALE

Un cielo, una stella, un giorno:

un cielo per la voce,

una notte per la preghiera,

un giorno per sperare.

François Mauriac

P assando presso l’Arco del-la Pace, a Milano, una ge-lida mattina d’autunno del1908, don Guanella sentì

un vetturino che, prendendoselacol suo cavallo, mandava una filad’orrende bestemmie.Don Luigi s’avvicinò e, pur nonavendo un vero bisogno dellacarrozza, gli disse:– Amico, volete portarmi, per fa-vore, in via Cagnola al numero11?Al vetturino non parve vero: lofece salire e, con uno schiocco difrusta, mise in marcia il cavallo.Don Guanella considerò benequell’uomo vestito poveramente,con una gabbana logora e unvecchio cappello: la faccia dicevachiaramente che doveva esseredigiuno da un bel pezzo; la car-rozza era sgangherata e il cavalloaffamato come il padrone; unavecchia gualdrappa tutta buchi etoppe proteggeva dal freddo lapovera bestia che a malapena ti-rava avanti.Come furono a destinazione donGuanella, sceso dalla carrozza,disse al vetturino:– Volete approfittare per prende-re un po’ di ristoro? Con questofreddo e questa umidità ce n’èproprio bisogno... E anche il vo-stro cavallo forse gradirà un belbeverone caldo. Passate.Il vetturino, per quanto imbaraz-zato, non seppe dire di no e donGuanella tirò il campanello ac-canto al portone. S’affacciò unasuora che rimase imbarazzatanel trovarsi davanti quel cavallodenutrito, quel vetturino baffutoe la faccia sorridente di don Gua-nella che le disse:

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cando qua e là chiodi e martello,ricorrendo alla bontà del vicinofabbro ferraio, cominciò a batte-re e ribattere finché tutto fu fini-to. Soddisfatto, soggiunse: «Il piùè fatto. A voi tocca ultimarlo».L’indomani la superiora suor Ma-ria Landoni tolse dalla cassafortesenza chiave le cinque lire che lasuperiora di san Pancrazio davaper le piccole spese settimanali,dicendo: «Per alcuni giorni sare-mo più econome, facendo a me-no della pietanza» – che si ridu-ceva a qualche soldo di frutta –«e ci contenteremo di solo pane eminestra» e con le cinque lire siuscì per l’acquisto dei personaggiper il presepio.Arrivate nei pressi di san Pietro,nel così detto Borgo Vecchio, ve-diamo esposte due statuette, unadi san Giuseppe e l’altra dellabeata Vergine, dell’altezza circadi centimetri 25, in costumeorientale.Si domanda quanto costino. Ci sirisponde: «Trenta lire ciascuna».E noi strabiliate soggiungiamo:

«Trenta lire ciascuna!». «Che in-tendono di spendere loro?».«Qualche lira, al massimo due».Qui il proprietario alza la voce egrida: «Venire da un antiquarioper una spesa di una o due lire!Vadano in piazza Navona a com-prare i pupazzetti e non da unantiquario». Con premura glichiediamo scusa, non avendo os-servato che si trattava di un ne-gozio di antiquario.Di filato si prende la porta e ciincamminiamo verso piazza Na-vona; là troviamo un emporio,che fa proprio al caso nostro maci limitiamo a comprare, con treo quattro lire, i soli pastorelli; lepecorine si ha intenzione, concartone e bambagia, di costruirlenoi. Il mistero lo volevamo unpo’ più bello, ma le cinque lirenon si moltiplicavano e si dovet-te a malincuore rinunciare all’ac-quisto.La superiora dell’ospizio Pio Xviene in nostro aiuto e ci regala ilbambinello, ma ancora mancanola statua di san Giuseppe e della

La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201518

Suor Paolina Bertani fsmp

Un insolito presepioFioretti guanelliani

Un presepio «insolito»,allestito nel lontano 1909,presso l’incipientescuola maternadi S. Giuseppe al Trionfale,dalle nostre consorelle

SSan Giuseppe al Trionfale - 1912.Vita dell’asilo tenuto dalle suore.

FAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità Carisma

i avvicina il santo Natale.Monsignor Bianchi desi-dera si faccia il presepioonde serva di incitamento

a fare un po’ di bene, tanto per ibambini come per gli adulti. Peril muschio e qualche pianta ver-de abbiamo la comodità di aver-ne finché ‹ne› vogliamo, perchéla vicina colonia agricola diMonte Mario ce li procura. Per lacostruzione si fa un po’ più di fa-tica, ma cercando qua e là, qual-che vecchia tavola e qualchemezza porta si trovano e così sirimedia. Ora bisogna pensare aipersonaggi. Monsignore dice:«Vedrò di fare un po’ di questuain Vaticano e così provvederemoa tutto». Oh delusione! Ritorna econ tutta semplicità dice: «Hoprovato a questuare ma nessunomi ha dato niente». Per toglierlodall’imbarazzo, la superiora glidice: «Non si disturbi, monsigno-re, penseremo noi a tutto». «In-tanto comincerò a costruire unpiccolo palchetto» – disse monsi-gnore – e da umile operaio, cer-

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Madonna. Dopo di aver ripensa-to ben bene, monsignore dice:«In quanto alla santissima Vergi-ne, potrà servire quella di carta-pesta adoperata per la processio-ne. La sua altezza è di circa me-tri 1.50, necessariamente dovre-mo fare un buco nel palco, fa-cendola calare e lasciare visibilesolo la testa».Per san Giuseppe non c’è altromezzo che prendere la bamboladell’asilo. Con un po’ di lana si fàla barba, gli si mette in mano unbastoncino e con un bel mantogiallo lo si copre. Sembrerà pro-prio un bel «san Giuseppe».E così per la notte del santo Na-tale il presepio è pronto e si puòdire anche abbastanza artistico:non tenendo calcolo della grandediversità della statua di san Giu-seppe da quella della Madonna.Si fa grande reclame.La cappella è gremita ‹di gente› enon potendone contenere di più,una parte si riversa nel cortile.La novità del presepio e più an-cora la speranza di avere qualchemaritozzo o fetta di panettonecome l’hanno avuta i loro bambi-ni ha fatto correre in folla ‹anchegli adulti›, tanto che monsignore

fa venire alcune guardie per ilbuon ordine.È mezzanotte.Monsignore celebra il santo Sa-crificio e varie persone si acco-stano ai sacramenti. Ecco cheprende l’occasione e rivolge a lo-ro parole di ringraziamento e diaugurio e li esorta a continuare afare il bene. Da ultimo monsi-gnore dà l’intonazione del TeDeum e in forma solenne si vaprocessionalmente all’asilo per labenedizione del presepio.

È un momento di forte emozioneper tutti! Quest’angolo remotodell’alma città e fuggito da tutti,per la prima volta risuona di can-ti al Dio fatto bambino.A poco a poco, tutti fanno ritor-no alle loro abitazioni soddisfattidi aver gustato in parte un po’ diquella pace che gli angeli di Be-tlemme hanno annunciato agliuomini di buona volontà.Da ultimo le guardie, dopo diaver bene osservato, non sannodissimulare l’impressione delcontrasto della Madonna con sanGiuseppe.È bello e abbastanza artistico:quelle belle pecorine che scendo-no dai monti, i pastorelli cheescono dalle loro capannucce,ecc. ma la forte stonatura sta nel-la proporzione di altezza con sanGiuseppe e la Vergine santa! Noiconfermiamo che è vero ma lanostra povertà non ci aveva per-messo di fare di più. Meravigliatial sommo anche per la povertàdei nostri ambienti..., le guardieconclusero: «È falso il dire che sifanno monache per non lavoraree diventare ricche, ora vediamocon i nostri occhi che è tutto ilcontrario». E con questi senti-menti ci lasciarono.

Roma-TrionfaleNatale 1909

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Roma Trionfale - 1912. Muratori durante il riposo di metà giornata.

1912 - Roma, S. Giuseppe al Trionfale.I poveri erano al primo postonel cuore del primo parroco,

don Aurelio Bacciarini, ora venerabile.

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Suor Elda Soscia fsmp

FAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità Carisma

Seguendo la beata Chiara Bosatta

Suor Chiara educatrice

Sulle orme di don Bosco

on Guanella, cresciutoalla scuola di don Bo-sco, anche nei vari ten-tativi di fondazione an-

teriori a Como, sempre avevadato particolare rilievo all’ope-ra educativa delle nuove gene-razioni. Don Bosco e il Cotto-lengo furono i due grandi mo-delli di carità evangelica cui siispirerà. Del Cottolengo vorràimitare lo slancio ardente dicarità verso i più infelici ed ab-bandonati, lo spirito di Provvi-denza; da don Bosco si lasceràispirare profondamente nellozelo apostolico e pastorale, nelfervore di opere educative eformative, quali la buonastampa e soprattutto l’educa-zione della gioventù. Da donBosco mutuerà il metodo pre-ventivo, personalizzandolo edadattandolo alle particolariesigenze della sua opera.

D

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Gli orientamenti che dà nel «Re-golamento per le serve povere» siriferiscono anzitutto alla forma-zione morale e religiosa delle ra-gazze.L’opera educativa si svolgerà al-l’insegna della massima cristiana«Dio mi vede», «le educande so-no specialmente da ammaestrarenell’amore del Signore, sì cheDio vedano e adorino in ogni oradella vita». Tale massima, che ol-tre ad essere scritta sulle muradovrà essere stampata in cuore atutti, non va interpretata in sensonegativo, quasi Dio stesse a spia-re ogni fallo per castigarlo. Alcontrario «Iddio è l’altissimo enoi creature della sua Provviden-za buonissima», pertanto «tuttodeve farsi nella casa per amore diDio e di buon animo».Don Guanella insiste sul clima diserenità e di gioia che dovrà re-gnare nella casa: «Le figlie chenon sono allegre, raro è che sia-no davvero buone».

ma direte, non ritornerà piùadunque suor Chiara tra noi?...Sì, ritornerò, mie care, e perchépresto abbia a ridonarmi tra voipregate...».In un’altra del Natale successivo,dopo aver espresso i suoi augurinatalizi, manifesta la piena amo-rosa del suo cuore: «... io semprevi ricordo e massime nelle miepreghiere, affinché possiate pro-prio crescere buone, virtuose...Speravo di passarle con voi lesante feste, ma non mi è dato.Fate adunque di trascorrerle feli-ci, piene di santo giubilo e in per-fetta armonia».Per suor Chiara, le orfanelle fan-no parte della nuova famiglia cheil Cuore di Cristo le ha donato,nel giorno della sua Professione.Don Coppini così aveva scrittonella Regola: «Quando poi fannola Professione (le Orsoline) do-vranno essere sciolte da ogni le-game colla famiglia e coi paren-ti... il loro Padre allora è Dio; laloro Madre la Vergine Immacola-ta; la loro famiglia le sorelle Or-soline, loro figlie spirituali le po-vere orfanelle che devono sin -ceramente amare in Dio ed edu-care».Don Guanella costruirà nellastessa direzione. Egli ci descrivel’azione educativa di suor Chiaracon compiacimento. Ancora unavolta, vuole presentare in lei«il fondamento», il modello peri religiosi guanelliani del futuro.Ecco alcune istantanee scat ta -te dal cuore di don Guanella, cir-ca l’opera educativa di Chiara.«Suor Chiara è la madre spiri-tuale delle figlie che non hannomadre... le guarda con grandeocchio di fede... misura i loropassi, le accompagna fino al grangiorno (della Prima Comunione),poco a poco, come i catecumenisi iniziano ai grandi misteri».

Forte impegno educativo

Don Luigi pone nel cuore diChiara la sua stessa ansia per lebambine più bisognose delle al-tre, perché portatrici di handi-

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FAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità Carisma

«Avrò molto amore...»

(...) suor Chiara è incaricata dadon Guanella della concretizza-zione pratica del suo program-ma. Ella aveva fatto già un otti-mo tirocinio educativo, sotto laguida del Coppini.Uno dei suoi propositi del giornodella Vestizione si riferisce espli-citamente alla missione educati-va verso le orfanelle: «Avrò moltoamore alle ragazze: insegnerò lo-ro tutto quel poco che so. Procu-rerò di sempre parlar (loro) condolcezza, amarle tutte uguale,correggerle nei (loro) difetti; masempre con buona maniera, In-segnerò un poco di dottrina, faròfare tutti i giorni un po’ di letturaspirituale, racconterò sovente unqualche esempio per animarlesempre più. Insomma procureròdi fare tutto quello che le mieforze mi permettono per poterun giorno darle tutte a Dio».Le sue lettere da Gravedona,scritte alle orfanelle di Pianello,durante l’anno scolastico 1881-1882, sono testimonianza diquanto teneramente amassequelle fanciulle e fosse da esseriamata. Ne riportiamo qualchebrano: «Mie carissime... troppoamara mi fu la vostra separazio-ne che non potei nemmeno farvile mie ultime raccomandazioni,

«Le Figlie che non sono allegre, raro è che siano davvero buone»(san Luigi Guanella).

«Suor Chiara è la madre spiritualedelle figlie che non hanno madre.Nel modo di correggere,gli atteggiamenti di suor Chiaraerano improntati alla mitezzae alla dolcezza (da testimonianze)»,asseriva don Guanella(Tavola di Antonella Sardiello).

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cap; a lei attribuisce il suo stessozelo perché queste creature piùdeboli non siano tenute lontanedall’Eucaristia:«Suor Chiara faceva semplice-mente questo ragionamento: Id-dio è così buono, perché non av-vicinarlo? È il nostro papà di fa-miglia, è l’amico e lo sposo delleanime, egli è amante dei cuorinostri... e le figlie meschinelle?Non potranno almeno di tempoin tempo comunicarsi? Son crea-ture di Dio... palpitano di amoree di riconoscenza. O come piacea Dio il cuore dei meschini!».Per don Guanella, suor Chiaraincarna l’ideale educativo che luiha visto brillare in don Bosco:«Si guadagnava con il sorriso...volevano suor Chiara... le corre-vano incontro... Era come donBosco... un sorriso... una paroli-na... un servizio».«Nei giorni festivi, suor Chiaras’intratteneva colle allieve, collaparola, col gesto, con l’accompa-gnamento diceva che stesseropure allegre santamente, perchél’allegrezza del cuore aggiungevigoria e lena al corpo medesi-mo. Oh, quanto faceva di benenella ricreazione!».Le lettere di suor Chiara a donGuanella ed a Madre Marcellinaci danno testimonianza del suoimpegno educativo.

Mitezza e dolcezza

Suor Marcellina così ci presentasuor Chiara educatrice: «La Ser-va di Dio si prestava alacrementeper l’istruzione delle orfanelle,della dottrinetta sia in casa chein chiesa e per aiutarle a riceverei Sacramenti con divozione. Era-no molto facili le orfanelle a ri-correre e richiedere di consigliosuor Chiara ed alla sera special-mente la attorniavano, raccon-tando ciò che era capitato nellagiornata ed ella le consigliava asecondo delle circostanze».

Circa la maniera di correggerele sue giovani alunne, sono nu-merose le testimonianze che di-mostrano che realmente suorChiara aveva saputo tradurre inpratica quel metodo di mitezzae di dolcezza a cui si era impe-gnata.Troviamo pieno riscontro nellaseguente testimonianza: «Nel fa-re le dovute correzioni alle orfa-

nelle, essa si produceva semprecon tutta dolcezza, era breve nel-le parole ed efficace; usava unaspeciale cautela per non offende-re veruno, e mentre non le sfug-giva per la correzione neppureun piccolo neo, la sua correzionefaceva con tanto garbo e caritàche gli altri, anziché averne amale, la seguivano con tutta do-cilità e con diletto». n

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«Nei giorni festivi, suor Chiarasi intratteneva con le allieve e diceva

che stessero pure allegre...»(san Luigi Guanella).

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un padre nelle suore e nei pretiguanelliani».Don Nino ha detto del mio libro:«È una bella e grande opera e lalodo, incoraggiando voi tutti e altrialla lettura». In precedenza avevaanche detto: «Ceglie aggiunge unaluce al Centenario della morte di sanLuigi Guanella».Ringrazio di cuore don Nino e lasuperiora provinciale FSMP suorMaria Teresa Gatti, giunta a Ceglieproprio nello stesso giorno e pre-sente all’incontro, nonché tutti iguanelliani presenti. Ella mi hadetto commossa: «Quanti ricordi,quante emozioni...!».Ringrazio anche le sorelle del-l’Opus Mariae Reginae di Ceglie,congregazione fondata dal guanel-liano don Mario Merlin, primo, dipiù di 50 preti, ad arrivare a Ceglienel 1946. Ringrazio Dio e in parti-colare il nostro san Luigi, che hosentito spesso tangibilmente vicinonei momenti critici, per la forza ela costanza necessarie a portare atermine questo lavoro divenuto,strada facendo, sempre più impe-gnativo e pieno di contrattempi.Chiedo scusa se spesso ho più cheinsistito per telefono e con emailcon molti di voi al fine di ottenerenotizie, documenti, foto necessaria questo libro, che sin dall’inizio è

stato concepito non per utilità per-sonale (economicamente il peso èstato interamente sostenuto solodal sottoscritto e sicuramente staròmolto lontano dal pareggio!), maper non dimenticare e non far di-menticare ai Cegliesi le gesta umilied eroiche di tanti vostri confratellie consorelle. Deo Gratias! Un caris-simo saluto a tutti, anche da miamoglie che mi ha pazientementesopportato anche mentre la trascu-ravo, per mesi, per dedicarmiesclusivamente alla mia «creatura»che, finalmente, è venuta alla lucesolo 5 giorni prima la data fissataper la presentazione! Che lotta!Che ansie! Che soddisfazione nelprendere in mano la prima copiain tipografia.Con molto affetto guanelliano.

Il libro – formato 16,5 × 23,5 cm di368 pagine con copertina plastifi-cata in brossura – è disponibile alprezzo simbolico di 10 euro piùeventuali spese di spedizione.L’eventuale profitto (spese comples-sive meno incassi effettivi) sarà de-voluto in beneficenza alla stessaOpera Don Guanella. n

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Cosimo Urso

Un libro per non dimenticareFAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità Carisma

H o appena visto la registra-zione video della presenta-zione del mio libro Storiadell’Opera Don Guanella

a Ceglie Messapica 1946-2008,svoltasi lo scorso 12 agosto 2015,ore 20. Grazie a Dio, è stata unabella e commovente serata nel ri-cordo di san Luigi Guanella e deisuoi eroici Figlie e Figli scesi aCeglie dal lontano 1946 al 2008.Nella chiesa di San Demetrio donCesare Elli aveva predicato il mesedi maggio 1954, quando i guanel-liani erano stati esiliati forzata-mente in una masseria senza luce,senza acqua corrente, senza serviziigienici, lontana dal paese! Inquell’esilio rimanemmo 22 ragazzi,da circa un centinaio l’anno prima,nel vecchio convento dei Passioni-sti, tre preti e due suore.Dopo i saluti dell’arcivescovo diBrindisi mons. Domenico Calian-dro, ex allievo del nostro Istitutodi Ceglie, e di p. Alfonso Crippa,don Nino Minetti, che meno diun anno fa ha creduto subito nelmio progetto, ha ricordato concommozione il suo arrivo a Ce-glie, dove «ritrovò una madre ed

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PBK = Pro Bambini Kabul

FAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità Carisma

Madre Serena e suor Carla, vestite anche loro con abiti afgani, in una foto di gruppo al termine della celebrazione eucaristica presso l’ambasciata italiana,nella festa di san Luigi Guanella.

C

Una ricca esperienza intercongregazionale

LETTERA APERTAdi Madre Serena Ciserani, superiora generale FSMPe suor Carla Folini, consigliera generale FSMP

arissimi,siamo di ritorno a Romadalla missione afgana, do-ve abbiamo incontrato una

ricca esperienza intercongrega-zionale di carità, vissuta e semi-nata nel silenzio.Il Centro Pro Bambini di Kabulsorge in una zona medio bassadella città ed accoglie 40 bambi-ni tra i 6 e i 12 anni, portatori didiverse disabilità che, attraversol’azione rieducativa di insegnantilocali, vengono preparati all’inse-rimento nella scuola dello Stato.I bambini accedono al Centro ac-compagnati ogni giorno dai fa-miliari e da un servizio pulminoorganizzato dal Centro stesso;qui passano la maggior parte del-la giornata impegnati in pro-grammi ben dettagliati, visionatie approvati dallo Stato stesso,benché quest’ultimo nulla facciaper sostenerne le spese di mante-nimento.L’Opera, pensata in risposta al-l’accorato appello del Papa Gio-vanni Paolo II, nel Natale 2001:«Oggi il mio pensiero va a tutti ibambini del mondo: tanti, troppisono i bambini che nascono con-dannati a patire senza colpa leconseguenze di disumani conflitti.Salviamo i bambini, per salvare lasperanza dell’umanità!» e, forte-mente sollecitata dallo stessoPontefice col grido «salvate ibambini di Kabul», è sorta grazie

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alla sensibilità dei Religiosi e, frai primi, il nostro compianto con-fratello don Giancarlo Pravet -toni.È un’Associazione Onlus con unproprio Statuto e organismo di-rettivo cui aderiscono e ne so-stengono le attività alcune Con-gregazioni religiose maschili efemminili. A turno le stesse assi-curano in loco la presenza ditre/quattro suore che costituisco-no appunto la Comunità Inter-congregazionale. Esse vivono inuna modesta palazzina che sorgeaccanto a quella che accoglie ibambini; a loro compete il com-pito della direzione ed assicurareche i programmi e le finalità del-lo Statuto vengano rispettati econdotti a buon fine.L’originalità di questa Comunità,di cui siamo state ospiti, è la con-divisione e lo sviluppo del CentroPBK vivendo la vita religiosa nel-la fedeltà al proprio carisma fon-dazionale, in unità di intenti, ditestimonianza silenziosa nellacarità che si esplica in ogni gestodi amore verso i piccoli e le per-sone che a vari livelli sono impe-gnate nelle attività.Il credo religioso di Stato è rigo-rosamente musulmano e nonammette altre espressioni di cul-to. L’evangelizzazione non hapertanto percorsi facili e aperti,avviene soprattutto per mezzodella testimonianza concreta edei segni tangibili della carità.In questo periodo suor Razia, do-menicana proveniente dal Paki-stan (e già fondatrice dell’espe-rienza), svolge il ruolo di respon-sabile della Comunità, suor See-

na, suora del Cottolengo prove-niente dal Kerala (India), ha lafunzione di economa e la nostrasuor Mariammal del Tamil Naducura i programmi del Centro e irapporti burocratici con lo Statoinsieme ad una insegnante af-ghana.Gli aiuti spirituali che alimen-tano la loro vita religiosa e di co-munità sono davvero pochi. Perla S. Messa si recano a giorni al-terni nell’Ambasciata Italiana, chedista circa mezz’ora di taxi, dovesorge l’unica chiesa cattolica pre-sente in Kabul; lì con nostra pia-cevole sorpresa abbiamo trovatola bellissima statua della nostraMadonna della Provvidenza.I loro momenti di preghiera co-munitaria e personale devono es-sere fortemente voluti, curati ealimentati da ognuna, perché siraggiunga quel rapporto con Dioche consolidi anche la vita di co-munità. Con loro abbiamo condi-viso bei momenti di preghieranella piccola cappellina della re-sidenza e altri di scambio frater-no, di conoscenza e allegria. Ma-dre Serena ha potuto intrattener-si singolarmente con ognuna diloro per accogliere le loro confi-denze e per offrire loro parole diconsiglio ed incoraggiamento. Laloro gratitudine per la nostra pre-senza si esprimeva con parole eatteggiamenti affettuosi continui.Ci hanno usato tutte le attenzionipossibili perché nulla ci mancas-se o ci facesse sentire a disagio.Abbiamo avuto modo di incon-trare ed essere ospiti delle altredue comunità religiose che vivo-no a Kabul:

– quattro Missionarie di MadreTeresa di Calcutta che condu-

cono un piccolo centro resi-denziale per disabili gravissimie abbandonati;

– due Piccole Sorelle di Charlesde Foucauld, presenti in Kabuldal 1955 con il servizio ai po-veri ed il rapporto di lavoro inospedale di una di loro, checonsente loro di mantenersi;

– un sacerdote gesuita;– due fratelli luterani ammessi

dalla Chiesa Cattolica alla Co-munione Eucaristica.

È stato per tutte uno scambioricco di fraternità, apprezzato esentito come una ricarica di en-tusiasmo per continuare a spar-gere semi di carità nelle periferiedi una terra arida sì, ma che confiduciosa speranza si confidapossa rifiorire e dare frutti gene-rosi per il Regno di Dio.Con i bambini del Centro, i no-stri rapporti sono stati da subitogioiosi e di facile intesa nellacondivisione di momenti di festa,di gioco e di esibizione del loroapprendimento scolastico. Le in-segnanti ci sono apparse personepreparate e impegnate nello svol-gimento dei programmi e nelleattenzioni educative verso i pic-coli, oltre che molto affabili edaccoglienti con noi.Desideriamo ora ringraziare co-ralmente il Signore con tutti voiper l’assistenza con cui ci ha ac-compagnato, scampandoci anchedal forte terremoto vissuto inquella terra, e per tutte le graziee doni che ha messo a nostra di-sposizione. A Lui continuiamoad affidare questa piccola comu-nità di sorelle perché, nell’entu-siasmo, nella gioia e nel sacrifi-cio testimonino il loro amore, co-sicché anche fra le rocce e la ter-ra arida fiorisca e si espanda ilsuo Regno.

Con affetto fraterno.

1 novembre 2015Solennità di tutti i Santi

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Scatti fotografici della visita al PBK nei giorni 20-28 ottobre 2015.

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donne e bambini dove avere truci-dati gli uomini? (e dopo un secoloviene ricordato come il «genocidioarmeno». Quanti milioni...?).

Perché le SS naziste stivavano ibambini ebrei, dopo l’eliminazionedegli adulti, nei vagoni piombati esenza più ritorno? (Auschwitz do-po 70 anni fa parte della nostrastoria... quanti milioni di vittime?).Perché i burocrati russi stalinianiriempivano i loro granai dopoaverli frodati ai contadini ucrainied effettuando poi ogni sorta di so-prusi su donne e bambini? (quantimilioni...?).Perché le truppe dell’ISIS, issandola bandiera nera di morte, elimina-ti gli adulti, strappano con violenzai bambini dalle mamme addestran-doli alla guerra ed ai suicidi kami-kaze? (ed ogni giorno aumenta illoro numero...).Perché i miliziani di Boko Haramdistruggono, incendiano, rapinanodonne e bambini, buttandoli poicome merce di scambio in mano ai

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Il tempo di ErodeGianni Moralli

FINESTRE SUL MONDO

L’ «Perché le SS naziste...,perché i burocrati russi staliniani...,

perché le truppe dell’Isis...,perché i miliziani di Boko Haram...,

perché tanti bambini abusatie tante bambine violentate...,perché tanti bambini addestratialla violenza e alla mendicità...,perché centinaia di bambini uccisinel ricordo del tuo Natale...?».Non comprendiamo, Signore,

ma ci fidiamo della tua potenza,della tua sapienzae della tua bontà.

erompere della brutalità èda sempre una compo-nente del lato più oscurodell’essere umano, maesplode con violenza asso-

luta specialmente dal 1900 in poi.Nel cuore di questi bimbi si depo-sita l’odio di sé per essere soprav-vissuti e un bisogno di tenerezzache nessun amore riuscirà mai acolmare.Se Erode compì la «strage degli in-nocenti» per eliminare il BambinoGesù che i Magi gli avevano dettoessere nato nel suo regno e di esse-re venuti dal lontano Oriente peradorarlo guidati da una misteriosastella, perché mai a distanza di ol-tre duemila anni i gendarmi e gliirregolari turchi, dopo avere trasci-nato gli armeni deportandoli neldeserto siriano, lasciarono moriredi stenti, di fame, di sete, di freddo

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carovanieri della morte? (e sonogià oltre centinaia di migliaia...).Perché martedì 16 dicembre 2014avvenne quel terribile massacro di148 persone, quasi tutti bambini eadolescenti, compiuto da un com-mando del Ttp, per ordine del mul-lah Fazlullah, leader del movimen-to Teherek-e-Taliban nella scuolapubblica militare di Peshawar aKabul?Perché, Signore, perché... centina-ia, migliaia di bambini uccisi nelricordo del tuo Natale... semprerosso di sangue innocente? Nonpensi che il diritto alla libertà dellenostre azioni sia stato un errore?Tu sapevi che il nostro egoismo, laprepotenza, la vendetta avrebberoavuto il sopravvento? Eliminarel’innocenza purtroppo è la grandetentazione per trovare una qualsia-si giustificazione alle nostre colpe.È terribile!Quelle povere mamme che hannosentito la paura e il pianto dei loropiccoli non troveranno più pace.Quante lacrime bagnano la nostraterra! Quanto odio continua an -cora a dividere ogni nazione e po-polo!Ci torna presente quanto aveva

meno cammin facendo nella vita.Signore, forse il nostro Natale nonti piacerà più perché non vedi laculla e la grotta. Al loro posto trovisolo alberi lucenti, oggetti d’oro ed’argento che stridono con la po-vertà della paglia e con i primi po-veri pastori in ginocchio di fronte acosì grande mistero.Ti preghiamo, Signore, per coloroche non vogliono conoscerti, perchi abusa del dolore degli innocen-ti, per chi predica solo vendetta,per chi ti perseguita in coloro cheseguono ed annunciano il tuo Van-gelo, per chi non vuole vedere lestelle che non sanno più accende-re, ma la carezza che tu prometti achi lascia ogni cosa per seguirti ri-splenderà sul Golgota e lì ci ritro-veremo nell’abbraccio di quella vi-ta che non avrà più fine, accanto aquella donna che così diventerà dasempre la nostra madre.E dopo il tempo di Erode... arrivafinalmente il trionfo della tua di-vina Misericordia! n

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detto il santo vecchio Simeone inoccasione della tua Presentazioneal Tempio: «Questo Bambino saràsempre segno di contraddizione».E quanto denuncia Papa France-sco: «Oggi io vorrei ricordare chela storia della Chiesa, la vera storiadella Chiesa, è la storia dei santi edei martiri: i martiri perseguitati»e tanti anche «uccisi da quelli checredevano di dare gloria a Dio, daquelli che credevano di avere la ve-rità, cuore corrotto, ma la verità».Anche «in questi giorni quanti“Stefano” (protomartire) ci sononel mondo!» ed ha richiamato sto-rie recenti di persecuzione: «Pen-siamo ai nostri fratelli sgozzati sul-la spiaggia della Libia; pensiamo aquel ragazzino bruciato vivo daicompagni perché cristiano; pensia-mo a quei migranti che in alto ma-re sono buttati in mare dagli altriperché cristiani; pensiamo queglietiopi, assassinati perché cristia-ni». E ancora, ha aggiunto, «tantialtri che noi non conosciamo, chesoffrono nelle carceri perché cri-stiani». «Oggi... la Chiesa è Chiesadi martiri: loro soffrono, loro dan-no la vita e noi riceviamo la bene-dizione di Dio per la loro testimo-nianza».Quando anche noi da bambini ab-biamo deposto la piccola statuinadi cera nel presepio con il muschiodei nostri colli pensavamo che erifelice tra i pastori e gli angeli e nonpensavamo al male che dilagavanel mondo appena fuori dalla tuamangiatoia e cantavamo con gioia«Tu scendi dalle stelle...».Eppure, ora da adulti, se ci fermas-simo un poco ad ascoltare il respi-ro del vento di dolore che ci avvol-ge sul nostro incedere, se fossimoanche capaci di pregare per chimuore, chi piange, chi uccide... ve-dremmo anche noi le «lacrime» delBambino, il quale però con il suodolce sguardo sembra rispondereche siamo noi che non vediamo ilbene che ogni giorno accompagnail nostro pellegrinaggio.Sì, il «bene», tante volte in silenzio,trova posto nel cuore di chi ti ama,anche se non ti vede e non sa dovesei in quel momento. Questo mi-stero corrobora la loro preghiera ela loro fede che non verranno mai

TELEFONOAZZURRO:

UN NUMEROUNICO EUROPEOPER I BAMBINISCOMPARSI

Davanti alla piaga dei bam-bini scomparsi, esiste una ri-sposta efficace: si tratta del116.000, il Numero unicoeuropeo per i bambini scom-parsi, gestito in Italia da Te-lefono Azzurro nonostante itagli della Commissione Eu-ropea. Chiunque può segna-lare o dare informazioni re-lative alla scomparsa di unbambino a un team di opera-tori qualificato e in rete con ipartner europei, 24 ore su24. Nel 2014 il Numero uni-co europeo ha seguito 6.119casi, anche se solo il 13% deicittadini dell’Unione conoscequesto servizio.

Gesù, difendi e proteggi i bambini che hanno paura come Hudea! Hudea,colta dall’obiettivo di Osman Sagirli,mentre alza le braccia in segno di resadavanti al fotografo (come se fossedavanti ad un’arma!). La bimba ha 4

anni e vive con i genitori e tre fratellininel campo profughi di Atmeh, in Siria.L’immagine ha fatto il giro del mondoed è stata rilanciata da moltissimi siti

internet (da F.C. n. 15-2015).

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1-4; Dante, Divina Commedia, In-ferno, XXVI, 92).Ma quel portone sempre chiuso?Il compianto don Salvatore Cice-rone, parroco dell’immediato do-poguerra, privo di supporti finan-ziari e di collaboratori, nell’incer-tezza di un contesto caratterizzatoda macerie, precarietà e insicurez-za, non osava dischiudere quel-l’uscio la cui soglia d’accesso eracostituita dal marmo misterioso.E chiuso lo è rimasto per moltissi-mo tempo, salvo rare eccezioni.A distanza di vari decenni le cosesono radicalmente cambiate, tan-to da consentire all’attuale Retto-re del Santuario dell’Annunziata,

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ziata, opera di Andrea Lazzari.Già: nonostante l’effigie sia ormaiconsunta dal ripetuto calpestio,ancora oggi la domanda del vian-dante ricorre, ma le spiegazionisono sempre vaghe e poco convin-centi. Quella che più mi affasci-na(va) era l’identificazione dellabella giovinetta dormiente con Ca-ieta, la nutrice di Enea, che ivi sa-rebbe stata sepolta e dalla qualeavrebbe avuto origine il nome del-la città (cfr. Virgilio, Eneide, VII,

L’Immacolatadi Gaeta

FINESTRE SUL MONDO

L

Francesco Sapio

Gaeta. La Grotta d’Oro.Al centro risalta l’Immacolatadi Scipione Pulzone da Gaeta

(1550-1598).

e tante generazioni di bam -bini che hanno frequentatola scuola elementare dalleSuore della Carità di SantaGiovanna Antida, a Gaeta,

immancabilmente ponevano aipropri genitori la stessa domanda:«... chi è quella ragazza?».Si riferivano a un basso rilievosu marmo bianco posto dinanzia un semplice portone nero, a pochi passi dall’imponente porta -le attraverso il quale accedevanoall’istituto scolastico, lungo la stra-da che prende nome dal trecen -tesco complesso, lungo il lato si -nistro di chi guarda la bella faccia-ta del Santuario della SS. Annun-

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Il museo meriterebbe maggiori at-tenzioni per ciò che è e per le lo-devoli periodiche iniziative a curadel suo presidente Erasmo Vaudo,come l’ultima interessante rasse-gna delle opere di un illustre citta-dino di Gaeta, Sebastiano Conca(Gaeta 1680-1764) a 250 anni dal-la sua morte.Le suore hanno lasciato la città egli ambienti un tempo adibiti allemolteplici attività cui erano pre-poste; essi, dopo anni di abbando-no, sono in corso di ristruttura-zione e in attesa di degna destina-zione.L’appellativo di «Grotta d’Oro»ben si giustifica e si addice alla vi-sione che colpisce il visitatore che

stri della Città, Giovanni Criscuolo(1495-1584?), raffiguranti episodipregni di significato per ogni cre-dente, ispirati al Vecchio Testa-mento, alla vita di Gesù e dellaMadonna quali: la Natività, il So-gno di Giuseppe, la Fuga in Egitto,la Strage degli innocenti, la Circon-cisione, la Presentazione al Tempio,le Nozze di Cana, Gesù che acco -glie i bambini, la Natività della Ma-donna;– l’altare, in marmo policromo,realizzato su disegno di PietroPaolo Ferrara;– sull’altare, nella lunetta superio-re, l’Adorazione dei magi, mentre,al disotto, troviamo ancora quat-tro tele del Criscuolo (i Santi Pie-

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mons. Giuseppe Sparagna, di sod-disfare non soltanto la semplicecuriosità di chi desidera varcarel’accesso «arcano» ma, soprattut-to, il desiderio di coloro che am-biscono appagare il proprio biso-gno di devozione e agli amantidell’arte.Innanzi tutto, a ben guardare, il«semplice» portone nero (lo era fi-no a qualche decennio addietro) èsormontato da un gran bel portalebarocco, di marmo, con lesine co-rinzie a sostegno dell’architrave, lostemma della città, e il sovrastantetimpano avente i due spioventi la-terali interrotti al centro per ospi-tare una finestrella contornata dauna deliziosa cornice in marmo; iltutto realizzato nel XVII secolo adopera di Dionisio Lazzari.La funzione di questo portone?Custodire uno scrigno, prezioso emeraviglioso, quale è la Grottad’Oro.Viene così chiamata la piccola,stupenda Cappella dedicata all’Im-macolata che strappa a ogni visi-tatore un «ohh...!» di somma me-raviglia mentre, stupito, si guardaattorno inondato da tanta bellez-za.L’ambiente, unico, dotato della so-la finestrella sull’ingresso con ailati due tele con l’Annunciazione aMaria, fa parte del grandioso edi-ficio trecentesco costruito fuori lacinta delle mura a iniziativa deicittadini che, nel 1321, vollerofondare la specifica Opera Pia SS.Annunziata, con fini prettamenteassistenziali.L’intero complesso comprendeval’Ospedale per i poveri, la farma-cia, la chiesa della SS. Annunziatanonché l’istituto che ospitava lesuore che si occupavano dei mala-ti, delle orfanelle, delle «ragazzeesposte» e, con il passar degli an-ni, dei piccoli studenti delle scuoleelementari.Da tempo immemore, l’Ospedale èstato dismesso e i locali ospitanoil Museo del Centro Storico Cultu-rale. L’impianto del sito mostra lavasta sala, un tempo adibita a cor-sia per gli ammalati e, tutto intor-no, il ballatoio riservato alle ne-cessità dei medici e degli operato-ri ospedalieri.

supera il bassorilievo con la fan-ciulla dormiente.L’attuale impianto decorativo risa-le alla prima metà del XVI secoloed espone:– una volta a botte, piuttosto bas-sa e immanente, suddivisa in otta-goni lignei smaltati di azzurro e ri-coperti di oro zecchino reso ancorpiù fascinoso dalla lunga patinadel tempo;– tutto intorno, splendidi quadrirealizzati da uno dei tanti figli illu-

La Gaeta medievale, dove è sitoil Santuario della SS.ma Annunziata, il cui scrigno è la Cappella o Grottad’Oro di cui si parla nell’articolo.

tro e Paolo con San Rocco e SanSebastiano); al centro campeggiala Vergine Immacolata realizzatada Scipione Pulzone (1550-1598),altro «grande» nativo di Gaeta chenel 2013 la Città ha voluto ricor-dare con una bellissima mostramonografica, ideata da Anna Im-ponente, direttrice della Sovrin-tendenza per i Beni Storico Arti-stici ed Etnoantropologici del La-zio, arricchita da opere ecceziona-li prestate dai più importanti mu-sei del mondo quali: il Metropoli-tan di New York, La Trafalgar Gal-leries di Londra, il Kunstnistori-sches di Vienna, Palazzo Pitti eGalleria degli Uffizi di Firenze, a

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tenne di interpellare i Vescovi del-la Chiesa nella sua ansia ispiratadi riconoscere alla Madonna unprivilegio unico conferitole diret-tamente dall’Onnipotente (pienadi grazia...) nell’ambito del Suodisegno di inviare suo figlio sullaterra.

Dopo meditata riflessione e cono-sciuto il favorevole orientamentodei Vescovi, il riconoscimento fuproclamato con la Bolla Ineffabilisdell’8 dicembre del 1854, che davacorpo alla ispirazione che lo avevailluminato quand’era in preghieranella Grotta d’Oro. n

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conferma delle alti vette a cui è as-surto Scipione Pulzone.Ed è proprio la fascinosa effigedell’Immacolata a turbare il cre-dente che piega il ginocchio aisuoi piedi e che, raccolto in pre-ghiera, va con il pensiero al più il-lustre ospite che abbia mai avutola cappella: quel Papa Pio IX chenella pace e nella penombra trovòispirazione per la proclamazionedi un dogma la cui essenza avevainterrogato e travagliato, nei seco-li, le più grandi menti della Chiesaperché Maria, «...benedetta tratutte le donne...», non poteva aversoggiaciuto neanche per un istan-te a Satana, macchiata dal pecca-to originale.Il 24 novembre del 1848 Pio IXera giunto esule a Gaeta. Il suoanimo non poteva non essere tur-bato, ma proprio in questa piccolacappella Mariana, inginocchiatoin profonda meditazione ai piedidell’Immacolata del Pulzone, ebbel’ispirazione per inviare ai Vescovi,il 2 febbraio 1849, l’enciclica UbiPrimum e chiedere loro di espri-mersi circa il suo proposito di pro-cedere verso la definizione dog-matica dell’Immacolata Concezio-ne di Maria.Come noto, l’apparente inconci-liabilità tra «l’universalità dellaredenzione» (che riguarda tuttal’umanità) e la possibile assenzadi peccato originale (in Maria),era stata oggetto di discussionegià nella V sessione del Conciliodi Trento (1546) e aveva impe-gnato i teologi nel corso dei seco-li (da sant’Agostino a san Tom-maso).La devozione popolare, però, ave-va risolto «motu proprio» la que-stione senza inoltrarsi in sofismidottrinali e invocando, già dai pri-mi secoli del Cristianesimo, Maria«turris eburnea».Nel XVII secolo la mistica, beata,suor Maria Anela de’ Agreda fon-dò addirittura un convento dedi-cato all’Immacolata.Certamente Papa Pio IX era a co-noscenza di tutto ciò e, forse, an-che conscio del vespaio che avreb-be suscitato una sua iniziativa (in-fatti Ortodossi e Evangelici nonhanno accettato questa verità), ri-

Gaeta. Santuariodella SS.ma Annunziata.

LAUREACONGRATULAZIONI!

Angelo Cassese, nostro amicoe lettore, ci comunica la gio-iosa notizia della sua laureapresso l’Università del Salen-to, Facoltà di Scienze Sociali,Politiche e del Territorio -Corso di Progettazione e Ge-stione delle Politiche e deiServizi Sociali.Prova finale in Comunica -zione e organizzazioni sociali -Il volontariato e la telefoniad’aiuto.A lui e alla sua famiglia le no-stre più vive congratulazionied auguri per il futuro.

La RedazioneIl neo dottorecon la sorella dottoressa Rossella.

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pecial Olympics è il Mo-vimento per Atleticon e senza di-sabilità intel-lettiva più

diffuso al mondo,che coinvolge mi-lioni di persone.La fondatrice diSpecial Olympicsè Eunice KennedyShriver, sorella di

Olimpico Internazionale) ed i suoiprogrammi sono adottati in più di170 Paesi. Si calcola che nelmondo ci siano 4.427.447 atleti,più di 4.000.000 i familiari coin-volti e 1.364.144 i volontari che,ogni anno, collaborano alla riu-scita di 81.129 grandi eventi nelmondo.Special Olympics Italia, ricono-sciuta quale Associazione Bene-merita dal CONI e dal CIP, èpresente in Italia da oltre tren-t’anni e opera in tutte le regioni.Sono presenti in tutta Italia TeamSpecial Olympics che preparanogli atleti nei seguenti sport: atleticaleggera, badminton, bocce, bo-wling, calcio, canottaggio, cicli-smo, corsa con le racchette daneve, equitazione, floor hockey,ginnastica, golf, nuoto, pallacane-stro, pallavolo unificata, rowing,sci alpino, sci nordico, snow board,tennis, tennis tavolo e triathlon.

Special Olympics

FINESTRE SUL MONDO

S

a cura di P. Annibaldi

Bob e John Fitzgerald Ken-nedy, che nel 1968

diede il via ufficialeal Movimento coni Primi GiochiInternazionalidi Chicago, Il-linois. OggiSpecial Olym-pics è ricono-sciuto dal CIO( C o m i t a t o

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In Italia sono 14.077 gli atleti e10.302 i volontari che ogni annocontribuiscono all’organizzazionedi 194 eventi. Special Olympics èun progetto educativo sportivo chemira al raggiungimento di meteformative ed autonomie ben defi-nite fruibili anche nella vita quoti-diana.La missione è quella di promuo-vere, attraverso la pratica sportiva,l’accettazione delle differenze va-lorizzando le diverse abilità.La convinzione di Special Olym-pics è, infatti, che il programmasportivo e le competizioni che pro-pone aiutino le persone con disa-bilità intellettiva a migliorare lecapacità fisiche e cognitive, favo-rendo la loro piena inclusionenella società.Special Olympics crede che l’eser-cizio fisico e la competizione trapersone con uguali abilità rappre-

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sentino il modo migliore per te-stare le proprie capacità, acquisireautostima, misurare i propri pro-gressi ed aspirare ad una crescitasociale e culturale. Per queste ra-gioni il programma propone atti-vità sportivo motorie adattate allepotenzialità di ognuno attraversouna suddivisione per livelli di abi-lità.Lo spirito di Special Olympics tra-scende tutte le etnie, le naziona-lità, i confini geografici, le età e lereligioni: un messaggio di grandesperanza rivolto a milioni di per-sone, ai loro familiari ed a tutta lacomunità. n

IL BRONZO DI LUCIA

«Special Olympics mi ha cambiato la vita perché ho fatto co-se che non pensavo di riuscire a fare. Nonostante sia arrivataterza alla finale di bocce, sono contenta lo stesso perché èstata una grande emozione partecipare, conoscere nuove per-sone e soprattutto è stato emozionante avere tra le mani lamedaglia di bronzo. Giocare a bocce mi piace, mi fa sentirelibera e soprattutto mi rende felice. Grazie a questo evento,ho avuto l’opportunità di prendere l’aereo per la prima volta,superando un’altra mia grande paura. Oggi mi sento una per-sona migliore! Grazie a tutti voi».

Lucia Carli, 63 anni, Atleta Master (la più anziana del gruppo) nelle bocce.Bronzo nel singolo, 6a nel doppio ai Mondiali di Los Angeles, 2015.

Lucia Carli (seconda da sinistra) è stata la «veterana» del gruppo di 101 atletiche ha rappresentato l’Italia ai mondiali SPECIAL OLIMPYCS di LOS ANGELES.Con i suoi 63 anni era ed è ancora chiamata la «mamma» del gruppo, in pochianni il suo sport, le bocce, è diventata una passione. Nata all’inizio come unpassatempo, un’occasione per uscire dall’istituto, conoscere e stare tra la gente,in pochi anni è diventata una parte importante della sua vita.

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lica del Sacro Cuore di Milano.Devo dire che la primavera inol-trata è un tempo buono per visi-tare questa terra. Lunghi filari diciliegie e lungo le strade a ognipie’ sospinto contadinelle che ti

offrono queste ciliegie rosate orosse vermiglie, piccole e grandi.Una visione di altri tempi che adire degli abitanti del luogo è giàmeno marcata a confronto deglianni precedenti.E così ho anche compreso per-ché il poeta romeno Mihai Emi-

Grazie,Romania!

FINESTRE SUL MONDO

P

Michela Carrozzino fsmp

Suor Michela con due consorelle.

oche cose conoscevo del-la Romania e dopo il miobreve viaggio (8-15 giu-gno 2015) in questa terra

è vero che continuo a saperneancora poche, ma guardo a que-sta terra con occhi differenti.Ci sono andata insieme alla miaSuperiora generale suor Serenacon un compito ben preciso: pre-sentare il Codice Etico delle Fi-glie di Santa Maria della Provvi-denza al personale delle nostrecase e agli operatori che svolgo-no un servizio domiciliare o/edu-cativo della Caritas della RegioneMoldava, a consorelle e aspiranticooperatori. Al corso hanno par-tecipato in totale circa duecentopersone. Una presenza numerosae qualificata. Un programma in-tenso. Il documento, spiegato indue lunghe assemblee, parla dicome accogliere e custodire il be-ne più grande che ci viene do -nato da Dio: la vita. Una pub -blicazione breve ma ricca di con-cetti. È stata elaborata e redat -ta in collaborazione con l’Ateneodi bio etica dell’Università Catto-

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nescu aveva scelto l’immagine diquesta pianta per meglio espri-mere i suoi versi d’amore: «Cosìsoave rassomigli... / al bianco fio-re del ciliegio / E angelo, tu, fra lagente, incontro alla mia vita sor-gi». Era certo che tutti conosces-sero la bellezza di quel fiorebianco.E poi rose un po’ dappertutto.Colpiscono quelle della nostracasa che sono di un rosso-viola.Insomma a Iasi la primavera sitocca con mano, e la sua musicaè dolcissima e penetrante. Hoascoltato la voce di una giovanenon vedente e le note di un violi-no suonato da una giovanissimaragazza. Ma aldilà di queste cosebelle sono rimasta afferrata dal -l’accoglienza della gente e dallavista dei numerosi monasteri au-steri e allo stesso tempo incante-voli, ognuno a suo modo.Ho gustato la gentilezza dellagente e in particolare quella delleconsorelle le quali desideravano,da tempo, che io andassi a cono-scere la loro terra. Davvero mol-to affettuose anche perché le ave-vo già incontrate tutte, a turno,durante la Scuola di SpiritualitàGuanelliana che si tiene ogni an-no a Roma. Con loro grandi risa-te per il tentativo, da parte mia,di voler pronunciare qualche pa-rola nella loro lingua e per le ve-loci corse in giardino, tra unapausa e l’altra, a mangiare cilie-gie sotto l’albero. Trovandomicon loro, mi veniva spontaneo ri-

gomenti filosofici: libertà e spon-taneità, gerarchia di beni, rispet-to dell’altro, sentimenti, autono-mia e dipendenza, scelte, relazio-ni professionali differenti dallerelazioni di amicizia e conse-guenze dell’una e dell’altra... ecosì via. In quelle mura austeredei monaci e delle monache misono accorta che la ragione miaveva già dato il suo contributo eio cercavo altro. Mi sono immer-sa nella preghiera, luce e paceper il mio cuore e mi sono trova-ta a fare i conti con la piccolezzache sono e che siamo tutti noidinnanzi ai grandi ideali della vi-ta. Sogni che rimangono lì. Inquel momento, questa terra ru-mena non poteva che richiamarealla mia mente le parole di unosuoi figli: «Sono un granello disabbia. Ma senza di me, il desertosarebbe più vuoto. Ho molto co-raggio ma ho paura di usarlo»(Valeriu Butulescu).Forse quello che manca non è laconsapevolezza di essere un sem-plice «granello» e neppure siamomancanti di «coraggio». Ma nonabbiamo ancora ubbidito al Van-gelo... e ancor meno a don Gua-nella: «Ma che temete? Fuori iltimore». Hanno ragione: è tempodi osare e usare coraggio. n

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cambiare questa cordialità facen-domi delle lunghe chiacchierate.A un certo punto mi sono accor-ta che veniva spontaneo raccon-tare loro episodi della mia vita,non ancora raccontati in comu-nità. Insomma un bel clima dovela confidenza non ha bisogno diimperativi categorici per farlaesistere. Viene dal cuore. E le pa-role vengono come le loro cilie-gie... l’una tira l’altra.Un momento spiritualmente for-te l’ho vissuto visitando i Mona-steri. In quei giorni avevo affron-tato durante le mie relazioni ar-

«PASSÒFACENDO DEL BENE»scritta daMichela Carrozzinoe tradotta in 10 lingue.Breve, storicae divulgativa.

ARRIVAANCHE IN TEDESCOLA BIOGRAFIADI DON GUANELLA

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VIVERE LA FESTAa cura di suor Maria Teresa Nocella

Raccontiamociil Natale

Il popolo che camminava nelle tenebrevide una grande luce;su coloro che abitavano in terra tenebrosauna luce rifulse.Poiché un bambino è nato per noi,ci è stato dato un figlio.

Sulle sue spalle è il segno della sovranitàed è chiamato:Consigliere ammirabile, Dio potente,Padre per sempre, Principe della pace.

Isaia 9, 1.5

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IL NATALE DI GESÙ

secondo Luca (2, 1-20)

n quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò chesi facesse il censimento di tutta la terra. Questo primocensimento fu fatto quando era governatore della SiriaQuirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella

sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famigliadi Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea allacittà di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insiemecon Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavanoin quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede allaluce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo deposein una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di nottefacendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si pre-sentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce.Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro:«Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà ditutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore,che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete unbambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subi-to apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celesteche lodava Dio e diceva:«Gloria a Dio nel più alto dei cielie pace in terra agli uomini che egli ama».Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pa-stori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamoquesto avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe eil bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, ri-ferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelliche udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nelsuo cuore.I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio pertutto quello che avevano udito e visto, com’era stato dettoloro.

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di loro proprietà chiamato «Deir-er- Ra’ouat», il«Convento dei pastori», dove si trovano dei restiinteressanti da un punto di vista archeologico.Il santuario «S.S. Angelorum ad Pastores» è caroalla pietà di tutti; i pellegrini che vengono a Be-tlemme, non mancano mai di visitarlo. C’è unfatto curioso: si direbbe che la Notte di Natale sipreferisca celebrare il mistero della nascita diGesù in questo luogo semplice e tranquillo, nelquale le Messe si susseguono per tutta la notte,tanto nella grotta dei pastori che nella chiesettadegli Angeli, lasciando le solenni celebrazionipontificali della basilica della Natività, con le suemusiche natalizie, i riflettori accecanti di centi-naia di canali televisivi e scegliendo la pace e latranquillità di questo luogo, anch’esso santo.Ci si può chiedere perché il primo annuncio del-la nascita di Gesù sia stato riservato ai pastori diBeit-Sahour. Forse perché sono gente semplice epovera e quindi più disponibile ad accettare unatale sconvolgente rivelazione. Può darsi ancheche facessero essi parte di quella corrente spiri-tuale che Israele ha conosciuto e che va sotto ilnome di «poveri di Jahvé». Nel momento in cui

P. PIO RACCONTAE CONSIGLIA

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L’ANNUNCIOAI PASTORI

A BETH-SAHOURhghghg

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cominciare della sacra novena in onoredel santo Bambino Gesù, il mio spiri-to si è sentito come rinascere a novel-la vita. Il cuore si sente troppo piccino

per contenere i beni celesti. L’anima si scio -glie tutta alla presenza di questo nostro Dio pernoi fatto carne. Come fare a resistere a nonamarlo con sempre nuovo ardore?» (a Raffaeli-na Cerase).

«Sta’ molto vicino alla culla di questo graziosoBambino, specialmente in questi santi giorni del-la sua ricorrenza natalizia. Se ami le ricchezze,qui vi troverai l’oro che i re magi vi lasciarono; seami il fumo degli onori, qui vi troverai quellodell’incenso; se ami le delicatezze dei sensi, senti-rai la mirra odorosa, la quale profuma tutta lasanta grotta. Sii ricca d’amore per questo celesteBambino, rispettosa nella dimestichezza che tuprenderai con lui mediante la preghiera» (a Ma-ria Gargani).

ià nel Medioevo il ricordo dell’apparizio-ne angelica, del messaggio angelico e del«Gloria in excelsis» è ubicato e veneratoin questo luogo, in questi campi che fu -

rono di Booz; i Greci lo venerano in un recinto

Beith-Sahour, Grotta dei pastori.

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si arriva più in basso in fatto di infedeltà all’alle-anza e di empietà, ai tempi del profeta Sofonia(540-641 a.C.), Dio interviene e si riserva un «re-sto» tra il popolo d’Israele, costituendolo erededella promessa (Sof 3, 12-13). Questo «resto» sa-rà chiamato «santo» (Is 4, 3), sarà un «seme san-to» (Is 16, 13): in lui si compiranno le promessegiurate ad Abramo e alla sua discendenza. Questi«poveri di Jahvé» saranno caratterizzati da unatteggiamento di fedeltà, di abbandono fiduciosoed esclusivo in Dio, di speranza e di attesa dellasal vezza. I pastori potevano essere di questi «po-veri». Ma tutto il circondario di Betlemme eraabitato da pastori. Perché questa scelta allora?Perché quel messaggio proprio fra i pastori deicampi di Booz? Ci vuole qui un motivo più pro-fondo. E questo motivo, riflettendo bene, misembra abbastanza plausibile. Questi pastori chevivevano sulla terra che era stata di Booz prima epoi di Davide, erano della discendenza di questafamiglia, dalla quale doveva venire il Messia. La

loro speranza e la loro consolazione era tutto inquesto personaggio: uno della loro stirpe e dellaloro famiglia, vaticinato come il liberatore e il re-stauratore della giustizia. Proprio questi semplicipastori, coscienti del privilegio promesso alla lo-ro tribù, avranno desiderato più di tutti e invoca-to nelle loro preghiere il suo arrivo. Si può capireallora che, appena realizzato tale evento, i primiad esserne informati siano stati loro, ad esso in-teressati non solo da esigenze di spiritualità, maanche da legami di discendenza. Questo mi pareche spieghi meglio il favore concesso loro daDio; meglio lo fondi e lo giustifichi.

Il messaggio del «Campo dei pastori»

Questo luogo santo, dove è risuonato il primoannuncio della nascita del Salvatore, ha un mes-saggio per oggi. Il grande angelo che accoglie ipellegrini all’ingresso della chiesa «S.S. Angelo-rum ad Pastores», è lì a ricordare che la salvezzaormai ci è donata. Il Salvatore è venuto e non èvenuto invano. Questo messaggio viene a correg-gere le nostre idee e a dirci che dobbiamo ormaipassare dall’Antico al Nuovo Testamento. La sal-vezza, la giustificazione non è effetto di sforzipersonali, ma è dono di quel Dio che «è nato ed èun bambino, uomo che soffrirà» e che moriràper noi. La condotta buona, le azioni buone sonocerto necessarie, ce lo dicono Paolo e Giacomo, edevono accompagnare l’azione della grazia. Mala salvezza viene solo da Gesù Cristo. Altrimentisarebbe nato, avrebbe patito, sarebbe morto e sa-rebbe risuscitato invano, se noi fossimo autosuf-ficienti. Ma egli è venuto proprio perché da solinon possiamo salvarci. Il campo dei pastori ci di-ce che egli è il salvatore:

«Vi annuncio una grande gioia,che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nellacittà di Davide un salvatore, che è il CristoSignore» (Lc 2, 10-11).

P. Luigi Speziale, betharramita

Cappella dei pastori, Beith-Sahour (Palestina).

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molto prima che spuntasse in fondo alla strada.I suoi zoccoli ferrati risuonavano sul grigio baso-lato lavico con il ritmo sempre uguale del trottoappena al disopra del passo; poi il trotto cessavaper cedere il posto al passo che, pian piano, ral-lentava fino a fermarsi: il tempo di sganciare lestanghe e toglierle di dosso i finimenti ed eccoche si affrettava a entrare attraverso la porta chenel mentre era stata spalancata.Non si è mai abituata a superare il gradino checonsentiva di tener fuori l’acqua piovana che de-fluiva lungo la ripida strada; il suo modo di en-trare è rimasto sempre goffo: quasi un saltello,come a evitare un inciampo!Sorridevo ed ero contenta, anche perché veniva ariempire il vuoto della mia solitudine raccontan-domi del mondo esterno.Anche la giumenta lo era: per il mio pazienteascoltare e per aver smesso il diuturno duro lavo-ro.Chi l’ha detto che una stalla e una giumenta nonpossono dialogare? Con il passare degli anni eun’acuta, vera attenzione si finisce per compren-dere tante cose... Se l’interesse per il «prossimo»scaturisce dall’amore, i problemi altrui diventa-no i propri, ci si impegna per risolverli e nasceanche un linguaggio comune.Accomunati e «protetti» dalla discreta penom-bra, consentita da un’unica finestrella in alto edalla quiete tutto intorno, ci sentivamo appagate.

La guerra era in corso

Ma la giumenta non era l’unica presenza inquanto, ogni quindici giorni circa, ci capitava diessere in compagnia di alcuni bovini.A quel tempo il piroscafo che collegava le isolePontine con il continente, che attualmente at-tracca a Formia, aveva ancora il suo scalo termi-nale a Gaeta e questi mansueti animali, ignaridella sorte che li attendeva (erano destinati asoddisfare le esigenze alimentari degli abitanti diqueste isole) sostavano tra le mie pareti in attesadi essere imbarcati per il viaggio finale.Costituivano una buona compagnia, ma la giu-menta sembrava appagata anche da sola, anchese non potevo offrirle che il mio umile giacigliodi paglia: ero una stalla!Le pareti venivano spesso imbiancate con calce ela loro solida struttura consentiva un gradevoletepore nel gelo dell’inverno e un fresco ristorato-re nella calura estiva.Le grandi pietre a vista infondevano sicurezza.L’approvvigionamento del fieno era ricorrente enel soppalco ce ne era sempre una buona scorta.

LA STALLA RACCONTAhghghg

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al pianterreno gli animali e sul soppalco il forag-gio che, settimanalmente, veniva scaricato dastrabordanti carri dopo che avevano percorso de-cine di chilometri per giungere fino a me.Provenivano da uno dei tanti paesini dell’entro-terra del basso Lazio per approvvigionare la ri-dente cittadina rivierasca in cui mi trovavo, poi-ché quella parte del suo territorio lasciato incoltonon costituiva una scelta ma una decisione im-posta dalle dure rocce che lo costituivano, chenon consentivano neanche la crescita del forag-gio ma soltanto di lentisco e ciuffi di strame.Trainati da pazienti buoi, condotti da «villani»che calzavano ciocie con stringhe di cuoio e cal-cavano sulla testa logori cappelli troncoconici difeltro scuro, viaggiavano per tutta la notte.Alcuni venivano fermati dinanzi alla mia portaper lasciare che venissero scaricati. Il fieno veni-va, poi, sistemato sul soppalco.Quanta strada percorsa...; in cambio di... certa-mente una magra remunerazione.Ma erano tempi in cui ci si accontentava di pocoe quel poco lo si faceva bastare. Che buon odoredi fieno fresco; sapeva ancora di erba.Mio ospite fisso era una giumenta, baia, dal pas-so cadenzato che preannunciava il suo arrivo

na modesta stalla non suscita interesse.Il suo esistere sfugge a qualsiasi attenzio-ne. Le vicende che la riguardano sonomarginali, banali e ripetitive. Insomma:

di una stalla mai nessuno parla. E non mi sem-bra giusto!Io lo sono stata e..., ma è meglio che vi racconti.Ero un modesto locale con un grande soppalco:

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Poi, un giorno, insiemeal carico abituale scari-carono mezzo sacco difagioli! Era stato tra-sportato nascondendolosotto il fieno e continua-rono a nasconderlo, sulsoppalco, sotto il fieno,perché i viveri eranocontingentati e il liberoscambio era vietato.La guerra era in corso enon si metteva bene...Il proprietario avevaavuto la buona idea diincominciare a farequalche scorta alimenta-re che – ho sentito dire –si è rivelata una sceltaoltremodo saggia che haconsentito la sopravvi-venza dell’intera fami-glia (e non solo!) per tut-to il lungo periodo du-rante il quale «resse» il«fronte di Cassino».Dopo l’8 settembre del’43, la popolazione fucostretta a rifugiarsi sulle colline circostanti lacittà e i viveri scarseggiarono: ho sentito di don-ne che, in gruppo, attraversavano le montagneper recarsi nei paesi dell’entroterra a barattareparti del corredo o piccoli oggetti d’oro per pro-curarsi il necessario per sfamare le famiglie:viaggi che duravano anche una settimana! So difamiglie che hanno sofferto la fame, fino a mo-rirne!

Sentii di una mangiatoia che avevaospitato il Re del mondo!

I ricordi più belli sono legati ai miei piccoli ospi-ti, speciali...Andò così: la guerra era terminata e il vaporetto,il Santa Lucia, che collegava il continente alleisole pontine, era stato affondato il 27 aprile del1943 (fu un’azione coordinata di ben tre «eroici»aviatori inglesi contro una piccola e inerme navepasseggeri) pertanto io non avevo più modo diospitare i bovini in attesa dell’imbarco; però ave-vo acquisito nuovi e affezionati amici in quantoil nipote del proprietario aveva preso a frequen-tarmi trascinando con sé i suoi tanti amichettiche, particolarmente nelle piovose e fredde gior-nate d’inverno, utilizzavano il mio ampio soppal-

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co per radunarsi, gioca-re e... raccontare!Non nascondo, però,che ero non poco preoc-cupata per il moccolo dicandela che accendeva-no per avere miglior lu-ce sul far della sera.Siete perplessi? Vi sem-bra strano che dei bam-bini potessero riunirsi inuna stalla? Forse nonavete idea di quali fosse-ro le abitazioni e di co-me si vivesse. Forse nonsapete che non esisteva-no locali pubblici in cuiritrovarsi o spazi attrez-zati per il gioco deibambini...Quante belle favole hoascoltato: Pinocchio,Pollicino, La bella ad-dormentata...Già, La bella addormen-tata...: era la mia prefe-rita e speravo di vederela fanciulla, un giorno o

l’altro, entrare insieme ai ragazzi!Quanti personaggi ho conosciuto: Zorro, KingKong, Mandrake, Tartan...Quante barzellette e quanti scherzi! Che risate acrepapelle...E quale fu la mia sorpresa nell’apprendere chegli umani raccontavano anche di una stalla! Co-me (mi chiesi), ho sentito bene? I bambini stava-no raccontando di una stalla! Ma, allora, c’è unposticino anche per cose umili come me... Mi fe-ci particolarmente attenta al racconto e sentii diuna man gia toia che aveva ospitato il Re del mon-do!Non potevo crederci: avrei voluto che i bambiniraccontassero ancora una volta e... come per in-canto Cosimino «zappareel» (era il suo sopran-nome, tutti ne avevano) riprese: «... era proprioGesù Bambino che la Madonna e san Giuseppeavevano deposto nella mangiatoia perché non avevano trovato altro luogo dove trascorrere lanotte...».Che emozione, quanto orgoglio mi pervase!Con il passare degli anni i calessi furono sop-piantati dall’«Ape» e la mia dolce compagnascomparve, senza un saluto: uscì, anch’essa igna-ra che non sarebbe più ritornata...Ma io custodivo ancora il calore del suo alito.I bambini crebbero!

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Cessò la magia di quelle tante piccole voci, dellegaie risate, dell’allegro frastuono.Mi sono ritrovata sola, in compagnia soltanto deiragni che hanno preso a tessere le loro innume-revoli tele.E, ahimé, il racconto di quella stalla di Betlem-me e della sua fortunata mangiatoia non l’ho piùascoltato.La finestrella, ben presto, perse la sua unica antacon vetro e anche il legno della porta d’ingressoincominciò a lasciar passare dalle sue fessure ilvento gelido dell’inverno.Ma, pur se immalinconita, mi rassegnai al ruolodi ex stalla, con la certezza che tra i ricordi del-l’infanzia dei miei amici vi ero anch’io.Poi, un bel (?) giorno tutto cambiò: un gran tra-mestio, picconate ovunque, divisori mai esistitiprima, colori sgargianti dappertutto, stipiti emercanzia varia!Il soppalco era ormai diventato uno pseudo-uffi-cio...Una tristezza...L’oblio definitivo: sparita come entità, com’erasparita nel nulla la mia mangiatoia.Però ho sentito dire che il mio piccolo ospited’un tempo non ha smesso di raccontare storie,anzi: ora le scrive. Ne sono contenta.A me, però, nessuno le legge! n

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UN NATALE LONTANOhghghg

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Prima di stringerlo al petto ed avvolgerlo nellefasce, in quella Notte Santa, lo hai offerto al Pa-dre come Agnello per la nostra salvezza?C’era un tempo in cui, nelle nostre campagne co-perte di neve, si vedevano uomini con la lucernain mano andare verso la chiesa, seguiti dalla mo-glie e dai figli. Anche coloro che nell’estate, conle strade soleggiate, coi fossi punteggiati di violeo con i prati in fiore, mai vi si recavano.Andavano invece nel buio della notte, con il cielotrapuntato di stelle, al richiamo delle campane,perché quell’evento inteneriva il loro cuore. Sic-ché, anche gli adulti diventavano bambini a Na-tale.Bambini, come quello che tu, Maria, stringi alcuore per offrirlo a loro ed a noi anche quest’an-no.Quel Bambino nato in una grotta-capanna, senzache tu avessi accanto nessuna parente donna.Solo Giuseppe, così giovane ed inesperto! E tu,Maria, avrai atteso quel momento con tremore econ il timore di non sapere ove farlo nascere, an-dando verso Betlemme per rispondere ad uneditto.Ma tu, donna ubbidiente, hai percorso tante stra-de, per offrircelo e difenderlo. Andando prima datua cugina Elisabetta in tutta fretta con lui in

embra ieri, invece tanto tempo è passatoda quando il Natale era vissuto con una ta-le solennità e commozione, che rendeva ilcuore degli adulti simile a quello dei bam-

bini.Sembra ieri, invece sono trascorsi duemila annida quando Gesù è nato. Sembra ieri, perché tuMaria ce lo offri ogni anno, come se fosse per noioggi il suo primo vagito.

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raccontavano loro che quando un bimbo tardavaa nascere e la vita sua e della mamma era in pe-ricolo, pensando a Betlemme, la portavano nellastalla.La loro cascina era unita a questa da un porticocon il pozzo e l’abbeveratoio per le mucche: casae stalla.Adagiavano la moglie in un mangiatoia, su pa-glia e fieno, e pregavano come a Natale.Era questa la clinica per un parto difficile ai tem-pi di allora. Ed è storia vera.

grembo, poi a Betlemme, poi a Nazareth, poi inEgitto, stringendolo al petto. Per riportarlo poinella sua terra in Galilea.Forse accompagnata anche dal timore di non es-sere all’altezza del compito assegnatoti dall’Altis-simo.Preoccupata per i suoi vagiti nella notte; poi pre-occupata di perderlo nella folla.Infatti lo perdesti e, stremata dall’angoscia, lo ri-trovasti dodicenne fra i dottori del Tempio, dopotre giorni, a Gerusalemme.Amore, preoccupazione, timore, o Maria, quantodi tutto questo ti fa nostra Madre!Tu, Madre di Dio, hai avuto le stesse paure, lestesse gioie, le stesse speranze di ogni donna,sempre camminando, mai ti sei fermata!Ed ancora cammini, cammini, anche apparendosulla terra, per donarcelo ancora oggi.Forse per questo quegli uomini intabarrati, conla lucerna in mano, sentivano il tuo richiamo edandavano a Messa a Natale. Portando anche do-ni da porre ai piedi dell’altare, chi un bricco dilatte, chi una pagnotta di pane, chi una formelladi formaggio fresco.Poi, tornando, entravano nelle loro stalle perconversare coi pastori che per svernare eranoscesi dalle montagne, con le loro pecore, a valle.E nel tepore della stalla, seduti su balle di paglia,

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Foto di Aurelio Levi

Il Natale di Gesù ci ricordache Dio ci ama tanto

che ha donato il suo Figliocome nostro fratello.Il Signore ci ripete:«Non temete!».

E anch’io ripeto a tutti voi:«Non temete!».

Il nostro Padre è paziente,ci ama e ci perdona sempre.

Assistita dalle anziane, mentre gli uomini prega-vano, il parto andava a lieto fine.Era una tradizione tramandata nel tempo. Testi-moniata da Gina, un’amica che partorì proprioin un stalla.Ora le mille luminarie accese paiono aver spentele tradizioni e nascoste le stelle.Da noi ora non nascono più bambini nelle stalle,ma nelle case continuiamo a costruire il presepecon le capanne, rimpiangendo l’atmosfera di untempo passato, di poco più di cinquanta o ses-santa anni, quando il cuore degli uomini diventa-va come quello dei bambini.Ma tu, Maria, cammini, cammini ancora. Per of-frirlo al mondo: «Gesù è nato!».Forse anche quest’anno, come in quegli anni lon-tani, tornerà la neve alta un metro, come il di-cembre scorso.Certo è che nelle chiese ancora si canterà: «Dor-mi, non piangere, Gesù diletto, dormi, non pian-gere, mio Redentor».Come cantavano le anziane della borgata, con loscialle sulle spalle, posando ai piedi di un piccoloGesù posato sulla paglia un bricco di latte appe-na munto, come dono per lui e per la Madre.Un Natale lontano, che pare perdersi oggi, tra lestelle.

Gilda Mori

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curiosità: il grande presepe era tutto coperto datante statuine intagliate in legno d’olivo, di quel-lo del Getsemani, di forme diverse; c’erano varigruppi con Maria, Giuseppe e il Bambino, mac’erano tanti animali di ogni tipo, tutti rifiniticon cura da sembrare veri. La donna di colore albanco diceva: «Tutti gli animali venerano a loromodo il Signore Gesù e loro sanno che il Bambi-no, il Signore del mondo, è arrivato quaggiù nel-la Notte Santa, novella portata poi a noi dai testi-moni oculari: i pastori con i loro greggi e da allo-ra tutto è cambiato»... ed alzando il tono di voceM

ANCHE GLI ANIMALIADORANO

IL BAMBINO GESÙhghghg

«loro lo sanno meglio di noi». Guardandomi alungo disse: «Anche tu puoi essere un leone enella vita dimostra di esserlo. Guardalo bene!Dio non è un re, ma un nido. È lì che tu uomo,simile a Lui!, puoi ripararti quando sei oppresso,stanco ed in viaggio da troppo tempo e non saipiù dove sostare. Solo nel «nido» scoprirai che lasua forma non è un fumoso ed impenetrabile mi-stero, ma il volto dell’Altro che incontriamo ognigiorno per strada. E quello che Lui chiede a te,uomo, con materna insistenza, dunque è anche«madre»!, non è di prostrarsi alla sua grandezza,quanto di offrire i propri occhi all’abbondanzadelle Sue lacrime. Perché solo con le nostre lacri-me salveremo il mondo.

anca più di un mese all’arrivo del Natale,ma le vie, le piazze, i balconi sono giàluccicanti di mille colori, quasi ad indi-care «quella» capanna dove la Terra si

congiungerà con il Cielo.La grande Badia è tutta addobbata a festa e senon ci fosse la nebbia la si vedrebbe da lontano,faro sempre acceso per accogliere i fedeli nellaNotte santa.Lasciamo la macchina fuori dal recinto sacro eci avviamo svelti sul viale dei cipressi secolarisulla cui sommità ad intermittenza enormi catiniproiettano una scia di luce gialla sui nostri passi.Prima di salire i larghi gradini che ci portano al-la Basilica ci fermiamo a quel bancone di legnodove sono esposti i tanti programmi che i mona-ci propongono nelle varie stagioni liturgiche econoscere così le tante vicende cui la Badia clu-niacense andò incontro nei secoli passati.La fitta nebbia si spostava a banchi ed avvolgevala cinta della grande Badia in una vaga, sporcaoscurità e tutto sembrava come un filo spinato aprotezione di lontani conflitti ed assalti di lanzi-chenecchi portatori di peste votati al saccheggio.La recente nevicata aveva lasciato tanto fango ela nebbia ci avvolgeva con l’avanzare del buio enel freddo glaciale tutta la natura ci sembravaimmersa in un letargo mortale.E con noi tanta gente nei cappotti invernali pren-deva posto all’interno, mentre il coro provava icanti natalizi sotto la guida del maestro LorenzoPagani per la Messa di mezzanotte, in latino enel canto gregoriano che lasciava un’atmosferadolce, intima e serena. Tanti erano ancora intor-no al bancone ed ecco il monaco sacrista, che inquella notte magica vestiva da «suddiacono», af-facciarsi al portone d’ingresso al suono di uncampanello invitava i ritardatari a sbrigarsi pri-ma di sprangare il portale quasi ad evitare che lanebbia entrasse a disturbare il sacro rito.E come da lunga tradizione, all’uscita l’Abbatecelebrante salutava tutti uno per uno nella gioiadel Natale, mentre noi ammiravamo le grandioseopere d’arte lungo la grande navata centrale e cisembrava in quel momento di essere diventatipiù buoni e sereni.Davanti al bancone c’era sempre grande ressa edanche noi volevamo conoscere l’oggetto di tanta

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Mi mise tra le mani il «leone» che comperai conogni tipo di animaletti per arricchire il presepedi Andreina che non aveva potuto aggregarsi anoi in quanto vicina alla mamma inferma e miaveva chiesto una preghiera per lei. E con quelfagotto messo insieme alla rinfusa da dove spun-tavano le statuine, mi avviai verso la macchina.Incrociamo al termine del muro di cinta dellaBadia, al riparo di un piccolo chiosco, un barbo-ne tutto avvolto in una doppia coperta grigia conaccanto una bottiglia. Là mi si staccò il nodo delmio fagotto e prima che le statuine rotolassero aterra, lo sconosciuto lo afferrò e nel ridarmelo vi-de per primo il leone e disse: «È il re di tutti glianimali ed è anche il simbolo della mia stirpe.Questo lo tengo per me».Alquanto impressionato da tale atteggiamento glirisposi: «Anch’io preferisco il leone, ma lo avevopromesso ad una persona cara e non posso...»,ma riprendendomi gli dissi: «Facciamo così: tidarò questo se ne trovo un altro».Ritornai verso la Basilica a quel bancone zeppodi statuine, ma proprio in quel momento il mo-naco sacrista chiudeva il grande portale e tuttoritornava buio... in attesa della Messa dell’Auro-ra, alle cinque del mattino. Nessuno conoscevaquella donna comparsa per la prima volta sul sa-grato della Badia.Un poco deluso ritornai sui miei passi ed invecedel «fratello barbone» trovai un biglietto con al-cune frasi buttate lì in fretta: «Vado a dire a chiincontro che il “leone” oggi si è manifestato inquel Bambino... in una mangiatoia... e che i pri-mi a correre per adorarlo sono state le pecorelledalla candida lana per ricoprirlo dal freddo e dalgelo. Ama gli animali e raggiungimi nella forestadella vita e troverai che sempre queste creaturesono fedeli al loro Creatore...!».

Raggiunsi Andreina il giorno dedicato alla SacraFamiglia, mentre il Bambino cresceva in età,grazia e bontà, imparando alle mani ruvide edesperte di papà Giuseppe l’arte del lavoro.Aprendo poi il cesto con la capanna, il gruppocon Maria, Giuseppe, il Bambino sistemammo itanti animaletti e che quello più prezioso, il «leo-ne» dalla criniera selvaggia, durante il nostropellegrinaggio – la vita! – lo scopriremo e lo rico-nosceremo al canto degli Angeli:«Oggi è nato il Salvatore – il Re del mondo – Alleluia!».

Gianni Moralli

«Il lupo dimorerà insieme con l’agnello,la pantera si sdraierà accanto al capretto;il vitello e il leoncello pascoleranno insieme

e un fanciullo li guiderà» (Is 11, 6).

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QUANDO ERO BAMBINOhghghg

L’EVENTO CENTRALEDELLA MIA VITA

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icordo quando, bambino, all’inizio dellanovena, andavo nei boschi a raccogliere ilmuschio, coloravo la carta da pacco accar-tocciata per trasformarla in rocce, grotte,

speroni di montagna. Poi, su un tavolo in cucinacercavo ogni anno una sistemazione diversa allepoche statuine, sempre quelle, conservate concura in una scatola da scarpe da un anno all’al-tro.Mi sentivo regista di un dramma sacro: nellagrotta mettevo la mangiatoria vuota (il Bambinofaceva la sua comparsa solo alla notte di Natale),Maria e Giuseppe, l’asino e il bue; sulla soglia ipastori che adoravano e portavano i loro sempli-ci doni; più sopra gli angeli sormontati dalla stel-la cometa di stagnola; attorno ricreavo ambientifamiliari: specchi d’acqua con le oche, prati conpecore e asini, poi le case con la gente intentanei mestieri di sempre: il mugnaio, il fabbro, ilfalegname.... In disparte, collocavo i magi con i loro cam-melli, che spostavo ogni giorno di qualche passo,in modo che giungessero alla grotta il giorno del-l’Epifania. Così facendo il presepe, mi esercitavoa conoscere chi era Gesù e come era venuto almondo, così imparavo fin da piccolo ad amarlo.«Nascesse pure mille volte Gesù a Betlemme, nonserve a nulla se non nasce in te...» ha scritto Sile-sio. Ecco, per i bambini, e forse non solo per lo-ro, «fare il presepe» resta il modo più sempliceper imparare a far nascere Gesù in sé, per rivive-re con amore l’evento di Betlemme.

Enzo BianchiDa «Quando era un «gioco» per conoscere Gesù»;in «La Stampa», Torino, 17 dicembre 2010, p. 31

Racconto autobiografico della conversione delgrande scrittore francese dell’Ottocento, avve-nuta in Notre-Dame di Parigi la notte di Nataledel 1886.

arigi non è insolita alle irruzioni di Cristo:la città della ghigliottina feroce, della laicitàdisperata e della vita frivola vissuta comeuna religione mondana, spesso registra con-

versioni che lasciano con il fiato sospeso: sono lerivincite di Dio, le rivincite dell’amore che non si

rassegna mai! So-no le rivincite diColui che percor-re ancora le stra-de dei bassifondidelle grandi me-tropoli moderne.Il 25 dicembre1886, soltanto percitare un esempiocelebre, PaulClaudel entròateo nella Catte-drale di Notre-Da-me a Parigi e uscìcantando il Ma-gnificat con lagioia esuberantedi un bambinoche ha appena ri-

trovato il babbo e la mamma. Di seguito il suoracconto (Card. Angelo Comastri).

Ecco come era il giovane infelice che il 25 dicem-bre si recò a Notre-Dame di Parigi per assistereall’Ufficio di Natale. Cominciavo allora a scriveree mi sembrava che nelle cerimonie cattoliche,considerate con superiore dilettantismo, avreitrovato uno stimolo opportuno e la materia perqualche esercizio decadente. In queste condizio-ni, urtando a gomitate la folla, assistetti allaMessa solenne con poco piacere. Poi, non aven-do nient’altro di meglio da fare, tornai al pome-riggio per i Vespri. I bambini del Coro, vestiti dibianco, e gli alunni del Seminario Minore diSaint-Nicolas-du Chardonnet stavano cantandociò che più tardi ho saputo essere il Magnificat.Io ero in piedi tra la folla, vicino al secondo pila-stro rispetto all’ingresso del Coro, a destra, dalla

Paul Claudel

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parte della Sacrestia. In quel momento capitòl’evento che domina tutta la mia vita. In un istan-te il mio cuore fu toccato e io credetti. Credetticon una forza di adesione così grande, con un ta-le innalzamento di tutto il mio essere, con unaconvinzione così potente, in una certezza chenon lasciava posto a nessuna specie di dubbioche, dopo di allora, nessun ragionamento, nessu-na circostanza della mia vita agitata hanno potu-to scuotere la mia fede né toccarla.Improvvisamente ebbi il sentimento lacerantedell’innocenza, dell’eterna infanzia di Dio: una ri-velazione ineffabile! Cercando – come ho spessofatto – di ricostruire i momenti che seguironoquell’istante straordinario, ritrovo gli elementiseguenti che, tuttavia, formavano un solo lampo,un’arma sola di cui si serviva la Provvidenza divi-na per giungere finalmente ad aprire il cuore diun povero figlio disperato: «Come sono felici lepersone che credono!». Ma era vero? Era propriovero! Dio esiste, è qui. È qualcuno, un essere per-sonale come me. Mi ama, mi chiama.Le lacrime e i singulti erano spuntati, mentrel’emozione era accresciuta ancor più dalla teneramelodia dell’«Adeste, fideles» [...].La stessa sera di quel memorabile giorno vissutoa Notre-Dame, dopo essere entrato a casa per viepiovose che mi sembravano del tutto estranee,presi una Bibbia protestante che un’amica tede-sca aveva regalato a mia sorella Camilla e, per laprima volta, intesi l’accento della voce così dolcee così inflessibile che non ha più cessato di risuo-nare nel mio cuore.Conoscevo la storia di Gesù solo per mezzo diRenan, fidandomi di questo impostore, mentreignoravo persino che Egli si era detto «Figlio diDio». Ogni parola, ogni linea smentiva, con mae-stosa semplicità, le impudenti affermazioni del-l’apostata [Renan] e mi spalancavano gli occhi. È

vero – lo confesso con il Centurione romano –,che Gesù era il Figlio di Dio. Era a me, Paul, cheegli si rivolgeva e mi prometteva il suo amore.Ma, nello stesso tempo, se non lo seguivo, mi la-sciava la dannazione come unica alternativa. Ah,non avevo bisogno che mi si spiegasse che cosaera l’Inferno: vi avevo trascorso la mia stagione.Quelle poche ore mi erano bastate per farmi ca-pire che l’Inferno è dovunque non c’è Cristo. Cheme ne importava del resto del mondo, davanti aquest’Essere nuovo e prodigioso che mi si erasvelato?

La stessa notte del 25 dicembre 1886 registrò laconversione di Charles de Foucauld e di Teresadi Lisieux. Per la famosissima Santa delle rosesappiamo che fu una conversione da una psico-logia sensibilissima ad una fortezza di carattereche in pochi anni con l’aiuto della Grazia lacondusse ad una eccelsa santità.

Paul Claudel

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Cattedrale di Notre-Dame.

IL CAMMINO DIVINOhghghg

Il cammino di Maria e Giuseppefu temerarioilluminato dal riverberodella cometadal canto soave degli angelidalla ninna nanna gaudiosadei pastorie dai velati profumi d’orientedei magiche con la loro regalitàportaronoin quella cullain quella catervad’amoreoroincensoe mirraper adorarela venutadel Bambinelloil Re dei Reil Divino!

BUON NATALE!

Angelo Cassese26.11.2014

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Verrò stanotte anch’io,Signore al tuo presepio,ma dopo:quando si saranno dileguatii canti e i volinelle stellate lontananze dei cieli,e i pastori, varcate le colline,consumerannol’ultimo frammento di sonnodentro i recinti ove i greggi attendononuovi sentieri ed erbe nuove.

Verrò al buio, per scoprireil chiarore degli occhi di tua Madree come dorme un Dio Bambino.

La mia anima sarà tutta desta,mentre il cuore ti dirà in silenziola sua intraducibile ninnananna.

Alfredo Contran

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LA CONVERSIONEDI ÉMILE ZOLA

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NATALE ’93hghghg

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Émile Zola e la sua famiglia.

ca, in cui fra l’altro scrive: «Oggi, io sono piena-mente convinto di essere stato per trent’anni nel-l’errore. Conosco bene su quale base poggia tutto ilsistema della frammassoneria, di cui ho diffuso ladottrina, inducendo anche altri a diffonderla [...].Di tutto mi pento con sincerità.Illuminato da Dio, mi rendo conto di tutto il maleche ho così commesso. Pertanto, io respingo laframmassoneria e me ne dissocio, confessando imiei errori dinanzi alla Chiesa. Chiedo perdono aDio di tutto il male che ho fatto con il mio esem-pio [...] e invoco il perdono dal nostro Sommo Pa-store, Sua Santità il Papa Leone XIII». n

Pochi sanno della conversione alla fede cristianadello scrittore Émile Zola, padre del naturali-smo. Già alcuni suoi romanzi, scritti quando an-cora irrideva la fede, rivelano una nascosta no-stalgia di una fede perduta.

iffida della tua devozione alla Vergine».Dice così, con voce misteriosamente am-monitrice, frère Archangias a SergeMouret nel romanzo La faute de l’abbé

Mauret, scritto da Émile Zola nel 1875. Di questoscrittore francese (1840-1902) tutti sanno quantosia stato lontano dalla fede e dalla vita cristiana.Pochi, però, sanno del suo ritorno a Dio e allaChiesa cattolica, nel 1896. Già avanti negli anni, loscrittore si era fratturato un piede. La ferita conti-nuava ad aggravarsi, si pensava già all’amputazio-ne dell’arto. Ma ecco che, la vigilia del Natale1896, egli si vede in sogno entrare in una chiesa.Sul muro, una Signora regge in braccio un Bambi-no. Nel sogno intona un canto di chiesa. L’indoma-ni, quando la moglie gli richiama il canto, egli lechiede di andare in chiesa ad accendere una can-dela innanzi all’altare della Madre di Dio.La signora Zola va, ed egli subito avverte insolitistiramenti al piede malato. Tenta di alzarsi: congrande meraviglia non sente più dolore al piede.Era guarito.Émile Zola non solo mise per iscritto l’avvenutaguarigione, ma insieme si convertì a quella fedeche aveva tanto denigrata. Il 18 aprile 1898 pubbli-cò un documento, una sorta di confessione pubbli-

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Buon Natale.

Auguri giunti da Casa S. Teresa - Madrid

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Cala il buio, la sera,nasconde la mia pochezza.Idiota!Seguire una stella: perché?Amavo la stella polareImmobile, al suo posto, sicura.Io instabile, precario la cercavo.

– Era vicino –

Perché allora seguireadesso quella luce,mai prima, in cammino?Non mi importa saperlo.Contava solo il seguire.E non ero più solo:la notte mi regalòi due compagni:anche loro, con meconfusi a seguiresenza nulla sapere.

Chi bussò ai nostri cuoriquella notte?

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Pennellate poetiche, suggestive e commoventidi un giovane seminarista di 16 anni

È NATOhghghg

Attesa.Silenzio.Tutto tace intorno...Il silenzio dell’attesa annuncialo stupore della creazione.La Carne delle carnisi fa carne per le carni.Il tutto entra nel niente.Il mondo gioiscenel pianto di un bambino.

Ecco, ora nulla tacechi può più aspettare?Corri! Ti aspetta: è nato!

* * *

Ancora una volta quel giorno,me ne stavo solo in casa.Deserto, deserto, deserto...Sotto i miei occhi,sotto i miei piedisempre lei, la sabbia.Sempre uguale, sempre diversa...Ma quella sera...Saltai in groppa al cammello,senza fare domande,senza proferire parola né verbo.

– Il Verbo –

E ancora non capivo.Cos’era... cosa voleva?Ora sì mi chiedevoil senso di quel viaggio.Giunse l’alba.Dune, dune, dune...Volte su voltele avevo navigate.Ma quel giorno ero solo.Mi persi.Inutile ogni sforzo.

– Mi chiamava –

Di nuovo aspettarela dolce notte, sì cara,per capire, per ascoltare.Per viaggiare.

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QUANTO DOLOREANCORA?hghghg

LA METAÈ LA GROTTA

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«Q uanto dolore ancora, o Gesù, nel mon-do, in questa notte (di Natale)?... Dicce-lo, Gesù; non lasciarci nel mistero,Bambino! Quanto freddo, quanta fame,

quante ferite e sangue! È perché noi non ti abbia-mo ricevuto. Oh, la notte, la notte di ogni amore,che buio!...». «O piccolo Bambino Gesù, che con

un gesto delle tuemani paffutelle erosate... puoi farecrollare dal cielotutte le stelle e ro-vesciare le terre,lascia cadere dalcielo queste Gra-zie di cui abbiamoestremo bisogno:la pace, la libertà,la santità...».

P. Mario Borzagaomi

martire nel Laos

È Natale.Lasciamoci sorprendere e illuminareda questo inaspettato e singolare evento:Dio si fa Bambino.Lasciamoci sorprendere dal canto degli Angeliche vuole giungere ad ogni cuore.

Lasciamoci inondare dalla luce che vince il buioe allontana la confusione della notte.Il Natale non ci trovi impreparati.Non ci colga intenti soltanto nelle cose esteriori.Non ci trovi indifferenti.Mettiamoci in cammino...

La meta è la grotta.Sostiamo davanti al Presepio.Tocchiamo con mano la bontà del nostro Dio.Egli è qui per salvarci.Il suo abbraccio ridesti in noila bellezza della vita verae ci doni nuovo entusiasmo nel cammino.

Don Arturo Bellini

E di nuovo quel giornoaspettammo la notte.Non eravamo più soli: non più.Tornava, con l’oscurità,più lucente che mai.Possibile che solo noi la vedessimo.Gloria luminosaGloria nel cieloGloria in excelsis.

– Vengo a cena –

Ecco la grotta.Ecco una piccola donna.E tu, Betlemme, città del pane,non sei davvero la più piccolafra le mangiatoie.Venni ad adorarea offrire oro, incenso, mirra.Trovai un bambino,un pregnante pezzo di Pane.E capii che il mio viaggio eraNatale.

Giò Bertocchi

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Per i ragazzi

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da «Dossier Catechista», Dicembre 2010

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Il rozzo focolare,la nostra povertà senza rossore,la lucerna di sasso il nostro cuorescavato dalla forza dell’Amore,la fiammella inconsuntala fede sempre viva nel Signore,il rosso monogrammail Cristo che s’incidenella nostra storia,struggimento di pacesui bracci della Croce!

Ed eccomi bambino!È notte, nel caminomio padre pone il ciocco,volano scintille per la cappa,speranze ed ardori;palpita la fiammanel fuoco e dentro i cuori.

«Tu scendi dalle stelle,o Re del Cielo!» Incantofra toni gravi e acutidella mia voce biancache giubila nel canto!Fuori nel buio di neve spolverato

pifferi e ciaramellea far la serenataal Bimbo addormentato;il Padre dall’alto tutto guardacon gli occhi delle stelle.

Si schiudono le portee i balconi: un bicchiereun dolce e l’augurio che più valedi pace e di letizia: «Buon Natale!»

Nella chiesa il presepe:gli angeli la stella i pastori adoranti,Giuseppe e Maria e poiil bove e l’asinello e nella greppiail mistero di Dio che s’è fattoun uomo come noi.

Ecco sorge il Bambinomi prende per la mano,coi suoi piedini scalzi,carico delle mie piagheper le strade del mondo mi conducefuori dal lungo tunnelcon sé verso la luce,insieme con immensa moltitudinedi gente che al fulgido bagliorecanta l’eterna gloria del Signore.

G. Saginario - B. Zampieri

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Santità personalee comunitariaNella loro semplicità e profondità,Sergio e Domenica ci offrono unasplendida teologia vissuta del Ma-trimonio e della famiglia, proprioquando tutta la Chiesa, sotto laguida del Papa e dei Vescovi sta vi-vendo il cammino sinodale sullafamiglia. La santità degli sposi ècerto la santità di due persone di-

stinte, la santità personale di unuomo e di una donna, ma è allostesso tempo la santità comunita-ria della coppia. Per la beatifica-zione degli sposi, la Chiesa deveconsiderare attentamente questidue aspetti, personale e comunita-rio, della santità. Infatti può capi-tare che uno degli sposi sia santoe non l’altro. Basta ricordarel’esempio di santa Monica e delsuo marito Patrizio, pagano e pec-

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I VENERABILISERGIO E DOMENICABERNARDINISposi e genitori esemplari

TESTIMONIANZE

Padre François-MarieLéthel ocd, teologo

I l 5 maggio 2015, Papa Fran-cesco ha riconosciuto le virtùeroiche degli sposi SergioBernardini (1882-1966) e Do-menica Bedonni (1889-1971),

terziari francescani. Questi vene-rabili sono un nuovo esempio lu-minoso di santità vissuta nel Sa-cramento del Matrimonio, comesposi e genitori cristiani. Insiemeai loro dieci figli, Sergio e Dome-nica ci mostrano tutta la bellezzadella famiglia quando rimane uni-ta nell’Amore di Cristo. Dopo ibeati Luigi e Maria BeltrameQuattrocchi e i santi Louis e ZélieMartin, genitori di santa Teresa diLisieux, Sergio e Domenica sonovicini alla beatificazione comecoppia, con questa caratteristicadi essere dei semplici, poveri eumili contadini italiani (della dio-cesi di Modena) e di rappresenta-re così questa santità di popolotanto cara al nostro Papa France-sco (cfr. Evangelii Gaudium, nn.123-126).

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catore, ma che si convertirà alla fi-ne. Invece, Sergio e Domenica so-no due sposi che fin dall’inizio,hanno vissuto tutta la loro vitamatrimoniale nella più perfettaunione e unità di Amore, nellagrazia del Sacramento di Matri-monio, vissuta continuamente increscendo fino alla più alta santi-tà, in un cammino comune che èdurato 52 anni, dal 1914 al 1966.È un amore umano totalmentetrasformato e trasfigurato dal-l’Amore di Cristo Sposo dellaChiesa, come l’acqua cambiata invino alle nozze di Cana. Così lasantità personale di ciascuno simoltiplica con la santità dell’altroin questa santità comune del ma-trimonio. [...]Così, negli sposi santi, vediamo unbellissimo riflesso del Mistero Tri-nitario, della distinzione delle Per-sone, della loro uguaglianza e del-la loro Unità nell’Amore. È ancheriflesso del l’unità di Cristo e dellaChiesa nello Spirito Santo, e dellaSanta Famiglia di Nazareth doveGesù è contemplato «in mezzo»,tra Maria e Giuseppe, nel loro ver-ginale matrimonio. Per Teresad’Avila, la Santa Famiglia era illuogo evangelico del suo primomonastero (dedicato a san Giu-seppe) e di tutto il Carmelo da leiriformato.Con Sergio e Domenica, è dunquetutta la bellezza della famiglia cri-stiana che risplende, come santitàdegli sposi e dei genitori, poi fe-delmente condivisa e testimoniatada tutti i dieci figli. Tra le loro ottofiglie, sei si sono consacrate al Si-gnore nella vita religiosa e due sisono sposate. Tutte hanno conclu-so il loro cammino terrestre nellafedeltà al Signore e alla sua Chie-sa, e una di loro (suor Agata) è an-che in via di beatificazione. I duefigli, diventati sacerdoti cappucci-ni, sono ancora in vita dopo uncammino esemplare, e l’ultimo fi-glio, P. Germano, è diventato poiArcivescovo di Smirne. È dunquepossibile la santità in famiglia!Tutti questi figli nei loro diversistati di vita sono rimasti sempreuniti nell’Amore del Signore, e perquesto sono dei testimoni lumino-si della santità dei genitori. Così

sant’Agostino, nelle Confessioni, ètestimone della santità della ma-dre Monica, e santa Teresa di Li-sieux, nella Storia di un’anima, ètestimone della santità dei genito-ri Louis e Zélie. Per Sergio e Do-menica, abbiamo le testimonianzedi tutti i figli, che sono molto bel-le. Sono come dieci specchi che cifanno vedere tutta la bellezza spi-rituale di Sergio e Domenica.

«Fateci santi!»: l’ultimapreghiera degli Sposi

Una delle figlie religiose, suor Au-gusta, che era presente al momen-to della morte di Sergio il 12 otto-bre 1966, ne ha lasciato un rac-conto semplice e luminoso. Dopoche Sergio aveva ricevuto dal fi-glio sacerdote p. Germano l’Un-zione degli infermi e l’Assoluzionegenerale, l’ultima parola è stata lapreghiera comune dei due sposi:

«La mamma si chinò su di lui econ espressione indescrivibile difervore e amore: “Sergio: VergineMaria Madre di Gesù, fateci san-ti!”, al che con un filo di voce ripe-té: “Fateci santi” (la recitavanospesso lungo il giorno).Poi vidi che con decisione da solosi distese diritto e come sull’attentidavanti a qualche personaggio econ calma emettere tre respiri,chiuse gli occhi e così rimase finoal momento che chiusero la bara.

Eravamo presenti cinque figli e lamamma; fummo presi da una gio-ia interiore inesprimibile e miste-riosa, suor Raffaella di gettoesplose: Magnificat anima meaDominum!».

Questa semplice preghiera di Ser-gio e Domenica davanti ai loro fi-gli è veramente la chiave interpre-tativa di tutta la loro vita comecammino di santità. Questo fatecisanti indirizzato alla Madonna,suggerito da Domenica e pronun-ciato da Sergio nell’ultimo soffio èla preghiera essenziale che rivelail senso di tutta la loro vita, comesposi e genitori.Citando le lettere della Mamma aifigli, la stessa suor Augusta ci mo-stra come il suo più grande desi-derio era la santità di tutta la fa-miglia:«Ora vi saluto e auguro ogni bene.State allegri fin che potete nel Si-gnore: perdonate a tutti. Dio vi be-nedica e vi faccia santi. Ora vado aletto. Signore benedite me e tuttala mia famiglia. Vergine Maria, fa-teci santi. Alla fine fateci trovaretutti in Paradiso a lodarvi». Di unodei suoi sacerdoti: «È proprio co-me lo volevo e desideravo, e pregoil Signore a illuminarlo sempreperché faccia del bene e sia santo.Tutti i miei figli vorrei che fosserosanti. E lo spero. Il Signore nonpoteva darmi consolazione piùgrande di vedervi tutti con buonavolontà e buoni davvero. Io vi aiu-to con la preghiera. Il Signore vi

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I VENERABILISERGIO E DOMENICABERNARDINI

Chiesa di Verica (Modena), paese natale di Domenica.

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benedica. Anch’io vi benedico (...).Ci siamo consacrati tutti al CuoreImmacolato di Maria: una bellacorona di dodici. Speriamo di tro-varci tutti in Paradiso, nessunofallito».

Un continuo «sì» di fede,speranza e amore

Quando Sergio si è sposato conDomenica nel 1914 era vedovo, ela sua fede si era già dimostrataeroica nella terribile prova deglianni precedenti. Si era sposato nel1907 con Emilia Romagni, e poitra il 1908 e il 1912 erano morti lamoglie, i tre bambini piccoli, il pa-dre, la madre e il fratello. Più tar-di, parlando di questa prova, Ser-gio diceva: «Non mi è mai venutoa meno la fede. Il Signore ha datoil Signore ha tolto, fiat». Eranoproprio le parole di Giobbe! Nonaveva mai smesso di credere, disperare e di amare.Dopo questo «sì» tanto dolorosodella passione e della morte di Ge-sù viene il «sì» della risurrezione edella vita con il nuovo matrimo-nio, un «sì» pienamente condivisocon Domenica per dare la vita amolti figli, per farli crescere e peraccettare la loro vocazione religio-sa e missionaria.Attraverso le testimonianze dei fi-gli, si vede la profonda sapienzacristiana di Sergio e Domenica,per guidare una numerosa fami-glia dove Gesù è sempre al centro,senza separazione tra la dura vitadi lavoro dei contadini e un’inten-sa vita religiosa. Terziari france-scani, vivono una spiritualità sem-plice e essenziale, tutta centrata suGesù nell’Eucaristia, con una par-ticolare devozione allo SpiritoSanto. La Madonna è sempre pre-sente nella vita della famiglia, conla preghiera del Rosario ogni sera.Suor Augusta mette bene in evi-denza questa tonalità francescanadi amore, di semplicità e di gioia:

«La mamma era una vera inna-morata dell’Eucaristia, perché cre-deva alla Sua Presenza reale, allaSua Divinità, Passione e Risurre-

zione. Tra noi figli consacrati si di-ceva di lei: Mamma è un serafino,sempre in adorazione della pre-senza del Signore nell’Ostia consa-crata, nella natura, negli uccelli, elo trasmise quasi inoculò in noima senza essere pedante, con tan-ta naturalezza. Nelle rondini che aprimavera ogni anno numerosetornavano ai nidi fatti nelle stalle,sotto i tetti, vedeva le sue figlie

suore che se ne andavano via dacasa, ma ogni tanto ritornavano...Guardando i bambini che avevaapprontato per la scuola, li acca-rezzava dicendo: «Oh i miei uccel-lini»!

Per Domenica, avere due figli sa-cerdoti è una gioia immensa, maanche un grande impegno di pre-ghiera per la loro santificazione e

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Casa Bernardini.

SANTI LUIGI E ZELIA

ella fotovediamo igenitori disanta Te-

resa di Gesù Bam-bino, Zelia e LuigiMartin, canoniz-zati da papa Fran-cesco il 18 ottobrec.a., durante la ce-lebrazione del Si-nodo sulla Fami-glia (4-25 ottobre).I primi coniugi dell’era moderna ad essere canonizzati insieme.Diceva la piccola Santa: Il Signore mi ha dato genitori santi. Ed èstata profeta! Ora si sta avviando anche la causa di canonizza-zione di Leonia, sorella di santa Teresina e monaca della Visita-zione: era la sorella più povera psicologicamente e intellettiva-mente. Ma Teresa le aveva promesso che avrebbe pregato per leiuna volta in paradiso. E avrà tanto pregato che le ha ottenuto lagrazia di un buon cammino di santità.

N

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la fecondità del loro ministero, co-me dice nelle sue lettere:

«Cari figli, pensate che la vostramamma offre continuamente lesue preghiere e i suoi sacrifici perla santificazione dei suoi figli, maspecialmente perché siate sacer-doti buoni e vorrei dire santi. Sepenso che le vostre labbra, cui in-segnai a recitare le prime preghie-re, oggi hanno fatto scendere il Si-gnore sull’Altare... che le vostremani, che un giorno ho fatto con-giungere per le prime devozionitutte le mattine stringeranno or-mai il Signore, benediranno, as-solveranno, solleveranno tante mi-serie dalle anime! Continuerò apregare perché sacerdoti vera-mente esemplari, in modo che ciòche insegnate agli altri lo viviatevoi stessi. Questo è il mio più vivodesiderio».

Dopo l’ordinazione sacerdotaledei due figli, l’Arcivescovo di Mo-dena darà ai genitori il permessodi avere una cappella a casa percelebrare la Messa e custodire laPresenza Eucaristica, ciò che saràper loro un’immensa gioia.

Sergio e Domenica sono dei geni-tori esemplari nel loro amoreoblativo e mai possessivo verso iloro figli. Così, sono sempre di-sposti a rinunciare ai loro progettiper accettare il progetto del Signo-re che si rivela progressivamente.Vivono la parola di Gesù: «Nonciò che voglio io, ma ciò che vuoitu» (Mc 14, 36). Così accettanosuccessivamente la partenza dellefiglie per i loro studi al collegio diAlba fondato dal beato GiacomoAlberione, la loro vocazione inquesta nuova famiglia religiosa, laloro partenza per le missioni piùlontane, la vocazione dei due figli,sempre con una stupenda docilitàalla volontà di Dio pur sentendoogni volta tutto il dolore del di-stacco.«Amando Gesù, il cuore si allar-ga», scriveva santa Teresa di Li-sieux. Sergio e Domenica ne dan-no una dimostrazione con la loroapertura alle dimensioni dell’Amo-re di Cristo verso tutti gli uomini,attraverso la missione della Chie-sa. Ai loro dieci figli, hanno volutoaggiungere come figlio adottivoun seminarista nigeriano studentea Roma, Felix Ade Job, che poi è

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Servo di Dio: è un titolo che laChiesa cattolica assegna dopo lamorte a fedeli che ritiene si sia-no distinti per santità di vita o«eroicità delle virtù», e per iquali è stata avviata la causa dibeatificazione.

Venerabile: titolo attribuito aiServi di Dio dopo il riconosci-mento e la proclamazione daparte delle autorità ecclesiasti-che dell’eroicità delle loro virtù odel loro martirio.

Beato: quando la Congregazioneha completato la causa di beati-ficazione, riconoscendo la santi-tà di vita del Servo di Dio e unmiracolo compiuto per sua in-tercessione, il Papa ne autorizzala beatificazione. Il beato, purnon essendo ancora canonizza-

to, è venerato con pubblico cultonei luoghi e nei modi concessidal Papa (generalmente in sin-gole diocesi o famiglie religiose).

Santo: è colui che, sull’esempiodi Gesù Cristo, ha vissuto ani-mato dall’amore, distinguendosiper l’esercizio delle virtù cristia-ne in forma eroica o per aver da-to la vita a causa della fede (imartiri). La proclamazione dellasantità è riservata al Papa, al ter-mine del processo di canonizza-zione (e, solitamente, del ricono-scimento di un secondo miraco-lo). I santi sono oggetto di vene-razione e non di adorazione(che è dovuta soltanto a Dio enon può essere tributata a unacreatura); la venerazione deisanti è estesa alla Chiesa univer-sale.

diventato arcivescovo. Qui, biso-gna citare ancora suor Augusta:

«I cuori di Domenica e Sergiohanno avuto pulsazioni e dilata-zioni universali, ecumeniche. Purin mezzo a dei monti, vivevano lavita a livello planetario, special-mente il Papa e i sacerdoti, i ve-scovi e i governanti, i giovani e imissionari (...). Mamma Domeni-ca praticò e visse la Carità lungola sua esistenza vibrando all’uni-sono col Cuore di Gesù, desi -derando la lode e la Gloria di Dio,la conversione dei poveri peccato-ri, la salvezza eterna per tutti gliuomini».

Questa carità universale si mani-festava anche concretamente nel -l’aiuto ai sofferenti, ai poveri e aipeccatori, nel perdono e nell’amo-re dei nemici (tedeschi e comu -nisti).

L’Amore vissuto fino alla fine, nella sofferenzae nella morte

Secondo san Tommaso, la caritàpuò sempre crescere in questa vi-ta, fino all’infinito. I santi sono itestimoni di questo amore chenon si ferma. Così, Sergio e Do-menica danno la più alta espres-sione del loro reciproco amore al-la fine della loro vita matrimonia-le. Nei due ultimi anni della suavita, Sergio vive una prova ancorapiù dolorosa di quella dell’inizio,come prova della speranza. È unaprova spirituale, ma strettamentelegata alla sua situazione psicofisi-ca di vecchiaia. Suor Augusta loparagona giustamente a san LouisMartin, padre di Teresa di Lisieux,colpito da malattia mentale alla fi-ne della sua vita. Così Sergio per-de la sua lucidità, e questo si tra-duce in una terribile crisi di scru-poli (o «fissazioni», secondo Do-menica), a tal punto che si crededannato e che non osa più fare lacomunione. Suor Augusta ne è te-stimone:

COSA SIGNIFICA...

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«Andando a visitarlo una volta inOspedale a Modena, lo trovai cheseduto sul letto aveva lo sguardofisso al Crocifisso appeso al murodi fronte a Lui: “Che c’è papà?”, glichiesi; “Mi dispiace tanto per Lui,Gesù, che è costretto per la suagiustizia a mandarmi all’Inferno,rispose rassegnato, ma se questo ègiusto, sarà utile per voi”. Papà sisentiva irrimediabilmente “perdu-to”, la rovina e la vergogna deisuoi: impossibile il perdono di Dio.“Ma che cosa avete fatto di tantomale?”, “Non lo so nemmeno io:so solo che mi sono trovato fuoristrada e non riesco più a rientrar-vi. Mi sento nel fondo. Sono il piùpeccatore di tutti i peccatori”. Pro-va lancinante che cercò di sostene-re senza pesare su i suoi cari».

È una vera kenosi della speranza,simile alla kenosi della fede vissutada Teresa di Lisieux alla fine dellasua vita. Non si tratta di una puri-ficazione personale (come la Nottedello spirito descritta da san Gio-vanni della Croce), ma di una mi-steriosa partecipazione all’Agoniae all’Abbandono di Gesù per la sal-vezza di quelli che hanno perso lafede e la speranza. Teresa si senti-va sorella degli atei, seduta alla lo-ro tavola e intercedendo per la lo-ro salvezza, vivendo la fede piùprovata e più eroica. Si può dire lostesso per la speranza di Sergio,che riesce ancora a fare di questatremenda sofferenza un nuovo«sì» a Gesù. È sostenuto dai figli,

ma è Domenicache vive alloratutto il suo amo-re di sposa, nellapienezza dellagrazia del matri-monio. Così scri-ve suor Augusta:

«Soprattutto eraammirabile lamamma Domeni-ca. Dal ’64 al ’66,forte, coraggiosa,tutta tesa a soste-nerlo e calmare isuoi timori, ra-gionava all’infini-to con lui con

tanta pazienza e sapienza.“Sembra una teologa”, attesta lafiglia che ne scrisse la cronacadell’ultimo anno. Mamma glisuggerisce di offrire tutto al Si-gnore, lo aiuta a farsi tutti i me-riti e gli atti di amor di Dio pos-sibili perché possa incontrarsisubito col Signore».

mo dolore viene trasfigurato dallasantità. Domenica rimane spiri-tualmente unita con Sergio, aspet-tando serenamente di ritrovarlo inCielo, offrendo per i figli i disagidella sua vecchiaia, specialmentela diminuzione della sua memo-ria. E così, oltre la morte, il matri-monio viene coronato nella vitaeterna.Infine, possiamo dire che Sergio eDomenica sono dei giganti dellasantità vissuta nel matrimonio enella famiglia. Sono una splendi-da dimostrazione della verità dellafede circa il Sacramento del Ma-trimonio, la sua bellezza, la suagrandezza. Ci mostrano tutta labellezza di un amore fedele chedura tutta la vita, che non dimi-nuisce con gli anni, ma che crescesempre perché attinge continua-mente alla Fonte dell’Amore che èCristo vivente nella sua Chiesa, at-traverso la preghiera e i sacramen-ti. È un amore fecondo e teneroverso i figli, un amore capace ditrasfigurare tutte le difficoltà e le

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La famiglia Bernardini al completo.

Alla fine, Sergio ritroverà la sereni-tà e la pace, facendo di nuovo lasanta Comunione. Due giorni dopola sua morte, Domenica scriveràuna lettera alle figlie missionarie,sicura che è stato «consolato dallapresenza della Madonna» e che«ha fatto una morte da Santo».Sergio era vedovo quando ha spo-sato Domenica, e Domenica rima-ne vedova cinque anni dopo lamorte di Sergio. Questo grandissi-

sofferenze della vita, e in modoparticolare di illuminare la vec-chiaia e la malattia, compresa lamalattia mentale. Sergio e Dome-nica, con i loro dieci figli, rappre-sentano un vero capolavoro di fa-miglia cristiana, una famiglia rea-le, anche se eccezionale nella fe-deltà di tutti al Signore e alla suaChiesa. Speriamo che avverrà pre-sto la loro beatificazione e cano-nizzazione. n

La famiglia Bernardini con Giovanni Paolo II.

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PRENDIAMOCI CURADELLA FAMIGLIA

VOCE FAMIGLIA

Papa Francesco

P

David Paloni, il piu giovane padre sinodale.

Foto di gruppo di suore guanelliane che hanno partecipato all’VIII Incontro Mondiale delle Famiglie a Philadelfia.

hiladelphia, 26 settembre 2015.Riportiamo di seguito parte del discorsodi papa Francesco alla Festa dell’VIII In-contro Mondiale delle Famiglie, svoltasi

nel Benjamin Franklin Parkway, la grande arte-ria che dalla City Hall di Philadelphia si spingeverso nord ovest.

Dio è bello, Dio è buono, Dio è verità

Grazie a coloro che hanno dato testimonianza.Grazie a coloro che ci hanno rallegrato con l’ar-te, con la bellezza, che è la via per arrivare aDio. La bellezza ci porta a Dio. E una testimo-nianza vera ci porta a Dio perché Dio è anchela verità. È la bellezza ed è la verità. E una te-stimonianza data come servizio è buona, cirende buoni, perché Dio è bontà. Ci porta a

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Dio. Tutto ciò che è buono, ve-ro e bello ci porta a Dio. Per-ché Dio è buono, Dio è bello,Dio è verità.Grazie a tutti. A quelli che cihanno dato un messaggio quie alla vostra presenza, che pu-re è una testimonianza. Unavera testimonianza che vale lapena, la vita in famiglia. Cheuna società cresce forte, cre-sce buona, cresce bella e cre-sce vera se si edifica sulla basedella famiglia.Una volta, un bambino mi ha

chiesto – voi sapete che i bam-bini chiedono cose difficili –mi ha chiesto: «Padre, che co-sa faceva Dio prima di creare ilmondo?». Vi assicuro che hofatto fatica a rispondere. E gliho detto quello che dico ades-so a voi: prima di creare ilmondo Dio amava, perché Dioè amore; ma era tale l’amoreche aveva in se stesso l’amoretra il Padre e il Figlio, nelloSpirito Santo, era così grande,così traboccante – questo nonso se è molto teologico, ma po-

tete capirlo – era così grande chenon poteva essere egoista; dovevauscire da se stesso per avere qual-cuno da amare fuori di sé. E allo-ra Dio ha creato il mondo. AlloraDio ha creato questa meraviglia incui viviamo; e che, dato che siamoun po’ stupidi, stiamo distruggen-do. Ma la cosa più bella che hafatto Dio – dice la Bibbia – è la fa-miglia. Ha creato l’uomo e la don-na. E ha affidato loro tutto. Haconsegnato loro il mondo: «Cre-scete, moltiplicatevi, coltivate laterra, fatela produrre, fatela cre-scere». Tutto l’amore che ha rea-lizzato in questa creazione mera-vigliosa l’ha affidato a una fami-glia... Tutto l’amore che Dio ha insé, tutta la bellezza che Dio ha insé, tutta la verità che Dio ha in sé,la consegna alla famiglia. E unafamiglia è veramente famigliaquando è capace di aprire le brac-cia e accogliere tutto questo amo-re...

Dio è entrato nel mondoin una famiglia

Quando l’uomo e sua moglie han-no sbagliato e si sono allontanatida Dio, Dio non li ha lasciati soli.Tanto era l’amore. Tanto eral’amore che ha incominciato acamminare con l’umanità, ha in-cominciato a camminare con ilsuo popolo, finché giunse il mo-

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Non poteva mancare la foto di suor Anna Maria un po’ originale.Si è inserita tra i cartoni raffiguranti gli ultimi tre Papi.

L’altare preparatoper la celebrazioneeucaristica del Papa.

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mento maturo e diede il segno piùgrande del suo amore: il suo Fi-glio. E suo Figlio dove lo ha man-dato? In un palazzo? In una città?A fare un’impresa? L’ha mandatoin una famiglia. Dio è entrato nelmondo in una famiglia. E ha po-tuto farlo perché quella famigliaera una famiglia che aveva il cuo-re aperto all’amore, aveva le portaaperte. Pensiamo a Maria ragazza.Non poteva crederci: «Come puòaccadere questo?». E quando lespiegarono, obbedì. Pensiamo aGiuseppe, pieno di aspettative diformare una famiglia, e si trovacon questa sorpresa che non capi-sce. Accetta, obbedisce. E nell’ob-bedienza d’amore di questa don-na, Maria, e di quest’uomo, Giu-seppe, si forma una famiglia incui viene Dio. Dio bussa semprealle porte dei cuori. Gli piace far-lo. Gli viene da dentro. Ma sapetequello che gli piace di più? Bussa-

re alle portedelle famiglie.E trovare le fa-miglie unite,trovare le fa-miglie che sivogliono bene,trovare le fa-miglie che fan-no crescere ifigli e li educa-no, e che liportano avan-ti, e che creanouna società dibontà, di veritàe di bellezza.

La famiglia è bella

Siamo alla festa delle famiglie.La famiglia ha la carta di citta-dinanza divina. È chiaro? Lacarta di cittadinanza che ha lafamiglia l’ha data Dio perchénel suo seno crescessero sem-pre più la verità, l’amore e labellezza. Certo, qualcuno di

voi mi può dire: «Padre, leiparla così perché non è sposa-to. In famiglia ci sono difficol-tà. Nelle famiglie discutiamo.Nelle famiglie a volte volano ipiatti. Nelle famiglie i figlifanno venire il mal di testa.Non parliamo delle suoce-re...». Nelle famiglie sempre,sempre c’è la croce. Sempre.Perché l’amore di Dio, il Figliodi Dio ci ha aperto anche que-sta via. Ma nelle famiglie, do-po la croce, c’è anche la risur-rezione, perché il Figlio di Dioci ha aperto questa via. Perquesto la famiglia è – scusateil termine – una fabbrica disperanza, di speranza di vita edi risurrezione, perché è Dioche ha aperto questa via...La famiglia è bella, ma costa,dà problemi. Nella famiglia avolte ci sono ostilità. Il maritolitiga con la moglie, o si guar-dano male, o i figli con il pa-dre... Vi do un consiglio: non

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La reliquia piu bella: l’abito da sposadi santa Gianna Beretta Molla portataall’incontro mondiale delle Famiglie.

finite mai la giornata senza fa-re pace in famiglia. In una fa-miglia non si può finire lagiornata in guerra.Dio vi benedica. Dio vi dia leforze, Dio vi dia il coraggioper andare avanti. Prendiamo-ci cura della famiglia. Difen-diamo la famiglia perché lì sigioca il nostro futuro. n

Alcune consorelle e cooperatoridel Messico.

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La creatura che hai al fianco è mia.Io l’ho creata.Io le ho voluto bene da sempre,prima di te e più di te.Per lei non ho esitato a dare la mia vita.Te la affido.La prendi dalle mie manie ne diventi responsabile.

Quando l’hai incontratal’hai trovata amabile e bella.Sono le mie maniche hanno plasmato la sua bellezza,è il mio cuore che ha messo in leitenerezza ed amore, è la mia sapienzache ha formato la sua sensibilità,la sua intelligenza e tutte le qualitàche hai trovato in lei.

Ma non puoi limitarti a godere del suo fascino.Devi impegnarti a rispondere ai suoi bisogni, ai suoi desideri.Ha bisogno di serenità e di gioia,di affetto e di tenerezza, di piacere e di divertimento, di accoglienza e di dialogo,di rapporti umani, di soddisfazione nel lavoro, e di tante altre cose.Ma ricorda che ha bisogno soprattutto di me.Sono Io, e non tu, il principio, il fine, il destino di tutta la sua vita.Aiutala ad incontrarmi nella preghiera, nella Parola, nel perdono, nella speranza.

Abbi fiducia in me. La ameremo insieme. Io la amo da sempre.Tu hai cominciato ad amarla da qualche anno, da quando vi siete innamorati.Sono Io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei. Era il modo più bello per dirti «Ecco te l’affido. Gioisci della sua bellezza e delle sue qualità».Con le parole «Prometto di esserti fedele, di amarti e rispettarti per tutta la vita»,è come se mi rispondessi che sei felice di accoglierla nella tua vitae di prenderti cura di lei. Da quel momento siamo in due ad amarla.Anzi Io ti rendo capace di amarla «da Dio», regalandoti un supplemento di amoreche trasforma il tuo amore di creatura e lo rende simile al mio.È il mio dono di nozze: la grazia del sacramento del matrimonio.Io sarò sempre con voi e farò di voi gli strumenti del mio amoree della mia tenerezza: continuerò ad amarvi attraverso i vostri gesti d’amore.

Vostro Padre, Dio

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LA CREATURACHE HAI AL FIANCO...

«I vostri figli, cari genitori, hanno bisogno di scoprire, guardando la vostra vita, che è bello amarsi»

(Papa Francesco).

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63La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015

Chi accoglie uno di questibambini accoglie me.

Gesù

Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 ROMATel. 06.588.20.82 / 06.583.59.75Fax 06.581.63.92E-Mail: [email protected] vostro contributo potrete inviarlo tramite:• il nostro conto corrente postale

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201564

nevoli cose (che magari chissà,tutto può tornare utile in cammi-no!), vesciche in agguato che mi-nacciano, ma se scegli bene lescarpe se ne stanno buone buoneal loro posto (e seppure dovesse-ro fare capolino, tranquilli, cipensa suor Sara!), e il fardellopiù pesante ti accorgi, passo do-po passo, che non è quello cheporti sulle spalle... Eppure, a po-co a poco, anche il peso più gra-voso diviene leggero, crescono ichilometri alle tue spalle... e tu timeravigli perché, in fondo, già tivedevi in barella e invece ancheper quel giorno sei arrivato a de-stinazione, ancora in piedi, anco-ra forte, e con un cuore grandecosì... Il segreto? Compagni dicammino, sorrisi che ti ricarica-no da ogni fatica, stampati suivolti di persone straordinarie che

P

PROPOSTE GIOVANI

Raccontidel Cammino di Santiago

2015

In cammino – dal 27 luglio al 3 agosto – verso Santiago21 giovani italiani con 13 suore guanelliane e 2 sacerdoti guanelliani

ha trasmesso gioia e serenità.Che emozione il gesto del Battesi-mo in riva al fiume! Ogni giornocresceva il desiderio di riprende-re il Cammino, di parlare conqualcuno e di conoscere.Ora mi sento un po’ ad un bivio.Vorrei individuare la famosa mè-ta della vita per poter fare poi leconseguenti scelte intermedie.Vorrei provare le stesse sensazio-ni avute durante il Cammino, maper ora non riesco. Mi mancanoquelle giornate e mi mancate tut-ti voi. Non passa giorno senza ri-pensare ai momenti passati in-sieme.

Dino

Sette giorni a cui in un battibale-no capisci bene di essere statoproprio bravo a dire sì! Zaino inspalla, pieno di fin troppe ragio-

E finalmente siamo giuntia Santiago! Alleluia!

arto dall’attualità, cioèdalla quotidianità che haripreso i suoi soliti ritmi.In questi giorni provo

davvero molta nostalgia, mi man-cano le meditazioni di don Fabioed i momenti di preghiera comu-nitaria. Mi manca fare tratti distrada insieme a qualcuno delgruppo. Mi manca la mèta. Du-rante il Cammino mi sono sentitorealizzato, pieno di vita, felice,con la pace nel cuore. Nonostan-te qualche doloretto ai ginocchi ealle caviglie, sapevo che avrei do-vuto comunque camminare finoal prossimo ostello e che più lon-tana c’era la mèta, la Cattedraledi Santiago. Ho sentito una forzasostenermi. Ed ogni sorriso in-crociato, ogni «Buen Camino» ri-cevuto, ogni parola scambiata,ogni momento di condivisione mi

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015 65

indossano bianche vesti e scar-poni da trekking (e fanno inna-morare i ciclisti lungo il cammi-no, perché di suore così non sene sono mai viste!). E poi padreFabio, che basta ascoltare mezzafrase per capire di essere nel po-sto giusto e padre Edal che ti in-segna in un istante cosa signifi-chi davvero la parola fraternità...e torni a casa diverso. Torni a ca-sa FELICE.

Alessia P.

«A tutti quelli che mi hanno chie-sto: “Come è stato fare il cammi-no di Santiago?” ho risposto la-sciando che le parole uscisseroliberamente...; il cammino è sta-ta un’esperienza unica e rara cheha messo alla prova tutta mestessa: nella fede, nelle relazioni,nell’umore, nella fatica, nei mieilimiti. Dal primo passo che hocompiuto avevo chiaro davanti ame l’obiettivo, l’arrivo, la meta. Esolo grazie a una “speciale deter-minazione” data dal Signore, hoscoperto che nulla poteva fer-marmi... e così è stato! All’arrivoa Santiago ero influenzata e sen-za forze, ma con una gioia nelcuore che non provavo da tem-po... Il momento in cui tutti i pel-legrini si abbracciano davanti al-la cattedrale è un’emozione inde-

scrivibile! E li ho pensato: siamoarrivati da San Giacomo! Ma po-co dopo ho realizzato che da lì siricominciava il cammino dellavita, ma con lo zaino più carico econ una forza per portarlo cosìgrande che solo il Signore sa do-nare, tramite pellegrinaggi comequesto e tramite le persone chelo percorrono al tuo fianco chesanno con lo spirito giusto augu-rarti sempre: BUEN CAMINO!».

Emanuela

Preparo il bagaglio di corsa (co-me al solito!), cosa metto? Un po’di passato stantio, un po’ di af-fanno del presente e un po’ di fu-turo futuribile...Dove vado? Cosa cerco?... Il cammino è tracciato... devi«solo» aprire il cuore e seguire lafreccia gialla... È Dio che fa!

Angela

Il Cammino mi ha semplicemen-te, e sorprendentemente, cam-biato la vita. Con questo Cammi-no di Santiago, Dio ha messo unpunto fermo nella mia storia, dacui dovrà partire per intrapren-dere il vero cammino verso ciòche Lui ha pensato per me.

Vittoria

PROPOSTE GIOVANI

Raccontidel Cammino di Santiago

2015

In cammino – dal 27 luglio al 3 agosto – verso Santiago21 giovani italiani con 13 suore guanelliane e 2 sacerdoti guanelliani

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«Venite a me [...] e io vi darò risto-ro. Il mio giogo infatti è dolce e ilmio peso leggero» (Mt 11, 28 e 30).«Dolce» e «leggero» non sono iprimi aggettivi che mi verrebbe-ro in mente per descrivere l’espe-rienza di camminare circa 25 kmal giorno per 5 giorni... Eppure,leggendo queste parole del Van-gelo, ho pensato che potessero

aiutarmi a descrivere ciò che hovissuto durante il Cammino.«Venite a me» - È vero, noi cam-minavamo per Lui e verso diLui... ma il Signore era già connoi! Lo testimoniavano la vogliadi partire e la grazia di fermarsi,la gioia di stare insieme, il piace-re del paesaggio, la lode dei no-stri canti e la forza del silenzio.

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«Troverete ristoro per le vostre anime.Il mio giogo infatti è dolce e il miocarico leggero». - Non ero abituataad avere il Signore così presentenella mia vita! E ho sperimentatoquesto ristoro, la serenità...«La Messa tutti i giorni: è statopesante?», mi ha chiesto un mioamico al ritorno.La preghiera quotidiana e i Sa-cramenti mi tenevano vicino aLui... No, non è stato pesante, èstato come essere abbracciatiquando si è tristi, come ricevereun regalo quando non te loaspetti e non pensi di meritarlo.Nel Cammino la fatica si è fattasentire, ma non era uno sforzarsiottusamente e senza scopo...Ho gustato una grande dolcezza:nel clima di amicizia che si ècreato fra noi, nelle catechesi cheparlavano al cuore e alla mente,nello sguardo che si perdeva al-l’orizzonte dei campi di mais,nella Messa, nei passi in cui met-tevo un piede davanti all’altro sa-pendo che c’era una mèta.

Arianna

Dal 15 al 19 settembre 2015, a Roma si è tenuto il 1o Convegno Mondiale dei giovani Consacrati

Anche sotto la pioggiail Camino è bello!

Circa 5.000 giovani consacrati si sono ritrovati nella Città eterna per riflettere, confrontarsi, pregare e gioireinsieme della propria donazione al Signore nella Chiesa. Ha partecipato anche un folto numero di giovanireligiose guanelliane. Durante l’incontro con il Papa, la nostra consorella suor Sara Sanchez è stata coinvoltanel gruppo di coloro che avrebbero rivolto domande al Papa, come vediamo nella foto.

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l bel paesaggio della terradi Galicia, ci si presentadavanti con le sue collineerbose e i suoi boschi sug-gestivi. Siamo accolte dal-

le sorelle della comunità diArzúa, suor Luisa Ma e suorPatry, e dalle consorelle cheprima di noi hanno fattol’esperienza nel mese di lu-glio: suor Scolastica, suorBeatrice, suor Flora e la ra-gazza volontaria Andrea, diMadrid. L’accoglienza è calo-rosa, a tavola ci stringiamo eci sentiamo famiglia, la cuci-na è piccola ma diventa un

luogo di grande condivisionedi allegria e di amicizia.Il primo agosto le sorelle delturno precedente partono erimangono suor Rosa, suorKulanday e suor Tecla consuor Luisa Ma, suor Patry eAndrea, a cui si aggiunge lavolontaria Sara del Veneto,che rimane con noi dieci gior-ni. Dopo la partenza di Sara,si aggiunge a noi Sonia, un’al-tra volontaria di Madrid, cherimane con noi fino alle finedel mese.In questi giorni, come ognianno, un gruppo di giovani

provenienti da tutta le parti d’Ita-lia guidati da don Fabio e suor Sa-ra fanno il cammino con le suorejuniores e altre consorelle. Dopoalcuni giorni di pellegrinaggio ar-rivano ad Arzúa, dove con loro te-niamo un primo incontro di pre-ghiera.Arrivati ad Arca, suor Monica,nella S. Messa, rinnova i voti cir-condata dall’affetto di consorelle econfratelli e dei giovani in cammi-no verso Santiago.Accompagnando i giovani in que-sto pellegrinaggio, concludiamocon loro questa esperienza, recan-doci a Finisterre per contemplareil tramonto sull’oceano.L’atmosfera magica ci dona senti-menti di gratitudine a Dio per tut-ti i doni che ci ha fatto, e per il do-no della condivisione e fraternitàdel carisma e dell’amore che Dioci ha donato in don Guanella.Suor Luisa Ma propone alle suoreche iniziano l’esperienza in ago-sto, di recarsi in preghiera sullatomba di Santiago, per comincia-re poi l’accoglienza dei pellegrinicon la forza dello Spirito Santo ela gioia di stare insieme.Iniziamo la nostra attività con i

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PROPOSTE GIOVANI

Camino de SantiagoUn Cammino da percorrere...Un Cammino da vivere • Arzúa 2015

IUna ditta ci ha regalato cassette

dell’acqua più buona della Spagnaper i pellegrini, perché sul Camino

non sempre si trovano fontane. Ogni bottiglia contieneun messaggio biblico.

pellegrini dividendoci in due po-stazioni diverse.Il primo luogo di incontro si tro-va ad Arzúa, sotto la nostra abi-tazione. L’altro luogo di incontrosi trova in Preguntoño, una fra-zione vicino ad Arzúa.Nella prima postazione suor Ku-landay, suor Rosa, suor Patry esuor Luisa Ma hanno un primoincontro con i pellegrini, impri-

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mendo il timbro e invitandoli ascrivere un messaggio con le lorointenzioni di preghiera e porlonella buca del «correo expres».In Preguntoño, vicino alla Cap-pella dedicata a San Pelayo (pic-colo martire di 14 anni), stannosuor Tecla e le due volontarie.Mentre accogliamo i pellegrini eponiamo il timbro, spieghiamoloro che questa cappella era co-nosciuta come «la cappella dellapromessa», perché qui i pellegri-ni promettevano di rinunciare aipropri vizi. Noi li accompagnia-mo a visitarla, chi vuole si intrat-tiene in preghiera e liberamentescrive le proprie intenzioni, la-sciandole sopra l’altare.In queste due postazioni offria-mo una bottiglietta d’acqua conun messaggio spirituale che invi-ta alla riflessione.Alcuni pellegrini si intrattengonocon noi e ci aprono il loro cuore,spesso ci dicono le loro pene, ildesiderio di cambiare la loro vitae ci ringraziano per la nostrapresenza accogliente. Ci chiedo-no di continuare a pregare perloro e ci lasciano le loro e-mailper rimanere in contatto e soste-nerli spiritualmente nel cammi-no della vita.Dopo questa attività del mattino,nel pomeriggio continuiamo lanostra missione, collaborandocon i nostri confratelli che cele-brano la S. Messa nelle varie par-rocchie che stanno sul cammino.Suor Tecla, suor Patry e le volon-tarie vanno ad animare le S.Messe in italiano e in spagnoload Arca, mentre suor Luisa Ma,suor Kulanday e suor Rosa ri-

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mangono ad Arzúa per il rosarioe la S. Messa.Ringraziamo il Signore, per questoincessante incontro di personeprovenienti da tutto il mondo, checamminano alla ricerca del verosenso della vita e per questo sonopiu ricettivi all’ascolto del mes-

e facendoci crescere nella fiduciadi Dio Padre Provvidente che sichina e opera in ogni uomo.Complessivamente, questa espe-rienza è edificante e indimentica-bile.Grazie, Madre Serena, per questaopportunità.

saggio che noi doniamo. La nostrapresenza ispira in loro la capacitàdi rileggere i loro interrogativi edi trovare alcune risposte alla lorosete di verità e di amore.Numerose persone, accostandosia noi, condividono i loro senti-menti intimi e profondi aprendoil loro cuore, comunicando spe-ranze, fede, allegria e affetto. Ar-ricchendoci in umanità, empatia

Il dono di un braccialetto con l’auguriodi «Buen Camino!».

Grazie, suor Teresa.Grazie, suor Marisa.Grazie, suor Luisa Maria e suorPatry. Grazie, gente di Arzúa.Grazie, fratelli guanelliani diArca. Grazie, pellegrini.

Suore e volontarieEsperienza Arzúa 2015

Le due volontarie Andrea e Sara, una pellegrina, con suor Tecla e suor Kulandaj.

Si timbrasulla carta dei pellegrini

per testimoniare il loro passaggio.

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VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

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1915-2015100 anni di «Pane e Paradiso»

BERBENNO • Casa San Benigno

fare un po’ di bene a chiha bisogno, per dare atutti «pane e Paradiso»,come diceva san Luigi»,ha sottolineato la supe-riora provinciale suor Te-resa Gatti nel suo salutoiniziale, e il compito valeogni giorno per la con-gregazione. Due le parolechiave della giornata: ca-rità e provvidenza. Le pa-role che hanno guidato eguidano l’opera delle reli-giose, affiancate da ope-ratori, medici, laici chehanno contribuito affin-ché questa casa fosse sol-lievo per molti.L’ha ricordato anche lasuperiora generale, Ma-dre Serena Ciserani, nel-la lettera inviata a Ber-benno per questa giorna-ta speciale: l’impegnoquotidiano è per «trasfor-mare le difficoltà e la sof-ferenza in un’oasi di pa-ce», e l’augurio per laSan Benigno è che «siauna casa ricca di acco-glienza e di relazioni si-gnificative per tutti». Pri-ma della messa celebratanei nuovi spazi esternidella struttura, monsi-gnor Coletti ha visitato lastruttura rinnovata, in-sieme alla superiora suorBruna Barolo, e ha bene-detto la nuova casa subi-to dopo il taglio del na-stro, come vuole la tradi-zione. Una casa in cui c’ètutto il messaggio gua-nelliano, ha sottolineatoil vescovo nell’omelia:«Le intuizioni di san Lui-gi sono grandi e semplici

no ha festeggiato il 13giugno i cento anni difondazione.Un secolo di storia fe-steggiato guardando alfuturo, in una ricorrenzache è diventata anche il

primo passo di una real-tà tutta nuova.Sabato 13 giugno a Ber-benno la Casa di riposoSan Benigno ha celebra-to insieme alla comunitàe al vescovo Diego Coletticent’anni di attività el’inaugurazione ufficialedopo la completa ristrut-turazione conclusa di re-cente: nuovi spazi, sem-pre con lo spirito indica-to da san Luigi Guanella,fondatore della struttura(l’ultima sua opera), chedal 1915 è curata dalleFiglie di Santa Maria del-la Divina Provvidenza. Etutta la festa – con ospiti,familiari, cittadini e di-pendenti della San Beni-gno – si è mossa fra me-moria e augurio per il fu-turo: «Ogni mattone diquesta casa contiene unnome e una storia, quellidi tutte le persone che sisono susseguite qui e sisono impegnate per por-tare avanti l’opera, per

La casa dove ogni mattone ha un nome

D all’alto della colli-na su cui è adagia-ta e dalla quale sigode un panorama

mozzafiato della Valtel -lina, la casa di riposoSan Benigno di Berben-

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VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

chiesetta della casa di ri-poso. E la giornata lasciaun messaggio e auspicioper tutti, ha rimarcato ilvescovo: «Che l’esempiodi san Luigi Guanella sidepositi nei nostri cuorie risvegli in noi la fiducianella Provvidenza e la ca-pacità di volerci bene co-me fratelli e sorelle».

Casa di riposo100 anni di fede

Qui c’è stato il saluto del-le autorità locali.

Il sindaco Valerio Fuma-soni si è detto orgoglioso«non solo per il significa-to della giornata, ma so-prattutto per quanti han-no contribuito alla cre-scita della struttura, al-l’avanguardia, grazie agliinvestimenti effettuati».E ha aggiunto: «Non di-mentichiamo inoltre ilvalore mandamentaleper i Comuni limitrofi».Don Guanella amava di-re che «le opere primasi pensano, si desidera-no, si discutono, poi sifanno».E San Benigno ne è il se-gno tangibile «perché –come ha spiegato il pro-fessor Smachetti – fu l’ar-ciprete Giuseppe Foppolidi Campo Tartano a com-prare nel 1903 una pro-prietà a Berbenno dettaPalasio che donò, nel

– ha detto –, la fiducianella Provvidenza el’esercizio della carità.San Luigi ci ricorda cheè Dio che fa e noi dob-biamo metterci la nostraparte, che è la Provviden-za che deve guidare i no-stri passi, i nostri proget-ti, le nostre speranze.Ci parla della carità, chesignifica intendere la vitaanzitutto, soprattutto edopotutto come dono,perché una vita atea edegoista, in cui non si fanulla se non per ottener-ne un tornaconto, è steri-le ed inutile».Dopo la celebrazione eu-caristica, accompagnatadalla corale parrocchiale,per evitare il temporalein arrivo («un piccoloproblema di fuso orariocon il Cielo», ha scherza-to il vescovo) la festa si èspostata dal giardino alla

1914, a don Guanella ilquale, in seguito, costruìun asilo e un posto pergli anziani».Ascoltiamo anche la bre-ve testimonianza del-l’operatrice SamanthaPizzini.«La nostra attività è unamissione; siamo una fa-miglia allargata dove lepersone sono ascoltatenei loro bisogni».

Da un secolo al serviziodegli anziani

Le opere di san LuigiGuanella hanno una mis-sione ben chiara: offrireconforto morale all’an-ziano in un ambiente ilpiù possibile familiare econfortevole.

Anche il Vescovo Diego èvenuto ad augurarci ancora100 anni di vita e di caritànel nome di san Luigi

Al giovane sindaco ValerioFumasoni il taglio del

nastro, per l’inaugurazionedella struttura rinnovata.

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015

VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

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«Il nostro obiettivo –spiega suor GiuseppinaMarchionni, una delle se-gretarie della strutturaaccreditata per 80 postidalla Regione, i restanti 8sono in attesa di accredi-tamento e, al momento,vengono concessi a pri-vati in situazioni di biso-gno – è che la personapossa passare gli ultimianni della sua vita comea casa, accolta e ascolta-ta. Per i nostri anziani èmolto importante averefede, notiamo che chiprega è più sereno».All’interno della casa diriposo che, di recente, hasubito una ristrutturazio-ne radicale che ha raffor-zato tutti i servizi essen-ziali e riabilitativi e hadotato ogni camera di os-sigeno e ricambio co-stante dell’aria, sonoospitate 85 persone, lametà residenti nel Comu-ne di Berbenno, la re-stante parte provenienteda aree limitrofe, per ga-rantire la familiarità.«In ossequio allo spiritoche l’anima – proseguesuor Giuseppina – al suointerno gli ospiti ritrova-no vecchi amici e appro-fondiscono relazioni conpersone che già conosce-vano o vedevano in pae-se. Questo rende il sog-giorno più piacevole econsente ai parenti unamaggior frequenza nellevisite».La partecipazione dellacorale parrocchiale diBerbenno, del coro alpi-no di Berbenno e del cor-po bandistico di Berben-no è stato un segno di vi-cinanza e sostegno che lerealtà musicali localihanno voluto dare a unastruttura che da un seco-lo è vicina a tanti concit-tadini. n

pervisionato i lavori conAndrea Casamento, fon-datore dell’etichetta di-scografica A&A Recor-dings Publishing, che for-nisce librerie musicali aRTI Mediaset e RAITRA-DE. Dal 2010 Andrea èautore, direttore musica-le e maestro arrangiatoredi varie trasmissioni RAI,sarà lui a curare il mis-saggio, l’inserimento de-gli effetti e delle musicheoriginali.L’Audiofumetto è dispo-nibile da fine settembre2015; il desiderio di An-tonella che ha ideato epensato all’estensionedell’utilizzo del fumettoin questa nuova forma diespressione e comunica-zione, è quella di far co-noscere a una maggiorfetta di pubblico, special-mente giovanile, la figuradel nostro Santo.

Antonella Sardiello

AudiofumettoROMA

anche prestato la propriavoce per interpretare donBosco.L’autrice del fumetto, An-tonella Sardiello, ha su-

S ono appena termi-nate le registrazio-ni in sala audiodella versione so-

nora della graphic novel:Controvento a braccettocon Dio, biografia a fu-metti di don Luigi Gua-nella.Sono occorse varie ses-sioni di lavoro, nelle qua-li si sono turnati attori-doppiatori del calibro diRoberto Draghettihttps://it.wikipedia.org/wi-ki/Roberto_Draghetti (vo-ce di don Guanella),Massimo Triggiani (donLeonardo Mazzucchi),Marta Altinier (MadreMarcellina Bosatta), Si-mone Veltroni, VeronicaPinelli e tanti altri, direttida Piero Di Blasio che ha

Roberto Draghetti e Antonella Sardiello posano per La Voce.

Roberto Draghetti in salaaudio, mentre interpreta

don Guanella.

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201572

VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

La fedeltà è l’amore che duraCASE GUANELLIANE FSMP • Giubilei di Professione

Giubileidi Professionereligiosatra le Figliedi S. Mariadella Provvidenza

TU SEIIL MIO PREZIOSO

TESORO

Ecco io vengo ancoraa te che ho amatonel quale ho credutoa te a cui ho donatoil mio affetto.

Mi avvicino a teDio miofuoco consumatore!

Con l’ardente fiammadel tuo amoredistruggi mepiccolo atomoassorbimi in te.

Vengo a temia dolce luce.Fa’ risplendereil tuo volto sopra di me...

Vengo a tebellissima unione.

Fammi una cosa solacon te, nell’unitàdi un amore vero.

Te solo amo e desidero;di te solo ho fame e sete;in te mi consumomio Diletto!

A te si rivolgeil mio cuoree ti dice: tu seiil mio prezioso tesoro,la mia sola e vera gioia,l’ottima mia porzione,l’unico amore il desideriodell’anima mia.

Santa Gertrude d’Helfta

Suor Scholastica EliasIasi (Romania) - 25o

Suor Elda SosciaPorto Alegre (Brasile) - 50o

Suor Arlene Riccioe suor Nancy McLennon

Elverson (USA) - 50o

Suor Lidia Dall’AgataComo Lora - 60o

Suor AntoniettaCasaregola

Roma S. Gius. al Trionf. - 50o

M olte sono le con-sorelle che han-no festeggiato inquesto 2015 il

loro giubileo di Profes-sione religiosa: nozzed’argento, d’oro e di pla-tino... Tutte hanno canta-to la loro fedeltà alloSposo divino che le hascelte e chiamate per unavocazione di amore radi-cale a Dio e carità umileed operosa verso il pros-simo sofferente, sui passidi san Luigi Guanella.Solo alcune ci hanno in-viato le foto-ricordo del -l’evento celebrato e sia-mo liete di pubblicarle.Ma da queste pagine del-la rivista gli auguri liestendiamo a tutte, for-mulando voti di prose-guire con ardore il lorocammino sui sentieri fio-riti della carità guanellia-na, accompagnate daMaria Madre della Divi-na Provvidenza e Madrenostra dolcissima, nellaquale riponiamo la no-stra speranza di vita e disalvezza.

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015

VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

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e nel mio cuore lungogli anni. L’effetto imme-diato avuto proprio du-rante la presentazione èstato lo sconvolgimentodi certi preconcetti e an-che delle idee sbagliateche nessuno fino ad oranon ha mai osato spie-garmele, forse ancheperché la presentazioneè stata vasta, poli-disci-plinare, che non rimane«schiava» di una solaspecializzazione maprende in considerazio-ne l’uomo in tutta la suauniversalità. Come prin-cipi generali di agire hoappreso le seguenti re-gole, che cercheremo dimettere in pratica nelfuturo:

1) Non è giusto dare ungiudizio senza che la

persona sia valutata epresa in considerazio-ne; essere etico signi-fica essere libero discegliere, libero e con-sapevole; in ultimo,dobbiamo sapere co-me scegliere e comeagire.

2) La conversione delproprio agire avendocome base l’etica.

3) La professionalità nondeve avere come fon-damento i sentimenti.

4) L’educazione alla tol-leranza.

5) Il bene si cerca, si de-sidera e non si tollera.

6) Gli operatori sanitaridevono essere compe-tenti per sollevare lasofferenza fisica deimalati e dei sofferenti,ma anche sensibili per

poter capire la soffe-renza.

7) La sensibilità non puòsostituire la professio-nalità.

8) La personalità umanacoincide con la perso-nalità dell’individuo,le qualità umane noncoincidono con la per-sona, la persona uma-na mantiene la sua di-gnità anche quandoperde le sue qualità.

In conclusione, il CodiceEtico presentato i giorniscorsi ci dà la certezzadel proprio agire, libero econsapevole, liberandocidei concetti vecchi o ca-piti male, sentendo l’invi-to di iniziare ad elabora-re un proprio codice eti-co, partendo dalla pre-sentazione del codice eti-co di Iasi.

Marius Puscasudirettore esecutivo Centro

Diocesano Caritas, Iasi

La dignità della persona

La dignità della personanon si fonda sulle suequalità, ogni essere uma-no ha la sua dignità, se sirispetta la dignità dellapersona umana è allorache c’è promozione dellapersona e della sua vita!

Suor Tatiana Gheghici, fsmp

Risonanze dopo la presentazionedel Codice Etico

ROMANIA • Iasi • Casa Sfantul Iosif

I

Iasi. Suor Michela ci presenta il Codice Etico FSMP.

giorni 9 e 10 giugnoc.a. suor Michela Car-rozzino ci ha presen-tato il Codice Etico,

momento fondamentaledi formazione per tuttinoi: suore, personale as-sunto, collaboratori, me-dici, sacerdoti, studenti.Abbiamo avuto una par-tecipazione numerosadegli operatori della Ca-ritas; essi ci hanno rin-graziato infinitamenteper questi momenti im-portanti, nei quali hannoscoperto modi di vista eidee che hanno stimolatoun cambiamento dentrodi loro.Il 12 seguente suor Mi-chela ci ha presentato lafigura del laico cristianosecondo i valori e i prin-cipi del Fondatore.Il saluto iniziale che Ma-dre Serena ci ha rivoltoci ha riempite di gioia ericonoscenza.

Risonanze

Una presentazionepoli-disciplinare

Posso affermare senza lapaura di sbagliare che lapresentazione del Codi-ce Etico delle Figlie diSanta Maria della Prov-videnza, Opera Femmi-nile don Guanella, haavuto un enorme impat-to su tanti concetti difondo che pensavo di sa-pere, concetti universali,radicati nella mia anima

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201574

Iasi. In aprile la nostracittà ha avuto la visitadel card. João Braz de

Aviz, il Prefetto per gliIstituti di Vita Consacra-ta e Apostolica. Momen-

VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

Come onorarela professione medica

Nulla accade per caso...Pochi giorni fa, abbiamoavuto il privilegio di par-tecipare al Convegno sulCodice Etico, organizza-to dalle Suore Guanellia-ne a Iasi, ad opera dellarev. Madre suor SerenaCiserani, egregiamentepresentato da suor Mi-chela Carrozzino.Affrontare una tematicacosì importante ha susci-tato la sensibilizzazionein noi giovani, futuri me-dici, l’esigenza al rispettodi norme comportamen-tali, strutturate al fine diun proficuo aiuto profes-sionale nei confronti dipersone bisognose d’aiu-to.Gran parte dei nostricoetanei non sanno af-frontare le difficoltà quo-tidiane, troppo spessoper mancanza di corag-gio, rinunciano ai lorosogni, perché non voglio-

no rinunciare alle como-dità, dando per scontatoche a loro tutto sia dovu-to; d’altro canto, i lorogenitori spesso sonocompiacenti e fanno ditutto per rendere la vitadei figli facile senza abi-tuarli al sacrificio. Que-sto dovrebbe farci riflet-tere sui valori che vengo-

Dopo l’incontro di formazione, gli incontri fraternie le felicitazioni per l’attestato ricevuto.

UN MOMENTO DI GRAZIA

Iasi. Foto di gruppo fuoridella Cattedrale.Da sinistra notiamo:Mons. Anton Cosa,vescovo di Chisinau -Rep. Moldova;mons. FlorentinCrihalmeanu, vescovoGreco cattolico di Cluj;Card. João Braz de Aviz;mons. Petru Gherghel,Vescovo di Iasi,al quale porgiamo auguriper i suoi 75 anni di età,50 anni di ordinazionesacerdotale e 25 annidi vescovato,e mons. Aurel Perca,vescovo ausiliario.

ze. Crediamo che sia sta-to molto interessante se-guire questo convegnoperché ci ha fatto riflette-re su una tematica difondamentale importan-za per la professione cheabbiamo scelto. Esseremedico per noi, non do-vrà essere solo un lavoroma una scelta di vita soli-dale e significativa per ilprossimo. Il giuramentodi Ippocrate, che speria-mo di poter pronunciareal più presto, dovrebbeessere onorato non soloper denaro ma per segui-re una vocazione perso-nale, etica e morale.Grazie per ciò che inquesti pochi giorni ciavete trasmesso, ne fare-mo tesoro!

Silvia e Valeria de Rossistudentesse di medicina,ospiti nella nostra Casa

A cura disuor Victoria Pop

no trasmessi e diffusi. C’èassenza di spiritualità, disolidarietà, di amore perle piccole cose, ma so-prattutto non si guardapiù l’altro con lo scopo divoler creare un rapportoche vada aldilà della cri-tica, che si basi sulla co-municazione pura, privadi pregiudizi e apparen-

to di grazia, di incontro edi gioia fraterna: il 18aprile a Luncani, mona-stero carmelitano, e il 19nella cattedrale di Iasi. Ciha sorpreso la semplicità

e l’apertura del cardi-nale che alla fine dellaS. Messa ha voluta sa-lutare ogni personaconsacrata.

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3 Domanda:Come ave te conosciuto la vita e l’opera di donGuanella e le SuoreFiglie di S. Mariadella Provvidenza?

La vita e l’opera di sanLuigi Guanella (1842-1915) l’ho conosciuta at-traverso il mio insegnanteall’Università Urbanianadi Roma, don Mario Er-betta, che faceva partedella Congregazione ma-schile di don Guanella, i«Servi della Carità». Nel1976, per Natale, essendochiamato in America perapostolato, don Mario hachiesto ai dottorandi ladisponibilità di sostituirlodue settimane nel ruolo dicappellano che svolgevanella comunità delle Suo-re «Figlie di S. Maria dellaProvvidenza» a Roma, Viadella Nocetta 23. Al suoinvito ho detto di sì. Cosìper Natale 1976, Capo-danno ed Epifania 1977ho vissuto nella «Casa delprete» vicino al grandeistituto gestito da suore

guanelliane, dove ho svol-to il mio ministero pasto-rale.È stata una esperienza pa-storale unica, perché in

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Vademecum guanelliano«Spera in Dio e vivi lieta»

ROMANIA • Iasi

relle e molte persone cu-rate da loro; dando laSanta Comunione, anda-vo a diversi reparti conl’ascensore, accompagna-to da suor Elvira che erala sacrestana; poi visitavole anziane alloggiate lì,ascoltavo le loro confes-sioni, e dopo pranzo, neltempo indicato dalla Su-periora della Casa, suorVittoria, due volte alla set-timana, tenevo una medi-tazione alle sorelle.In quei giorni sono venu-to in contatto con l’Operacaritativa di don Guanel-la, conoscendo molte per-sone che fanno parte dellaCongregazione. Tramitesuor Paola Luzzana (dece-duta il 4.7.1983) sono sta-to accompagnato alla Ca-sa Generalizia di Roma(Piazza San Pancrazio 9),dove ho incontrato la Su-periora generale di allora,Madre Rosa Costantini,una persona aperta, ma-tura e disponibile. La suacondotta, semplice ma penetrante, era orientatae orientava coloro che incontrava, alla realtà«dell’al di là», verso le realtà per le quali siamostati creati. Guidava lagrande Congregazionedelle Figlie di S. Maria

Intervista a p. Eduard Ferent nel programma radiofonico di Radio Maria Iasidel 16 febbraio 2015

Padre Eduard Ferent, amicodell’Opera Guanelliana.A lui il nostro vivoe fraterno grazie.

Roma. Il mosaicodi san Luigi Guanellanella cappella della Curiageneralizia FSMP.

tutto quello spazio di tem-po, con molte celebrazio-ni liturgiche, sono statototalmente impegnato: al-le sette del mattino cele-bravo la S. Messa nellachiesa di quel grande ebellissimo istituto religio-so, Messa alla quale parte-cipavano oltre trenta so-

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della Provvidenza con tat-to e discernimento, anchese le persone che serviva ele circostanze che mode-rava erano molto diverse.Questa è stata la primavolta che ho preso contat-to con l’opera di don Gua-nella.Il secondo momento chemi ha aiutato a conoscerepiù da vicino la vita di sanLuigi Guanella è stato da-to dalla nomina di suorPaola Luzzana come su-periora della Casa di Tes-serete in Svizzera. Duran-te le vacanze estive del1978 sono stato chiamatoa Como da suor Paola, dalì per raggiungere più fa-cilmente Tesserete per te-nere un corso di esercizispirituali alle sorelle. Inquel momento ho avuto lafortuna di visitare la casanatale di don Guanella aFraciscio (Sondrio), la fa-mosa collina di Gualderadove il piccolo Guanelladopo la Prima S. Comu-nione visse «momenti dol-cissimi». Ho visitato an-che Prosto, il primo luogodi attività come vicario didon Del Curto; ho visitatoSavogno, dove don Gua-nella è stato nominatoEconomo spirituale.Arriviamo così al terzomomento di un contattopiù profondo con l’operadi don Guanella: la letturadelle sue opere «Scrittiper l’anno liturgico», lasua biografia scritta daLeonardo Mazzucchi(1920) «La vita, lo spiritoe l’opera di don Guanel-la», il libro scritto da Ales-sandro Tamborini e Giu-seppe Preatoni «Il Servodella Carità» (ed. Ancora1964).

3 In quale contestoappare questo libro e di chi è l’iniziativa?

Il libro «Spera in Dio e vi-vi lieta» è apparso in lin-gua italiana a Roma il 24marzo 2008, quando lesuora guanelliane celebra-vano il centenario dellaprofessione religiosa delloro Fondatore... Que-st’agenda guanelliana de-sidera essere una guida diogni giorno nel vivere ilministero della carità,avendo come cibo e im-pulso spirituale alcuni deipiù bei pensieri e riflessio-ni di don Guanella. Que-sta guida è un invito apercorrere con speranza egioia il cammino dellasantità cristiana.Il libro «Spera in Dio e vivi lieta» è stato tradottoe pubblicato anche in ru-meno nel 2011. Con la sua

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pubblicazione, la Congre-gazione delle Figlie di S.Maria della Provvidenzadesidera marcare il gran-de evento della canonizza-zione del loro Fondatores. Luigi Guanella, avvenu-ta il 23 ottobre 2011 permano del Papa BenedettoXVI.

3 Quali sono i concetti diteologia spiritualedominanti in questo libro?

Questo libro è una sintesidella spiritualità guanel-liana, una guida di ognigiorno nel vivere il Vange-lo. Essa, come risultatodel pensiero teologico didon Guanella, prende dal

suo tesoro le più belle pa-gine. I pensieri o le rifles-sioni seminate nella quoti-dianità dei messi dell’an-no, sono solo frammentidel pensiero teologico delFondatore della congrega-zione, ma questi semi so-no stati scelti e raccolticon discernimento. Se ladiscrezione è l’arte so-prannaturale del discerni-mento e di pesare le cose egli eventi per raggiungerelo scopo – la salvezza delleanime – significa che essasi trova in questo libro.I principali punti del libroli possiamo valutare così:vita di unione cordialecon Gesù, il Signore dellagloria, presente realmentee personalmente nell’Eu-caristia; la comunione spi-rituale con lo Spirito dellaGrazia presente nelle ani-me consacrate attraversoil Battesimo e la Profes-sione religiosa; la conse-gna attiva e piena di spe-ranza nelle mani del Pa-dre Provvidente della no-stra vita; il seguire l’imita-zione generosa e fedeledella nostra Madre dellaDivina Provvidenza e delgrande protettore sanGiuseppe; la carità servi-zievole verso le personepiccole e non prese in con-siderazione dalla società.Riassumendo: don Gua-nella, prendendo in presti-to una verità illustrata delgrande esegeta Origene:«Al Battesimo siamo statiriempiti dalla Trinità: es-senziale è nella vita di noncadere dalla Trinità», di-chiara con tanta forzaprofetica: importante ènon cadere dalla grazia.Così che: «la mano al lavo-ro e il cuore nella Trinità».Mi piacciono tanto le sueespressioni piene di fedenella Provvidenza divina:«È Dio che fa!», «Chi dàmolto, ottiene molto!»,

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«Per ottenere con due ma-ni dalla Provvidenza, dob-biamo dare ai poveri conquattro mani».Altre massime spiritualidi don Guanella fanno ri-ferimento alla fisionomiaspirituale delle sue suore.Per lui una suora guanel-liana deve essere come:«una timida verginella»,«una martorella», «sacchidi Pater noster», «figliadella Provvidenza», «lesuore degli zoccoli».Quali sono i mezzi dausare per realizzare l’idea-le evangelico? Primo è lasantità della vita: «Santifi-cate voi stesse, santifican-do gli altri». Il secondo è:«Pregare e patire» per di-re «pregate e sopportate iproblemi per amore diDio». Un altro è: date «Pa-ne e Paradiso», il Pane vi-vo che fa che il tabernaco-lo sia il nostro Paradiso inquesta valle di lacrime. Al-la fine «fame, freddo, fu-mo, fastidi». Fondando lavita spirituale della suaCongregazione su pre-ghiera, sul patire amore-vole e sul servizio dellaProvvidenza, don Guanel-la insegna che ci sono duecose che ci impedisconodi ricevere i benefici dellaProvvidenza: il peccato ela sfiducia nella divinaProvvidenza. Per questonel suo pensiero teologi-co, la norma universaledel comportamento dellasuora guanelliana è la fi-ducia totale nella divinaProvvidenza.

3 Cos’ha da dire questo libro al mondo di oggi?

Il libro «Spera in Dio e vi-vi lieta» è un vademecum,una guida evangelica perogni cristiano, per gliamici della famiglia gua-nelliana, per tutti quelli

che desiderano percorrerele vie della santità cristia-na. Siamo nell’Anno dellaVita consacrata, che ci ri-corda che il Battesimo èuna dignità comune ditutti, dal più piccolo alpiù grande. La consacra-zione include – come do-no e come impegno batte-simale – tutti quelli chefanno parte dal «popolodi Dio». Le categorie dipersone a cui don Guanel-la si rivolge sono quelleche ha incontrato nellecase di s. Giovanni Bosco(1815-1888), presso cui èstato tre anni in attesadell’ora della Provvidenza;sono quelle che ha servitocon tutte le forze comedon Luigi Orione (1872-1940) con cui ha avutocontatti frequenti; sonoquelle che erano i predi-letti di Giuseppe Benedet-to Cottolengo (1786-1842), il fondatore della

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Piccola Casa della DivinaProvvidenza. Con altreparole, il contenuto del li-bro è indirizzato a tutti iragazzi e le ragazze, spe-cialmente a quelli nei bi-sogni; ai calzolai e ai sarti,ai giovani difficilmenteeducabili, ai giovani nonfavoriti dalla situazione;agli epilettici, ai sordi, agliorfani, ai disabili, agli an-ziani, a quelli che sono sulletto di morte e a quellicon problemi morali. Loscopo seguito di questovademecum è che conqueste riflessioni di donGuanella prendersi curanon solo dei bisogni cor-porali, ma soprattutto delbene dell’anima, del -l’uomo integrale.A tutte queste categorie dipersone don Guanella di-ce di fidarsi della Provvi-denza e lasciarsi permea-re dalla carità di Dio che èPadre.

3 Presentateci tre frammenti rappresentativi diquesto libro

Approfitto di questa occa-sione per presentare unpensiero di don Guanellaper il giorno 16 febbraio.Il Servo della Carità cosìci dice: «Siamo umili eDio ci farà trovare la suagrazia. Noi tanto siamoquanto Dio ci stima al suocospetto, e non più e nullameno».La sua parola anticipaquello che dice il concilioVaticano II: «L’uomo valedi più per quello che è enon per quello che ha»(GS 35).Un secondo frammento lotratto dal giorno 2 giugno:«Fiumi di acqua viva sonole acque della grazia delloSpirito Santo.Le acquedello Spirito Santo nonentrano per forza nel cuo-re dei cristiani. Bisognache siano desiderate. Bi-sogna togliere gli impedi-menti affinché possanoentrare».Con altre parole, la nostraanima deve essere un re-cipiente attivo e traspa-rente, un relè aperto inpermanenza a Dio miseri-cordioso, alla ProvvidenzaDivina.Il terzo pensiero lo prendodal 10 novembre: «Noisiamo come i pulcini sottole ali della divina Provvi-denza Madre.Dobbiamo in tutto e sem-pre affidarci a quella divi-na Provvidenza che tuttodispone in tempo, in pesoe misura.La Provvidenza convienemeritarsela: con il crederein lei fermamente; conl’aspettare i tempi e i mo-di di essa; con l’allontana-re le ansietà; con il fatica-re di buona lena». nFraciscio. Il torrente Rabbiosa, caro a don Guanella.

Così la sua carità: generosa e travolgente come le acquedel suo torrente.

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la Chiaretta ci è sembra-ta, immediatamente, ilposto giusto per poter vi-vere bene il nostro cam-mino.Due parole devono esserespese per Villa Chiaretta.Nasce dall’intuizione del-la prof.ssa Ina Siviglia, il-lustre teologa e dal coniu-ge prof. Salvatore Sam-martino che, in nome del-la fondazione «Maria Te-resa Sammartino», hannofortissimamente volutoorganizzare questo splen-dido squarcio della nostraSicilia in favore di gruppiche in tale oasi possanorinfrancare il loro spiritoe per promuovere attivitàin favore di ragazzi incondizioni di svantaggiofamiliare, culturale, so-cio-economico e di qual-siasi altra natura, al finedi migliorare la loro con-dizione di vita sia dalpunto di vista materialeche morale e spirituale.Ritornando alle nostre

giornate trascorse insie-me, queste sono statescandite, ovviamente, damomenti di preghiera, diriflessione e di discussio-ni incentrate sui vari temidella famiglia ed hannoavuto come spunti le ca-techesi tenute da PapaFrancesco, durante leudienze generali e le con-clusioni emerse dal Sino-do dei Vescovi sulla fami-glia (prima tappa di quelcammino che si conclu-derà ad ottobre, con l’As-semblea sul tema «Voca-zione e missione della fa-miglia nella Chiesa e nelmondo»). Durante uno diquesti incontri, quando siè trattato del tema: «fami-glia - maschio e femmi-na», abbiamo avuto il pri-vilegio di un interventodella prof.ssa Siviglia sul-

la cosiddetta teoria delGender, frutto di una co-struzione, squisitamenteculturale, che mira a can-cellare la differenza ses-suale in favore di unapseudo uguaglianza.La settimana è trascorsa,purtroppo, velocemente;non ce ne siamo accorti

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Campo famigliea Polizzi Generosa

MESSINA • Parrocchia SS. Salvatore

Ed eccoci tutti in una fotodi gruppo, prima di lasciarci.

Nella luminosa terra sicula, i nostri incontridi formazione familiare.

Q

ed era arrivato il momen-to di ritornare ai nostriimpegni. Qualcuno leg-gendo, oggi, avrà l’impres-sione che il gruppo inquei giorni abbia soltantomeditato, pregato e di-scusso su importanti te-mi, ma in realtà le occa-sioni di puro e semplicedivertimento o di visiteguidate dei paesi del cir-condario, non sono man-cate e tutto ciò ha resoancora più piacevole lanostra «vacanza» insieme.Vale la pena evidenziarequanto postato (sì, si dicecosì!) a commento di unafoto, da una coppia, al ri-torno dall’esperienza vis-suta: «un grazie a tutti voiper l’intensa settimanavissuta insieme». È inuti-le dire che tutti noi parte-cipanti abbiamo condivi-so appieno, mettendo unvistoso «mi piace».

Pino Magrofuoco

Testimonianza

uest’anno, il grup-po famiglie dellaParrocchia SS.Salvatore di Mes-

sina, Villaggio Aldisio, hadeciso di condividere unperiodo di vacanza (peralcuni l’unico), parteci-pando ad un campo-fami-glie. Si è tenuto dal 16 al23 agosto, a Villa Chiaret-ta in Polizzi Generosa, ri-dente cittadina situata nelparco delle Madonie (Pa-lermo). Le speranze cheognuno di noi ripone inun momento del generesono tante, spaziano daldesiderio di crescere nellafede, di ritrovarsi comecoppie, come individui ecome comunità e, anchequest’anno, le previsioninon sono andate deluse.Partiti da Messina, ac-compagnati dal nostroparroco don Nico Ruti-gliano, abbiamo raggiun-to Polizzi Generosa e Vil-

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nelliana suor Antonella,che opera nella medesimaparrocchia, di realizzarel’esperienza del GREST(GRUPPO ESTIVO), pervivere un’estate che parlidi Dio. La suora, affianca-ta da Barbara Zuccarelli,consacrata Ordo Virgi-num, ha formato in brevetempo un gruppo di ani-matori di età compresatra i 13 e i 17 anni, i qualihanno guidato tutti i bam-bini dai 6 ai 12 anni chehanno aderito a tale pro-posta. Essa ha avuto comeobiettivo educare alla di-versità, rappresentandouna grande tavola imban-dita, alla quale sono invi-

tati tutti i bambini e i ra-gazzi, senza dimenticareche il Signore Gesù hascelto un banchetto comeluogo privilegiato dell’in-contro con ciascuno dinoi e il pane come nutri-mento per la nostra vita.Essendo la prima espe-

rienza, si sono voluti dedi-care alle attività solo 10giorni, dal 10 al 19 luglio,che hanno visto il lorosvolgimento presso l’Ora-torio don Bosco in Gesuiti(frazione di San Vincenzola Costa) e presso la salaricreatorio dell’IstitutoSan Luigi Guanella, inSan Vincenzo la Costa.L’apertura del GRESTnon poteva non iniziarecon la partecipazione dibambini e animatori allaMessa domenicale, presie-duta dal parroco don Lui-gi Bova, durante la qualeè stato consegnato il man-dato ed il Vangelo aglianimatori affinché, rive-stendo questo ruolo im-portante, potessero pren-dersi cura dei più piccolie mostrare il Dio della Vi-ta nella preghiere e nellealtre attività.Suor Antonella e Barbarahanno proposto corsi diformazione durante l’an-no pastorale per aiutaregli animatori ad essere

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GREST 2015S. VINCENZO LA COSTA • Parrocchia San Vincenzo Martire

Tutti a tavola con te e per te, Signore

T

sempre più coscienti dellaloro vocazione. Grandesoddisfazione anche daparte dei genitori di tutti ipartecipanti si è potutaregistrare al termine del-l’esperienza.Si auspica per l’annoprossimo una nuova rea-lizzazione del GREST intempi più lunghi, fortidelle competenze acquisi-te quest’anno.

Emily Cavaliere

utti a tavola - Non disolo pane vive l’uo-mo.Con riferimento a

quanto sta avvenendoall’Expò di Milano, i ra-gazzi della Parrocchia diSan Vincenzo Martire inSan Vincenzo la Costa(Cosenza), sono partitidall’immagine del «man-giare» per scoprire che c’èben altro che «nutre la vi-ta». Ogni giorno, infatti,attraverso giochi, raccon-ti, canti e preghiere, sonostate proposte diverse atti-vità che hanno portato ipiù giovani a cogliere ilvalore della condivisione,dell’ospitalità, dell’acco-glienza, dell’amicizia e ditutto quanto possa arric-chire l’esperienza umanaalla luce della Parola diDio.

Come nasce l’ideadel Grest

La Parrocchia di San Vin-cenzo Martire ha accoltocon grande entusiasmo laproposta fatta dalla gua-

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rata ha avuto inizio conl’incamminarci insieme aMaria e Giuseppe, cer-cando alloggio in Be-tlemme.Con i ceri accessi, Mariae Giuseppe sono andatida una porta all’altrachiedendo di essere ac-colti, cantando inni a Diofino a quando sono statiaccolti nella «stalla»: lanostra chiesa, cui abbia-mo dato temporanea-mente la parvenza di unastalla.Poi ha avuto inizio la ce-lebrazione eucaristica,accogliendo «la luce diCristo» con le parole delVangelo di Giovanni,proclamate da padre Sa-theesh: «In lui era la vitae la vita era la luce degliuomini.

La luce splende nelle te-nebre, e le tenebre nonl’hanno sopraffatta».Sono stati momenti difraternità, riflessione epreghiera.Vari giovani hanno gui-dato le attività di gruppoe ogni membro del grup-po ha preparato un sim-bolo che rappresentavaper ognuno la loro perso-nale testimonianza di fe-de e di adesione a Cristo.L’esperienza si è conclusacon l’adorazione e la pre-ghiera davanti a Gesù nelSantissimo Sacramento.

Suor Brenda McHugh fsmp

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Pellegrinaggio di NataleUSA - GRASS LAKE (MI) • Daughters of St. Mary of Providence

Operatori «sui passi

COMO-LORA • Casa S. Maria

UA

n sabato sera ungruppo di sedicigiovani si sonoriuniti alla Pia

Unione di San Giuseppeper il primo pellegrinag-gio di Natale per i giova-ni.Padre Satheesh, suorBrenda e suor Ann sonostati presenti ad accoglie-re tutti.Tanti di loro sono cre-sciuti con noi e parteci-pano alla nostra giornatadi ritiro mensile, ma altrierano volti nuovi, alcuniarrivavano da lontano.È stato un vero pelle -grinaggio, un camminospirituale verso un luogosacro.Dopo aver fatto cono-scenza partecipando adun gioco natalizio, la se-

l fine di dare parti-colare rilievo al-l’anno centenariodella morte del

Fondatore (1915-2015) lasuperiora suor MariaBaltrigo ha offerto lapossibilità, a tutti coloroche operano a vario tito-lo nella Casa, di conosce-re i luoghi guanelliani le-gati alle origini del no-stro san Luigi, «pretemontanaro».Sono stati organizzatidue turni – il 13 e il 17maggio – per consentirepossibilità di scelta e perdare maggiori possibilitàdi partecipazione aglioperatori, senza penaliz-zare il servizio alle ospiti.I partecipanti sono statiuna sessantina: suore,operatori, cooperatori evolontari, accompagnatidalla superiora suor Ma-ria che si è prodigata percreare un clima gioioso,di formazione, di condi-visione, di festa. Duesplendide giornate di pel-legrinaggio, illuminateanche dal sole e dal beltempo.Oltre che da suor Maria,siamo stati seguiti da duesacerdoti guanelliani:don Marco Maesani peril primo gruppo e donRoberto Rossi per il se-condo. Con sapiente co-noscenza ed esperienzahanno illustrato le varietappe del «cammino»,tutte legale alla vita delnostro Santo. Ci è stataillustrata la cultura tipica

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di quei luoghi nel perio-do di fine Ottocento, cosìcome vicende e avveni-menti storici sia del pe-riodo propri del nostroFondatore e della sua fa-miglia. Il tutto per me-glio comprendere il cari-sma guanelliano.A Campodolcino, la sta-tua di san Luigi, postadavanti alla chiesa dove èstato battezzato, sembra-va volerci abbracciaretutti. La salita ci ha con-dotti alla casa natale didon Guanella, a Fraci-scio, dove è allestito unpiccolo museo e dove,davanti all’ingresso, unastatua raffigura Luiginoe la sorella Caterinamentre preparano «laminestra per i poveri».È stata partecipata e com-

movente la Santa Messacelebrata proprio all’inter-no della casa natale, «sot-to le stelle», perché donGuanella aveva dipintodelle stelle sulle travi delsoffitto della stanza, oraadibita a cappella.Oltrepassato il torrenteRabbiosa, non è mancatala visita a Gualdera, rag-giunta a piedi lungo ilsentiero fra gli alberi,con sosta alla baita delnonno ed al luogo dovela Madonna fece intrav-vedere a Luigino, nelgiorno della Prima Co-munione, quali opereavrebbe realizzato in fu-turo.Nel programma dellagiornata era inserito an-che un lauto pranzo. Gu-stosi piatti tipici della

stato a Gallivaggio pressoil Santuario per rendereomaggio alla Madonnadella Misericordia, ap-parsa in quel luogo nel1942 a due fanciulle perchiedere preghiera e pe-nitenza per la santifica-zione della popolazionedella Valle.L’ultima sosta è stata aNuova Olonio per cono-scere la realtà di quellaimportante opera e lasua particolare storia.Una statua di san Luigidalle «grandi mani» sem-brava salutare e ringra-ziare quanti si adoperanoaffinché, nelle case gua-nelliane, il servizio agliospiti sia sempre ricco dipaziente amore.Perla finale della giorna-ta, durante il viaggio dirientro, la recita di un ro-sario internazionale, cioècon le decine in linguediverse.Un sentito ringraziamen-to per questo graditissi-mo e arricchente pellegri-naggio va alla Comunitàreligiosa di Casa SantaMaria che ha permesso atutti i partecipanti di ap-profondire la conoscenzadel Santo, le sue origini,il suo carisma.

Carlacooperatrice guanelliana

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in pellegrinaggio di don Guanella»

della Provvidenza

A Fraciscio, con gioia, suipassi di don Luigi Guanella.

Valtellina e clima festosohanno contribuito a crea-re gruppo e condivisione.Nel pomeriggio, sulla viadel ritorno, abbiamo so-

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profondità. Hanno tenta-to di rianimarlo, ma nonsi è riusciti a salvarlo.Preghiamo per lui e perla sua famiglia.Kashif è nostro ospiteperché la comunità diCasa-Madre ha rispostoall’appello del Vescovo diComo, mons. Diego Co-letti, affinché parrocchieed enti religiosi aprisserospazi liberi ad accoglierei profughi, che approda-no numerosi sulle costeitaliane in cerca di rifu-gio e aventi «diritto an-che essi all’essenziale pervivere». Così dal novem-bre 2014 si è deciso dimettere a disposizionegli spazi della Casa SanLorenzo di Ardenno equelli di Casa Madre aComo-Lora. Entrambe leCase accolgono 12 perso-ne ciascuna e si riscontrail buon proseguimentodel progetto, perché i ra-gazzi sono rispettosi delregolamento stabilito edevidenziano cenni positi-vi di integrazione.Anche il gesto eroico diKashif ci rivela quantoquesto riscontro sia vero.

Persino il sindaco di Co-mo, signor Mario Lucini,gli ha fatto visita in CasaMadre per esprimere lasua personale gratitudineal giovane per il gesto ge-neroso compiuto, anchea rischio della sua giova-ne vita.A Kashif e ai suoi amiciauguriamo tanta serenitàe la soddisfazione di rea-lizzare i loro sogni.

Le suore guanelliane

Alla CasaDon Guanelladi Maggiache ha visto i Giovanidel Centro e20in azionein occasione del centenariodell’inaugurazionedella Casa

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Il gesto coraggiosodi Kashif Alì

COMO-LORA • Casa S. Maria della Provvidenza

K

Kashif Ali, 25 anni, ilgiovane amico coraggioso.

Jospin Agossou in unaimmagine spensierata.

Azione 72 SVIZZERA - MAGGIA (CT) • Ca s

L’

“Ero

forestiero

e mi avete

ospitato”.

Gesù(Mt 25, 35b)

ashif è un venticin-quenne immigrato,ospite di Casa S.Maria della Provvi-

denza a Como-Lora, co-me altri giovani del Paki-stan. Sabato 15 agostoscorso, intorno alle17.30, zona del lungolagodi Como di Villa Geno,vedendo un ragazzo chesi era buttato in acqua edannaspava chiedendoaiuto, si è gettato in suosoccorso, tentando diraggiungerlo, ma gli èscomparso presto sottogli occhi. Anche lui ha in-cominciato a fare diffi-coltà ed è tornato indie-tro chiedendo aiuto. Mol-ti erano lì a guardare lascena, purtroppo alcunila riprendevano con ilcellulare – e questo èmolto negativo, perchéun giovane che rischia lamorte non è uno spetta-colo da fotografare!Kashif Alì, il nostro pro-fugo è addoloratissimoper non essere riuscito asalvare la vita di Jospin,altro immigrato di Seve-so, conosciuto con la suabrava famiglia anche inparrocchia, dove svolge-va volentieri il ruolo dianimatore anche delGrest e si faceva ammira-re per la sua bravura alpallone. Secondo coloroche lo conoscevano, eglisapeva nuotare. Cosamai sarà successo? Ka-shif dice che a quel pun-to il lago era nero e pro-fondo. Jospin è stato poiritrovato a sette metri di

azione 72 ore, pro-mossa dalla Federa-zione svizzera delleassociazioni giovani-

li, si è conclusa domenicasera 13 settembre. Mi-gliaia di giovani, bambinie ragazzi hanno realizza-to nell’arco di 3 giornicirca 450 progetti di pub-blica utilità, senza mezzifinanziari propri. Perconcretizzare quantoprogettato hanno dovutoricorrere all’aiuto dellapopolazione, facendo ca-po ad appelli mirati suivari media. Si calcola chein tutta la Svizzera i gio-vani abbiano dedicato unmilione di ore al volonta-riato, ovvero dieci voltedi più di quanto faccia losvizzero medio in tutta lasua vita.Anche i ragazzi del cen-tro e20 di Cevio hannodeciso di mettersi a di-sposizione per far festacon gli anziani ospiti del-la casa Beato Luigi Gua-nella di Maggia. Un in-

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contro prezioso e arric-chente quello tra giovanie anziani. Il nostro mododi vivere tende a separarepiuttosto che favorirescambi e relazioni fra etàdiverse. Gli spazi e i tem-pi delle nostre giornatesono prevalentementemonogenerazionali, gli

persone con difficoltà apranzare e nel pomerig-gio ci si è ritrovati dinuovo tutti assieme acantare, giocare alla lot-teria con premi e a fe-steggiare le tre ultracen-tenarie: 106, 104 e 102anni, deliziati dalla fisar-monica di Aldo e di Mi-chele, accorsi alla casaanziani dopo aver saputodel progetto.Hanno pure accolto l’ap-pello e con grande gene-rosità hanno donato lemagnifiche e gustose tor-te la Pasticceria Rovanadi Cevio e la signora Ti-ziana Laffranchini-Igna-zitto. Al termine dellagiornata, grande soddi-sfazione per tutti, ognunoarricchito della gioiadell’altro e la speranzache si possa ripeterel’esperienza.L’azione 72 ore ha dimo-strato quanto i nostri gio-vani siano disposti a im-pegnarsi per la comunità,e siano una risorsa per lasocietà e per se stessi. n

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ore sa Beato Luigi Guanella

sviluppare solidarietà etolleranza, fare per l’altroera lo scopo del progetto.La mattina i giovani sisono messi a disposizio-ne per accompagnare gliospiti dell’istituto nellasala ricreativa e mostrareloro delle foto delle loca-lità vallerane scattate ap-positamente per la gior-nata e che gli anzianihanno particolarmenteapprezzato. In seguito iragazzi hanno aiutato le

Maggia. I giovani del Centroe20 di Cevio.

Svizzera: 180 bambini pressola Casa anziani di MaggiaLo scorso 24 settembre siè svolta la seconda gior-nata del Centenario dellaCasa per anziani LuigiGuanella di Maggia: lagiornata «Anziano e Bam-bino». Grandi emozionisono state provate tra gliospiti della Casa e i bam-bini delle Scuole elemen-tari della Bassa Vallemag-gia. La giornata è statainfatti organizzata tra laDirezione della Casa an-ziani e la Direzione dellescuole elementari. In mat-tinata le classi di prima e

di seconda hanno raggiuntogli ospiti della Casa e alcunianziani si sono recati alCentro scolastico con il restodegli allievi rimasti a Scuo-la. Si è così generato un in-tercambio tra Anziano eBambino che ha permessoloro di confrontarsi svolgen-do dei lavoretti manuali epranzando assieme. Nel pri-mo pomeriggio si sono ri-congiunti tutti assieme pres-so la Casa anziani per lamerenda e la presentazionedi due spettacoli, presentatiuno dai bambini e uno dai

dipendenti della Casa. Lagiornata si è rivelata moltospeciale, a dir poco indi-menticabile. Le sensazioniprovate dagli anziani e daibambini, ma anche dai di-pendenti e dai docenti, so-no state enormi. Le ultime due giornate orga-nizzate dalla Direzione dellaCasa per il festeggia-mento del Centenariosi svolgeranno a feb-braio e a maggio2016. La prima è unagiornata orientata alvolontariato e al-l’orientamento profes-sionale, rivolta ai ra-gazzi delle scuole me-die, e la seconda sarà

la giornata di chiusura deifesteggiamenti del Cente-nario.

ambienti di vita stannoperdendo la dimensionecomunitaria, l’apparte-nenza e l’integrazione.Gli anziani vivono tra di

loro, in solitudine o isola-ti. Sperimentare l’incon-tro con l’altro, relaziona-re con l’esperienza direttala vecchiaia e la diversità,

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Il tema dell’accampa-mento era: «Alla sequeladi Gesù Cristo, costruen-do con Lui il Regno» e ilmotto, desunto dal Van-gelo di Giovanni 1, 35-51:«Venite, vedete ed an-nunciate».Le giornate dell’accam-

pamento si sono svoltenel clima di Esodo 33, 7,volendo imitare Mosèche «costruì la tendadell’Incontro», dove,ognuno che lo desideras-se, avrebbe potuto incon-trare il Signore. Più di 40giovani si sono così riu-niti per insieme rifletteresul tema della vocazione.Le novizie Teresina edAntonia che si trovavanoin Missão Velha per la lo-ro esperienza di pastora-le, insieme alle aspirantied alle suore della comu-nità, hanno dato il lorocontributo di animazioneall’incontro.Padre Adelmo Maldaner,promotore vocazionaledei Servi della Carità, haarricchito l’accampamen-to con la sua presenzasacerdotale.

Le giornate hanno messoal centro il momento del-l’incontro con Gesù, nel -l’ascolto della Parola enella riflessione che il te-ma vocazione comporta.La preghiera personale sifaceva poi gioiosa adora-zione e celebrazione co-munitaria e, grazie allamusica giovane di tanticantautori brasiliani estranieri, si trasformavapoi in danza e in allegrafesta corale.Così le ore del giorno e dibuona parte della notte

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Accampamento «giovane»con Cristo

BRASILE - Ceará • Missão Velha

N

Gesù, lasciandosi inter-rogare da Lui sulla vitasecondo il Vangelo e spe-cialmente sul tema «vo-cazione».Pieni di entusiasmo, igiovani hanno lasciato leloro case e si sono «ac-campati», per tre giorni,nel centro pastorale dellaParrocchia.Non si è trattato di un ri-tiro spirituale, ma digiornate ricche sì di spi-ritualità, ma anche diconvivenza giovanile, digioia e di festa. Al centrodell’accampamento latenda di Gesù, dove Lui,sacramentato, li attraevae poneva loro importantiinterrogativi.

ei giorni 24, 25 e26 luglio scorso,approfittando delperiodo di vacanze

scolastiche, i giovani del-la Parrocchia San Giu-seppe, in Missão Velha,hanno vissuto una bellaesperienza di vita con

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correvano rapidissime,mentre uno degli anima-tori non si stancava diannunciare che l’obietti-vo dei giovani là riunitiera di dimostrare che pergodere una festa di gio-ventù non era necessariousare droga, fumare spi-nelli o ubriacarsi!La loro era la gioia delVangelo, la gioia di volercostruire con Cristo lapropria vita e di stringer-si in comunione con tuttii fratelli per costruire in-sieme il Regno.Il momento finale dell’in-contro ha visto i giovanipartecipanti riuniti conuna comunità di perife-ria per la celebrazionedella santa Messa.Ispiratore per i giovani,ma forse anche per i let-tori, uno dei testi usatiper la riflessione: «Unastrada da costruire: vive-re è camminare».

Suor Elda

do non c’erano i pesticidie i concimi chimici e laterra donava i suoi fruttisenza essere forzatadall’uomo. L’acqua peresempio, il signor Sergioci ha fatto vedere il la-ghetto dove arriva 1’ac-qua dell’Adige, e lì vi ri-mane qualche giorno pri-ma di essere usata per ir-

queste piante cariche difrutti colorati, c’eranoanche le fragole che ab-biamo potuto assaggiaredalla pianta, dolcissime,sembravano quasi frago-le di bosco, abbiamo as-saggiato anche i pomo-dori datterini raccoglien-doli dalla pianta. Untrionfo di colori, profu-mi, sapori. Ogni tanto ar-rivavano delle personemunite di sacchettini chesi dirigevano nell’ortoper raccogliersi qualche

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Un’oasi a LusiaFRATTA POLESINE • Casa Sacra Famiglia

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gruppo di noi ospiti diCasa S. Famiglia (erava-mo in 7) all’Orto didatti-co «Il profumo della fre-schezza», di Lusia. Sia-mo partite alle 9 e quan-do siamo arrivate in que-sto orto ad accogliercic’era il signor Sergio, unapersona molto compe-tente che ha incomincia-to a spiegarci come lorohanno impostato le colti-vazioni dei vari ortaggi.Per prima cosa ci haspiegato che in questapiccola azienda le colti-vazioni sono senza pesti-cidi e senza concimi chi-mici, tutto è naturale, epoi ci ha detto che perottenere della bella ver-dura con questo metodohanno dovuto tornare in-dietro nel passato, quan-

rigare le coltivazioni per-ché si possa depurare at-traverso le radici e fogliedi piante messe a dimoranel laghetto stesso, cheassorbono gli inquinantipresenti nell’acqua. An-che lungo tutti gli appez-zamenti ad orto sono sta-ti messi a dimora 40 va-rietà di piante a cespu-glio e molte varietà di al-beri in tutta la proprietà,così facendo hanno crea-to l’habitat naturale perinsetti ed uccelli antago-nisti tra loro che trovan-do cibo a sufficienza, chinell’erba chi negli insetti,non disturbano gli ortag-gi che crescono sani edindisturbati. Era moltobello vedere tutti filari dipomodori, melanzane,peperoni, insalata, ecc.,

verdura. Altra particola-rità del posto è quella in-fatti che se vuoi compe-rarti della buona verdurafresca, te la devi racco-gliere. Bello no?! Ah di-menticavo! Il sentierocentrale degli orti eratutto costeggiato di pian-te aromatiche, rosmari-no, timo, vari tipi dimenta, maggiorana, sal-via, basilico e una che, inparticolare, mi ha colpi-to, perché non conosce-vo, la stevia. È questauna pianta dalle fogliemolto dolci con un leg -gero gusto di liquiriziaalla fine, nell’industriaviene trasformata perprodurre uno zuccheroper i diabetici, ma si puòusare anche al naturale,per esempio se metto 2/3

Lusia abbiamo sco-perto come l’espe-rienza dei nostrinonni e le cono-

scenze di oggi possanodarci una agricoltura mi-gliore.

Venerdì 31 luglio, le edu-catrici Lucia e Sabrinahanno accompagnato un

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foglioline nel the questodiventa dolce e se ne tritouna ventina e le mettonell’impasto del dolceposso evitare di usare lozucchero. Anche questa èstata una bella scoperta.Dopo la visita agli orti cisiamo recate in unastruttura adibita ad atti-vità didattiche (sì perchéin questo posto vengonoanche molte scuole), eprima di farci fare l’atti-vità che ci avevano orga-nizzato, ci hanno prepa-rato un ottimo spuntino.Dovete sapere che al«Profumo della freschez-za» hanno un ristorantedove si preparano solopiatti vegani. Lo sapete

di cosa si tratta? Vi spie-go anche questo: i veganimangiano solo verdurema a differenza dei vege-tariani, i vegani non usa-no il pesce, le uova e tuttii derivati del latte, quindisolo ed esclusivamentefrutta e verdura. Infattilo spuntino che ci hannopreparato era così com-posto: una bella centrifu-ga di frutta con carote esedano per dissetarci, unpiatto con spicchi di pe-perone, carote e pomo-dori crudi e una ghiacciaal melone e basilico ser-

vita con una frolla fattasenza uova, burro o lattedi mucca, ma utilizzandolatte di mandorle. Vi assi-curo che era tutto buo-nissimo. Dopo la meren-da abbiamo iniziato a la-vorare sul serio. Indovi-nate quale attività ci ave-vano preparato?! Unabella cassetta di colora-tissimi pomodori perinipronti per essere trasfor-mati in passata, da utiliz-zare quest’inverno quan-do i pomodori non si po-tranno trovare freschisulle piante. Così ci sia-mo divise i compiti, alcu-ne li tagliavano a metà ealtre a turno li infilavanoin una macchina che li

passava dividendo la pol-pa dalla buccia. Ci siamodivertite moltissimo aabbiamo svuotato la cas-setta riempiendo un sec-chio bello grande di pol-pa densa e profumata.Alla fine ci hanno regala-to una bottiglietta di pas-sata di pomodoro a cia-scuna e siamo ripartiteper Fratta Polesine con-tente, avendo imparatomolte cose interessanti esoprattutto utili, vistoche la maggior parte dinoi che ha partecipato aquesta uscita è del grup-po serra. Consiglio a tuttiuna visita all’orto didatti-co «Il profumo della fre-schezza» per prenderecontatto con un’agricol-tura diversa, che rispettadi più i tempi della natu-ra e che riporta il paesag-gio di campagna ad unasua pienezza fatta di fio-ri, frutti, piante e ancheanimali intesi come in-setti, uccelli e l’uomo chechiude idealmente il cer-chio della vita.

Micaela Tonin

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Alcuni momentidella nostra visita.

ROMA • Casa S.Rosa

Basilica di S. Giuseppe al Trionfale.Il gruppo dei cooperatori guanellianiche hanno partecipatoagli Esercizi spirituali 2015,presso Casa S. Rosa,a conclusione dell’esperienzahanno visitato la basilicaper lucrare l’indulgenza plenariaconcessa in questo Anno Centenariodella nascita al Cielodi san Luigi Guanella.

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difese immunitarie e conl’organismo già in lottacontro virus e batteri,non è davvero il caso diaggiungere un altro osta-colo sulla strada dellaguarigione». Molto me-glio una bella tazza di ac-qua calda, «corretta» conlimone e miele.

Caffè e tèLa caffeina favorisce ladisidratazione e l’ispessi-mento del muco, eventidannosi in caso d’in-fluenza. Vanno evitateperciò le bevande che lacontengono (come tè ecaffè), preferendo, adesempio, una tisana.

Biscotti al cioccolatoGli zuccheri contenutinei biscotti mettono ulte-riormente sotto pressioneil sistema immunitario,già provato dalla malat-

tia. È consentito annusar-li: il loro profumo può ge-nerare una sensazione dibenessere, senza allunga-re i tempi di guarigione.

FrittiI grassi saturi costringo-no l’organismo ad un sur-plus di lavoro per esseremetabolizzati ed elimina-ti, perciò sono un intop-po sulla via del recuperofisico.

Zuppe pesantiUn piatto di minestra èun ottimo alimentoquando si è influenzati,perché dà energia e aiutaa liberare le vie respira-tore. Una zuppa a base diformaggio o panna rien-tra invece nella categoriaproibita, perché l’altapercentuale di grassi larende pesante da digeri-re, mentre i latticini cau-sano l’ispessimento delmuco.

GelatoQuando si ha mal di go-la, sembra non essercinulla di più lenitivo delgelato, «ma in realtà non

è così, perché una voltafinito di mangiarlo, ilmuco si addensa e dà an-cora più fastidio, mentrei grassi contenuti nei gu-sti alla crema vanno adinfluire sulla digestione,rendendola più difficol-tosa».

Pasta al formaggioOltre agli effetti negatividei latticini sul muco, glialimenti raffinati che sitrovano nei cibi confe -zionati sovraccaricano ilprocesso detossicantedel l’organismo, aggra-vando così i sintomi del-l’influenza.

Bibite gassateGli zuccheri in esse con-tenuti «vanno a colpire ilsistema immunitario an-che dopo diverse oredall’assunzione della bi-bita»; ma anche quellesenza zucchero fannomale, «perché l’anidridecarbonica può accentua-re il bruciore alla gola».

Da «Missione Salute»ottobre 2015, p. 61

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Influenzai cibi da evitare

U

INGREDIENTI PER 20 PEZZI 250 gr di mandorle pe-late • 100 gr di zucchero semolato • 1 cucchiaio dimiele fluido • La scorza grattugiata di mezzo limo-ne • 1 bustina di vanillina • 1 uovo • 20 ostie zuc-chero a velo

PREPARAZIONE Tritate finemente le mandorle eunite la farina così ottenuta allo zucchero semola-to. Passate il tutto al setaccio per ottenere un com-posto polveroso. Unite il miele, la scorza del limo-ne, un pizzico di vanillina e l’albume leggermentesbattuto. Amalgamate il tutto fino a ottenere unimpasto morbido ed omogeneo.Cospargete la spianatoia con abbondante zuccheroa velo e stendete l’impasto con il mattarello fino aduno spessore di 2 cm. Con un coltello cosparso di

zucchero a velo ricavate delle porzioni di impastoda posizionare sulle ostie e trasferite i dolcetti sul-la placca del forno preriscaldato.Fate cuocere a 140°C per un quarto d’ora, facendoattenzione che i dolci non prendano colore ma simantengano chiari e morbidi. Una volta sfornati,eliminate eventuali porzioni di ostia che dovesserodebordare dai dolcetti e servite. Conservate i ric-ciarelli in scatola chiusa, possibilmente in latta, in-tervallando ogni strato con carta oleata.

na alimentazionescorretta può ag-gravare i sintomidi una malattia o

allungarne i tempi diguarigione.Perciò, un gruppo diesperti ha compilato peril sito enogastronomicoThe Daily Meal un elencodei cibi che andrebberoevitati quando si è in-fluenzati.

Olive e alimenti acidi«Aggiungere sostanzeacide a un organismo giàin situazione di squili-brio può causare un’in-fiammazione supplemen-tare». Va perciò limitatoil consumo di mirtilli,pompelmi e kiwi, comepure di mais, lenticchie eolive.

Niente alcol, tanto miele«L’alcol va a intaccare le

Ricetta da Fratta Polesine (Casa S. Famiglia)

RICCIARELLI

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FRUSTIGNO

(da Loreto)

Questo dolce della tradi-zione natalizia nelle Mar-che è chiamato frustigno,ma in altri luoghi assumeforme diverse e nomi diver-si, con qualche variante ne-gli ingredienti.

INGREDIENTI (6 persone)1 kg di fichi secchi • 350 gdi noci sgusciate • 350 g dimandorle sgusciate • 350 gdi uva passa • 150 g dicanditi • 4 cucchiai di pinoli• 100 g di miele • 130 g dizucchero • 200 ml di mostocotto o acqua • 200 g difarina integrale • 1 bicchie-re di olio • 1 bicchierino diliquore • all’anice • 2 tazzi-ne di caffè • 1 arancia •150 g di cioccolato fonden-te • cannella in polvere •noce moscata • pepe nero.

PREPARAZIONE Far bollirei fichi secchi tagliati a pez-zetti nel mosto oppure inacqua. Quando saranno

cotti, lasciarli freddare neltegame e far riposare peralcune ore. Ammorbidirel’uvetta in acqua tiepida eliquore all’anice.Ridurre in piccoli pezzi ilcioccolato, le noci e le man-dorle, precedentemente to-state in forno per eliminar-ne la pellicola superficiale.In un recipiente mettere lafarina setacciata, i fichi conil liquido di cottura, lo zuc-chero e il miele, l’olio, ilcaffè, la scorza grattugiatadi un’arancia, i canditi, ilcioccolato e il resto dellafrutta secca.Spolverare di cannella inpolvere e di noce moscata.Amalgamare con cura fino aottenere un impasto omo-geneo. Porre della carta daforno su una teglia, versareil composto, pareggiare ebagnare con un filo di olio.Cuocere in forno, preriscal-dato alla temperatura di180 gradi, per circa 40 mi-nuti, fino a quando il dolcesarà asciutto. Far freddare,sformare e spolverare conzucchero a velo.

I FICHI SECCHI

Sono ricchi di zuccheri, cal-cio, minerali essenziali perle nostre ossa, di ferro, uti-le per le persone anemiche;posseggono un buon conte-nuto di potassio, magne-sio, fosforo e hanno vitami-ne A e B. In quanto ai valorienergetici, forniscono 260calorie.I fichi secchi, tenuti in am-mollo per alcune ore, semangiati in numero di quat-tro o cinque, bevendoci so-pra molta acqua, sono otti-mi lassativi; se cotti, sipossono ottenere tisanecontro le infiammazioni del-le vie respiratorie. Pare cheabbiano anche sostanzeantitumorali.

LE COTOLETTE

Io le preparo così: le immer-go nell’uovo, poi nel panegrattugiato, battendole dauna parte e dall’altra perfar aderire bene il pane epoi di nuovo nell’uovo bat-tuto condito con sale e unfilo d’olio.Al pane grattugiato si pos-sono aggiungere il formag-gio grattugiato e qualchesapore dell’orto, come lamenta, l’aglio, la salvia, ilrosmarino.Se cotte a fuoco lento e co-perte, vengono più morbi-de; il pane grattugiato siafresco.Molti gradiscono l’impana-tura all’inglese, il cui proce-dimento richiede che la fet-tina venga prima passata

nella farina, poi nell’uovobattuto con l’aggiunta di uncucchiaio d’acqua e poi nelpane grattugiato. In tal mo-do si forma una crosticinagradita a molti.

«GATEAU» DI PATATE

INGREDIENTI 1 Kg di pa-tate • 120 g di prosciuttocotto • 100 g di parmigia-no reggiano grattugiato •100 g di mozzarella • 6pezzetti di burro • 2 uova •noce moscata • 2 cucchiaidi pane grattugiato.

PREPARAZIONE Lavate epoi lessate in acqua salatale patate. Quando sarannocotte, scolatele e sbucciate-le. Schiacciatele al passa-verdure e, in una capace ter-rina, incorporatele alle uovaben battute, a 50 g di par-migiano e alla noce mosca-ta. In ultimo, aggiungete ilprosciutto tagliato a pezzet-ti. Imburrate con pochissimoburro una pirofila e cospar-gete di pangrattato. Calatemetà del composto cheguarnirete con la mozzarel-la, spolverando infine diparmigiano. Terminate conl’altra metà di patate checospargerete prima di par-migiano e poi, ancora, dipoco pangrattato. Rigatecon una forchetta la superfi-cie della torta e distribuitevisopra i restanti pezzetti diburro. Cucinate a 180° per iprimi 20 minuti e a 200° peri successivi 15 minuti. La-sciate intiepidire e servitecome piatto di mezzo.

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Ricette e consigli della nonnaDALLE CASE GUANELLIANE

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SuorGEMMA

GIORDANINata a Buglio

in Monte (Sondrio) il 17 ottobre 1925.

Si è consacrata al Signore

tra le Figlie di S. Mariadella Provvidenza il 21 giugno 1947.

Ha svolto la sua attivitànelle Case di Ceglie

Messapica, Canonica di Cuveglio, Barzio, S. Paolo d’Argon,Polaggia, Cremia,

Caslino, RoncoBriantino, Gozzano,

Trecenta, Stimianico,Barzio.

È deceduta nella Casa di Albese «S. Chiara»

il 24 giugno 2015.In attesa

della risurrezione,riposa nel cimitero di Buglio in Monte, suo paese natale.

Un messaggio per noi

Suor Gemma ha scopertola bellezza di dedicare lapropria vita a Cristo nelservizio ai fratelli fin dal-la sua giovinezza e si èsforzata di servirlo confedeltà e purezza di cuoreil tutto il percorso dellasua vita. Superando condeterminatezza le diffi-coltà poste alla sua sceltadi vita consacrata, entrònella congregazione delleFiglie di S. Maria dellaProvvidenza il 21 giugno1947 all’età di 22 anni.Compì la sua formazionereligiosa nella Casa Ma-dre di Lora Como e fecela professione religiosa il21 giugno del 1947. Dopola professione religiosa lefu assegnata la missionedelle Scuole d’infanziaper aver cura dei bimbi ecosì si pose con amore alservizio dei piccoli, ve-dendo in essi l’immaginedel Signore. Portò avantiquesta missione fino al-l’esaurimento delle sueforze ed energie.Trascorse i suoi ultimianni nelle Case guanellia-ne, vivendo accanto allepersone anziane e donan-do loro attenzione e tene-rezza, pane e Signore.Suor Gemma non avevauna struttura fisica robu-sta, era piuttosto esile econ una salute delicata,ma possedeva un caratte-re tenace (quello che vo-leva raggiungeva: deside-rava andare in Terra San-ta e ha potuto partecipa-re al pellegrinaggio dellaCongregazione del 24-28settembre 2013!).Si può dire che ha tra-

NELLA CASA DEL PADREscorso la sua vita operan-do a contatto coi bimbi,in quel meravigliosomondo di innocenza, disemplicità, di fantasia. Acontatto con i bambini,ha dovuto immedesimar-si nei loro piccoli proble-mi per aiutarli a risolver-li, condividendo le lorogioie e le loro paure. Dinecessità ha dovuto prati-care la virtù della sempli-cità, della concretezza,dell’attenzione amorosaalle loro fragilità, per te-nere sempre alto il ruolodi persona amica che so-stiene e dà sicurezza. Haoperato così per l’evange-lizzazione dei piccoli,contribuendo all’avventoe alla diffusione del Re-gno di Dio.Suor Gemma, dopo unavita lunga (novant’anniquasi!) vissuta nella pre-ghiera, nell’amore a GesùEucarestia, ai Santi di ca-sa nostra, a san Giuseppee alla Madonna (quandonon la si trovava era inchiesa con il rosario inmano...), nel sacrificiodel servizio si è spenta se-renamente il 24 giugno2015 nella Casa di SantaChiara di Albese, Como.Noi ora ci rivolgiamo alei perché implori da Dioper la sua amata Congre-gazione numerose e santevocazioni.

v v v

Sei stata brava, cara so-rella! Hai scelto la stradapiù bella!Hai lasciato tutti e tuttele cose care che ti stava-no attorno per andare aservire i più bisognosi delmondo. Hai lasciato ami-ci e parenti per dare aiu-

to e gioia anche ai bam-bini, agli innocenti. Sonocerta che questa tua deci-sione è stata per te unavera vocazione.Si diceva che avessi un fi-danzato, e che lo avessiallontanato per amare so-lo Gesù, quel Gesù che hatanto sofferto per tuttinoi. Per lui hai lasciato latua famiglia e i tuoi geni-tori, e anche noi.Ricordo il giorno in cuisei entrata in convento.Quella sera in casa sonoentrati gioia e dolore in-sieme. Tutti in silenzio;nessuno voleva parlaredell’avvenimento.Il giorno della tua Profes-sione ho pianto per tuttala durata della celebra-zione, ma tu eri raggian-te. Pensai anch’io di la-sciare tutto e prendere lastessa strada, ma non èstata un’idea coltivata alungo e a diciannove annimi sono sposata.La tua prima tappa fu aCeglie; sembravi in capoal mondo, e anche nel bi-sogno. Quando stavo persposarmi avrei voluto ve-nire a trovarti, ma papànon me lo permise. A Ce-glie e in ogni altro paesedove sei stata finivi sem-pre in una casa in costru-zione, ma nonostante lafatica accettavi tutto conpazienza, per obbedienzae in nome di Gesù.Quanti posti hai cambia-to! Quanta gente hai co-nosciuto! E da tutti seistata sempre ben voluta.Ora che hai raggiunto ilParadiso, continua a pen-sare a noi e a intercedereper noi.

La sorella di suor Gemma

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don Pietro Maniero, con-fratello guanelliano e cap-pellano della Casa, pre-senti le consorelle dellacomunità, gli amici con-sueti che lei ogni giornoincontrava.Mercoledì 8 luglio, nellachiesa arcipretale di Ber-gantino, sono stati cele-brati i riti esequiali presie-duti dal cappellano donPietro Maniero con la par-tecipazione dell’arcipretedi Bergantino don NicolaAlbertin e don Fabio Fi-notello, il quale nell’ome-lia ha dato conferma dellafede e dell’amore di suorGiannina per i bimbi eper gli anziani. Don Fabioha ricevuto grande inse-gnamento da suor Gianni-na e ha espresso la sua ri-conoscenza per il bene ri-cevuto dalla religiosa, chel’ha sempre accompagna-to sia nella fanciullezza,sia nella preparazione alsuo sacerdozio senza aver-lo mai dimenticato.Più che un’omelia, donFabio ha voluto offrire lasua personale testimo-nianza degli anni trascor-si con la religiosa nella co-munità della profondacampagna del delta e il ri-cordo della grande bontàvissuta da suor Gianninaa Grillara-Marchiona.Ora la salma di suor Gian-nina Negri riposa nel ci-mitero di Bergantino, inattesa della resurrezione.Mons. Vescovo, con lette-ra del Delegato per la VitaConsacrata, ha fatto giun-gere la sua partecipazioneal dolore per la morte del-la cara religiosa alle suoredella Comunità di Trecen-ta, all’intera Congregazio-ne delle Figlie di S. Mariadella Provvidenza, ai fa-migliari tutti e ha assicu-rato la sua preghiera disuffragio e quelle delleconsacrate e dei consacra-ti della Diocesi per suorGiannina.

A.G.

La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201590

Un messaggio per noi

È nata a S. Pietro Polesinedi Castelnovo Bariano il10 ottobre 1926 da una fa-miglia profondamente cri-stiana.Nella prima metà del se-colo scorso, S. Pietro Po-lesine era un paese feliceper la vita cristiana e perle numerose vocazioni alsacerdozio e alla vita reli-

ne e dal 1958 al 1959 a Li-pomo. Dal 1959 al 1967 aLoreto, Roma, Fratta Po-lesine, per approdare nel1979 a Grillara-Marchio-na fino al 1996. Gli annidi Grillana-Marchiona se-gnano quelli della maturi-tà di suor Giannina equelli della sua attitudinea vivere profondamente lavita religiosa, l’impegnoapostolico, la dedizionealle anime.Il parroco mons. Nazzare-no Merlo afferma di lei:«Era la perfetta educatrice,la ottima religiosa, la vergi-ne prudente che sapeva te-nere in mano la lampadaaccesa della donna sag-gia».Dopo una parentesi di cir-ca tre anni, la ritroviamoa Boccasette, nel profon-do Delta del Po, tra la gen-te che assomiglia tanto aquella del paese natio. Do-po questo periodo è tra-sferita a Fratta Polesinedove, per circa tredici an-ni, sarà guida, mamma enonna di tante ospiti biso-gnose di affetto, di una ca-rezza e di attenzione.Nel maggio del 2012 giun-ge il momento di ammai-nare le vele, Trecenta se-gnerà la stagione della ri-conciliazione con il tempoe a Casa S. Antonio trove-rà spazio per la preghierae qualche breve momentoper consolare incoraggia-re e attendere... lo Sposo.Il Signore Gesù l’ha prepa-rata per condurla alle nozzeeterne domenica 5 luglio2015, a coronamento deisuoi 70 anni di vita a servi-zio nelle varie Case che ilsuo Fondatore innalzò.Come Figlia di S. Mariadella Provvidenza finiva lasua giornata terrena cir-condata dall’affetto delleconsorelle e di quanti lehanno voluto bene.Martedì 7 luglio in CasaS. Antonio si è voluta ri-cordare con la S. Messadelle ore 7.00 celebrata da

SuorGIANNINA NEGRI

Nata a CastelnovoBariano (Rovigo) il 10 ottobre 1926.

Si è consacrata al Signore

tra le Figlie di S. Maria della Provvidenza il 21 giugno 1948.

Ha svolto la sua attivitànelle Case di Como,Contarina, LuragoMarinone, Lipomo,

Loreto, Roma, Fratta Polesine,

Grillara-Marchiona,Boccasette, FrattaPolesine, Trecenta.

È deceduta nella Casa di Trecenta

«Sant’Antonio» il 5 luglio 2015.

In attesa della risurrezione,riposa nel cimitero

di Bergantino (Rovigo).

giosa donate alla Chiesa.Al fonte battesimale levenne dato il nome di Re-nata. Il clima politico e laguerra non intaccarono labuona gente del paese e«Renata» poté vivere lasua fanciullezza serena-mente e crescere in virtù,impegnata in famiglia, inparrocchia e nell’AzioneCattolica. Nel 1940 arrivòin parrocchia don Cipria-no Dondolin, un prete digrande virtù e con unaforte preparazione sacer-dotale, amante della vitabuona del Vangelo e dellacultura.Aveva 19 anni Renata Ne-gri quando entrava nel-l’Istituto delle Figlie diS. Maria della DivinaProvvidenza fondata dasan Luigi Guanella; lascelta matura della futurasuor Giannina trovavaconsistenza e appoggionella sua famiglia: era il26 dicembre 1945 festadel santo patrono StefanoProtomartire.Il 21 giugno 1948 RenataNegri emetteva i primi vo-ti e assumeva il nome disuor Giannina, come co-ronamento degli anni dipostulandato e di novizia-to. Il 21 giugno 1953 conla professione dei voti per-petui diveniva suora persempre.La sua scheda personaleannota che il 21 giugno1973 ha in seguito festeg-giato il suo 25o di profes-sione e nel giugno del1998 ha celebrato il 50o divita religiosa.Negli anni della formazio-ne conseguì il titolo di As-sistente Educatrice, validoper operare sia tra i bam-bini, sia tra i disabili. Co-mo è stata la sua primaobbedienza, dal 1949 al1952, quando veniva in-viata a Contarina (dal1952 al 1958): è stato perlei un ritorno nel suo Po-lesine. Nel 1958 veniva de-stinata a Lugano Marino-

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015

SuorELIA CACCIOTTI

Nata a CarpinetoRomano (Roma) l’8 maggio 1933.Si è consacrata

al Signore tra le Figlie di S. Maria

della Provvidenza il 6 gennaio 1960.

Ha lavorato nelle Casedi Como-Lora, Saronno«S. Agnese», Lipomo e

Roma «S. Pio X».È deceduta

a Roma «S. Pio X» l’8 luglio 2015.

In attesa della risurrezione,riposa nel cimitero

di Carpineto Romano (Roma).

Un messaggio per noi

Carissima suor Elia,è giunto il momento disalutarci e questo fa do-lere i nostri sentimentifraterni, ma ci conforta ilpensarti ormai semprevicina anche se in un’al-tra dimensione.Questo tuo funerale sem-bra una festa di nozze: iltappeto rosso sotto la ba-ra, l’arazzo della Madon-na della Provvidenza inevidenza, i fiori bianchiintorno a te e tutto que-sto nell’antica e bella Ba-

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silica di San PancrazioMartire, la nostra parroc-chia. La portineria di S.Pio X è attaccata alla par-rocchia e per te era facileentrare per un saluto aGesù Eucaristia, alla Ma-donna del Carmelo e aglialtri Santi carmelitani.Non solo, ma per tantianni hai insegnato cate-chismo ai bambini di Pri-ma Comunione e qualchemamma ti ricorda anco-ra con stima e ricono-scenza.Il Signore ti ha chiamataa sé proprio nella Nove-na della Madonna delCarmine e questo è moti-vo di gioia per noi che tipensiamo da lei favorita,in quanto portavi il suoscapolare.Sei vissuta a lungo nellanostra comunità di S. PioX, custode di una parteimportante della Casa.Dedita all’accoglienza del -le persone e al centrali-no, hai svolto il tuo com-pito con energia e condedizione assoluta.Ormai eri una istituzio-ne, perché sapevi relazio-narti con quanti frequen-tavano la Casa; conosceviil nome di tutte le signo-re ospiti ed era per teuna gioia fare attraversoil microfono centrale gliauguri ad ogni onomasti-co o evento eccezionale.Con canti, poesie, pensie-ri spirituali...Questi poi!Avevi preso a cuore il tuocompito di catechistadelle ospiti, per cui lapreghiera mattutina, ilpensiero spirituale delgiorno, gli avvenimentiecclesiali, parrocchiali odi congregazione eranomotivo per te di comuni-care con loro e di spro-narle e incoraggiarle asentirsi parte viva dellaChiesa e della FamigliaGuanelliana.Anche in comunità erimolto attenta alle feste di

compleanno oppure ono-mastiche delle superioree delle sorelle; non man-cavi mai di ravvivare lacelebrazione con i tuoiinterventi poetici e spiri-tuali, anche cantando dasola le cose belle che vo-levi comunicarci.Qualche volta potevi dar-ci l’idea di essere inva-dente, ma eravamo certeche tutto venisse dallatua grandezza di cuore,dato che il Signore ti hafatta grande e all’esternoe all’interno.Infatti il parroco, p. Er-nest Zielonka, ti ha com-presa subito e ha elogiatola tua profonda umanità,la tua sincerità nella vo-cazione religiosa, la tuapreghiera continua, latua umiltà che ti facevaaccettare senza drammi irilievi e le tensioni chepotevano crearsi.Pensiamo che in Paradi-so pure ti sarà dato dicontinuare la tua missio-ne evangelizzatrice e ciaiuterai ancora con latua intercessione a viveresempre più chiaramentela nostra vocazione.Prima di lasciarci, voglia-mo salutarti ancora conle parole che scrisse – inoccasione del tuo giubi-leo d’oro di Professionereligiosa – tuo fratelloPietro, professore di ma-tematica, che si dilettavain poesie.

Alfa e omega

50 anni con la lampadaaccesa

aspettando lo SposoAlfa e Omega della Vita.Una Donna in festa,sposa dell’Infinito.Quanti sogni,quante preghiere,quanto Amoretutto senza ritorno,qualche lacrimanella solitudine:è la santità!

Incurante delle sue,ha asciugatotante lacrime,tante gioie ha condivisoproponendosia servizio degli altri!

Grazie, Dio,grazie per avermi

chiamatae condotta per mano,la lampada piena di olio,spettando lo Sposofino ad oggiprecedutada san Luigi Guanella,da suor Chiarae da tante sorelle,pietre miliaridel nostro cammino.Il mio ultimo giornonessuno lo sa,Tu, o Dio, sii a me vicino,chiudi gli occhidolcemente,aprendoli alla Vita!Grazie anchealla tua e mia Madreper avermi custoditae dato tanta forza,dimentica di me,gli altri ho servitocustode del Fuoco Sacro!Con l’olio nella lampada,Dio con me,incontro allo SposoAlfa e Omega: la Santità!

E tuo fratello è stato pro-feta: hai avuto una bre-vissima agonia, vissutanelle serenità, accompa-gnata dalle sorelle che tiassistevano con cura epregavano per te e conte.Sei volata nelle bracciadi Dio al suono dolce efamiliare della preghieradella coroncina della Di-vina Misericordia.Erano le 4.30 del merco-ledì 8 luglio 2015. Unitein Dio.

Le Sorelledella comunità

di S. Pio X

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per Dio e per il prossimo.In questi ultimi anni dimeritato riposo per l’etàavanzata (104 anni!) eper le forze che le veniva-no a mancare, si è dedi-cata completamente allapreghiera continua e fer-vorosa, infatti aveva sem-pre tra le dita la coronadel santo rosario.Grazie, suor Caterina,per tutto il bene compiu-to in questi molti anni!Nella certezza che ora vi-vi con Dio buono e mise-ricordioso chiedi per tut-ti noi il dono della fedel-tà incondizionata e ottie-ni alla Chiesa e in parti-colare alla nostra Con-gregazione cuori genero-si che sappiano risponde-re all’invito del Signorecome hai risposto tu,cuori generosi che renda-no credibile il messaggiodi amore di Gesù, tra-smesso ai fratelli secon-do il carisma del nostroamato fondatore san Lui-gi Guanella, di cui devo-tamente ricordiamo ilcentenario della sua mor-te. Addio, suor Caterina,e ricordati di tutte noi.

Le Suoredella Comunità

di S. Maria, Lora

La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201592

Un messaggio per noi

Il giorno 22 luglio la no-stra carissima suor Cate-rina Giordani ci ha la-sciato per una vita piùbella ed eterna. Ci ha la-sciato per l’incontro defi-

SuorCATERINAGIORDANINata a Buglio

in Monte (Sondrio) l’8 dicembre 1910.

Si è consacrata al Signore

tra le Figlie di S. Mariadella Provvidenza il 21 giugno 1935.

Ha svolto la sua attivitànelle Case di Saronno

«S. Anna», Roma «S. Maria della

Provvidenza», Sirta,Saronno «S. Agnese»,Milano, Como-Lora,

Berbenno. È ritornata in Casa

Madre dove pertantissimi anni

è stata in portineria. Dal 2008 era a riposo.

È deceduta in CasaMadre di Como-Lora

il 22 luglio 2015.In attesa

della risurrezione,riposa nel cimitero di Albese (Como).

nitivo con il suo Signoreche ha servito con fedel-tà, umiltà e disponibilitàal suo divino volere.Suor Caterina ha svoltola sua attività in diversecase come assistente del-la gioventù. L’ultimo ser-vizio, ormai già in là congli anni, l’ha prestato inCasa Madre, a Lora, co-me addetta alla portine-ria.Era una suora guanellia-na esemplare, nel verosenso del termine, di pro-fonda preghiera e di mol-to sacrificio. Amava tuttisenza distinzione, acco-glieva con dolcezza qual-siasi persona che le si av-vicinava per informazio-ni o per aiuto. In tanti laricordano per la sua gen-tilezza e delicatezzad’animo. Per tutti avevasempre una buona paro-la e mostrava interesseper la loro salute, per laloro vita. Si rammaricavaquando non riusciva asoddisfare i bisogni al-trui. Era sempre piacevo-le incontrarla anche peril suo sorriso: quanto be-ne faceva riceverlo! At-tenta a chi entrava edusciva dalla Casa, svolge-va il suo servizio congrande senso di respon-sabilità e con tanta carità

Ricordiamo allevostre preghiere i familiari dellenostre Consorelle:

◆ Sig. Justo, papàdella noviziaNatalia Roman.

◆ Sig.ra Concetta,sorella di suorIolanda Granato.

◆ Sig. Luigi,fratello di suor TeresinaPetrucci.

◆ Sig.ra Idalina,mamma di suor IreneGimenez Lobos.

◆ Sig.ra Eleonora,sorella di suor MariaSimeone.

◆ Sig. Remo,cognato di suor MariaTommaseo.

◆ Sig.ra Anna,mamma di suor SalvinaFedele.

◆ Sig. Nicolai, papà di suorStefania Lungu.

◆ Sig.ra Elvira,sorella di suorInes Capriotti.

◆ Sig. Josif, fratellodi suor Caterinae suor LenutaCochior.

Alle nostreConsorelle e a tuttii familiari dei caridefunti giunga lavoce del nostroaffetto e lasolidarietà dellanostra preghiera.

v v v

In occasione dellacommemorazionedei fedeli defuntiabbiamo fattocelebrare unaS. Messa disuffragio per loro e per le lettrici elettori defunti deLA VOCE.

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015

Un messaggio per noi

Ciao, suor Carolina.Ci piace salutarti così,perché ti sentiamo anco-ra molto vicina.Grazie per come hai vis-suto gli ultimi tuoi annidi sofferenza, sei stataper noi un esempio.La tua sola preoccupa-zione, piuttosto, il tuo

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SuorCAROLINA VITALE

Nata ad Aprigliano(Cosenza)

il 22 marzo 1922.Si è consacrata

al Signore tra le Figlie di S. Maria

della Provvidenza il 21 giugno 1942.

Ha svolto la sua attivitànelle Scuole

dell’Infanzia di Roma«S. Giuseppe

al Trionfale», Laureanadi Borrello, Gesuiti,

Rende, Cosenza,Alberobello, ancora

Laureana, Ferentino,Lago e di nuovo a Cosenza, Casa

Divina Provvidenza, dove è deceduta il 26 luglio 2015.

In attesa della risurrezione,

riposa nel cimitero diAprigliano (Cosenza).

SuorFRANCA MASSARINata a Ostuni (Brindisi)

l’11 agosto 1924.Si è consacrata

al Signore tra le Figlie di S. Maria

della Provvidenza il 5 gennaio 1950.

Ha svolto la sua attivitànelle Case di Cosenza,

Roma «S. Pio X», Roma «S. Maria della

Provvidenza», Itri«Santuario Madonnadella Civita», Loreto e

ancora Roma «S. Pio X»e Roma «S. Maria

della Provvidenza».È deceduta

il 7 agosto 2015 ad Ostuni, dove era in famiglia per levacanze estive.

In attesa della risurrezione,riposa nel cimitero di Ostuni (Brindisi)

nella tomba di famiglia.

unico desiderio era quel-lo di partecipare – quan-do la tua salute lo per-metteva – alla celebrazio-ne eucaristica domenica-le e aspettavi con ansiaquel giorno desiderosa discendere in cappella, incarrozzina, sebbene mol-to sofferente.Quando venivamo a tro-varti, in camera, ci acco-glievi con un sorriso cosìsincero, così aperto e cor-diale che ci faceva starebene vicino a te. Forse nonricordavi come ci chiama-vamo, però la nostra fi-sionomia era viva dentrodi te e giocavamo a cercaredi farti ricordare i nostrinomi: e tu sorridevi! Inol-tre ci rallegravi con qual-cuna delle tue tantissimepoesie che avevi scrittodurante il corso della tuavita terrena, per ogni cir-costanza dell’anno, perogni avvenimento.Ne riportiamo una e tiringraziamo anche perquesto dono che il Signo-re ti aveva donato:

Passare all’altra riva

Gesù! Passare all’altra rivacon te, dolce sarà...Per questo Signoreti prego non dormire,svegliati, quando per meil momento verrà.Se anche il turbinedei miei peccatiabbattere vorràil mio fragile stelo,il tuo luminoso sguardomi mostri e mi additil’infinito tuo cielo.Il tuo Cuore squarciatosia per me rifugio e riparo.Il nemico non nascondaa me il tuo dolce voltoe della Vergine Mammalo splendente faro.Allora voleròtra le tue braccia,o mio Signore,e per sempre fruiròdel tuo infinito amore!

Con affetto,

le tue consorelle

Un messaggio per noi

Siamo riuniti insieme inquesta celebrazione eu-caristica per ricordare lanostra consorella suorFranca Massari, che il Si-gnore ha chiamato allasua dimora.Sì, suor Franca era pron-ta per l’incontro con lo

Sposo, perché ha vissutoin pienezza la sua vitanel dono a Dio, al servi-zio dei più poveri.Tanti anni è stata in que-sta casa, proponendosicon le sue caratteristichepiù belle: il sorriso chesapeva donare a tutti, labontà d’animo, la pazien-za infinita, la disponibili-tà, la creatività che hamesso a disposizione deibisogni delle consorelle edelle ospiti, riuscendo adinterpretare al meglio lenecessità, sempre conquella finezza e quellaoriginalità che le eranoproprie.Come religiosa ha saputovivere massimamente laconsacrazione, vestendoi panni della sorella acco-gliente, della madre, del-la sorella amica e confi-dente, capace di copriretutto col manto della ca-rità.Desideriamo esprimere asuor Franca la nostragratitudine e il nostro af-fetto a nome di CasaS. Maria e dell’interaCongregazione per tuttoil bene che ha fatto finoall’ultimo giorno dellasua vita terrena, lavoran-do per i poveri, anche at-traverso le sue creazionia favore della Onlus, ilCentro InternazionaleLuce della Provvidenza.Questa vuole essere unagiornata di festa, perchécerti del fatto che lei ènell’abbraccio di Dio Pa-dre e che dal Cielo conti-nuerà a pregare per noi.Grazie, suor Franca, perla tua testimonianza divita, ti ricordiamo con lastessa gioia che ci hai do-nato.

Le consorellee le ospiti

del tuo reparto

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svolto la su attività in di-verse Case come assisten-te dei giovani e dei bimbidella scuola materna. Gliultimi anni di servizio in-vece li ha passati come as-sistente alle persone an-ziane bisognose di aiuto,di comprensione e affetto.In ciascuna di loro infattivedeva la persona adora-bile di Gesù. Le sue paro-le: «Quello che avete fatoal più piccolo dei miei fra-telli l’avete fatto a me»,queste dolci parole di Ge-sù le sono state sempremotivo di grande consola-zione e di ardente deside-rio di Paradiso.Suor Anita è stata sempreun esempio luminoso difedeltà a Cristo, alla Chie-sa, alla Congregazione eagli insegnamenti paternidel nostro fondatore sanLuigi Guanella.Grazie, suor Anita, dellatua presenza in mezzo anoi, presenza avvaloratadalla tua lunga sofferenzache ti ha resa partecipedei dolori e della passionedi nostro Signore Gesù,quel Gesù che in un lonta-no giorno hai scelto di se-guire fino alla fine, nellasperanza di raggiungerloin Paradiso.Suor Anita carissima, tiaffidiamo alla misericor-dia infinita di Dio che lar-gamente perdona e salva etu dal cielo prega per tuttenoi, tue sorelle, che ti ab-biamo voluto bene. Pregaaffinché il Signore ottengaalla Chiesa, e in particola-re alla nostra Congrega-zione, generose e santevocazioni. Prega ancheper i tuoi cari che ti sonostati sempre vicini con illoro affetto affinché, insie-me a loro, possiamo ungiorno contemplare e go-dere come te il volto diDio nella gloria dei beati.

Le suore della comunità

di S. Maria di Lora

La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201594

Un messaggio per noi

Dopo una lunga malattia,all’improvviso suor Anitaci ha lasciato per l’incon-tro definitivo con il suoSignore. Lo ha sempreservito con fedeltà e pienadisponibilità al suo divinovolere, attraverso il servi-zio amoroso ai fratelli piùbisognosi e più deboli del-la società. Suor Anita ha

SuorANITA FERACO

Nata a Trenta (Cosenza)il 12 settembre 1924.

Si è consacrata al Signore

tra le Figlie di S. Maria della Provvidenza il 5 gennaio 1954.

Ha svolto la sua attivitànelle Case di

Conca di Gaeta, Roma «S. Maria»,

Como «S. Marcellina»,Como-Lora, Camnago

Volta, Vigentino,Brusuglio, Milano,Cosenza, Genova,

Lipomo, Como-Lora.È deceduta

in Como-Lora «Casa Madre»

l’11 settembre 2015.In attesa

della risurrezione,riposa nel cimitero di Albese (Como).

v v v

Ricchezza d’animo esemplicità nell’essere so-no state due delle tantecaratteristiche di suorFranca.Nata ad Ostuni il 2 ago-sto 1924, era la secondadi cinque figli di una fa-miglia religiosa che haavuto un compito facilenell’educare ed insegnarei valori che erano già in-trinsechi in suor Franca.Le sorelle ed il fratello ri-cordano della sua voca-zione sin da piccola, co-me pure della sua grandebontà e voglia di aiutareil prossimo; ma è stato ilSignore a sceglierla e aguidarla.Fin da piccola frequenta-va ogni giorno la parroc-chia di Sant’Antonio, ilcui parroco era don Pep-pe Aleo. L’incontro chediede una svolta decisivaalla sua vita fu quellocon don Mario Merlin,guanelliano, venuto adOstuni da Ceglie Messa-pica per supportare donPeppe durante il periododella Quaresima.Attraverso lui suor Fran-ca ha conosciuto la Con-gregazione guanelliana,condividendone poi to-talmente i pensieri e gliinsegnamenti in perfettaempatia con il suo mododi fare e di essere. Quel-l’anno, era il 7 marzo1947, accompagnate dadon Mario Merlin, parti-rono insieme con suorFranca anche altre giova-ni: Anna Legrottaglie,Maddalena Palma e Do-menica Franciosa, tuttedi Ostuni, insieme conaltre tre ragazze di PozzoGuacito; erano dirette aComo, dove fecero primagli anni di Postulato e diNoviziato e poi la Profes-sione religiosa tra le Fi-glie di S. Maria dellaProvvidenza.La missione che l’obbe-

dienza ha assegnato amia sorella non è statafacile. Per ben 68 anni siè occupata delle «sue ra-gazze», cioè di giovanicon disabilità psico-fisi-che. Ad esse donava aiu-to ed assistenza, ma an-che forza e amore, purnella consapevolezza chenon sempre poteva rice-vere da loro un grazie edun sorriso.Ma questa era suor Fran-ca, fedele e concorde agliinsegnamenti di donGuanella, con il pensierosempre rivolto prima aglialtri e poi a se stessa.Amava anche festeggiareed essere festeggiata.Proprio nell’occasionedei suoi 90, lo scorso an-no si è riunita tutta la fa-miglia nella mia villa, perfarle sentire tutto il no-stro affetto. Anche que -st’anno, il 2 agosto, ab-biamo festeggiato i suoi91 anni. In particolarequest’anno, avvertiva ilforte desiderio di veniread Ostuni, infatti nelletelefonate mi ripetevasempre: «Non so se potròvenire per l’ultima voltaad Ostuni», quasi a pre-sagire la morte.Ora, nel dolore del di-stacco terreno dai tuoifamiliari e di coloro chehanno avuto la fortuna diconoscerti, siamo sicuriche ti è stato riservato unposto d’onore, tu che tisei sempre occupata conamore dei «piccoli» delSignore.

Donato Massari

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2015

Un messaggio per noi

«Quelle cose che occhionon vide, né orecchioudì, né mai entrarono incuore di uomo, ciò Dioha preparato per coloroche lo amano!» (1 Cor2, 9).Crediamo che ora o mol-to presto suor TheresaAnn vedrà il suo Amato.Cosa possiamo dire dellasua vita?Terre, come la si chiama-va in famiglia , è nata il 3dicembre 1950 da Lewise Margaret Geheringer aDetroit West. Era la mag-giore di tre figli; Lewie eRick erano i suoi fratelliminori. Da giovane ra-gazza ha conosciuto leFiglie di Santa Maria del-la Provvidenza in una vi-sita – se ricordo bene –che ha fatto con il grup-po Brownie o Girl Scoutalla Casa Madonna dellaProvvidenza Center diNorthville, Michigan.Durante il liceo fece unascommessa con se stessa.Scrisse una lettera sia al-le nostre suore e sia allesue suore insegnanti, del-la Congregazione delCuore Immacolato diMaria: avrebbe scelto laCongregazione religiosada cui avrebbe avuto ri-sposta. E così fu che scel-se noi. Entrò nella nostracomunità di Chicago peril postulandato il 2 feb-braio 1973, fece la suaprima Professione il 15agosto 1975 e la sua Pro-fessione perpetua, in Ita-lia, il 14 agosto 1980.Quest’anno ha celebrato40 anni di vita religiosa.Cosa possiamo dire disuor Theresa Ann e cosapossiamo imparare dallasua vita? Prima di tuttoringraziamo Dio per iltempo che ha vissuto franoi e il servizio reso alpopolo di Dio nell’educa-

zione religiosa catecheti-ca sia normale sia specia-le.Ha vissuto in otto dellenostre comunità, comeleggiamo dallo specchiet-to sotto la sua fotografia.Nelle parrocchie dove haesercitato la sua missio-ne di pastorale, è statal’iniziatrice del program-ma SPAR per l’educazio-ne religiosa speciale peradulti disabili. Tuttavia lamaggior parte di questianni sono stati spesi aVancouver, Canada, (12anni) e Syracuse, NewYork (10 anni).Vivendo con suor There-sa Ann per 7 anni a Syra-cuse ho notato alcune co-se in lei che per noi pos-sono essere di esempio.Innanzitutto il suo sensodell’umorismo. Amavaleggere le barzellette e sipoteva sempre contare sudi lei per una risata! Pareche abbia ereditato que-sto dal padre. A suorTheresa Ann piaceva go-dersi la visione di un belfilm. Nella vita religiosanon si può sempre guar-dare un film dall’inizioalla fine a causa degli im-pegni di preghiera e dilavoro che abbiamo.Quando succedeva di ve-dere solo la fine di unfilm, con una battuta si-stemava la cosa, dicendo:«Bene, ora che ho vistola fine di questo film, tut-to quello che ho bisognodi vedere è l’inizio o l’in-termezzo».Il suo amore per la musi-ca. So che lei e la suamamma cantavano insie-me mentre lavavano ipiatti. Questo forse hacontribuito a svilupparela sua bella voce. Lei miha parlato di due musicalraccontandomene in bre-ve la storia: «Il Fantasmadell’Opera» e «I Misera-bilik». Più avanti li ab-biamo guardati in un vi-deo.

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SuorTHERESA ANNGEHERINGER

Nata a Detroit,Michigan, USA,

il 3 dicembre 1950.Si è consacrata

al Signore tra le Figlie di S. Maria

della Provvidenza il 15 agosto 1975.

Ha svolto la sua attivitànelle Case di Chicago

«St Mary’s», Northville,Vancouver (Canada),

Syracuse N.Y., Chelsea.Era di nuovo a Syracuse

dal 2005 quando nel luglio 2015, a causadella sua salute che si

era aggravata, è andataa Queen of Peace

Retirement Center diLake Zurich, Illinois.

È deceduta il 7 ottobre 2015 a Queen of Peace

Retirement Center di Lake Zurich, Illinois.

In attesa della risurrezione,

riposa nel cimitero diMount St. Joseph, Lake

Zurich, Illinois, USA.

A Siracusa vivevamo inun edificio a due piani: ilnostro convento era alsecondo piano e al primopiano c’era una grandesala per le riunioni chediversi gruppi avrebberochiesto di utilizzare.Quando c’era una riunio-ne in corso al primo pia-no, con la parola e anco-ra di più con l’esempiomi invitava a fare atten-zione ad ogni minimo ru-more che potesse distur-bare. Quindi dovevo fareattenzione a non far fun-zionare la lavatrice e spe-cialmente l’aspirapolvere.Il suo amore per la paro-la stampata. Amava leg-gere, sia i giornali, libri oriviste. Le escursioni allabiblioteca erano regolariper lei.Era silenziosa ma nonschiva e sempre pronta afare un discorso, ad esse-re intervistata o a eserci-tare il ministero straordi-nario della Comunione,quando il sacerdote nonera venuto per la celebra-zione della Messa quoti-diana.Signore, ancora una vol-ta, ti preghiamo di rice-vere i nostri ringrazia-menti per la vita di suorTheresa Ann, per la fami-glia che l’ha nutrita ed al-levata e per il dono dellavocazione religiosa chel’ha messa in grado diservire Te, la Chiesa e lanostra Congregazioneper 40 anni. E così pos-siamo veramente dire:«L’Onnipotente ha fattograndi cose in lei e Santoè il suo nome».

Suor Anna Maria Bilotta

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201596

per la disperazione delnonno, il profumo dei ti-ni quando si faceva il vi-no. Tutti lavori fatti comeuna volta e che non ab-biamo mai più rivisto fa-re in quel modo.E come non ricordare lebiciclettate per andaredalla zia di Bessica, latua mitica bici, le tombo-late, tutti i passerotti chehai accudito e tutti i ver-metti che ci mandavi aprendere per dar loro damangiare. Quante voltelo facciamo ancora ades-so seguendo passo dopopasso i tuoi insegnamen-ti. Per non dimenticarepoi le pennichelle con latesta appoggiata al tavo-lo, il sano bicchiere di vi-no ai pasti, i lavori suicampi, il tifo alle partitedi calcio in tv e le infinitepartite a Canasta in cuiraramente siamo riuscitia vincere!E chi di noi non ha benchiare in mente le tue fi-lastrocche... Se solo dia-mo l’inizio... «E poi sog-giunse», «Din don dan»,«Siur paron siur paron»e quante altre ancora.Sei stata una nonnaesemplare per tutti noi,una super nonna: ci haidonato tanto amore, seisempre stata tanto dispo-nibile e hai sempre avutotanta pazienza con noipiccole e grandi pesti.Ci hai insegnato a essereumili, concreti, ci hai in-segnato che essere arrab-biati non porta a niente,ci hai insegnato a tenerela corona per recitare ilrosario, ci hai insegnatola pazienza, la disponibi-lità, il valore del lavoro, ilvalore della famiglia, del-la solidarietà e che tuttosi può fare con un po’ diolio di gomito e forza divolontà... «sensa tanteparoe».Te ne sei andata in silen-zio, con discrezione, la-sciandoci solo dei bellis-

simi ricordi. Ci piace ri-cordare le lunghe storieche ci raccontavi sullatua vita, durante le guer-re, quando eri piccola ela vita era veramente du-ra. Ci piace ricordare ilcontrasto tra il tuo mododi fare, deciso e «pocheciacoe», ma delicato;semplice e umile, ma in-dipendente... e pur nellatua semplicità, l’enormerispetto che in tutta An-garano suscitava la «Sio-ra Maria»..., insegnanteumile, benevola, ma altempo stesso autorevolee sempre ascoltata.Pensare alla tua vita epensare alla nostra vitacon te ci dà sollievo, ci favedere le cose in modopiù nitido e semplice per-ché, nonna, avevi la forzadelle persone umili, dellepersone vere che dopouna vita di sacrifici rie-scono a trasmetterti laforza di andare avanticon serenità e positività.Non dimenticheremo latua saggezza, quando neimomenti difficili ci dice-vi con parole semplici esenza nessuna ombra dicritica o giudizio, chenella vita bisogna essere«contenti, sereni e sem-pre grati per ciò che giàsi ha» perché, come dice-vi tu, i problemi sono«cose che capitano ai vi-vi».Tu per noi sei un maestroche vuole comunicarcil’essenza del vivere nonattraverso parole compli-cate, ma semplicementecon il tuo atteggiamento,il tuo modo di affrontarele situazioni difficili, distare tra le persone e dicreare sintonia... Sì non-na, tu per noi sei unesempio di vita, di comevogliamo vivere la nostravita! Da te abbiamo im-parato a non giudicare,perché la parola affasci-na, ma è l’esempio quelloche trascina e tu ci hai

trascinato molto. Sappia-mo che la tua vita qui laconsideravi piena e com-piuta, che ne eri soddi-sfatta e che ora desidera-vi il cielo. Figuriamoci,sarai già lì a fare tombo-late e a bere del buonrosso con il nonno, conFerruccio, con Ada, conFranca e con tutti e tantialtri a te cari.Sì sì ok, già ti vediamogirarti a guardare ziaMaria e Arianna, dicendoloro: «ma quante paroezei drio dire?»; ora ti la-sciamo riposare tranquil-la... Anche se ti sei spen-ta serena, recitando iltuo amato rosario, in pie-no stile nonna Maria finoall’ultimo, permettici diversare qualche lacri-ma... sei stata il cardinedella nostra famiglia, unfiore raro che ognuno dinoi porterà nel cuore, seistata la nostra inesauribi-le carica di energia, lanostra pace, la nostramedicina...; per noi dire«vado dalla nonna» èsempre stato come dire«vado a rinvigorirmi».Ognuno di noi ha un mo-tivo per dirti grazie e tusai il perché. Ci sei sem-pre stata per ognuno dinoi, ci hai sempre guar-dati negli occhi comemamma e come nonna ditutti.Nonna, ci manchi giàtantissimo e ti chiedia-mo, da lassù, di starci vi-cina, di aiutarci a portareavanti i tuoi insegnamen-ti, di portare avanti e ditenere unita questa enor-me famiglia che ha avutoinizio con te e che conti-nuerà grazie a te.E con viva l’allegria e ab-basso il Re, il tuo brindi-si per eccellenza, ti salu-tiamo e ti portiamo nelcuore! E come dici tu...vanti sempre! ndrio nose poe!Ciao nonna.

CaraNONNA MARIA,

non è facile riassumerein poche righe oltre unsecolo di vita.Non è nemmeno facileconcentrare in poche pa-role quanto ci hai inse-gnato.È un momento difficileper tutti, anche quandoun addio come questorientra nell’ordine natu-rale delle cose e si do-vrebbe essere pronti. Laverità è che non siamomai pronti a dire addioalle persone care chehanno segnato la nostravita, specialmente a quel-le che ci hanno dato tan-to.I ricordi che ci hai lascia-to, rimangono impressinelle nostre menti e neinostri cuori: le fette dipane con il burro fattocon la bottiglia tonda, lapasta fatta in casa con ilmattarello a una velocitàsupersonica, i profumidella vecchia casa e deltabacco del nonno, ilprofumo del fieno in cuici divertivamo a saltare

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La Congregazionedelle Figlie di S. Maria

della DivinaProvvidenza,

Opera femminileDon Guanella,si può aiutare in tanti modi:

con la preghieracon le offerte

col far conoscere l’Istituzione

a persone buonee benefiche

le quali possano cooperare

al bene che compie.

Come si può aiutarel’Opera Femminile Don Guanella

L’Istituto è ENTE GIURIDICO(R.D. 29 Luglio 1937, n. 1663, registrato alla Cortedei Conti il 21-9-1937 al Registro n. 389, foglio 88);

può quindi ricevere:DONAZIONI E LASCITI TESTAMENTARI

Per evitare possibili contestazioni si consiglia:

• Per le DONAZIONI di denaro o di beni mobili e immobili: rivolgersi direttamente alla Curia Generalizia della CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 ROMA Tel. 06.5882082 - Fax 06.5816392

• Per i TESTAMENTI: se trattasi di LEGATI si può usare la seguente formula:

«Lascio alla Congregazione delle Figlie di S. Mariadella Divina Provvidenza - Opere Femminili Don Luigi Guanella

a titolo di LEGATO, la somma di € ........................................ o l’immobile oppure gli immobili ............................................ siti in Via .........................................................................................................».

• Se si vuole nominare la Congregazione EREDE UNIVERSALE, scrivere: «Annullando ogni mia precedente disposizione, nomino mio erede universale la CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA - OPERE FEMMINILI DON LUIGI GUANELLA».

N.B. Si consiglia che il testamento venga depositato presso un notaio di loro fiducia.

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Signore Gesù Cristo,tu ci hai insegnato a essere misericordiosicome il Padre celeste,e ci hai detto che chi vede te vede lui.Mostraci il tuo volto e saremo salvi.

Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteodalla schiavitù del denaro;l’adultera e la Maddalena dal porre la felicitàsolo in una creatura;fece piangere Pietro dopo il tradimento,e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.

Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a séla parola che dicesti alla samaritana:Se tu conoscessi il dono di Dio!

Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,del Dio che manifesta la sua onnipotenzasoprattutto con il perdono e la misericordia:fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di te,suo Signore, risorto e nella gloria.

Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essirivestiti di debolezzaper sentire giusta compassione per quelliche sono nell’ignoranza e nell’errore;fa’ che chiunque si accosti a uno di lorosi senta atteso, amato e perdonato da Dio.

Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzioneperché il Giubileo della Misericordiasia un anno di grazia del Signore e la sua Chiesacon rinnovato entusiasmo possa portare ai poveriil lieto messaggio,proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertàe ai ciechi restituire la vista.

Lo chiediamo per intercessionedi Maria Madre della Misericordiaa te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santoper tutti i secoli dei secoli.

Amen.

PREGHIERA DI PAPA FRANCESCOPER IL GIUBILEO