La mente che mente - FAMIGLIA FIDEUS · Osho è il nome di questo moderno Maestro di Vita che torna...

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OshoLA MENTE CHE MENTECommenti al Dhammapada di Gautama il Buddha

Feltrinelli

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A cura di Swami Anand Videha

© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano

Prima edizione nella collana “Universale EconomicaOriente” aprile 2006

ISBN edizione cartacea: 9788807819087

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PrefazioneBuddha: un uomo libero e felice

Gautama il Buddha non predicò una religione, néinsegnò una filosofia intesa come sistema di pensiero. Ciòche fece fu molto più semplice e, al tempo stesso,estremamente più complesso: diede all’umanità una praticain grado di liberare dall’infelicità che parecontraddistinguere il nostro esistere, spiegando al tempostesso i motivi di tale infelicità e i meccanismi che lareiterano nel tempo e la tramandano di generazione ingenerazione.

A causa di una certa malformazione mentale,l’Occidente ha recepito il messaggio del Buddha in manieradistorta, sfigurandolo, vuoi perché radicato in valori diversi,vuoi perché incapace di uscire da abitudini mentaliacquisite, vuoi perché immerso in quella ignoranza di cuiBuddha parla, e alla quale egli riconduce l’esistenza e ilgenerarsi di qualsiasi male.

Buddha si limita a osservare l’evidenza dei fatti: tuttociò che esiste, se considerato in base alle apparenzeesteriori, è intaccato dall’illusione. Essa si manifesta agliuomini come transitorietà: anicca, il cui significato è “nientedura”, tutto è impermanente, e pertanto là dove si insiste ausare nomi e a parlare di “essere” sarebbe molto piùcorretto parlare di “divenire”; se non lo si fa, ci si abitua eci si identifica con qualcosa che non esiste e che ci porteràinevitabilmente a soffrire ogni volta che la vita afferma sestessa per ciò che è. E la verità è questa: tutto scorre, la

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vita è un fluire, ogni cosa muta incessantemente – la vitadiviene morte, la morte diventa vita – voler fissare in quelflusso una solida dimora significa porgere il fianco a unasofferenza immane, inevitabilmente, ovvia, evidente.

Intellettualmente è facile capirlo, oggi, visto che lafisica moderna è giunta alle stesse conclusioni: la materianon ha alcun “mattone” fondamentale, di fatto essa è solo unmodo di essere dello Spazio, la cui esistenza, il cuisignificato è ancora tutto da stabilire.

Per ignoranza, tuttavia, da un punto di vistaesistenziale, noi insistiamo nel voler essere un io, e questosignifica appunto voler fissare una dimora stabile in quelfluire; ecco perché la nostra vita è sofferenza: dukkha, unsenso di imperfezione e di incompletezza che ciaccompagna, poiché sentiamo di essere “separati dall’amatoe legati a qualcosa che non amiamo”. Ed ecco il susseguirsidi frustrazioni, di angosce, di traumi, prodotti da unapersistente ricerca di completezza e di felicità nelladirezione sbagliata, in quanto crediamo che qualcosa diesterno a noi dovrebbe, potrebbe finalmente acquietarci,renderci felici.

Il sommarsi di sofferenze, l’esperienza del dolore,incitano a ricercare altrove, dando al tempo stesso unalucida e chiara coscienza di tale e tanta illusorietà. Se non siconosce una via d’uscita, tale stato diventa patologico: siprecipita in una coazione a ripetere che spinge a ricercareesperienze che confermino i presupposti su cui fondiamo lanostra vita, autocreando così ciò che temiamomaggiormente. Infatti, proiettando un futuro fatto dinegazioni e paure, in funzione di un passato in cui abbiamovissuto nell’insoddisfazione, di certo “ciò che pensiamo” siavvererà! Ecco quindi la prima evidenza su cui Buddhamette l’accento: “Siamo ciò che pensiamo...”.

È a questo punto che il Buddha, le sue intuizioni e il suoesercizio della consapevolezza risultano preziosi. Perquesto motivo, licenziare la sua analisi della vita e deimeccanismi della mente come “estremo pessimismo” èfuorviante: significa essersi fermati alla superficie di quello

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che Buddha dice e intende trasmettere, ma è proprio questoche è accaduto, e che spesso si tende ancora a fare.

In realtà, una volta messa a fuoco l’evidenza dei fattidella vita, proprio ponendo l’accento sull’esperienza disofferenza che la negazione di una certa Legge Universaleimplica, facendo leva sul fallimento che accompagna il volercogliere il frutto della vita nel mondo esteriore, Buddhainvita a cambiare rotta, a rivolgersi a se stessi per ricercarein sé – e oltre il sé che crediamo di essere – quell’elementoimmutabile, o “radice” delle cose che, egli dice, esiste ed èraggiungibile: “In verità esiste un nonnato, non-causato,noncreato, non-formato. Se non vi fosse, non sarebbepossibile in questo mondo l’emergere di un nato, di uncausato, di un creato, di un formato. Ma dal momento cheesiste un non-nato, non-causato, non-creato, non-formato, èpossibile sfuggire da questo mondo di nati, causati, creati,formati”.

Certo, tutto questo deve essere sperimentato, occorrecioè ricercare in prima persona, occorre uscire da quelsonno della coscienza che contraddistingue il viverecomunemente inteso; e ciascuno lo dovrà fare in primapersona, nessuno potrà farlo per un altro, non potrà maidiventare un patrimonio culturale, geneticamentetrasmesso. E Buddha ammonisce: “Non fidatevi mai diun’opinione per il solo fatto che l’avete udita esprimerespesso e vi è familiare. Non fidatevi neppure di una qualsiasitradizione. Ciò che è vecchio non è necessariamente vero.Né è necessariamente vero ciò che è nuovo... ciò che a voipiù sta a cuore sono i risultati pratici della filosofia, i suoieffetti positivi o negativi sulla vostra vita quotidiana. Per cuisappiate che la felicità deriva dalla comprensione dellaverità e l’infelicità dalla sua mancata comprensione”.

L’intero messaggio di Buddha converge pertanto su ununico punto: meditare, e cioè esercitare costantementel’attenzione cosciente, distaccata, imparziale, rispetto aqualsiasi cosa ci si pari di fronte. Osservare, osservare,osservare... il corpo e i suoi meccanismi, la mente e il suoflusso di pensieri, le emozioni e le loro implicazioni, in

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questo modo si arriverà a vedere il mondo per ciò che è,senza sovrapporgli più i propri condizionamenti, i propripregiudizi, le proprie divisioni, le proprie aspettative.

In questo modo si vedrà anche quanto si è condizionati,e al tempo stesso si attuerà un progressivodecondizionamento, che sarà accompagnato da un semprepiù intenso acquietamento interiore. In quella quieteesploderà la percezione di ciò che noi siamo veramente, e inquella realizzazione si ha liberazione.

Una liberazione che è, essenzialmente, “libertà da sestessi”: anatta, poiché lungo il cammino si vedrà di nonessere questo, di non essere quello, di non essere nulla didefinibile come un “io”... a quel punto, lungi dal finire, la vitasi schiuderà a una pienezza inimmaginabile, ma proprioperché quella pienezza è legata a un “morire” in quantoego, non è così semplice conseguirla, e l’intero nostrocostrutto mentale pone freni, dubbi, privilegiando qualsiasicomprensione mentale, qualsiasi illusione, a quel balzoquantico, o salto di qualità, che porta a esistere in quantopura e semplice consapevolezza: uno specchio limpido che silimita a riflettere l’esistenza per ciò che è.

Buddha ne era consapevole, infatti, allorché giunse allapropria liberazione, prima di predicare la Legge, ebbe fortidubbi: “La Legge è troppo in contrasto con la forza ostinatae invadente dell’illusione. Un mondo come questo, cosìprigioniero dell’attaccamento, così avido e aggressivo, ha gliocchi troppo coperti di polvere per poter afferrare la veritàda cui si nasconde”. Solo grazie all’insistenza delle divinità,discese dal cielo per implorarlo, il Buddha provòcompassione e acconsentì a “girare la ruota del Dharma”.

Può sembrare strano, ma la nostra epoca si trova aquello stesso punto: è la nostra identificazione con un io,convinto di essere in lotta contro il mondo intero, chescatena oggi come sempre illusioni e dunque sofferenza, conla sola differenza che nell’epoca contemporanea tutto è piùvertiginoso, tutto è più macroscopico, poiché è giocato atutto campo, sull’immenso palcoscenico del mondo, e leconseguenze sono forse più nefaste che mai. Da qui,

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paradossalmente, ha origine il sempre più diffuso interesseper Buddha e per ciò che egli ha da dire.

Come ogni grande Maestro di Realtà, anche Gautama ilBuddha è nato postumo: ai suoi tempi già diceva che “ilmondo è in fiamme, la tua casa sta bruciando: non chiederedunque come è il mondo e quale è il suo principio: pensadapprima a salvarti!”. A quell’epoca il mondo era tuttaviaancora tutto da conquistare, ed era difficile cogliere il succodi questa metafora: oggi sembra più facile, risulta qualcosadi ovvio, è evidente di per sé... e non è un caso che semprepiù spesso si senta parlare di meditazione e di ricercainteriore.

Tuttavia, in tanto interessamento, oltre all’anelito ealla sete sincera di trovare una via d’uscita agli affanni, c’ètanta confusione, forse perché ancora esiste la speranza di“farcela”: una sorta di “io speriamo che me la cavi...”, concui ciascuno deve fare i conti, augurandoci che il buon sensonon giunga troppo tardi. Il gioco, infatti, è diventato duro dasostenere, non più per il singolo individuo, non più per unasola razza, ma per l’intero pianeta che ci ospita e che èsempre più oppresso dalla nostra presenza, incapace diappagare il sogno della mente, quel desiderio che maiappaga, ma che sembra non avere mai fine, e che ormai èriflesso in miliardi e miliardi di esseri umani.

Il messaggio di Buddha verrà colto? Sarà risolutivo?Quanto è stato alterato, visto che le sue parole furonotrascritte solo quattro secoli dopo la sua morte? Inoltre,parlano a noi, oppure a un’umanità che esisteva 2500 annifa? Saremo in grado di decantarle, di rispolverarle, di farlenostre, adattandole al contesto in cui viviamo, alla nostraepoca? Diventeranno, o già sono, una nuova fede checonsola?

Sono interrogativi che trovano difficile risposta: è peròvero che il Buddha non diede mai vita a una religione. Difatto, “buddhismo” è un termine occidentale relativamentemoderno sconosciuto nei paesi in cui gli insegnamenti delBuddha si diffusero, e cioè in tutta l’Asia: là si parla di“Dharma del Buddha”, ovvero di “Via del Buddha”... È un

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sentiero che viene additato perché poi ciascuno lo percorrain prima persona, e dunque si tracci il proprio percorso. Equesto sentiero è aperto a tutti, perché chiunque si puòrisvegliare dal sonno della coscienza, e pertanto chiunque èin grado di diventare un buddha.

Su questi presupposti, in seno alla visione originaria,sono nate infinite ramificazioni che nei secoli hannoraggiunto i più remoti confini del mondo, arricchendo lospunto originario dell’esperienza di illuminazione di migliaiadi altri esseri umani. Non è questa la sede per studiare piùapprofonditamente questo ramificarsi del sentiero tracciatodal Buddha (si veda la nota bibliografica), ma qualcosa èimportante dire su un altro Maestro di Realtà che le paroledel Buddha ha fatto proprie, liberandole da quell’inattualitàe dal vecchiume che inevitabilmente accompagna tutto ciòche diviene “religione”, “testo sacro”, “tradizione” ecc.

Osho è il nome di questo moderno Maestro di Vita chetorna ad attualizzare la Via della consapevolezza additatadal Buddha, parlando all’uomo contemporaneo, alla suamente e alla sua psiche. Dunque, un consiglio: i testi quiraccolti possono essere approfonditi leggendo il commentodi Osho al Dhammapada, l’opera in cui vennero raccoltequeste parole di Buddha. Si tratta di uno dei testi più antichidell’intero “Canone pali”, di certo il più conosciuto e il piùstudiato dai buddhisti dei nostri giorni.

L’essenza del messaggio è semplice: conserva sveglia laconsapevolezza, la coscienza vigile, il testimone che è la tuaqualità essenziale, in modo da non farti travolgere dalleillusioni, dai desideri, dai sogni e dalle proiezioni checonducono all’infelicità.

Ma è vitale ricordare il presupposto di Buddha: “Fino aquando non sarai tu a sapere, non saprai mai nulla. Se nonsarai una luce a te stesso, sarai di fatto immerso nelletenebre. La mia verità non potrà mai essere la tua”.

“Buddha è un non credente. Non è un ateo, né è unoche crede, come i preti di tutte le tradizioni: è agnostico, èaperto. Questo è il suo grande dono al mondo: essere apertialla verità.

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“E questo è il suo invito, e anche il mio: viviassolutamente spoglio di sostegni, senza conclusioni, senzaideologia, senza pregiudizi; altrimenti, con ogni probabilità,continuerai a proiettare sul Reale la tua idea. Non vedraimai le cose così come sono, ma solo quello che tu vuoivedere. Creerai una tua realtà personale che saràinevitabilmente falsa. E ricorda: la realtà non deve essereinventata, deve solo essere scoperta, è già presente. E nonè la realtà a essere nascosta, bensì sono i tuoi occhi aessere coperti da strati e strati di polvere.

“Devi semplicemente ripulirti, liberarti da quegli stratidi pensieri, ricordi, sensazioni che formano il complessodella tua mente: devi andare al di là della mente. E Buddhati aiuta a fare proprio questo, ad andare oltre la mente; acapire la mente, perché solo tramite quella comprensione,sarai finalmente libero, giungerai a toccare la felicità e labeatitudine in cui è immersa l’intera esistenza.

“L’uomo non deve essere aiutato a conseguire unadattamento, ad accontentarsi, ad adattarsi a uno stato diminore infelicità, di minore ansia, di minore angoscia.L’uomo ha bisogno di beatitudine, ha bisogno di qualcosa percui vivere, e di qualcosa per cui morire, ma tutto questo nonpuò essere un valore arbitrario, non deve essere unsignificato ipotetico, artificiale. Esiste una dimensione reale,di pienezza e di beatitudine, che si può conseguire: quello èil principio della vera religiosità. Essa si fonda sul tuodesiderio di raggiungere le vette, di giungere alla pienafioritura del tuo potenziale. È una scienza dell’attuazionedel Sé possibile, non solo: quello è il vero destino dell’uomo”(Osho, commenti al Dhammapada), ed è a quel destino cheOsho ha dedicato l’intera esistenza, assommando nuoveintuizioni a quanto il Buddha aveva già donato all’umanità.

La verità, infatti, è questa: solo giungendo alla stessapienezza del Buddha si può essere vettori di quella stessaverità. Pertanto, leggendo il commento di Osho, in cui haritradotto in parole comprensibili all’uomo contemporaneociò che Buddha disse, si comprenderà quale e quantagrandezza ognuno di noi possiede, ma che la mente comune,

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immersa nella sua cacofonica confusione, non riesce acogliere. E a quel punto, si capirà anche come la semplicelettura delle parole di Buddha può risultare fuorviante,perché fatta con una mente abituata alla logica che non puòfare altro se non riportare tutto a se stessa, a quanto le èconosciuto, abbassandolo di livello, sminuendone la portatavitale.

Con Osho e i suoi commenti, diventa pressochéimpossibile farlo: il flusso delle immagini incalza, lemetafore sono attuali, il paradosso evidente, e l’essenza ditanto parlare educa nel senso letterale del termine: faaffiorare quella natura intima e nascosta alla nostra stessapercezione, il cui contatto è l’unico scopo che ha semprespinto coloro giunti in contatto con la verità della vita, o“Legge antica e inamovibile”, a parlare, per comunicare ilvero destino cui ogni essere umano è di fatto chiamato.

Le metafore, con cui ogni Maestro è costretto a vestireil proprio linguaggio, diventano così ciò che esse sono inrealtà: dita che indicano la Luna. La distorsione diventadifficile, non si riesce più a leggere alla lettera: condolcezza e fermezza, ci viene costantemente ricordato cheproprio il nostro attaccamento alla mente impedisce dileggere, rende ciechi, genera una tenebra che va vista ecompresa, altrimenti la realtà e la verità della vita nonentreranno mai nel nostro cuore. Essere consapevoli è lavia, e questo richiede costanza e determinazione: a questoinvitano le parole del Buddha, ma per evolvere in quelsenso, occorre lasciar cadere tutto ciò che abbiamoaccumulato, in termini di sentito dire, di impressioni, disensazioni. Occorre abbandonare tradizioni e ideologie,disimparare ciò che ci è stato inculcato in tanti anni dieducazione... occorre muoversi con cuore deciso,determinato, fermo e inflessibile. Per questo è vitaleleggere, oggi come ieri, l’esperienza cui il Buddha invita,nelle parole e soprattutto nell’essere di qualcuno che hapercorso quel sentiero, giungendo a toccare le vettealtrimenti invisibili, oscurate dalle nebbie del nostroprocesso di pensiero, per questo, è consigliabile leggere

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Osho, ascoltare ciò che egli ha da dire. E il messaggio èsempre lo stesso: come Buddha egli chiama alla vera vita:“Anche tu puoi raggiungere le stesse vette dell’essere.Svegliati! Alzati! Incamminati! Quel viaggio può iniziare quie ora! Adesso!”.

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Primo discorso Siamo ciò che pensiamo

Siamo ciò che pensiamo.Tutto ciò che siamo sorge con i nostri pensieri.Con i nostri pensieri formiamo il mondo.Parla o agisci con mente impurae sarai seguito da guaicosì come la ruota segue il bue che tira il carro.

Siamo ciò che pensiamo.Tutto ciò che siamo sorge con i nostri pensieri.Con i nostri pensieri formiamo il mondo.Parla o agisci con mente purae la felicità ti seguiràcome ombra, inamovibile.

“Guarda come mi sfrutta e mi maltrattacome mi malmena e mi deruba.”Vivi con pensieri simili e vivrai nell’odio.

“Guarda come mi sfrutta e mi maltratta,come mi malmena e mi deruba.”Abbandona questi pensieri, e vivi in amore.

In questo mondol’odio non ha mai scacciato l’odio.Solo l’amore scaccia l’odio.

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Questa è la legge,antica e inesauribile.Anche tu sei di passaggio.Sapendolo, come puoi metterti a discutere?Facilmente il vento sradica un alberello.Cerca la felicità nei sensi,indulgi nel cibo e nel sonno,e anche tu verrai sradicato.

Il vento non può divellere una montagna.La tentazione non può toccare l’uomorisvegliato, forte e umile,che è padrone di se stesso e osserva la legge.

Se i pensieri di un uomo sono oscuri,se egli non si cura delle conseguenze ed è pieno di

sotterfugi,come potrà indossare la veste gialla?

Chiunque sia padrone della propria natura,luminoso, chiaro e sincero,egli può indossare la veste gialla.

Miei amati bodhisattva certo... così io vi vedo. Ed ècosì che voi dovete iniziare a vedere voi stessi.“Bodhisattva” indica un buddha in essenza, un buddha inseme, un buddha addormentato, ma con tutto il potenzialeper essere sveglio. In questo senso, chiunque è unbodhisattva, ma non tutti possono essere chiamati così: solocoloro che hanno iniziato a brancolare verso la luce, chehanno iniziato a desiderare l’alba, nel cui cuore il seme nonè più un seme ma è diventato un germoglio... ha iniziato acrescere.

A causa del vostro desiderio di essere coscienti, svegli,a causa della vostra ricerca della verità, voi sietebodhisattva.

La verità non è remota, ma al mondo vi sono pochissimi

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fortunati che la desiderano. Non è lontana, ma è difficile, èarduo conseguirla.

È difficile raggiungerla, non per sua natura, ma a causadei nostri investimenti nelle menzogne.

Per molte vite abbiamo fatto investimenti nellemenzogne. Il nostro investimento è così forte che l’ideastessa di verità ci spaventa. La vogliamo evitare, vogliamosfuggire la verità. Le bugie sono splendide scappatoie: sognicomodi, confortevoli. Ma i sogni sono sogni. Possonoincantarti per un momento, possono imprigionarti per unistante, ma solo per un istante. E ogni sogno è seguito dauna tremenda frustrazione, e ogni desiderio è seguito da unprofondo fallimento.

Tuttavia, noi continuiamo a correre verso nuovemenzogne; se le vecchie vengono smascherate,immediatamente ne inventiamo di nuove. Ricordate: solo lebugie possono essere inventate; non è possibile inventare laverità. La verità esiste già! La verità deve essere scoperta,non inventata. Le menzogne non si possono scoprire, devonoessere inventate.

La mente si sente a suo agio con le bugie, perché nediventa l’inventore, “colui che agisce”. E quando la mentediventa colui che agisce, si crea l’ego.

Con la verità non devi fare nulla... e poiché non hainulla da fare, la mente si arresta, e con la mente scompare,evapora anche l’ego. Questo è il rischio, il rischio supremo.

Ma voi vi siete incamminati verso quel rischio. Avetefatto alcuni passi; incerti, traballanti, a tentoni, esitando,colmi di dubbi... tuttavia, avete fatto alcuni passi. Perquesto vi chiamo bodhisattva.

E il Dhammapada, l’insegnamento di Gautama ilBuddha, può essere insegnato solo ai bodhisattva. Non puòessere insegnato all’umanità comune e mediocre, perchénon lo può comprendere.

Queste parole del Buddha provengono da un silenzioeterno. Vi possono raggiungere solo se le ricevete insilenzio. Queste parole del Buddha provengono daun’assoluta purezza. Se non diventate un medium, un

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ricettacolo; se non siete umili, privi di ego, attenti,consapevoli, non sarete in grado di comprenderle.

Intellettualmente, le comprenderete: sono parolesemplicissime, le più semplici possibili. Ma proprio la lorosemplicità è un problema, perché voi non siete semplici. Percomprendere la semplicità hai bisogno di semplicità dicuore, perché solo un cuore semplice può comprendere lasemplice verità. Solo il puro può comprendere ciò che ènato dalla purezza.

Ho aspettato a lungo... ora il tempo è maturo, sietepronti. I semi possono essere gettati. Queste paroleincredibilmente importanti possono essere pronunciate dinuovo.

Da venticinque secoli, non è mai esistita un’assembleacome questa. Certo, ci sono stati alcuni Maestri illuminatiintorno ai quali si sono raccolti alcuni discepoli – mezzadozzina, al massimo una dozzina – e il Dhammapada è statoinsegnato a questi piccoli gruppi. Ma consensi così piccolinon sono in grado di trasformare un’umanità così numerosa;è come buttare zucchero nell’oceano, usando un cucchiaino:non lo si può addolcire, quello zucchero andràsemplicemente sprecato.

È necessario compiere un esperimento di grandeportata, senza confronti, su scala così vasta che ne siatoccata almeno la parte essenziale dell’umanità: quantomeno l’anima, il centro dell’umanità ne sia risvegliato. Allaperiferia, le menti mediocri continueranno a dormire –lasciate che dormano – ma al centro, là dove dimoral’intelligenza, si può accendere una luce.

I tempi sono maturi, è giunto il tempo in cui questoaccada. Il mio sforzo, in questo posto, è essenzialmente tesoa creare un buddhafield, un campo di energia in cui questeverità eterne possano essere pronunciate di nuovo. Èun’opportunità rara. Solo occasionalmente, una volta ognitanto, dopo secoli, esiste un’opportunità come questa... nonperdetela! Siate molto attenti, coscienti.

Ascoltate queste parole, non solo con la testa, ma con ilcuore, con ogni fibra del vostro essere. Lasciate che la

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vostra totalità ne venga colpita.E dopo i miei ultimi dieci giorni di silenzio, questo è

l’esatto momento in cui riportare alla luce il Buddha, perrenderlo vivo tra voi ancora una volta, per lasciarlocamminare tra di voi, per permettere ai venti del Buddha diattraversarci.

È vero, è possibile rievocarlo perché nessunoscompare mai. Buddha non è più una persona racchiusa inun corpo; sicuramente non esiste più da qualche parte, inquanto individuo; ma la sua essenza, la sua anima, ora èparte dell’anima cosmica.

Se molte, moltissime persone, animate da un profondoanelito, spinte da un anelito immenso e appassionato, forti diun cuore colmo di preghiera, lo desiderano, lo desideranoappassionatamente, allora l’anima che è scomparsanell’anima cosmica può tornare a manifestarsi in milioni dimodi.

Un vero Maestro non muore, non può mai morire. Lamorte non accade mai ai Maestri: per loro non esiste; perquesto sono Maestri. Hanno conosciuto l’eternità della vita;hanno visto che il corpo scompare, ma che il corpo non ètutto: il corpo è solo la periferia, il corpo è solo uninvolucro. Il corpo è la casa, la dimora, ma l’ospite nonscompare mai.

L’ospite si limita a spostarsi da una dimora all’altra.Alla fine, un giorno, inizia a vivere sotto il cielo, senzadimora alcuna... ma l’ospite permane sempre. Solo i corpi,solo le dimore, vengono e vanno. Nascono e poi muoiono;ma esiste un flusso interiore ininterrotto, una continuitàinteriore che è eterna, al di là del tempo, al di là dellamorte.

Ogni volta che riesci ad amare un Maestro – unMaestro come Gesù, Buddha, Zarathustra, Lao Tzu – se latua passione è totale, immediatamente si crea il contatto.

Il mio parlare sul Buddha non è solo un commentarioalle sue parole: è creare un ponte. Buddha è uno deiMaestri più importanti mai esistiti sulla Terra – è unico,incomparabile – e se riuscite ad avere un assaggio del suo

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essere, ne trarrete un beneficio enorme, una benedizioneinfinita.

Io sono immensamente contento, perché dopo questidieci giorni di silenzio, vi posso annunciare che molti di voi,ora, sono pronti a comunicare con me in silenzio.

Questa è la somma comunicazione: le parole sonoinadatte; le parole esprimono solo in modo parziale. Ilsilenzio comunica totalmente.

Inoltre, usare le parole è un gioco pericoloso, perché ilmio significato resterà in me, a voi arriveranno solo leparole; e voi darete loro il vostro significato, le vostresfumature: non conterranno più la stessa verità cheavrebbero dovuto contenere.

Conterranno qualcos’altro, qualcosa di estremamentepiù povero. Conterranno il vostro significato, non il mio.Potete deformare il linguaggio – di fatto, è pressochéimpossibile evitare una deformazione – ma non potetedeformare il silenzio: o lo capite oppure non lo capite.

In questi dieci giorni erano presenti solo due categoriedi persone: coloro che capivano e coloro che non capivano;ma non c’era una sola persona che fraintendeva. Non èpossibile fraintendere il silenzio: questa è la sua bellezza.La demarcazione è radicale: o lo capite, oppuresemplicemente non lo capite; non c’è nulla da fraintendere.

Con le parole si verifica la situazione esattamenteopposta: è difficilissimo capire, ed è difficilissimo capire dinon capire... sono due cose pressoché impossibili. E la terzaè l’unica possibilità: fraintendere.

Questi dieci giorni sono stati di una bellezza strana ehanno anche avuto una maestà misteriosa: io, di fatto, nonappartengo più a questa sponda; da lungo tempo la mia navemi sta aspettando, me ne sarei già dovuto andare. È unmiracolo che io sia ancora nel corpo; e voi ne siete l’unicacausa, a voi spetta ogni merito: il vostro amore, le vostrepreghiere, il vostro anelito. Vorreste che io mi attardiancora un po’ su questa sponda, per questo l’impossibile èdiventato possibile.

In questi dieci giorni, io non mi sentivo unito al corpo.

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Mi sentivo molto sradicato, distaccato: è strano essere nelcorpo, senza sentire di esserci. Ed era altrettanto stranocontinuare a vivere in un luogo a cui non si appartiene più:la mia casa è sull’altra sponda, e il richiamo è sempre piùinsistente... ma, poiché voi avete bisogno di me, grazie allacompassione dell’universo – potete chiamarla “lacompassione di Dio” – mi è permesso restare nel corpo unpo’ più a lungo.

Era strano, era bello, era misterioso, era maestoso,era magico. E molti di voi l’hanno percepito. Molti di voil’hanno sentito, in modi diversi. Alcuni l’hanno percepitocome un fenomeno terrificante, come se la morte bussassealla porta. Alcuni l’hanno percepito come una grandeconfusione. Alcuni si sono sentiti sconvolti, assolutamentesconvolti... tuttavia, in un modo o nell’altro, tutti ne sonostati colpiti.

Solo i nuovi arrivati erano un po’ persi: non riuscivanoa comprendere cosa accadesse; ma anche a loro va la miariconoscenza. Anche se non capivano cosa accadeva, hannoaspettato: aspettavano che io parlassi, aspettavano che iodicessi qualcosa... speravano. Molti hanno avuto paura cheio non parlassi mai più... anche quello era possibile, iostesso non ne ero sicuro.

Per me, le parole stanno diventando sempre piùdifficili. Stanno diventando uno sforzo sempre più grande.Ho qualcosa da dire, per cui continuo a parlarvi; ma vorreiche vi preparaste, quanto prima, in modo che si possasedere semplicemente in silenzio... ascoltare gli uccelli e leloro canzoni... oppure ascoltare semplicemente il battito delproprio cuore... essere semplicemente qui, senza far nulla...

Preparatevi il più presto possibile, perché da un giornoall’altro posso smettere di parlare. E fate in modo che aogni angolo del mondo si diffonda questa notizia: coloro chemi vogliono capire solo attraverso le parole, devono venireal più presto, perché ogni giorno posso smettere di parlare.Un giorno qualsiasi, all’improvviso, può accadere: puòaccadere perfino nel bel mezzo di una frase. In quel casonon la completerò mai più! Rimarrà in sospeso per sempre e

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in eterno... incompleta.Ma questa volta mi avete richiamato indietro...Questi detti del Buddha sono definiti Dhammapada, un

nome che deve essere compreso.“Dhamma” ha molti significati. Indica la “legge

suprema”, il logos. Con “legge suprema” si intende la leggeche tiene insieme l’intero universo. È invisibile, èintangibile, ma è certo che esiste! In caso contrario,l’universo si frantumerebbe.

Un universo così infinito e così vasto, che procede cosìdolcemente e in modo tanto armonico, è una provasufficiente che deve esistere un flusso sotterraneo checollega ogni cosa, che unisce tutte le cose, che connette ilTutto... noi non siamo isole, e il più piccolo filo d’erba ècollegato alla stella più grande. Distruggi un filo d’erba, eavrai distrutto qualcosa che per l’intera esistenza ha unvalore immenso.

Nell’esistenza non c’è alcuna gerarchia, non c’è nulladi piccolo e nulla di grande. La stella più grande e il piùpiccolo filo d’erba esistono entrambi su un piano diuguaglianza. Ciò implica un altro significato di “dhamma”;questo secondo significato è “giustizia”, “uguaglianza”,un’esistenza non gerarchica.

L’esistenza è assolutamente comunista, non conosceclassi, è un’unica entità. Quindi, il secondo significato di“dhamma” è “giustizia”.

E il terzo è “virtù”, “equanimità”. L’esistenza èassolutamente virtuosa. Anche se trovi qualcosa che nonriesci a definire virtù... dipende solo da un tuofraintendimento. Altrimenti, l’esistenza è assolutamentevirtuosa. Qualsiasi cosa accada in questa esistenza, accadesempre nel modo giusto.

Non accade mai nulla di sbagliato. Forse a te sembrasbagliato perché hai un’idea precisa di cosa sia il giusto, maquando guardi senza pregiudizio, nulla è sbagliato, tutto ègiusto. La nascita è giusta, la morte è giusta. Il bello ègiusto, il brutto è giusto.

Ma la nostra mente è ristretta, la nostra comprensione

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è limitata... non siamo in grado di vedere il Tutto: vediamosempre e solo una piccola parte. Assomigliamo a unapersona che si nasconde dietro una porta chiusa e guarda lastrada dal buco della serratura. Certo, continua a vederequalcosa... qualcuno cammina, una macchina sta passando...un minuto fa non c’era, è presente per un attimo, e dopo unistante è scomparsa per sempre. Allo stesso modo, noiguardiamo l’esistenza: diciamo che qualcosa è nel futuro,poi diventa presente, e poi se ne va nel passato.

Di fatto, il tempo è un’invenzione umana. È sempre qui-e-ora! L’esistenza non conosce passato, né futuro: conoscesolo il presente; ma noi siamo seduti dietro al buco di unaserratura e guardiamo da lì.

Una persona non c’è, poi compare all’improvviso; poi,così come è apparsa, in un baleno sparisce. In quel caso sideve creare il tempo. Prima di comparire, quella personaera nel futuro; esisteva, ma per te era nel futuro. Poi èapparsa, ora è nel presente... ed è la stessa persona! Poinon sei più in grado di vederla dal tuo piccolo buco dellaserratura... è diventata passato. Nulla è passato, nulla èfuturo: tutto è sempre presente. Ma il nostro modo dipercepire il reale è limitatissimo.

Per questo continuiamo a chiedere come mai nelmondo vi è infelicità, come mai c’è questo e quest’altro...perché? Se si riesce a guardare il Tutto, questi interrogativiscompaiono completamente. E per guardare il Tutto, dovraiuscire dalla tua stanza, dovrai aprire... la porta, dovraiabbandonare questa percezione tanto ristretta.

Questo è la mente: un buco di serratura, ed è un bucopiccolissimo. Paragonati alla vastità dell’universo, cosa sonoi nostri occhi, le orecchie, le mani? Cosa possiamoafferrare? Nulla di gran rilievo. E noi ci aggrappiamodisperatamente a quei minuscoli frammenti di verità.

Se vedi il Tutto, tutto è come dovrebbe essere: questoè il senso di “tutto è giusto”. L’errore non esiste. Esiste soloDio; il diavolo è una creazione dell’uomo.

Il terzo significato di “dhamma” potrebbe essere Dio.Ma Buddha non usò mai il termine “Dio’, perché era

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erroneamente associato all’idea di una persona; e la legge èuna presenza, non una persona. Pertanto Buddha non usòmai la parola “Dio”, ma ogni volta che volle comunicarequalcosa su di lui, usò la parola “dhamma”.

La sua è la mente di uno scienziato molto profondo. Perquesto, molti hanno pensato che fosse un ateo: non lo è. È ilteista più grande che il mondo abbia mai conosciuto o chemai conoscerà, ma non parla mai di Dio. Semplicemente nonusa mai quella parola; ma con “dhamma” intendeesattamente la stessa cosa: “ciò che è”, cioè il significatodella parola “Dio”... questo è precisamente il significato di“dhamma”.

“Dhamma” significa anche “disciplina”: si tratta didimensioni differenti della parola. Chi vuole conoscere laverità dovrà disciplinare se stesso, in modi diversi. Nonscordare il significato del termine “disciplina”: indicasemplicemente la capacità di apprendere, la disponibilità adapprendere, la ricettività per apprendere. Da qui il termine“discepolo”.

“Discepolo” indica colui che è pronto ad abbandonare isuoi vecchi pregiudizi, a mettere in disparte la sua mente, ea guardare all’interno di ciò che ricerca senza alcunaconcezione a priori, senza alcun pregiudizio: è questa la“disciplina” del “dhamma”.

E “dhamma” indica anche la verità suprema. Quando lamente scompare, quando l’ego scompare, a quel punto cosaresta? Di certo resta qualcosa, ma non è possibile definirlo“qualcosa”, per cui Buddha lo chiama “il nulla” (nothing ininglese). Ma, per non fraintenderlo, lascia che ti ricordiquesto: ogni volta che egli usa il termine “nulla”, vuolsignificare “nessun oggetto” (no thing in inglese). Spezza laparola in due, non usarla come un unico termine, inserisciun trattino tra “no” e “thing”, in questo caso saprai conprecisione cosa significhi “nothing” (il nulla).

La legge suprema non è una cosa. Non è un oggettoche si possa osservare. È la tua interiorità, è soggettività.

Buddha sarebbe stato pienamente d’accordo con ilpensatore danese Kierkegaard. Egli dice: “La verità è

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soggettività”. Questa è la differenza tra il fatto e la verità.Un fatto è una cosa oggettiva; la scienza continua a cercarecon insistenza fatti su fatti, per cui non arriverà mai allaverità: è impossibile per definizione stessa. La verità èl’interiorità dello scienziato, ma lui non guarda mai in quelladirezione. Continua a osservare altre cose, non diventa maiconsapevole del proprio essere.

Quello è l’ultimo significato di “dhamma”: la tuainteriorità, la soggettività, la tua verità.

Inoltre, ricorda una cosa di estrema importanza, lasciache scenda in profondità nel tuo cuore: la verità non è maiuna teoria, non è mai un’ipotesi, è sempre un’esperienza.Pertanto, la mia verità non potrà mai essere la tua verità.La mia verità è inevitabilmente mia; rimarrà mia, non potràmai appartenerti. Non la possiamo spartire: la verità non sipuò spartire, né trasferire, non è comunicabile, èinesprimibile.

Posso spiegarti come l’ho conseguita, ma non possodire di cosa si tratti. Il “come” è spiegabile, ma non il“perché”. Si può mostrare la disciplina, non la meta. Ognunodeve arrivarci per suo conto. Ciascuno deve arrivarci nelproprio essere interiore: viene rivelata in estremasolitudine.

La seconda parola è “pada”. Anche “pada” ha moltisignificati. Uno, il più fondamentale, è “sentiero”. Lareligione ha due dimensioni: la dimensione del “cosa” e ladimensione del “come”.

Non si può parlare del “cosa”: è impossibile. Ma il“come” può essere descritto. Il “come” può esserecondiviso. Questo è il significato di “sentiero”. Io ti possoindicare il sentiero, ti posso mostrare come ho viaggiato,come ho raggiunto le vette luminose. Te ne posso descriverel’intera geografia, dartene la topografia dettagliata. Tiposso dare una mappa tratteggiata, ma non ti posso direcome ci si sente su un picco luminoso.

È come se chiedessi a Edmund Hillary e a Tenzingcome hanno raggiunto la vetta più alta dell’Himalaya,l’Everest. Possono darti la mappa dettagliata di come sono

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arrivati in cima; ma se chiedi loro come si sono sentitiquando ci sono arrivati, possono solo stringersi nelle spalle.

La libertà che devono aver sentito è inspiegabile; labellezza, la benedizione, il cielo sconfinato, l’altezza... e lenuvole ricche di colori... e il sole e l’aria cristallina... e lenevi vergini su cui nessuno prima di loro era mai passato...tutto questo è impossibile comunicarlo. Per conoscerlo sidevono raggiungere quelle stesse vette luminose.

“Pada” significa “sentiero”; e “pada” significa anche“passo”, “gradino”, “fondamento”. Sono tutti significatiimportanti. Devi partire da dove ti trovi: devi diventare ungrande processo, una crescita.

La gente è diventata pozze stagnanti: deve diventarefiumi, perché solo i fiumi possono raggiungere l’oceano... e“pada” vuole anche dire “fondamento”, perché si tratta dellaverità fondamentale della vita. Senza il “dhamma”, senzauna qualche relazione con la verità suprema, la tua vita nonha fondamento, né significato, né un senso, né può averealcuna gloria. Sarà un esercizio di pura futilità... se non seicollegato alla totalità, da solo non potrai mai avere alcunsignificato: rimarrai un relitto alla deriva, in balìa dei venti,senza sapere dove stai andando e senza sapere chi sei.

La ricerca della verità, la ricerca appassionata dellaverità, crea il ponte, ti dà un fondamento.

Questi sutra sono stati redatti come Dhammapada: nondevono essere compresi intellettualmente, maesistenzialmente. Trasformati in una spugna: lascia chevengano assorbiti, lascia che sedimentino in te. Nonstartene seduto a criticare, altrimenti ti lascerai sfuggire ilBuddha. Non startene seduto a chiacchierare mentalmente,senza fermarti un attimo; non parlottare in te stesso, perdecidere se siano veri o falsi: ti lascerai sfuggire il nocciolodella questione! Non preoccuparti se quanto viene detto ègiusto o sbagliato.

La prima cosa, la cosa essenziale, è capire di cosa sitratta: cosa dice il Buddha, cosa cerca di esprimere.

Ora come ora, non è necessario giudicare. La primacosa, la vera necessità primaria, è comprendere con

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esattezza cosa egli intende. E la sua bellezza è questa: secomprendi con esattezza cosa intende, ti convincerai dellasua verità, la conoscerai. La verità ha vie proprie perconvincere la gente, non le occorrono altre prove.

La verità non discute mai: è un canto, non unsillogismo.

I sutra:

Siamo ciò che pensiamo.Tutto ciò che siamo sorge con i nostri

pensieri.Con i nostri pensieri formiamo il mondo.

Vi è stato detto e ripetuto che i mistici orientalicredono che il mondo sia illusorio. È vero: non solo credonoche il mondo sia falso, illusorio, maya – sanno che è maya, èun’illusione, un sogno. Ma quando usano la parola“samsara” – il mondo – non parlano del mondo oggettivo,quello che la scienza scruta, niente affatto. Non intendonoaffatto il mondo degli alberi e delle montagne e dei fiumi,proprio per niente! Parlano del mondo che tu crei, che tessie cuci nella tua mente... della ruota della mente, checontinua a girare e a intessere.

Il “samsara” non ha nulla a che vedere con il mondoesterno.

Dovete ricordare tre cose. La prima è il mondoesterno, il mondo oggettivo. Buddha non ne parlerà mai,perché non gli interessa; egli non è un Albert Einstein.

Poi viene un secondo mondo: il mondo della mente, ilmondo studiato dagli psicoanalisti, dagli psichiatri, daglipsicologi. Buddha dirà poche parole in proposito, non molte,solo alcune, di fatto una sola: che è illusorio, che non haverità, né oggettiva né soggettiva, che è una infrastruttura.

Il primo mondo, il mondo oggettivo, è quello investigatodalla scienza. Il secondo è il mondo della mente, ed èinvestigato dagli psicologi. E il terzo è la tua soggettività, latua interiorità, il tuo sé interiore.

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Le indicazioni del Buddha si rivolgono all’essenza piùintima del tuo essere; ma tu sei troppo coinvolto con lamente. Se non ti aiutasse ad allontanarti dalla trappola dellamente, non conosceresti mai il terzo, il mondo reale: la tuasostanza interiore.

Per questo, egli inizia affermando:

Siamo ciò che pensiamo.

È ciò che tutti sono: la mente.

Tutto ciò che siamo sorge con i nostri pensieri.

Prova a immaginare solo per un istante che tutti ipensieri si arrestino... cosa saresti? Se tutti i pensieri siarrestassero per un singolo istante, chi sei? Non sorgerà inte alcuna risposta. Non puoi dire: “Sono cattolico”, “Sonoprotestante”, “Sono un hindu”, “Sono un musulmano”, non lopuoi dire. Tutti i pensieri si sono arrestati; pertanto, sonoscomparsi il Corano, il Vangelo, la Gita... tutte le parolesono svanite! In questo caso, non puoi neppure pronunciareil tuo nome. Ogni linguaggio è scomparso, pertanto non puoidire a quale paese appartieni, né a quale razza.

Quando i pensieri si arrestano, chi sei? Un vuotoassoluto, un nulla, nessuna cosa.

Ecco perché Buddha ha utilizzato una parola strana;nessuno prima di lui, né in seguito, ha mai fatto una cosasimile. I mistici hanno sempre usato il termine “sé”, perindicare l’essenza più intima del tuo essere, Buddha usò iltermine “non-sé”. E io sono assolutamente d’accordo conlui; è molto più vicino alla verità, è più preciso. Usare laparola “sé”, e anche se usi “Sé” con la maiuscola, non famolta differenza, continua a darti l’idea di ego, e con la Smaiuscola ti può dare perfino un ego più grande.

Buddha non usa le parole “atman”, “Sé”, “atta”. Usa itermini esattamente opposti: “anatma”, “non-sé”, “anatta”.

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Egli afferma che, quando la mente si arresta, non rimanealcun sé: diventi universale, trabocchi oltre i limiti dell’ego,sei puro spazio, non contaminato da nulla. Sei solo unospecchio che non riflette nulla.

Siamo ciò che pensiamo.Tutto ciò che siamo sorge con i nostri

pensieri.Con i nostri pensieri formiamo il mondo.

Se vuoi conoscere veramente chi sei nella realtà, deviimparare ad arrestarti in quanto mente, devi imparare comearrestare il pensiero. La meditazione non è altro chequesto: meditazione significa uscire dalla mente,abbandonare la mente e avviarsi in uno spazio chiamatononmente. E nella nonmente conoscerai la verità suprema,il “dhamma”.

Spostarsi dalla mente alla nonmente è il passo, “pada”:questo è tutto il segreto del Dhammapada!

Parla o agisci con mente impurae sarai seguito da guaicosì come la ruota segue il bue che tira il

carro.

Ogni volta che il Buddha usa il termine “mente impura”è possibile fraintenderlo: con “mente impura” egli intende lamente, perché tutta la mente è impura. La mente in quantotale è impura, e la nonmente è pura. Purezza significa“nonmente”; impurità, mente.

Parla o agisci con mente impura......parla o agisci con la mente...e sarai seguito da guai...

L’infelicità è una conseguenza, è l’ombra della mente,l’ombra della mente illusoria. L’infelicità è un incubo. Soffri

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solo perché sei addormentato. Ed è impossibile sfuggire lasofferenza mentre si è addormentati: se non ti svegli,l’incubo persisterà. Potrà cambiare forma, potrà assumeremilioni di forme, ma l’incubo persisterà.

L’infelicità è l’ombra della mente: mente significasonno, inconsapevolezza, incoscienza. Mente significa nonsapere chi sei, e tuttavia fingere di saperlo. Mente significanon sapere dove stai andando, e tuttavia fingere diconoscere la meta, sapere a cosa serve la vita... non saperenulla sulla vita, e tuttavia credere di saperlo.

Questa mente ti porterà di certo infelicità... così comela ruota segue il bue che tira il carro.

Siamo ciò che pensiamo.Tutto ciò che siamo sorge con i nostri

pensieri.Con i nostri pensieri formiamo il mondo.Parla o agisci con mente purae la felicità ti seguiràcome ombra, inamovibile.

Di nuovo, ricorda: quando il Buddha parla di “mentepura”, intende la nonmente. È molto difficile tradurre unuomo come Buddha; è in pratica un compito impossibile,perché un uomo come il Buddha usa il linguaggio a modosuo: crea il proprio linguaggio. Non può usare il linguaggiocomune, con i significati usuali, perché possiede qualcosa distraordinario da comunicare.

Le parole comuni sono assolutamente prive di senso, seriferite all’esperienza del Buddha. Ma dovete capire ilproblema: di fatto, egli non può usare un linguaggio del tuttonuovo. Se lo facesse, nessuno lo capirebbe: sembrerebbe unparlare senza senso, del tutto astruso: ciò che in inglese èchiamato gibberish.

Ecco come nacque questa parola. L’origine risale a unmistico sufi, di nome Ghibar, che inventò un linguaggionuovo. Nessuno era in grado di vederci un senso: comepotresti comprendere un linguaggio assolutamente nuovo?

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Sembrava un pazzo che diceva cose assurde, folli. È così: seascolti un cinese, e non conosci il cinese, ti sembrerà unasequenza di assurdità.

Qualcuno chiese a un uomo tornato dalla Cina: “Come fanno atrovare nomi così strani per i bambini? Ching, Chung, Chang?”. El’uomo rispose: “Hanno un metodo: raccolgono tutti i cucchiai chehanno in casa, li lanciano in aria, e quando cadono... ching, chung,chang! Qualsiasi suono producano... quello diventa il nome delbambino”.

Ma è vero anche l’opposto: se un cinese ascoltasse uninglese, penserebbe: “Che assurdità!”.

E se questo vale per il linguaggio comune, usato damilioni di persone, cosa accadrebbe se Buddha inventasseun proprio linguaggio? Lui solo lo capirebbe, nessun altroriuscirebbe a comprenderlo.

Ghibar lo fece: deve essere stato un uomocoraggiosissimo... la gente pensava che fosse pazzo. Iltermine inglese gibberish viene da Ghibar. Nessuno sa cosadisse: nessuno cercò di raccogliere le sue parole... cometrascriverle? Non c’era alcun alfabeto; e ciò che diceva nonaveva alcun senso; pertanto non sappiamo quali tesoriabbiamo perso.

Buddha ha questo problema: o deve usare il vostrolinguaggio come lo usate voi – in questo caso non può affattotrasmettere la propria esperienza – oppure deve inventareun nuovo linguaggio, che nessuno capirà. Pertanto, tutti igrandi Maestri devono restare esattamente nel mezzo.Useranno il vostro linguaggio, ma daranno alle vostreparole i loro colori, la loro fragranza. I recipienti sarannovostri, il vino sarà loro. E, pensando che sia le bottiglie cheil vino siano vostri, le porterete con voi nei secoli a venire.Ed è possibile che, pensando al vino come vostro – visto cheè vostra la bottiglia – a volte vi arrischiate a berne, epotreste ubriacarvi.

Per questo una traduzione è qualcosa di estremamentedifficile. Buddha usa un linguaggio che era compreso dallepersone che gli stavano intorno, ma girò e rigirò le parole in

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maniera così impercettibile che perfino quanti sapevanoquella lingua non se ne accorsero, non ne furono sconvolti.Pensavano di ascoltare il proprio linguaggio quotidiano.

Buddha usa la parola “mente pura” per “nonmente”,perché se dicesse “nonmente” diventerebbe impossibilecapire. Mentre, dicendo “mente pura”, diventa possibile unacomunicazione... pian piano, egli vi convince che “mentepura” significa “nonmente”. Ma perché accada ci vorràtempo, molto lentamente dovrai venir accalappiato edessere intrappolato in un’esperienza del tutto nuova. Maricorda sempre: mente pura ha il significato di nonmente,impuro indica la mente.

Aggiungendo questi aggettivi, impuro e puro, Buddhascende a compromessi con voi, così che non vi mettiate sulchi vive troppo presto, per poi fuggire. Dovete venir sedotti,essere incantati.

Tutti i grandi Maestri sono seduttori: questa è la loroarte. Ti seducono in modo tale che, pian piano, sei pronto abere qualsiasi cosa, qualsiasi cosa ti diano. All’inizio tioffrono della semplice acqua; poi, pian piano, ci mescolanodel vino. Infine, l’acqua viene lasciata da parte... e un giornosarai completamente ubriaco. Ma deve essere un processolentissimo.

Andando sempre più a fondo nei sutra, te neaccorgerai.

Mente impura indica la mente, mente pura indica lanonmente. E la felicità ti seguirà se avrai una mente pura, ononmente...

... la felicità ti seguirà come ombra, inamovibile.

L’infelicità è una conseguenza, e così la beatitudine.L’infelicità è una conseguenza dell’essere addormentato, labeatitudine è una conseguenza dell’essere sveglio. Perquesto non puoi cercare direttamente la beatitudine, ecoloro che ricercano la beatitudine direttamente falliranno

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inevitabilmente, sono condannati al fallimento. Labeatitudine può essere conseguita solo da coloro che non laricercano direttamente. Al contrario, essi cercanoconsapevolmente. E quando la consapevolezza sopravviene,la beatitudine viene di per sé, simile a un’ombra,inamovibile.

“Guarda come mi sfrutta e mi maltratta, come mi malmena e mi deruba.” Vivi con pensieri simili e vivrai nell’odio.

“Guarda come mi sfrutta e mi maltratta, come mi malmena e mi deruba.” Abbandona questi pensieri, e vivi inamore.

Una cosa di un’importanza profonda: l’odio esiste colpassato e il futuro... l’amore non ha bisogno di passato né difuturo. L’amore esiste nel presente. L’odio ha un riferimentonel passato: ieri qualcuno ti ha fatto un torto, e tu lo porti inte come una ferita, un ricordo; oppure temi che qualcuno tifarà del male domani... una paura, l’ombra di una paura. Eti stai già preparando, ti prepari ad affrontarla.

L’odio dimora nel passato e nel futuro. Nel presentenon puoi odiare, provaci e sarai assolutamente impotente.Provaci oggi: siedi in silenzio e odia qualcuno nel presente,senza rapporto col passato o col futuro... non lo puoi fare.La natura stessa delle cose te lo vieta, è impossibile. L’odiopuò esistere solo se ti ricordi del passato. Ieri quest’uomo tiha fatto del male: in questo caso è possibile l’odio. Oppure,quest’uomo domani ti prevaricherà: anche in questo caso èpossibile odiare. Ma se non hai alcun riferimento con ilpassato o il futuro, quest’uomo non ti ha fatto nulla e non tifarà nulla... quest’uomo sta semplicemente seduto per i fattisuoi, come puoi odiarlo? Tuttavia, lo puoi amare.

L’amore non ha bisogno di alcun riferimento: questa èla bellezza dell’amore e la sua libertà. L’odio è un limite, èuna prigionia imposta a te stesso da te stesso. E l’odio creaodio, l’odio provoca odio. Se odi qualcuno, crei odio verso dite nel cuore di quella persona. E il mondo intero esiste

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nell’odio, nella distruttività, nella violenza, nella gelosia,nella competitività. La gente si attanaglia alla gola avicenda, vuoi di fatto – nella realtà, nelle azioni – vuoi nelleloro menti, nei loro pensieri: tutti uccidono, fanno stragi.

Ecco perché abbiamo trasformato questo mondobellissimo in un inferno... mentre avrebbe potuto diventareun paradiso!

Ama, e il mondo torna a essere un paradiso. E il bellodell’amore è che non ha riferimenti. L’amore sorge da te,senza motivo alcuno... è lo sprigionarsi della tuabeatitudine, è la condivisione del tuo cuore. È condividere ilcanto del tuo essere. E la condivisione è felicità, per questosi condivide. La condivisione è fine a se stessa, non ha altreimplicazioni.

Ma l’amore che hai conosciuto in passato non è l’amoredi cui parla il Buddha o di cui parlo io. Il tuo amore è solol’altro lato dell’odio. Per questo ha un fuoco d’attenzioneben preciso: ieri qualcuno è stato gentile con te, così gentileche ora tu provi per lui un amore immenso. Questo non èamore, è l’altra faccia dell’odio: il riferimento lo dimostra.

Oppure, può succedere che qualcuno sarà gentile conte domani: il modo in cui ti sorride, il modo in cui ti parla, ilmodo in cui ti invita ad andare a casa sua domani... ti stadimostrando amore; e in te sorge un amore immenso.

Questo non è l’amore di cui parlano i buddha. Questo èodio mascherato da amore: ecco perché il tuo amore si puòtrasformare in odio a ogni istante. Gratta un pochino el’amore scompare, sostituito dall’odio: non è neppureepidermico. Perfino i cosiddetti “grandi amanti” continuanoa litigare, si azzannano in continuazione: si aggrediscono, sipunzecchiano, sono distruttivi. E la gente pensa che questosia amore...

Potete chiedere ad Astha e ad Abhiyana: vivono unamore così grande che Astha quasi ogni giorno ha un occhionero! Grandi litigi! Ma quando questi litigi persistono, lagente pensa che stia accadendo qualcosa. Quando nonaccade nulla – nessuna lotta, nessuna discussione – la gentesi sente vuota.

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“È meglio litigare che essere vuoti,” così la pensanomilioni di persone nel mondo. Quanto meno il litigio timantiene occupato, quanto meno il litigio ti tiene coinvolto;inoltre, il litigio ti rende importante – la vita sembra avereun significato – qualcosa di orribile, ma perlomeno ha unsenso.

Il tuo amore non è vero amore: è il suo esatto opposto.è odio mascherato da amore, camuffato come amore, che siatteggia ad amore. Il vero amore non ha alcun fuocod’attenzione, non implica un partner. Non pensa a ieri e nonpensa al domani. Il vero amore è uno zampillare spontaneodi gioia all’interno del tuo essere... e la condivisione... el’irradiarla... senza motivo alcuno, senza altra ragione chenon sia la semplice gioia di condividerla.

Gli uccelli che cantano al mattino, questo cuculo chechiama in lontananza... senza motivo. Il cuore è così colmodi felicità che si eleva un canto, ecco tutto. Quando io parlod’amore, parlo di questo amore; ricordalo. E se riesci aentrare nella dimensione di questo amore, saraiimmediatamente in paradiso; e inizierai a creare unparadiso qui, sulla Terra.

L’amore crea amore, proprio come l’odio crea odio.

In questo mondol’odio non ha mai scacciato l’odio.Solo l’amore scaccia l’odio.Questa è la legge,antica e inesauribile.

Aes dhammo sanantano... questa è la legge, eterna,antica e inesauribile.

Qual è la legge? Che l’odio non scaccia mai l’odio.L’oscurità non potrà mai scacciare l’oscurità: solo l’amorescaccia l’odio. Solo la luce può scacciare l’oscurità: l’amoreè luce, la luce del tuo essere, e l’odio è l’oscurità del tuoessere. Se sei oscuro all’interno, continuerai a riversareodio tutt’intorno a te. Se all’interno sei luce, sei luminoso,continuerai a irradiare luce intorno a te.

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Un sannyasin, un ricercatore del vero, deve essereamore radiante, una luce radiante.

Aes dhammo sanantano... Buddha lo ripete incontinuazione: questa è la legge eterna. Qual è la leggeeterna? Solo l’amore scaccia l’odio, solo la luce disperdel’oscurità. Come mai? Perché di per sé, l’oscurità è solo unostato negativo, in sé non ha alcuna positività. Di fatto, nonesiste! Come potresti scacciarla? Contro l’oscurità non puoifare nulla direttamente. Se vuoi fare qualcosa nei suoiconfronti, dovrai operare attraverso la luce: introduci laluce e l’oscurità è svanita, togli la luce e appare l’oscurità;ma non puoi portare o togliere l’oscurità direttamente: neisuoi confronti non puoi fare nulla di nulla.

E ricorda: neppure con l’odio puoi fare nulla. Eccodove si differenziano gli insegnanti di morale dai misticireligiosi. I professori di morale continuano a propagandarela falsa legge: continuano a sostenere: “Lotta control’oscurità, lotta contro l’odio, lotta contro la rabbia, lottacontro il sesso, lotta contro questo e quest’altro!”. Il lorointento è essenzialmente questo: “Si deve lottare contro ciòche è negativo”; viceversa il vero Maestro, quello reale, viinsegna la legge positiva: “Aes dhammo sanantano... questaè la legge eterna: non lottare contro l’oscurità!”. E l’odio èoscurità, il sesso è oscurità, la gelosia è oscurità, l’avidità èoscurità, la rabbia è oscurità.

Immetti la luce... ma come è possibile immetterla nelproprio essere?

Diventa silente, libero da pensieri, all’erta,consapevole, sveglio... in questo modo si introduce la lucenel proprio essere. E nel momento in cui sei attento,consapevole, non si troverà più odio. Prova a odiarequalcuno con consapevolezza... sono esperienze da metterein pratica, non sono solo parole da comprendere: questisono esperimenti da provare. Per questo ti dico: “Cerca dicapire non solo intellettualmente: diventa unosperimentatore esistenziale”.

Prova a odiare qualcuno coscientemente, e scopriraiche è impossibile. O scompare la consapevolezza, e puoi

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odiare; oppure, se sei consapevole, scompare l’odio: nonpossono coesistere. È impossibile la loro coesistenza: laluce e l’oscurità non possono esistere insieme, poichél’oscurità non è altro che assenza di luce.

I veri Maestri ti insegnano come arrivare a Dio; non tidicono mai di rinunciare al mondo. La rinuncia è negativa.Non ti dicono di sfuggire il mondo: ti insegnano a rifugiartiin Dio. Ti insegnano a conseguire la verità, non a lottarecontro le bugie. E le bugie sono milioni; se insisti nella lotta,ci vorranno milioni di vite... e anche in quel caso non se nericaverà nulla. E la verità è una, per questo può essereconseguita all’istante, è possibile in questo preciso istante.

Anche tu sei di passaggio.Sapendolo, come puoi metterti a discutere?

La vita è così breve, così momentanea, e tu la sprechiin discussioni? Usa tutta la tua energia per meditare: è lastessa energia. La puoi usare per lottare, oppure, grazie alei, puoi diventare una luce.

Facilmente il vento sradica un alberello.Cerca la felicità nei sensi,indulgi nel cibo e nel sonno,e anche tu verrai sradicato.

Buddha dice: ricorda, se dipendi dai sensi, rimarraifragilissimo, perché i sensi non ti possono dare alcuna forza.Non ti possono dare forza perché non sono in grado di dartifondamenta solide. Sono in un flusso continuo, tutto èmutamento. Dove puoi trovare dimora? Dove puoi fissare lefondamenta?

Ora come ora, una donna ti sembra bella, l’istantesuccessivo è un’altra donna. Se ti limiti a decidereattraverso i sensi, rimarrai in una costante agitazione: nonpuoi scegliere, perché i sensi continuano a mutare le loroopinioni. Per un istante qualcosa sembra meravigliosa, il

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momento successivo è di una bruttezza orripilante,insopportabile. E noi dipendiamo da questi sensi.

Buddha dice: non dipendere dai sensi, fondati sullaconsapevolezza. La consapevolezza è un’entità nascostadietro ai sensi. Non è l’occhio che vede... se vai da unospecialista degli occhi, ti dirà che è l’occhio a vedere, manon è vero: è solo un meccanismo attraverso il qualequalcun altro guarda. L’occhio è solo una finestra, la finestranon è in grado di vedere.

Quando ti affacci alla finestra, puoi vedere all’esterno.Chi passa per la strada potrebbe pensare: “La finestra mista guardando”. L’occhio è solo una finestra, un’apertura.Chi c’è dietro l’occhio?

L’orecchio non sente: chi si trova dietro l’orecchio adascoltare? Chi è colui che percepisce? Continua a ricercarequesto “qualcuno” e troverai fondamenta reali; altrimenti, latua vita non sarà altro che una foglia secca nel vento.

Il vento non può divellere una montagna.La tentazione non può toccare l’uomorisvegliato, forte e umile,che è padrone di se stesso e osserva la legge.

La meditazione ti renderà consapevole, forte e umile.La meditazione ti renderà consapevole, perché ti darà laprima esperienza di te stesso. Tu non sei il corpo, tu non seila mente: tu sei la pura testimonianza della consapevolezza.E quando questa consapevolezza-testimone viene toccata,accade un grande risveglio: è come se un serpente, chestava avvolto su se stesso, all’improvviso si drizzasse; ècome se qualcuno, che stava dormendo, venisse scosso e sisvegliasse. All’improvviso si ha un grande risvegliointeriore. Per la prima volta senti di essere. Per la primavolta percepisci la verità del tuo essere.

Di certo questo ti rende forte; non sei più fragile, nonsei più un alberello che qualsiasi alito di vento puòsradicare. Ora puoi diventare una montagna! Ora puoiavere un fondamento, ora hai radici: nessun vento può

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divellere una montagna. Acquisti forza, sei sveglio, etuttavia diventi umile.

Questa forza non porta in te alcun ego. Diventi umileperché diventi consapevole. La stessa anima testimoneesiste in chiunque, perfino negli animali, negli uccelli, nellepiante, nelle pietre. Questi sono solo modi diversi didormire! Qualcuno dorme sul fianco destro, qualcuno dormesul fianco sinistro e qualcuno dorme supino... questi sonosolo diversi modi di dormire.

Una roccia ha un suo modo di dormire, un albero ha unmodo diverso di dormire da un uccello, e così via; ma non sitratta altro che di questo: modi e metodi diversi di sonno,altrimenti – nel centro più intimo di ogni essere – vi è lostesso testimone, lo stesso Dio.

Saperlo ti rende umile, perfino di fronte a una rocciasai di non essere nulla di speciale, perché l’intera esistenzaè formata della stessa sostanza chiamata consapevolezza. Ese sei sveglio, forte e umile, questo ti darà padronanza su testesso.

Se i pensieri di un uomo sono oscuri, se egli non si cura delle conseguenze ed è pieno disotterfugi, come potrà indossare la veste gialla?

Buddha scelse per i suoi sannyasin la veste gialla, comeio ho scelto l’arancione. Questa è la differenza tra il mioapproccio e quello di Buddha. Il giallo rappresenta la morte:la foglia gialla; il giallo rappresenta il sole che tramonta, lasera.

Buddha ha enfatizzato troppo la morte: si tratta di unmetodo. Se enfatizzi troppo la morte, aiuta: la gente diventasempre più consapevole della vita, in contrasto con lamorte. E quando insisti con continuità nell’enfatizzare lamorte, la gente ne trae un aiuto al risveglio. Si devesvegliare, perché la morte si sta avvicinando.

Ogni volta che Buddha dava l’iniziazione a un nuovosannyasin, gli diceva: “Vai al cimitero e stai semplicemente

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lì a osservare senza interruzione le pire funerarie, icadaveri trasportati, bruciati... continua a osservare. E nonsmettere mai di ricordare che anche a te accadrà quellastessa cosa, inevitabilmente: medita per tre mesi sullamorte, e poi ritorna”.

Quello era l’inizio del sannyas.Vi sono solo due sentieri possibili. Uno è questo:

enfatizza la morte; e l’altro: enfatizza la vita. Perché questisono i due soli elementi dell’esistenza! La vita e la morte.Buddha scelse la morte come simbolo, ecco perché scelse laveste gialla.

L’arancio rappresenta la vita: è il colore del sangue.Rappresenta il sole del mattino, l’alba, l’arrossarsi del cieloa Oriente.

La mia enfasi va alla vita. Ma lo scopo è lo stesso. Iovoglio che tu sia così appassionatamente innamorato dellavita, che la tua stessa passione per la vita ti rendaconsapevole, la tua stessa intensità verso la vita ti rendasveglio. E la morte è nel futuro, mentre la vita è adesso. Percui, se pensi alla morte, penserai al futuro. Se pensi allamorte, sarà un’illazione: vedrai sempre qualcun altromorire, non vedrai mai morire te stesso.

Puoi immaginare, puoi ipotizzare, puoi pensare, masarà solo un pensiero.

La vita non ha bisogno di essere pensata, può esserevissuta. Ti può aiutare meglio della morte a essere menomentale. Per questo, la mia scelta è di gran lunga migliore diquella del Buddha, perché la vita esiste in questo precisoistante; non occorre che tu vada al cimitero. Tutto ciò che tioccorre, è essere sveglio, e la vita è ovunque... nei fiori,negli uccelli, nella gente intorno a te, nei bambini cheridono... e in te! E proprio ora! Non occorre che ci pensi,non occorre fare illazioni. Puoi semplicemente chiudere gliocchi e sentirla: puoi sentirne il pulsare, ne puoi sentire lapresenza.

Ma si possono usare entrambi i metodi: per fartidiventare un meditatore si può usare la morte, oppure sipuò usare la vita.

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Io ho scelto la vita. E vorrei ripetere e sottolineare chela mia scelta è di gran lunga migliore di quella di Buddha: lasua scelta di scegliere la morte come simbolo ha aiutatol’India a diventare un paese morto, spento, a perderevitalità. Il mio scegliere la vita come simbolo può risvegliarequesto intero paese; e non solo questo paese, ma il mondointero. Perché Buddha non è stato il solo ad aver scelto lamorte come simbolo: anche il cristianesimo lo ha scelto, conla croce. Pertanto, le due religioni più grandi del mondo – ilcristianesimo e il buddhismo – sono orientate verso lamorte. E a causa di queste due religioni... e il loro impatto èstato enorme: il cristianesimo ha trasformato l’interoOccidente, e il buddhismo ha trasformato l’intero Oriente.

Gesù e Buddha sono stati i due Maestri più grandi, mala scelta della morte come simbolo si è rivelata pericolosa,si è trasformata in una calamità.

Io scelgo la vita. Vorrei che tutto questo mondo siacolmo di vita, una vita sempre più viva, una vita pulsante.Ma ciò che Buddha dice sulla sua veste gialla, io vorrei dirloanche per il mio abito arancio.

Egli dice:

Se i pensieri di un uomo sono oscuri, se egli non si cura delle conseguenze ed è pieno disotterfugi, come potrà indossare la veste gialla?

Chiunque sia padrone della propria natura, luminoso, chiaro e sincero, egli può indossare la veste gialla.

Ciò che egli dice sulla veste gialla, io lo dico sullatunica arancione:

Chiunque sia... luminoso, chiaro e sincero,egli può indossare la veste arancione.

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Aes dhammo sanantano!

Per oggi basta.

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Secondo discorso Una sedia vuota

La prima domanda

Amato Maestro,una sedia vuotauna hall silenziosauna introduzione al Buddha –Quanta eloquenza!Che cosa rara!

Certo, Subhuti, quello è il solo modo in cui sia possibileintrodurvi il Buddha. Il silenzio è il solo linguaggio nel qualepuò essere espresso. Le parole sono troppo profane, troppoinadeguate, troppo limitate. Solo uno spazio vuoto...assolutamente silenzioso... può rappresentare l’essere di unbuddha. In Giappone esiste un tempio, completamentevuoto, non contiene neppure una statua di Buddha, ed èconosciuto come un tempio dedicato a Buddha. Quando ivisitatori chiedono: “Dov’è il Buddha? Il tempio è dedicato alui...”, il sacerdote ride e dice: “Questo spazio vuoto, questosilenzio... questo è Buddha!”.

Le pietre non lo possono rappresentare, le statue nonlo possono rappresentare: Buddha non è una pietra, né unastatua. Buddha non è una forma; Buddha è una fragranzasenza forma. Per questo, i dieci giorni di silenzio, che hannopreceduto questa serie di discorsi sul Buddha, non sono statiqualcosa di casuale. Quel silenzio era la sola prefazione

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possibile.Subhuti, hai ragione: “Una sedia vuota...”. Certo, solo

una sedia vuota lo può rappresentare. Questa sedia è vuota,e quest’uomo che ti parla è vuoto, è uno spazio vuoto che siriversa in te. All’interno non esiste nessuno, solo un silenzio.

Poiché voi non siete in grado di comprendere il silenzio,deve essere tradotto in linguaggio. È a causa dei vostrilimiti che devo parlare; altrimenti non ce ne sarebbebisogno. La verità non può essere espressa a parole, non loè mai stata, non lo sarà mai. Tutti i testi sacri parlano sullaverità, ne continuano a parlare, le girano intorno, manessuna scrittura è finora riuscita a esprimerla – né i Veda,né la Bibbia, né il Corano – perché la natura stessa dellecose lo rende impossibile.

Non può essere espressa a parole; può solo esseremostrata. Non può essere provata logicamente, ma l’amorela può dimostrare. Là dove la logica fallisce, l’amore hasuccesso. Là dove il linguaggio fallisce, il silenzio hasuccesso.

Io non la posso dimostrare, ma l’assenza dell’“io”dentro di me può diventarne una prova indiscutibile. Se vuoiveramente comprendere Buddha, dovrai avvicinarti sempredi più a questo silenzio che io sono, dovrai diventare semprepiù intimo, sempre più disponibile, sempre più vulnerabile aquesto nessuno che ti parla.

Io non sono una persona. La persona è morta moltotempo fa. È una presenza: un’assenza e una presenza. Iosono assente in quanto persona, in quanto individuo; sonopresente come veicolo, come passaggio, come bambùcavo... posso diventare un flauto: solo un bambù cavo puòdiventare un flauto.

Ho donato me stesso al Tutto. Ora, qualsiasi sia lavolontà del Tutto... se vuole parlare attraverso di me, iosono disponibile; se non vuole parlare attraverso di me, iosono disponibile. Ora la sua è la sola volontà: di mio, non hoalcuna volontà.

Ecco perché spesso si trovano contraddizioni nelle mieaffermazioni: io non posso cambiare nulla. Dio è

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contraddittorio perché Dio è un paradosso. Egli contiene lepolarità opposte: egli è oscurità e luce, estate e inverno,vita e morte. A volte parla in quanto vita, e a volte parlacome morte; a volte viene come estate, e a volte comeinverno... cosa posso farci io?

Se interferisco, lo falsificherei. Se cercassi di esserecoerente, sarei falso. Posso essere vero solo se restodisponibile a tutte le contraddizioni che Dio contiene.

Questa sedia, Subhuti, è certamente vuota. E il giornoin cui riuscirai a vedere questa sedia vuota, questo corpovuoto, questo essere vuoto, mi avrai visto, sarai entrato incontatto con me. Quello è il vero momento in cui il discepoloincontra il Maestro. È una dissoluzione, uno scomparire... lagoccia di rugiada scivola nell’oceano, oppure l’oceanoscivola nella goccia di rugiada. È la stessa cosa! Il Maestroscompare nel discepolo e il discepolo scompare nelMaestro. Allora prevale un silenzio profondo. Non è undialogo! Ecco dove le religioni orientali, in particolare ilbuddhismo, hanno raggiunto vette più elevate delcristianesimo, del giudaismo, dell’islamismo; infattiislamismo, giudaismo e cristianesimo sono rimastiaggrappati, in un modo o nell’altro, all’idea di un dialogo.Ma un dialogo presuppone dualità, due entità. Islamismo,cristianesimo, giudaismo sono religioni della preghiera. Lapreghiera presuppone l’esistenza di un Dio separato da te, acui ti puoi rivolgere.

Per questo il libro di Martin Buber divenne tantofamoso: “Io e tu”. Quella è l’essenza della preghiera. Mal’“io” e il “tu”... occorre una dualità per un dialogo. E perquanto bello possa essere il dialogo, è ancora una divisione,una dissociazione; ancora non è unione. Il fiume non èentrato nell’oceano. Forse è arrivato vicinissimo, è propriosul limitare estremo, ma si trattiene.

Il buddhismo non è la religione della preghiera, è lareligione della meditazione. E la differenza tra preghiera emeditazione è questa: la preghiera è un dialogo, lameditazione è un silenzio. La preghiera dev’essereindirizzata a qualcuno – reale, irreale, in ogni caso

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dev’essere indirizzata a qualcuno. La meditazione non èaffatto orientata verso qualcuno: si deve semplicementecadere nel silenzio; si deve semplicemente scomparire nelnulla. Quando non si è, esiste la meditazione.

E Buddha è meditazione: quella è la sua fragranza. Inquesti dieci giorni siamo rimasti in silenzio, siamo rimasti inmeditazione. La cosa reale è stata detta: per coloro che nonhanno udito la cosa reale, ora parlerò.

La meditazione che ci ha sovrastati per dieci giorniaveva una diversità – e quella è la differenza tra l’approcciodel Buddha e il mio – una piccola differenza, ma diimportanza estrema. Ed è qualcosa che dovete capire,perché io non sono un semplice commentatore di Buddha. Ionon mi limito a echeggiarlo, non sono solo uno specchio chelo riflette; io sono una risposta, non un riflesso. Non sonouno studioso, non farò un trattato in cui analizzerò le sueaffermazioni: io sono un poeta!

Ho visto lo stesso nulla che ha visto lui e, di certo, l’hovisto a modo mio. Buddha ha una propria via, io ho la mia:un modo di vedere, di essere. Entrambe raggiungono lastessa vetta, ma le vie sono diverse. La mia ha una piccoladiversità: piccola, ma di profonda importanza, ricordatelo.

Questi dieci giorni non sono stati solo di meditazionesilenziosa – questi dieci giorni erano musica, silenzio emeditazione. La musica è il mio contributo a quelladimensione. Buddha non lo avrebbe permesso: su quel puntoavremmo discusso e dibattuto. Egli non l’avrebbe permessa:avrebbe detto che la musica è un elemento disturbante.Avrebbe insistito per il puro silenzio, avrebbe detto che erafuori misura! Ma quello è il punto in cui siamo d’accordo nelnon concordare.

Per me, musica e meditazione sono due aspetti dellostesso fenomeno. Senza la musica, la meditazione manca diqualcosa; senza musica, la meditazione è un po’ ottusa,priva di vita. Senza meditazione, la musica è semplicerumore: armonioso, ma pur sempre un rumore. Senzameditazione, la musica è intrattenimento. E senza musica, lameditazione diventa sempre più negativa, tende a orientarsi

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verso la morte.Ecco perché insisto tanto nel dire che musica e

meditazione dovrebbero accompagnarsi. Questo aggiungeuna dimensione nuova a entrambe; entrambe ne vengonoarricchite.

Ricorda queste tre emme. La prima è la matematica:essa è scienza allo stato puro. La seconda è la musica: èl’arte allo stato puro. E la terza è la meditazione: èreligione allo stato puro. Là dove queste tre dimensioni siincontrano, si consegue la trinità.

Il mio approccio è scientifico. Anche se faccioaffermazioni illogiche, le faccio con estrema logicità. Anchese affermo paradossi, li affermo in maniera estremamentelogica. Qualsiasi cosa dica, ha una geometria alle spalle, unmetodo, una formula matematica, un approccio scientificoben preciso. Io non sono una persona priva di scientificità.La mia scienza è al servizio della mia religione: non è lafine, ma è un bellissimo inizio.

E il mio approccio è artistico, estetico. Non vi possoessere d’aiuto, a meno che questo campo di energia nondiventi musicale. La musica è arte allo stato puro. E sequesto viene unito alla matematica, diventa uno strumentoestremamente potente, capace di penetrare nella tuainteriorità. Certo, non sarà completo, a meno che lameditazione non sia la vetta più elevata, la religione allostato puro.

Noi stiamo cercando di creare la sintesi suprema.Questa è la mia trinità: matematica, musica, meditazione.Questa è la mia trimurti: i tre volti di Dio. Puoi conseguireDio attraverso un solo volto, ma in questo caso la tuaesperienza di Dio non sarà così ricca come potrebbe esserlose lo conseguissi attraverso due suoi aspetti. Ma anche cosìmancherebbe di qualcosa, a meno che tu non lo consegua intutti e tre i suoi aspetti: quando conosci Dio in quantotrinità, quando hai attraversato tutte e tre questedimensioni, la tua esperienza, la tua illuminazione, il tuoNirvana saranno estremamente più ricchi.

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Buddha mette l’accento solo sull’illuminazione: quello èuno dei volti di Dio. Maometto mette l’accento sullapreghiera, sulla musica, sul canto; per questo il Corano ha insé la qualità della musica; nessun altro testo sacro èaltrettanto musicale. La parola stessa “corano” significa“Recita! Canta!”. Quella fu la prima rivelazione cheMaometto ebbe. Qualcuno dall’aldilà lo chiamò al propriocospetto e disse: “Recita! Recita! Canta!”.

L’islamismo è un altro aspetto di Dio. E ci sono religioniche hanno avvicinato Dio attraverso la terza emme: lamatematica. Il giainismo è il miglior esempio di questo terzoapproccio.

Mahavira parla come Albert Einstein. Non è un casoche Mahavira sia stato la prima persona nella storiadell’umanità ad aver parlato della teoria della relatività.Dopo venticinque secoli, Albert Einstein riuscì a dimostrarlascientificamente, ma Mahavira la vide nella sua visione.

Se leggi Mahavira, vedrai che le sue affermazioni sonoassolutamente logiche, matematica allo stato puro. Lescritture giainiste non hanno alcuna vivacità: sono aride,pura aritmetica. Quello è un altro degli aspetti di Dio.

Al mondo sono esistiti solo tre tipi di religioni: lereligioni della matematica, rappresentate dal giainismo; lereligioni della musica, rappresentate da islamismo,cristianesimo, giudaismo, induismo; e le religioni dellameditazione, rappresentate da buddhismo e taoismo.

Il mio sforzo ora è darvi una religione globale, checontenga in sé tutte e tre le emme... è un’avventuraestremamente ambiziosa, mai tentata prima: per questotutti si opporranno a me, come mai in passato.

Vi siete accompagnati a un uomo pericoloso, ma ilviaggio sarà incredibilmente bello. Pericoli, azzardi, nonimbruttiscono il viaggio; al contrario, lo rendonoincredibilmente bello. Tutti i pericoli che dovrete affrontarecon me vi daranno eccitazione... il viaggio non saràmonotono, sarà estremamente vivace. Ci avvicineremo aDio in maniera talmente multidimensionale che ogni istante

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del viaggio sarà prezioso.Ho iniziato deliberatamente questi discorsi su Buddha

con dieci giorni di silenzio. Iniziare col silenzio è stato unespediente: Buddha non ne sarà stato molto contento. Deveaver scrollato un pochino le spalle a causa della musica cheaccompagnava quel silenzio, ma cosa posso farci? Èinevitabile.

La mia religione dev’essere una religione di danza, diamore, di risata. Dev’essere orientata verso la vita, deveaffermare la vita. Dev’essere una storia d’amore con la vita.Non è una rinuncia ma un gioire in senso assoluto.

La seconda domanda

Amato Maestro, si tratta di questa sensazione che percepisco come se fosse sempre stata presente, ma non appena la sento, sembraremota... di che si tratta?

Deva Prashantam, si tratta di uno degli eterni problemiche ogni ricercatore del vero incontra. Non puoi afferrarela verità – se ci provi, sarà oltremodo remota. Non puoipossedere la verità – se ci provi ti ritroverai le manicompletamente vuote. La verità non può essere possedutaperché non è una cosa. Al contrario, devi essere cosìcoraggioso da lasciarti possedere dalla verità: si tratta diuna storia d’amore.

Lasciati possedere e saprai di cosa si tratta. Ma tu haisempre fatto il contrario: hai cercato di afferrarla. È ciò cuiaspira la mente, in continuazione; è ciò che desidera...questo è ciò che la mente definisce “comprensione”. Se lamente non riesce ad afferrare qualcosa, non è appagata.

Ma la verità è simile al mercurio: se cerchi ditrattenerla nelle tue mani, più la tua presa è salda, più essadiventa elusiva, e più si allontana: diventa così remota, chesmetterai di crederci, di aver fiducia in lei... diverrà cosìremota, che non sarai in grado di percepirne neppure la

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possibile esistenza.La verità giunge, non può essere portata. La verità

accade, non ci puoi fare nulla; di fatto, colui che agisce è ilproblema, l’ostacolo, l’impedimento. Colui che agisce èl’ego. E se in qualche modo riesci a impedire a colui cheagisce di interferire, si ripresenta dalla porta sul retro, inquanto sperimentatore, osservatore, colui che faesperienza. Di nuovo, si tratta dello stesso ego, con abitidiversi.

Ecco perché, quando ne hai la sensazione, vaperduta... colui che agisce, ora compare come colui chesente. Colui che agisce dev’essere dissolto nella sua totalità;non gli si deve permettere di ritornare in qualche altraforma, più sottile e nascosta.

Lascia che la verità esista! Non aver fretta dicomprenderla o di sentirla: lascia semplicemente che siapresente. Non devi far nulla in proposito. Se riesci a restarein uno stato di non-fare, di non-sforzo, di non-ego,comprenderai, sentirai, saprai, sarà tua... la puoi avere soloin maniera indiretta, non direttamente.

Prashantam, ecco dove manchi il punto. Ed è lì che tuttisi perdono. Certo, ci sono momenti in cui, all’improvviso, ècosì vicina... ti piacerebbe afferrarla. Il desiderio stesso diafferrarla è frutto dell’avidità, il desiderio stesso diafferrarla è frutto della paura. Il desiderio stesso diafferrarla è un desiderio della mente; e allorché la menteentra in causa, la verità esce di scena.

Non puoi essere semplicemente silente, senza far nulladi nulla – nulla sul piano intellettuale, nulla sul piano fisico,nulla sul piano emotivo – senza fare assolutamente nulla;non puoi essere semplicemente presente, assolutamentequieto? Allora ne verrai posseduto. E il solo modo perconoscerla è esserne posseduti.

Tu dici: “si tratta di questa sensazione che percepiscocome se fosse sempre stata presente...”.

Certo, è sempre stata presente. È il nostro stessoessere. È la sostanza di cui sei fatto. La verità non è

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qualcosa di separato da te: tu sei la verità. È la tua stessaconsapevolezza, il terreno stesso del tuo essere. Non haibisogno di andare da qualche parte per ricercarla, non deviandare a Kashi o alla Kaaba. Non occorre fare un solopasso!

Lao Tzu dice: “La puoi trovare stando seduto in casatua, non occorre andare da qualche parte... poiché essa ègià presente!”. Quando ti metti a ricercare, quando ti avvii aindagare, te ne allontani sempre di più. Ogni ricerca tiallontana dalla verità che già esiste.

E ci sono momenti in cui la senti, senti che è semprestata presente: momenti di gioia, d’amore, di bellezza.Momenti in cui, all’improvviso, il mondo si arresta: unosplendido tramonto... e tu ne vieni afferrato.

Ricorda: dico che ne vieni afferrato, ne sei posseduto,non che lo possiedi. Come puoi possedere un tramonto? Iltramonto ti possiede, ti riempie; ogni angolo del tuo esserestraripa, colpito da tanta bellezza.

Allora sai, nelle profondità degli abissi dell’essere, saiche è sempre stata presente. Non sono neppure necessariele parole: sai semplicemente, senza parola alcuna... senti.

Oppure, quando sei innamorato... o quando ascolti unabellissima poesia... oppure il canto degli uccelli... oppure ilsemplice soffiare del vento tra i pini... oppure il rumoredell’acqua... ogni volta che permetti a te stesso di essereposseduto, all’improvviso scoprirai che, dal nulla, è apparsala verità, è apparso Dio, è apparso il “dhamma”. Hai toccatoqualcosa di intangibile, hai visto qualcosa di invisibile. Seistato in contatto con qualcosa di eterno... aes dhammosanantano – la legge eterna, la legge inesauribile.

Ogni volta che sei in uno stato di armonia, in cui tuttofluisce, opera in assonanza, ogni volta che sei in sintonia... equesti momenti accadono a tutti. Questi istanti non hannonulla a che vedere con le chiese, i templi, le moschee. Difatto, è rarissimo trovare in una chiesa, o in una moschea, oin un tempio una persona che si illumini.

Buddha si illuminò sotto un albero, osservando l’ultimastella del mattino che scompariva nel cielo; non in un

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tempio, non in una chiesa... sotto un albero, osservando unastella. Dev’essere stato posseduto. E la stella chescompariva, che si dissolveva pian piano, lentamente...svaniva, svaniva, andata. Un istante prima era presente, eora non c’è più. E in quel momento, all’improvviso anchequalcosa in lui, l’ultima cittadella dell’ego, scomparve. Nellostesso modo in cui scomparve la stella del mattino,scomparve anche il suo ego.

Il cielo era vuoto, e lui era vuoto. E ogni volta che duecose sono vuote, diventano una, perché due cose vuote nonpossono avere linee di demarcazione: in che modo potrestedemarcare il vuoto? Due nulla non possono essere tenutiseparati; due nulla diventano un nulla. Lassù la stellascomparve, e il cielo era vuoto, e all’interno scomparvel’ego, e anche il cielo interiore era vuoto... e all’improvvisol’interno e l’esterno erano scomparsi. C’era solo un unicocielo.

In quel momento Buddha si illuminò. In quel momentoarrivò a conoscere il dhamma, il logos, il tao, Dio, il principiocosmico della vita.

Mahavira si illuminò, ma non in un tempio; neppure inun tempio giainista! All’epoca di Mahavira ne esistevano:egli fu il ventiquattresimo tirthankara dei giainisti, il loroventiquattresimo “gran Maestro”. Era stato preceduto daventitré Maestri, ed esistevano templi giainisti, ma lui non siilluminò in uno di questi: i giainisti dovrebbero prendernenota. Si illuminò nella foresta; stando semplicementeseduto, senza far nulla, all’improvviso accadde: giunse comeuna inondazione.

Maometto si illuminò su una montagna. E la stessacosa accadde a tutti: Lao Tzu, Zarathustra, Kabir, Nanak...non una sola persona si è mai illuminata in un tempio, in unachiesa, o in una moschea. Perché mai voi ci andate?

Andate, al mattino presto, a vedere il sole che sorge.Sedetevi, nel mezzo della notte, a osservare il cielo colmo distelle. Andate e fate amicizia con gli alberi e con le rocce.Andate e sdraiatevi di fianco a un fiume, e ascoltatene ilsuono... allora vi avvicinerete sempre di più al vero tempio

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di Dio. La natura è il suo vero tempio. E in quell’habitat,lasciatevi possedere, non cercate di possedere. Lo sforzo dipossedere è mondano; il desiderio di essere posseduti èdivino.

Prashantam, la prossima volta che accade, non cercaredi fare nulla... non è necessario capire, non occorreosservare, non serve esaminare, non serve analizzare...lascia che sia presente! Siine posseduto! Danzala! Cantala!E sii totalmente unito a lei. Quello è il solo modo perconoscerla.

Mi chiedi: “Si tratta di questa sensazione chepercepisco come se fosse sempre stata presente” – lasensazione è verissima – “ma non appena la sento, sembraremota...”. Perché, con la sensazione, subentra l’io... e l’io èla distanza fra te e la verità. Più grande è l’io, maggiore è ladistanza; più piccolo è l’io, minore è la distanza. Nessun io,nessuna distanza.

E mi chiedi: “...di che si tratta?”.Non posso dirlo. Esiste adesso... siine posseduto! È

qui... siine posseduto! Non è nelle mie parole, ma negliintervalli. Non è nelle mie affermazioni, ma negli spazivuoti... leggi tra le righe!

Tuttavia, ricorda una cosa estremamente importante:per comprenderla devi esserne posseduto. E noi abbiamouna paura estrema a lasciarci possedere... si ha lasensazione di perdere il controllo, si ha la sensazione che cisi stia dissolvendo. “Chi può dire dove ci farà atterrare? Chipuò dire se saremo in grado di tornare indietro da quelladimensione, oppure no?”

Tutte queste paure affiorano e tu ti ritrai: quello è ilmomento in cui crei la distanza. La distanza è una tuacreazione. Altrimenti, essa è sempre qui, è sempre ora. Noncreare distanza, non chiamare in gioco la paura.

In tutte le lingue del mondo le persone religiosevengono definite con parole del tipo “timorato di Dio”; sonoparole orribili, vere menzogne, perché una persona

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religiosa non è affatto timorata di Dio.La persona religiosa è amante di Dio, non timorata! Ma

il prete dipende dalla paura, egli sfrutta la tua paura, e creain te paura: tutti i suoi affari dipendono dal tuo essereintimorito.

Lascia cadere le tue paure. Non è necessario averpaura di Dio. Dio indica semplicemente la totalità, il Tutto,ciò che è. Noi ne siamo parte! Come può la parte averpaura del Tutto? Il Tutto si prende cura della parte, il Tuttoama la parte, perché non potrebbe essere tale senza laparte: il Tutto non può essere indifferente alla parte.

Sapendo questo, si ha fiducia. Sapendo questo, sipermette al Tutto di possedere. Sapendo questo, si lasciacadere ogni paura, ci si arrende. E solo nella resa, esiste;solo nella fiducia, esiste.

Io posso indicarvi la direzione, ma non ve la possospiegare. A te, Prashantam, sta già accadendo. Tu seibenedetto. Abbandona semplicemente questa tua modalitàdi creare distanza fra te e il Tutto. Può essere fattofacilmente: assumiti un piccolo rischio e fai un passonell’ignoto... avrai paura; tuttavia, malgrado ciò, entranell’ignoto. Lascia che la paura sia presente, malgrado tuttoentra nell’ignoto. Solo entrando nell’ignoto la paurascomparirà, perché scoprirai che non c’è nulla di cui averpaura.

E una volta che sarai affascinato dall’ignoto, non cisarà fine alcuna a questo pellegrinaggio... è un viaggioeterno, senza fine, inesauribile. Aes dhammo sanantano: èeterno e inesauribile...

La terza domanda

Amato Maestro,qual è il tuo hobby?

Anando, nessuno! Non ne ho bisogno. Un hobby ènecessario se vuoi tenerti occupato. Quando sei stanco della

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tua comune occupazione – e naturalmente ci si stanca diguadagnare pane e companatico – quando sei stanco dellatua occupazione giornaliera, esistono solo due alternative.

O resti libero da occupazioni... e questo crea in te unapaura ossessiva, perché essere libero da impegni significastare con se stessi, essere assolutamente soli con se stessi.Significa confrontarsi con la propria profondità abissale...se ne ha terrore, si è spaventati. Significa confrontarsi conla propria vita e la propria morte, significa confrontarsi conla propria interiorità... ed è così infinita e così vasta che nonti è possibile comprenderla. E quella stessa vastità abissaleterrorizza. In te sorge un tremore immenso.

Un’alternativa è: quando non sei occupato dai tuoiaffari quotidiani, medita. L’altra alternativa è: impegnati dinuovo in qualche sciocca attività, e chiamala “hobby”.

Qualcuno colleziona francobolli... riuscite a vederne lastupidità? E lo definiscono “un hobby”. Tutti gli hobby sonocosì: sono tutti modi e strategie per fuggire da se stessi.

Io sono assolutamente estatico con me stesso. Esseresolo, essere, senza fare nulla, è un’esperienza così profondache, una volta assaporata, porta ad accantonare tutte quellestupide attività, chiamate hobby.

Gli hobby sono false occupazioni: quando le vereoccupazioni non sono presenti, ci si impegna in pseudo-occupazioni. Ma guardatene la stupidità: lavorate sei giornila settimana, in attesa della domenica – giorno in cui potreterilassarvi, riposarvi, stare con voi stessi. Siete stanchi delmondo; il mondo vi sembra opprimente. Siete stanchi dellagente, siete stanchi di ogni cosa. Sperate che la domenicaarrivi presto... e quando arriva, di nuovo vi trovateun’occupazione, ma ora si tratta del vostro hobby. Non sietein grado di restare senza qualcosa da fare: quello è il vostroproblema!

E spesso accade che una persona sia più stanca altermine di una domenica che dopo un qualsiasi altro giorno,a causa dei tanti hobby: andare a fare un picnic, guidare,fare mille e una cosa per la quale avete aspettato seigiorni... e pensavate di riposarvi?

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Non potete riposarvi! Non sapete come fare, nonsapete come rilassarvi. Perfino in nome del rilassamento, vitrovate un lavoro, una qualsiasi occupazione; perfino innome del riposo, iniziate un lavoro. Il semplice fatto che nonsiete pagati per farlo lo rende riposo? Giocate a carte o ascacchi: non siete pagati, è vero, ma questo non fa alcunadifferenza; è solo un lavoro non pagato.

Anziché cercare un hobby, usa queste opportunità.Ogni volta che riesci ad avere un tempo vuoto, del tuttolibero da occupazioni, in cui puoi stare con te stesso,restaci... resta in quello spazio, non uscirne. Non metterti araccogliere francobolli!

Due vecchi ebrei erano seduti al parco. “E dimmi, cosa fai ora chesei in pensione?” chiese uno.

“Ho un hobby: allevo piccioni” replicò l’altro.“Piccioni? Dove li tieni? Vivi in un condominio!”“Li tengo in un armadio.”“Nel tuo armadio? Ma non ti cagano sulle scarpe e sui vestiti?”“No,” replicò il secondo uomo, “li tengo in una scatola.”“In una scatola? Ma come fanno a respirare?”“Respirare? Non respirano affatto,” chiarì il secondo uomo,“sono morti!”“Morti?” esclamò l’amico sconvolto. “Tieni in casa piccioni morti?”“Oh, al diavolo, si tratta solo di un hobby!”

La quarta domanda

Amato Maestro, questa mattina, quando ti sei rivolto a noi chiamandoci: “Miei amatibodhisattva”, in quel momento ho avuto la sensazione che fosseeffettivamente così, che fosse vero. Ma, in seguito, perfino la possibilitàche noi, un giorno, si possa diventare bodhisattva è sembrata unsogno...

Sheela, è una verità... ecco perché, quando vieneespressa con fiducia, con amore, immediatamenteriecheggia qualcosa di profondo nel tuo cuore, qualcosarisuona. Ma risuona a causa della mia fiducia. Lo ripeto: voisiete bodhisattva; buddha in essenza, in seme,potenzialmente.

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Quando lo dico, lo intendo. Quando lo dico, lo dicoperché è così. E in quel momento voi siete talmente insintonia con me, che sembra assolutamente vero; nonoccorre alcuna prova, nessun argomento a sostegno.

Non ho bisogno di discutere, di portare prove a favoredelle verità che esprimo. Di fatto, nessuna verità richiedemai un’argomentazione; è semplice, ma subito risuona in te.La sola cosa necessaria è questa: deve sgorgare dal cuore,solo allora raggiunge il tuo cuore.

Io non parlo partendo dalla mia testa: riverso il mioessere nel tuo. È un incontro di energie. È un incontro dianime. Ecco perché, quando siete con me, sembraassolutamente vero: non lo potete dubitare, è impossibile.Ma quando siete soli e io non sono presente, sorge il dubbio.La vecchia mente torna a farsi sentire, con spirito divendetta, e dice: “Sheela, tu... una bodhisattva? E che midici del tuo amore per Veetrag? Tu, una bodhisattva? E chemi dici delle tue gelosie, e della tua rabbia, e di tutte le altrecose che sei? Tu, una bodhisattva? Deve aver scherzato, tiha ingannata!”. Affiora un dubbio immenso, perché quellecose persistono nella mente.

È come se tu ti accompagnassi a me, e andassimofianco a fianco lungo un tratto di strada. Io ho in mano unalampada, ma proprio per questo anche il tuo sentiero vieneilluminato. Poi, viene il momento in cui ci separiamo;dobbiamo separarci, abbiamo raggiunto un bivio e le nostrestrade si dividono. Io vado in una direzione, tu vai nell’altra.All’improvviso ti trovi immerso nel buio, e resti perplesso:“Cos’è accaduto alla luce?”.

Quella luce non ti apparteneva. Certo, il tuo sentieroera illuminato, ma quella luce non ti apparteneva. Pertanto,quando sei con me, sei circondata da una luce. In quellaluce, le cose sono evidenti. Quando non sei con me,all’improvviso discende l’oscurità, e in quella oscuritàdubiterai di tutto ciò in cui hai avuto fiducia, in quellaoscurità dubiterai perfino della possibilità che la luce esista.Dubiterai perfino della realtà della luce che hai vissuto soloalcuni istanti prima. La tua mente dirà: “Devi aver sognato.

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Devi aver avuto delle allucinazioni. Quale luce? Dov’è laluce? Se fosse stata qui, dov’è andata?”.

Questo accadrà ancora e di nuovo, ripetutamente... haun significato profondo, che va compreso. Quando sei conme, qui, in mia presenza; quando mi ascolti, seduta di fiancoa me... puoi conservare questa situazione, anche quandonon sei fisicamente vicino a me. Dovrai scendere un po’ piùin profondità nel tuo amore, in modo tale che, anche se seilontanissimo fisicamente, non lo sei spiritualmente. Inquesto caso la fiducia persisterà; in questo caso i dubbi nonoseranno affacciarsi.

Ora come ora i dubbi si presentano perché hai per meuna quantità d’amore ben precisa, ma il tuo amore non èancora totale. Esistono spazi nel tuo essere nei quali ancoranon mi hai concesso di entrare. E questo non è solo vero perte, Sheela, vale anche per molti altri fra i presenti. Ancoratenete alcuni angolini nascosti, separati, privati, tutti vostri.Ancora non avete aperto totalmente il vostro cuore.

Sheela, ancora non sei totalmente nuda... e se nascondiqualcosa, qualsiasi cosa tu stia nascondendo rimane inquanto distanza tra me e te.

Pertanto, quando sei qui, fisicamente vicino a me, sottol’impatto della mia presenza, proprio la mia presenza puòmettere in disparte la tua mente. Ma quando non seifisicamente con me, la tua mente tornerà indietro... tu nonl’hai messa da parte! Impara una lezione: quando ti allontanida me, quando non mi puoi vedere, cerca anche allora diessere con me. Assorbi lo spirito dell’intimità, dellacomunione... in quel caso, neppure la morte potràsepararci.

Allora non si porrà più alcun problema di spazio e ditempo. Allora sei con me per sempre. E la fiduciapersisterà, e continuerà: diventerà un fattore costanteall’interno del tuo essere. La sola cosa costante sarà la tuafiducia. Tutto il resto cambierà, ma non la fiducia.

Dovrai trovare il centro del tuo essere. E ritrovarlosignifica arrivare a casa.

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L’ultima domanda

Amato Maestro, di recente la stampa ha pubblicato una valanga di assurdità su di te esu ciò che accade nel tuo ashram. La cosa mi ha in un certo qual modofatta infuriare, perché esiste una distanza remota dalla realtà dei fatti.Le lettere di risposta a quegli articoli non sono state pubblicate. Certo,so che questo non ti tocca minimamente. È questo il momento in cuiGesù dice di offrire l’altra guancia?

Zareen, le cose stanno come dovrebbero essere. Unuomo come me non può non subire opposizioni. È inevitabileche un uomo come me divida la gente in due categorie:coloro che sono con me e coloro che non lo sono.

Proprio l’altro ieri un mio vecchio amico mi ha scrittouna lettera consigliandomi... ora come ora ci sono solo duetipi di persone: i devoti, che sono assolutamente in amorecon me, e i nemici, carichi di odio nei miei confronti.Quest’uomo vuole creare una terza categoria di personeche non siano né devoti né nemici, bensì pensatoriimparziali.

La sua idea sembra logica, ma non è possibile. Non èmai accaduto, e non accadrà; non può succedere. Di fatto,lui stesso prova difficoltà a diventare un sannyasin. È unamico di vecchia data, e adesso trova un po’ difficilearrendersi in quanto discepolo. Non può essere un devoto enon riesce neppure a essere un nemico. Mi conosce, miama; è amico mio da sempre, quindi ha veramente unproblema!

Non riesce ad arrendersi, a causa del suo ego:eravamo amici, colleghi. Non può essermi contro, perchéprova simpatia per me. E ora si trova chiuso in una morsa,per cui vuole trovare una via d’uscita; vuole creare unaterza forza: persone che non sono né a favore, né contro,ma imparziali. Costoro saranno semplicemente impotenti:non sono interessato a persone imparziali. Non sono affattointeressato a una terza forza, per una ragione ben precisa:quelle persone saranno letteralmente fredde. Sono moltopiù favorevole a persone che mi odiano profondamente,perlomeno sono calde, e coloro che si infiammano sono

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ottime persone! Possono essere trasformate, non sonogelide come ghiaccio.

Le persone che ribollono d’odio verso di me, prima opoi diventeranno dei devoti, perché non è possibile viverenell’odio a lungo. Ti ferisce: odiandomi, non puoi amarmi.

Hai ragione, Zareen, per me non fa alcuna differenza.Se il mondo intero mi odiasse, non mi importerebbeminimamente, non farebbe alcuna differenza. Io rimangocomunque nella mia assoluta beatitudine.

La mia beatitudine non può essere intaccata dall’odiodella gente, dal loro contrastarmi. Ma pensa alle personeche vivono nell’odio: si torturano, si feriscono, si fanno delmale... quanto a lungo possono continuare a farlo? Prima opoi le loro ferite vorranno guarire. E prima o poi il lorostesso antagonismo fondato sull’odio si trasformerà inamore appassionato.

Mi viene in mente un bellissimo episodio:

Un mistico sufi scrisse un libro sul Corano. Venne osteggiato datutte le autorità, dalla religione ufficiale. Fu bandito, fu decretatocriminale leggerlo. Fu ritenuto un sacrilegio, un pericolo, perchéinterpretava il Corano come nessuno aveva mai fatto, andava controla tradizione.

Il mistico chiamò il suo discepolo più intimo, gli diede il libro e glidisse di andare dal sommo sacerdote e darglielo in dono... “E osservaogni cosa: qualsiasi cosa accada riferiscimela correttamente. Staiattento: qualsiasi cosa accada... quando gli offri il libro in dono, comereagisce, cosa fa, cosa dice, ricorda ogni dettaglio perché mi dovraidescrivere tutta la scena. E lascia che te lo dica,” lo ammonì ilMaestro, “per te questa è una prova. Non si tratta solo di donare illibro al sommo sacerdote e tornare indietro; il compito principale èriferirmi ogni cosa, così come accade.”

L’uomo andò, estremamente attento, sveglio. Mentre entrava nellacasa del sommo sacerdote si centrò ancor di più, per essereveramente all’erta, si diede una scossa in tutto il corpo... perché tuttodoveva essere osservato nei dettagli. Quindi entrò. Donando il libro alsommo sacerdote, disse il nome del suo Maestro. D’acchito ilsacerdote gettò il libro fuori dalla casa, in mezzo alla strada, e disse:“Perché non mi hai detto subito che questo dono veniva da quell’uomopericoloso? Non lo avrei neppure toccato. Ora dovrò lavarmi le mani...è un peccato toccare questo libro!”.

La moglie del sommo sacerdote era seduta al suo fianco. Disse: “Seistato inutilmente duro nei confronti di questo pover’uomo; non ti hafatto alcun male. Se anche volevi gettar via il suo libro, lo avrestipotuto fare più tardi. Né vedo il motivo per cui tu lo debba fare: hai

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una biblioteca enorme, ci sono migliaia di libri, potresti mettercianche questo. Se non lo vuoi leggere, non è necessario. Ma quantomeno avresti potuto fare una cosa: potevi gettarlo via più tardi, lavartile mani, fare un bagno, o qualsiasi altra cosa volessi... ma perchéferire questo pover’uomo?”.

Il discepolo tornò e raccontò al Maestro l’intera situazione, neidettagli più minuti. Il Maestro gli chiese: “E qual è la tua reazione?”.

L’uomo disse: “La mia reazione è questa: la moglie del sommosacerdote è una donna estremamente religiosa. Ho sentito per lei unprofondo rispetto. Il sommo sacerdote è semplicemente un mostro:vorrei tagliargli la gola!”.

Il Maestro disse: “Ascoltami: io sono più interessato al sommosacerdote, egli può essere convertito perché è in ebollizione. Se riescea essere così carico d’odio, può anche essere altrettanto colmod’amore, perché è la stessa energia che diventa odio o amore. L’amorea testa in giù è odio: l’amore nella posizione shirshasana, a testa ingiù, è odio; ma è facilissimo rimettere un uomo sui suoi piedi.Viceversa, la moglie è fredda, ghiacciata: per lei non ho speranze, nonpotrà essere convertita”.

Sono assolutamente d’accordo con il Maestro sufi.Coloro che sono contro di me, Zareen, perché lo sono? Iloro cuori sono stati colpiti, sono scossi: qualcosa è iniziatoad accadere in loro, ed essi non vogliono che accada, èrischioso. Ho iniziato a influenzare le loro vite, ed essi nonvogliono accompagnarsi a me.

Ogni loro investimento va contro questa scelta.Vogliono evitarmi, e vedono che non possono farlo: si stannoscaldando... per questo mi odiano, inventano ogni sorta dimenzogna. Ma io ho grandi speranze per queste persone; difatto, le amo, mi piacciono: prima o poi finiranno peraccompagnarsi a me.

Il vero problema sono gli indifferenti, freddi comeghiaccio, né a favore né contro. Io vorrei dividere l’interaumanità in due campi: gli amici e i nemici. E maggiori sonogli amici, maggiori saranno inevitabilmente i nemici. Esisteun equilibrio ben preciso: nella vita ogni cosa è in equilibrio.Se hai tanti amici, inevitabilmente avrai altrettanti nemici;altrimenti l’equilibrio andrà perduto. Più sono gli amici chehai, più sono i tuoi nemici: l’equilibrio deve esseremantenuto. La vita si equilibra continuamente.

Io osservo l’intero spettacolo e mi diverto.Zareen, non occorre che ti preoccupi. Ma posso capire

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il tuo cruccio.Tu dici: “di recente la stampa ha pubblicato una

valanga di assurdità su di te e su ciò che accade nel tuoashram...”.

Aumenteranno sempre di più, ogni giorno che passa,perché un numero sempre più grande di persone siavvicinerà a me. A milioni sono in cammino... e piùaumenterà il numero di persone interessate a me e al lavoroche sta accadendo qui, maggiore sarà il numero di personeche si coinvolgeranno in questo lavoro, maggiore sarà ilnumero di persone che vi si opporrà: è un equilibrio. È cosìche le cose accadono nel mondo: è un fenomeno naturale.

Inevitabilmente si diffonderà ogni sorta di assurdità,perché coloro che mi sono contro non sono mai stati qui. Sefossero stati qui, non sarebbero contro di me, pertantovivono in base ai pettegolezzi. E le cose negative hanno unamodalità tutta loro di diffondersi: si diffondono piùfacilmente, più velocemente, più rapidamente, perchél’intera umanità vive in funzione della negatività.

Per esempio, proprio l’altro giorno ho ricevuto unalettera dal Canada in cui mi si dice che il governo canadesesi sta preoccupando, anzi è veramente preoccupato per ciòche riguarda i miei sannyasin e le persone che vengono nelmio ashram dal Canada. E stanno indagando seriamente inquesta situazione, perché temono che la mia Comune diventiun’altra Jonestown.

Ebbene, la cosa mi rende felice poiché, quando igoverni si preoccupano, vuol dire che qualcosa stasuccedendo! Quando un paese così lontano si preoccupa alpunto da ipotizzare l’invio di un gruppo di indagine perstudiare la situazione da vicino, vuol dire che le cose si sonomosse, e io sto diventando un fastidio per loro. Di certodevo spuntare a sorpresa nei loro sogni!

E su che basi sono tanto spaventati? Perché unsannyasin americano si è suicidato e un altro è impazzito.Questi due episodi sono sufficienti... ma, in verità, tutti gliamericani sono pazzi! Inoltre, avete mai incontrato unamericano che non abbia mai pensato a suicidarsi? Gli

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psicologi affermano che ogni americano, perlomeno quattrovolte nella sua vita, pensa di suicidarsi... l’America ha il piùalto numero di suicidi.

Su centomila sannyasin uno si è suicidato... ma questoè sufficiente! E si trattava di un sannyasin americano.Cos’altro ci si può aspettare da un sannyasin americano? Eun altro americano è impazzito... è del tutto normale! Ma lanegatività attira subito la nostra attenzione. Nessuno sipreoccupa di vedere quanti americani sono rinsaviti. Enessuno conta quanti americani sono stati aiutati a nonsuicidarsi. Sono cose che non vengono tenute in conto.

Inoltre, i giornalisti, la stampa, i media in genere, sonoanch’essi interessati solo alle cose negative. Se non faiqualcosa di sbagliato, non sei una notizia. George BernardShaw dice: “Se un cane morde un uomo, non è una notizia.Ma se un uomo morde un cane è una notizia”.

Fa notizia solo la cosa inconsueta, bizzarra, solo seattira l’attenzione. Puoi continuare a fare mille e una cosa,senza che nessuno se ne accorga. Fai una sola cosasbagliata, e il mondo intero all’improvviso si interesserà ate.

E tutti abbiamo una fervida immaginazione. Quando siracconta un pettegolezzo a qualcuno, si aggiunge semprequalcosa: la gente è molto creativa! E quando una personaracconterà lo stesso pettegolezzo a qualcun altro, pensateforse che lo ripeta così come glielo avete raccontato? Locolorerà, lo approfondirà e lo allargherà... lo gonfierà perrenderlo più attraente... e così la notizia gira di bocca inbocca.

I pettegolezzi hanno un modo tutto loro di diffondersi, etutti danno il loro contributo: non c’è nulla che si relazioni aifatti. Ma è sempre successo così, e poi le cose vannoavanti... io scomparirò ma i pettegolezzi continueranno, eaumenteranno sempre di più. Diventano forze indipendenti,e continuano a crescere.

Ho sentito raccontare:

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Dio è depresso. San Pietro suggerisce di fare un viaggio sulla Terra eabbordare una simpatica ragazza greca, possibilmente vestita comeall’epoca classica, con un semplice gonnellino molto al di sopra delginocchio.

Dio commenta: “No. Un tempo la cosa mi divertiva, e per secoli leragazze greche mi hanno veramente appassionato. Ma da quella voltain cui feci l’errore imperdonabile di andar dietro a una giovane ebrea,duemila anni fa, maledetti loro... ancora ne parlano!”.

I pettegolezzi non hanno fine... e qualsiasi cosa mistiano facendo, non è inusuale, me l’aspettavo. Cose similisono sempre state fatte a Gesù, a Socrate, a Mansur, aBuddha, a Kabir. Se non si comportassero così, allorasarebbe stupefacente! Di fatto, non mi sentirei a mio agio,se non agissero come stanno agendo. Vorrei essereenumerato tra i buddha... e questo è il solo modo!

Gesù decide di ritornare sulla Terra. Avendo visto che in America c’èun revival di “Jesus freaks” e giovani battisti, pensa che sia il momentogiusto per ritornare. Parte, portandosi dietro il buon Pietro.

Giunto sulla Terra, annuncia a gran voce di essere Gesù, il Figlio diDio, ma nessuno gli crede; tutti pensano che sia pazzo, per cui Gesùchiede a Pietro: “Cosa posso fare perché mi credano? Per convincerliche sono il vero Salvatore?”.

Pietro dice: “Ti ricordi quel trucco che facesti in Galilea, quando haicamminato sulle acque? Sono sicuro che funzionerà”. Per cui vienediffuso un comunicato stampa: domani Gesù camminerà sulle acque.E il giorno successivo, televisioni e giornali sono presenti al lago perosservare Gesù che cammina sull’acqua.

Gesù e Pietro arrivano, e si spostano al largo con una barca, poiGesù si porta sul bordo ed entra in acqua... ma affondaimmediatamente, inesorabilmente.

Sulla via del ritorno, Pietro, ancora sconvolto, chiede: “Ma cos’èsuccesso? Perché sei affondato?”.

“Stai zitto, idiota!” replica Gesù, “l’altra volta non avevo questimaledetti buchi nei piedi!”

Le cose sono più difficili di quanto non lo fosseroall’epoca di Gesù e di Buddha! Ma io mi diverto, me la stoproprio godendo! Zareen, non preoccuparti minimamente.Ti suggerisco di goderti anche tu lo spettacolo.

Dici: “La cosa mi ha in un certo qual modo infuriata,perché esiste una distanza remota dalla realtà dei fatti”.

Non infuriarti, non arrabbiarti, non servirà. La mia

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gente deve imparare a ridere di tutte le sciocchezze cheaccadranno e che inevitabilmente aumenteranno sempre dipiù, di numero e di intensità, col passare del tempo. Manmano che il mio lavoro diventerà sempre più profondo,circolerà un numero sempre più grande di pettegolezzi –che nulla avranno a che vedere coi fatti. Oppure, se ancheavranno qualcosa a che vedere coi fatti, li distorceranno.

La gente inventerà ogni sorta di storie. Se vai incollera, in un certo senso darai loro un aiuto: è ciò chevogliono! È precisamente ciò che vogliono! Infatti, se la miagente si infuria, va in collera, allora possono schiacciarla,possono distruggervi. E, di certo, essi possono schiacciarvi,possono distruggervi. La mia gente è un manipolo, pochiintimi.

Non infuriarti; altrimenti giocherai mossa dalle loromanipolazioni. Quando vieni a sapere cose simili, fatti unabella risata. Impara a ridere: rispondi con una risata! Larisata dev’essere la tua protezione. E la tua risata li faràsembrare stupidi... quando qualcuno dice qualcosa contro dime, fatti una bella risata. Dagli una pacca di comprensionesulle spalle e abbraccialo! Dagli un bacio!

È ciò che Gesù intende, in verità: ama i tuoi nemici. Maso che è molto più facile amare i propri nemici: è più difficileamare i propri vicini. Pertanto, io torno a dirvi, propriocome Gesù lo disse: amate i vostri vicini. Sono la stessagente! Abbracciate i vostri vicini, non limitatevi ad amarlispiritualmente... esprimete il vostro amore.

Quando qualcuno dice un’assurdità nei miei confronti,esprimete il vostro amore. Lasciate che l’altro si sentaperplesso... lasciate che abbia il dubbio: “O sono pazzo io,oppure è pazzo costui!”. Non potrà mai stabilirlo, noncapirà cos’è successo... perché lo avete abbracciato. Nonstava dicendo qualcosa di carino sul vostro Maestro...perché lo avete abbracciato? Forse quello scatenerà anchein lui lo stimolo a venire a vedere personalmente il Maestro.Se il discepolo risponde in maniera così strana, vale la penaprendersi il fastidio di venire a vedere cosa succede qui!

Zareen, non è il caso di andare in collera.

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Inoltre dici: “Le lettere di risposta a quegli articoli nonsono state pubblicate”.

Non verranno pubblicate, perché i giornali, latelevisione, la radio, sono tutte in mano agli interessiistituzionali. Pubblicheranno tutto ciò che getta critiche ebiasimo su di me, perché alcuni giornali sono proprietà dihindu, altri di giainisti, altri di musulmani, altri di cristiani...e tutti sono proprietà di uomini politici. Le vostre letterenon saranno pubblicate: questo deve essere dato perscontato.

E concludi: “Certo, so che questo non ti toccaminimamente. È questo il momento in cui Gesù dice dioffrire l’altra guancia”.

Certo, quello è precisamente ciò che intende Gesù.Quello è il modo migliore di trasformare la gente, diconvertirla. Il modo migliore per convertire la gente al tuopunto di vista, è offrire l’altra guancia. Ama quelle persone.Ridi delle loro affermazioni tanto assurde. Divertiti aipettegolezzi, trasformali in barzellette, e lascia che quellagente sia perplessa... se riesci a fare tutto questo, stailavorando per me, Zareen.

Per oggi basta.

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Terzo discorso Vero o Falso

Fraintendendo il falso per veroe il vero per falso,ti lasci sfuggire il cuoree ti riempi di desiderio.

Vedi il falso in quanto falso,il vero in quanto vero.Guarda nel tuo cuore.Segui la tua natura.

Una mente priva di riflessione è un ben misero tetto.La passione, come pioggia, inonda la casa.Ma se il tetto è solido, allora puoi ripararti.

Chiunque segua pensieri impurisoffre in questo mondo e nel prossimo.In entrambi i mondi egli soffre,e quanto immensamente,allorché vede il male che ha fatto.

Ma chiunque segua la leggeè felice qui ed è felice là.Egli gioisce in entrambi i mondi,e quanto immensamente,allorché vede il bene che ha fatto.

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Poiché grande è il raccolto in questo mondo,e ancor più grande nel prossimo.

Per quante parole sacre tu legga,per quanto tu ne parli,quale bene potranno mai farti,se non agisci di conseguenza?Sei tu un pastoreche conta le pecore di un altro,senza mai condividere la via?Leggi il minor numero di parole possibileed esprimine ancor meno con la voce.Ma agisci in funzione della legge.

Abbandona le vecchie modalità:passione, inimicizia, follia.Conosci la verità e trova la pace.Condividi la via.

La verità è. Non è richiesto alcuno sforzo da parte tuaper inventarla. La verità dev’essere scoperta, noninventata. E cosa ti impedisce di scoprirla? Ci sono statedette molte menzogne, montagne di menzogne: quelle sonoostacoli che continuano a falsificare la verità, che nonpermettono ai nostri cuori di riflettere ciò che è.

La verità non è una conclusione logica. La verità èesistenza, realtà. Esiste già, è sempre esistita; solo la veritàesiste. Ma allora come mai non siamo in grado di trovarla?Come facciamo a non vederla? Accade, perché findall’infanzia ci vengono insegnate falsità, pregiudizi,ideologie, religioni, filosofie... tutte cose che portano fuoristrada.

La verità non è un’idea. Per conoscerla non occorreessere un hindu, o un musulmano, o un cristiano. Se sei unhindu, non la conoscerai mai; il tuo stesso essere hindu timanterrà cieco. Cosa intendiamo, quando diciamo: “Io sonoun hindu, o un mussulmano, o un ebreo”? Intendiamoquesto: “Ho già un’idea su cosa sia la verità... idee prese

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dalla Bibbia, dal Corano, dalla Gita, ma in ogni caso ho giàdelle idee. Non conosco la verità, ma ho un gran numero diinformazioni su di essa”. È proprio quel gran sapere il soloproblema che dev’essere risolto.

Una volta che lasci cadere le tue idee sulla verità, titroverai faccia a faccia con lei, sia all’interno cheall’esterno. Ti confronterai con lei, perché non esistenull’altro!

Ma i genitori, la società, lo stato, la chiesa, il sistemaeducativo, tutti costoro dipendono da menzogne. E nonappena un bambino viene al mondo, iniziano a intrappolarlonelle menzogne. E il bambino è inerme: non può fuggire daisuoi genitori, è assolutamente dipendente; voi potetesfruttare la sua dipendenza... e nel corso dei secoli èsempre stato sfruttato.

Nessuno è mai stato sfruttato quanto i bambini: non ilproletariato, non le donne; nessuno è mai stato sfruttatocosì tanto e così profondamente e in maniera tantodistruttiva quanto i bambini innocenti.

Poiché sono inermi e dipendenti devono impararequalsiasi cosa insegnate loro. Devono assorbire tutte lefalsità che continuate a imporre loro con la forza. Per loro èuna questione di sopravvivenza, senza di voi non sono ingrado di sopravvivere: è una questione di vita o di morte!Devono essere hindu, devono essere musulmani, devonoessere giainisti, devono essere buddhisti, devono esserecomunisti. E voi continuate a immettere nelle loro mentiqualsiasi cosa rappresenti il vostro interesse.

Anziché renderli più svegli, più attenti, più consapevoli,più vivi, più riflessivi; anziché renderli simili a specchi, puri,li riempite di idee... strati su strati di polvere. E alla finediventa loro impossibile vedere ciò che è. Iniziano a vedereciò che non esiste e smettono di vedere ciò che è.

Ecco perché, essere veramente religiosi implica unarinascita: tornare di nuovo a essere come bambini,lasciando cadere tutto ciò che la società vi ha dato.

La religione è una ribellione: una ribellione controtutto ciò che vi è stato imposto con la forza, una ribellione

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contro il vostro essere stati ridotti a computer.Prova semplicemente a guardare dentro di te: qualsiasi

cosa sai, ti è stata detta; non è frutto della tua conoscenza,non è autentica. Come può esserlo, se non è tua? Tu non nesei un testimone, sei solo una vittima: sei vittima dellecircostanze.

Per puro caso sei nato in India, oppure in Inghilterra. Èsolo per un caso che nasci in una famiglia hindu oppurecristiana; a causa di questi eventi casuali, la tua naturaessenziale è andata perduta: vieni costretto con la forza aperderla. Se vuoi riconquistarla, dovrai rinascere.

È esattamente questo che intende Gesù, quando dice aNicodemo: “Se non rinasci, non entrerai mai nel Regno diDio”. Non vuol dire che si debba effettivamente morire,suicidarsi, e poi rinascere. Questo non servirà, poichétornerai a nascere da altri genitori in una particolaresocietà, all’interno di una chiesa ben precisa, e di nuovotornerà a esserti somministrata la stessa sequenza diidiozie...

Con “rinascita” Gesù intende dire questo:deliberatamente, consapevolmente, ora sei in grado dilasciar cadere tutto ciò che ti è stato insegnato. Lasciacadere tutto il tuo sapere e diventa innocente. E questo è ilsolo modo per diventare innocenti: il sapere è unacontaminazione... essere in uno stato di non-conoscenza èinnocenza, e funzionare da quello stato è il solo modo perconoscere la verità.

Meditate su questi sutra di Gautama il Buddha, sonoincredibilmente pregni di significato. Egli dice:

Fraintendendo il falso per veroe il vero per falso,ti lasci sfuggire il cuoree ti riempi di desiderio.

La mente non è altro che desiderio. Il cuore nonconosce desiderio alcuno. Vi stupirà sentirlo dire, ma è così:tutti i desideri appartengono alla testa. Il cuore vive nel

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presente; pulsa, palpita, batte nel qui-e-ora. Non sa nulladel passato e non sa nulla del futuro. È sempre adesso, qui.

Non sto parlando in base a una filosofia: stoaffermando un fatto così elementare che lo potete osservarein voi stessi: il vostro cuore sta pulsando ora. Non puòpulsare nel passato o nel futuro. Il cuore conosce solo ilpresente, per questo è assolutamente puro. Non è inquinatodai ricordi passati, dal sapere, dall’esperienza, da tutto ciòche vi è stato detto e insegnato, dai testi sacri, dalletradizioni. Non sa nulla di tutte quelle assurdità! E non sanulla del futuro, del domani. Per lui, il passato non esiste piùe il futuro non esiste ancora. È assolutamente qui, èimmediato.

Ma la mente è esattamente l’opposto del cuore: lamente non è mai adesso, non è mai qui. O pensa allesplendide esperienze passate, oppure desidera le stessesplendide esperienze nel futuro. Continua a spostarsi tra ilpassato e il futuro, non si arresta mai nel presente. È deltutto inconsapevole del presente. Per la mente, il presentenon esiste. Osserva la situazione: il presente è la sola cosache esista, ma per la mente il presente è la sola cosa chenon esiste. Il passato non è esistenziale, il futuro non esiste;ma proprio quelle sono le cose che esistono, per ciò cheriguarda la mente.

La testa è il problema... e il cuore è la soluzione. Ilbambino funziona dal cuore. Man mano che inizi a crescere,inizi a spostarti dal cuore alla testa. Quando ti laureiall’università, hai completamente dimenticato il cuore. Seibloccato nella testa, tutta la tua energia si è spostata nellatesta. Ora non sai più nulla della realtà: sei pieno dipattume, immondizia da studioso, assurdità accademiche.Puoi essere un dottore in lettere o in ingegneria; sai moltecose, senza però sapere nulla di nulla! Poiché la veraconoscenza avviene nel cuore, non nella testa. E leuniversità esistono per distrarre le tue energie dal cuorealla testa.

Fino a oggi tutte le università del mondo si sonorivelate nemiche dell’umanità. Il loro unico intento è servire

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lo stato e la chiesa. Sono agenti dello status quo, sono alservizio degli interessi istituzionali. Non sono al vostroservizio, sono al servizio dei potenti, dei padroni, deglioppressori, degli sfruttatori. Le università sono al servizio dichiunque sia al potere; ancora non sono al servizio delgenere umano.

Se fossero veramente al servizio dell’umanità,sarebbero il luogo in cui si apprende la ribellione;creerebbero rivoluzionari. Non darebbero vita aconformisti, a persone che si adattano alla norma; bensìdarebbero vita a non-conformisti, a persone libere dalleconvenzioni sociali. Creerebbero ribelli, amantidell’avventura pronti a rischiare le proprie vite in nomedella verità. Ancora non è accaduto.

È un fatto molto triste che, in nome dell’educazione,venga perpetrato qualcosa di assolutamente orribile,qualcosa di disgustoso; al riparo di una facciata di nobilipropositi, avviene qualcosa di assolutamente criminale. E ilcrimine è questo: l’educazione sposta le vostre energie dalcuore alla testa, distrugge la vostra capacità di amare e vicostringe a imparare la logica. Per quella gente la logica èpiù importante dell’amore, pensare è molto più importantedella sensibilità. Ma così facendo si mette il carro davanti aibuoi; è qualcosa che ribalta completamente ogniprospettiva.

Ed è per questo che l’umanità è in un tale statoconfusionale: ciò che è falso sembra essere vero, e ciò che èvero sembra essere falso. Quella gente è riuscita adistorcere la tua visione. I buddha hanno sempre lottatocontro tutti questi interessi costituiti.

Buddha dice:

Fraintendendo il falso per veroe il vero per falso,ti lasci sfuggire il cuoree ti riempi di desiderio.

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La mente è desiderio, e tu continui a riempirti con unaquantità sempre maggiore di desideri, con sempre maggiorambizione, con un’aspirazione sempre più forte per ilpotere, il prestigio, la ricchezza. Dimenticandocompletamente che, dentro di te, esiste un cuore chepalpita, che già vive in Dio, che è già parte della leggesuprema – aes dhammo sanantano – che è già parte dellalegge inesauribile ed eterna. Voi tutti siete uniti mediante ilcuore di Dio; i vostri cuori sono le radici nel terreno di Dio.

I vostri cuori sono comunque nutriti da Dio, dallaverità, ma voi non siete presenti a quella realtà, aveteabdicato e lasciato vuoto quello spazio: vivete nella testa.Giorno dopo giorno, vivete nella testa; non scendete mai dalì. Perfino la notte, mentre dormite, continuate a ruminarenella testa... sogni, e sogni su sogni. Di giorno i pensieri, dinotte i sogni... non sono cose diverse.

Il sogno non è altro che una traduzione del pensiero nellinguaggio del sonno, e viceversa: il pensiero non è altro cheuna traduzione del sognare nel linguaggio di tutti i giorni.Continuate a spostarvi tra questi due livelli: il sogno e ilpensiero. Entrambi sono desiderio. Cosa pensi? Cosa c’è dapensare, fatta eccezione per il desiderio? E cosa c’è dasognare, fatta eccezione per il desiderio?

Buddha afferma che il falso sembra essere vero perchévoi siete diventati falsi alla vostra stessa verità, al vostrostesso cuore. Tornate al cuore, allora sarete in grado diconoscere il vero in quanto vero e il falso in quanto falso.

Quello è illuminazione, quello è tornare a casa.

Vedi il falso in quanto falso...

Ma da dove iniziare? Inizia vedendo il falso in quantofalso. Ecco perché tutti i buddha sembrano essere negativi;ecco perché tutti i buddha sembrano essere distruttivi:negano.

Gesù nega, continua a ripetere: “In passato vi è statodetto... ma io vi dico...”, e muta l’intera prospettiva.

Per esempio, dice: “In passato vi è stato detto che la

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legge è: occhio per occhio e dente per dente. Se qualcuno vitira un sasso, dovete reagire tirandogli una pietra. Ma io vidico: se qualcuno vi colpisce su una guancia, porgeteglianche l’altra. E se qualcuno vi ruba il mantello, dateglianche la camicia. E se qualcuno vi costringe a seguirlo pertre chilometri, seguitelo per sei...”.

Maometto era contrario a ogni tipo di immagine di Dio,perché il suo popolo le aveva adorate per secoli: avevatrecentosessantacinque divinità, una per ogni giornodell’anno. All’epoca di Maometto la Kaaba era uno deitempli più grandi esistenti sulla Terra, ed era dedicato atrecentosessantacinque divinità! Maometto distrusse tuttiquegli idoli. Sembra una cosa negativa...

Buddha dice: “Non esiste alcuna verità nei Veda, nelleUpanishad. State attenti alle belle parole, state attenti allaspeculazione filosofica. Non sprecate il vostro tempo inpignolerie, inseguendo la logica. Siate silenziosi! Scrollatevidalla testa i Veda, solo così potrete essere in silenzio”.Sembra una cosa negativa, sembra un nichilista, sembrapericoloso... ma questo è il solo modo in cui potete essereaiutati.

Deve esservi detto che il falso è falso. Dovete iniziarecon questo: neti, neti... né questo né quello. Il Maestro devedirvi: “Questo è falso, quello è falso”. Come prima cosa,deve continuare a mettere in evidenza tutto ciò che è falso,perché solo quando avete compreso tutto ciò che è falso,all’improvviso accade una trasformazione nella vostraconsapevolezza. Quando siete diventati consapevoli di ciòche è falso, all’improvviso diventate coscienti di ciò che èvero.

Non vi può essere insegnato ciò che è vero, ma di certovi può essere insegnato ciò che non è vero. Siete staticondizionati, potete essere decondizionati. Siete statiipnotizzati, in quanto hindu, musulmani, cristiani, giainisti...la funzione del Maestro è deipnotizzarvi. Una voltadeipnotizzati, all’improvviso riuscirete a vedere la verità. Laverità non deve essere insegnata.

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Vedi il falso in quanto falso,il vero in quanto vero.Guarda nel tuo cuore.Segui la tua natura.

È una delle affermazioni più valide che mai siano statefatte: Guarda nel tuo cuore. Segui la tua natura.

Buddha non dice di seguire i testi sacri. Non stadicendo di seguirlo. Non sta dicendo di seguire particolariregole di buona condotta; non insegna alcuna moralità. Nonsta cercando di strutturare intorno a te un particolarecarattere, perché ogni carattere non è altro che unasplendida cella in cui imprigionarsi. Non ti dà un particolarestile di vita. Al contrario, ti dà coraggio, ti stimola a seguirela tua natura. Vuole che tu sia coraggioso al punto daascoltare il tuo cuore e muoverti in sintonia con lui.

Segui la tua natura... significa fluire con te stesso. Tusei il testo sacro... e nascosta nelle profondità del tuoessere c’è una piccola voce silente... se diventi silenziosoverrai guidato da lei.

Il Maestro deve solo renderti consapevole del tuoMaestro interiore. A quel punto la sua funzione èadempiuta. Allora può lasciarti a te stesso; può ributtarti ate stesso. Un Maestro non vuole rendere schiavo ildiscepolo: vuole liberarlo, dargli totale libertà. E questo è ilsolo modo per conseguire la libertà totale: segui la tuanatura. Con “natura” Buddha intende il “dhamma”. Cosìcome la natura dell’acqua è scorrere verso il basso, e lanatura del fuoco è elevarsi verso l’alto, allo stesso modoesiste, nascosta dentro di te, una particolare natura. E, setutti i condizionamenti che ti sono stati imposti dalla società,e che ti hanno avvolto, vengono rimossi, all’improvvisoscoprirai la tua natura.

La tua natura è diventata Dio... Aes dhammosanantano; questa è la legge eterna e inesauribile: la tuanatura è diventare Dio.

L’uomo è un dio potenziale, è un bodhisattva. L’uomo èdestinato a diventare un dio. Null’altro ti potrà mai

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soddisfare, null’altro avrà alcuna validità. Puoi avere tutto ildenaro del mondo, tutto il potere, tutto il prestigiopossibile... malgrado tutto rimarrai vuoto. Se la tua naturadivina non fiorisce, se il tuo bocciolo non si schiude, se nondiventi un fiore di loto, un loto dai mille petali, se la tuadivinità non ti viene rivelata... non potrai mai essereappagato.

Alla persona religiosa comune viene insegnato adaccontentarsi, a contenersi, a gioire di ciò che ha. Icosiddetti santi, le persone religiose, continuano a insegnarealla gente ad accontentarsi. Contenersi è uno dei loroinsegnamenti fondamentali... non è quella la strada dei veriMaestri.

Il vero Maestro crea in te uno scontento, e unoscontento tale per cui nulla di questo mondo potrà maiappagarti. Crea in te una tale aspirazione da lasciartiinfuocato, in preda alle fiamme, a meno che non conseguil’assoluto. Crea una pena profonda nel tuo cuore, una taleangoscia... perché la vita scivola via a ogni istante, e ognimomento è andato per sempre, e tu ancora non haiconseguito Dio, e un altro giorno è svanito...

Crea in te una tale profonda aspirazione, una pena cosìstringente nel tuo cuore... crea lacrime nei tuoi occhi,perché solo attraverso un simile divino scontento ti porteràa muoverti, ti porterà a compiere un balzo quantico, il saltosupremo nell’ignoto. Solo attraverso un tale scontentodivino raccoglierai tutte le tue energie, e rischierai... e tiavventurerai nella somma delle avventure: scoprire chi sei.

Segui la tua natura... la tua natura è consapevolezza.Ma i preti ti hanno insegnato a seguire particolari regole dicondotta, i dieci comandamenti; a seguire certi principi, nonla tua natura. I preti hanno terrore della tua natura, perchése tu la seguissi, ti libereresti dalla loro morsa, non sarestipiù uno schiavo. Non andresti più in chiesa e al tempio e allamoschea, e non ascolteresti più quegli stupidi sacerdoti,quei politicanti, i cosiddetti leader. Li definisco “cosiddettileader” perché di fatto accade che i ciechi guidino altri

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ciechi.Non li ascolteresti più, se ascoltassi la tua natura. Se

conoscessi la tua piccola voce interiore, saresti libero. Latua voce interiore dev’essere schiacciata, distrutta,letteralmente annientata; perlomeno distorta al punto che,qualora la sentissi, non saresti in grado di comprenderla. Ehanno avuto successo nel farlo! Se non lotti con tutte le tueforze contro di loro, non potrai mai riuscire a liberarti. Illoro sfruttamento è così antico, la loro oppressione risalealla notte dei tempi, le loro strategie sono così astute... edessi hanno nelle loro mani un potere infinito. E cosa sei tu,contro di loro, in quanto individuo?

Ma se entri dentro di te, se ascolti il tuo cuore,consegui un potere tale per cui nessun potere della Terrapotrà mai più renderti di nuovo schiavo.

Segui la tua natura... ma come fare a seguire lapropria natura se non si sa quale sia? E non ti è permessoconoscerla! Ti vengono date precise istruzioni su cosa fare:cosa mangiare, quando alzarti al mattino, quando andare aletto. Ti vengono date istruzioni dettagliate... quelleistruzioni, se seguite, faranno di te uno schiavo. Se non lesegui, sarai un criminale. Se le segui, sarai considerato unsanto, ma sei uno schiavo; la gente ti adorerà, ti rispetterà,ma tutto quel rispetto implica un mutuo accordo: “Se seguile nostre istruzioni, ti rispetteremo. Se non le segui, verraisbattuto in galera”.

O vieni reso schiavo spiritualmente, oppure seiimprigionato fisicamente: queste sono le due alternative chela società ti dà. E non ti permette mai di diventareconsapevole che dentro di te esiste una fonte di guidainfinita, da cui Dio parla.

Dio parla ancora, non ha mai smesso di parlare. Eglinon è parziale: non è che parla a Maometto e a Mosè, e nonparla a te. Parla a te tanto quanto parlava a Maometto. Lasola differenza è questa: Maometto era pronto ad ascoltaree tu non sei pronto. Maometto era disponibile e tu non losei.

Diventare disponibile alla tua natura interiore è ciò che

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io chiamo meditazione.Ricorda queste due parole. “Carattere” è

un’invenzione dei politici e dei preti; è una cospirazionecontro di te. “Consapevolezza” è la tua natura. Certo, unuomo di consapevolezza ha un carattere ben preciso, maquel carattere è funzionale alla sua consapevolezza. Non gliè imposto da nessuno, è una sua scelta. Ed egli non ne èingabbiato: è del tutto libero di cambiarlo a ogni istante.Cambiando le circostanze, la sua consapevolezza glifornisce orientamenti diversi ed egli cambia il propriocarattere.

L’uomo di carattere – il cosiddetto uomo di carattere –è ingabbiato. Anche se le circostanze mutano, egli continuaa reiterare lo stesso carattere, anche se non è piùpertinente, anche se non si adatta alla situazione. Ilcontesto nel quale aveva un significato è scomparso, ma eglicontinua a ripetere la stessa assurdità. Quell’uomoassomiglia a un pappagallo, è una macchina: non risponde, silimita a reagire.

Un uomo di consapevolezza risponde, e le sue rispostesono spontanee. Egli è simile a uno specchio: riflettequalsiasi cosa gli si pari davanti. Da questa spontaneità, daquesta consapevolezza, nasce una nuova forma di azione.Quell’azione non crea mai alcun vincolo, nessun karma.Quell’azione ti libera. Se ascolti la tua natura, resti libero.

Ma questo semplice espediente sembra qualcosa diestremamente difficile da adottare. Dovrebbe essere lacosa più semplice del mondo. Ogni bambino nasce seguendola propria natura, ma con la crescita, pian piano ne perdi ilcontatto, sei costretto a perderlo.

Quel contatto può essere riconquistato, può essereriscoperto. Più avanti nel tempo, quando ti sei fatto unabuona cultura, quando ti sei imprigionato in un particolarecarattere, assolutamente cieco al tuo cuore e alla tuanatura, inizi a porre domande veramente incredibili.

Proprio l’altro giorno, Prem Vijen ha chiesto: “AmatoMaestro, cosa intendi dire quando dici: ‘vai dentro di te’?”.

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È un’affermazione così semplice: “Vai dentro di te”, e tu michiedi: che cosa intendo dire? Non riesci a comprendereparole così elementari come “Vai dentro di te”?

So che capisci le parole, ma l’entrare dentro di te èdiventata una cosa difficilissima, perché ti è stato insegnatosolo a uscire all’esterno. Tu puoi solo uscire all’esterno, saisolo fare quello.

La tua consapevolezza è stata rivolta verso gli altri; hadimenticato il sentiero che la porta a se stessa. Continui abussare alle porte degli altri, e quando ti viene detto:“Torna a casa”, chiedi: “Cosa intendi dire con ‘torna acasa’?”. Conosci solo le case altrui, ma non conosci la tuadimora. E la porti con te, all’interno del tuo essere. Seistato costretto a diventare estroverso... devi imparare dinuovo la via verso l’interiorità.

Søren Kierkegaard ha detto: “Religione significainteriorità”, scendere nella propria interiorità. Ma parolecosì semplici: “vai dentro di te”, sono diventate didifficilissima comprensione. La mente conosce solo comeuscire all’esterno, non ha in sé alcuna marcia indietro.

Ho sentito dire che quando Ford costruì le sue primeautomobili, nessuna aveva la marcia indietro, venneaggiunta solo più tardi. Senza, era veramente difficileguidarle: se volevi tornare indietro, dovevi guidare perchilometri, prima di poter girare. Anche se dovevi tornareindietro di pochi metri, dovevi fare un lungo giro... alla fineFord si rese conto che la marcia indietro era indispensabile.

Qui, io vi insegno che esiste la marcia indietro, èinnata, ve ne siete semplicemente dimenticati. Voi sapetecome uscire all’esterno. Nessuno chiede: “Cosa intendi dire,quando dici: ‘Andate all’esterno’?”. Tuttavia, tuttivorrebbero chiedere: “Cosa intendi dire, quando dici: ‘vaidentro di te’?”. Parole elementari!

Pensare è uscire all’esterno: nonpensare è entrare inse stessi. Pensa, e hai iniziato ad allontanarti da te stesso. Ilpensiero è la via che ti porta sempre più lontano da te. Ilpensiero è una proiezione. Nonpensiero... e all’improvvisosei dentro di te. Senza pensiero non puoi uscire all’esterno,

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senza desiderio non puoi uscire all’esterno. Per uscire daltuo essere hai bisogno del combustibile del desiderio e delveicolo del pensiero.

Seduto in silenzio, senza far nulla... neppure pensare,neppure desiderare... e dove sarai?

Entrare in se stessi, di fatto, non è un andare dentro disé; è semplicemente smettere di uscire all’esterno... eall’improvviso ti ritrovi dentro di te.

Prem Vijen, non occorre che tu entri dentro di te,perché se lo facessi usciresti comunque all’esterno:“andare” vuole comunque dire “andare all’esterno”: smettidi andare! Smetti di andare da qualsiasi parte! Non puoistare seduto in silenzio, senza andare da qualche parte?Certo, fisicamente puoi sederti, non è una cosa difficile. Puoiimparare una postura yoga e irrigidire il tuo corpo, quasifosse una statua, ma il problema è questo: cosa fai dentro dite? Desideri, pensieri, ricordi, immaginazioni, ogni sorta diproiezione? Arresta anche quelle!

Come arrestarle? Diventa semplicemente indifferente,non badarci. Se anche sono presenti, non prestare loroattenzione. Anche se sono presenti, non dare loro alcunaimportanza. Anche se sono presenti, lascia che lo siano.Siedi in silenzio, all’interno del tuo essere, e osserva.Ricorda questa parola: “osservare”, sii un testimone, siisemplicemente attento, presente, all’erta.

E man mano che questo stato di osservazione cresce,diventa più profondo, la stessa energia che si trasformava indesideri e pensieri e ricordi e immaginazione, la stessaenergia viene assorbita in questa nuova profondità: lastessa energia è usata da questo scendere in profondità,all’interno. Allora saprai cosa intendo dire, quando dico:“Vai dentro di te”.

Non metterti a cercare nei dizionari, onell’Enciclopedia Britannica. Non è una questione diparole! Le parole servono solo a comprendere; quando dico:“Vai dentro di te”, intendo dire proprio questo: entra in te!Non iniziare a porre domande sulle parole, ascolta ilmessaggio che esse nascondono; altrimenti perderai il

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treno. Cosa intendo dire con “Perderai il treno”?Voglio raccontarti una storia:

L’ingenua moglie di un contadino arrivò alla stazione di Paddingtonper prendere il treno; poiché era un po’ in anticipo, pensò di pesarsisu una bilancia posta nella sala d’attesa. Salì sulla bilancia, mise unamoneta nella fessura e si ritrovò in mano un cartoncino su cui erascritto: “Pesi settantacinque chili, e tra cinque minuti scoreggerai”.

Imbarazzata e sentendosi un po’ offesa, la donna si affrettò ascendere dalla bilancia e ad allontanarsi in gran fretta. Ma cinqueminuti dopo, con suo assoluto stupore, esplose in una sonora eprolungata scoreggia.

Imbarazzata, ma incuriosita, tornò alla pesa, per vedere cosa lediceva questa volta. Salì, mise un’altra moneta, e si ritrovò in mano unaltro cartoncino su cui c’era scritto: “Pesi sempre settantacinque chili,e tra cinque minuti verrai violentata”. Disgustata, la donna balzò dallabilancia e andò a rifugiarsi nell’ingresso della stazione.

Il giornalaio, che aveva avuto una mattinata particolarmente fiacca,l’adocchiò e, in men che non si dica, la trascinò dietro il bancone e sela scopò.

Qualche minuto dopo, ricomponendosi a fatica, la donna rientrònella sala d’attesa con una scarpa senza tacco, il vestito strappato inun paio di punti, il cappello sfilacciato. In stato di shock, tornò a saliresulla bilancia, infilò meccanicamente una moneta nella fessura e lesseil nuovo cartoncino: “Pesi ancora settantacinque chili, e con tuttoquesto scoreggiare e scopare, hai perso il treno!”.

Se ti preoccupi troppo delle parole – “Cosa intendi dire,quando dici: ‘Vai dentro di te’? Cosa significa da un punto divista linguistico?” – allora, Vijen, perderai il treno... nonsprecare tempo con le parole!

Questa è una nuova malattia che ha colpito gliintellettuali di tutto il mondo. Da almeno cinquant’anni ilmondo filosofico si interessa alle parole in manieraeccessiva... fanno analisi della lingua. Non chiedono piùcosa sia Dio; non si interrogano più sull’esistenza o meno diDio; i filosofi contemporanei chiedono: “Cosa intendi,quando usi la parola ‘Dio’?”. L’esistenza o meno di Dio non èun problema. La domanda non è più cosa sia Dio. Non ci sichiede più come conseguire Dio. Ora l’interrogativo hapreso una nuova svolta: “Cosa intendi, quando usi la parola‘Dio’?”.

Cosa intendi quando usi la parola “rosa”? In questocaso, è semplice: afferri un filosofo, lo costringi a entrare in

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un giardino e gli puoi mostrare una rosa: “Quando uso laparola ‘rosa’ intendo questo”. Ma non puoi fare la stessacosa con la parola “Dio”, né puoi farlo con la parola“meditazione”, né lo puoi fare con le parole “andare dentrodi sé”. Si tratta di fenomeni sottili. Non lasciarti coinvolgereda un punto di vista linguistico: io non sono qui perinsegnare analisi della lingua.

Il mio intero approccio è esistenziale. Se vuoiveramente sapere cosa intendo dire, vai dentro di te, entrain te stesso! E la via è questa: osserva i tuoi pensieri e nonidentificarti con loro. Resta un semplice testimone, del tuttoindifferente, né a favore né contro. Non giudicare, perchéqualsiasi giudizio comporta un’identificazione.

Non dire: “Questi pensieri sono sbagliati”, e non dire:“Questi pensieri sono buoni”. Non commentare i tuoipensieri. Lascia semplicemente che scorrano, come fosse loscorrere del traffico che vedi stando discosto, sul ciglio dellastrada: lo osservi distaccato, per nulla coinvolto.

Non importa cosa passi: un autobus, un camion, unabicicletta. Se riesci a osservare il processo dei pensieri chescorrono nella tua mente con lo stesso distacco, con lastessa indifferenza, non è lontano il giorno in cui l’interotraffico scomparirà... perché quel traffico può esistere solose tu continui a dargli energia. Se smetti di dargli energia...e osservare è proprio questo: smettere di dargli energia,impedire all’energia di scorrere nel traffico; è la tua energiache fa muovere questi pensieri. Quando la tua energia nonentra in gioco, essi iniziano a cadere; da soli non riescono astare in piedi.

E quando la strada della mente è assolutamente vuota,sei dentro di te. Questo è ciò che intendo dire, Vijen, quandodico: “Vai dentro di te”. E questo è ciò che intende ilBuddha, quando dice: Segui la tua natura.

Una mente priva di riflessione è un ben misero tetto.La passione, come pioggia, inonda la casa.Ma se il tetto è solido, allora puoi ripararti.

Una mente priva di riflessione... ricorda, con

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“riflessione” Buddha non intende affatto un processo dipensiero. Con “riflessione”, Buddha intende semplicementequesto: “riflessione”, nonpensiero; parla di riflesso, nelsenso di uno specchio che riflette. Quando ti metti davanti auno specchio, questi non pensa a te, si limita a rifletterti!Quel riflesso, è ciò che intende il Buddha.

Una mente priva di riflessione – una mente che hadimenticato come riflettere – è un ben misero tetto. E noitutti abbiamo dimenticato come riflettere. Sappiamopensare, non sappiamo come riflettere.

Prova a pensare a un bambino: viene al mondo e apreper la prima volta gli occhi... vede gli alberi, ma non sarà ingrado di dire a se stesso: “Questi sono alberi”. Vede la luce,ma non sarà in grado di dire a se stesso: “Questa è luceelettrica”. Vede il rosso di una rosa, ma non sarà in grado didire: “Questa è una rosa, e il suo colore è rosso”. Vede ognicosa, ma dentro di sé non dirà nulla. Quello è riflettere: eglisarà semplicemente uno specchio. Gli alberi sarannosempre verdi, e di fatto saranno di gran lunga più verdi diquanto non lo siano mai stati, perché lo specchio ècompletamente limpido, è cristallino. Lo specchio non hapolvere alcuna... i pensieri raccolgono polvere.

Quando vai in un giardino e dici: “La rosa è bella”,forse non l’hai neppure vista. Forse hai semplicementeripetuto un cliché. Poiché hai sentito dire che le rose sonobelle, lo ripeti. Guardando uno splendido tramonto, forsenon lo vedi affatto, non sei attento, forse non seiconsapevole... ma inconsciamente, automaticamente, tilimiti ad affermare: “È un bellissimo tramonto”. Non intendiaffatto ciò che dici... lo dici, semplicemente perché ti è statodetto. Ripeti l’affermazione di qualcun altro. Se osservi inprofondità, puoi perfino identificare a chi appartiene questaaffermazione: tua madre, tuo padre, il tuo insegnante, untuo amico. Se osservi da vicino, puoi sentire con esattezzala voce di chi ha detto per la prima volta che il tramonto èbellissimo... tu lo stai semplicemente ripetendo. Non haivisto questo tramonto: non hai visto la questità, il presente,l’immeditata bellezza di questo tramonto!

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Buddha dice:

Una mente priva di riflessione è un ben misero tetto.La passione, come pioggia, inonda la casa.

Una mente che ha dimenticato come riflettere la veritàè sempre vittima del desiderio; una vittima della testa, unavittima del futuro, una vittima del costante e continuoaspirare a questo e a quello. E nessun desiderio potrà maiessere appagato. Allorché un desiderio è appagato, la mentene ha creati dieci altri.

Ed è una cosa che continua, persiste... e la vita èbreve, e la morte può buttarti giù a ogni istante.

Vieni al mondo per essere appagato, ma te ne vai amani vuote, del tutto inappagato. Per questo, dovrai tornareancora. Se non impari la lezione, dovrai essere buttato eributtato continuamente in un qualche ventre, dovrairinascere: verrai rimandato a scuola... sei stato rimandatoindietro milioni di volte, e se non fai attenzione, anche inquesta vita perderai il treno!

Stai attento! Inizia a ripulire il tuo specchio, in modoche tu possa riflettere.

La passione, come pioggia, inonda la casa.Ma se il tetto è solido, allora puoi ripararti.

Se sai come riflettere la realtà, allora hai un riparo.Sei al sicuro, perché sei in Dio, perché sei parte della verità.

Chiunque segua pensieri impurisoffre in questo mondo e nel prossimo.In entrambi i mondi egli soffre,e quanto immensamente,allorché vede il male che ha fatto.

Tutti i pensieri sono impuri. Nessun pensiero puòessere puro. Pertanto, lasciate che ve lo ricordi: ogni volta

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che Buddha parla di “pensieri impuri”, intende i pensieri.Usa l’aggettivo “impuro” solo per mettere più enfasi, perchése dicesse solo “pensieri”, potreste non intenderlo nel modogiusto. Pertanto egli parla di “pensieri impuri”, ma intendesempre i pensieri: tutti i pensieri sono impuri, perché unpensiero presuppone sempre che stai pensando all’altro... èsorto un desiderio. E ogni volta che dice “un pensiero puro”,intende “un nonpensiero”.

Solo un nonpensiero è puro, perché in quel caso seiassolutamente te stesso, solo, senza alcunché cheinterferisca.

Jean-Paul Sartre dice: “L’altro è l’inferno”. E in uncerto senso ha ragione, perché ogni volta che pensi all’altro,sei in un inferno. E tutti i pensieri sono indirizzati verso glialtri. Quando sei in uno stato di nonpensiero, sei solo; e lasolitudine è purezza. E in quella solitudine accade qualcosadi inestimabilmente prezioso.

Ma chiunque segua la leggeè felice qui ed è felice là.Egli gioisce in entrambi i mondi,e quanto immensamente,allorché vede il bene che ha fatto.

In retrospettiva, quando vedi che hai creato un infernoa te stesso – nessun altro tranne te ne è responsabile –quando vedi questo, soffrirai moltissimo, terribilmente. Nonc’è neppure una scusa, non puoi gettare questaresponsabilità sulle spalle di qualcun altro: è una tuaresponsabilità.

Sarà presente una sofferenza intensificata ancor di piùdalla sensazione che l’accompagnerà: “Sono stato cosìsciocco. Nessuno mi ha fatto soffrire. Gli unici responsabilisono i miei pensieri. Ho sofferto a causa del mio diventaresempre più estroverso, a causa del mio essermi sempre piùinteressato alle cose del mondo esterno. Io sono il soloresponsabile”.

Questo produrrà in te un’angoscia profonda... e,

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viceversa, se segui la legge, il “dhamma”, il tao; se segui latua essenza più intima, la tua natura, sarai al settimo cielodalla gioia, sia qui che là.

Buddha non si interessa molto al “là”. Tuttavia, eglidice: “Se sei felice qui, è inevitabile che tu sia felice là”. Segioisci in questo momento, il prossimo gioirai ancor di più,perché il prossimo istante scaturirà da questo.

E la tua beatitudine raccoglie spinta, si accumula. Sesoffri in questo momento, il successivo soffrirai ancor di più,poiché stai imparando le vie della sofferenza, ti staiabituando a soffrire. Creerai una sofferenza maggiorenell’istante successivo, perché stai diventando sempre piùefficiente nel creare sofferenza. Pertanto, qualsiasi sia lanatura di questo momento, sarà rafforzata e approfonditanel successivo. Ma Buddha non è affatto interessato almomento successivo: si limita ad affermare un’evidenza.

Non preoccuparti del momento successivo, o dellaprossima vita, o del prossimo mondo. Rendi questo istanteuna festa, rendi questo istante un istante di beatitudine, e ilprossimo seguirà, e così la prossima vita, e il prossimomondo. E ogni cosa tu sia in questo istante continuerà adiventare sempre più profonda.

Quando vedi che tu sei responsabile della tuabeatitudine, la tua beatitudine aumenterà sempre di più.Quando vedi che nessuno te l’ha data, che non sei stato unmendicante, che non è un dono di qualcun altro – poichénessuno te l’ha data, nessuno te la può portare via – quandovedi tutto questo, ti rallegrerai ancor di più.

Poiché grande è il raccolto in questo mondo,e ancor più grande nel prossimo.

Per quante parole sacre tu legga,per quanto tu ne parli,quale bene potranno mai farti,se non agisci di conseguenza?

Ma tutto questo dipende dall’azione. Non si tratta solo

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di pensare splendidi pensieri. Non si tratta di avere soltantomagnifici desideri: desiderare Dio, il paradiso, moksha. Nonsi tratta di pensare alla meditazione, ma di agire, di farequalcosa in proposito. L’azione e solo l’azione può essered’aiuto: devi coinvolgerti, devi impegnarti!

Molta gente mi viene a dire: “I tuoi discorsi cientusiasmano, ma non vogliamo meditare e non vogliamodiventare sannyasin. Non è sufficiente,” mi chiedono,“ascoltare semplicemente i tuoi bellissimi discorsi?”. È deltutto futile!

Ascoltare semplicemente i miei discorsi èassolutamente stupido. Se non avete intenzione di agire, nonsprecate tempo: quello è un esercizio in futilità! Se vilimitate ad ascoltarmi, senza mai agire, le mie parolepossono essere carezzevoli, possono consolarvi, possonoconvincervi, potete forse godere da un punto di vistaintellettuale di ciò che dico, forse godete dello spazio che lamia presenza crea, ma tutto questo da solo non servirà.L’azione è assolutamente necessaria.

Se qualche verità ti convince, agisci di conseguenza, eagisci immediatamente! Perché la mente è molto astuta, e lapiù grande astuzia della mente è rimandare. Dice:“Domani...”, e il domani non arriva mai. Dice: “Certo, ungiorno mediteremo. Ma come prima cosa cerchiamo dicapire cos’è la meditazione”. E da lì in poi continui per tuttala vita a cercare di capire cosa sia la meditazione, e nonagisci mai. E se non agisci, non accadrà nulla, non accadràalcuna trasformazione.

Il sannyas è un impegno, è dedizione. Devi mostrare inmodo attivo l’amore che provi per me. Devi coinvolgerti colmio destino, entrare nella mia barca. È pericoloso... è piùsicuro stare sulla sponda del fiume e ascoltare. In questocaso, è una sorta di divertimento – uno spettacolo spirituale!– ma del tutto inutile, un semplice ammazzare il tempo.

Ed è ciò che la gente continua a fare nelle cosiddetteriunioni spirituali, nei satsang: vanno alla predicadomenicale, ascoltano con estrema attenzione, seriamente,ma usciti dalla chiesa nulla di ciò che hanno udito ha alcun

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effetto sulle loro vite.In realtà, neppure il sacerdote è intaccato da ciò che

dice: è una semplice professione, è pagato per dire ciò chedice... gli affari sono affari! E per chi lo ascolta si tratta disemplice formalità... vanno in chiesa ogni domenica solo peravere una buona reputazione all’interno della comunità incui vivono, solo per questo sono uomini religiosi. Inoltre, sitratta di un ottimo luogo di ritrovo in cui socializzare: siincontrano persone, si parla, si spettegola. In nome dellareligione, offre ottime opportunità... è un incontro disocietà! È un’antica forma di Rotary Club, di Lions Club ecc.Non è nulla di rilevante, non cambia affatto la vita di quellepersone.

Un tempo, vivevo vicino a un pastore protestante, un oratoreveramente eloquente. Un giorno mi stava mostrando il suo giardino esi chiacchierava. A un certo punto disse: “Puoi aiutare mio figlio?”.

Chiesi: “Cosa gli succede?”.Mi spiegò: “Ha iniziato a prendere i miei sermoni troppo seriamente.

Io devo predicare, e devo parlare di cose grandiose. Lui viene adascoltarmi e inizia a prendere ciò che dico con estrema serietà. Oranon si vuole più sposare; vuole diventare un sant’uomo. Puoiaiutarlo?”.

“Posso – questa è la mia professione... posso aiutarlo: io non faccioaltro che aiutare sant’uomini a tornare profani. Mandamelo... loriporterò a terra!”

“Ma stai attento,” si raccomandò il pastore, “sta prendendo le mieparole troppo seriamente...”, perfino il pastore non sottointende chequalcuno debba prendere le sue parole con troppa serietà... e nessunolo fa mai, a eccezione di alcuni sciocchi.

Ma quando ti trovi vicino a Buddha, a Gesù, a Krishna,a Maometto, non si tratta di prendere le loro paroleseriamente. Si tratta di vedere l’autenticità delle loro parolee poi di agire in base a queste. Se agitano il tuo cuore, senel tuo cuore inizia a risuonare una campana, non fermarla.In quel caso, seguine il suono, scendi in profondità in esso,perché quello è il solo modo per essere trasformati. Quelloè il solo modo per conoscere l’eterno... aes dhammosanantano. Quello è il solo modo per conoscere l’eternaarmonia dell’esistenza.

E conoscere l’armonia eterna significa conoscere la

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beatitudine, significa conoscere Dio, significa andare oltre iltempo, andare oltre la morte, andare oltre ogni infelicità.

Due donne stanno conversando in una sala da tè, alle quattro di untiepido pomeriggio primaverile, davanti a due gigantesche coppe digelato, affiancate da piccoli biscottini alla crema. Le donne non sivedono dai tempi del liceo, e l’una sta raccontando all’altra il suoriuscitissimo matrimonio.

“Mio marito mi compra intere parure di diamanti, quando quelle cheindosso sono sporche” spiega. “Non mi preoccupo mai di pulirle!”

“Fantastico!” esclama l’amica.“Puoi dirlo,” riprende la prima, “e compriamo una macchina nuova

ogni due mesi, non quelle dozzinali... e quelle usate le diamo algiardiniere nero, o ai domestici, come regalo!”

“Fantastico!” esclama di nuovo l’amica.“Puoi dirlo,” rincara la prima, “e la casa... beh, che senso ha

parlarne? È semplicemente...”“Fantastica!” conclude ancora l’amica.“Ecco, hai detto la parola giusta... e tu, dimmi, cosa fai in questo

periodo?”“Beh, vado a scuola di buone maniere.”“Scuola di buone maniere? Perché mai, che eccentricità! E cosa

impari?”“Beh, ci insegnano a dire ‘fantastico’, invece che ‘stronzate’!”

Puoi iniziare a definire “fantastiche” le stronzate, manon fa nessuna differenza. Puoi imparare qualsiasi stronzatareligiosa, puoi accumulare pattume spirituale...

Anche qui ci sono molte persone espertissimenell’accumulare il cosiddetto blablabla esoterico.Continuano a parlare dei diversi livelli di coscienza, deidiversi corpi, dei diversi centri energetici... e ne parlanocosì seriamente che sembra sappiano di cosa stannoparlando... evita il pattume esoterico! Evita il sapereesoterico! Non è affatto sapere, non è altro che unraggirare la gente... se ti interessano cose simili, dovrestileggere la grande letteratura creata dai teosofi.

Qualsiasi cosa va bene, devi solo parlarne in modo taleche sembri trascendente... non può essere dimostrato, néconfutato: come potresti mai dimostrare quanti livelli dicoscienza esistono... sette o tredici?

Un uomo venne da me. La sua setta religiosa crede in quattordici

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piani di coscienza, e aveva con sé una carta dettagliata che liillustrava. Su di essa si spiegava che Mahavira ha conseguito solo ilquinto livello, Buddha il sesto, Kabir e Nanak il nono... poiché era unasetta del Punjab, con questi ultimi era stato un po’ più generoso. Masolo il suo guru, Radhaswami, aveva conseguito il quattordicesimo!Perfino Buddha se ne stava appeso a stento al sesto! E Maometto...sapete dove aveva messo Maometto? Solo al terzo livello! Un hindu delPunjab come potrà mai permettere che Maometto vada oltre il terzolivello? Lo ha valutato “di terza scelta”! Con Gesù era stato un po’ piùgeneroso, lo aveva posto al quarto. Ma il suo guru – un maestro chenessuno conosce – ha raggiunto il quattordicesimo! E quest’ultimolivello è detto “satch-khand”, il piano della verità.

Gli chiesi: “E come definisci gli altri tredici?”.Mi spiegò: “È un approssimarsi graduale alla verità, si tratta via via

di verità sempre più approssimative”.Ma ditemi, può esistere una verità approssimativa? Una cosa è vera,

oppure non è vera. O sono qui, seduto su questa sedia, oppure non cisono... non posso essere seduto approssimativamente su questa sedia.Quindi, “verità approssimative” è uno splendido eufemismo per“menzogna”.

Quell’uomo era venuto a chiedere la mia opinione su queiquattordici livelli. Gli dissi: “Io ho raggiunto il quindicesimo. E come lochiedi tu, anche il tuo guru continua a chiedermi come fare a entrarenel quindicesimo livello”.

Andò in collera. Disse: “Non ho mai sentito parlare di unquindicesimo livello!”.

Dissi: “Come potresti? Il tuo guru ha raggiunto solo ilquattordicesimo, per cui hai sentito parlare solo di questo. Ma io horaggiunto il quindicesimo!”.

Pure assurdità! Ma possono essere presentate in modo tale dasembrare estremamente spirituali... evitale!

Buddha dice:

Per quante parole sacre tu legga,per quanto tu ne parli,quale bene potranno mai farti,se non agisci di conseguenza?

Credere resta confinato al mondo delle parole. È lafiducia, è una profonda fiducia, che ti porta ad agire.L’azione è rischiosa. Parlare dell’altra sponda è semplice,ma nuotare verso l’altra sponda è pericoloso, perché nonesiste alcuna mappa. Di fatto, nessuno può essere certo perciò che riguarda l’altra sponda, nessuno sa se esiste oppure

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no.Il semplice e comune aver fede non servirà a nulla. Se

non hai un’incredibile fiducia nella vita, se non haiun’incredibile fiducia nella tua voce interiore, non potrai maiavventurarti in quel mare inesplorato.

Ma solo l’azione dimostrerà che hai fiducia, e solol’azione ti può trasformare.

Sei tu un pastoreche conta le pecore di un altro,senza mai condividere la via?

Buddha ripeteva continuamente: “Ci sono degli sciocchiche continuano a contare le mucche altrui – quello ne haquindici, quell’altro ne ha tredici – e loro stessi non ne hannoalcuna! Che senso ha contare le mucche o le pecore deglialtri? Non ti daranno da mangiare, non ti nutriranno... è unpuro e semplice spreco di tempo!”.

Ma questo è ciò che accade in nome della religione.Ciò che i Veda dissero... la gente spreca tutta la propria vitacercando di decifrare il significato dei Veda. Ci sono personeche hanno sprecato tutta la loro vita nel tentativo discoprire il vero significato dei Vangeli... questo è contare lepecore altrui!

Puoi entrare in te stesso e ascoltare i Vangeli chesorgono all’interno, così come accadde a Gesù. Gesù non haalcun privilegio, rispetto a te: nessuno è privilegiato! Difronte alla legge eterna, di fronte al “dhamma”, tutti sonouguali. In questo mondo tutti sono diseguali e non potrannomai essere uguali. In questo mondo il comunismo èimpossibile.

Ma nel mondo interiore tutti sono uguali... ilcomunismo è la sola possibilità. Il comunismo è un fenomenointeriore. Gli sforzi fatti per realizzare il comunismo nelmondo esteriore sono futili: la natura stessa delle cose lorende impossibile.

Oggi, nella Russia sovietica non esistono più le vecchieclassi, ma ne stanno sorgendo di nuove: le vecchie classi

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sono sostituite dalle nuove. Un tempo esisteva ilproletariato e la borghesia; ora ci sono i governanti, lagente che domina, i membri del Partito comunista, e lagente che è governata. È lo stesso gioco, giocato con nomidiversi.

Nel mondo esterno il comunismo è impossibile.L’ineguaglianza è la legge; nel mondo esterno tutti sonodiseguali. Qualcuno è più forte di te, qualcuno è piùintelligente, qualcuno è più bello, qualcuno ha più talento,qualcuno è un genio... la gente è diversa, e non può esserecostretta all’uguaglianza; farlo distruggerebbe l’umanità. Ela gente rimarrà disuguale.

Ma nel mondo interiore, man mano che scendi dentrodi te, l’ineguaglianza inizia a scomparire. Nell’essenza piùintima dell’essere esiste un’assoluta eguaglianza. Ilcomunismo è un fenomeno interiore.

Ecco perché chiamerò “Comune” il mio nuovo ashram.Comunismo deriva dalla parola “Comune”: saràun’uguaglianza interiore. Le persone rimarranno diverse,quanto più possibile diverse; di fatto, per ciò che riguarda ilmondo esterno, ciascuno dovrebbe avere la propria unicaindividualità, la propria fragranza, il proprio segno didistinzione. All’esterno, a tutti dovrebbe venire concessaun’assoluta libertà di essere se stesso. All’interno, l’egoscompare, la personalità scompare, esiste solo una puraconsapevolezza. E due consapevolezze non sono superiori oinferiori. Non esiste alcuna gerarchia.

Non continuare a contare le pecore altrui; entra in testesso! Non continuare a leggere i testi sacri; entra in testesso! Non continuare ad ascoltare le parole degli altri...condividi la via!

Se incroci un buddha, sei fortunato. Se ti innamori diun buddha... sei benedetto... ma non limitarti ad ascoltarele sue parole. Segui la via, condividi la via! Guarda ciò cheBuddha sta indicando, non iniziare ad adorare il suo dito.Guarda la Luna!

Leggi il minor numero di parole possibile

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ed esprimine ancor meno con la voce.Ma agisci in funzione della legge.

Lasciate che ve lo ricordi ancora una volta, perché laparola “legge” ha connotazioni sbagliate. È una traduzionedi “dhamma”: la legge eterna, la legge cosmica, il logos.“Agisci in funzione della legge” non vuol dire “Agiscirispettando il codice penale”. “Agisci in funzione dellalegge” significa: agisci in armonia con la tua naturainteriore.

Abbandona le vecchie modalità:passione, inimicizia, follia.Conosci la verità e trova la pace.Condividi la via.

Abbandona le vecchie modalità... devi spezzare ognilegame col passato. Devi esistere in modo nuovo. Devisemplicemente staccarti dal passato, con un colpo netto... eil sannyas non è altro che questo: staccarsi dal passato conun taglio netto di spada.

Cosa sono le “vecchie modalità”? Sono la via deldesiderio, la via dell’odio e la via della stupidità. Non agirein base all’odio e non desiderare cose, possessi. E nonessere superstizioso, sciocco. Se puoi fare tutto questo, sepuoi operare questo balzo nell’ignoto... il passato èconosciuto e tu sei abituato a fare le cose in un certo modo.Quando lasci cadere il passato, per qualche giorno seispaesato, disorientato, non sai cosa fare, come agire. Vivraiin un limbo... quel limbo deve essere attraversato. Èdoloroso... quello è il prezzo che dobbiamo pagare peracquisire il vero.

Una volta attraversato quel limbo, quello spaziovuoto... Conosci la verità e trova la pace. Allora si conoscela verità, e la verità segue la pace come un’ombra.

Condividi la via... di nuovo Buddha insiste. Ma questonon può accadere solo perché si ascolta, solo perché sileggono le opere dei Maestri.

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Condividi la via.Aes dhammo sanantano.

Per oggi basta.

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Quarto discorso Semplice fortuna, immagino!

La prima domanda

Amato Maestro,dopo il mio ritorno in Olanda, l’anno scorso, ho iniziato a parlare di te

con un travolgente senso di urgenza. Avevo la sensazione che tu miavessi trasmesso questo senso di urgenza, che però sembrava essereanche parte della mia natura.

Questa sensazione di non avere un secondo da perdere, il desiderio divedere un numero sempre maggiore di olandesi prendere il sannyasquanto prima, mi ha allontanato moltissimo dall’essere giocoso.

La serietà mi ha portato a un profondo stato di angoscia perché misono trovato davanti all’indifferenza, sono stato ridicolizzato edisprezzato, soprattutto dai giornalisti.

Oggettivamente non ho fallito, anzi, ma in termini di essere, ciò cheho vissuto non era esattamente “wu-wei”. Semplicemente, non sonoriuscito ad armonizzare questo senso di urgenza con la gioia e ilrilassamento.

Puoi dire qualche parola su questa urgenza, anche se già mi hai datotantissimo?

Deva Amrito, il senso del gioco di cui parlo affioralentamente. Non puoi semplicemente saltar fuori dalla tuaserietà, l’hai accumulato per vite intere... ora ha una forzapropria.

Rilassarsi non è una cosa semplice: è uno dei fenomenipiù complessi che esistano, poiché tutto ciò che ci vieneinsegnato è tensione, ansia, angoscia. La serietà è il nucleoessenziale intorno al quale è costruita la società. Il gioco èuna cosa per bambini, non per adulti. E io vi insegno aessere di nuovo bambini, a tornare a giocare. È un balzo

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quantico, un salto... ma ci vuole tempo per capirlo.E, dal mio punto di vista, tu hai avuto un successo

pieno: da un punto di vista oggettivo, di certo, ma anche daun punto di vista soggettivo. Inaspettatamente, ce l’haifatta: chiunque altro, al posto tuo, sarebbe finito almanicomio.

Eri eccitato, ed è naturale essere eccitati. Quandoqualcuno mi comprende, mi sente, immediatamente inizia asentire un senso di urgenza... non c’è un solo minuto daperdere! E la parola dev’essere diffusa. Una sorta diincredibile immediatezza ci travolge, è naturale! È vero chenon c’è un solo minuto da perdere. E se mi ami, vorresti chetutta quella gente venga da me, perché potrebbe nonriavere la stessa opportunità per secoli, per vite e vite!

Quando ami, se trovi un tesoro lo vorresti condividere.E se in più il tesoro è tale da poter scomparire a ogniistante, come puoi evitare la sensazione di incredibileurgenza? Dovrai urlare dai tetti delle case.

E la risposta che otterrai è scontata, è tassativa... piùvorrai che la gente venga da me, più quelle personescapperanno; da te, dall’idea stessa di venire da me. E ilsolo modo di fuggire è ridicolizzarti, è ridere di te, darti delpazzo. È il loro modo di difendersi. Se ti ascoltasserocomprensivi, se ti permettessero di colmare il loro essere,di inondare il loro essere, di straripare nel loro essere,anch’essi si troverebbero presi nella stessa morsa...troverebbero difficilissimo evitarla.

Ecco perché, senza alcun indugio, partono subitoridicolizzandoti, criticandoti, controbattendo, deridendoti.Faranno di tutto per creare in te la sensazione che tu seisbagliato. Ma con te hanno fallito: non sono riusciti a crearein te quella sensazione. Più ti hanno ridicolizzato, più tihanno deriso, più ti hanno criticato, e più tu hai cercato diconvincerli.

E, da un punto di vista oggettivo, hai avuto successo,hai convinto migliaia di persone. Da quando sei tornato inOlanda, moltissimi olandesi sono venuti qui, e ancor di più nestanno arrivando, e molti ne arriveranno. Hai attizzato un

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fuoco di grandi proporzioni, hai toccato i cuori di moltagente. Ed è stata anche un’incredibile esperienza rispettoalla tua crescita interiore.

L’impatto che hai creato ancora non ti è salito allatesta; non ti ha reso più egoista. Di fatto, ti ha reso piùumile. Forse non si è trattato proprio di wu-wei, ma ci seiandato molto vicino. E non era previsto che fosse assolutawuwei, ma è stato più di quanto mi aspettassi.

Amrito, temevo un po’ che potessi impazzire. Il sensodi urgenza era tale, l’estasi era tale, eri cosìappassionatamente in amore con me, che in cuor mio avevopaura. Ti ho mandato con mille e un’apprensione... ma seisopravvissuto alla prova. Sei tornato indietro. Lo scompiglioche si è creato intorno a te a causa del tuo parlare di me –sui giornali, alla radio, in televisione – il modo in cui haiparlato, ha trasmesso il senso del tuo immenso amore, hadato la sensazione netta che avessi trovato la dimora realedell’essere.

Molti sono stati convinti. E anche molti di coloro chenon sono stati convinti hanno iniziato a pensarci. E perfinocoloro che ti hanno ridicolizzato e che ti hanno attaccatosono rimasti impressionati; altrimenti perché avrebberodovuto affannarsi tanto? Perché mai dovresti attaccarequalcuno, se non ti impressiona minimamente? Perchédovresti ridicolizzare e deridere una persona, se ti rendisemplicemente conto che è pazza? Nessuno ride di unpazzo, nessuno ridicolizza un pazzo. È sufficiente sapereche è pazzo, e la cosa è chiusa!

Hai creato una reazione a catena che proseguirà. E iovorrei che molti dei miei sannyasin fossero altrettantoeccitati, sentissero la stessa sensazione di urgenza,andassero nei loro paesi e diffondessero la notizia. Edovrete urlare dai tetti delle case.

E ogni volta che sarete in amore, sembrerete pazzi...siete pazzi. L’amore è follia... ma di gran lunga superiorealla cosiddetta mediocre e quotidiana salute mentale. El’amore è cieco, ma è una cecità in grado di vederel’invisibile.

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L’amore non è parte del mondo comune che abbiamocreato: da questo mondo abbiamo espulso l’amore.Pertanto, ogni volta che siete in amore – ed essere in amorecon un Maestro, essere in amore con un buddha, è l’amoresupremo – vi sentite impazzire. Quell’amore vi rendemembra del trascendente... nessuno ci può credere!

Come possono credere i tuoi amici, Amrito, che siasuccesso a te e non a loro? È qualcosa che contrastainesorabilmente con il loro ego: tu hai trovato e loro no,stanno ancora lottando... no, per loro è più facile negare,dire che tu non hai trovato, che sei vittima di un’illusione,che sei stato ipnotizzato, che hai delle allucinazioni, che seistato drogato. Questo li consola, li acquieta. Se tu avessitrovato veramente, si sentirebbero assolutamente adisagio... in questo caso, le loro vite sarebbero unfallimento.

È stata una bellissima esperienza. So che non haipotuto essere granché giocoso... è stato difficile. Laprossima volta che ti rimanderò, giocherai di più. Ma non tispaventare! So che non vuoi tornare indietro ora. Quando ètroppo è troppo... ma una volta ancora... la prossima voltalo scopo sarà solo e unicamente questo: giocare! In quelcaso, la gente riderà di più e penserà che sei impazzitoancor di più. Ma ridi... danza, canta. Questa volta haidiscusso, la prossima volta non discutere: canta, danza,abbraccia le persone.

Ma sono molto felice. Qualsiasi cosa sia accaduta èstata ottima da un punto di vista oggettivo, è stata ottimaper gli altri, ed è stata ottima per te. Si tratta di unespediente: mandarti nel mondo con uno scopo particolare èuno stratagemma utile per la tua crescita interiore. E tu haiavuto un successo completo.

C’erano tutti i presupposti perché fallissi.

Mi viene in mente:

Una volta, George Gurdjieff chiese a P.D. Ouspensky, il suo primodiscepolo dell’epoca, di andare da Londra in una regione remota delCaucaso. Era un viaggio estremamente difficile. Da un punto di vista

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finanziario, Ouspensky era in bancarotta. Non aveva soldi, non avevacasa, nessuno che lo aiutasse. Era un viaggio lunghissimo! E i tempierano difficili: in quelle regioni era pericoloso muoversi, perché erascoppiata la Rivoluzione bolscevica. La gente veniva massacrata,uccisa, assassinata. Non c’era pace alcuna. Perfino Gurdjieff avevadovuto lasciare la Russia e si nascondeva tra le montagne delCaucaso.

Non era l’epoca migliore per viaggiare da quelle parti, i pericolierano infiniti, il viaggio estremamente disagevole: i treni venivano fattisaltare, le strade erano bloccate, i ponti distrutti. Era il caos! Maquando il Maestro chiama, il discepolo deve ubbidire.

Ouspensky vendette tutti i suoi averi. Si fece prestare altro denaro daalcune persone, e viaggiò per migliaia di chilometri. Gli ci vollerocirca trenta giorni per arrivare da Gurdjieff. Stanco, lacero, colpitoripetutamente dal pensiero: “Cosa sto facendo? La gente fugge dallaRussia, e io ci sto andando!”. Inoltre, il suo nome era sulla lista neradei comunisti, perché era un personaggio pubblico – il maggiordiscepolo di George Gurdjieff, un matematico famoso, conosciuto intutto il mondo, un grande autore, uno dei più grandi mai esistiti. I suoilibri erano tradotti in quasi tutte le lingue del mondo... tornare inRussia era veramente pericoloso: avrebbe potuto essere catturato,imprigionato, ucciso. Era un anticomunista! – nessuna persona cheabbia sensibilità può essere un comunista, perché l’idea è un purononsenso. Ma viaggiò... e quando raggiunse Gurdjieff, questi lo guardòe la prima cosa che disse fu: “Torna a Londra e riprendi a lavorare!”.

Era veramente troppo! Ouspensky fallì. Non riuscì ad avere fiduciain quest’uomo. Che scherzo era mai quello? Giocare così con la vita diqualcun altro... e la prima cosa che gli disse, vedendolo, fu: “Tornaindietro immediatamente! Non ho altro da dirti!”.

Ouspensky tornò indietro, si ribellò a Gurdjieff, divenne suo nemico.Quello fu un grande espediente di un grande Maestro. Se avesse avutofiducia, si sarebbe illuminato. Mancò l’occasione, e morì nonilluminato.

Quando le cose vanno via lisce come l’olio, è facile averfiducia, ma non ha alcun valore. Quando le cose diventanodifficili, ardue, impossibili, e tu riesci comunque ad averefiducia, quando diventa assolutamente illogico aver fiducia,eppure continui a fidarti, solo in quel caso, solo una fiduciacosì incrollabile diventa una forza trasformante.

Amrito, ti rimanderò indietro ancora una volta. Ericorda, non sono un uomo coerente: potrebbero esseredue, tre... dipende. Ma per il momento, ti rimanderòindietro ancora una volta, questo è certo!

E questa volta il piano prevede che tu giochi.

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La seconda domanda

Amato Maestro,perché esistono tante religioni nel mondo, e perché queste religioni

continuano a discutere tra loro?

Geetam, è naturale che ci siano tante religioni. Inverità, ne occorrono molte di più. Dal mio punto di vista,ogni individuo dovrebbe avere la propria religione;dovrebbero esistere tante religioni quante sono le persone.Il numero non è eccessivo: ci sono solo trecento religioni...ma quante sono le persone che esistono sulla Terra?

Ogni individuo dovrebbe avere la propria religione,perché ogni individuo è assolutamente unico, dissimile datutti gli altri... come possono due persone avere la stessareligione? È impossibile; ma noi abbiamo pretesol’impossibile. Ogni individuo deve raggiungere Dio a modosuo, e la sua strada non verrà mai ripercorsa da nessunaltro.

Ecco perché i buddha possono solo indicare, possonosolo dare spunti. Non possono darvi mappe precise edefinite: solo spunti, alcuni accenni. E quegli spunti nondevono essere presi molto seriamente, bensì con estremosenso del gioco. Non dovete diventare fanatici; se lodiventate non siete più religiosi.

Una persona religiosa è umile, disponibile a cogliereogni sorta di spunto; è un ricercatore, indaga, è unesploratore, e imparerà da ogni possibile fonte. Impareràdal Vangelo e dai Veda e dal Dhammapada; imparerà daBuddha, da Gesù e da Zarathustra. Imparerà da ognipossibile fonte, restando tuttavia se stesso. Non diventeràun imitatore, non diventerà una copia. Conserverà lapropria autenticità. Sarà umile, sincero, autentico; nondiventerà una finzione; non sarà un seguace, sarà unamante.

Amerà Buddha, ma non lo seguirà; non lo seguirà neidettagli: come potreste seguire un buddha nei dettagli? Egliè una persona di tipo totalmente diverso. Tu non sei maiesistito in precedenza, nessuno come te è mai esistito, e

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nessuno che ti assomigli tornerà mai a esistere. Eccoperché la tua religione deve essere tua, la tua verità deveessere tua!

Ed è quella la bellezza della verità: si presenta semprein forma così unica, che puoi dire: “Questo è un donospeciale che Dio ha fatto a me”, ed è per questo cheesistono tante religioni. È un fenomeno bellissimo!Dovrebbero esisterne molte di più. Molta gente si èsforzata di dar vita a una sola religione, è un segno diassoluta stupidità: non potrete mai creare un’unicareligione. Potrete imporre con la forza un’unica religionealla gente, ma così distruggerete il loro spirito, la lorolibertà; così storpierete il loro essere e paralizzerete la lorocrescita.

Così come vi sono molte lingue, ci sono molte religioni.La varietà è bella, ti permette di scegliere in base al tipo diuomo che tu sei. La religione non è decisa per nascita, e nonpuò esserlo, e coloro che decidono la loro religione in basealla loro nascita sono sciocchi patentati. Non puoi esserehindu per nascita, né tanto meno cristiano; la nascita non hanulla a che vedere con la tua religione. La religione è unaricerca. Puoi essere nato da genitori hindu – questo è unaltro fatto – ma se i tuoi genitori ti amano veramente, non ticonvertiranno all’induismo. Certo, ti diranno tutto ciò chehanno conosciuto e sperimentato, ma ti lasceranno libero. Eti diranno: “Diventa più attento, più consapevole, piùmaturo, e quando sarai cresciuto abbastanza e vorraidecidere, scegli la tua religione”.

Vai alla moschea, vai in chiesa, vai al tempio, vai algurudwara. Ascolta ogni sorta di cose, vedi ogni tipo difiore; il giardino di Dio è così pieno di varietà, è così riccograzie alla varietà; ci sono rose e fiori di loto e mille altrifiori diversi. Vai e scegli il tuo profumo, la tua fragranza,perché se non scegli da solo, in prima persona, non tisentirai affatto impegnato, non ti abbandonerai mai a quelflusso.

Il mondo non è religioso, perché la religione ci èimposta. I genitori hanno fretta di imporre; la chiesa, lo

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stato, la nazione, tutti hanno fretta di imporre una specificareligione sul bambino... Che stupidaggine! Che sciocchezza!La religione richiede maturità, profonda comprensione,prima che la si possa scegliere.

Nessuno nasce hindu, o musulmano, o parsi. Tuttinascono limpidi, innocenti, una tabula rasa e poi tutti devonocercare e indagare. Questa è la bellezza della vita, perchéla vita è una ricerca. E non aver fretta di sistemarti... non ènecessario. È possibile che nessuna delle religioni esistentiti appaghi. Ma questo è proprio l’ideale: vuol dire che in te ènata una nuova religione. Il mondo diventa più ricco: unareligione in più, un altro fiore, un nuovo albero, un fenomenonuovo.

Buddha ha portato nel mondo una nuova religione;prima di Buddha il mondo era più povero, perché nonpossedeva il buddhismo, mancava. Buddha avrebbe potutoseguire la religione dei suoi genitori; in quel caso il mondosarebbe stato ancora in miseria: gli sarebbe mancatoqualcosa di immenso valore, una nuova soglia a Dio. Buddhaha aperto una nuova porta, una nuova visione, una nuovaintuizione. Non fu convinto dalla religione dei suoi genitori;altrimenti sarebbe rimasto un hindu. Si ribellò. Tutte lepersone religiose sono ribelli.

Si avviò lungo un percorso di ricerca individuale; tuttele persone religiose sono esploratori, amano l’avventura.Sarebbe stato facile e comodo e conveniente credere nellareligione in cui avevano creduto i suoi genitori e i loroantenati, e per secoli. Sarebbe stato più vantaggioso perchénon avrebbe richiesto alcuna indagine, non avrebbe dovutovivere sino in fondo tutta la fatica di ricercare il vero.Qualche veggente in passato l’aveva trovato... ora luipoteva limitarsi a prenderlo in prestito. Ma una verità presain prestito non è affatto una verità. Una verità mediata daqualcuno è una menzogna.

Buddha si mise alla ricerca; quell’indagine fu annosa,dura, estenuante. Rischiò ogni cosa: il suo regno, la sua vita.Ma quando rischi tanto, la vita ti inonda di nuovi tesori:nacque una nuova religione, una nuova intuizione, una nuova

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visione.Maometto avrebbe potuto seguire la religione dei

padri. Gesù avrebbe potuto seguire l’ebraismo... diventa unGesù, diventa un Buddha, diventa un Maometto! Non essereun musulmano, non essere un buddhista, non essere uncristiano – esplora! Non sprecare la tua vita imitando,perché in questo caso rimarresti una finzione. E unapersona falsa non può essere religiosa. È necessaria unaprofonda autenticità, un’immensa onestà d’animo.

Pertanto, Geetam, è un bene che ci siano trecentoreligioni: ce ne dovrebbero essere di più! Io sono sempre afavore della varietà. Voglio che il mondo sia ricco, in tutti imodi possibili. Vorresti che al mondo esistesse solo un fiore?Solo rose, o solo fiori di loto? Il mondo non ne sarebbesminuito, impoverito? Vorresti che il mondo avesse solo unlinguaggio? In questo caso, le varie sfumature delle diverselingue scomparirebbero.

Ci sono cose che possono essere dette solo in arabo enon possono essere espresse in nessun’altra lingua; e cisono cose che possono essere dette solo in ebraico e nonpossono essere espresse in nessun’altra lingua. Ci sono coseche possono essere dette solo in cinese e non possonoessere espresse in nessun’altra lingua... se il mondo avessesolo una lingua, un’infinità di cose meraviglioserimarrebbero inespresse.

Lao Tzu può parlare solo in cinese. Forse non ci haimai pensato: prova a pensare a Lao Tzu che scrive il suoTao Teh Ching in inglese... il libro sarebbe del tutto diverso.Gli mancherebbe qualcosa di immenso valore; avrebbequalcosa di diverso, sfumature del tutto diverse,mancherebbe del sapore che ha in cinese.

Il cinese non ha un alfabeto; è scritto in simboli. Poichénon esiste un alfabeto, i simboli possono essere interpretatiin mille e un modo; i simboli sono molto fluidi, meno fissi, piùpoetici, meno prosaici. Un simbolo può significare moltecose. Non è qualcosa di scientifico; è difficilissimo scrivereun trattato scientifico in cinese. Per quello scopo, l’inglese èuna lingua molto più adatta.

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Tuttavia, ciò che Lao Tzu ha dato al mondo nonsarebbe potuto esistere senza il cinese. Ogni simbolo hamolti significati, una molteplicità di significati. Puoi scegliereil tuo, in base allo stato della tua mente. Ogni simbolo hamolti strati di significati; man mano che la tua comprensionecresce, il significato dei simboli cambia.

Per questo, in Oriente, esiste un modo di leggere deltutto diverso e totalmente inesistente in Occidente. A te nonpiacerebbe leggere e rileggere in continuazione lo stessolibro di Bernard Shaw, oppure sì? Se non sei matto, non tipiacerebbe leggerlo e rileggerlo, che senso avrebbe? Unavolta letto, chiuso! Per questo sono nati i libri tascabili:leggili e gettali!

Ma in Oriente esiste un diverso tipo di lettura: lostesso libro è letto e riletto per tutta la vita.

Il Tao Teh Ching non è un libro che si può stampare inedizione tascabile, anche se ora viene fatto. Non dovrebbeesserlo; è impossibile perché si tratta di un libro totalmentefuori dalla norma. Possiede strati e strati di significati.

Quando lo leggi per la prima volta, è un libro di uncerto tipo, perché tu conosci un solo significato, quellosuperficiale. Dopo averci meditato per qualche mese, torni aleggerlo... ed ecco che ti si rivela un altro significato; dopoaver meditato per qualche mese ancora, torni a leggerlo, unterzo significato. Deve andare avanti... deve diventare lostudio di una vita.

E continuerai a trovare significati... sono inesauribili.Aes dhammo sanantano: l’assoluto è eterno e inesauribile.Non è un romanzo, non puoi leggerlo e chiuderlo. Unalettura non ti servirà minimamente; ti introdurràsemplicemente al testo, non te ne darà l’essenza. Pergiungere all’essenza di quel libro occorre tutta una vita.

Certo, abbiamo bisogno di ogni sorta di linguaggio.L’inglese è necessario per la sua precisione, per la suaaccuratezza. Ogni parola ha un significato: senza unlinguaggio come questo, la scienza non può svilupparsi.

La scienza non è potuta nascere in India, a causa dellinguaggio: il sanscrito è un linguaggio poetico. Lo puoi

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cantare – possiede quella qualità –, lo puoi salmodiare, manon puoi creare troppi sillogismi. Certo, mille canti, ma nonuna sola discussione: è espressivo ma del tutto privo dilogica.

L’arabo ha una profonda qualità seduttiva, riecheggiaquasi con ossessione. Se lo canti, creerà un riverbero neltuo cuore. Smetti di cantare, e il canto continuerà nel cuore.L’arabo ha in sé quella qualità, perché è una lingua deldeserto: tutte le lingue del deserto hanno questa qualità.Quando chiami qualcuno in un deserto, a distanza remota,devi chiamarlo in un certo modo... e nel deserto puoichiamare le persone da molto lontano; se le chiami con unsuono ritmico, giungerà fino a loro.

Da qui la bellezza del Corano. Non è un libro daleggere – coloro che leggono il Corano ne mancano ilsignificato –, è un libro da cantare. Non è un libro dastudiare: è un libro da danzare, solo in questo caso netoccherete lo spirito interiore.

È stupendo che ci siano tante lingue, perché ci sonoinfinite cose da dire, da esprimere, da comunicare. E manmano che il mondo cresce, aumenterà il bisogno di altri enuovi linguaggi; perché con la crescita del mondo, la gentesentirà molte cose nuove, sperimenterà e toccheràpotenzialità ancora ignote.

La religione non è altro che un linguaggio peresprimere l’Assoluto. Geetam, non c’è nulla di male nel fattoche esistano molte religioni. Certo, c’è qualcosa di male nelloro continuare a discutere. Ciò dimostra che le cosiddettereligioni hanno perso la loro qualità religiosa, sonodiventate fatti politici; quelle cosiddette religioni nonospitano più Maestri vivi, ma solo preti morti, tonti emediocri.

Continuano a discutere, insistono nel cercare diconvertire, perché il numero crea potere. Se il numero deicristiani aumenta, il cristianesimo ha più potere e il papa inVaticano diventa sempre più potente. Se gli hinduaumentano di numero, ovviamente avranno più potere.

I numeri danno potere. Per questo, il cristianesimo

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vuole che tutti siano cristiani, i musulmani vogliono che tuttiseguano Maometto. Forse cambiano i metodi e le strategie,ma lo sforzo e il desiderio sono gli stessi, ed è un desiderioprofondamente politico: si tratta di potere politico. Inquesto caso, naturalmente, sorgeranno discussioni. I politicilitigano in continuazione, questo non ha niente a che vederecon la religione!

Le religioni dovrebbero essere quante più possibili. Enon si pone affatto il problema di un conflitto: si tratta solodi vedere ciò che piace o non piace a ciascuno. Se a mepiace una rosa, non cercherai di convincermi chedovrebbero piacermi le margherite; semplicemente accetticiò che a me piace. E se a te piacciono le margherite, è piùche giusto; non è il caso di discutere e di litigare. Nondobbiamo litigare, vuoi fisicamente, vuoi intellettualmente.Posso lasciarti libero nella tua scelta, e non mi sento offesodal fatto che a te piacciono le margherite e a me no.

Le preferenze sono questioni individuali. A qualcunopuò piacere la Bhagavadgita, a qualcun altro il Corano, aqualcun altro il Dhammapada, va benissimo, è più chegiusto. Dovremmo condividere ciò che ci piace con gli altri,ma non dovremmo cercare di convertire gli altri, di spingerlia forza nel nostro gregge.

Certo, condividi usando tutti i mezzi possibili, perché lacondivisione rivela il tuo amore. Se hai trovato una fonte,condividila! Ma quella condivisione dovrebbe essere fruttodell’amore, non motivata da potere politico. Non si tratta diconvincere l’altro e di trascinarlo a forza nel tuo gregge...le religioni hanno fatto cose orribili: la gente è stataconvertita con la punta delle spade; la gente è stata pagata,corrotta, la loro conversione è stata comprata... tutti imezzi sono stati usati, giusti o sbagliati che fossero. Diventaun cristiano! Diventa un musulmano! Diventa un hindu!Afferra un numero sempre più grande di persone in modo dadiventare più potente, e non permettere a nessuno dilasciare il tuo gregge...

Il figlio di Mulla Nasruddin chiese: “Papà, quando un cristianodiventa musulmano, come lo definisci?”.

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Nasruddin sorrise e disse: “Direi che finalmente è rinsavito, è unuomo di comprensione, di saggezza. Ha capito che cos’è falso e cos’èvero”.

Il ragazzo tornò a chiedere: “E dimmi, papà, se un musulmanodiventa cristiano, come lo definisci?”.

Nasruddin andò in collera e urlò: “Un traditore! Ha tradito... è unidiota!”.

Capisci? Se un cristiano diventa musulmano, èintelligente, è saggio; se un musulmano diventa cristiano èun traditore, è un idiota. E la stessa cosa è vera dal punto divista cristiano.

Un hindu divenne cristiano. Ovviamente, tutti gli hindugli furono contro, li aveva traditi! Ma i cristiani ne fecero unsanto, si chiamava Sadhu Sunder Singh; lo adorarono quasifosse l’incarnazione di Gesù, perché dimostrò la verità delcristianesimo. E gli hindu? Erano così in collera chevolevano ucciderlo. Ed è probabile che lo fecero, perché ungiorno l’uomo scomparve e il suo corpo da allora non è piùstato ritrovato; è ancora un mistero ciò che accadde aSadhu Sunder Singh.

Conosco un uomo che era hindu e divenne giainista. Glihindu gli furono tutti contro, è ovvio. Fecero di tutto perannientarlo, ma egli divenne il più famoso dei santi giainisti;si chiamava Ganesh Varni. Vinse su tutti gli altri santigiainisti, raggiunse la fama più eccelsa... e qual era la suavera qualità? Come mai divenne tanto famoso?Fondamentalmente solo per questo motivo: era un hindu edivenne giainista. “Ha dimostrato che il giainismo è di granlunga superiore all’induismo. Altrimenti, perché quest’uomo,tanto saggio, si è unito al nostro gregge?”

Geetam, queste religioni litigano perché non sonoreligiose; sono diventate sempre più fenomeni politici. Equando litighi, tutto va bene: in amore e in guerra tutto èpermesso!

Un cattolico sta cercando di convertire un ebreo, dicendogli che sesi converte le sue preghiere saranno di certo esaudite... il prete letrasmetterà al vescovo, che le trasmetterà al cardinale, che letrasmetterà al papa, che le porterà in paradiso... attraverso unpertugio situato nella cupola del Vaticano, che coincide con un buco

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nel pavimento del paradiso... e qui san Pietro le porterà alla VergineMaria, che intercederà presso il figlio Gesù, che dirà una buonaparola a Dio.

L’ebreo riepiloga quell’incredibile itinerario con sguardo stupito econclude: “Vedi, devo essere sincero, mi ero sempre chiesto dove fossesituato il gabinetto, in paradiso... di certo devono cagare in quelpertugio che dà in Vaticano, e il papa deve di certo passare quellamerda ai cardinali, che la passano ai vescovi, che la danno ai preti,che la danno a te... e ora tu cerchi di passarla a me?”.

Le religioni sono ottime cose – ne occorrono molte dipiù – ma religioni che litigano non sono affatto religiose.L’attitudine stessa a discutere ne fa fenomeni politici. E ipreti e i politici hanno intimamente tramato nel corso deisecoli; perché l’uomo politico può dominare la gente grazieal prete, con estrema facilità. Il prete possiede le animedella gente, e il politico ne possiede il corpo. Entrambi sonooppressori, sfruttatori. Entrambi sono in affari, partnernello stesso business. Entrambi si aiutano a vicenda: ilpolitico può aiutare il prete, perché possiede il poteretemporale; e il prete può aiutare il politico, perché la gentelo ascolta, lo adora, reputa divine le sue parole.

Lo sapevate? Il buddhismo divenne una grandereligione non a causa di Buddha, il merito va all’imperatoreAshoka. Non fu per Buddha che milioni di persone siconvertirono al buddhismo, niente affatto. Mentre Buddhaera vivo, solo pochi, un gruppo di eletti, ebbero il coraggiodi camminare con lui, di lasciarsi illuminare dalla sua luce, dientrare in comunione con lui. E quella gente eracoraggiosa... perché dovette soffrire, dovette patiremoltissimo ogni sorta di critica, venne ridicolizzata, inquanto l’establishment hindu era contro questo Buddha.

Il buddhismo divenne una religione mondiale nongrazie a Buddha ma all’imperatore Ashoka. Quando i pretibuddhisti si unirono all’imperatore Ashoka, la religionedivenne mondiale e l’intera Asia si convertì. In quell’ambito ipreti aiutarono Ashoka a rafforzare il proprio potere, eAshoka aiutò i preti a diventare sempre più potenti.

Il cristianesimo divenne una religione mondiale non acausa di Gesù. Gesù era molto solo... soltanto alcuni

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discepoli, una dozzina, e poche centinaia di simpatizzanti,nient’altro. E perfino quei discepoli si volatilizzaronoquando Gesù fu crocefisso, e i simpatizzanti sidimenticarono semplicemente di lui; smisero di parlarne,perché era pericoloso anche solo mostrare una simpatia.

Si dice che i suoi simpatizzanti andarono a sputargli infaccia, mentre stava morendo, per mostrare alla folla cheloro erano contro e non a favore. Volevano dimostrare...quell’uomo stava morendo, adesso potevano essere loro adavere problemi e, dovendo vivere, dovevano dare una provache dimostrasse il loro non essere affatto affiliati.

Rinnegarono Gesù mentre stava morendo. Gettaronofango e pietre e sputi sul suo volto, solo per mostrare allafolla: “Lo vedete, non è una prova sufficiente a confutare ipettegolezzi che avete sentito su di noi? Sono falsi,infondati! Non siamo simpatizzanti, siamo contro di lui tantoquanto lo siete voi; di fatto, lo siamo molto di più”.

Non furono i nemici a sputargli addosso, bensì gliamici. E Gesù non divenne una forza mondiale per propriomerito, ma solo quando gli imperatori romani e i preticristiani si allearono. Ebbene, questa è una vera ironia dellasorte: Gesù fu crocefisso da un imperatore romano... vedetecome gira la ruota della storia? Ponzio Pilato era solo unrappresentante del potere romano, dell’imperatore diRoma; si limitava a eseguire gli ordini di Roma. E chiavrebbe mai pensato che Roma sarebbe diventata la sedecentrale della cristianità? Chi avrebbe mai pensato, mentreGesù veniva crocefisso, che Roma sarebbe diventata laresidenza del papa? Ma è così che vanno le cose. Quando ipreti si allearono all’imperatore Costantino e ad altriimperatori romani, la cristianità divenne una forzamondiale.

Cristianesimo, buddhismo, induismo, giainismo, sonodipesi tutti dalla politica. Non sono più religioni vere, bensìgiochi politici giocati in nome della religione.

Io vorrei che il mondo avesse molte più religioni, cosìtante da permettere a ogni individuo di avere la propria;allora il prete non sarà più necessario. Quello è l’unico

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modo per far scomparire i preti: se ognuno di voi ha unareligione propria, nessun prete è necessario; tu sei il prete etu sei il seguace e tu sei ogni cosa!

Dovete ascoltare la vostra voce interiore. Buddha dice:“Segui la tua natura”; non è necessario che qualcunointerceda per te!

Tuttavia, io non sono favorevole alla creazione di una religione: bastacon queste assurdità! In passato abbiamo cercato di farlo: creareun’unica religione per far smettere ogni litigio; purtroppo non èpossibile. Se anche imponi con la forza un’unica religione, se anche ilmondo intero diventasse cristiano, di nuovo sorgerebbero i protestantie i cattolici e mille e una setta. E lo stesso gioco ricomincerebbe: lagente inizierebbe a discutere, a litigare, poiché ha bisogni diversi,comprensioni diverse.

Ho sentito raccontare:

Una giovane donna torna a casa da Londra, dove è andata adabitare. Figlia di una rigida famiglia cattolica, la ragazza torna alvillaggio dopo quattro anni di assenza, ricchissima. La madre noncrede ai propri occhi e le chiede: “Come hai fatto? Come hai fatto adiventare così ricca... abiti di lusso, diamanti, auto da corsa!”.

E la ragazza: “Mamma, sono diventata una prostituta”.La madre ha un collasso e sviene. Quando riprende i sensi, con un

filo di voce, chiede: “Cos’hai detto?”.E la ragazza: “Mamma, ho detto che sono diventata una

prostituta!”.Al che la madre si mette a ridere e commenta: “Scusa, ti avevo

fraintesa... pensavo che avessi detto protestante!”.Essere una prostituta va bene, ma diventare protestante...?

Ricomincerebbero le stesse discussioni. Perfinoreligioni piccolissime... ad esempio il giainismo, una dellereligioni più piccole che esistano, hanno un’infinità di sette edi sottosette. Di fatto, non siamo ancora diventaticonsapevoli della grande necessità che ogni individuo ha diavere la propria versione di Dio; ancora non siamoconsapevoli che ogni individuo ha il proprio approccio a Dio.

Un uomo segue una prostituta a casa sua, e resta allibito nel vederelauree e diplomi a iosa che tappezzano tutte le pareti della stanza.

“Sei laureata?” chiede.

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“Certo,” replica l’altra serafica, “ho una laurea in lettere allaColumbia, e un’altra in arti drammatiche a Oxford, ma non solo...”

L’uomo è incredulo: “Ma come è possibile che una ragazza come tefaccia una professione come questa?”.

“Non lo so,” replica la donna, “semplice fortuna, immagino!”

La gente ha comprensioni diverse, modi diversi diguardare le cose, interpretazioni diverse. E questa libertàdev’essere loro concessa...

La terza domanda

Amato Maestro,i miei genitori sono stati missionari cristiani in India, per venticinque

anni. Mio fratello è un drogato, mia sorella soffre di una sindrome chela spinge a mentire sempre e comunque. Per ciò che mi riguarda, sonocosì serio che, quando rido, mi fa male la bocca. Come sono finito qui?

Prem Parijat, semplice fortuna, immagino! Vivrai inestasi e morirai in estasi...

Hai sentito la storia di quel novantenne che sposò unadiciottenne?

È morto di una nuova malattia, battezzata “estasi”: cisono voluti tre giorni per cancellare quel sorriso dibeatitudine dalla sua faccia!

Ora la stessa cosa accadrà anche a te: vivere la tuavita sarà una risata; quando morirai, la gente avrà grossedifficoltà a cancellarti il sorriso dalla faccia.

Forse sei capitato qui solo perché i tuoi genitori eranomissionari cristiani: nascere in una famiglia di missionari,non importa di che tipo – cristiani, hindu o musulmani –significa essere stufi marci di tutte quelle assurdità.Nascere da un prete significa sapere una cosa per certa: ipreti non credono in Dio. È solo un affare... fingono!

Nascere nella casa di un prete è un’occasionerarissima: i bambini sono estremamente intuitivi e possonoscrutare a fondo e vedere che tutte le assurdità predicatedal padre non sono altro che parole vuote, egli non intende

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affatto ciò che predica, perché non lo mette mai in pratica. Ibambini dei preti diventeranno inevitabilmente consapevolidell’ipocrisia delle cosiddette persone religiose.

Forse la causa è semplicemente questa, perché èpraticamente impossibile vivere in casa di un prete e nonsapere che egli è la persona più irreligiosa che esista almondo.

I preti sfruttano la religione. Sfruttano la fiducia dellepersone. Sono i più grandi bari che esistano, perchésfruttare la fiducia della gente è il più grande crimine cheesista: distruggi la fiducia delle persone... ma essi vivono suquel tipo di inganno; il segreto dei loro affari è tutto lì.

Il vescovo era molto orgoglioso dell’elegante villa che aveva costruitoper farne la sua residenza ufficiale. Un giorno, il vescovo e un amico sitrovarono coinvolti in una pressante discussione, nella quale il prelatososteneva una catena di pensieri, apparentemente di sapore ateo...

È la forma di pensiero che prevale nelle cerchiecattoliche: una religione senza religione, un cristianesimosenza Dio... sono queste le cose di cui si discute, di cui siparla con accanimento. Dopo Friedrich Nietzsche, che hadichiarato la morte di Dio, il cristianesimo ha vissuto nelloscompiglio... che fare, ora? Si è cercato in tutti i modi didare vita a un cristianesimo che non avesse più bisogno diDio, in modo che la professione sacerdotale potesseriprendere a espandersi.

Ora Dio è diventato un impedimento; nel momento incui usi la parola “Dio”, la gente perde interesse. Pertanto, iteologi cristiani stanno discutendo, pensando, meditando,dibattono su come creare una cristianità che non abbiaaffatto bisogno di Dio. Ed è possibile! Infatti, il buddhismoesiste senza bisogno di un Dio, e così pure il giainismo,perché non potrebbe esistere anche un cristianesimo senzaDio?

...il prelato stava sostenendo una catena di pensieri, apparentementedi sapore ateo, quando l’amico lo arrestò: “Padre, ma lei crede in Diooppure no? Lo dica con chiarezza, e senza tanti giri di parole. Dica sìo no... crede in Dio?”.

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Dopo una lunga esitazione, il vescovo replicò: “Certo che ci credo!Chi pensi abbia pagato questa casa?”.

La casa che si era costruito, quella bellissima villa,poteva esistere solo perché la gente crede ancora in Dio; epoiché crede in Dio, crede nel vescovo... questi non puòdichiarare pubblicamente che non esiste alcun Dio. Se lascicadere Dio, Gesù non è più il figlio di Dio, il papa non è più ilrappresentante di Gesù, e via di questo passo. E l’interobusiness va in malora! È necessaria una gerarchia: Dio alvertice, e il prete alla base, e l’intera scala intermedia.

Il prete sa per certo che non esiste alcun Dio. Se fosseconsapevole che Dio esiste, come prima cosa non si sarebbefatto prete: sarebbe stato un Gesù, sarebbe stato unBuddha, ma non un prete. Sarebbe stato un profeta, non unprete. Avrebbe immesso qualcosa dell’ignoto nella vita dellepersone, ma non sarebbe appartenuto a uno status quo, nonsi sarebbe integrato nell’establishment ecclesiastico.Nessun uomo di comprensione, nessun uomo con unaminima consapevolezza religiosa e con esperienze delsacro, potrebbe mai far parte di una chiesaistituzionalizzata. Non è mai successo. Buddha dovettelasciare il suo gregge, Gesù dovette lasciare il suo gregge,Maometto dovette lasciare il suo gregge. È sempre statocosì: ogni volta che nasce un uomo religioso, deve lasciare ilsuo gregge, perché quel gregge è già nelle mani dei politicie dei preti, il cui unico interesse è sfruttare la gente.

Anand Moksha mi ha scritto:

Durante uno dei più grossi terremoti avvenuti in Guatemala nel 1976,il vescovo cattolico di stanza al Lago Atitlan mi prese in simpatia e mipermise di stare per un po’ di tempo nel suo giardino.Alcuni mesi dopo, lo shock prodotto dalle scosse era ancora vivo nellamente delle persone. In quel periodo scoprii una bellissima casa suuna collina il cui affitto era bassissimo; il motivo era semplice: ungrosso masso incombeva minaccioso sulla casa, facendo presagirenulla di buono e la gente aveva paura. Io sentii le vibrazioni del luogoe mi sembrarono ottime, per cui affittai il posto.Quando lo dissi al vescovo, la sua reazione fu un nervoso edisarmante discorso, accompagnato da grandi gesti con le mani:“Non ti preoccupa quella pietra? Non pensi che possa schiacciare lacasa?”.

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Replicai: “Se il Signore vuole prendermi, sia fatta la sua volontà!”.Il vescovo scrollò le spalle e commentò: “Non ci crederaiveramente...?”.

Forse, Parijat, ti è stato possibile finire quisemplicemente perché sei nato in una famiglia di missionaricristiani... missionari cristiani, e vissuti per venticinque anniin India...! È veramente troppo. In primo luogo, missionaricristiani, e in secondo luogo, venticinque anni in India èveramente troppo, più che sufficiente a convincere unbambino che i suoi genitori sono falsi, parlano per interesse,ma non credono affatto a ciò che dicono.

Non è affatto una questione di fede.

Ho sentito questa storiella:

In una scuola, una scuola missionaria cristiana, l’insegnante chiedeai bambini: “Chi è l’uomo più grande mai esistito?”.

Un americano risponde: “Abraham Lincoln”.Un musulmano risponde: “Hazrat Maometto”.E così via... finché tocca a un piccolo ebreo che si alza e dichiara:

“Gesù Cristo”.L’insegnante non crede alle sue orecchie... un ebreo che afferma

Gesù Cristo? Ed esclama: “Lo intendi veramente?”.E il ragazzino: “Quello non c’entra: nell’intimo del mio cuore so che

è Mosè, ma gli affari sono affari”.

Stare con dei missionari cristiani per venticinque anni,e per di più in India, e vedere ciò che fa quella gente, creaun disincanto sufficiente.

Tutto il merito va ai tuoi genitori e ai venticinque annipassati in India... essi ti hanno condotto qui: sii lororiconoscente!

La quarta domanda

Amato Maestro,sento di essere una persona molto speciale. Sono così speciale che

voglio essere semplicemente un uomo comune, ordinario.Per favore, puoi dire qualcosa in merito?

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Anand Sangito, qui tutti pensano esattamente la stessacosa. E non solo qui, ma da qualsiasi altra parte. Tutti, nelleprofondità dei propri cuori, sanno di essere speciali. È unoscherzo che Dio ha fatto a tutti. Quando crea un nuovouomo, lo spinge verso la Terra, e gli sussurra nell’orecchio:“Sei speciale. Sei incomparabile... semplicemente unico!”.

Ma è una cosa che Dio continua a fare con tutti, e tutticontinuano a portare in sé quell’informazione,profondamente racchiusa nell’intimo del proprio cuore,anche se la gente non urla forte come stai facendo tu,perché teme che gli altri possano sentirsi offesi.

Inoltre, nessuno si convincerà mai, che senso ha dirlo?Se dici a qualcuno: “Io sono speciale”, non lo puoiconvincere, perché l’altro sa di essere lui quello speciale.Come potrai mai convincere qualcuno? Certo, forse a voltequalcuno potrà convincersi, o quanto meno fingere diesserne convinto. Se deve fare affari con te, potràcomprarti dicendo: “Certo, tu sei speciale, sei veramentegrande”. Ma in profondità sa che gli affari sono affari.

Uno spaccone sta raccontando all’amico delle sue tre auto dacorsa, ostentando ricchezze e agi a profusione. A un certo puntoarriva a dire che a New York mantiene due amanti, ma che ha deiproblemi con la segretaria privata, con la quale fa all’amoreappassionatamente ogni giorno, perché è incinta, pertanto hadovuto optare per la prosperosa bionda che gli fa da stenografa,perché lo accompagni nel suo giro d’affari a Rio de Janeiro,promettendole di farle vedere il carnevale... D’un tratto l’amicoesplode in ansimi atroci, quasi gli mancasse l’aria, o fosse inpreda a un attacco cardiaco.Lo spaccone smette di raccontare, prende dell’acqua, gli dà dellepacche sulle spalle, fino a quando l’altro sembra riprendersi.“Cos’è successo?” chiede lo spaccone preoccupato.“Non posso farci niente,” ansima l’altro, “sono allergico allestronzate.”

È meglio tenere quelle stronzate profondamentenascoste dentro di sé, perché la gente è allergica. Ma, in uncerto senso, è bene che tu abbia messo in luce la tua mente.

Se pensi di essere speciale, inevitabilmente ti creeraimiserie senza fine. Se pensi di essere superiore agli altri,più saggio degli altri, cristallizzerai un ego molto solido. E

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l’ego è veleno, puro veleno. E più egoista diventi, più la cosati fa male, perché è una ferita. Più egoista diventi, più tisconnetti dalla vita. Perdi contatto, ti separi dal flussovitale; non sei più all’interno del flusso dell’esistenza, diventiuna roccia nel fiume. Diventi di ghiaccio, perdi ogni calore,ogni amore. Una persona speciale non può amare... dovetroveresti mai un’altra persona altrettanto speciale?

Ho sentito di un uomo che non si sposò mai, e mentre stavamorendo, a novant’anni, qualcuno gli chiese: “Non ti sei mai sposato,ma non hai mai spiegato perché. Almeno ora che stai morendo, sciogliquesta curiosità. Era un segreto, ma ora puoi dircelo, visto che staimorendo... tra poco non ci sarai più. Se anche il tuo segreto è svelato,non te ne verrà nessun male”.

L’uomo disse: “Sì, un segreto c’è. Non è che io sia contro ilmatrimonio, ma stavo cercando una donna perfetta. Ho cercato ecercato, e tutta la mia vita è scivolata via...”.

Chi lo aveva interrogato, chiese ancora: “Ma su questa Terra, contanti milioni di persone, di cui la metà donne, non sei riuscito atrovare una donna perfetta?”.

Sul viso del morente scivolarono lacrime calde: “Sì, una l’hotrovata”.

L’amico era sconvolto ed esclamò: “Allora cos’è successo? Perchénon vi siete sposati?”.

E il vecchio disse: “Quella donna era alla ricerca di un maritoperfetto!”.

Se vivi con simili idee, la tua vita diventerà moltodifficile. Certo, l’ego è così infingardo, così astuto che,Sangito, può darti questo nuovo programma: “Sei cosìspeciale che puoi diventare semplicemente un uomocomune, ordinario. Ma nella tua ordinarietà saprai di esserel’uomo ordinario più straordinario che ci sia. Nessuno è piùordinario di te! Sarà lo stesso gioco, camuffato”.

È ciò che continuano a fare le cosiddette persone umili.Dicono: “Sono l’uomo più umile che ci sia. Sono polveresotto i tuoi piedi”. Ma non lo intendono affatto! Non direloro: “So che non lo sei”, altrimenti non te lo perdonerannomai. Si aspettano che tu dica: “Sì, sei l’uomo più umile che ioabbia mai visto, sei l’uomo più pio che io abbia maiincontrato”, solo così saranno soddisfatte, si sentirannoappagate. È ego che si nasconde dietro all’umiltà... non è

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così che potrai lasciar cadere l’ego.Mi chiedi: “Sento di essere una persona molto

speciale. Così speciale che voglio essere semplicemente unuomo comune, ordinario.

Per favore, puoi dire qualcosa in merito?”.Nessuno è speciale, oppure: tutti sono speciali.

Nessuno è un uomo qualunque, oppure: tutti sono sempliciesseri umani. Qualsiasi cosa pensi di te stesso, per favorepensa quella stessa cosa di chiunque altro, e il problemasarà risolto. Puoi scegliere. Se vuoi usare la parola“speciale”, puoi pensare di essere speciale... ma in quelcaso tutti sono speciali. Non solo le persone, anche glialberi, gli uccelli, gli animali, le rocce; l’intera esistenza èspeciale, perché tu scaturisci da questa esistenza e tidissolverai in questa esistenza.

Se invece ami la parola “ordinario” – una parolabellissima, molto più rilassante – allora sappi che tutti sonoordinari. In questo caso l’intera esistenza è ordinaria.

Ricorda questo: qualsiasi cosa pensi di te stesso,pensala di chiunque altro, e l’ego scomparirà. L’ego èl’illusione creata dal pensare a se stessi in un modo e dalpensare agli altri in un altro; si tratta di un doppio pensare:se lasci cadere il doppio pensare, l’ego muore d’acchito.

L’ultima domanda

Amato Maestro,quando sono arrivato, ho sentito Dio vicinissimo – in qualsiasi istante

sarebbe stato con me – ma col passar del tempo aumenta in me lasensazione che ciò non sia possibile. Egli non è affatto qui intorno, èdifficile vederlo! Perché è così? Per favore, dimmi qualcosa in proposito.

Vedant Bharti, di certo porti nella tua menteun’immagine ben precisa di Dio; per questo ti sfugge. Econtinuerà a sfuggirti, se non lasci cadere quell’immagine.Dio non ha alcun obbligo di adempiere l’idea che tu hai dilui. Di certo porti in te un’idea ben precisa: “Dio è così, sicomporta cosà...”, ecco perché diventa impossibile: tu lo

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rendi impossibile!Dio può essere conosciuto solo da coloro che riescono

a lasciar cadere qualsiasi idea su Dio. Qualsiasi idea tuabbia accumulato in cuor tuo, frutto della tua ignoranza, èun ostacolo. Lascia cadere qualsiasi idea su Dio e rimarraisorpreso, rimarrai sconvolto, non crederai ai tuoi occhi...perché solo Dio è! A quel punto, non chiederai mai più:“Dov’è Dio?”. Chiederai: “Esiste un qualsiasi luogo in cuiDio non esiste?”.

In quel caso, vedrai qualcosa di incredibilmentestraordinario nella semplice ordinarietà delle cose. In quelcaso, i semplici sassi colorati si trasformano in diamanti. Inquel caso, la comune umanità non è più ordinaria... qualcosadi luminoso risplende nel cuore di ogni essere umano.

Allora l’uomo si avvicina al divino, e il divino si avvicinaall’uomo; l’umano e il divino scompaiono l’uno nell’altro; ilmondo e Dio scompaiono l’uno nell’altro. Allora non cerchipiù un Dio che è separato nelle remote vastità del cielo, chevive nel settimo paradiso; in quel caso egli vive nelcircondario in cui tu vivi, ha il volto del tuo vicino. In quelcaso egli è umano, è un animale, è un vegetale, è unminerale... è tutto.

E quando riesci a vedere che ti circonda, non comepersona ma in quanto presenza, solo allora la tua ricercaviene appagata, si adempie. Dio non si nasconde alla tuavista, sei tu a tenere gli occhi chiusi a causa di tantipregiudizi. Qualcuno ha un’idea hindu di Dio, e qualcuno haun’idea cristiana di Dio, e qualcuno ha un’idea musulmana diDio. Ebbene, Dio non è musulmano, né cristiano, né hindu,pertanto tutte queste persone che portano in loro tali idee,inevitabilmente brancoleranno nel buio, e quell’oscurità siispessirà ancor di più. Il loro viaggio si svilupperàdall’oscurità a un’oscurità ancor maggiore, esse sisposteranno dalla morte alla morte... non conosceranno maicosa sia la luce.

Un hindu non potrà mai conoscere Dio, né potràconoscerlo un musulmano. Come prima cosa dovreteripulire completamente la vostra mente da qualsiasi

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induismo, da ogni islamismo, da ogni buddhismo. Quandosarete assolutamente privi di pensiero, semplice presenzaattenta, consapevolezza, totale testimonianza, allora Dioesploderà. Ed egli esplode ovunque.

Vedant Bharti, tu dici: “Quando sono arrivato, hosentito Dio vicinissimo”. Era una tua immaginazione.

“...in qualsiasi istante sarebbe stato con me.” Quelloera un tuo desiderio.

“...ma col passar del tempo, aumenta in me lasensazione che ciò non sia possibile.” Perché nessunaimmaginazione potrà mai diventare reale. Nessun sogno tuabbia potrà mai essere appagato. La realtà deve esserescoperta, non immaginata.

E ora concludi: “Egli non è affatto qui intorno, èdifficile vederlo!”.

Solo lui è qui intorno! È difficile vederlo perché i tuoiocchi sono troppo appesantiti dai tuoi stessi pregiudizi, daiconcetti, dai sistemi di pensiero. Sii un po’ più simile a unbambino, sii un po’ più innocente. Dio viene solo quando ilcuore è innocente. Dio viene solo quando sei del tutto vuotoda ogni idea. Egli è sempre pronto a venire, egli è fermo,ritto sulla porta, ma tu non lo puoi sentire perché la tuamente è così colma di agitazione, è così piena di pensieri...milioni di pensieri che furoreggiano stordendoti. La tuamente è così rumorosa che non puoi sentire il battito silentealla porta.

Sii silente, sii innocente.Dio è. Solo Dio è.

Per oggi basta.

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Quinto discorso

Egli osserva Egli ha chiarezza

Essere svegli è la via alla vita.Lo sciocco dormecome se fosse già morto;ma il Maestro è sveglioe vive per sempre.

Egli osserva.Egli ha chiarezza.

Come è felice!Perché vede che l’essere svegli è vita.Come è felice,seguendo il cammino del risveglio.

Con grande perseveranzaegli medita, cercandolibertà e felicità.

Perciò svegliati, rifletti, osserva.Lavora con cura e attenzione.Vivi seguendo il sentieroe la luce crescerà in te.

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Osservando e lavorandoil Maestro costruisce per sé un’isolache la marea non può sommergere.

Una delle cose più importanti da capire, per ciò cheriguarda l’essere umano, è questa: egli è addormentato.Anche quando crede di essere sveglio, non lo è. La suaattenzione, il suo stato di veglia, sono molto fragili; la suapresenza cosciente è così superficiale da non avere alcunvalore. Il suo essere sveglio è solo una bella parola,assolutamente vuota di significato.

Voi dormite di notte e dormite di giorno: dalla nascitaalla morte continuate a cambiare modalità di sonno, ma difatto non vi svegliate mai. Non siate così sciocchi dacredere che solo aprendo gli occhi siete svegli. Se non siapriranno i vostri occhi interiori, se il vostro intimo non siriempirà di luce, se non riuscirete a vedere il vostro essere,chi siete, non crediate di essere svegli.

Questa è la più grande illusione in cui l’uomo vive. Euna volta accettata l’idea che sei già sveglio, non si pone ilproblema di fare uno sforzo per svegliarsi.

Come prima cosa, devi far penetrare in profondità neltuo cuore l’idea che stai dormendo, che sei addormentato,sei assolutamente addormentato. Tu sogni in continuazione.A volte sogni a occhi aperti e altre volte a occhi chiusi, masogni sempre e comunque: tu sei un sogno. Non sei ancorauna realtà.

Naturalmente, qualunque cosa tu faccia in un sogno, èpriva di significato. Qualunque cosa pensi, non ha alcunsenso; qualunque cosa progetti, rimane parte dei tuoi sogni,e non ti permette mai di vedere ciò che è. Ecco perchéBuddha ha insistito tanto – e non solo Gautama il Buddha,ma tutti i buddha hanno sempre messo una fortissima enfasisu un unico punto: svegliati! Continuamente, per secoli,l’intero insegnamento di tutti i buddha può essere contenutoin un’unica parola: svegliati!

E tutti hanno escogitato metodi, strategie, hannocreato ambienti e spazi, e campi di energia nei quali puoi

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essere risvegliato alla consapevolezza. Di fatto, se non vienimartellato, se non sei scosso alle fondamenta, non tisveglierai mai. Il sonno è durato così a lungo che haraggiunto il nucleo essenziale del tuo essere, ne seisommerso. Ogni cellula del tuo corpo e ogni fibra della tuamente sono colme di quel sonno. Non è un fatto da poco.Ecco perché occorre un grande sforzo per essere svegli,per essere attenti, all’erta, per diventare un testimone.

Se c’è un argomento sul quale tutti i buddhaconcordano, è questo: l’uomo, così com’è, è addormentato, el’uomo dovrebbe essere sveglio. Essere svegli è la meta, edessere svegli – l’attenzione consapevole – è il sapore di tuttigli insegnamenti dei buddha: Zarathustra, Lao Tzu, Gesù,Buddha, Bahauddin, Kabir, Nanak, tutti gli illuminati hannosempre insegnato un’unica cosa... in lingue diverse, conmetafore differenti, ma la loro canzone è sempre la stessa.Proprio come il mare sa di sale – sia che il sapore venga dalNord o dall’Est, dal Sud o dall’Ovest, il mare sa sempre disale – il sapore del Buddha è questo essere svegli.

Ma non farai mai alcuno sforzo, se continui a credereche sei già sveglio; in questo caso non c’è alcuna ragioneper fare il benché minimo sforzo. Perché preoccuparsene?E con i vostri sogni, voi avete creato religioni, divinità,preghiere, riti; le vostre divinità sono parte dei vostri sogni,come qualunque altra cosa. La vostra politica fa parte deivostri sogni, come la vostra poesia, la vostra pittura, lavostra arte; qualunque cosa facciate, poiché sieteaddormentati, la fate in base al vostro stato mentale.

Nella Bibbia è detto che Dio creò l’uomo a suaimmagine e somiglianza; la verità è l’esatto opposto: l’uomoha creato Dio a propria immagine e somiglianza. Le tuedivinità sono false, perché tu sei falso. La tua religione è unafinzione, perché tu sei finto. I tuoi testi sacri non possonoavere alcun significato, perché tu non hai un senso.

Due preti stanno giocando a golf. Il più giovane manca una bucafacilissima ed esclama: “Cazzo!”. Il più anziano lo rimprovera,ammonendolo: “Fratello, se continui a dire parolacce, Dio andrà incollera e ti annienterà con un fulmine!”.

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I prelati riprendono a giocare; di nuovo il più giovane mancaun’altra buca, ed esclama: “Cazzo!”.

All’improvviso i cieli si spalancano, si ode un fragor di tuono e unfulmine lampeggia repentino... stendendo il prete più anziano, cherimane riverso al suolo, stecchito.

Cala un silenzio eterno, poi la voce del Signore rimbomba nel cielocome un tuono: “Cazzo!...”.

Le tue divinità non possono essere diverse da te. Chi lecrea? Chi dà loro forma e colore? Tu le crei, tu le scolpisci:hanno occhi come i tuoi, un naso come il tuo... e una mentecome la tua! Il Dio del Vecchio Testamento dichiara: “Iosono un Dio molto geloso!”. Ma chi ha creato questo Diocosì geloso? E se Dio è geloso, che male c’è a esserlo? Seperfino Dio è geloso, perché ritenerlo un male? In questocaso la gelosia è divina.

Il Dio del Vecchio Testamento dice: “Io sono un Diomolto collerico! Se non seguite i miei comandamenti, vidistruggerò. Sarete gettati nel fuoco dell’inferno perl’eternità. E poiché sono molto geloso, non voglio cheadoriate qualcun altro... non lo tollero”.

Chi ha creato un simile Dio? Deve essere frutto dellenostre gelosie, della nostra rabbia... da qui ha origine unasimile immagine!

Un ebreo, vittima di un lungo periodo di sfortune, si ritira in unbosco per elevare al cielo la propria voce, in preghiere erecriminazioni. “O Signore,” esclama, rivolgendosi al cielo,piangendo, “non sono forse stato un buon ebreo? Non ho forse fattosempre la carità, a quei dannati cristiani? Non ho forse tirato su lamia famiglia con dignità religiosa? Inoltre, non bevo, non spergiuro,non gioco d’azzardo, non vado a donne, niente di niente, passo tutto iltempo a pregarti, ad adorarti e a servirti... perché, dunque, mi faiquesto? Perché, o Signore? Perché?”

All’improvviso ecco che tra gli alberi compare una nuvola oscuranella quale vibra un fuoco eterno, e una voce tremenda risponde: “Mihai rotto i coglioni!”.

Di certo Dio non può essere diverso da te. È la tuaproiezione, è la tua ombra. È la tua eco, nient’altro chequesto. Ecco perché nel mondo esistono tante divinità. Glihindu hanno una loro idea di Dio, e la loro idea riflette la

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mentalità hindu.Se vai a leggere i testi sacri degli hindu, resterai

sorpreso. Stenterai a credere che razza di divinità abbianocreato... sono tutte caratterizzate da una intensa sessualità.L’adulterio è del tutto comune, e non solo in paradiso: quelledivinità... non riescono a lasciare in pace neppure la Terra;vengono a rapire le donne, a sedurre semplici contadinelle.Non lasciano neppure in pace le mogli dei grandi veggenti.E poiché hanno un potere infinito, riescono perfino adapparire sotto le spoglie dei mariti, e le donne non sanno chisi cela dietro quelle apparenze. Chi ha creato questedivinità? Deve essere stata una mente carica di profondasessualità.

Lo stesso accade con le altre divinità, in tutte lereligioni. Ecco perché Buddha non parlò mai di Dio; diceva:“Che senso ha parlare di Dio a gente che dorme? Ascolterànel sonno. Fantasticherà su tutto ciò che viene detto loro ecreerà le proprie divinità, qualcosa di assolutamente falso,assolutamente impotente, assolutamente privo di senso. Èmeglio non dare vita a simili divinità”.

Ecco perché a Buddha non interessa parlare deglidei... a lui interessa una cosa sola: svegliarti.

Una sera, un Maestro buddhista illuminato era seduto sulla spondadel fiume, a godersi il chiacchierio dell’acqua, il canto del vento chefrusciava tra gli alberi... si narra che venne da lui un uomo, e glichiese: “Mi puoi dire in una sola parola l’essenza della tua religione?”.

Il Maestro rimase in silenzio, un silenzio assoluto, quasi non avessesentito la domanda. L’interlocutore chiese: “Sei sordo, per caso?”.

Il Maestro rispose: “Ho sentito la tua domanda, e ho anche risposto!Il silenzio è la risposta. Sono rimasto in silenzio... quella pausa,quell’intervallo di vuoto, era la mia risposta”.

L’uomo disse: “Non riesco a capire una risposta tanto misteriosa.Non puoi essere un po’ più chiaro?”.

Allora il Maestro scrisse sulla sabbia col dito, a lettere minuscole:“meditazione”.

L’uomo disse: “Ora posso leggere. Va un po’ meglio di prima...perlomeno ho una parola su cui meditare. Ma non potresti essere unpo’ più chiaro?”.

Il Maestro scrisse di nuovo “MEDITAZIONE”, e questa volta usò unascrittura più grande.

L’uomo si sentiva imbarazzato, confuso, offeso e in collera.Disse: “Hai scritto di nuovo la stessa parola? Non potresti essere più

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chiaro?”.E il Maestro scrisse in caratteri cubitali, tutto maiuscolo:

“MEDITAZIONE”!L’uomo commentò: “Mi sembri matto”.Il Maestro disse: “Sono già sceso molto in basso. La prima risposta

era quella giusta, la seconda non era così precisa, la terza era un po’falsata, la quarta è del tutto sbagliata... perché quando scrivi‘meditazione’ a lettere maiuscole, ne hai fatta una divinità”. Eccoperché Dio è scritto con la maiuscola... tutte le volte che voleterendere una cosa suprema, assoluta, la scriverete con la maiuscola.

Il Maestro concluse: “Ho già commesso un peccato”. Cancellò tuttequelle parole e disse: “Per favore, ascolta la mia prima risposta... soloin quella sono vero”.

Il silenzio è lo spazio in cui ci si sveglia, e la menterumorosa è lo spazio in cui si resta addormentati. Se la tuamente continua a chiacchierare, sei addormentato... sedutoin silenzio, se la mente scompare e tu sei in grado diascoltare il cinguettio degli uccelli, e non c’è mente dentrodi te, solo silenzio... questo cinguettio, il gorgheggiare degliuccelli, e la mente non funzionante nella tua testa, completosilenzio... allora, affiora la consapevolezza. Non vienedall’esterno: sorge in te, cresce in te. In caso contrario,ricorda: stai dormendo.

Marito e moglie stavano dormendo. Verso le tre di notte la mogliesognò di incontrare in segreto un altro uomo. Ma poi, nel sogno, eccoche la donna vide arrivare il marito e, nel sonno, gridò: “Cielo, miomarito!”. Il marito, svegliatosi all’improvviso, balzò fuori dallafinestra...

Ricorda: non c’è nulla da ridere; questa è la realtà, ècosì che stai vivendo. È così che l’uomo vive nel normalestato di veglia.

Una donna cerca di riconquistare l’amore del marito. Consigliata daun’amica, si fa trovare con una camicia da notte trasparente, leciabatte in una mano e la pipa dell’uomo nell’altra, un bicchierepronto sul tavolinetto all’ingresso... l’accoglienza sembra travolgerel’uomo – forse sorpreso di non essere ricevuto con i soliti rimproveri ele solite tarellate – che passa da una carineria all’altra con occhiovelato da uno stupore che pare stordirlo. E quando la donna glimormora nell’orecchio, con voce seducente: “Andiamo di sopra,tesoro!”, l’uomo pare ormai rapito in quella dimensione paradisiaca, e

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biascica: “Sì, facciamolo... cosa più, cosa meno, la mia megera mifarà pagare tutto, quando tornerò a casa!”.

Noi continuiamo a vivere in modo del tutto disattento,inconsapevoli di ciò che accade intorno a noi. Certo, siamodiventati abilissimi nel compiere i comuni gesti quotidiani:qualsiasi sia la nostra routine, la svolgiamo in maniera cosìefficiente, che non ci occorre alcuna consapevolezza perespletare le nostre mansioni. Si tratta di azioni automatiche,meccaniche; funzioniamo come automi, non siamo ancorauomini: siamo macchine.

È quello che ripeteva in continuazione GeorgeGurdjieff: l’uomo, così come esiste, è una macchina. Eglioffendeva molte persone, perché a nessuno piace esseredefinito una macchina. Alle macchine piace essere definitedivinità: in quel caso si sentono alle stelle, vanno in visibilio.

Gurdjieff definiva “macchine” le persone, e avevaragione.

Se guardi te stesso, ti renderai conto di quanto ticomporti in maniera meccanica.

Lo psicologo russo Pavlov e lo psicologo americanoSkinner hanno ragione nel novantanove virgola nove percento dei casi, dicendo che l’uomo è solo una splendidamacchina e che in lui non c’è anima.

Dico che per il novantanove virgola nove per cento deicasi hanno ragione; sbagliano solo di pochissimo: inquell’esigua percentuale ci sono i buddha, esseririsvegliati... ma li possiamo perdonare, perché Pavlov nonha mai incontrato un buddha; ha incontrato solo milioni dipersone come voi.

Skinner ha studiato gli uomini e i topi, e non ci trovaalcuna differenza. I topi sono solo esseri più semplici, eccotutto; l’uomo è più complicato. L’uomo è una macchinaaltamente sofisticata, i topi sono macchine semplici. È piùfacile studiare i topi; ecco perché gli psicologi continuano astudiarli. Studiano i topi e traggono conclusioni sull’uomo; ele loro conclusioni sono pressoché giuste.

Attenzione, dico “pressoché”, perché quel “virgola unoper cento” è il fenomeno più importante che sia mai

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accaduto: un Buddha, un Gesù, un Maometto. Queste pochepersone risvegliate sono i veri uomini, ma Skinner dove puòtrovare un buddha? Non certo in America.

Mi hanno raccontato di un uomo che chiese a un rabbino: “PerchéGesù non ha scelto di nascere nell’America del ventesimo secolo?”.

Il rabbino si strinse nelle spalle e disse: “In America? Sarebbe statoimpossibile: dove potresti trovare una vergine? E poi, dove troverestimai tre saggi?”.

E senza una madre vergine e tre saggi, come poteva nascere Gesù?

Mi hanno raccontato:

In una chiesa, durante la predica, il prete si rivolge ai fedeli: “Perfavore, si alzino tutte le vergini presenti!”.

Solo una donna, con in braccio un infante, osa alzarsi. Eraevidentemente una madre, e il prete disse: “Credi di essere vergine? Tusei madre!”.

E la donna: “Certo, io sono madre... ma questa bambina è vergine, enon è in grado di stare in piedi da sola!”.

Dove potrà mai trovare un buddha, Skinner? E anchese riuscisse a trovarne uno, i suoi pregiudizi e le sue ideepreconcette non gli permetteranno mai di vederlo.Continuerà a vedere i suoi topi: riesce a comprendere solociò che sanno fare i topi. E i topi non meditano, i topi non siilluminano... il suo concetto di uomo è solo una formaesaltata di topo. Tuttavia, affermo che ha ragione per ciòche concerne la maggior parte della gente. Le sueconclusioni non sono sbagliate. E i buddha sarannod’accordo con lui, per ciò che riguarda l’umanità cosiddettanormale: quelle persone sono assolutamente addormentate.Persino gli animali non sono così addormentati.

Avete mai visto un daino nella foresta... la sua evidenteattenzione, il suo camminare in piena coscienza? Avete maivisto un uccello su un albero... osserva ogni cosa conintelligenza, presente a ciò che gli accade intorno... se tiavvicini a un uccello, ti permette di avanzare fino a un certopunto, se lo superi di un solo passo vola via. È attentissimoal suo territorio. Se qualcuno entra in quello spazio,riconosce il pericolo.

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Se ti guardi in giro, resterai sorpreso: l’uomo sembraessere l’animale più addormentato che esista sulla Terra.

Una donna compra un pappagallo a un’asta di mobili di una casa ditolleranza, e tiene l’animale in una gabbia coperta da un panno, perdue settimane, per dare tempo all’animale di dimenticare il suovocabolario scurrile.

Quando la gabbia viene finalmente scoperta, il pappagallo si guardaintorno e commenta: “Awrrk! Casa nuova, nuova maîtresse”. Poi vedeentrare le figlie della donna, e aggiunge: “Awrrk! Awrrk! Ragazzenuove!”. La sera, quando il marito torna dal lavoro, il pappagallotorna a parlare e dice: “Awrrk! Awrrk! Awrrk! Vecchi clienti! Hallo, Joe!”.

L’uomo è veramente caduto in basso. Di fatto, è questoil significato della parabola cristiana che narra la caduta diAdamo, la sua espulsione dal paradiso terrestre.

Ma come mai Adamo ed Eva furono cacciati dalparadiso? Furono cacciati perché avevano mangiato il fruttodella conoscenza. Furono cacciati perché a quel puntoavevano una mente e avevano perso la propriaconsapevolezza. Quando hai una mente, perdi laconsapevolezza: mente significa sonno, frastuono,automatismi.

Se hai una mente perdi la consapevolezza. Perciò,l’unico lavoro da fare è questo: come ritrovare laconsapevolezza e perdere la mente. Devi eliminare dal tuosistema tutto ciò che hai raccolto in quanto sapere. È ilsapere a tenerti addormentato; pertanto, più una persona èistruita, più è addormentata.

Ecco un’altra cosa che ho osservato: gli abitanti deivillaggi, dove esiste una maggior innocenza, sono molto piùsvegli e attenti dei professori delle università e deglistudiosi che vivono nei templi. Gli studiosi non sono altroche pappagalli; i professori universitari sono stracolmi disacro sterco di vacca, sono saturi di chiacchiere, prive diqualsiasi significato... solo mente e niente consapevolezza.

Le persone che lavorano con la natura – contadini,giardinieri, taglialegna, falegnami, imbianchini, pittori –sono molto più sveglie delle persone che operano nellegrandi università, con mansioni di preside, vicerettore,

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rettore. E questo perché quando lavori con la natura, opericon qualcosa che è sveglio: la natura è sveglia, gli alberisono svegli... di certo, sono svegli in maniera del tuttodiversa, ma sono svegli.

Oggigiorno, alcuni esperimenti scientifici hannodimostrato che gli alberi sono svegli. Se un taglialegna siavvicina con in mano un’accetta, e con la precisa intenzionedi tagliare un albero, tutti quelli vicini si mettono a tremare.Esistono ormai prove scientifiche; quando parlo di questecose, non lavoro con la fantasia, si tratta di dati scientifici.Al giorno d’oggi esistono apparecchiature in grado distabilire se un albero è felice oppure no, se ha paura o no,se è triste o in estasi. Quando arriva il taglialegna, tutti glialberi che lo vedono avvicinarsi iniziano a tremare. Sirendono conto che si avvicina la morte... e il taglialegna nonha ancora tagliato nessun albero, ma è sufficiente che siavvicini!

Un’altra cosa, ancora più strana: se il taglialegna silimita a passare di lì senza alcuna intenzione di tagliarealberi, nessuno si mette a tremare. Il taglialegna è lo stessoe ha in mano la stessa accetta... ma sembra proprio che siala sua intenzione di tagliare un albero che influenzi laforesta: vuol dire che quell’intenzione viene captata,significa che quella vibrazione viene decodificata daglialberi.

Le ricerche scientifiche hanno messo in evidenza ancheun altro fatto, estremamente significativo: se vai in unaforesta e uccidi un animale, non è solo il regno animale aesserne scosso, anche gli alberi ne sono colpiti. Se uccidi undaino, tutti i daini del circondario si rattristano, nascedentro di loro un profondo tremore. All’improvviso sonopresi dalla paura, senza motivo apparente; è possibile chenon abbiano neppure visto quel daino mentre veniva ucciso,ma in maniera sottile e imprecisata, ne sono influenzati;istintivamente, intuitivamente. Ma non sono solo i daini aesserne toccati: gli alberi ne sono toccati, i pappagalli, letigri, le aquile ne sono toccate, le foglie e l’erba ne sonotoccate. È avvenuto un assassinio, è accaduta una

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distruzione, è avvenuta una morte... e ogni cosa nelcircondario ne sente l’effetto.

L’uomo sembra essere il più addormentato...

Questi sutra di Buddha devono essere meditatiprofondamente; assorbiteli, seguiteli con attenzione:

Essere svegli è la via alla vita. Sei vivo solo nella misura in cui seiconsapevole.

La consapevolezza è la differenza tra la vita e lamorte. Non sei vivo solo perché respiri, non sei vivo soloperché il tuo cuore palpita. Fisiologicamente puoi esseretenuto in vita in un ospedale, senza avere alcuna coscienza.Il tuo cuore continuerà a battere, e tu potrai respirare. Puoiessere tenuto in vita con macchine, artificialmente, erestare vivo per anni. Per anni il tuo cuore può battere, e ilsangue circolare... oggi ci sono molte persone, in tutto ilmondo, nei paesi tecnologicamente più avanzati, chevegetano semplicemente negli ospedali, perchéapparecchiature molto sofisticate rimandano a un tempoindefinito la loro morte: possono essere tenute in vita peranni, per secoli. Se questa è vita, puoi essere tenuto invita... ma questa non è affatto vita. Questo è vegetare puroe semplice, non è vita!

I buddha danno una definizione diversa. Essi affermanoche la vita è consapevolezza. Non affermano che sei vivosolo perché sei in grado di respirare, non affermano che seivivo solo perché il tuo sangue circola. Dicono che sei vivosolo se sei sveglio. Pertanto, fatta eccezione per gli esseririsvegliati, nessuno è realmente vivo, nessuno è sveglio.Siete cadaveri che camminano, che parlano, che agiscono,siete degli automi.

Buddha dice: Essere svegli è la via alla vita.

Diventa più attento, e sarai più vivo. E la vita è Dio...non c’è altro Dio. Ecco perché Buddha parla della vita e

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della consapevolezza. La vita è la meta, e la consapevolezzaè la metodologia, la tecnica per raggiungerla.

Lo sciocco dorme...

E tutti dormono, perciò tutti sono sciocchi. Non sentirtioffeso. È necessario dire le cose come stanno. Tu agisci nelsonno; ecco perché continui a inciampare, continui a farecose che non vuoi fare. Continui a fare cose che hai decisodi non fare. Continui a fare cose che sai non essere giuste, ea non fare cose che sai essere giuste. Come mai? Perchénon riesci a camminare dritto verso la tua meta? Come maicontinui a farti intrappolare in sentieri secondari? Perchécontinui a perderti?

Ma questa è la realtà. Guarda la tua vita: tutto ciò chefai è assoluta confusione, e porta a una confusione ancormaggiore. Non hai alcuna chiarezza, non hai alcunacapacità di percezione. Non sei sveglio. Non sei in grado divedere! Non sei in grado di sentire! Certo, hai le orecchie equindi puoi sentire, ma dentro di te non c’è nessuno in gradodi comprendere. Certo, hai gli occhi e quindi puoi vedere,ma dentro di te nessuno è presente; pertanto, gli occhicontinuano a vedere e le orecchie continuano ad ascoltare,ma niente viene compreso.

Se avessi veramente gli occhi, vedresti Dio ovunque. Ese potessi sentire, sentiresti la musica celestiale,percepiresti l’armonia dell’esistenza; invece, inciampi a ognipasso, a ogni passo fai qualcosa di sbagliato... e ancoracontinui a credere di essere consapevole. Lascia perderecompletamente questa idea.

Lasciarla perdere è un grande salto, un grande passo,perché una volta che abbandoni l’idea “io sonoconsapevole”, inizierai a indagare e a ricercare i modi e imezzi per essere consapevole.

Pertanto, la prima cosa che devi lasciar penetrareprofondamente nel tuo essere è questa verità: tu seiaddormentato, sei totalmente addormentato.

La psicologia moderna ha scoperto alcune cose

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estremamente significative; e, sebbene siano state scopertesolo a livello intellettuale, tuttavia segnano un buon inizio.Se, ora come ora, sono state scoperte a livello intellettuale,prima o poi verranno sperimentate anche a livelloesistenziale.

Freud è un grande pioniere; certo, non è un buddha,ma in ogni caso è un uomo di grande levatura, perché èstato il primo a far accettare alla maggior partedell’umanità l’idea che l’uomo ha in sé una gran massa diinconscio occulto: la mente conscia è solo un decimo, e lamente inconscia è nove volte più grande di quella conscia.

Dopo di lui, Jung, un suo discepolo, andò ancora oltre,scese un po’ più in profondità, e scoprì l’inconscio collettivo.Ora occorre qualcuno che scopra un’altra dimensione,esiste e io spero che, prima o poi, le ricerche psicologiche,sia in America che in Russia, riescano nell’impresa: parlodell’inconscio cosmico. I buddha ne hanno parlato.

Pertanto, possiamo parlare di mente conscia, una cosafragilissima, la parte più piccola del tuo essere. Dietro lamente conscia vi è la mente subconscia, qualcosa di vagoche puoi sentir bisbigliare, ma che non puoi comprendere; èsempre lì, dietro la mente conscia, che fa vibrare le suecorde.

In terzo luogo, abbiamo la mente inconscia, cheincontri solo nei sogni, o quando prendi delle droghe. Vienepoi la mente dell’inconscio collettivo, che incontri soloquando entri in una profonda ricerca introspettiva nella tuamente inconscia... allora incontri l’inconscio collettivo. Einfine, se scendi ancora più in profondità, arriveraiall’inconscio cosmico.

L’inconscio cosmico è la natura. L’inconscio collettivoracchiude l’intero genere umano, così come ha vissuto fino aoggi, è parte di te. L’inconscio è il tuo inconscio individuale,quello che la società ha represso dentro di te, la parte di tea cui non è stato permesso esprimersi, e che di notte siaffolla nei tuoi sogni, entrando dalla porta sul retro.

E la mente conscia... la chiamerò “la cosiddetta menteconscia”, perché è solo presunta tale... è così minuscola,

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quasi un riverbero, ma anche se così piccola è importante,perché ha in sé una inseminazione e i semi sono semprepiccoli. Ha una grande potenzialità.

Oggigiorno si sta aprendo una nuova dimensione, deltutto diversa. Così come Freud ha aperto la dimensione al disotto della mente conscia, Sri Aurobindo ha aperto ladimensione al di sopra della mente conscia. Freud eAurobindo sono i personaggi di maggior rilievo dei nostritempi: restano sempre due intellettuali, nessuno di loro èuna persona risvegliata, ma tutti e due hanno reso un granservizio all’umanità.

A livello intellettuale, essi ci hanno resi coscienti delfatto che non siamo tanto piccoli come appariamo insuperficie: la superficie nasconde grandi profondità e vettesublimi.

Freud è penetrato negli abissi, Sri Aurobindo hacercato di raggiungere le vette.

Al di sopra della nostra mente cosiddetta cosciente,esiste la vera mente cosciente: la si raggiunge solo graziealla meditazione. Quando alla tua normale mente coscienteaggiungi la meditazione, quando oltre alla normale mentecosciente è presente in te la meditazione, questa mentediventa la vera mente consapevole.

Oltre alla vera mente cosciente, esiste la mente dellasuperconsapevolezza. Quando mediti, hai solo dei barlumi.Meditazione è brancolare nel buio. Certo, si aprono dellefinestre, ma ricadi subito indietro, continuamente. Mentesuperconsapevole significa “samadhi”: hai raggiunto unacapacità di percezione cristallina, hai raggiunto unaconsapevolezza totale, integra; ora non puoi più caderne aldi sotto: è tua. Anche nel sonno resterà con te.

Al di là della mente superconsapevole, si trova ilsuperconscio collettivo; il superconscio collettivo, nellenostre religioni, è conosciuto come “le divinità”. E oltre siha la superconsapevolezza cosmica, che va al di là anchedelle divinità. Buddha lo chiama Nirvana, Mahavira lochiama Kaivalaya, i mistici hindu l’hanno chiamato Moksha,tu puoi chiamarlo la verità.

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Questi sono i nove stati del tuo essere, e tu vivirannicchiato in un angolino minuscolo: la piccola menteconscia... è come se qualcuno possedesse un palazzo, e sifosse completamente dimenticato di averlo, e vivesse sotto ilporticato... credendo di non avere altro!

Freud e Sri Aurobindo sono due giganti dell’intelletto,due pionieri, due grandi ricercatori, ma entrambi fanno solodelle supposizioni.

Anziché insegnare agli studenti la filosofia di BertrandRussell, Alfred North Whitehead, Martin Heidegger, Jean-Paul Sartre, sarebbe molto meglio se si insegnasse loro ilpensiero di Sri Aurobindo, perché è il filosofo più grande deinostri tempi. Purtroppo, egli è completamente trascurato, èignorato dal mondo accademico, e per una ragione benprecisa.

Il motivo è questo: il semplice leggere le opere di SriAurobindo ti farà sentire di essere inconsapevole... e luistesso non è ancora un buddha; tuttavia, creerà in te unasituazione molto imbarazzante... se ha ragione lui, cosa staifacendo tu? In questo caso, perché non esplori le vette deltuo essere?

Freud fu accolto con estreme resistenze, ma alla finefu accettato. Sri Aurobindo non è ancora stato accettato. Ineffetti, non si può neppure dire che ci sia un’opposizione neisuoi confronti: è semplicemente ignorato! E il motivo èevidente.

Freud parla di qualcosa al di sotto di te, non ti creaalcun imbarazzo, puoi sentirti rassicurato dal fatto di sapereche sei cosciente, e che al di sotto della tua coscienza esistel’inconscio, e oltre l’inconscio collettivo. Ma tutti quegli statidella mente sono al di sotto di te; tu sei in cima, e la cosa tifa sentire molto bene.

Viceversa, se studi Sri Aurobindo, ti sentirai a disagio,offeso, perché al di sopra del tuo stato di coscienza esistonoaltri stati più elevati... e l’ego dell’uomo non vuole maiaccettare che esista qualcosa di superiore a sé. L’uomovuole credere di essere la vetta più alta, la cima, l’Everest,il Gourishankar; al di sopra di lui non esiste nulla di nulla...

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Ecco perché l’uomo moderno vuole negare Dio:accettarlo significa dover accettare qualcosa più in alto. El’ego moderno è così gonfiato che la mente contemporaneaafferma: “Non c’è Dio, e non c’è un aldilà, e non c’è alcunavita futura”, così si sente tranquilla: negando il tuo veroregno, negando le tue vette sublimi, ti senti a tuo agio.

Osserva a fondo l’insensatezza di questocomportamento!

Buddha ha ragione. Egli dice:

Essere svegli è la via alla vita.Lo sciocco dormecome se fosse già morto;ma il Maestro è sveglioe vive per sempre.

La consapevolezza è eterna, non conosce morte. Solol’inconsapevolezza muore. Pertanto, se rimaniinconsapevole, addormentato, dovrai morire ancora. Se vuoiliberarti dal tormento di continuare a nascere e a morire, sevuoi liberarti dalla ruota della nascita e della morte, dovraiconseguire un pieno e assoluto risveglio. Dovrairaggiungere vette di consapevolezza sempre più elevate. Equeste cose non devono essere accettate su basiintellettuali: queste cose devono diventare esperienza,queste cose devono diventare esistenziali. Non vi stodicendo che dovete convincervi da un punto di vistafilosofico, perché una convinzione di tipo filosofico non portaa nulla, non dà frutti. I veri frutti si hanno solo quando operiin te uno sforzo immane per giungere al risveglio.

D’altro canto, quelle mappe intellettuali possonocreare in te un desiderio, un’ansia, un anelito, possonorenderti consapevole del potenziale, di quanto puoi essere,di ciò che è possibile; possono renderti consapevole che tunon sei ciò che sembri... sei molto di più!

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Essere svegli è la via alla vita.Lo sciocco dormecome se fosse già morto;ma il Maestro è sveglioe vive per sempre.

Egli osserva.Egli ha chiarezza.

Affermazioni semplici e splendide. La verità è sempresemplice, ed è sempre splendida. Osserva la semplicità diqueste due frasi... ma che potenza di contenuto! Mondidentro mondi, mondi infiniti!

Egli osserva.Egli ha chiarezza.

L’unica cosa che si deve imparare è l’artedell’osservazione. Guarda! Osserva ogni azione che compi.Osserva ogni pensiero che scorre nella tua mente. Osservaogni desiderio che prende possesso di te. Osserva anche ipiù piccoli gesti – camminare, parlare, mangiare, fare ilbagno. Continua a osservare ogni cosa. Lascia che ogni cosadiventi un’occasione per osservare.

Non mangiare in maniera meccanica; non continuare arimpinzarti – osserva con attenzione – mastica bene eosserva... e resterai sorpreso nel vedere quanto hai persofinora, perché ogni boccone ti darà un’incredibilesoddisfazione... se lo mangi con attenzione, diventerà piùsaporito. Anche il cibo comune ha maggior sapore, seosservi; e se non osservi, puoi mangiare il cibo più saporito,ma non avrà alcun sapore, perché non è presente nessunoche osserva... e tu continui semplicemente a rimpinzarti.

Mangia lentamente, osservando, ogni boccone deveessere masticato, assaporato. Odora, tocca, senti la brezzae i raggi del sole. Osserva la Luna... e diventa un semplicespecchio d’acqua silente che osserva, allora la Luna sarà

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riflessa in te con un’incredibile bellezza. Muoviti nella vitaosservando, continuamente...

Molto spesso te ne dimenticherai. Non tormentarti perquesto, è naturale. Per milioni di vite non hai mai provato aosservare; perciò è naturale, è ovvio che continuerai adimenticartene. Ma non appena te ne ricordi, torna di nuovoa osservare.

Ricorda una cosa: quando ti rendi conto che ti seidimenticato di osservare, non rammaricartene, nondispiacertene; altrimenti stai di nuovo perdendo tempo. Nonsentirti infelice per aver mancato un’altra occasione; nonlasciarti travolgere dal sentirti un peccatore. Non iniziare acondannarti, a biasimarti perché tutto ti sembra essere solouno spreco di tempo... perché ti senti un caso senzasperanza! Non pentirti mai per il passato! Vivi nel momento.Se te ne sei dimenticato, che importanza potrà mai avere? ènaturale... è diventata un’abitudine, e le abitudini sono durea morire. E queste non sono abitudini acquisite in una solavita: sono abitudini assorbite in milioni di vite! Perciò, seriesci a restare attento e consapevole anche solo per pochiminuti, sentiti riconoscente a Dio, prova gratitudine. Anchequei pochi minuti sono più di quanto ci si poteva aspettare.

Egli osserva.Egli ha chiarezza.

Quando osservi, nasce chiarezza. Poiché la chiarezza èfrutto dell’osservazione; e questo perché più diventiosservatore, più la fretta diminuisce. Diventi più gentile, piùaggraziato. Mentre osservi, la tua mente bisbeticachiacchiera meno: l’energia che si manifestava inchiacchiere, ora si trasforma, diventa osservazione... è lastessa energia! Adesso, una quantità sempre maggiore dienergia verrà trasformata in osservazione, e la mente nonavrà più il suo nutrimento. I pensieri inizieranno a farsi piùflebili, inizieranno a perdere di spessore e di rilievo... apoco a poco, inizieranno a morire.

E man mano che i pensieri moriranno, nascerà la

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chiarezza. A quel punto, la tua mente diventa uno specchio.

Come è felice! E quando si ha chiarezza, si è beati. Laradice dell’infelicità è la confusione: la chiarezza è ilfondamento della beatitudine.

Come è felice!Perché vede che l’essere svegli è vita.

Ora quell’uomo sa che non esiste morte alcuna:l’essere svegli, infatti, non potrà mai essere distrutto.Quando verrà la morte, osserverai anche lei. Moriraiosservando. L’osservare non morirà. Il tuo corposcomparirà, polvere nella polvere, ma il tuo osservarerimarrà inalterato... diventerà parte del tutto cosmico.Diventerà consapevolezza cosmica.

In quei momenti, i veggenti delle Upanishad hannoesclamato: “Aham Brahmasmi! Io sono la consapevolezzacosmica!”. Ed è in simili spazi che Al Hillaj Mansur haesclamato: “Ana’l Haqq! Io sono la verità!”.

Queste sono le vette che ti appartengono per diritto dinascita. Se non le raggiungi, solo tu ne sei responsabile, enessun altro.

Come è felice!Perché vede che l’essere svegli è vita.Come è felice,seguendo il cammino del risveglio.Con grande perseveranzaegli medita, cercandolibertà e felicità.

Ascolta queste parole molto attentamente: Con grandeperseveranza... Se non compi uno sforzo totale perrisvegliarti, non accadrà. Gli sforzi parziali non servono.Non puoi agire solo un pochino, non puoi essere tiepido...non servirà: l’acqua tiepida non può evaporare; e gli sforzi

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tiepidi per essere all’erta sono destinati a fallire. Latrasformazione avviene solo quando impieghi tutta la tuaenergia: quando bolli a cento gradi, allora evapori, alloraavviene una trasformazione alchemica. Allora inizi aelevarti.

Non l’hai osservato? L’acqua scorre verso il basso, mail vapore sale verso l’alto. In questo caso accadeesattamente la stessa cosa: l’inconsapevolezza scende versoil basso, la consapevolezza sale verso l’alto. Inoltre,ricorda: “verso l’alto” è sinonimo di “verso l’interno”, e“verso il basso” è sinonimo di “verso l’esterno”. Laconsapevolezza è orientata verso l’interno,l’inconsapevolezza si muove verso l’esterno.L’inconsapevolezza ti rende interessato solo agli altri: lecose, le persone, ma si tratta sempre degli altri.L’inconsapevolezza ti tiene completamente al buio, i tuoiocchi continuano a essere focalizzati sugli altri. Genera unasorta di esteriorità, ti rende estroverso.

La consapevolezza genera interiorità, ti rendeintroverso; ti porta all’interno, sempre più in profondità. E“sempre più in profondità” significa anche “sempre più inalto”: queste due dimensioni crescono di pari passo. Propriocome cresce un albero: tu lo vedi crescere solo verso l’alto,non vedi le radici che affondano nel suolo. Ma, come primacosa, le radici devono affondare nel suolo, per permettereall’albero di crescere in altezza. Se un albero vuoleraggiungere il cielo, dovrà far affondare le sue radici inprofondità, dovrà raggiungere la massima profondità.L’albero cresce contemporaneamente in entrambe ledirezioni.

Esattamente nello stesso modo cresce laconsapevolezza: verso l’alto... e verso il basso affonda lesue radici nel tuo essere.

Ho parlato di nove stati di consapevolezza. I rami dellatua consapevolezza andranno verso l’alto: dalla menteconscia, dalla cosiddetta mente conscia, a ciò che èveramente consapevole; da ciò che è veramenteconsapevole alla superconsapevolezza; dalla

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superconsapevolezza alla coscienza collettiva; dallacoscienza collettiva alla coscienza cosmica.

E le tue radici cresceranno dal cosiddetto conscio alsubconscio, dal subconscio all’inconscio, dall’inconscioall’inconscio collettivo, dall’inconscio collettivo all’inconsciocosmico. Nel momento in cui le tue radici raggiungono lanatura, i tuoi fiori iniziano a fiorire in Dio. Perciò natura eDio non sono divisi: nell’essere risvegliato sono collegati.

Colui che è veramente risvegliato non è contro lanatura, non può esserlo. È totalmente a favore della natura.Infatti, egli ti aiuta ad andare in entrambe le direzioni: dauna parte all’interno della natura, dall’altra a entrare inDio.

È ciò che faccio qui. Vorrei che foste naturali, cosìnaturali che le vostre radici possano arrivare fino allaprofondità più intima del vostro essere... perché questo è ilsolo modo per aiutarvi a crescere verso l’alto.

Le radici devono essere ben salde nel terreno, cosìsalde da poter sostenere un cedro del Libano che si innalziverso l’alto. Se deve innalzarsi centinaia di metri, avràbisogno di radici molto solide.

Per questo sono stato male interpretato, in questopaese in particolare, e in tutto il mondo in generale. Leradici devono arrivare all’energia sessuale, perché questo èil vostro punto più basso, sono le vostre fondamenta, soloallora i vostri fiori possono fiorire nellasuperconsapevolezza, nel “samadhi”. Il fiore di loto puòfiorire solo se è radicato nel fango, in fondo al lago. Equesto è possibile solo con una grande perseveranza.L’uomo, così come è ora, è molto pigro, è pigro perché èaddormentato.

Un marito e una moglie decidono che il primo di loro che parleràdovrà andare a chiudere il portone, dimenticato aperto. Due ladri,trovando la porta aperta, entrano e vedono la coppia immobile, insilenzio, e si danno da fare: raccolgono tutti gli oggetti di valore,mangiano ciò che trovano sulla tavola, poi decidono di violentare ladonna, e infine iniziano a discutere tra loro se tagliare la barba almarito...

A quel punto, l’uomo esplode: “Va bene, vado a chiudere quella

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dannata porta!”.

La gente è pigra, assolutamente pigra. La pigrizia faparte del sonno. Pertanto, occorreranno perseveranza esforzo, uno sforzo continuo, uno sforzo costante. Cadraispesso, spesso ti dimenticherai. Tu vivi come se fossiubriaco, pertanto ti si può perdonare se ricadicontinuamente. Ma non appena te ne rendi conto, nonappena arriva un raggio di luce e te ne ricordi, torna aimpegnarti con tutte le tue forze... non restare uno sciocco,non restare addormentato, non restare ubriaco.

Tre ubriachi camminavano per strada. Uno portava una forma dipane, l’altro una caraffa di vino e il terzo la portiera di un’auto. Unpoliziotto li fermò e chiese: “Dove state andando?”.

“A fare un picnic,” rispose l’uomo che portava il pane.“A fare un picnic?” disse il poliziotto. “Il pane posso capirlo, potete

mangiarlo quando vi viene fame; il vino potete berlo quando vi vienesete... ma a cosa vi serve la portiera di un’auto? Non lo capiscoproprio!”

“Beh,” replica l’uomo che portava la portiera, “se fa troppo freddoposso tirare su il finestrino.”

Dovrai liberarti da molti strati di ubriachezza. L’aviditàè uno stato di ubriachezza, e tutti sono avidi: vogliono averesempre di più. La mente chiede sempre di più, non smettemai di chiedere. Se corri dietro ai soldi, vorrai averne dipiù. Se corri dietro al potere politico, vorrai averne di più.Se corri dietro al successo, vorrai averne di più. Se seiinteressato a diventare umile, vorrai più umiltà, perché devidiventare l’uomo più umile del mondo. Se sei interessatoalla rinuncia, cercherai di rinunciare in misura sempremaggiore. Non c’è mai fine a questa domanda costante dellamente: sempre di più...

L’avidità è una ubriacatura, è sonno. La stessa cosa èvera per la rabbia. Non hai mai osservato che, quando sei incollera, fai cose che normalmente non faresti? Dici cose dicui poi ti penti amaramente? E in seguito non riesci acredere di aver detto simili stupidaggini, di aver potuto diretali idiozie... Cosa succede quando sei arrabbiato? Sei in

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uno stato di ubriachezza.Osserva di più, e in te ci sarà meno rabbia, ci sarà

meno avidità, ci sarà meno gelosia.Io non vi dico di non arrabbiarvi, perché questo è

quanto vi hanno detto e ripetuto per secoli. I vostricosiddetti santi vi hanno sempre detto e ripetuto: “Nonarrabbiatevi”, e pertanto voi avete imparato a reprimere lacollera. Ma più la reprimete, più aumenta l’inconscio dentrodi voi. Voi continuate a buttare ogni cosa nella cantina dellavostra coscienza, e poi avete paura a entrarci, perché tuttequelle cose – rabbia, avidità, sesso – si sono accumulate lìdentro. Voi lo sapete... le avete gettate voi stessi lì dentro:avete depositato ogni genere di spazzatura, e adesso nepercepite la pericolosità, la velenosità. Non avrete mai ilcoraggio di entrarci.

Ecco perché la gente non vuole entrare nel proprioessere: entrarci significa confrontarsi con tutte queste cose.E nessuno le vuole incontrare, tutti le vogliono evitare. Permigliaia di anni vi è stato detto di reprimere, e a causa diquesta repressione il vostro inconscio si è allargato sempredi più. Io non posso dirvi di reprimere; vorrei dirvi ilcontrario: non reprimete, osservate, siate all’erta. Quandoin voi affiora la rabbia, sedetevi nella vostra stanza,chiudete le porte, e osservatela.

Voi conoscete due sole modalità: o siete in collera,diventate violenti, distruttivi, oppure vi reprimete. Nonconoscete la terza modalità, quella dei buddha: nonesplodere e non reprimere... osserva. L’esprimere creaun’abitudine. Se ti arrabbi oggi, e poi di nuovo domani, eancora dopodomani, crei un’abitudine; ti stai condizionandoad arrabbiarti sempre di più.

Pertanto, se esprimi le tue emozioni, non puoi venirnefuori. Ed è qui che si è bloccato il “Movimento di crescitadel potenziale umano”. Al giorno d’oggi, si fanno gruppi di“Encounter”, di “Primal Therapy”, di “Gestalt”, di“Bioenergetica”... e mille altre cose bellissime, ma nessunava più in là di tanto.

Il problema è questo: viene insegnato a esprimersi, e

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questo va bene, è molto meglio che reprimersi. Se ci fossesolo questa possibilità di scelta – repressione o espressione– suggerirei l’espressione. Ma questa non è la vera scelta:esiste una terza alternativa, di gran lunga più valida... sescegli di esprimere le tue emozioni, prendi questa abitudine,impari ripetendo in continuazione e non riesci più a uscirne.

Qui, nella mia Comune, sono disponibili come minimocinquanta gruppi terapeutici, per un motivo ben preciso.Essi servono unicamente a equilibrare le migliaia di anni direpressione; servono solo per bilanciare. Servono solo perportare alla luce tutto ciò che voi avete represso comecristiani, hindu, musulmani, giainisti, buddhisti. Servono soloper smantellare una ferita infertavi nel corso dei secoli.

Ma ricordate, con questi gruppi non si arriva alla finedel viaggio: essi preparano unicamente alla meditazione.Non sono il fine, sono solo semplici mezzi per disfare tutto ilmale del passato. Una volta che avrete espulso dal vostroorganismo tutto ciò che avete represso per secoli, devoportarvi all’osservazione.

A quel punto sarà più facile osservare. Ma state attentia non appassionarvi ai gruppi, non dovete diventare deipatiti della terapia, è un’assuefazione pericolosa. Oggi nelmondo esistono persone del tutto fanatiche per i gruppiterapeutici, passano da un gruppo all’altro. Finiscono unEncounter, ed eccoli in una Maratona, poi in un corso diGestalt, e poi questo e poi quello... nel giro di pochi giornisenti in te un prurito... dove altrimenti potresti esprimerti?Nella società normale, non è permesso esprimersi, ci sideve reprimere continuamente.

Pertanto, il gruppo diventa un semplice sfogarsi. Lasocietà di tutti i giorni ti costringe a reprimerti, il gruppoterapeutico ti aiuta a esprimerti... ma di fatto non staiveramente crescendo. Di nuovo tornerai nella società, dinuovo ti reprimerai... e se provi a esprimerti nella società, titroverai in situazioni pericolosissime.

Potresti uccidere qualcuno, hai accumulato tropparabbia nel tuo corpo. Finirai in galera, starai in prigione persempre. Oppure, se ti metti a litigare con tutti – prendi a

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sberle il tuo datore di lavoro, picchi tua moglie, tuo marito, ibambini – allora la tua vita diventerà un caos, ti saràimpossibile viverla. Pertanto, dopo qualche giorno passatoad accumulare tensione, avrai bisogno di un altro gruppo diEncounter, e dopo alcuni giorni di terapia ti sentiraisgravato da un peso, libero da tensioni... poi, di nuovo,tornato nella società, tornerai a ricaricarti!

Tutto questo non serve. Ti dà un sollievo momentaneo.Puoi urlare quanto vuoi in un gruppo di Primal, ma se timetti a gridare per la strada, ti porteranno alcommissariato. Puoi urlare nell’ambito di un gruppo, questoè permesso; anzi, vieni stimolato a farlo, sei provocato, seiinvitato a urlare, perché fin dall’infanzia sei sempre statorepresso. Adesso porti in te una ferita, deve essere messa inluce, esposta... se viene fatto uscire tutto il pus, e la feritaviene lasciata esposta al vento e alla pioggia e al sole,guarirà, perché hai in te un’energia risanatrice innata. Mapoi, tornato in società... quanto tempo puoi restare in ungruppo di Primal? Tornato nella solita vecchia società disempre, dovrai reprimerti: in quel contesto non puoicontinuare a urlare anche lì.

Pertanto l’urlo si accumula, il vapore si condensa... ealla fine devi tornare a fare un altro gruppo. Si tratta di unsollievo temporaneo: va bene finché dura, ma non può faredi te un buddha. Ecco perché questa Comune è diversa dagliistituti come Esalen: istituti simili terminano con i gruppi,noi cominciamo dai gruppi. Dove loro finiscono, quello èesattamente il punto in cui noi iniziamo.

E non è un caso che migliaia di terapeuti si sianointeressati al mio lavoro e siano venuti qui... tra i mieisannyasin, il gruppo più folto è formato da persone cheesercitano la psicoterapia, nessun’altra professione è tantorappresentata.

Oggi, in tutto il mondo, si sente un bisogno folle diEncounter, Primal, Gestalt, perché sono cose che aiutano lepersone a scaricarsi, a sgravarsi, ad alleggerirsi, ma nonpotranno mai aiutarle a diventare dei buddha... non possonoaiutare le persone a risvegliarsi.

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Esprimere se stessi crea un’abitudine; viceversa, larepressione porta ad accumulare veleni nell’organismo.L’espressione porta a scaricare ogni veleno sugli altri, maquesti non se ne staranno zitti, te lo ributteranno indietro.Si crea uno scontro: tu butti la tua rabbia sugli altri, gli altributtano la loro rabbia su di te... ma nessuno ne traevantaggio, tutti ne restano danneggiati e feriti.

Se invece ti reprimi... a causa dell’inutilitàdell’espressione, i preti hanno inventato la repressione: titiene fuori dal pericolo, fa di te un bravo cittadino, ungentleman. Ti tiene lontano dal pericolo di essere presonelle maglie della legge, di farti dei nemici, ti mantienecalmo e controllato. La repressione ti aiuta a diventare unapersona socialmente migliore, questo è vero; ma creadentro di te una ferita, una vera e propria ferita, e il puscontinua ad accumularsi nel tuo organismo. Rispettoall’esterno, ha un’azione lubrificante, ma dentro di te lafollia aumenta a vista d’occhio.

Se questa società e questo secolo sono i più folli maiesistiti nella storia dell’umanità... dobbiamo ringraziare ilpassato. Cinquemila anni di consigli dati dai santi allagente... dobbiamo ringraziare tutti quei santi! Se la gentesta impazzendo, se le persone stanno veramente uscendopazze, se la gente si suicida, se tutti si stanno trasformandoin assassini, dobbiamo solo ringraziare tutti i vostricosiddetti santi, i profeti, i predicatori, i leader... sono loro iresponsabili.

Proprio l’altro giorno vi raccontavo che il governocanadese vuole indagare, vuole aprire una grossa inchiestasu questa Comunità, perché un cittadino americano cheaveva preso il sannyas, si è suicidato; e un altro americano,pure sannyasin, è impazzito. Ora, mi domando: la personache si è suicidata aveva sessant’anni. Era stato cristiano persessant’anni, ma sul cristianesimo non viene svolta alcunaindagine... ed era sannyasin da meno di sei mesi! Quel fattoè da attribuire al cristianesimo, non a me!

L’uomo che è impazzito era protestante; ma sicondanna me, perché era sannyasin, e non la chiesa

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protestante. E quell’uomo è stato cresciuto nella religioneprotestante, ha vissuto in quanto protestante pertrentacinque anni, mentre era sannyasin solo da pochigiorni... e la società americana non viene minimamentemessa sotto accusa.

Mi sembra una logica veramente strana... e io stocercando di aiutare la gente. Quando quell’uomo è venutoqui, era già pazzo. Era arrivato da me dopo aver fatto seianni di psicoanalisi; ma poiché la psicoanalisi non lo aiutava,era venuto qui e aveva preso il sannyas; poiché la chiesaprotestante e i suoi preti non riuscivano ad aiutarlo, eravenuto qui e aveva preso il sannyas... ma quella gente avevafatto un lavoro così perfetto, che si è rivelato difficile farrinsavire quell’uomo!

Inoltre, non si è fermato a lungo: solo tre settimane. Ionon posso essere ritenuto responsabile del suo stato: se èimpazzito, non ne sono io il responsabile... eppure, questastrana logica governa il mondo.

Anche in questo paese, quella stessa logica persiste. Seun sannyasin si comporta male, io vengo subito messo sottoaccusa. Ma ogni giorno centinaia di hindu vengono messi inprigione, e l’induismo non viene mai biasimato. Centinaia dimusulmani si comportano male, ma l’islamismo non vienemai messo sotto accusa. Se un sikh uccide qualcuno, ilsikhismo non viene criticato... è un mondo veramente moltostupido, e assurdo.

La gente viene da me in cerca d’aiuto. Molti lo trovano.Il novantanove per cento delle persone vengono aiutate, mal’uno per cento arriva dopo aver subìto un danno cosìradicale che è pressoché impossibile dargli qualsiasi aiuto.Anche queste persone potrebbero essere aiutate, ma non miè permesso farlo...

Per esempio, se viene qui un esibizionista cheall’improvviso, ogni tanto, ama denudarsi, posso certamentefare qualcosa per lui, non è difficile, basta permettergli diandarsene in giro nudo. Non è pericoloso, non sta facendodel male a nessuno. Ha solo questa idea eccentrica... sidiverte a scandalizzarvi. È il suo modo per fare colpo su di

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voi; è il suo modo per attirare l’attenzione... si fa vederenudo. Se gli si permette di andare in giro nudo, e nessuno glipresta attenzione, guarirà.

La cura è semplice, molto semplice! Basta nonscandalizzarsi e non prestargli attenzione: fa l’esibizionistaper far colpo su di voi, per attirare l’attenzione... senessuno gli presta attenzione, se si presenta nudo da te, e tugli parli normalmente, rimarrà perplesso. Non riuscirà acredere a ciò che accade... andrà a guardarsi allo specchio,per vedere se è nudo oppure no! Alla fine si chiederà: “Chesenso ha continuare?”. Se nessuno gli presta attenzione, senessuno si scandalizza... potrà pensare di essere trapersone eccentriche, che si scandalizzano solo se vedonoqualcuno che ha addosso dei vestiti!

Certo, le persone possono essere aiutate, ma la societànon me lo permette. Anche quell’uno per cento potrebbeessere curato, perché nessuno è veramente incurabile... maci vorrà del tempo, occorre avere perseveranza.

Buddha dice:

Con grande perseveranza egli medita, cercando libertà e felicità.

Medita – meditare significa osservare – e arriverai allalibertà e alla beatitudine.

Perciò svegliati, rifletti, osserva.Lavora con cura e attenzione.Vivi seguendo il sentieroe la luce crescerà in te.

La luce cresce spontaneamente. Diventasemplicemente più silenzioso, osserva con maggiorattenzione, sii più meditativo... e la luce scenderà in te.Spontaneamente! Non devi andare da nessuna parte.

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Osservando e lavorandoil Maestro costruisce per sé un’isolache la marea non può sommergere.

Il tuo osservare diventa un’isola, una cittadella, chenessuna passione, nessuna cupidigia, nessuna avidità,nessuna rabbia può più dominare.

Con quell’isola, per la prima volta diventi un uomototale, un individuo integro. Per la prima volta, diventi unessere umano.

Questo essere umano oggi è assolutamenteindispensabile, questo è il nuovo essere umano – l’homonovus.

Per oggi basta.

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Sesto discorso Esiste solo la risposta

La prima domanda

Amato Maestro,ho la sensazione di conoscere le risposte. Come mai permetto ancora

alle domande di diventare problemi?

Savita, non ci sono risposte, esiste solo la risposta. Equella risposta non appartiene alla mente, quella rispostanon può essere frutto della mente. La mente è unamolteplicità. La mente ha risposte su risposte, ma non ha larisposta.

Quella risposta è uno stato di nonmente. È nonverbale. La puoi conoscere, ma non la puoi ridurre asapere. La puoi conoscere, ma non la puoi esprimereverbalmente. È conosciuta nei recessi più intimi del tuoessere. È luce che illumina semplicemente la tua interiorità.

Non è una risposta a una domanda specifica. È la finedi ogni interrogarsi, non si relaziona affatto a una domanda.Dissolve semplicemente tutte le domande e resta uno statoprivo di qualsiasi interrogativo... quella è la risposta. E senon si giunge a conoscere questo, non si sa nulla.

Ecco perché, puoi avere la sensazione di conoscere lerisposte, ma ancora in te continueranno a balzar fuori degliinterrogativi, ancora le domande continueranno a torturarti.È inevitabile che in te sorgano delle domande, poichéancora non sono state tagliate le radici. Spunteranno nuove

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foglie, nasceranno nuove ramificazioni.Le radici sono tagliate solo quando disconnetti te

stesso dalla mente, quando diventi così consapevole, cosìattento da percepire la mente come separata da te. Quandotutte le identificazioni con la mente sono lasciate cadere,quando sei un osservatore sulla collina, e la mente vienelasciata nell’oscurità delle valli; quando tu sei sui picchiassolati, in quanto puro testimone, che osserva, che guarda,ma che non si identifica con alcunché – buono o cattivo,peccatore o santo, questo o quello – in quella testimonianza,ogni interrogativo si dissolve. La mente si fonde, evapora.Vieni lasciato in quanto puro essere, come una puraesistenza – un respiro, un palpito del cuore, assolutamentenel momento, senza passato, senza futuro, e pertanto senzaneppure un presente.

Se non insorge quello stato dell’essere, molte volteavrai la sensazione di conoscere le risposte, ma ognirisposta creerà solo nuovi interrogativi. Ogni rispostascatenerà in te una nuova catena di interrogativi. Puoileggere, puoi studiare, puoi pensare, ma cadrai sempre dipiù nel pantano della mente, ne sarai sempre più invischiato,sempre più intrappolato. Scivola fuori dalla mente!

Per questo, io non vi do delle risposte, cerco diindicarvi la risposta. Non si può usare il plurale, in questocaso, perché è una sola. È uno stato di assoluto silenzio, dipace, di nonpensiero. Buddha lo chiama “giusta presenzaattenta” – “sammasati”. E dichiara che a quanti sonopienamente consapevoli, attenti, all’erta, la verità giungespontaneamente. Non occorre andare da nessuna parte,essa viene. Non occorre neppure cercare, non occorreindagare: come potresti? Quale frutto della tua ignoranza,qualsiasi cosa farai porterà solo un’ignoranza maggiore.Quale frutto della tua ignoranza, ovunque andrai, tiperderai. Partendo dalla tua confusione, come puoi trovarechiarezza? Partendo dalla tua confusione diventerai semprepiù confuso... in cerca di chiarezza!

Per questo Buddha afferma: “Il Maestro osserva, ilMaestro ha chiarezza. Aes dhammo sanantano – questa è la

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legge, la legge suprema, eterna, inesauribile”.Essere in silenzio, significa avere la risposta. Essere in

silenzio significa essere privi di domande... e la radice ètagliata, in questo caso non spuntano più nuove foglie.

Savita, tu dici: “Ho la sensazione di conoscere lerisposte”.

È solo un’illusione. E la mente è astutissima nel crearenuove illusioni. La mente è abilissima nell’ingannare: puòingannarti anche per ciò che riguarda la conoscenza. Ti puòingannare in ogni situazione! Ti può perfino far credere chesei illuminato, che sei già un buddha. Stai attenta! La menteè l’unico nemico; non ne esistono altri.

Gli antichi testi sacri parlano della mente. Usano unnome particolare: la chiamano “il Diavolo”. Il Diavolo non èqualcuno esterno a te; è la tua mente che continua atentarti, che continua a ingannarti, a manipolarti, a creartisempre nuove illusioni. Stai attenta, osserva la mente! Enell’osservare, le domande scompaiono... non ricevono unarisposta, lasciamelo ripetere.

Il Buddha non conosce alcuna risposta... non è che siaarrivato alla conclusione di ogni interrogativo; no, nienteaffatto! Al contrario, non ha più interrogativi. Poiché non hapiù interrogativi, tutto il suo essere è diventato la risposta.

Savita, quel momento può accadere.Tutto il mio lavoro qui, in questo posto, tende

unicamente a quello. Io non sono qui per darvi ulterioriinformazioni; quelle le puoi ottenere da qualsiasi altraparte. Esistono migliaia di università, migliaia dibiblioteche. Le informazioni le puoi ottenere ovunque; sevuoi diventare colto, puoi andare da qualsiasi altra parte. Ilmio sforzo è farti disimparare qualsiasi cosa tu abbiaimparato finora; renderti innocente, in modo tale che tupossa iniziare a funzionare da uno stato di non-conoscenza;in modo tale che tu non abbia più alcuna risposta, in modotale che tu possa agire spontaneamente, non in funzione delpassato e delle conclusioni a cui sei giunto. In questo modonon avrai più una formula pronta per ogni cosa... sarai comeun bambino che riflette la realtà.

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E quando sarai silente, senza che alcun sapererumoreggi all’interno, la tua percezione sarà limpida, non cisarà più polvere sullo specchio... rifletterai ciò che è. E daquel riflesso, qualsiasi azione insorga è virtuosa.

La seconda domanda

Amato Maestro,Tu vuoi che siamo individui, ma sul lavoro, nell’ashram, dobbiamo

essere molto disciplinati.Disciplina e individualismo non sono diametralmente opposti?

Sudarshan, io vorrei che foste individui, ma nonindividualisti. E la differenza è enorme. L’individualista non èancora un individuo. L’individualista che credenell’individualismo è solo un egoista. Ed essere egoisti nonequivale a essere un individuo; è l’esatto contrario:l’individuo non ha ego alcuno, e l’ego non ha alcunaindividualità.

L’ego è un fenomeno molto comune: ce l’hanno tutti!Non è nulla di speciale, niente di unico. Tutti hanno l’ego. Èdel tutto comune! La cosa straordinaria è l’assenza dell’ego.Solo una consapevolezza priva di ego conseguel’individualità. E per individualità intendo semplicemente ilsignificato letterale della parola: “individuo” significa“indivisibile”, “individuo” indica un essere integro;“individuo” è un essere che non è più una moltitudine, non èpiù una folla, non è più multipsichico; è un essere che haraggiunto l’unità, che si è cristallizzato.

Gurdjieff ha usato la parola cristallizzazione perindicare l’individualità; ma il requisito fondamentale per lacristallizzazione è abbandonare l’ego, perché l’ego è unafalsa entità. Non ti permette di essere reale, non tipermette di essere autentico. Non ti permette di crescere.È falso, è un inganno, un’illusione. Tu non sei separatodall’esistenza, ma l’ego continua a fingere la separazione.

Anche l’altra parola da te usata nella tua domandadeve essere compresa: “disciplina”. Disciplina non significa

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farsi dominare. In questa Comune nulla è imposto; se entriin questa Comunità, è una tua scelta. Le porte sono aperte,puoi andartene in ogni momento. Di fatto, entrarvi è moltodifficile, e noi facciamo ogni sforzo possibile per aiutarti adandartene. Nessuno ti trattiene qui, e per di più facciamoogni sforzo possibile per impedirti di entrare, per renderemolto difficile il tuo ingresso.

Se decidi di entrare a far parte di questa Comunità, lofai per tua scelta: vuol dire che sei pronto a impegnarti, aessere coinvolto in questo esperimento. La disciplina sorgeda questa decisione. Puoi scegliere di andartene da questaComunità, ma l’esserci entrato significa che ti sei preso unaresponsabilità. Ed è solo attraverso le responsabilità che sicresce. La crescita diviene possibile nell’adempiere in pienole proprie responsabilità.

Ci sono alcune persone, tra i presenti, solo alcune, cheinsistono nel tentativo di ingannare la Comunità. Stannosemplicemente ingannando se stesse: nessun altro vieneimbrogliato! Non vogliono lavorare, cercano di evitare illavoro usando tutti gli espedienti possibili; trovano scuse,cadono perfino malate... solo per evitare il lavoro. Ma sitratta di un atteggiamento stupido!

Siete entrati nella Comune per lavorare su voi stessi.Siete entrati nella Comune per operare uno sforzoconcentrato che vi porti a diventare individui integri. Sieteentrati in questa Comune per la vostra crescita spirituale,per l’illuminazione. E se sfuggite... e questa sembra esserela vera domanda, dietro il tuo apparente interrogativo,Sudarshan.

Tu dici: “Disciplina e individualismo non sonodiametralmente opposti?”.

Non lo sono! Un individuo è sempre un esseredisciplinato. Una persona priva di disciplina non è unindividuo: è solo un caos, è multiframmentario. Tutti i suoiframmenti funzionano separatamente, perfino inopposizione l’uno con l’altro. Ed è così che la gente vivenormalmente: una parte della mente va a sud, un’altra parte

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va a nord; una parte dice una cosa, l’altra parte dicel’opposto. E tu lo sai! È un semplice dato di fatto, lo puoiosservare facilmente. Una parte dice: “Fai questo”. Un’altraimmediatamente replica: “No!”. Qualcosa dice: “Sì”, equalcosa subito lo distrugge immediatamente, dicendo:“No”.

Questa è la vostra situazione. Anche tu vivi in unasituazione simile! Non sei in grado di dire un sì totale, o unno totale? Sei sempre coinvolto a metà, e anche i tuoi sìsono stentati, e pensi di essere un individuo? Un individuo èun essere che funziona come una totalità, come un’unitàorganica. Come puoi diventare un’unità organica? Puòaccadere solo attraverso una disciplina consapevole.

Questo è ciò che Buddha continua a mettere inevidenza: perseveranza, sforzo, uno sforzo deliberato econsapevole per crescere. E uno sforzo totale, privo dititubanze. Devi bollire a cento gradi. Certo, a volte èdoloroso, ma tutto dipende da te, da come lo interpreti. Severamente vuoi crescere, non è doloroso; è enormementepiacevole. Ogni passo fatto più in profondità nella disciplinaprocura una gioia sempre più grande, perché ti dona sempredi più un’anima, un essere vero.

Disciplina è disposizione a imparare – da qui la parola“discepolo”: derivano dalla stessa radice. Chi è undiscepolo? Colui che si inchina, che si arrende ed è pronto aimparare. E cos’è la disciplina? Disponibilità, apertura,vulnerabilità ad apprendere.

Entrando in questa Comunità, sei entrato in unbuddhafield. È una resa, è fiducia! Io sono qui per fare di teun individuo, ma dovrai passare attraverso gli stratagemmipiù strani. Dovrai bruciarti alla fiamma di mille fuochi,dovrai vivere mille prove: solo così, lentamente, tiricomporrai in un’unità.

Per troppo tempo sei stato una persona dai mille volti,lo sei stato per tante vite; pertanto, adesso, solo compiendouno sforzo concentrato, solo lasciandoti aggredire da ogniparte, solo sfruttando ogni spiraglio, solo se vengono usatigli stratagemmi più impensati per spezzare il tuo sonno, solo

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se vieni scrollato e martellato a forza, solo così l’individuoche è in te potrà venire alla luce.

Il lavoro che accade nella Comunità non è realmenteciò che appare in superficie; è qualcos’altro, è unostratagemma! E noi dobbiamo usare tutti gli stratagemmipossibili.

Per esempio, se qualcuno si presenta da me, e vuole farparte della Comune, si sente dire: “Vai da Deeksha”.Deeksha è un mio stratagemma! Le ho dato totale potereperché è così amorevole, così dolce, così piena diattenzioni... ferisce le persone, ma le guarisce anche. Conuna mano martella, con l’altra consola. È un espediente!

E quando ti dico: “Vai a lavorare con Deeksha”, e lei tiurla dietro e ti provoca in tutti i modi possibili, occorreosservare la disciplina – non reagire nei vecchi modi, nonreplicare come hai sempre fatto. E Deeksha è così maternache è facilissimo reagirle contro, come hai sempre fatto coni tuoi genitori. È semplicissimo, ed è facile che essa provochiin te la reazione che tua madre faceva scattare. Le madrisono creature intollerabili... e Deeksha è una madreperfetta!

Lo so, Sudarshan, è difficile... ma la crescita è difficile.E io creerò una infinità di altri stratagemmi! Verrai portatoa visitare mille dimensioni diverse del tuo essere: neppureun angolo deve restare all’oscuro, tutto deve giungere a unaevoluzione, altrimenti resterai storpiato.

E ricorda: il primo principio della disciplina è la resa.Apparentemente sembra una contraddizione, perché tihanno insegnato che se ti arrendi non sarai mai più unindividuo. E io ti dico: se non sei in grado di arrenderti, nonsei affatto un individuo. Solo un individuo può arrendersi. Laresa è un fenomeno così grande che solo un uomo di grandevolontà riesce a operarla: è la forma più evoluta dellavolontà. Abbandonare la tua volontà richiederàinevitabilmente una volontà totale. Mettere da parte testesso, metterti assolutamente in disparte, e dire un sìtotale a qualcosa verso la quale la tua mente e tutte le tuevecchie abitudini resistono... E a volte tu hai ragione! E

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proprio in questo sta il bello! Tu hai ragione, eppure deviarrenderti a qualcosa che, dal punto di vista logico, nonsembra affatto giusta.

Deeksha è matta! Tu puoi essere un intellettuale moltopiù colto di lei, molto più razionale... ma ti devi arrendere alei! La sua follia è la sua qualità, per questo l’ho scelta.Nella Comune ci sono persone molto più razionali: avreipotuto scegliere un professore, che avrebbe saputo esserepersuasivo. Ma quando sei convinto, e ubbidisci, quello nonè arrendersi. Quando non sei affatto convinto, quando vedil’apparente stupidità di una certa cosa, e tuttavia ti arrendi,quello è un grande passo, un passo immenso che ti porta auscire dal tuo passato.

Questa Comune è un laboratorio, qui avviene unprocesso alchemico. Tu vieni qui, portando in te una folla, eio ti devo restituire alla tua integrità, alla tua unità... dovraisopportare le forche caudine, e un giorno uscirai da quicome un puro individuo. La disciplina è la via per creareindividualità.

Ma ricorda: essere un individuo non vuol dire essereindividualista. L’individualismo è un’espressione dell’ego. Ele persone che credono nell’individualismo non sonoindividui, ricordalo, ricordalo bene.

In profondità, sanno di non essere individui, perciòcreano una facciata filosofica, logica, pronta a discutere,perché in profondità sentono di non essere individui.All’esterno fingono di esserlo, e per questo dicono dicredere nell’individualismo. Credere nell’individualismo nonsignifica diventare individui.

Credere in qualcosa è sempre falso.Quando sei un individuo, non hai bisogno di credere

nell’individualismo. Quando è una verità del tuo essere, nonhai bisogno di crederci. È necessario credere, solo se sivuole nascondere qualcosa: non conosci Dio, eppure credi inlui. Chi crede è un ateo; può essere un cristiano, un hindu,un musulmano, un buddhista, non ha importanza: uncredente è un ateo. Non sa niente su Dio, eppure crede inlui. È un segno che sta cercando di imbrogliare perfino Dio!

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È un ipocrita, un pappagallo... continua a ripetere ciò chedicono i testi sacri, quello che gli altri dicono, come unpappagallo.

E i pappagalli possono ripetere a meraviglia, senzacapire niente, senza conoscere nulla, in maniera meccanica.

Un negro entrò in un negozio di animali a Harlem. Voleva comperareun pappagallo che parlasse alla perfezione. Il proprietario disse diaverne un ampio assortimento.

Il negro chiese di vederne uno da cinquanta dollari...“Loreto vuole un biscotto?” chiese, non appena gli fu presentato

l’animale, ma questi non si degnò neppure di rispondere.“Voglio un pappagallo che parli correttamente,” disse, “me ne

mostri uno veramente valido!” Il proprietario gli portò un pappagalloda duecento dollari: “Loreto vuole un biscotto?”. Tentò il negro, manon venne nessuna risposta.

“Amico, è questo il tuo miglior animale?” chiese il negro, “io nevoglio uno che parli veramente bene, questo mi sembra muto!”

Il proprietario lo portò in una stanza sul retro, dove in una gabbiaspeciale, intarsiata d’oro, grande come una cameretta, sedeval’orgoglio della sua collezione: un pappagallo da mille dollari.

Il pappagallo, vestito in smoking di seta, seduto su un trespolointrecciato con fili d’argento, fumava la pipa e leggeva il “FinancialTimes”.

“Loreto vuole un biscotto? Loreto vuole un biscotto?” si fece avanti ilnegro fiducioso.

Il pappagallo tirò su col naso, squadrò l’uomo abbassando appenagli occhialetti cerchiati d’oro con aristocratico disdegno, e tornò aleggere.

“Loreto vuole un biscotto? Loreto vuole un biscotto?” insistettel’uomo, alzando la voce.

“Loreto vuole un biscotto?” ripeté l’animale con un impeccabileaccento di Oxford... “Negro vuole melone?”

Chi crede è un pappagallo. Il credente non sa nulla, èun ateo mascherato. Sta cercando di imbrogliare se stesso,il mondo e Dio.

L’uomo che crede nell’individualismo non è un individuo.Un uomo che sia veramente un individuo non ha bisogno dicredere: egli conosce, che senso ha credere? Solo se seiignorante, hai bisogno di credere; e l’individualismo è uncredo. Essere un individuo è un’esperienza!

L’individualismo costa poco, mentre invece, per essereun individuo, occorre sottoporsi a un’ardua disciplina.Occorre perseveranza, lavoro costante, osservazione. E

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accade solo dopo anni di sforzo nell’essere attenti, nellameditazione.

E ricorda, Sudarshan, tutto ciò che accade in questaComune non è altro che una serie di modi diversi perintrodurvi alla meditazione. In cucina, nella falegnameria,nel laboratorio di ceramica, nella boutique... qualunquecosa ti stia accadendo, a una prima occhiata sembra unanormale attività; non è così. Se vai a vedere i falegnamimentre lavorano, naturalmente li vedrai lavorare come tuttii falegnami di qualsiasi altra parte del mondo, ma essi hannouna qualità diversa; e quella qualità non è visibile. Solo separtecipi, solo allora, lentamente, inizierai a percepirla.Quella qualità è la fiducia, l’amore.

I miei sannyasin sono qui perché mi amano, per nessunaltro motivo all’infuori di questo. Sono qui con me,semplicemente per essere con me. Pur di stare qui con me,sono pronti a fare qualsiasi cosa; ma qualsiasi cosa li vedraifare, quella sarà solo la parte esteriore. Vedrai la forma dellavoro, ma non sarai in grado di vedere lo spirito del lavoro.Per vederne lo spirito, dovrai partecipare.

Sudarshan, sembra che tu sia ancora uno spettatore.Forse stai lavorando nella Comunità, ma ancora non vipartecipi, altrimenti una domanda come questa non sarebbemai sorta dentro di te!

La terza domanda

Amato Maestro,perché ho la sensazione che mi manchi qualcosa? Che dovrei essere

qualcos’altro? Per favore, aiutami a liberarmi da questo pattume.

Dhyana Yogi, se è pattume, se veramente comprendiche si tratta di pattume, non c’è motivo alcuno che io ti aiutia liberartene. Sapendo che si tratta di immondizia, lascialaandare!

Ma sembra che tu l’affermi solo per averlo sentito direda me. In te è diventata una credenza; non è qualcosa chesai tu, non è una tua esperienza... ancora ci sei aggrappato.

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In cuor tuo, ancora pensi che sia prezioso, che non èper niente immondizia. In cuor tuo, pensi ancora che questisiano diamanti, non pietre colorate. In cuor tuo, in un luogoimprecisato del tuo essere, credi ancora che sia un tesoroda proteggere e custodire.

Non iniziare a credere in me: questo non farà alcunadifferenza. Hai creduto in Maometto, o in Cristo, o inBuddha... adesso vieni qui, e inizi a credere in me. Quellanon è rivoluzione, non è una conversione... ti limitisemplicemente a cambiare l’oggetto della tua fede, ma laprofessione di fede rimane: la stessa mente che crede!Credi in Gesù, ma egli parla una lingua che risale a duemilaanni fa; non puoi cavarne alcun significato: il contesto in cuiquelle parole avevano rilievo è perduto. Io parlo la linguadel ventesimo secolo: puoi capirne il significato, pertantoecco che togli la tua fede a lui e inizi a credere in me. Èelementare, e non costa nulla!

Non ti sto dicendo di credere in me. Ti dico di lasciarcadere ogni fede e di iniziare a vedere; e questo perché secredi rimarrai cieco... inizia a vedere! È vero pattumequello che ti stai tirando dietro? È una tua comprensione lasensazione che sia pattume? In questo caso non chiederesticome fare per liberartene: nessuno chiede come fare aliberarsi dall’immondizia. Il problema sorge solo perché, incuor tuo, sai che si tratta di oro. Ma qualcuno afferma che sitratta di immondizia, ed è così convincente, da impedirtiogni discussione: vieni zittito. E l’uomo che lo dice possiedeuna tale autenticità, una tale integrità, che in sua presenzavieni inondato dal suo essere. Ti ritrovi semplicemente aripetere: “Sì, è pattume”. Ma in cuor tuo, ancora sai chenon è così: è oro puro! Per questo sorge il problema: comeliberarsene?

Se comprendi in prima persona che si tratta dipattume, non chiederai mai come liberartene. Vedere che èimmondizia è liberarsene; riconoscere che è immondizia èliberarsene! L’immondizia non si aggrappa a te... tu tiaggrappi a lei! L’immondizia non si preoccupa minimamentedi te, non è affatto interessata alla tua persona. Se te ne

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liberi, non farà alcun clamore, non protesterà: “Perché tivuoi liberare di me?”. Non dirà una sola parola, non ticreerà alcun problema. Non si rivolgerà a un tribunale...non devi divorziare! Se te ne disfi, di fatto l’immondizia saràpiù felice di quanto non lo sia... ora avrà chiuso con te, sisarà liberata di te. Di certo si sta stancando di te... sei tuche ti aggrappi a lei! E come mai? Perché qualcuno siaggrappa a qualcosa? Perché in cuor suo continua a credereche sia preziosa.

Dhyana Yogi, tu dici: “Perché ho la sensazione che mimanchi qualcosa?”.

Perché fin dalla tua infanzia ti è stato insegnato che seiintrinsecamente indegno. Così come sei non hai alcunvalore. Il valore deve essere conseguito, il merito deveessere provato. Fin dalla tua infanzia tutto questo ti è statoripetuto milioni di volte. I genitori, gli insegnanti, i preti, ipolitici, tutti sono coinvolti in una segreta cospirazionefinalizzata alla distruzione del bambino; e il modo miglioreper distruggere un bambino è annientare la sua fiducia in sestesso.

Per distruggere la fiducia che il bambino ha in sestesso, gli devi dimostrare che il merito non è un dato difatto, deve essere conseguito nella vita e lo si può mancare.Se non lavori, se non sei oltremodo ambizioso, se non lotticontro tutti... è una lotta all’ultimo sangue, e per arrivaread averlo devi tagliare la gola a chiunque si pari sulla tuastrada. Sei stato condizionato a essere violento, ambizioso,pieno di desideri: avere più soldi, avere più potere, averepiù prestigio. Poiché ti è stato detto che, da un punto di vistaintrinseco, non hai alcun valore, è sorto questo problema.

E io affermo che voi siete meritevoli in voi stessi,nascete in quanto buddha. Siete inconsapevoli,assolutamente dimentichi della realtà del vostro essere, mavoi siete divinità nascoste.

Ciò che dico è del tutto diverso da ciò che vi è semprestato detto, per questo sorge un problema. Io dichiaro chevoi siete buddha – lo siete in questo preciso istante! – mal’intero vostro addestramento, tutta la vostra educazione,

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tutto il vostro condizionamento, vi portano a dire: “Comepossiamo essere un buddha in questo preciso istante? Forsedomani, di certo un giorno, in una vita futura accadrà... main questo preciso istante?”. Sembra impossibile!

Avete creduto troppo ai vostri genitori, ai vostriinsegnanti, ai vostri uomini politici, ai vostri preti, e aveteraccolto qualsiasi cosa vi abbiano detto. È immondizia, mavi siete tirati dietro quel pattume così a lungo che oralasciarlo cadere d’acchito sembra impossibile: per troppotempo vi siete rimasti attaccati, per troppo tempo avetepensato che fosse qualcosa di meraviglioso, di prezioso, dinutriente. E ora io vi dico: sono solo assurdità senza senso!Lasciatelo cadere, liberatevene, e siate dei buddha daquesto preciso istante! Non si tratta di conseguire, non sitratta di diventare consapevoli. Si tratta solo di esserecoscienti, all’erta, svegli... non è affatto qualcosa darealizzare.

E a questo punto, tu mi ascolti... una parte della tuamente dice: “Certo, il Maestro deve aver ragione!”. Unaparte di te si limita ad annuire, perché queste parole sonosemplici verità esistenziali; ma tutta la tua educazionecontrasta con quelle parole.

Quando mi sei vicino, inizi a sentire che è vero. Quandoti allontani, la mente ripiomba in scena e ti sopraffà, conspirito vendicativo; e, ovviamente, è molto potente. Lamente è potentissima, per questo distrugge la tuaintelligenza.

L’intelligenza non ha nulla a che vedere con la mente;l’intelligenza ha a che fare col cuore. È una qualità delcuore, mentre l’intelletto è una qualità della mente, ècerebrale. L’intellettuale non è necessariamente unapersona intelligente, e la persona intelligente non ènecessariamente un intellettuale.

Il tuo intelletto è carico di immondizia, e io stocercando di risvegliare la tua intelligenza. L’intera societàha cercato di renderti inconsapevole della tua intelligenza.Essa è contro l’intelligenza: vuole che voi siate mediocri,perché solo le persone mediocri possono essere buoni

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schiavi. Non vuole che siate intelligenti, ma stupidi, perchésolo gli stupidi possono essere dominati.

E gli stupidi sono ubbidienti; gli stupidi non si ribellanomai, si limitano a vegetare. Non fanno alcuno sforzo pervivere le proprie vite al meglio. Non cercano di far brillarela torcia della loro vita da entrambi i lati,contemporaneamente. Non hanno alcuna intensità... lastupidità è ubbidienza, e l’ubbidienza crea stupidità.

Un cow-boy entra a cavallo in una città del West, in pieno giorno,completamente nudo. Lo sceriffo lo chiama e gli chiede: “Dimmi Jake,come mai ti trovi a cavalcare in città, senza un vestito addosso?”.

“Vede, sceriffo,” replica Jake, “è una lunga storia. Stavo cavalcandoper venire in città a fare provviste, quando ho incontrato unasignorina, seduta sul ciglio della strada, che mi ha chiesto aiuto. Miopadre mi ha sempre detto di essere gentile e di aiutare le signore indifficoltà, per cui sono subito sceso da cavallo e l’ho aiutata atrasportare il suo carico verso un prato... si è rivelato essere uncestino da picnic. La donna mi ha poi chiesto di aiutarla ad aprirlosull’erba, e da lì in poi l’ho aiutata a fare tutto ciò che mi ha chiesto.Alla fine la donna mi ha domandato: ‘Che ne dici di toglierti gli stivali,cow-boy?’. E subito le ho ubbidito. Poi mi ha chiesto: ‘E che ne dici ditoglierti i vestiti?’. Ho replicato: ‘Con vero piacere, gentile signora’. Edecco che anche lei si è sfilata ogni cosa... nuda come mamma l’hafatta, si è sdraiata sul prato e ha esclamato: ‘E ora cavalca, cow-boy!’.E io subito sono salito a cavallo... e mi son fatto una bella cavalcatafino qui, sceriffo!”

L’ubbidienza è una forma di stupidità, e la società vuoleche siate stupidi. Gli stupidi sono brave persone; restanosempre fedeli allo status quo, non vanno mai contro il poterecostituito. Anche se vedono il marcio del sistema, si limitanoa chiudere gli occhi, oppure sono pronti ad accoglierequalsiasi stupida spiegazione.

Per esempio, l’India è stata povera per secoli, ha fattola fame, ha patito a ogni livello. Tuttavia, poiché la gente èreligiosa, ubbidiente, stupida, ha accettato di buon gradoogni sorta di spiegazione, e ha accettato la situazione.Qualcuno crede che Dio li abbia creati poveri, perché lapovertà è qualcosa di molto pio. Costoro adorano lapovertà. In India la povertà è adorata: se rinunci a tutte letue ricchezze e diventi un fachiro che non ha abiti addosso,

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milioni di persone penseranno che sei un grande saggio.Forse sei solo stupido, ma poiché hai rinunciato a tutte letue ricchezze, appari come un grande saggio. Ho visto unainfinità di saggi semplicemente stupidi.

Ebbene, questa è una contraddizione in termini: comepuò uno stupido essere un saggio? Un saggio deve esseresaggio! Ma in questo mondo è difficilissimo essere davverosaggi, ed essere adorati. I saggi vengono assassinati,crocefissi, avvelenati. Gli stupidi sono adorati. Gli stupidi silimitano semplicemente a seguire qualsiasi cosa la societàdica. Qualsiasi cosa la società voglia che facciano, essi silimitano a farla. Pertanto, qualcuno ha adorato la povertà.

Gandhi definiva i poveri “daridra narayana”, cioè “ipoveri sono divini”... La povertà è divina? I poveri sono dei!Se questo è vero, chi non vorrebbe essere povero? Se ipoveri sono dèi, chi non vorrebbe essere un dio?

Ma ci sono anche altre spiegazioni: sei povero perchéhai peccato nelle tue vite passate. Queste spiegazioni sonostate inventate da coloro che non credono in Dio. I giainisti,i buddhisti, non credono in Dio, pertanto a loro non puoidare la prima spiegazione. Ne hanno bisogno di un’altra: lateoria del karma... ma lo scopo è lo stesso! Se hai peccatonella tua vita precedente, allora è meglio chiudere quelkarma: sperimenta la povertà, e attraversala senza opporreresistenza. Se opponi una qualsiasi resistenza, tornerai acreare un cattivo karma e soffrirai nella tua vita futura.Dopotutto, il troppo stroppia! Quindi, chiudi definitivamentequella storia, soffri in questo momento con gioia,accettando... ed ecco che la gente si è ridotta a vivere comemucche, come bufali; accettano la sofferenza, senzaopporre resistenza, senza ribellarsi.

La società vuole che siate stupidi, privi di intelligenza.L’intelligenza è pericolosa; intelligenza vuol dire che iniziatea pensare in prima persona, iniziate a guardarvi intorno coni vostri occhi. Non crederete più ai testi sacri, crederetesolo alla vostra esperienza.

Dhyana Yogi, ti prego: non credere a ciò che dico.

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Esperimenta, medita, fai esperienza... se non diventauna tua comprensione, non servirà a nulla.

Mi chiedi: “Perché ho la sensazione che mi manchiqualcosa?”. Perché ti è sempre stato ripetuto che devitrovare qualcosa. E poiché tu non lo trovi, ecco che sorge inte la sensazione che ti manchi qualcosa. E io ti dico che, inprimo luogo, non l’hai mai perduto! Per favore, smetti dicercare di trovarlo... smetti di ricercare e di indagare. Lopossiedi già! Qualsiasi cosa sia necessaria, la possiedi già.Guarda semplicemente dentro di te, e troverai tesori infiniti,inesauribili tesori di gioia, amore, estasi.

Se guardi dentro di te, vedrai che non ti manca nulla;ma se continui a cercare all’esterno, ti sentirai sempre piùfrustrato. E man mano che invecchi, ovviamente, avrai lasensazione che la tua vita ti stia scivolando via dalle mani, eancora non hai trovato nulla. E l’ironia della storia è chenon hai mai perso nulla. È sempre stato dentro di te... inquesto momento è dentro di te.

Ma non credermi. Io non sono qui per creare dei fedeli,sono qui per aiutarti a sperimentare. Nel momento in cuidiventa la tua esperienza, ti libera. La verità libera, diceGesù... non la fede, ma la verità.

La mia verità non può essere la tua; la mia verità potràessere la tua professione di fede. Solo la tua verità puòessere vera, per te. Certo, la verità libera, ma lasciatemiaggiungere che la verità deve essere vostra. Nessuna veritàdi qualcun altro potrà mai liberarvi... la verità altruidiventerà solo una prigionia.

Dhyana Yogi, non ti manca nulla. A nessuno mancanulla. La natura stessa delle cose ci impedisce di perderequalcosa: noi siamo parte di Dio e Dio è parte di noi. Non èpossibile, non c’è modo di perdere tutto questo... comepotrai fuggire da te stesso? E dove? Ovunque andrai,rimarrai te stesso. Perfino all’inferno rimarrai te stesso,poiché non potrai mai fuggire da te, non potrai mai fuggireda Dio.

Egli sta aspettando, aspetta con pazienza che tu guardidentro di te.

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Tu dici: “...Che dovrei essere qualcos’altro?”.È ciò che ti è stato ripetuto in continuazione: “Sii

qualcuno! Guarda Gautama il Buddha, guarda Krishna,guarda Cristo. Sii un Buddha, sii un Krishna, sii un Cristo!”.In questo caso, di certo morirai infelice, angosciato,frustrato – assolutamente frustrato, disperato e in lacrime –perché non potrai mai essere un buddha. Non è previsto chetu sia un buddha! Non puoi essere un Cristo, non puoiessere un Krishna. Puoi solo essere te stesso.

Zusiya, un grande maestro chassidico, stava morendo. La gente siera riunita – discepoli, simpatizzanti. Qualcuno, un vecchio, chiese:“Zusiya, quando sarai al cospetto di Dio – e tra breve ti troveraidavanti a lui, visto che stai morendo – potrai dirgli di aver seguitoMosè con fedeltà, senza distorsione alcuna?”.

Zusiya aprì gli occhi... e queste furono le sue ultime parole: “Smettidi dire assurdità! Dio non mi chiederà mai: ‘Zusiya, perché non seistato un Mosè?’. Mi chiederà: ‘Zusiya, perché non sei stato unoZusiya?’”.

Dovete essere semplicemente voi stessi, nessun altro.E di fatto, essere un buddha significa proprio questo: esserese stessi. Quello è ciò che significa “coscienza cristica”:essere semplicemente se stessi.

Buddha non fu un’imitazione di qualcun altro. Pensateforse che non siano esistiti prima di lui moltissimi uominigrandi? Di certo deve essergli stato detto: “Sii un Krishna!Sii un Parshvanath! Sii un Adinatha!”. Deve aver sentitoraccontare storie bellissime, mitologie. Deve aver letto iPurana, gli antichi racconti dei grandi uomini, Rama,Krishna, Parasuram. Deve aver sentito i racconti delle lorovite, deve averne ricevuta l’eredità. Ma non cercò mai diessere qualcuno. Volle essere se stesso, volle conoscere chiera. Non imitò mai nessuno, ecco perché un giorno sirisvegliò.

Gesù non cercò mai di essere Abramo, Mosè,Ezechiele. Gesù cercò semplicemente di essere se stesso.Quello fu il suo crimine, per quello fu crocefisso. Le stessepersone che crocefissero Gesù lo avrebbero adorato sefosse semplicemente stato un imitatore, una copia di Mosè.

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Se fosse stato solo un disco rotto che ripeteva i dieciComandamenti, gli ebrei lo avrebbero adorato. Invece,dovettero crocefiggerlo... era semplicemente se stesso.

La marcia società, la massa, la psicologia di massa, nonpuò tollerare gli individui: non riescono a tollerare unSocrate, è impossibile. Sapete quale fu l’accusa mossa aSocrate? Esattamente la stessa che viene rivolta a me! Ilcrimine di Socrate era questo: corrompeva le menti deigiovani. È precisamente ciò che i miei nemici dicono di me:io sto corrompendo le menti delle persone, in particolare lementi dei giovani.

Socrate corrompeva le menti della gioventù? Cercavadi risvegliare la loro intelligenza, ma la società si spaventò.Se tante persone diventano autentiche, vere, gli interessiistituzionali sono in pericolo. In quel caso, non sarà piùpossibile condurre la gente come mandrie; ed è ciò che ipreti godono nel fare, e come loro i politici.

Esiste una cospirazione che unisce il prete e il politiconello sfruttamento della gente, nel dominarla,nell’opprimerla. E la regola fondamentale è questa: nonpermettere mai all’intelligenza di svilupparsi e sostituirlacon dei surrogati... e qual è il sostituto dell’intelligenza?L’intellettualità. Dà loro un’educazione; manda quellepersone a scuola, al college, all’università, in modo chediventino degli intellettuali.

Avete mai sentito di un’università che crei intelligenza?Quegli istituti creano intellettuali, studiosi, creano personeche conoscono i testi sacri – possono ripeterli per intero, amemoria – ma non creano persone intelligenti. Essi sono alservizio della società; il sistema scolastico è stato inventatoda questa marcia società, per servire i propri scopi. Nonesiste per aiutare te, esiste per tenerti in schiavitù.

Dhyana Yogi, io non posso aiutarti a liberarti da questaimmondizia, posso solo aiutarti a essere più consapevole. Ese sei consapevole, quell’immondizia cadrà da sola. Ungiorno, all’improvviso, scoprirai che è scomparsa...all’improvviso, è svanita. Man mano che la consapevolezzaacquista profondità, ogni pattume scompare... così come

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scompare l’oscurità, allorché introduci una luce.Buddha dice: diventa più consapevole e la luce inizierà

a riversarsi in te... aes dhammo sanantano.

La quarta domanda

Amato Maestro,spesso leggo l’“Inno dell’amore”, nel Nuovo Testamento. A me sembra

che questo sia esattamente il tuo messaggio. Inoltre, è significativo chenon venga mai usata la parola “Dio”. Non riesco a trovare nulla checontraddica il tuo messaggio essenziale, in questo piacevolissimopoema. Al contrario, sembra che sia proprio questo ciò che affermi neituoi discorsi. Ho ragione?

Hai una voce così bella... mi piacerebbe molto sentirti leggere quelpoema, in parte o per intero, in particolare adesso, perché ho lasensazione che presto smetterai di parlare in pubblico. Ti mando unacopia di questo inno.

Premartha, il messaggio di tutti i buddha è sempre lostesso, perché la verità è una. Le espressioni possonocambiare, si possono usare linguaggi diversi, ma ciò cheviene indicato è identico.

Milioni di dita possono indicare la stessa Luna. Le ditasaranno inevitabilmente diverse: il mio dito è diverso daquello di Gesù, o di Buddha, o di Mosè, o di Abramo... ma laLuna è la stessa. E questo inno è un bellissimo dito cheindica la Luna. È l’essenza stessa di tutti gli insegnamenti ditutti i buddha di tutti i tempi... passati, presenti, e anchefuturi.

Se parlo le lingue degli uominie anche quelle degli angeli,ma non ho amore,sono un metallo che rimbomba,uno strumento che suona a vuoto.Se ho il dono d’essere profetae di conoscere tutti i misteri,se possiedo tutta la scienzae anche una fede da smuovere i monti, ma

non ho amore,

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io non sono niente.Se do ai poveri tutti i miei averi,se offro il mio corpo alle fiamme,ma non ho amore,non mi serve a nulla.

Chi amaè paziente e generoso.Chi amanon è invidiosonon si vantanon si gonfia di orgoglio.Chi amaè rispettosonon cerca il proprio interessenon cede alla colleradimentica i torti.Chi amanon gode nell’ingiustizia,la verità è la sua gioia.Chi amatutto scusadi tutti ha fiduciatutto sopportamai perde la speranza.

L’amore non tramonta mai:cesserà il dono delle lingue,la profezia passerà,finirà il dono della scienza.La scienza è imperfetta,la profezia è limitata,ma verrà ciò che è perfettoed esse svaniranno.Quando ero bambinoparlavo da bambino,come un bambinopensavo e ragionavo.

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Da quando sono uomo,ho smesso di agire così.Ora la nostra visione è confusa,come in un antico specchio;ma un giorno saremo a faccia a facciadinanzi a Dio.Ora lo conosco solo in parte,ma un giorno lo conosceròcome lui mi conosce.Ecco dunque le tre cose che contano:fede, speranza, amore.Ma più grande di tutte è l’amore.

Queste sono le qualità essenziali di una personareligiosa. Questo è il mio messaggio... questo è ilmessaggio!

Il linguaggio è arcaico, e poiché è antico ha una suabellezza: più vetusto è il linguaggio, maggiore è la suapoesia. Man mano che il nostro linguaggio si è fatto piùpreciso, è diventato sempre più scientifico.

Poiché questo inno ha duemila anni, ha in sé qualcosa diinnocenza primeva, l’infantile qualità della meraviglia,dell’essere sorpreso dal mistero. Ma, Premartha, haiperfettamente ragione: non c’è nulla in esso che micontraddica, né vi è qualcosa che io vorrei contraddire.Chiunque abbia detto quelle cose deve essere stato unilluminato.

Tuttavia, non continuare a ripeterlo, non limitarti aquesto. È bello ripeterlo, è bello cantarlo, ma non èsufficiente. Mettilo in pratica, lascia che diventi la fragranzastessa della tua vita. Lascia che si dissolva nel tuo sangue,nelle tue ossa, nel tuo midollo. Lascia che ti circondi comeun’aura invisibile. Non limitarti solo a ripeterlo; è bello, equesto è il pericolo. Puoi esserne così affascinato, puoiessere così ipnotizzato dalla sua bellezza, che puoicontinuare a ripeterlo per tutta la vita. E più lo ripeti, piùbello ti sembrerà... poiché questi messaggi antichi hanno unpotere immenso, e molti strati di significati.

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Ma non scendere in analisi linguistiche o filosofiche. Èuna preghiera, e una preghiera non è qualcosa da ripetereverbalmente ma che deve essere sentita; inoltre ricorda,una preghiera non è qualcosa da leggere, bensì da vivere.Vivila!

Ed è vero:

Ecco dunque le tre cose che contano:fede, speranza, amore.Ma più grande di tutte è l’amore.

Puoi pensare all’amore, puoi avere splendidi volidell’immaginazione riferiti all’amore, e puoi fare sognisplendidi rispetto all’amore, ma non servirà. Ciò che serviràè questo: devi diventare amore. L’amore deve diventare latua essenza più intima. Ogni altra cosa deve esseresacrificata all’amore, ogni altra cosa deve diventare partedella tua vita amorevole.

Solo allora questa preghiera sarà vera per te. E in quelcaso non sarà cristiana, non apparterrà al NuovoTestamento... sarà qualcosa che appartiene al tuo cuore; larespirerai. E chiunque si avvicinerà a te, ne percepirà unriflesso. Un po’ di luce verrà diffusa sul sentiero di tutti... sela vivi.

Le scritture possono essere comprese solo se, comeprima cosa, vengono messe in pratica. La gente fa l’esattoopposto: legge i testi sacri e cerca di comprenderli. Da unpunto di vista intellettuale non è difficile capire questescritture, sono semplici. Le persone diventano veri esperti,maestri nel ripetere questi testi... e non vanno oltre.Restano pappagalli.

E cosa puoi capirne? Da un punto di vista intellettuale,qualsiasi cosa comprenderai, non sarà giusta, perchérifletterà il tuo stato mentale, non quello di chi pronunciòqueste parole.

Un ranchero in pensione, età sessantacinque anni, decise di andarea New York per guardarsi in giro.

Scelse un albergo nel cuore della City, salì le scale, si mise a suo

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agio e si sdraiò sul letto per riposarsi.Mentre era immerso nel dormiveglia, vide la porta aprirsi

lentamente, e si trovò di fronte un’avvenente biondona, vestita solo diuna vestaglia trasparente.

“Oh,” si scusò la donna, vedendo il vecchietto, “devo essere nellastanza sbagliata!”

“No,” la corresse l’uomo, “sei nella stanza giusta... solo conquarant’anni di ritardo!”

L’interpretazione sarà sempre tua. Puoi leggere Gesù,puoi leggere Buddha, ma chi interpreterà le loro parole? Tule interpreterai... e qual è la tua comprensione? Che lucepossiedi? Quelle splendide parole rimarranno meravigliose,meravigliosi nulla. Certo, è bellissima poesia, ma la poesianon ti può liberare, a meno che non diventi la tua esperienzapersonale, a meno che tu non diventi un testimone di quellescritture.

“La tua continua infedeltà dimostra che sei un vero cialtrone”esplose la moglie indignata, per aver trovato il marito a flirtare conl’ennesima donna.

“Al contrario!” venne la fredda risposta. “Dimostra solo che sonotroppo buono per essere vero.”

Le tue interpretazioni rifletteranno sempre e soltantote. Quando guardi in uno specchio, vedrai il tuo volto, vedraite stesso. Non puoi vedere lo specchio, puoi solo vedere iltuo volto riflesso in lui. Sarai in grado di vedere lo specchiosolo quando avrai perso il tuo volto, quando avrai perso latua testa, quando non sarai più. Quando sarai diventato unnulla, un nessuno, allora mettiti di fronte a uno specchio, evedrai lo specchio e il suo riflettere, ma tu non sarai riflessoin lui, non verrai rispecchiato. Non sarai presente in quellospecchio... prima di diventare un’assenza, non servemettersi di fronte allo specchio.

Ed è ciò che la gente continua a fare: legge la Bibbia, ilCorano, il Dhammapada... e legge se stessa.

La madre preoccupatissima stava dando alla figlia quindicennealcuni consigli di morale sessuale. “Capisco, tesoro, che potrestiessere tentata, mentre sei fuori con un ragazzo... ma, se lo fossi, perfavore, concediti qualche minuto di raccoglimento e poniti questa

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domanda importantissima: un’ora di piacere, vale una vita diumiliazioni?”

“Caspita, mamma,” chiese la figlia tutta eccitata, “mi spieghi comefai a farlo durare un’ora?”

Ricorda sempre: non puoi capire Gesù, Mosè,Zarathustra... la tua “faccia” interferirà troppo.

Un paziente, sposino da pochi mesi, spiegava al propriomedico la sua situazione matrimoniale, che gli avevacausato uno strano malessere: la prima volta che avevafatto l’amore con la moglie era stato meraviglioso, ma laseconda volta si era trovato tutto sudato e ansante.

Il medico decise di consultare anche la donna: “Non èstrano”, esordì, quando la donna entrò nello studio, “che laprima volta suo marito abbia provato una sensazionemeravigliosa, e la seconda si sia trovato tutto sudato eansimante?”.

“Perché dovrebbe?” replicò la donna, torcendo labocca, “la prima volta è successo in gennaio e la seconda aluglio!”

Non puoi affrontare direttamente i detti dei buddha.Come prima cosa dovrai entrare in te stesso. L’incontrofondamentale deve avvenire con la tua originalità, soloallora tutti i buddha ti appariranno limpidi e cristallini. Aquel punto, accadrà anche un’altra cosa: Gesù, Buddha,Mosè e Maometto non dicono cose diverse... diconoesattamente le stesse cose.

Se una persona non diventa un testimone diretto dellaverità suprema, continuerà a pensare che Buddha stiadicendo una cosa, e Gesù dica l’esatto contrario; che ilbuddhismo sia contro l’induismo, l’induismo contro ilgiainismo, il giainismo contro l’islamismo. Se non sei untestimone del vero, continuerai a credere in queste trecentoreligioni, e parteciperai al litigio comune, al conflitto,all’antagonismo che si perpetua continuamente tra lereligioni. Il giorno in cui vedrai la verità del tuo stessoessere, tutte queste trecento religioni semplicementescompariranno, evaporeranno.

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Una volta – proprio come ha fatto Premartha – unmissionario cristiano andò da un Maestro zen. Volevaconvertirlo, per cui portò con sé il Sermone della montagna.Iniziò a leggerlo, ma fece in tempo a completare solo leprime due o tre frasi, perché il Maestro lo zittì: “Smetti!Chiunque abbia detto queste cose era un buddha!”.

Il missionario era sorpreso. Replicò: “Ma sono leparole di Gesù!”.

E il Maestro: “Non importa il nome del buddha,chiunque le abbia dette era un buddha! È arrivato a casa”.

E io lo ripeto a te, perché anch’io lo so. Una volta chehai assaporato il vero, lo sai. In qualsiasi forma la verità sipresenti, la riconosci immediatamente. Ma come primacosa, diventa un testimone.

L’ultima domanda

Amato Maestro,solo un passo?

Digambara, certo, di fatto, neppure quello... perchénon dobbiamo andare da nessuna parte. Siamo già in Dio!Dico: “solo un passo” per consolarvi, perché se non ci fosseneppure un passo, sareste troppo perplessi. Riduco tutto alminimo, a un singolo passo, così che vi resti qualcosa dafare, perché voi capite solo il linguaggio del fare. Sietepersone che fanno! Se dicessi: “Non si deve fare nulla, nonsi deve fare neppure un singolo passo”, sareste incapaci didare un senso a ciò che dico.

La verità è che non occorre fare neppure un passo.Seduti in silenzio, senza fare nulla, viene la primavera el’erba cresce da sola.

Ma questo potrebbe essere troppo... la vostra mentepotrebbe semplicemente ignorare tutto quanto, oppurepotrebbe pensare che siano assurdità. Come puoiraggiungere Dio senza fare nulla? Certo, la mente puòcomprendere l’esistenza di una scorciatoia; per questo dico:“Solo un passo”, è la via più breve... non si può ridurre

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oltre!Un singolo passo! Serve solo a farvi capire che nessun

agire è essenziale. Per conseguire l’essere, il fare è deltutto inessenziale. Quando sarete d’accordo, e vi sareteconvinti che occorre fare solo un passo, allora vi sussurrerònell’orecchio: “Neppure uno, sei già arrivato!”.

Rabiya, una grande mistica sufi, stava passando... era la strada chepercorreva ogni giorno per andare alla piazza del mercato... ci andavaogni giorno, per urlare la verità che aveva conseguito.

Da giorni osservava un mistico, un mistico molto famoso, Hassan,seduto sulla soglia della moschea, che pregava Dio: “O Signore, aprila porta! Per favore, apri la porta! Lasciami entrare!”.

Quel giorno Rabiya non poté sopportarlo. Hassan stava piangendo,lacrime calde scorrevano sul suo volto, ed egli continuava a urlare:“Apri la porta! Lasciami entrare! Non mi ascolti? Perché non ascolti lemie preghiere?”.

Ogni giorno Rabiya ne rideva, ogni volta che sentiva Hassan rideva,ma quel giorno era davvero troppo. Lacrime... Hassan stava veramentepiangendo, singhiozzava disperato, aveva il cuore a pezzi. Si avvicinò,scrollò Hassan e disse: “Smetti queste assurdità! La porta è aperta...di fatto, tu sei già entrato!”.

Hassan guardò Rabiya, e quel momento divenne un istante dirivelazione. Guardando Rabiya negli occhi, si inchinò, le toccò i piedi edisse: “Sei venuta al momento giusto; altrimenti sarei andato avanti ainvocare per tutta la vita! Per anni l’ho fatto... dov’eri in tutto questotempo? E so che passi lungo questa strada ogni giorno. Devi avermivisto piangere, pregare”. Rabiya disse: “Certo, ma la verità può soloessere detta in un momento particolare, in uno spazio preciso, in uncerto contesto. Aspettavo il momento giusto, che i tempi fosseromaturi. Oggi è arrivato il momento giusto, per questo mi sonoavvicinata a te. Se te lo avessi detto ieri, ti saresti sentito irritato;avresti potuto andare in collera. Avresti potuto reagire contro di me;avresti potuto dirmi: ‘Hai disturbato la mia preghiera!’. E non è giustodisturbare una persona quando prega”.

Perfino a un re non è concesso disturbare la preghieradi un mendicante. Perfino un criminale, un assassino, se inun paese musulmano sta pregando, deve essere lasciato inpace: la polizia deve aspettare fino a quando ha finito dipregare, solo allora lo può arrestare. La preghiera nondovrebbe essere disturbata.

Rabiya disse: “Ho dovuto aspettare per dirti questo:‘Hassan, non essere sciocco, la porta è aperta... di fatto, seigià entrato!’. Ma ho dovuto aspettare il momento giusto”.

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Digambara, io dico: “solo un passo”... e perfino questoti sembra incredibile, per questo hai fatto questa domanda.

Mi chiedi: “Amato Maestro, solo un passo?”.Neppure quello, Digambara. Ma il momento giusto

ancora non è venuto, perlomeno per te. Quando verrà,sussurrerò nel tuo orecchio: “Sei già entrato. Non occorrefare neppure un passo”, perché non ci stiamo muovendoverso l’esterno. I passi sono necessari per muoversiall’esterno, non ne occorrono per entrare dentro di noi.

È come se un uomo sognasse, e nel suo sogno andasselontanissimo. Avrà bisogno di un lungo viaggio per tornare acasa? È già a casa, sta dormendo a casa sua... ma nel suosogno può essere a Timbuktu. Tutto ciò che serve èscuoterlo!

Così come Rabiya scosse Hassan, Digambara, ungiorno io scuoterò te! Hai solo bisogno di qualcuno che ti tiriaddosso dell’acqua fredda: acqua veramente ghiacciata, inmodo che, a causa dello shock, tu apra gli occhi. Pensi forseche mi chiederai: “Come farò per tornare a casa... visto chesono a Timbuktu?”. No, non chiederai nulla, se vedi diessere già a casa, riconoscerai di esserti addormentato e diaver sognato Timbuktu. Non ci sei mai andato.

Non sei mai uscito da Dio! Non puoi, è impossibile,perché solo Dio esiste. Dove mai potremmo andare? Nonesiste alcun luogo in cui Dio non esista. Noi siamo sempre inlui, e lui è sempre in noi. Ma questo richiede un risveglio.

Neppure un singolo passo... questo serve solo aportarvi vicino alla verità. Pian piano, dovete esserepersuasi. Mille passi vengono ridotti a uno solo, e alla fine viporterò via anche quell’unico passo. Ma per farlo, occorre ilmomento giusto. Le verità supreme possono solo esseredette nella giusta situazione, quando i tempi sono maturi.

Anche quel momento verrà.Sii pronto ad accoglierlo, a dargli il benvenuto...

Per oggi basta.

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Settimo discorso Osservando...

Lo sciocco è incurante. Ma colui che è sovrano della propria vita coltiva con costanza la propria osservazione: è il suo tesoro più prezioso.

Egli non si lascia mai sedurre dal desiderio. Egli medita. E nella forza del suo proposito scopre la vera felicità.

Egli vince il desiderio – e dalla torre di saggezza guarda verso il basso con distacco imparziale la folla immersa nell’afflizione. Egli guarda verso il basso coloro che vivono attaccati al suolo.

Con presenza cosciente tra gente incosciente, risvegliato mentre gli altri sognano, veloce come un cavallo da corsa egli distanzia la folla.

Con l’osservazione Indra divenne il re degli dei.

Quale meraviglia è l’osservazione,

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quale follia è dormire.

Il bhikkhu che osserva con attenzione la propriamente e disdegna la caparbietà dei propri pensieri distrugge col fuoco della propria coscienza vigile tutti i vincoli del mondo.

Il bhikkhu che osserva con attenzione la propriamente e disdegna la propria confusione non potrà cadere. Egli ha trovato la via che conduce alla pace.

La vita è tridimensionale, e l’uomo è libero discegliere. La libertà che l’uomo ha è, al tempo stesso, unamaledizione e una benedizione. Può scegliere di elevarsi,può scegliere di cadere. Può scegliere la via delle tenebre,oppure può scegliere la via della luce.

Nessun altro essere ha la libertà di scegliere. Le vitedi tutti gli altri esseri viventi sono predeterminate. Poichésono predeterminate, essi non possono perdersi... questa èla loro bellezza. Ma poiché sono predeterminate, sonomeccaniche, automatiche, e questa è la parte orribile dellaloro realtà.

L’uomo non è ancora un essere, nel vero senso dellaparola. È solo un divenire, è sulla strada. Sta ricercando,indaga, brancola; ancora non è cristallizzato. Per questonon sa chi egli sia – poiché ancora non è, come puòconoscere chi egli sia? Prima che si possa conoscere, deveaccadere l’essere. E l’essere è possibile solo se scegli nelmodo giusto, consapevolmente, in piena coscienza.

Jean-Paul Sartre ha ragione, quando dice che l’uomo èun progetto, che l’uomo crea se stesso col proprio sforzo,che l’uomo è nato solo in quanto opportunità, come unapossibilità, non come una attualità. Deve diventare attuale...ed esiste ogni possibilità che manchi il bersaglio. Milioni dipersone mancano il bersaglio: è rarissimo che una persona

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trovi il suo essere. Quando una persona trova il proprioessere, è un buddha.

Ma il requisito fondamentale è questo: scegli la tua vitacon consapevolezza. In ogni caso, devi scegliere – che tuscelga con consapevolezza oppure no, non fa alcunadifferenza, si deve scegliere. Tu non sei libero, nel sensoche non ti sarà permesso di non prendere alcuna decisione,qualora lo volessi. Non sei libero di non scegliere: perfinonon scegliere diventerà una scelta.

Alle moltitudini che si perdono, ciò accade perché nonscelgono. Si limitano ad aspettare; continuano a sperare chequalcosa accada; in quel modo, nulla accade mai. Devicreare il contesto, lo spazio, perché qualcosa di valore tiaccada, perché qualcosa di essenziale ti accada.

Nel mondo esistono due scuole di filosofi. Una credeche l’uomo sia nato in quanto essenza; è la scuola degliessenzialisti: afferma che l’uomo nasce già pronto, fatto efinito... questa è l’idea dei fatalisti. L’altra scuola è quella dicoloro che si definiscono esistenzialisti. Essi credono chel’uomo non sia nato in quanto essenza, ma solo in quantoesistenza.

Qual è la differenza? L’essenza è predeterminata; laporti con la tua vita, è un’impronta dentro di te. Devi solosvilupparla, ma sei già fatto e finito. Non hai alcunapossibilità di creare te stesso, di farti. È un punto di vistaestremamente vuoto di creatività: riduce l’uomo a unamacchina.

L’altra scuola crede che l’uomo sia nato solo in quantoesistenza. L’essenza deve essere creata; non è già presente.Devi creare te stesso, devi trovare mezzi e modi perdiventare, per essere. Devi diventare un ventre per il tuostesso essere, devi dare vita a te stesso. La nascita fisicanon è la vera nascita; devi rinascere un’altra volta.

Gesù dice a Nicodemo: “Se non torni a nascere, nonentrerai nel regno del mio Dio”. Cosa vuol dire? Nicodemodeve forse morire prima in quanto corpo? Niente affatto.Gesù intende dire qualcosa di totalmente diverso: devemorire in quanto ego, in quanto personalità; in quanto

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passato; deve morire in quanto mente, solo quando si muorein quanto mente, si nasce in quanto essere.

In Oriente, abbiamo definito i buddha “due volte nati,dwij”. La gente comune nasce solo una volta; un buddha ènato due volte. Il primo dono della vita avviene attraverso igenitori, il secondo dono dovete darvelo voi stessi.

Potete scegliere fra queste tre dimensioni. Se sceglieteuna dimensione, conseguirete una particolare integrità, mapoiché è unidimensionale, non sarà totale e non saràintegra. La prima dimensione è quella della scienza, delmondo oggettivo, degli oggetti, delle cose, dell’altro.

La seconda dimensione è l’estetica: il mondo dellamusica, della poesia, della pittura, della scultura, il mondodell’immaginazione.

E la terza dimensione è quella della religione...soggettiva, interiore.

Scienza e religione sono polarità opposte: la scienza èestroversa, la religione è introversa. E tra le due si estendeil mondo dell’estetica. È il ponte: è entrambe e nessunadelle due cose. Il mondo dell’estetica, il mondo dell’artista,in un certo senso è oggettivo, ma solo in un certo senso...dipinge, e poi il dipinto nasce in quanto oggetto. Ed è anchesoggettivo, perché prima di poter dipingere deve creare ildipinto nella propria interiorità, nella sua soggettività.Prima che un poeta possa cantare la propria canzone, egli lacanta nei recessi più intimi del proprio essere. Prima lacanta lì, solo in seguito essa fuoriesce e spunta nel mondoesterno.

È scientifica, nel senso che l’arte crea oggetti, ed èreligiosa nel senso che, qualsiasi cosa l’arte crei, comeprima cosa viene visualizzata nell’essere interiore di unapersona. È il ponte tra la scienza e la religione. La religioneè assoluta interiorità; è incamminarsi nell’essenza piùintima del proprio essere, è soggettività.

Queste sono le tre dimensioni.Se diventi uno scienziato e perdi contatto con il mondo

dell’estetica e con quello della religione, sarai un uomo auna dimensione. Sarai solo un terzo, non sarai integro.

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Forse conseguirai una certa integrità, come la puoi vederein un uomo come Albert Einstein – una individualità precisa,una bellezza, una verità, ma solo parziali.

Puoi scegliere di essere un artista: puoi essere unPicasso, un van Gogh, un Beethoven, un Rabindranath, maanche in quel caso... sarai un po’ migliore, perché il regnodell’estetica è un regno di mezzo, è il mondo delcrepuscolo... avrai in te qualcosa della religione. Ogni poetaha qualcosa di religioso in sé; può esserne consapevole, puònon esserlo, in ogni caso nessun poeta può essere privo diun sapore religioso. È impossibile. Perfino il più esteta degliartisti avrà inevitabilmente in sé una sorta di religiosità.Senza, non sarebbe un genio. Senza, sarebbe solo unesperto, un artigiano, ma non un artista.

Perfino un uomo come Jean-Paul Sartre – che è un ateoindefesso, che non ammetterà mai di essere religioso –perfino lui, in un certo senso è religioso. Ha creato grandiromanzi, e quei romanzi e i suoi personaggi possiedono unaprofonda interiorità. Quell’interiorità è stata vissuta daquest’uomo, altrimenti non ne avrebbe potuto scrivere.Quell’interiorità è stata sperimentata.

Inoltre, chi si addentra nel regno dell’estetica, avràinevitabilmente in sé anche delle qualità scientifiche. Saràuna persona più logica dell’uomo religioso, sarà piùorientata verso l’oggetto dell’uomo religioso – certo, menofissa sugli oggetti dello scienziato, meno logica delloscienziato, ma più logica della persona religiosa. Sarà piùequilibrata.

È meglio vivere nel mondo dell’arte, perché in qualchemodo possiede qualcosa di tutte e tre le dimensioni – masolo qualcosa, ancora non è totale.

L’uomo religioso, di nuovo, è unidimensionale, propriocome lo scienziato. Albert Einstein è unidimensionale, e cosìè Gautama il Buddha. E proprio perché l’Oriente è diventatounidimensionale, la religione ha sofferto molto.

Oggigiorno l’Occidente sta soffrendo moltissimo, e lacausa è sempre l’unidimensionalità. L’Occidente è inbancarotta, per ciò che concerne il mondo interiore; e

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l’Oriente è in bancarotta, per ciò che concerne il mondoesterno.

Non è un caso che l’Oriente sia povero e denutrito: hascelto di essere così. Ha negato la scienza; ha perfinonegato il mondo della realtà oggettiva. Dichiara che ilmondo è illusorio; se il mondo è illusorio, come puoi creareuna scienza? Manca il primo requisito: non puoi creare unascienza da maya, da un’illusione. Come puoi creare unascienza partendo da qualcosa che non esiste neppure? Seneghi il mondo, hai negato radicalmente la dimensione dellascienza.

Ecco perché l’Oriente è povero e denutrito. E se ilgenio orientale non lo comprende, potremo continuare aimportare la scienza dall’Occidente, ma essa non metteràmai radici nei nostri esseri. Se il nostro approccio resta lostesso degli ultimi cinquemila anni, la scienza esisteràunicamente come qualcosa di estraneo. Questo è ciò cheaccade oggi.

In India è facile trovare uno scienziato, famoso nelmondo per le sue ricerche, che vive una vita estremamentepriva di scientificità. Magari consulta l’astrologo, o il mago;continua a fare il bagno nel Gange, per ripulirsi dai peccatidi infinite incarnazioni. Può credere ancora in mille e unacosa che non sono altro che semplici superstizioni... eppureè uno scienziato! La scienza resta qualcosa di periferico; lasua anima resta ancora radicata nell’antico passatodell’Oriente, che è del tutto non scientifico.

L’Oriente ha sofferto moltissimo a causa della suaunidimensionalità. E oggi l’Occidente sta soffrendo di nuovo,per la stessa ragione: l’unidimensionalità. L’Occidente hascelto di essere scientifico, pagando come prezzo l’esserereligioso. Si nega Dio, e si nega l’anima. Come inizio l’uomoè stato ridotto a un animale, e ora a una macchina. L’uomoha perso ogni gloria, ogni splendore; l’uomo ha perso ognisperanza, ogni futuro. Nel momento in cui l’uomo perde lapropria interiorità, perde profondità, diventa superficiale.L’uomo occidentale è ricco, per ciò che concerne gli oggetti,ma è poverissimo per ciò che concerne l’anima – da un

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punto di vista interiore è povero, da un punto di vistaesteriore è ricco.

Così stanno le cose, ora come ora.E tra queste due realtà, esistono alcuni artisti che

hanno qualcosa di entrambe le dimensioni. Ma perfinol’artista non è appagato, perché ha qualcosa di entrambema non è né uno scienziato, né una persona religiosa:possiede semplicemente guizzi di entrambi i mondi. Vive inuna sorta di limbo; non si acquieta mai, resta un vagabondo.Si muove come fosse una navetta che collega i due mondi. Ilsuo contributo non è gran cosa: poiché non è uno scienziato,non può dare alcun contributo scientifico; e poiché non è unuomo religioso, non è in grado di dare un contributo inquesto senso. Al massimo, la sua arte resta decorativa; almassimo, può rendere la vita un po’ più bella, un po’ piùcomoda, un po’ più confortevole. Ma questo non è grancosa.

Io propongo la quarta via. Il vero uomo saràsimultaneamente tutte e tre le cose: sarà uno scienziato, unartista, e un religioso. E definisco questo quarto uomo“l’uomo spirituale”. Ecco dove differisco da Albert Einsteine da Gautama il Buddha e da Picasso, ecco dove mi staccoda tutti e tre... dovete ricordare le mie differenze.

Buddha è unidimensionale, incredibilmente bello! Perciò che riguarda il suo mondo interiore, egli è il Maestro piùgrande, il Maestro del regno interiore, insuperabile, maresta unidimensionale. Consegue una pace immensa, unsilenzio, una beatitudine, ma non dà un contributo al mondo,da un punto di vista oggettivo.

Albert Einstein contribuisce al mondo in manieraestremamente oggettiva, ma non contribuisce per nullariguardo al regno interiore – ecco perché il suo contributodivenne una maledizione.

Per tutta la vita soffrì, poiché egli fu l’uomo chepropose la creazione delle bombe atomiche. Aveva scrittouna lettera al presidente americano: “Ora è tempo – se noncreiamo bombe atomiche, la guerra potrà continuare peranni e anni, e sarà oltremodo distruttiva. Sarà sufficiente

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costruire alcune bombe atomiche, lanciarle... e la guerrafinirà!”.

Ma una volta che il potere – qualsiasi forma di potere –arriva nelle mani dei politici, non li si può più controllare,non si può impedire loro di usarlo. Il politico è il tipo dipersona più stupido che esista, vera scimmia, va matto per ilpotere.

Una volta che la bomba atomica fu nelle mani deipolitici americani, dovette essere lanciata da qualche parte.Hiroshima, Nagasaki furono inevitabili. E quando tuttoquesto accadde, per Albert Einstein divenne una ferita, unaferita profonda. Si pentì per tutta la sua vita.

Ormai morente, quando qualcuno gli chiese: “Se Dio tidesse un’altra opportunità di rinascere, vorresti tornare aessere uno scienziato?”.

Egli rispose: “No, certamente no, assolutamente no!Piuttosto vorrei essere un idraulico, ma non un fisico, nonuno scienziato. Mi è bastato! Non sono stato unabenedizione per questo mondo, bensì una maledizione”.

Certo, egli arricchì il mondo esterno, ma senza unacrescita interiore parallela, qualsiasi realizzazione nelmondo esterno crea squilibrio.

Possiedi molte cose, ma non possiedi te stesso. Haitutto ciò che ti può rendere felice, ma non sei felice, perchéla felicità non potrà mai essere frutto di possessi. La felicitàè un affiorare interiore; è un risveglio delle tue energie; èun risveglio della tua anima.

Buddha ha contribuito immensamente alla dimensionesoggettiva; egli è il Maestro per eccellenza. Qualsiasi cosadica è assolutamente vera, ma è unidimensionale – nonscordatelo mai.

Qui, il mio sforzo è creare la quarta via: un uomo cheriunisca in sé tutte e tre queste dimensioni della vita, chediventi una trinità, una trimurti, che abbia in sé tutti e trequesti aspetti di Dio. Che abbia tanta mente logica, quantane occorre per essere scientifici, ma che abbia anche tantapoesia, quanta ne occorre per avere senso estetico, e cheabbia anche tanta meditazione e presenza attenta, quanta

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tutti i buddha hanno proposto.Il quarto uomo è la speranza del mondo. La quarta via

è la sola possibilità, se si vuole che l’uomo sopravviva. Se sivuole che l’uomo continui a esistere su questa Terra,dobbiamo trovare una grande sintesi fra queste tredimensioni. E se tutte e tre queste dimensioni si incontrano,si fondono e si dissolvono in una sola, ovviamente la sintesiche ne risulterà sarà la quarta via!

Io parlo di Buddha, di Mahavira, di Gesù, di Patanjali,di Lao Tzu e di molti altri. Ma vorrei che vi ricordastesempre che tutte queste persone sono unidimensionali. Èmia intenzione arricchire la vostra vita con i loroinsegnamenti, ma non fermatevi lì. Vorrei che andaste un po’più a fondo anche in altre dimensioni.

Per questo la nuova Comune sarà un luogo in cuiOriente e Occidente si incontreranno, in cui la sferasoggettiva e quella oggettiva si fonderanno l’una nell’altra.Nella nuova Comune avremo scienziati, artisti, poeti, pittori,cantanti, musicisti, meditatori, yogin, mistici... ogni sorta dipersone riverserà le proprie energie in un unico grandefiume. Ed è così che vorrei fosse tutto questo mondo.

Buddha deve essere incorporato in quella realtà, perquesto ne parlo. E, ovviamente, la terza dimensione, ladimensione religiosa, è una delle più importanti, la piùimportante... senza, tutto sarebbe privo di anima.

I sutra di oggi:

Lo sciocco è incurante.Ma colui che è sovrano della propria vita

coltiva con costanza la propria osservazione: è il suo tesoro più prezioso.

Buddha definisce “sciocco” l’uomo, non perché siaignorante, non perché non sia colto. Secondo Buddha, unuomo è uno sciocco se è inconsapevole, se si comportainconsapevolmente, se vive nel sonno, se è sonnambulo. Secontinua ad agire privo di qualsiasi consapevolezza, inquesto caso è uno sciocco. La parola ha un significato

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particolare, ricordalo: inconsapevolezza, incoscienza,assenza di presenza cosciente... questa è la definizione cheBuddha dà dello sciocco.

Egli si muove nella vita come un legno alla deriva, inbalìa dei venti. Non sa chi è, non sa da dove viene, non sadove sta andando, è del tutto accidentale; si limita a vivereper caso. Non possiede una ricerca cosciente e determinatadell’essere, della verità, della realtà. Segue la massa,rimane membro della psicologia di massa. Non è unindividuo. Non ha una reale intelligenza personale, seguesemplicemente gli altri. I genitori hanno detto qualcosa, o ipreti, o i politici, ed egli continua a seguire ogni sorta diconsiglio. Non ha alcuna idea del perché esiste, per qualescopo, né di cosa fa, e perché lo fa. Non si pone maidomande simili.

Per lui queste domande sono estremamente scomode.Gli creano ansia, pertanto le evita. Si limita a credere nellerisposte che gli vengono messe in mano; non le mette mai indubbio. Non è che abbia conseguito fiducia – niente affatto,non ha neppure fiducia – semplicemente si limita areprimere il suo dubbio, perché gli crea disagio.

Resta un hindu, un musulmano, un cristiano. Non siinterroga mai e non rischia mai nulla per indagarsi. Non siaddentra mai alla ricerca di chiarimenti: non è unavventuriero, la sua vita non è affatto un’avventura. Èbloccato, dorme, ristagna. Non lo potrai mai separare dallafolla a cui appartiene, è simile a una pecora. Buddha lodefinisce “sciocco”.

Lo sciocco può essere estremamente colto – di fatto, loè quasi sempre. Può essere un pundit, uno studioso, uninsigne professore – è così che nasconde la propriastupidità. Raccoglie sapere alla circonferenza e nascondel’ignoranza che esiste al centro.

Esistono due tipi di persone: quelle estremamentecolte ma che in realtà non sanno nulla, possiedono una sortadi sapere ignorante. E quelle che non sono colte, ma chesanno, possiedono una sorta di ignoranza sapiente.

Quando Buddha usa il termine “sciocco”, non parla

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della seconda categoria – poiché Buddha stesso non è moltocolto, né lo è Gesù, né lo è Maometto. Essi sono innocenti,semplici, ma la loro semplicità, la loro innocenza, il loroessere immediati come bambini, sono tali da aver permessoloro di penetrare l’essenza più intima dell’essere. Sonoriusciti a conoscere la propria verità; sono riusciti araggiungere l’essenza più intima della loro esistenza. Essisanno, ma non sono colti. Il loro sapere non deriva dallescritture: la loro sapienza scaturisce da una osservazioneattenta e consapevole.

Ricordate la fonte: la vera sapienza nasce dallameditazione, dalla presenza attenta, dalla consapevolezza,dall’essere totalmente coscienti, dall’osservazione,dall’essere un testimone.

Viceversa, il falso sapere nasce dalle scritture. Puoiapprendere il falso sapere molto facilmente e te ne puoigloriare, ma rimarrai uno sciocco – uno sciocco colto, mapur sempre uno sciocco.

Se vuoi veramente conoscere, dovrai lasciar caderetutto il tuo sapere, dovrai tornare a disimpararlo. Dovraitornare a essere ignorante, simile a un bambino, con occhicolmi di meraviglia, assolutamente all’erta. In questo caso,non solo conoscerai il tuo essere, ma anche l’essere cheesiste nel mondo... l’essere che esiste negli alberi e negliuccelli e negli animali e nelle rocce e nelle stelle. Se riesci aconoscere te stesso, arrivi a conoscere tutto ciò che esiste.

Dio è un altro nome per indicare tutto ciò che esiste.Lo sciocco è incurante. Con “incurante” Buddha

intende dire che si comporta inconsapevolmente. Non sa ciòche sta facendo. Si limita semplicemente ad agire, perchénon riesce a stare senza fare niente; ricerca una continuaoccupazione. Non sa stare solo, ricerca una costantecompagnia. Non può stare disoccupato, neppure per un soloistante, e questo perché quando non fa nulla, quando è solo,inizia a confrontarsi con se stesso... e la cosa lo terrorizza.

Non vuole scendere nell’abisso del proprio essere.Laggiù, tutto ciò che sa è del tutto privo di significato. Tuttociò che sa, non può portarlo in quella dimensione. Tutto il

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suo sapere, tutta la sua efficienza, tutte le sue scritture,tutte le sue teorie, sono assolutamente futili nel mondointeriore. Si aggrappa al mondo esterno perché in esso egliè qualcuno. Nel mondo interiore non è nessuno.

Prova a osservare la gente! Di fatto è il maggiorspettacolo che esista: mettiti sul lato della strada e osservasemplicemente i passanti. Cosa fanno? Perché lo fanno? Epoi osserva te stesso – cosa fai tu? E perché?

Un uomo abborda una donna in una hall dell’albergo e va con lei nelsuo appartamento. Entrambi si spogliano, ma a quel punto la donnadice: “Prima di tutto inseguimi e cerca di afferrarmi! Voglioinfiammarmi, eccitarmi!”.

Per due ore l’uomo cerca di acchiapparla, ma non ci riesce... allafine se ne va disgustato.

La notte successiva l’uomo vede la stessa donna che si lasciaabbordare da un’altra vittima, e decide di curiosare dalla scalettaantincendio le peripezie del povero malcapitato. Eccolo quindiappollaiato che sbircia quel gran gioco di gambe da uno spiragliolasciato dalle tende, quando suo malgrado si ritrova a commentare adalta voce: “Ah, fratello, stai proprio facendo il pieno!”.

“L’hai detto,” sussurra una voce nel suo orecchio, “ma avresti dovutovedere lo stronzo che ci è cascato ieri notte!”

Osserva le persone, è sufficiente: cosa fanno?Inseguono ombre, inseguono cose di cui non hanno bisogno,si impegnano in sforzi sovrumani per conseguire qualcosa e,una volta raggiuntala, non sanno cosa farsene. È così che lagente insegue il denaro, o il potere politico. Una volta chece l’hai non sai cosa fartene.

Una donna dice a un’altra: “Non ti preoccupa tuo marito? Continuaa tampinare donne... e tu lo sai!”.

L’altra donna ride e replica: “Non c’è nulla di cui preoccuparsi: è unpo’ come i cani che inseguono le automobili!”. L’amica commenta:“Non capisco. Cosa vuoi dire?”.

E l’altra spiega: “Certo, i cani inseguono le automobili ma, una voltaraggiunte, non sanno che farsene... la stessa cosa vale per mio marito.Insegue le donne, le acchiappa. Ma poi non sa cosa fare con loro. Loconosco! Per questo non mi preoccupo”.

Questa è la situazione. Qualcuno vuole essere moltofamoso, spreca tutta la sua vita per esserlo, e poi non sa

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cosa farsene della sua celebrità. Di fatto, una volta chediventi molto famoso, vuoi tornare a essere un perfettoignoto... è un tale peso! Non ti puoi rilassare, non puoiandare da nessuna parte senza che una folla ti guardi. Nonhai più alcuna privacy, non puoi più vivere una vita che siatua. Tutti ti guardano, ti scrutano, indagano nella tua vita.Non puoi ridere, non puoi parlare tranquillamente... tuttodiventa difficile.

Proprio qualche giorno fa, Jimmy Carter ha detto chese Kennedy si vorrà confrontare con lui nella campagnapresidenziale, si troverà a “pulirgli il culo con la lingua”.Adesso tutto il mondo lo critica per aver usatoquell’espressione... non gli è permesso neppure usareun’espressione così innocente... ora di certo si staràpentendo amaramente per averlo detto. Ha commesso uncrimine.

Quando sei famoso, non hai più una vita privata –quando sei il presidente di un paese, il vincitore di unPremio Nobel, sei un personaggio pubblico. Sei sempre inscena, sei sempre in esposizione; devi essere sempre vestitodi tutto punto! Non puoi fare neppure un gesto in pienalibertà.

La gente ha soldi... ma non sa cosa farne.L’uomo occidentale è sciocco. L’uomo saggio si muove

con determinazione, compie ogni passo in piena coscienza.La sua vita è una costante ricerca del vero. Non è maidispersivo; rimane all’erta in ogni sua azione... non a causadegli altri; è all’erta perché solo così acquisterà unaintegrità, solo così si cristallizzerà.

Lo sciocco è incurante. Il saggio è attento: attento a sestesso, alla propria vita, e anche agli altri. Si prende cura diogni cosa, perché valorizza la propria vita. Sa che èpreziosissima, che è un dono datogli da Dio qualeopportunità per crescere, che non deve essere perduta inuna sorta di ubriacatura.

Una prostituta, che ha ritrovato la retta via e si è unita all’Esercitodella Salvezza, sta dando testimonianza della propria conversione inuna strada di New York. “Mi concedevo a ogni uomo,” proclama con

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voce ispirata, “bianchi, neri, cinesi... adesso mi concedo solo a DioPadre, a suo figlio Gesù e allo Spirito Santo!”

“Brava, sorella,” urla un ubriaco confuso tra la folla riunitasi adascoltarla, “scopateli tutti!”

Osserva la gente e osserva te stesso, e ti stupirai diquanto inconsapevoli e ubriachi siamo! Quanto siamodisattenti! Non ascoltiamo cosa viene detto, non vediamociò che abbiamo davanti agli occhi. I nostri occhi sonoannebbiati, le nostre menti confuse, i nostri esseri nonhanno alcuna chiarezza. Non siamo affatto percettivi, nonabbiamo alcuna sensibilità.

Continuiamo a dire cose che non intendiamo, e poisoffriamo a causa loro. Continuiamo a dire cose che nonavremmo mai voluto dire. Continuiamo a fare cose – perfinomentre le facciamo, non vorremmo farle, eppurecontinuiamo... una forza inconscia continua a spingerci. Avolte decidiamo perfino di non fare una certa cosa, di nondire una certa cosa – ma poi la facciamo, anche se contrastacon la nostra decisione. Non abbiamo alcunadeterminazione, non abbiamo alcuna risolutezza, nonabbiamo alcuna volontà.

La donna sapeva che aveva solo poche ore di vita, per cui chiamò ilmarito e con voce imperiosa gli dettò le sue ultime volontà.

“Lo so,” disse, “che tu e mamma non siete mai andati d’accordo. Mafammi un favore, portami al cimitero nella stessa auto su cui c’è lei!”

“Va bene,” replica il marito sconsolato, “ma sappi che mi rovinerà lagiornata!”

Di fatto non è una barzelletta, accade ogni giorno. Dicicose che – dovresti saperlo – non va bene dire. Ma loriconosci solo più tardi, quando il male è stato fatto... parliinconsapevolmente.

Quest’uomo, che stava piangendo, che diceva allamoglie: “Senza di te mi sarà impossibile vivere. Senza di tela mia vita sarà vuota, una parte della mia anima morirà conte...” e cose simili... all’ultimo momento si dimentica ditutto!

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Lo sciocco è incurante.Ma colui che è sovrano della propria vita

coltiva con costanza la propria osservazione: è il suo tesoro più prezioso.

Lo sciocco resta uno schiavo – schiavo degli istinti,schiavo dei desideri inconsci, schiavo dei capricci, schiavodella società in cui è nato, schiavo delle mode – schiavo ditutto ciò che accade intorno a lui. Si limita a collezionaregesti imitativi... se il vicino compra una macchina nuova,deve comprarla anche lui, anche se non ne ha bisogno. Se ilvicino compra una casa in collina, deve comprarla anche lui.Troverà difficoltà a mettere insieme i soldi, difficile gestirel’operazione; forse dovrà prendere del denaro in prestito,gli ci vorranno anni per pagare il debito, ma devecomprarla. Il suo ego è ferito... la gente vive imitando,senza prendersi affatto cura della propria vita.

Tra gli esquimesi c’è una tradizione, una tradizionemolto bella: ogni anno, il primo giorno dell’anno, ognifamiglia guarda in tutta la casa per decidere ciò che nonserve e ciò che serve. Ripuliscono ogni cosa: conservanosolo ciò che è assolutamente necessario; tutto ciò che non loè, viene dato agli altri.

E vi stupirà sapere che le case degli esquimesi sono lecase più pulite che ci siano al mondo, hanno una purezzasquisita – nessun pattume, nessun accumulo. Sono spaziose,piccole ma spaziose; si conserva solo ciò che è necessario,assolutamente necessario...

Prova solo a pensare a tutte le cose che continui adaccumulare: sono veramente necessarie? Ne hai veramentebisogno? Oppure le accumuli solo perché anche gli altrivivono accumulando?

L’uomo che osserva diventa padrone della propria vita.Vive in funzione della propria luce, non in base alla vita deglialtri. Vive in funzione dei propri bisogni. E ricorda, i tuoibisogni non sono molti: se sei saggio, se osservi in pienacoscienza, vivrai una vita estremamente appagata, esemplicissima, attorniato da pochi oggetti.

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Se invece imiti, allora la tua vita diventerà moltocomplessa, inutilmente complessa. E non voglio darvi alcunadirezione particolare su ciò che dovreste avere, o nondovreste avere. Vi dico semplicemente: continuate aosservare... qualsiasi cosa vi sia necessaria, abbiatela; equalsiasi cosa non vi sia necessaria, dimenticatevene.Questa è la via del sannyas.

Io non sono favorevole alla rinuncia, ma di certo sonodel tutto favorevole alla rinuncia di ciò che è inutile. E nonsolo voi collezionate cose inutili... desiderate anche coseinutili, e non meditate mai sul fatto che quelle cose non sonoveramente necessarie. Vi aiuteranno in qualche modo? Virenderanno più felici, più estatici?

Prima di iniziare a desiderare una cosa, pensateci trevolte... e rimarrete sorpresi: su cento cose che desiderate,novantanove sono assolutamente inutili. Vi tengonosemplicemente occupati; quella è la loro unica funzione. Vimantengono lontani da voi stessi; quella è la loro unicautilità. Non vi permettono di avere tempo o spazio peressere voi stessi. Sono pericolose: ed è a causa di questecose inutili che sprecherete la vostra vita, e morirete inbancarotta.

...colui che è sovrano della propria vita coltiva con costanza la propria osservazione...

Ho sentito raccontare:

Marito e moglie stanno impazzendo a causa della presenzaossessiva del fratello della moglie, venuto a trascorrere un week-endche sta durando sei mesi. Decidono una soluzione drastica: la mogliecucinerà un pollo e il marito esploderà infuriato, dicendo che èbruciato! Passeranno quindi la questione al cognato... se dirà che èbuono, il marito lo accuserà di parteggiare per la moglie, e lo butteràfuori casa; se dirà che è cattivo, sarà la moglie a cacciarlo.

Sicuri di non poter fallire, preparano la scena nei dettagli, e ilmarito esplode in una furia che pare non lasciare dubbi, mentre ilcognato gli allontana il piatto per evitare che venga travolto da quellatempesta incontrollata.

La moglie replica con la stessa foga... d’un tratto i due smettono diurlare, e si rivolgono a lui: “Harry”, chiedono in coro, “cosa ne pensi

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tu?”.“Io,” replica Harry, sgranocchiando una coscia del pollo

incriminato, “io penso di restare altri tre mesi!”

Deve essere stato un uomo molto attento. Deve esserestato molto cosciente, all’erta. Non si è lasciato prendere inquella trappola, pur così ben congegnata. Se non fosse statopiù che attento, ci sarebbe inevitabilmente caduto: non dàalcuna opinione, si limita a dichiarare un fatto puro esemplice: “Penso di restare altri tre mesi”.

Vivi osservando attentamente e non verraiintrappolato. Vivi inconsapevolmente e verrai intrappolato aogni passo; la tua vita diventerà sempre di più una prigione.E nessuno ne sarà responsabile, a eccezione di te.

Ma colui che è sovrano della propria vita coltiva con costanza la propria osservazione: è il suo tesoro più prezioso.

Qualsiasi cosa fa, la fa con piena consapevolezza.Qualsiasi cosa fate voi, la fate praticamente da automi,meccanicamente. Dovrete deautomatizzare voi stessi. E lameditazione non è altro che questo: un processo dideautomatizzazione.

Siete diventati macchine, agite per automatismi.Mentre guidate, fumate una sigaretta, parlate con un amicoe pensate in cuor vostro a mille e una cosa. La maggiorparte degli incidenti accadono per questo motivo. Ognianno, sono più le persone che muoiono in incidenti stradali,in incidenti ferroviari e aerei, che non in guerra. AdolfHitler può non aver ucciso tante persone quante ne sonouccise ogni anno dal comportamento automatico dell’uomo,in tutto il mondo.

Ma cosa potete farci? Quello è il vostro stile di vita: ècosì che vivete. Mangiate – ma vi limitate a rimpinzarvi, nonprestate alcuna attenzione a ciò che mangiate. Fate l’amorecon vostra moglie, o vostro marito, e non lo guardateneppure in faccia. Avete perso ogni sensibilità; continuate a

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muovervi, ma i vostri sono gesti vuoti, privi di qualsiasisostanza, privi di significato: non possono averne, a menoche non siate pienamente consapevoli.

È la luce della consapevolezza che rende preziose lecose, le rende straordinarie; in questo caso, le piccole cosenon sono più piccole. Quando un uomo all’erta, sensibile, inamore, tocca un comune sasso sulla spiaggia, quella pietradiventa un diamante.

Se invece tocchi un diamante nel tuo stato diinconsapevolezza, si riduce a un comune sasso, anzi, menoancora. La tua vita avrà tanta profondità e tanto significato,quanta sarà la tua consapevolezza.

Oggi, in tutto il mondo, la gente chiede: “Qual è ilsignificato della vita?”. Ovviamente, il significato è perduto,perché avete perso la strada che porta a trovarlo, e quellastrada si chiama consapevolezza... il suo tesoro piùprezioso.

Egli non si lascia mai sedurre dal desiderio.

Cosa intende Buddha con “desiderio”? Il desiderioindica tutta la tua mente. Desiderio significa non esserequieora. Desiderio significa spostarsi altrove, in un futuroche non è ancora. Desiderio indica i mille e un modo con cuisi sfugge dal presente. Desiderio equivale alla mente. Nellaterminologia di Buddha, il desiderio è la mente.

E il desiderio è anche il tempo.Quando dico che il desiderio è anche il tempo, non

parlo del tempo cronologico, intendo il tempo psicologico.Come crei il futuro nella tua mente? Desiderando. Vuoi farequalcosa domani, devi creare quel domani; altrimenti ildomani non esiste ancora da nessuna parte, non è ancoraarrivato. Ma tu vuoi fare qualcosa domani, pertanto devicreare un domani psicologico.

E la gente crea anni davanti a sé, intere vite future.Pensa persino a cosa fare dopo la vita, dopo la morte...prepara perfino quello! E queste persone vengono ritenutereligiose, non lo sono affatto. Il desiderio ti allontana dal

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quieora, e il qui-e-ora è la sola realtà.Per questo Buddha dice: Egli non si lascia mai sedurre

dal desiderio.Non si sposta mai nel futuro, vive nel presente. Vivere

nel futuro significa vivere una vita falsa, una vita artificiale.

Un’attricetta avvenente rifiuta con fermezza gli inviti di ungiovanotto che torna continuamente alla carica, insistendo sul suoessere un ricco ebreo... deride perfino la sua offerta di centomilafranchi. Arriva a dirgli che, per mostrare quanto poco tenga in conto ilsuo denaro, gli concederà di fare all’amore con lei per tutto il tempoche i suoi soldi impiegheranno a bruciare. L’uomo si presenta il giornodopo col denaro, allinea i biglietti, sovrapponendoli l’uno all’altro,accende il primo e si precipita nel letto della donna, che lo staaspettando nuda. Non appena l’ultimo biglietto va in fumo, la donnalo allontana bruscamente.

“Bene, ti ho avuta!” esclama l’uomo trionfante.“Certo,” sorride lei, “ma i tuoi centomila franchi sono andati in

fumo!”“Che importa?” sorride l’uomo, accendendosi una sigaretta, “erano

falsi!”

L’uomo che vive nel futuro, vive una vita falsa. Non viveveramente, finge solo di vivere. Spera di vivere, desideravivere, ma non vive mai. E il domani non arriva mai... èsempre e solo oggi! E qualsiasi cosa giunga, è sempre e soloqui-e-ora, e quell’uomo non sa come vivere qui-e-ora; sa solofuggire dal qui-e-ora. La via per fuggire è chiamata“desiderio”, “tanha”... questa è la parola che Buddha usaper indicare la fuga dal presente, dal reale all’irreale.

L’uomo che desidera è un escapista.Ebbene, la cosa stranissima è che i meditatori vengono

ritenuti escapisti. Si tratta di una vera e propria assurdità.Solo chi medita non è un escapista, tutti gli altri lo sono.Meditazione significa uscire dal meccanismo del desiderio,uscire dai pensieri, uscire dalla mente. Meditazionesignifica rilassarsi nel momento, nel presente.

La meditazione è l’unica cosa al mondo che non siaescapismo, anche se viene considerata la prima forma diescapismo! Le persone che condannano la meditazione, lofanno sempre argomentando che si tratta di una fuga dallarealtà, di una fuga dalla vita. Dicono semplicemente cose

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assurde; non capiscono ciò che dicono.Meditazione non è affatto fuggire dalla vita: è fuggire

nella vita. La mente è una fuga dalla vita, il desiderio è unafuga dalla vita.

Egli non si lascia mai sedurre dal desiderio. Egli medita.

Egli torna a riportare se stesso al presente,continuamente e ripetutamente. In continuazione la mentetorna a mettersi in funzione, e sempre egli la riporta alpresente. Pian piano, inizia ad accadere: la finestra sischiude, e per la prima volta vedi il cielo per ciò che è. E perla prima volta senti il vento e la pioggia e il sole, nella loroimmediatezza, perché tu diventi meditativo. Inizi a toccarela vita. In questo caso, la vita non è più una parola, bensìuna realtà tangibile; in questo caso, l’amore non è più unaparola, ma un’energia straripante. Allora la benedizione nonè più solo un desiderio, una speranza... tu la senti, lapossiedi, sei una benedizione!

Egli medita... Buddha non è favorevole alla preghiera,egli opta per la meditazione, perché la preghiera è di nuovouna sorta di desiderio. Quando preghi, desideri. Lapreghiera è sempre orientata nel futuro: preghiera vuol direchiedere qualcosa. Forse non chiedi denaro, forse chiedi Dioin persona... ma è la stessa cosa. Chiedi, e ti sei allontanatodal presente. Meditazione è uno stato di non-richiesta, dinon-domanda, di non-pensiero. La preghiera è ancora partedel pensiero: un bellissimo pensiero, ma pensare è pensare;una splendida prigione, ma una prigione è pur sempre unaprigione.

Inoltre, la mente che prega è avida, e la mente cheprega non vive alcun processo di trasformazione; resta lastessa mente di sempre. E la preghiera nasce da quellastessa mente, non può avere alcuna qualità che ladiversifichi: come puoi pregare per chiedere qualcosa chesia diversa da ciò che sei? Sarà la tua preghiera. Rifletterà

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la tua mente, uscirà dalla tua mente, fiorirà dalla tuamente... come può portarti oltre la mente? La preghiera nonpotrà mai portarti oltre la mente, solo la mente può farlo.

La meditazione è uno stato di nonmente. La preghieraè uno stato di mente religiosa, ma la mente è semprepresente. E quando ha splendidi paramenti sacri che laadornano, diventa ancor più pericolosa.

Un ragazzino, in gita coi genitori, si allontana da loro...All’improvviso si rende conto di essersi perso, e la notte sta calandoinesorabilmente. Sempre più spaventato, dopo aver girovagato senzasperanza per un po’, urlando per farsi sentire dai genitori, ma senzaottenere risposta, si inginocchia e prega levando le mani al cielo:“Signore,” implora con intenzione, “per favore, aiutami a trovare papàe mamma, e non picchierò più la mia sorellina, lo giuro!”.

Mentre è così raccolto in devozione, un uccello in volo caga proprionelle mani del piccolo, devotamente elevate a Dio. Il ragazzinoesamina perplesso quella risposta, poi torna a levare gli occhi al cieloe implora: “Ti prego, o Signore, non scagazzarmi così... mi sonoveramente perso, lo giuro!”.

La tua preghiera sarà la tua preghiera; è parte di te, èun’estensione di ciò che sei; non ti può aiutare ad andareoltre te stesso. La meditazione è la sola via che può condurtioltre ciò che sei, il solo modo per trascendere se stessi.

E cos’è la meditazione? Non significa meditare suqualcosa: il termine tradotto con “meditazione” èfuorviante. Nelle lingue occidentali non esiste una parolache possa veramente tradurre la parola usata da Buddha:“sammasati”. È stato tradotto come “meditazione”, come“giusta presenza attenta”, come “presenza cosciente”, come“consapevolezza”, come “stato di all’erta”, come“osservazione cosciente”, come “essere testimone”... ma difatto non esiste una sola parola che dia la qualità del“sammasati”.

“Sammasati” significa: è presente la consapevolezza,ma senza un contenuto. Non c’è pensiero, nessun desiderio,nulla che si agiti dentro di te. Non stai contemplando Dio, néuna qualsiasi altra cosa... la natura e la sua bellezza, laBibbia, il Corano, i Veda, e le loro affermazioniincredibilmente significative. Non stai affatto

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contemplando! E neppure sei concentrato su un oggetto inparticolare. Non canti nessun mantra, poiché quelle sonotutte cose della mente, si tratta pur sempre di contenutimentali. Non fai nulla di nulla! La mente è assolutamentevuota, e tu sei semplicemente presente in quel vuoto. Unasorta di presenza, una presenza pura, senza alcuna meta daraggiungere... assolutamente rilassato in te stesso, a riposo,a casa. Quello è il significato che Buddha dà alla parola“meditazione”.

E nessun altro ha mai raggiunto una simile bellezza diespressione, per ciò che riguarda questo termine. Moltepersone si sono realizzate, ma nessuno è stato altrettantoespressivo, nessuno è riuscito più di Buddha a convogliare ilmessaggio:

Egli non si lascia mai sedurre dal desiderio. Egli medita.

E nella forza del suo proposito scopre la vera felicità.

La beatitudine è vera felicità. Ciò che voi definitefelicità è semplice miseria, sotto mentite spoglie. Ciò chedefinite felicità, non è altro che piacere, svago,divertimento. È momentaneo, non può essere vero. Laverità deve avere una qualità, e cioè il sapore dell’eterno.Se qualcosa è vero, è eterno; se è falso, è momentaneo.

La vera felicità si trova solo quando la mente arrestadel tutto le proprie funzioni. Non proviene dall’esterno.Affiora all’interno del tuo essere, inizia a straripare da te...diventi luminoso, diventi una fontana di beatitudine.

Egli vince il desiderio –e dalla torre di saggezzaguarda verso il basso con distacco imparziale

la folla immersa nell’afflizione.Egli guarda verso il basso

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coloro che vivono attaccati al suolo.

Allorché si diventa un buddha – vinto il desiderio, vintala mente, vinto il tempo, trasceso l’ego – non si è più parte diquesta Terra. Si vive ancora sulla Terra, ma l’anima si libracosì in alto che, dalle vette assolate del suo essere, ilbuddha può vedere la folla disperata che vagola nelle vallioscure della vita, muovendosi a tentoni, ubriaca, lottando,persa nell’ambizione, nell’avidità, nella rabbia, nellaviolenza... un vero e proprio spreco di opportunità immense.Nel suo essere affiora un’immensa compassione... tutta lasua passione attraversa un disincanto e diventacompassione.

Passione vuol dire usare l’altro come uno strumento...e quello è il fondamento dell’immoralità. Usare qualcunocome uno strumento... come un mezzo è l’atto più immoraleche esista al mondo, perché ogni persona è fine in se stessa.Usarla come mezzo significa sfruttarla. Ed è ciò che noichiamiamo amore: il marito usa la moglie, la moglie usa ilmarito; i bambini usano i genitori, e i genitori in seguitousano i propri figli. Questo è ciò che noi definiamo amore!

Non è amore, è una strategia della mente; è velenoricoperto da zucchero. Questo amore è veramentedisgustoso. Ecco perché vedete il mondo intero immerso inqualcosa di tanto disgustoso; questo amore rivolta lostomaco... ha nauseato l’intera anima dell’umanità, poichénon è affatto amore. È passione, lussuria, è usare l’altrocome un mezzo.

Quando inizi a meditare, ti sposti su un secondo livello,il disincanto – l’amore scompare. Entri in una fase neutrale;proprio come, in auto, se vuoi cambiare marcia devi passarein folle, allo stesso modo la passione deve entrare in unafase di neutralità – diventa disincanto. L’amore scompare.Per un momento, in quell’intervallo, l’uomo che si staincamminando verso la buddhità, diventa assolutamentefreddo, privo di qualsiasi passione.

E poi si raggiunge il terzo stadio. Quando si èconseguita la buddhità, quando si è conseguita la

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beatitudine, e si è trovata la fonte inesauribile dibeatitudine – aes dhammo sanantano – allorché si è trovatoil principio dell’eternità, quando si è trovato l’inesauribiletesoro della vita, si inizia a straripare. L’amore ritorna... difatto, l’amore affiora per la prima volta: è compassione. Oraquell’uomo riversa la propria compassione su qualsiasiessere umano; qualsiasi persona si avvicini a lui, egli lainonda con la propria beatitudine, condivide la propriastrada, condivide la propria intuizione.

Con presenza cosciente tra genteincosciente, risvegliato mentre gli altri sognano,

veloce come un cavallo da corsaegli distanzia la folla.

Allorché sei stabile nella meditazione e nellacompassione, non cadi più vittima del sonno e dei sogni.Rimani sveglio, anche mentre dormi. Allora la tua vitadiventa una freccia che si muove precisa e diritta, a velocitàincredibile, alla velocità della luce, verso la meta. Per laprima volta, diventi essere.

Veloce come un cavallo da corsaegli distanzia la folla.Con presenza cosciente tra gente

incosciente, risvegliato mentre gli altri sognano.

Quella è la differenza tra Buddha e gli altri. Gli altrisognano, di fatto non stanno realmente vivendo; sperano divivere un giorno, si preparano a vivere, ma di fatto nonvivono. E quel giorno non arriva mai... prima di quel giorno,arriva la morte.

Un buddha è risvegliato. Perfino mentre dorme nonsogna. Quando il desiderio scompare, scompaiono anche isogni. I sogni sono desideri tradotti nel linguaggio del sonno.

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Un buddha dorme in piena consapevolezza. Dentro di lui laluce continua ad ardere. Il corpo ha bisogno di riposo, perquesto dorme, ma egli non ha bisogno di riposo alcuno –l’energia è inesauribile. E lì, nel centro del suo essere, unapiccola luce continua ad ardere. L’intera circonferenza èprofondamente addormentata, ma quella luce è sveglia,vigile, all’erta.

Noi dormiamo anche quando siamo svegli: egli èsveglio anche quando dorme.

Con l’osservazioneIndra divenne il re degli dei.Quale meraviglia è l’osservazione,

quale follia è dormire.Il bhikkhu che osserva con attenzione la propria

mente e disdegna la caparbietà dei propri pensieri distrugge col fuoco della propria coscienza vigile tutti i vincoli del mondo.

“Bhikkhu” è la parola che Buddha usa per indicare ilsannyasin. “Sannyasin” è la parola che uso io, per indicare ilbhikkhu. Non ho scelto il termine usato da Buddha, per unmotivo ben preciso... letteralmente, bhikkhu significa“mendicante”.

Buddha rinunciò al suo regno per diventare unmendicante. Certo, perfino da mendicante cammina comeun imperatore; certo, egli è di gran lunga più aggraziato diquanto non lo fosse in passato, ed è molto più ricco di untempo. Ma, poiché ha rinunciato al proprio regno, la genteiniziò a definirlo “bhikkhu”, un mendicante. E, pian piano, ilnome venne adottato anche dai suoi seguaci.

Io non voglio che voi siate dei mendicanti. Io voglio chesiate signori, padroni di voi stessi, sovrani, maestri. Perquesto ho scelto il termine “sannyasin”. Un sannyasin èqualcuno che sa come vivere nel modo giusto. Non è unarinuncia; al contrario, è gioire, è celebrare.

Il bhikkhu che osserva con attenzione la propria

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mente e disdegna la caparbietà dei propri pensieri distrugge col fuoco della propria coscienza vigile tutti i vincoli del mondo.

Certo, la meditazione è fuoco: arde i tuoi pensieri, ituoi desideri, i tuoi ricordi; incenerisce il passato e il futuro.Brucia la tua mente e l’ego. Ti sottrae tutto ciò che pensi diessere. È una morte e una rinascita, è una crocefissione euna resurrezione. Rinasci di nuovo. Perdi totalmente la tuaidentità, e consegui una nuova visione della vita.

Quella visione della vita è ciò che si intende con Dio,dhamma, tao, logos. Puoi scegliere il nome che più ti piace,per indicarla, poiché non ha un nome proprio. Di fatto, non èaffatto esprimibile; può solo essere indicata, accennata.

Il bhikkhu che osserva con attenzione la propriamente e disdegna la propria confusione non potrà cadere.

Egli ha trovato la via che conduce alla pace.

La mente è confusione. Pensieri e pensieri... migliaia dipensieri che rumoreggiano, che si schiantano gli uni suglialtri, che lottano tra loro, che litigano per attirare la tuaattenzione. Migliaia di pensieri che ti strattonano in milledirezioni. È un miracolo come tu riesca a tenerti insieme. Inqualche modo riesci a non esplodere in mille frammenti...ma è solo apparenza, è solo una facciata. In profondità,dentro di te, esiste una folla che rumoreggia, una guerracivile, una continua lotta fratricida. I pensieri lottano traloro, i pensieri vogliono tutti che tu li appaghi. È una granconfusione... ed è ciò che tu definisci “mente”.

Ma se sei consapevole che la mente è confusione, e nonti identifichi con la mente, non cadrai mai. Diventerai “aprova di caduta”! La mente diventerà impotente; e poiché tuosserverai incessantemente, le tue energie pian piano siritireranno, si allontaneranno dalla mente; non le darannopiù alcun nutrimento.

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E allorché la mente morirà, tu nascerai comenonmente. Quella nascita è l’illuminazione. Quella nascita tiporta per la prima volta nella regione in cui dimora la pace,il paradiso del fiore di loto. Ti porterà nel regno dellabeatitudine, della benedizione. Altrimenti, rimarrai uninferno. Ora come ora sei in un inferno. Ma se prendi unadecisione, se decidi, se scegli la consapevolezza, in questopreciso istante puoi fare un salto, un balzo dall’inferno alparadiso.

Dipende da te: puoi scegliere l’inferno, puoi scegliere ilparadiso. L’inferno non costa nulla. Il paradiso richiede ungrande sforzo, perseveranza, determinazione. L’infernosignifica che puoi restare inconsapevole, puoi restare cosìcome sei. Il paradiso significa che devi elevarti al di sopra dite stesso, devi trascendere. Devi spostarti dalle valli versole vette.

E quelle vette ti appartengono, ma devi pagare perconseguirle. Scalarle è uno sforzo strenuo. Osserva, siiconsapevole, medita, e un giorno ti troverai su quei picchiassolati. Quella è liberazione, quella è moksha. Quello èNirvana... l’arresto dell’ego e la nascita di Dio.

Voi tutti avete le qualità per essere divinità. Se non losiete, la responsabilità è solo vostra, di nessun altro.Ascoltate Buddha; e non limitatevi ad ascoltare lui, agite,dedicatevi a una vita di consapevolezza, coinvolgetevi.

Ma lasciate che ve lo ricordi ancora una volta: questa èsolo una dimensione della vita – infinitamente ricca, ma pursempre una sola dimensione. Dovrete fare qualcosa di più.Io vi do un compito ancor più arduo di quello che diedeBuddha. Buddha diede una sola dimensione; io voglio che voiabbiate tutte e tre le dimensioni... e una sintesi.

La Terra ha bisogno di un uomo nuovo. Il vecchio tipodi uomo è ormai marcio, è finito, non ha futuro, non puòsopravvivere. È arrivato alla fine della corsa... si trovasdraiato sul letto di morte. Se non nasce un uomo nuovo – incui si incontrino Oriente e Occidente, in cui si sommino tuttee tre le dimensioni – l’umanità è condannata.

L’esperimento, che sto portando avanti qui, tende solo a

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creare i primi prototipi dell’uomo nuovo. Voi statepartecipando a un grande esperimento, la cui importanza èimmensa. Sentitevi benedetti. Sentitevi fortunati. Forse nonsiete consapevoli di ciò a cui state partecipando, ma voipotreste creare la storia! Tutto dipende da come viimpegnerete, da come vi coinvolgerete con me e con il mioesperimento.

Questa è la più grande sintesi possibile, la sintesi piùgrande che mai sia stata tentata...

Per oggi basta.

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Ottavo discorso

L’inizio di una nuova fase

La prima domanda

Amato Maestro, la musica classica non mi ha mai veramenteentusiasmato, e i musei, o le gallerie d’arte, miannoiano a morte. Mi chiedo: è possibile passare dalprimo livello, la testa, al terzo, il centro, scavalcandotutto questo pattume estetico?

Nirgun, è vero, hai ragione: all’insegna dell’estetica,del bello, esiste moltissimo pattume. Ma quando io usoquesta parola, non mi riferisco al pattume raccolto neimusei e nelle gallerie d’arte.

Quando uso la parola “estetica”, mi riferisco a unaqualità che esiste dentro di te. Non ha nulla a che vederecon gli oggetti – i dipinti, la musica, la poesia – ma con unaqualità del tuo essere, una sensibilità, un amore per labellezza, una delicatezza per il tessuto e il sapore dellecose, per l’eterna danza che persiste, che continua adaccadere tutt’intorno a noi, una consapevolezza di tuttoquesto, un silenzio che ascolta questo cuculo che chiama dalontano...

Non è pattume: è l’essenza più intima dell’esistenza.Ma posso capire che tu debba esserti annoiato della

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cosiddetta musica classica e dei dipinti raccolti nelle galleried’arte. E devi essere un po’ perplesso: ti starai chiedendocome mai la gente continua a parlare tanto di questeassurdità.

L’estetica non è altro che un approccio artistico neiconfronti della vita, una visione poetica. Vedere i colori contanta totalità che ogni albero diventa un quadro, ogni nuvolariflette la presenza di Dio, ogni colore è più intenso, tu nonignori più la luminosità delle cose, resti all’erta,consapevole, in amore; sei ricettivo, aperto, accogli in tel’intera esistenza. Ecco cosa intendo con “attitudineestetica”: questo è l’approccio estetico.

La musica deve vivere nel tuo cuore, il tuo stessoessere deve echeggiare la musica, deve diventareun’armonia. Un uomo può esistere in quanto caos, oppurecome un cosmo. La musica è il sentiero che conduce dalcaos al cosmo. Un uomo può esistere in quanto disordine,disarmonia, puro frastuono, una piazza di mercato; oppurepuò esistere come un tempio, un sacro silenzio, in cui si odeuna musica celestiale che sorge spontanea, una musica chenon è creata ma nasce da se stessa.

Lo Zen la definisce “il battito di una mano sola”. InIndia, per secoli i mistici hanno parlato di “anahat nad”: ilsuono non creato. È presente nel tuo essere; non deviandare da nessuna parte, per sentirlo. È la musica piùantica, e anche la più recente. È al tempo stesso la piùantica e la più moderna. Ed è la musica del tuo stessoessere, il mormorio della tua stessa esistenza. Se non riescia sentirla, sei sordo.

No, Nirgun, non c’è modo di scavalcarla. Puoiscavalcare i musei e le gallerie d’arte – e in effetti dovrestifarlo. Non devi preoccuparti dell’arte e della critica d’arte –lascia totalmente perdere quelle cose – ma devi diventareun artista della vita in quanto tale.

Dico che Buddha è un poeta, sebbene non abbiacomposto un solo poema. Tuttavia, insisto nel dire che egli èuno dei più grandi poeti che mai siano vissuti. Non è unoShakespeare, un Milton, un Kalidas, un Rabindranath – no,

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non è affatto qualcosa di simile; eppure, insisto nel dire cheShakespeare, Milton, Kalidas, Rabindranath, non sono nulla,paragonati alla sua poesia. La sua vita è stata la sua poesia:il modo in cui camminava, il modo in cui guardava le cose...

Proprio l’altra notte mi sono imbattuto in una delleaffermazioni più belle di santa Teresa d’Avila: non devi farealtro che guardare. Tutto il suo messaggio è contenuto inquesta semplice affermazione: non devi fare altro cheguardare... La capacità di guardare e troverai Dio. Lacapacità di ascoltare... e scoprirai la sua musica. Lacapacità di toccare... e ogni tessuto diventerà la sua trama.Tocca la pietra e troverai Dio.

Non è una questione di oggetti d’arte: si tratta di unapproccio interiore, è una visione... si tratta di vedere lecose artisticamente. E tu, Nirgun, hai questa qualità! Difatto, proprio perché hai questa qualità, sei annoiato dallamusica classica, e sei annoiato dalle gallerie d’arte: inmaniera inconsapevole, a tentoni, senti dentro di tequalcosa di gran lunga superiore. Ma ancora non ne seipienamente consapevole.

Scavalca le gallerie d’arte, e non perderai nulla. Manon puoi scavalcare il livello estetico del tuo essere: lo deviattraversare. Altrimenti, rimarrai sempre impoverito;qualcosa ti sfuggirà, ti mancherà qualcosa di immensovalore. La tua illuminazione non sarà mai totale. Una partedel tuo essere rimarrà non illuminata; un angolo della tuaanima rimarrà oscuro... e quell’angolo graveràpesantemente su di te. Ci si deve illuminare totalmente. Nonsi dovrebbe scavalcare nulla, non si dovrebbero inventarescorciatoie. Ci si deve muovere con estrema naturalezzaattraverso tutti gli strati, perché tutti quegli strati sonoopportunità per crescere.

Ricordalo: ogni volta che io uso le parole “musica”,“poesia”, “dipinti”, “scultura”, do loro un mio significato.

Quando Helen Keller venne in India, fece visita aJawaharlal Nehru. Era cieca e sorda. Toccò il volto diNehru; usò entrambe le mani per sentire il volto di Nehru, e

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fu colta da una gioia immensa. Espresse questa sua gioia,dicendo: “Ho colto sul volto di Nehru la stessa qualità cheho percepito quando ho toccato le magnifiche statueromane: la stessa quiete e la stessa proporzione e la stessaforma”.

Ebbene, questa donna ha il cuore di uno scultore –cieca, sorda, tuttavia possiede il genio di un grande artista.Poiché era sorda e cieca, dovette trovare nuovi modi persentire la vita. E a volte le disgrazie si rivelano benedizioni.Quella donna toccava l’acqua, e ne sentiva la quiete, il fluire,la vita, la vibrazione. Voi non la sentirete mai, poiché sietein grado di vedere l’acqua; potete dire: “Cosa c’è inquest’acqua?”. Poiché lei non poteva vederla, poteva solopercepirne la trama... voi potete vedere, e ve la lasciatesfuggire, non ne sentite la sostanza, la trama interiore.

A volte può essere incredibilmente significativochiudere gli occhi e toccare semplicemente una pietra,immaginando di essere ciechi e di avere solo le mani dausare come se fossero gli occhi. Rimarrete sorpresi...preparatevi a una grande meraviglia. Per la prima voltavedrete la trama della pietra, nella dimensione che le èpropria.

Poiché quella donna non aveva occhi, né orecchie, ilsuo odorato era potenziato al massimo. Poteva percepire ilprofumo delle cose, delle persone. Era in grado didiscriminare fra un albero e l’altro, solo in base alla lorofragranza. Addirittura poteva distinguere le persone solodall’odore.

Questa donna ha un senso estetico pari a qualsiasiPicasso, Dalí, van Gogh... se non di più!

Certo, Nirgun, esiste il pattume estetico, perchéqualsiasi cosa l’uomo crei nella sua inconsapevolezza, saràinevitabilmente pattume. I dipinti di Picasso rappresentanola sua mente, e quest’uomo, da qualche parte nelleprofondità del suo essere, sembra essere pazzo. Di fatto, isuoi dipinti sono un modo per restare sano; sono catartici.Ciò che voi fate con la “meditazione dinamica”, egli lo fa

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attraverso i suoi quadri: scarica tensioni, incubi, tutti gliorrori che si agitano nella sua mente. Deve espellerli dalsuo organismo, e può essere fatto facilmente attraverso lapittura.

Carl Gustav Jung ripeteva sempre ai suoi pazienti didipingere. E molti pazzi hanno dipinto quadri veramentebelli. Ma, di certo, quei quadri sono follia! Come può unpazzo dipingere un quadro che sia sano? Può avere unapropria bellezza – la bellezza della follia – può avere unasua proporzione, un equilibrio di colori, può perfino avereuna sua visione, ma qualcosa della follia dell’uomo sianniderà inevitabilmente in ciò che egli ha dipinto.

Jung pian piano si rese conto che attraverso la pitturaè possibile aiutare immensamente i pazzi: la pittura puòdiventare una terapia. Jung ha certamente ragione: se riescia dipingere i tuoi incubi, te ne libererai. Si tratta diun’espressione! L’espressione porta sempre liberazione. Larepressione porta schiavitù, l’espressione porta libertà. Edipingere è uno dei modi più belli per esprimere.

Se hai paura della morte, se sei torturato dall’ideadella morte, se hai degli incubi per ciò che riguarda lamorte, e riesci a dipingere una infinità di quadri con questosoggetto, ti libererai da quelle idee. Le hai fatte affioraredall’inconscio alla sfera cosciente. Qualsiasi cosa vengafatta affiorare alla sfera cosciente dall’inconscio, implica unliberarsene.

Ma l’umanità ha sempre fatto l’esatto opposto. Persecoli ci è stato detto di spostare ogni cosa dalla sferacosciente a quella inconscia: la repressione è questo! Certo,in un certo senso, sembrerà che te ne sia liberato, ma difatto non sarà così. In realtà, quelle cose sono scese più inprofondità dentro di te, sono affondate in te ancor piùprofondamente. E ti creeranno ancor più preoccupazioni.Adesso ti controlleranno dall’inconscio, e tu non ne saraineppure consapevole.

L’intero approccio psicoanalitico si oppone allarepressione: porta tutto ciò che è stato repressonell’inconscio ad affiorare nella sfera cosciente. Può essere

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fatto in molti modi. La psicoanalisi è la via più lunga:richiede tre, sei, perfino dieci anni. E anche allora la tuaanalisi non sarà mai completa. Non esiste una sola personaal mondo la cui psicoanalisi sia completa, sia conclusa.

Non può essere conclusa, perché si tratta di unprocesso lento. Vedi il tuo psicoanalista due o tre volte lasettimana, ti sdrai sul suo lettino e per un’ora espelli tutto iltuo pattume. Lui ti ascolta con pazienza – o quanto menofinge di ascoltarti con pazienza. E poiché ti ascolta, continuia scaricare. Lui ti incoraggia, e tu scavi sempre più inprofondità, e lasci affiorare sempre più cose dall’inconscio,portandole alla sfera cosciente.

La sua presenza, la sua esperienza, la sua fama, la suaautorità, ti danno coraggio. Non hai paura di tirar fuori coseche ti spaventerebbero, se lo dovessi fare da solo perché tivedresti sulla soglia di impazzire. Ma la sua autorità, e lasua presenza e potrebbe essere solo... una tua idea, perchélui stesso potrebbe essere più pazzo di te. Ma puoiconvincerti che egli sappia e che possa aiutarti, che èpresente, per cui non devi aver paura; puoi continuare ascavare in profondità nel tuo inconscio.

Più cose fai affiorare alla sfera della coscienza, più nesei libero... ti alleggerisci. Ma una, due, tre volte lasettimana ti scarichi, e per l’intera settimana continui aricaricarti di pattume... il lavoro di quelle tre ore èvanificato: resti lo stesso di sempre. Diventa un circolovizioso. Nella società, in famiglia, torni ad accumularerepressioni, e poi vai dall’analista e le esprimi.

Torni in società un po’ più alleggerito... la stessasocietà, la stessa gente. Ascolti lo stesso prete, leggi lostesso giornale, vai allo stesso raduno politico – resti uncomunista, oppure resti un cattolico... la stessa moglie, lostesso marito, gli stessi figli, le stesse persone a cui tiaggreghi... e di nuovo si generano repressioni.

Si tratta di un sollievo estremamente temporaneo.Sono state scoperte molte altre metodologie. La

pittura è una di queste – di gran lunga più significativa,poiché l’inconscio conosce il linguaggio delle immagini, e

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non il linguaggio delle parole. L’inconscio si esprime inimmagini; ecco perché nei sogni il tuo inconscio si manifestain maniera più adeguata. Ed è per questo che il tuopsicoanalista vuole conoscere i tuoi sogni nei dettagli. Isogni sono pittografici, un linguaggio primitivo, del tuttoprivo di sofisticazione, più innocente. Ed è ciò che accadequando dipingi.

Dipingere significa far affiorare i tuoi sogni alla luce –può essere di incredibile aiuto. Io ho la sensazione che, se aPicasso fosse stato impedito di dipingere, sarebbeimpazzito. I suoi quadri lo hanno salvato... anche se lui neera del tutto inconsapevole; di certo i suoi quadri hanno laqualità della follia.

Se guardi un quadro di Picasso e ci mediti sopra, tisentirai girare la testa, sarai a disagio, teso, non ti sentirairilassato. E se vivi in una stanza in cui su tutte le pareti sonoappesi dipinti di Picasso, ci sarà l’enorme pericolo che tuabbia degli incubi, o che impazzisca. Quei quadriprovocheranno la tua follia. Pertanto, Nirgun, puoi evitarele gallerie d’arte, puoi evitare i Picasso, ma non puoiscavalcare il livello estetico del tuo essere. Non puoiscavalcare la dimensione estetica; altrimenti rimarraiimpoverito, monco, qualcosa in te mancherà. E io vorrei cheai miei sannyasin non mancasse nulla.

Essi devono essere quanto più scientifici possibile. Mavorrei ricordarlo di nuovo, non intendo dire che dovetediventare un medico, o un chimico, o un biologo, o unopsicologo. Non intendo nulla di tutto ciò! Quando dico chedovete essere degli scienziati, voglio dire che dovete esserescientifici... è una metafora. Ricordatelo sempre: io parloper metafore, per similitudini, per parabole.

Dovete essere scientifici. Per avvicinarsi al mondo, almondo oggettivo, nel modo giusto, la sola metodologia dausare è la scienza. Se la Bibbia dice che la Terra non èrotonda, ma piatta, non credeteci: siate scientifici. La Terraè rotonda e non piatta: la Bibbia non ha alcun diritto di direalcunché su una cosa oggettiva; è un libro religioso, ha unapropria dimensione... non confondete queste dimensioni.

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A causa di questa confusione, è sorto un forte conflittotra scienza e religione. Non è necessario: la scienza ha unproprio regno, un proprio territorio. Dapprima furono i pretiche iniziarono a interferire con la scienza; ora la storia siripete nell’ordine opposto... adesso gli scienziati cercano diinterferire col mondo della religione.

Non chiedere a uno scienziato se Dio esiste oppure no,non sono affari suoi. Cosa sa su Dio? Non è quella la suadimensione. E qualsiasi cosa egli dica su Dio sarà stupida;qualsiasi cosa dica sarà sbagliata.

Sarebbe come chiedere a un medico di chiara famaqualcosa sulla poesia; forse sarà un grande dottore, machiedergli qualcosa sulla poesia solo per questo è stupido.Così come è stupido chiedere a un grande poeta qualcosasulla tua malattia solo perché è un grande poeta... ne puoivedere la stupidità. Non andrai da un grande poeta... a fartifare una diagnosi, solo perché è famoso! Andrai da undottore, che potrebbe non essere affatto un poeta.

Lo scienziato non ha nessun diritto di dire alcunchésulla sfera interiore dell’essere umano, non è quello il suomondo. Ma oggigiorno sta interferendo: sta facendo lostesso errore che hanno fatto i preti per secoli.

Galileo fu chiamato dal papa, costretto a forza, in età avanzata, afare ammenda... perché aveva detto che non è il Sole a girare intornoalla Terra, ma la Terra a girare intorno al Sole. È contro ciò che dicela Bibbia! I preti ne erano enormemente infastiditi: “Come puoi negarela Bibbia? Chi sei, per farlo?”. Ormai vecchio – aveva settant’anni, eramalato, costretto a letto – Galileo fu portato a forza in tribunale,costretto a inginocchiarsi di fronte al papa, e gli fu chiesto di fareammenda.

Deve essere stato un uomo di spirito, deve aver avuto un gran sensodell’umorismo. Disse: “Certo, santità, faccio ammenda. Dichiaro chela Bibbia ha ragione... la Terra non gira intorno al Sole, ma è il Sole agirare intorno alla Terra. Siete soddisfatto?”.

Tutti erano felici. Esclamarono: “Siamo soddisfatti!”.Galileo rise, e disse: “Ma qualsiasi cosa io dica, non fa alcuna

differenza... la Terra continuerà a girare intorno al Sole. Le mieaffermazioni, che significato possono avere? Cosa possono fare? Cosapotrò mai fare io? Le mie affermazioni non serviranno a nulla... laTerra non mi ascolterà. Tuttavia, faccio ammenda: io ho sbagliato e laBibbia ha ragione. Ma ricordate: la Terra gira intorno al Sole... non haalcun obbligo di adempiere un mio desiderio. Io vorrei che ubbidisse

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alla Bibbia e a voi, ma sono impotente, sono del tutto impotente”.

La Bibbia contiene una infinità di affermazioni prive discientificità, e così pure i Veda. Tutti i testi sacridell’antichità contengono affermazioni non scientifiche, peruna ragione ben precisa: all’epoca non esisteva una scienzain quanto fenomeno separato. I testi religiosi erano gli unicidisponibili; pertanto, in essi si raccoglieva ogni cosa:qualsiasi sapere veniva raccolto nelle scritture. Essecontengono arte, matematica, geografia, storia e scienza...contengono tutto ciò che era conosciuto. E il sapere era cosìminimo che poteva essere raccolto in un’unica scrittura.

Ma ora sono trascorsi secoli, l’uomo è cresciuto, ègiunto all’età adulta. Ora la scienza ha un proprio mondo.Tutto ciò che appartiene alla scienza dovrebbe essere toltodai testi religiosi, non hanno nulla a che vedere con quello;né la scienza ha qualcosa a che vedere con le scritturereligiose, o con la dimensione della religione. Ma è così chementi stupide continuano a dibattere e a litigare...

Io vorrei che voi foste scientifici – per ciò che riguardail mondo, siate scientifici. E per ciò che riguarda la realtàinteriore, siate religiosi. Tra questi due mondi ne esiste unaltro, un mondo crepuscolare, in cui la sfera oggettiva equella soggettiva si incontrano: è il mondo dell’estetica. Inquel caso, siate un artista, un poeta, un musicista.

Adempiendo tutte e tre queste dimensioni, diventereteesseri spirituali; arricchendovi in tutte e tre questedimensioni, diventerete il quarto uomo, l’uomo spirituale. Imiei sannyasin devono essere il quarto tipo di uomo:integro, totale. Nirgun, nulla deve essere scavalcato. Tuttodeve essere vissuto, amato, sperimentato. Tutto deveessere assorbito, in modo tale che tu possa diventare riccoquanto più è possibile.

La seconda domanda

Amato Maestro,

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potresti dire qualcosa di più sul rilassamento? Sonoconsapevole di una tensione profonda all’interno delmio essere e sospetto che, con tutta probabilità, nonsono mai stato totalmente rilassato.

Quando l’altro giorno hai detto che rilassarsi è unodei fenomeni più complessi che esistano, hovisualizzato un arazzo preziosissimo, in cui i fili delrilassamento e dell’abbandono erano profondamenteintessuti con la fiducia, e a quel punto affioraval’amore, e l’accettazione, e il seguire il flusso, el’unione e l’estasi.

Anurag, il rilassamento totale è il massimo. È ilmomento in cui si diventa un buddha. È il momento in cui cisi realizza, ci si illumina, si consegue la consapevolezzacristica. Adesso non puoi essere totalmente rilassato.Nell’essenza più intima del tuo essere, persisterà unatensione.

Tuttavia, inizia a rilassarti. Parti dalla circonferenza –è lì che esistiamo, e possiamo iniziare solo dal punto in cuisiamo. Rilassa la circonferenza del tuo essere – rilassa il tuocorpo, rilassa il tuo comportamento, rilassa le tue azioni.Cammina in maniera rilassata, mangia in maniera rilassata,parla in maniera rilassata. Rallenta ogni processo. Non averfretta e non essere in furia. Muoviti come se l’interaeternità fosse a tua disposizione – di fatto, è a tuadisposizione. Noi siamo qui fin dall’inizio e saremo qui finoalla fine... e non esiste un inizio, né esiste una fine. Inrealtà, non esiste alcun inizio, né c’è una fine. Siamo semprestati qui, e saremo sempre qui. Le forme continuano acambiare, ma non la sostanza; gli ornamenti continuano acambiare, ma non l’anima.

Tensione significa fretta, paura, dubbio. Tensioneimplica un continuo sforzo per proteggere, per esseresicuri, per essere protetti. Tensione vuol dire prepararsioggi per il domani, o per una vita dopo la morte... timorosiche domani non si sarà in grado di confrontarsi con larealtà, pertanto ci si prepara. Tensione vuol dire che il

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passato non è stato veramente vissuto, ma in qualche modoscavalcato; pertanto, ti è rimasto appiccicato, è un postumo,ti circonda.

Ricorda una cosa fondamentale della vita: qualsiasiesperienza non sia stata vissuta, ti rimarrà appiccicataaddosso, persisterà: “Finiscimi! Vivimi! Completami!”. Inogni esperienza esiste una qualità intrinseca che tende, chela porta a voler essere finita, completata. Una voltacompiuta, evapora; incompleta, persiste, ti tortura, tiperseguita, attira la tua attenzione. Dice: “Cosa ne farai dime? Sono ancora incompleta... completami!”.

Tutto il tuo passato ti ruota intorno, senza che nulla siatotalmente compiuto; e questo perché nulla è statoveramente vissuto, tutto è stato in qualche modo scavalcato,vissuto parzialmente, solo così così, in maniera tiepida. Nonc’è stata alcuna intensità, nessuna passione. Ti sei mossocome un sonnambulo, hai camminato nel sonno. Pertanto ilpassato resta in sospeso, e il futuro crea paura. E tra ilpassato e il futuro è schiacciato il tuo presente, la tua solarealtà.

Dovrai iniziare a rilassarti, partendo dallacirconferenza. Il primo passo è rilassare il corpo. Ricordatiquanto più ti è possibile di guardare il corpo, osserva seesiste in lui qualche tensione, da qualche parte: nel collo,nella testa, nelle gambe. Rilassale consapevolmente. Vaisemplicemente in quella parte del corpo, e persuadila, dillecon amore: “Rilassati!”.

E ti stupirà, ma se ti avvicini così a qualsiasi parte delcorpo, ti ascolta, ti segue: è il tuo corpo! A occhi chiusi,entra nel corpo dalle dita dei piedi alla testa, e ricercaqualsiasi luogo in cui si annidi una tensione. Poi, parla aquella parte come se parlassi a un amico; lascia che esistaun dialogo tra te e il tuo corpo. Digli di rilassarsi, e digli:“Non c’è nulla da temere. Non aver paura. Io sono qui perprendermi cura di te – ti puoi rilassare”. Pian piano,imparerai questo trucco, e a quel punto il corpo si rilasserà.

Allora fai un altro passo, un po’ più profondo: di’ alla

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mente di rilassarsi. E se il corpo ascolta, anche la menteascolta, ma non puoi partire dalla mente – devi iniziare dalgiusto principio. Non puoi partire da un punto intermedio.Molte persone iniziano dalla mente e falliscono; fallisconoperché iniziano da un punto sbagliato. Ogni cosa deveessere fatta nel giusto ordine.

Se riesci a rilassare il corpo volontariamente, sarai ingrado di aiutare la tua mente a rilassarsi volontariamente.La mente è un fenomeno più complesso. Una volta che avraiacquistato confidenza, quando saprai che il corpo ti ascolta,avrai una fiducia nuova in te stesso. Ora, perfino la mente tipuò ascoltare. Con la mente ci vorrà un po’ di più, maaccade.

Quando la mente è rilassata, inizia a rilassare il tuocuore, il mondo delle sensazioni e delle emozioni... si trattadi un fenomeno ancor più complesso, ancor più sottile. Maora ti starai muovendo con grande fiducia, avrai unaprofonda fiducia in te stesso. Ora saprai che è possibile. Seè possibile col corpo e se è possibile con la mente, èpossibile anche col cuore. E solo allora, solo quando haisuperato questi tre passi, puoi fare il quarto. Ora puoientrare nell’essenza più intima del tuo essere, che si trovaoltre il corpo, la mente e il cuore: il centro stesso della tuaesistenza. E potrai rilassare anche quella.

Quel rilassamento di certo ti dona la gioia più grandeche esista, l’estasi per eccellenza, l’accettazione. Saraicolmo di beatitudine e gioirai. La tua vita avrà in sé laqualità della danza.

A eccezione dell’uomo, l’intera esistenza sta danzando.L’intera esistenza vive in un ritmo estremamente rilassato:certo, esiste il movimento, ma è estremamente rilassato. Glialberi crescono e gli uccelli cantano e i fiumi scorrono e lestelle danzano nel cielo: tutto si muove in manieraestremamente rilassata. Nessuna fretta, nessuna furia,nessuna preoccupazione e nessuno spreco... a eccezionedell’uomo. L’uomo è caduto vittima della sua mente.

L’uomo può elevarsi al di sopra degli dèi e cadere al disotto degli animali. L’uomo possiede un ampio spettro: dal

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più basso al più alto, l’uomo è una scala.Anurag, parti dal corpo, e poi, pian piano, scendi

sempre più in profondità. E non iniziare con null’altro, ameno che il primo livello, quello primario, sia stato risolto.Se il tuo corpo è teso, non iniziare con la mente. Aspetta.Lavora sul corpo. E le semplici e piccole cose sono diimmenso aiuto.

Ognuno di noi cammina con una particolare andatura, èdiventata un’abitudine, una cosa automatica. Ora cerca dicamminare lentamente. Buddha ripeteva sempre ai suoidiscepoli: “Camminate molto lentamente, e fate ogni passoin piena consapevolezza”. Se fai ogni passo con estremaconsapevolezza, inevitabilmente camminerai con estremalentezza. Se corri, se vai di fretta, ti dimenticherai diricordare. Per questo Buddha cammina molto lentamente.

Cerca di camminare con estrema lentezza, e rimarraisorpreso, nel tuo corpo si sprigionerà una qualità diconsapevolezza nuova. Mangia lentamente e rimarraisorpreso... insorgerà un profondo rilassamento. Fai ognicosa molto lentamente... fallo, semplicemente per cambiarevecchi schemi, solo per uscire da vecchie abitudini.

Come prima cosa, il corpo deve rilassarsicompletamente, come quello di un bambino, solo allorainizia con la mente. Muoviti in maniera scientifica: prima ciòche è più semplice, poi ciò che è complesso, e poi ciò che èpiù complesso ancora. E solo allora potrai rilassarti nellatua essenza più intima.

Anurag, mi chiedi: “Potresti dire qualcosa di più sulrilassamento? Sono consapevole di una tensione profondaall’interno del mio essere e sospetto che, con tuttaprobabilità, non sono mai stato totalmente rilassato”.

È la situazione in cui si trova ogni essere umano. È unbene che tu ne sia consapevole – milioni di persone non nesono consapevoli. Sei benedetto, per il semplice fatto che nesei consapevole, perché in questo caso si può fare qualcosa.Se non ne fossi consapevole, non si potrebbe fare nulla. Laconsapevolezza è l’inizio della trasformazione.

Inoltre, dici: “Quando l’altro giorno hai detto che

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rilassarsi è uno dei fenomeni più complessi che esistano, hovisualizzato un arazzo preziosissimo, in cui i fili delrilassamento e dell’abbandono erano profondamenteintessuti con la fiducia, e a quel punto affiorava l’amore, el’accettazione, e il seguire il flusso, e l’unione e l’estasi”.

Certo, Anurag, il rilassamento è uno dei fenomeni piùcomplessi: è estremamente ricco, multidimensionale. Tuttequeste cose ne fanno parte: lasciarsi andare, aver fiducia,arrendersi, amare, accettare, seguire il flusso, unione conl’esistenza, assenza di ego, estasi. Tutte queste cose nefanno parte, e tutte iniziano ad accadere se apprendi le viedel rilassamento.

Le vostre cosiddette religioni vi hanno resiassolutamente tesi, perché hanno creato in voi un senso dicolpa. Qui, il mio sforzo è aiutarvi a liberarvi da ogni sensodi colpa e da tutte le paure. Vorrei dirvi: non c’è alcuninferno e nessun paradiso; pertanto, non abbiate pauradell’inferno e non siate avidi del paradiso. Tutto ciò cheesiste è questo momento: potete farne un inferno, oppureun paradiso – quello è certamente possibile – ma non esistealcun paradiso e nessun inferno da qualche altra parte.

L’inferno esiste quando sei totale tensione, e il paradisoquando sei totalmente rilassato. Il totale rilassamento è ilparadiso.

La terza domanda

Amato Maestro, ogni volta che hai parlato di un Maestro, ho avuto lasensazione che tu fossi in amore con lui e fluissiattraverso i suoi sutra. Tuttavia, in questa serie didiscorsi, ho la sensazione che tu stia discosto daBuddha e non sia veramente in amore col suo lavoro. Sta cambiando qualcosa, oppure mi sto immaginandotutto?

Nishant, non stai affatto immaginando. Con me,

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dovrete essere sempre in viaggio – le cose cambieranno.Man mano che crescerete, io vi dirò cose che non avreipotuto dirvi in precedenza. Non è che il mio amore perBuddha sia minore – il mio amore non può diminuire, néaumentare; il mio amore è semplice amore, è una qualità,non ha in sé una dimensione quantitativa. Non potrà maiessere di più o di meno... semplicemente è.

Amo Buddha, amo Gesù, amo Zarathustra, amo LaoTzu, amo Patanjali – perché amo... poiché amo voi, poichéamo gli alberi, poiché amo gli uccelli. Il mio amore non èinferiore.

Hai perfettamente ragione nel dire che io sto discosto– in futuro mi discosterò sempre di più. Sto preparando unanuova fase. Il lavoro deve compiere un balzo quantico, eoccorre una profonda preparazione. Ora il lavoro deveacquisire una qualità del tutto nuova. Ora ho con me la miagente, la cui fiducia è immensa, il cui amore è totale, sonopersone che sono coinvolte e si sono arrese.

All’inizio parlavo alle masse. Era un lavoro del tuttodiverso: ero alla ricerca di discepoli. Per parlare alle masse,usavo la loro lingua; parlare alle masse era un lavoro dascuola elementare: non si può scendere molto in profondità,devi essere superficiale in ciò che dici. Devi guardare a chistai parlando.

Poi, pian piano, alcune persone iniziarono atrasformarsi da studenti in discepoli; di conseguenza il mioapproccio cambiò: a quel punto era possibile comunicare alivelli superiori. In seguito, i discepoli iniziarono a mutarsi insannyasin – iniziarono a impegnarsi, a coinvolgersi con me,col mio destino. La mia vita divenne la loro vita, il mioessere divenne il loro. A quel punto la comunicazione ebbeun balzo: divenne comunione.

Ora ho un numero sufficiente di sannyasin... il lavorodeve scendere a una profondità maggiore.

Prima parlavo di Buddha, e ne parlavo come se,semplicemente, gli permettessi di scorrere attraverso dime. Ora non sarà più così. Questa serie di discorsi è l’iniziodi una nuova fase.

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Nishant, il tuo sospetto è giusto. Ora dovrò chiarirecon estrema precisione su quali punti io differisco daBuddha, da Gesù, da Krishna. Devo mettere in chiaraevidenza dove io mi stacco da loro.

Dai tempi di Buddha sono trascorsi venticinque secoli.Da allora sono accadute molte cose; una gran quantitàd’acqua è scorsa nel Gange. Tutto è cambiato! Se Buddhavenisse in questo mondo, non sarebbe in grado diriconoscerlo, non direbbe mai che è lo stesso mondo che halasciato.

Io appartengo a questo secolo. In questi venticinquesecoli si sono accumulate molte cose nuove. Per esempio,Buddha non sapeva nulla della scienza – non poteva. Non stodicendo che avrebbe dovuto saperne qualcosa, non poteva!Era impossibile. Albert Einstein non era ancora nato.Buddha non era consapevole di molte cose di cui noi siamoconsapevoli, di cui io sono consapevole ...io devoincorporare nei miei discorsi tutte queste novità: SigmundFreud, Karl Marx, Albert Einstein e molti altri, devonoessere inclusi... la religione deve diventare sempre piùricca, ogni giorno che passa.

Dovrò chiarire dove io mi stacco. Dovrò chiarire ciòche io sto cercando di aggiungere al patrimonio religioso.Ora non sarò più solo un veicolo; quella fase è conclusa.Finora era necessaria, perché volevo... volevo avvicinare lagente che ha amato Buddha; volevo avvicinare la gente cheha amato Mahavira; volevo avvicinare la gente che haamato Gesù.

L’umanità è divisa: alcuni seguono Gesù, alcuni seguonoBuddha, alcuni seguono Krishna, e così via. Non esistonoesseri umani liberi... ho dovuto spigolare all’interno dellediverse sette, delle diverse comunità, delle diverse religioni.E il solo modo era questo: parlare come ha parlato Buddha,solo così alcuni buddhisti avrebbero potuto coinvolgersi conme; altrimenti, per loro sarebbe stato impossibile, non miavrebbero compreso. Ora che si sono coinvolti, sarà tuttaun’altra storia. Ora che il loro amore per me èindiscutibilmente affiorato, mi sarà facile dire dove mi

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discosto da Buddha, e loro saranno in grado dicomprenderlo. Non creerà loro alcun problema, non liconfonderà affatto.

Ma ricordate, il mio amore non diminuisce solo perchémi discosto da Buddha: il mio amore è lo stesso di sempre;non cambierà, non è qualcosa che può cambiare. Maaccadrà sempre di più: io mi discosterò e mi separerò.

Ora ho la mia gente. E devo chiarire senza lasciardubbi dove io differisco, dove cerco di dare qualcosa dinuovo, qualcosa di più; dove cerco di arricchire ilpatrimonio, dove cerco di dare un contributo. E a voltedovrò anche criticare... ma il mio amore è tale, che possocriticare.

A volte, criticherò Buddha, Mahavira, Gesù, nonperché non li amo... li amo, altrimenti perché mai dovreiparlare di loro? Anche se li critico... vuole semplicementedire che li amo al punto da prendermi perfino il fastidio dicriticarli.

Buddha ha dato molto all’umanità, ma l’umanità è unprocesso in continua evoluzione. E ogni cosa che accadeall’umanità, porta i suoi vantaggi e porta anche i suoisvantaggi.

In questo mondo, nulla può restare assolutamentepuro. Quando piove, l’acqua è pura. Ma nel momento in cuitocca il suolo... di fatto, ancor prima: nel momento in cuientra nell’atmosfera, l’aria inquinata inizia a contaminarla.La Terra è circondata da uno spesso strato d’aria; quandol’acqua lo attraversa, inizia a inquinarsi. E quando cade alsuolo, diventa fango, si sporca. È ancora acqua, ma non èpiù pura.

È ciò che accade a ogni verità. Quando Buddhaesprime qualcosa, è assolutamente puro. Nel momento incui è udito dalla gente, diventa impuro. Quando venne messoper iscritto – e ricordate che accadde solo trecento annidopo... riuscite a immaginare la possibilità che la gentepossa trascrivere, trecento anni dopo, esattamente le stessecose che Buddha disse? È impossibile! Le persone sonopersone; distruggeranno automaticamente ciò che egli

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disse, lo modificheranno, gli daranno la propria colorazione.Il giorno in cui Buddha morì, i suoi seguaci si divisero in

trentasei scuole – immediatamente! Trentaseiinterpretazioni. Nessuno era d’accordo su ciò che disse;oppure, se anche erano d’accordo sulle parole, non eranod’accordo sul significato da dare loro.

Mi viene in mente:

Nell’ultimo anno della sua vita, Sigmund Freud chiamò tutti i suoidiscepoli – i più importanti, i maggiori. Sentiva che la morte si stavaavvicinando, di certo sentiva i primi passi della morte, e volle avere unultimo incontro.

Una trentina di persone, provenienti da tutto il mondo – i principalidiscepoli di Freud – erano seduti a un tavolo, e si misero a discuteresu qualcosa che Freud aveva detto qualche giorno prima. Freud erapresente! Era l’anfitrione, ma si dimenticarono completamente di lui;erano così coinvolti dalla discussione: qualcuno diceva una cosa, equalcun altro una cosa del tutto diversa, e un terzo contraddicevaentrambi. Discutevano su ciò che Freud intendeva veramente dire... eFreud osservò, ascoltò, e alla fine urlò: “Smettete questa assurdità!Pensate che sia morto? Sono qui, presente: perché non chiedete a mequal era il significato delle mie parole? E se potete agire così, mentresono vivo, cosa farete quando sarò morto? Senza preoccuparvi diinterpellare me, avete sprecato un’ora in discussioni e litigi,irritandovi e urlando l’uno contro l’altro... e il maestro è presente!”.

E Freud non è neppure un illuminato. Se tutto questopuò accadere a una persona non illuminata, che dire diBuddha i cui discorsi scaturiscono dalle vette più elevatedell’esistenza? Nel momento in cui egli dice qualcosa, non èpiù la stessa cosa che sentiva nel suo cuore. Quando vieneascoltata, non è più la stessa cosa che è stata detta. Quandoè interpretata, è qualcosa del tutto diverso.

Molte volte criticherò. Molte volte vi parlerò di tutti ivantaggi e di tutti gli svantaggi che si sono verificati.Buddha è la dimensione più pura della religione, la più purapossibile, ma come posso evitare di dire che egli è un uomounidimensionale? Se non lo dicessi, sarei falso. Se non lodicessi, allora il mio amore per il vero non sarebbe totale.Devo dirlo, devo dire che è unidimensionale... puro pereccellenza, nella sua dimensione, ma gli manca qualcosadelle altre dimensioni.

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Non ha alcun apprezzamento per la bellezza, non ne haaffatto. Non ha alcun apprezzamento per la musica. Nonapprezza minimamente l’amore. Gli manca la dimensioneestetica, l’ha completamente scavalcata. E non possiedealcun approccio scientifico; non lo può avere – a quell’epocala scienza non si era ancora evoluta a sufficienza. È unapurezza unidimensionale, limitata a una dimensione.

E poiché egli è unidimensionale, questo intero paese èrimasto unidimensionale: Buddha, Mahavira, Patanjali, sonotutti uomini a una dimensione. Tutti i grandi Maestri diquesta nazione erano persone religiose. Raggiunserol’esperienza religiosa più pura, e cercarono di convertirel’intera comunità alla loro visione; ma lo svantaggio che neconseguì fu la povertà collettiva: senza scienza, nessunpaese potrà mai diventare ricco. Da un punto di vistaesteriore, il paese si abbrutì, si ammalò, soffrì la fame.Senza scienza e tecnologia, nessun paese potrà mai essereesteriormente bello, sano, ricco.

Ebbene, non posso evitare di menzionare queste cose:non sarebbe vero, e non sarebbe neppure giusto. Sarebbeingannarvi! Sarebbe un crimine contro l’umanità. È tempoche qualcuno abbia il coraggio di dirlo! Nessuno, nel mondointero, lo sta facendo, ma i tempi sono maturi perchéqualcuno urli questa verità: Buddha, Mahavira, Patanjali,Lao Tzu, sono persone incredibilmente belle, hanno dato ungrandissimo contributo al genere umano – l’umanità nonsarebbe stata ciò che è, senza di loro – essi sono la nostraanima, questo è assolutamente vero, ma esiste anche unosvantaggio, poiché essi sono tutti unidimensionali. Le altredimensioni sono rimaste paralizzate, storpiate. E ora iltempo è giunto: occorre adempiere anche le altredimensioni.

Io vorrei che questo paese diventasse ricco, scientifico,tecnologico, sano e ben nutrito – e non solo questo paese,ma l’intera umanità. E non vedo come questo possa esserecontro la religione. Al contrario: più una nazione è ricca, inmaggior misura può diventare religiosa – perché laricchezza ti offre un’opportunità, la ricchezza ti apre

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spiragli nuovi, la ricchezza ti concede tempo e spazio edenergia, per entrare dentro di te. Se non entri in te stesso, èuna tua responsabilità. Non c’è nulla di male nell’esserericchi: se una persona ricca non è religiosa, èsemplicemente mediocre, stupida; non è un giudizio rispettoalla ricchezza, è solo un semplice segnale della stupidità diquella persona.

Se una persona ricca non è religiosa, la definiscostupida; e se una persona povera è religiosa, la chiamointelligente, veramente intelligente. Il povero necessita diuna intelligenza rara, per diventare religioso. Quando unKabir divenne religioso, dimostrò di avere più intelligenzadello stesso Buddha – perché è impossibile, è praticamenteimpossibile diventare religiosi, quando si è poveri. Quandonon si conoscono le ricchezze, come si possonotrascendere? Si può andare oltre una particolare cosa soloquando la si è sperimentata; solo grazie all’esperienza sioltrepassa qualcosa e si trascende.

Se qualcuno trascende, senza aver sperimentatoalcunché, vuol semplicemente dire che ha un’intelligenzacosì brillante da poter apprendere dalle esperienze altrui;non ha bisogno di entrare in tutte quelle cose in primapersona.

Kabir deve aver guardato i ricchi, e visto la futilità ditutte quelle ricchezze. Per questo lasciò caderequell’ambizione, quel desiderio. Buddha era il figlio di un re;visse nella ricchezza, e grazie all’esperienza giunse acomprendere che tutto è futile, tutto è vanità. Ci arrivògrazie alla propria esperienza; Kabir ci arrivò osservando leesperienze altrui. Certo, Kabir ha bisogno di una quantitàmaggiore di intelligenza.

I poveri possono diventare religiosi, ma non le societàpovere. I ricchi possono evitare la religione, ma non lesocietà affluenti.

Pertanto, occorre aggiungere questa nuovadimensione: non occorre che la religione adori la povertà.Non occorre che la religione consoli i poveri, dicendo lorofalsità, confortandoli, dando loro teorie inventate sulle vite

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passate e su quelle future, sul destino e così via. Ora l’interopianeta è in grado di essere ricco. La scienza ha sprigionatoun tale potere... ma non lo ha usato nel modo giusto.

Per questo non sono favorevole all’approcciooccidentale. All’Occidente manca l’anima, l’essenzadell’essere; è solo un corpo. E il pericolo è che la stupiditàdegli uomini politici orientali li porti a imitare l’Occidente.

Oggi, ogni paese vuole produrre energia atomica,perfino l’India. Nazioni povere, come l’India o il Pakistan,vogliono creare bombe atomiche. Come mai? La gente èpovera e denutrita.

Proprio qualche giorno fa, l’India ha lanciato unsatellite, il Bhaskar, per fare alcuni studi... le industrie nonhanno elettricità, vengono chiuse cinque giorni lasettimana... non c’è elettricità, ma lanciate un satellite perstudiare i fenomeni celesti; è solo competizione, scioccacompetizione!

Oggi intorno alla Terra ruotano cinquecento satelliticreati dall’uomo. Uno di essi, lo Skylab americano, cadràperché se ne è perso il controllo. Può creare disastriimmensi: Poona è sulla sua rotta; cadrà tra Bombay ePoona, o tra Poona e Kannada. E non cadrà tutto d’un pezzo,andrà in frantumi e come minimo precipiteranno sulla Terracinquecento pezzi, ognuno dei quali avrà l’effetto di unabomba: potrebbe cadere su un generatore di energiaatomica, e distruggere l’intero pianeta.

Tutti quei cinquecento satelliti, prima o poi, andrannofuori controllo. Se si può perdere il controllo di un satelliteamericano, che dire di uno indiano? Due anni fa, l’Indialanciò il suo primo satellite... adesso sta funzionandoappunto come un indiano – il nome del satellite eraAryabhatta – e continua a trasmettere informazioni false. Èun vero disturbo! Non gli si può credere; all’inizio gli sicredeva, ma poi si scoprì che le informazioni trasmesseerano completamente falsate. Una mente indiana perfetta!Un vero emblema! Adesso ce ne vorremmo liberare, ma nonè possibile... continua a inviare informazioni, non lo si puòspegnere!

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I paesi poveri imitano l’Occidente... è così sciocco! Lenazioni povere di certo hanno bisogno di maggioriconoscenze scientifiche, ma non hanno bisogno di strumentiscientifici sofisticati – non è quello ciò di cui hanno bisogno.

E ora la scienza ha sprigionato energia sufficiente atrasformare l’intero pianeta in un paradiso.

Il contributo di Buddha è stato immenso, ma comeeffetto collaterale egli è stato una delle cause che hannogenerato la povertà dell’India. È un fatto che non possoignorare, devo dirlo. Finora non l’ho mai detto, ma ora hointorno a me la mia gente, che comprenderà.

Mahavira ha contribuito immensamenteall’arricchimento spirituale dell’India, ma comeconseguenza dei suoi insegnamenti, l’intero paese è statoridotto in schiavitù e ha vissuto schiavo per mille anni. Egliinsegnava la non-violenza, e l’India divenne uno dei paesi piùcodardi del mondo.

Krishna ha ragione nel dire di lasciare tutto nelle manidi Dio – nella dimensione religiosa è così che le cosedovrebbero essere: fidarsi di Dio; ma non nella dimensionescientifica... lì opera un meccanismo del tutto diverso: ildubbio, non la fiducia. La fiducia è il fondamento del mondoreligioso, il dubbio è il fondamento del mondo scientifico.

Krishna ha perfettamente ragione, quando dice adArjuna: “Affidati a Dio! Arrenditi a Dio. Abbi fiducia chequalsiasi cosa egli fa, è giusta”. Ma qual è stato l’effettocollaterale? È stato questo: “Se sei povero, abbi fiducia inDio; se sei malato, abbi fiducia in Dio. Qualsiasi cosa fa, ègiusta”. Questo è stato l’effetto collaterale. Nelladimensione religiosa è perfettamente giusto, ma quando siriporta tutto questo nella dimensione scientifica, diventaassolutamente sbagliato.

Ebbene, devo dirlo. E so che soffrirò molto a causa diqueste affermazioni, perché in India la gente non è abituataa sentire alcuna critica per ciò che concerne Krishna,Mahavira o Buddha – nulla di nulla!

Come prima cosa, vi dirò con chiarezza dove iodifferisco. E presto inizierò a criticare anche gli effetti

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collaterali.Nishant, aspetta ancora un po’, perché dovrò dirvi

tutta la verità... l’intera verità, così com’è, costi quel checosti! Apprezzerò tutto ciò che è degno di apprezzamento ebiasimerò tutto ciò che deve essere condannato.

La povertà dell’India, la schiavitù, l’infinita sofferenza,non possono essere semplicemente tollerate, non possonoessere ignorate; e Krishna, Mahavira e Buddha non possonoessere perdonati: ne sono i responsabili. Se devono essereelogiati per il loro contributo spirituale, devono essereanche criticati, poiché essi sono le cause fondamentali delladecadenza dell’India.

E ora è giunto il tempo in cui ogni cosa deve essereposta nella giusta prospettiva. Il problema, infatti, non èsolo l’India: è in gioco il mondo intero. Così come gli sciocchiindiani imitano l’Occidente, ci sono sciocchi occidentali chepossono imitare l’India, e possono continuare a commetteregli stessi errori che in passato l’India ha commesso.

Dobbiamo chiarire le cose nei dettagli. Dobbiamoessere assolutamente imparziali. Ecco perché, Nishant, haila sensazione che ci sia una certa differenza... c’è! Non tistai immaginando nulla. Il mio lavoro sta entrando in unanuova fase, io sto entrando in una nuova fase. Prima chenasca la nuova Comune, sto preparando il terreno...

L’ultima domanda

Amato Maestro, perché sono stanco del sesso?

Sandhan, il sesso stanca – per questo vi dico: nonevitatelo. Se non ne conoscete la stupidità, non riuscirete aliberarvene. Se non ne riconoscete il puro e semplicespreco, non riuscirete a trascenderlo.

È un bene che tu abbia iniziato a sentirti stanco delsesso – è naturale. Il sesso non è altro che un dissipareenergia verso il basso. L’energia deve muovere verso l’alto,

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allora nutre. Allora ti schiude tesori inesauribili – aesdhammo sanantano. Ma se continui a tornare e a ritornaree a ritornare ancora al sesso, come un maniaco, ben prestoti ritroverai del tutto esausto, sciupato.

Una coppia di sposini novelli va alle cascate del Niagara in luna dimiele. Quando arrivano, si registrano immediatamente in un albergo,e per tre giorni di loro non si sa più nulla, non chiedono neppure ipasti in camera, nulla di nulla. Il quarto giorno il direttore dell’albergoinizia a preoccuparsi e, in serata, decide di bussare alla porta dellastanza per una verifica. Bussa, sente dei rumori all’interno, poicompare l’uomo, smagrito e pallido, vestito solo con un paio dimutande. “Eravamo preoccupati,” si scusa il direttore.

“Deve capire, siamo sposati da poco,” replica l’uomo.“Lo capisco,” dice il direttore, “ma qui ha una delle più grandi

meraviglie del mondo...”A quel punto, una flebile voce dall’interno li interrompe: “Se mi

mostri ancora quel coso anche solo per una volta, mi butto dallafinestra!”.

Non l’avete capita! Tre giorni... dentro e fuori,continuamente... è ovvio che la donna si voglia buttare dallafinestra.

L’uomo può continuare a vivere stupidamente solo finoa un certo punto – oltre, deve diventare consapevole di ciòche sta facendo a se stesso. Sandhan, ora è tempo. Nellavita esistono cose di gran lunga più importanti del sesso. Ilsesso non è tutto. È significativo, ma non è tutto. Se ci restiintrappolato, ti lascerai sfuggire tutte le glorie della vita.

E ricorda, io non sono contro il sesso. Ecco perché ilmio insegnamento diventa un po’ contraddittorio. Io sonoparadossale. Non posso farci nulla, perché la verità stessa èparadossale. Io non sono contro il sesso, perché coloro chelo osteggiano, restano sempre sessuali.

Io sono favorevole al sesso, perché se entri inprofondità nella dimensione sessuale, presto ne uscirai. Piùconsapevolmente scenderai in essa, prima ne verrai fuori. Eil giorno in cui una persona esce dal sesso completamente, èun giorno di grande benedizione.

È un bene che ti senta stanco. Ora non andare daqualche medico per chiedere una medicina, non

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servirebbe... oppure, potrebbe solo rimandare di unpochino la tua stanchezza. Se ti senti stanco, è solo unsegno che sei giunto al punto in cui puoi balzarne fuori.

Che senso ha restarci invischiato, se ti senti stanco?Escine! E non ti sto dicendo di reprimerlo. Quando senti unaprofonda energia sessuale e cerchi di uscirne, allora ci saràrepressione. Ma quando ne sei esausto e stanco e ne vedil’intera futilità, puoi uscirne senza repressione alcuna. Euscire dal sesso senza repressioni, significa esserne liberi.

La libertà dal sesso è un’esperienza grandiosa. Lalibertà dal sesso rende le tue energie disponibili allameditazione, al “samadhi”.

Per oggi basta.

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Nono discorso

Seduto nella grotta del cuore

Come l’arciere lavora le sue frecce per renderle diritte, così il Maestro orienta i suoi pensieri fuorvianti.

Come un pesce gettato a secco, si dibatte sulla riva, tremano e si dibattono i pensieri. Come potrebbero mai scacciare il desiderio?

Tremano, sono instabili, vagabondano a loro piacimento. È bene controllarli. E padroneggiarli porta felicità.

Ma quanto sono sottili, quanto elusivi! Il compito è acquietarli, e governandoli trovare la felicità.

Con determinazione costante il Maestro doma i suoi pensieri. Arresta il loro andirivieni. Seduto nella grotta del cuore,

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egli trova la libertà.

La libertà è la meta della vita. Senza libertà, la vitanon ha alcun significato. Con “libertà” non si intende alcunalibertà politica, sociale o economica. Con “libertà” siintende la libertà dal tempo, libertà dalla mente, libertà daldesiderio. Nel momento in cui la mente non è più, sei unitoall’universo, sei vasto quanto l’universo stesso.

La mente è l’ostacolo fra te e la realtà, e a causa diquesta barriera, resti confinato in un cella oscura dove nonarriva mai una luce, e dove non potrà mai penetrare gioiaalcuna.

Vivi infelice, perché non sei fatto per vivere in unospazio così angusto e limitato. Il tuo essere vuole espandersifino a raggiungere la fonte suprema e assolutadell’esistenza. Il tuo essere aspira a diventare oceanico, etu sei diventato una goccia di rugiada. Come potresti esserefelice? Come potresti essere estatico? L’uomo vivenell’infelicità perché è imprigionato.

E Gautama il Buddha dice che “tanha” – il desiderio – èla causa alla radice di ogni nostra miseria, poiché ildesiderio crea la mente. Desiderio vuol dire creare il futuro,proiettare se stessi nel futuro, chiamare in causa il domani.Metti in gioco il domani, e l’oggi scompare, non lo puoi piùvedere: il domani rannuvola i tuoi occhi. Chiama in causa ildomani e dovrai portarti dietro il peso di tutti i tuoi ieri,perché il domani può esistere solo se il passato continua aessere nutrito.

Ogni desiderio nasce dal passato, e ogni desiderio èproiettato nel futuro. Tutta la tua mente è composta dapassato e futuro; analizza la mente, scomponila, e vedraisolo due cose: il passato e il futuro. Non troverai neppureuna iota di presente, non un solo atomo... e il presente èl’unica realtà, la sola esistenza, l’unica danza che esista.

Il presente può essere trovato solo quando la mente siè acquietata completamente. Quando il passato non tidomina più, e il futuro non ti possiede più, quando seisconnesso dai ricordi e dalle immaginazioni... in quel

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momento, dove sei? Chi sei? In quel momento non seinessuno. E nessuno ti può ferire quando non sei nessuno,non puoi essere colpito – mentre l’ego è dispostissimo aricevere ferite. L’ego è praticamente alla ricerca di ferite,cerca il modo di essere ferito; esiste attraverso le ferite:l’intera sua esistenza dipende dall’infelicità, dal dolore.

Quando sei un nessuno, non può esistere l’angoscia,l’ansia diventa semplicemente incredibile. Quando sei unnessuno esiste un profondo silenzio, una pace, all’internonon si agita alcun rumore. Il passato è svanito, il futuro èscomparso, cosa potrebbe creare frastuono? E il silenzioche si sente è celestiale, è sacro. Per la prima volta, inquegli spazi di nonmente, diventi consapevole dell’eternacelebrazione che esiste da sempre... quella è la sostanza dicui è composta l’esistenza.

A eccezione dell’uomo, l’intera esistenza è estatica.Solo l’uomo è uscito da quella sintonia, si è perso. Solol’uomo può perdersi, perché solo lui possiede unaconsapevolezza.

Infatti, la consapevolezza ha due possibilità: puòdiventare una luce brillante dentro di te, così brillante cheperfino il sole, al confronto, impallidisce... Buddha dice chesi ha la sensazione che mille Soli nascano all’improvviso –quando guardi dentro di te senza alcuna mente, tutto è luce,luce eterna. Tutto è gioia, purezza, incontaminazione,assenza assoluta di inquinamento. È semplice beatitudine,innocenza. È meraviglia. La sua maestosità è indescrivibile,la sua bellezza è indescrivibile, la sua benedizione èinesauribile. Aes dhammo sanantano: questa è la leggesuprema.

Se potessi semplicemente mettere in disparte la mente,diventeresti consapevole del gioco cosmico. Allora sei soloenergia, e l’energia è qui-e-ora, non lascia mai il qui-e-ora.Quella è una possibilità: diventare pura consapevolezza.

L’altra possibilità è questa: puoi diventare conscio di testesso. In questo caso cadi, diventi un’entità separata dalmondo. Diventi un’isola, definita, ben delimitata; seiconfinato, perché ogni definizione delimita. Allora sei in una

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cella, e la cella in cui sei imprigionato è buia, assolutamentebuia. Non c’è luce, non esiste la possibilità di una luce. E laprigione ti storpia, ti paralizza.

Essere consci di sé diventa un limite; il sé è confinato;mentre la semplice consapevolezza diventa libertà.

Lascia cadere il sé, e sii consapevole! Il messaggio ètutto qui: questo è il messaggio di tutti i buddha di tutte leepoche, passate, presenti, future. L’essenza del messaggio èsemplicissima: lascia cadere il sé, l’ego, la mente, e sii.

In questo preciso istante, mentre questo silenziopervade... chi sei? Un nessuno, una non-entità. Non hai unnome, non hai una forma. Non sei né uomo né donna, néhindu né musulmano. Non appartieni a nessun paese, anessuna nazione, a nessuna razza. Non sei il corpo e non seila mente.

Allora, cosa sei? In questo silenzio, qual è la tuafragranza? Come percepisci il tuo esistere? Semplicequiete, solo silenzio... e da quella pace e da quel silenzio,inizia ad affiorare una gioia immensa, affiora senza ragionealcuna. È la tua natura spontanea.

L’arte di mettere in disparte la mente racchiude in sél’intero segreto della religione, poiché, ponendo la mente indisparte, il tuo essere esplode in mille e un colore. Diventiun arcobaleno, un fiore di loto, un loto dai mille petali.All’improvviso ti apri, e a quel punto l’intera bellezzadell’esistenza – che è infinita! – è tua. Allora, tutte le stelledel cielo sono tue. Allora, perfino il cielo non ti delimita; nonhai più alcun limite.

Il silenzio ti dà l’opportunità di fonderti, di scioglierti,di scomparire, di evaporare. E quando non sei, sei: per laprima volta, esisti. Quando non sei, Dio è, il Nirvana è,l’illuminazione è. Quando non sei, trovi ogni cosa; mentrequando sei, tutto è perduto.

L’uomo è diventato conscio di sé: è qui che si è perso,questo è il suo peccato originale. In un modo o nell’altro,tutte le religioni parlano della caduta originale, ma ilracconto migliore è quello cristiano: la caduta originaleavviene perché l’uomo mangia il frutto dell’albero della

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conoscenza. Quando mangi questo frutto, diventi conscio dite stesso.

Più sei colto, più sei egoista: da qui ha origine l’egodegli studiosi, dei pundit, dei maulvis. L’ego viene decoratoda grande sapere, da testi sacri, da sistemi di pensiero. Matutte queste cose non ti rendono innocente; non introduconoin te le qualità proprie ai bambini: l’essere aperti, la fiducia,l’amore, il gioco. Fiducia, amore, gioco, meraviglia, quandodiventi sapiente tutto questo scompare.

E a noi tutti è stato insegnato a diventare colti. Non civiene insegnato a essere innocenti; non ci viene insegnatocome percepire la meraviglia dell’esistenza. Ci vengonoinsegnati i nomi dei fiori, ma non ci viene insegnato adanzare intorno a loro. Ci vengono insegnati i nomi dellemontagne, ma non come entrare in comunione con loro; nonci viene insegnato come entrare in comunione con le stelle,con gli alberi; non ci viene insegnato come essere in sintoniacon l’esistenza.

Se sei fuori sintonia, come potrai essere felice? Se seifuori sintonia, sarà inevitabile che tu viva in angoscia,immerso in una profonda infelicità, sofferente. Puoi esserefelice solo quando danzi il ballo della totalità; quando seisolo un membro della danza, quando sei solo un elemento diquesta grande orchestra, quando non canti la tua canzoneseparatamente. Solo allora, in quella fusione, l’uomo èlibero.

Questa è la libertà. Non è politica, non è economica,non è sociale. La libertà è spirituale. La libertà sociale, oquella economica, o quella politica, sono tali solo se aiutanola gente a essere spiritualmente libera. Altrimenti, si trattasolo di finzioni. In quel caso, in nome della libertà l’uomo èreso sempre più schiavo. Nomi bellissimi diventano semplicifacciate per nascondere realtà abnormi. Se non sei liberospiritualmente, non sei affatto libero. In questo caso, tuttele tue libertà sono fittizie, false, pseudo. In questo caso seistato imbrogliato; ti sono stati dati giocattoli con cuigiocare.

Buddha parla della realtà, della vera libertà. La

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definisce “nirvana”. La parola “nirvana” è bellissima:significa cessazione della coscienza di sé, assolutacessazione del sé, il nudo stato dell’assenza di ego. Essaporta estasi immense, una grande fioritura; essa portatesori inesauribili.

Ecco perché Buddha continua a ripetere coninsistenza... nel Dhammapada, ripete in continuazione dueaffermazioni. La prima: “Aes dhammo sanantano, questa èla legge suprema della vita”, e cioè che tu scompaia pertrovare te stesso. Assolutamente paradossale – è sufficientescomparire, per trovarsi! Lasciando cadere il sé, si diventail Sé supremo. Scomparendo in quanto goccia di rugiada, sidiventa l’oceano.

E l’altra affermazione che egli continua a ripetere coninsistenza è: “Aes dhammo visuddhya, questa è la leggedella purezza”, del diventare innocenti, puri. Qual è la leggedella purezza? Una legge semplice: disidentificati dallamente, non pensare a te stesso in quanto mente. Non cheBuddha sia contro la mente, non che non la voglia usare –vuole usarla, ma non vuole esserne usato. E, di solito, siverifica proprio questo: la mente ti sta usando. Sei diventatouno schiavo. Il padrone è diventato schiavo, e lo schiavo èdiventato il padrone. Tutto è stato stravolto, ribaltato.

Stai ritto sulla tua testa! Ebbene, come potraicamminare, come potrai muoverti, come potrai danzare?Hai mai visto qualcuno danzare, stando ritto sulla testa? Sete ne stai ritto sulla testa, la tua vita non sarà più una vita dimovimento; diventerà stagnante, diventerà una pozzad’acqua sporca. Presto inizierai a puzzare: se resti rittosulla testa, vieni storpiato, sei paralizzato.

Se ti limiti a rimetterti sulle gambe – un semplicecambiamento, un piccolissimo cambiamento, ma che porta auna rivoluzione radicale – immediatamente sei in grado dimuoverti, e il movimento è vita. Non muoversi significamorire.

Come definisci la morte? Quando una persona non sipuò muovere in nessun modo. Non può respirare – quello èun tipo di movimento. Non può vedere – quello è un altro

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tipo di movimento. Non può camminare, non può parlare – sitratta di altre modalità di movimento, di diverse dimensionidel movimento. Poiché ogni movimento è cessato, diciamoche un uomo è morto.

Più movimento possiedi, più sei vivo, più sei vitale.Cerca di avere un movimento multidimensionale! Ciò èpossibile solo se smetti di stare ritto sulla testa. Devi essereraddrizzato!

Quando arrivi da me, sei tutto ribaltato. L’iniziazione alsannyas non è altro che questo: io ti persuado a stare dinuovo ritto sui tuoi piedi, a smettere di vivere nellaposizione shirshasana – stare ritti sulla testa – per tutta lavita.

Siate naturali, siate parte della natura. Non siatesmargiassi! Non continuate a gonfiare i vostri ego. Siamoparti minuscole... immensamente belle, se funzioniamo insintonia col Tutto, ma assolutamente orribili se funzioniamoin contrasto con esso.

Ma le vostre società vi hanno insegnato a lottare, acombattere, perché la vita è una lotta per sopravvivere,perché se non lotti verrai sopraffatto... e voi dovete vincere,dovete essere famosi. Vi hanno imposto obiettivi ambiziosi,ai quali adesso siete incatenati, impastoiati e che creano lavostra mente.

Il termine usato da Buddha, “tanha”, implica tutti isignificati di desiderio, ambizione, realizzazione. Questisono i nutrimenti della mente.

Se continuate a nutrire la mente, vi avvelenate. E lamente si ingigantirà sempre di più, e voi rimpiccioliretesempre di più... la mente diverrà una sorta di escrescenzacancerogena.

Il sannyas è un’operazione. Buddha trasformò migliaiadi persone attraverso il sannyas, tramite l’iniziazione. Eraun grande chirurgo.

E quando diventate consapevoli di essere voi le causedella vostra infelicità, le cose iniziano a cambiare. Nonsosterrete più la vostra miseria, non le darete piùnutrimento. E quando diventerete consapevoli di non essere

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la vostra mente, ma un testimone che la osserva, iniziate aelevarvi al di sopra della mente, non ne siete piùimpastoiati.

Iniziate a sviluppare le ali, iniziate a elevarvi semprepiù in alto. La mente resta sempre a brancolare nelleoscure valli della vita, ma voi potete diventare un’aquila,potete volare alti nel cielo. Potete essere signori di voistessi, e poi usare la mente... e può essere usata in manieramolto efficace.

Questi sutra parlano di come diventare padroni dellapropria mente. Essi contengono la scienza del diventare ilMaestro.

Il Buddha dice:

Come l’arciere lavora le sue frecce per renderle diritte, così il Maestro orienta i suoi pensieri fuorvianti.

Adesso meditate: sono i vostri pensieri a dirigervi, osiete voi a dirigere i vostri pensieri? Molto dipende daquell’intuizione.

Siete dominati dai vostri pensieri? Essi continuano asbatacchiarvi di qui e di là? Sono loro a suggestionarvi, adaffascinarvi, a ossessionarvi? Sono loro a muovere le filadella vostra vita, e voi siete solo degli schiavi? Oppure, voisiete il padrone, e potete dire loro di fermarsi, ed essi viobbediscono... siete in grado di accenderli e spegnerli?

La gente non medita mai su questa realtà, perché liumilia tremendamente. Dimostra la loro impotenza: nonsono neppure in grado di fermare i pensieri, i propripensieri.

Si tramanda una famosa parabola tibetana:

Un uomo servì un Maestro per moltissimi anni. Il suo servizio nonera puro, in esso c’era una motivazione: voleva strappare al Maestroun segreto. Aveva sentito dire che il Maestro possedeva... il segreto di

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fare miracoli.Con questo desiderio nascosto, aveva servito il Maestro, anno dopo

anno, ma aveva paura a esternare questo suo desiderio... da parte sua,il Maestro osservava in continuazione la sua motivazione.

Un giorno il Maestro chiese: “Per favore, è meglio che esterni ciòche hai in mente, perché io continuo a percepire uno scopo reconditonel tuo servizio, in tutto ciò che fai per me. Non è frutto dell’amore, dicerto non è un’emanazione dell’amore: non vedo alcun amore in ciòche fai, né ci vedo umiltà. È una sorta di ricatto. Pertanto, ti prego,dimmi chiaro e tondo: cosa vuoi?”.

L’uomo aspettava questa opportunità. Disse: “Voglio il segreto perfare miracoli”.

Il Maestro disse: “Perché mai hai sprecato tutto questo tempo? Me loavresti potuto chiedere il giorno stesso in cui sei arrivato. Haitorturato te e anche me, perché non mi piace avere intorno personeche hanno secondi fini: sono persone orripilanti. Fondamentalmente,sono avide, e l’avidità le abbrutisce. Il segreto è molto semplice...perché non me lo hai detto subito? Eccotelo...”. Prese un pezzo dicarta e scrisse un mantra, composto da sole tre righe: “Buddhamsharanam gachchhami, sangham sharanam gachchhami, dhammamsharanam gachchhami – vado ai piedi del Buddha, vado ai piedi dellaComune del Buddha, vado ai piedi del dhamma, la legge suprema”.

E il Maestro disse a quell’uomo: “Prendi con te questo mantra,ripetilo cinque volte, è sufficiente... è un processo molto semplice.Ricordati solo questa condizione: per ripeterlo, fai un bagno, chiudi laporta, siediti in silenzio... e mentre lo ripeti, per favore non ricordartimai delle scimmie”.

L’uomo commentò: “Che assurdità dici? Perché mai dovreiricordarmi delle scimmie? Non le ho mai ricordate in tutta la miavita!”.

Il Maestro replicò: “Questo è un tuo problema, ma dovevo ricordartiquesta condizione. È così che questo mantra mi è stato dato, legato aquesta condizione. Se non hai mai ricordato scimmie, buon per te...adesso vai a casa, e non tornare mai più da me. Hai il segreto, econosci la clausola. Adempi questa condizione e avrai poterimiracolosi, potrai tutto ciò che vuoi: volare, leggere i pensieri dellagente, materializzare cose, e via dicendo”.

L’uomo corse a casa; si dimenticò perfino di ringraziare il Maestro. Ècosì che funziona l’avidità: non conosce gratitudine, non conosce lariconoscenza. L’avidità ne è assolutamente ignara, non l’ha maiincontrata. L’avidità è un ladro, e i ladri non ringraziano mai.

L’uomo corse a casa, ma si sentì profondamente imbarazzato: giàlungo la strada, nella sua testa erano iniziate a comparire dellescimmie. Ne vide di diversi tipi: piccole e grandi, con la bocca nera econ la bocca rossa... la cosa lo lasciava molto perplesso: “Cosa stasuccedendo?”. Di fatto, non pensava ad altro che alle scimmie. Edesse diventavano sempre più grosse e gli affollavano la mente.

Andò a casa, fece un bagno, ma le scimmie erano sempre piùnumerose. Cominciò a sospettare che quelle scimmie non lo avrebberolasciato, durante la recitazione del mantra. E ancora non lo avevarecitato, si stava solo preparando. E quando chiuse la porta, la stanza

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era stracolma di scimmie. Si affollavano al punto che per lui nonrimaneva più alcuno spazio! Chiuse gli occhi, ed ecco le scimmie... liaprì, ed ecco le scimmie; non credeva a ciò che stava succedendo! Ciprovò per tutta la notte... tornò a farsi un bagno, e tornò araccogliersi; ma invano, fallì miseramente.

Al mattino, andò dal Maestro, gli riportò il mantra e disse: “Tienitiquesto mantra. Mi sta facendo impazzire! Non voglio più fare alcunmiracolo, ma ti prego, aiutami a liberarmi da tutte queste scimmie!”.

È praticamente impossibile liberarsi da un singolopensiero! Se te ne vuoi liberare, diventa ancor più difficile;perché quando decidi di liberarti da un pensiero sorge unaquestione che rende quel momento decisivo: chi è ilpadrone? La mente o tu? La mente cercherà in ogni modo didimostrare la propria signoria.

Il padrone è stato uno schiavo per secoli, e lo schiavo èstato il padrone per milioni di vite. Adesso lo schiavo nonpuò rinunciare a tutti i suoi privilegi tanto facilmente. Tiopporrà una strenua resistenza.

Provaci! Oggi fai un bagno, chiudi la porta della tuastanza, e ripeti questo semplice mantra: Buddhamsharanam gachchhami, sangham sharanam gachchhami,dhammam sharanam gachchhami e non lasciare che lescimmie ti disturbino... Tu ora ridi di quel poveretto, marimarrai sorpreso: tu sei quell’uomo!

Sigmund Freud raccontava sempre questo aneddoto: in un GrandHotel una volta si presentò un uomo che chiese una stanza. Il direttoreera un po’ esitante nel dargliela, anche se ne aveva una. L’uomo glichiese: “Perché esita tanto?”.

L’altro spiegò: “La ragione è questa: proprio sotto quella stanzaalloggia un uomo politico, un uomo molto famoso e potente. Le cosepiù minuscole lo infastidiscono, per cui ho tenuto vuota la stanzasopra la sua nei tre giorni che starà qui... basta che qualcunocammini, per infastidirlo; e se lei spostasse qualcosa farà rumore, e lacosa lo irriterebbe tanto da farlo andare in escandescenze!”.

Il forestiero disse: “Non si preoccupi. Starò attento. Inoltre, mifermerò solo questa notte. Tornerò verso mezzanotte perché devolavorare molto in città, e me ne andrò all’alba, intorno alle cinque.Non credo di poter fare tale e tanto rumore in quelle poche ore dairritare il grand’uomo. Al massimo dormirò e sognerò, e non pensoche i miei sogni lo disturberanno”.

Il direttore si convinse: “Se si fermerà solo cinque ore, non ci sonoproblemi”. E lo registrò.

A mezzanotte, l’uomo tornò, era esausto: aveva lavorato per tutto il

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giorno, la testa gli rimbombava di mille pensieri. Si eracompletamente dimenticato del gran politico del piano di sotto. Entròin stanza, era stanchissimo, si sedette sul letto, si tolse una scarpa ela gettò in un angolo... il rumore che fece gli ricordò la presenza delgrande leader e, temendo di disturbarlo, appoggiò delicatamente laseconda scarpa e si sdraiò. Un’ora dopo, l’uomo politico bussò allaporta. L’uomo si svegliò, aprì la porta e chiese: “Ho fatto qualcosa? Èun’ora che sto dormendo”.

Il politico era rosso di rabbia. Disse: “Certo! Dov’è l’altra scarpa?Non riesco a dormire. La scarpa mancante continua a perseguitarmi,la domanda mi rimbalza nella testa: dov’è andata a finire l’altrascarpa? Quest’uomo dorme indossando una scarpa? Una so che l’hailanciata, ma che ne è dell’altra? Ho cercato in tutti i modi di liberarmida questa idea, dicendomi che non sono fatti miei. Perché dovreipreoccuparmi della tua scarpa? Ma più cerco di liberarmi da questaidea, più ne sono posseduto. La sola possibilità per poter dormiretranquillo era questa: svegliarti e chiederti cos’è accaduto. Se non loso, non posso dormire!”.

È difficile liberarsi perfino da un pensiero assurdo,qualcosa che per te è del tutto insignificante, privo di scopo,qualcosa di puramente accidentale, che non ti competeaffatto. Tuttavia può perseguitarti, può inseguirti, puòtorturarti; può diventare una cosa così potente da fartiimpazzire.

La gente non guarda dentro di sé. Sa che è meglio nonguardare dentro di sé, perché è estremamente umiliante.Vedere se stessi come uno schiavo è umiliante. E la mente èstata sul trono così a lungo che si è abituata a essere ilpadrone, e non lo è!

Sei nato in quanto consapevolezza, non come unamente. La tua essenza più intima è consapevolezza, non lamente. La mente non è altro che un cumulo di pensieri,pattume del passato. Tu sei qualcosa di totalmente diversoda tutto ciò.

Osservandolo, pian piano ne vedi la distanza. In tesorge un pensiero, osservalo. Osservalo senza giudicare.Non essere né a favore né contro, guardalo semplicemente,guarda in esso, proprio come fossi uno specchio che loriflette. Una cosa diventerà ovvia: si tratta di qualcosaseparato da te. Viene e va, e tu permani sempre. Il riflessonello specchio non è lo specchio. Molti riflessi vanno evengono, il riflesso rimane. Lo specchio è solo la capacità di

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riflettere. È presente un pensiero – rabbia, avidità, gelosia –è presente un pensiero, un pensiero qualsiasi... non sei tu!

Ma l’intero nostro addestramento, tutto il nostrocondizionamento, è fondamentalmente sbagliato. I nostrilinguaggi sono fondamentalmente sbagliati, perché ci dannofalse nozioni. Quando vedi il pensiero della fame sorgerenella tua mente, subito dici: “Ho fame”, ed è una pura esemplice assurdità. Tu non sei mai stato affamato e nonpotrai mai esserlo, perché la consapevolezza non ha nulla ache vedere con la fame, col cibo, con il sentirsi sazi. Difatto, ciò che accade è questo: il corpo è affamato, tu ne seiconsapevole. Ti limiti semplicemente a riflettere lasituazione in cui si trova il corpo.

Per essere veramente precisi si dovrebbe dire: “Sonoconsapevole che il mio corpo ha fame, vedo che il mio corpoha bisogno di cibo”.

Ma in ogni lingua si dice: “Io ho fame, io ho sete”. Soche è più semplice dire: “Io ho sete”, e non ripeterecontinuamente: “Sono consapevole che il mio corpo hasete”.

Uno dei più grandi mistici indiani visitò l’America, si chiamavaSwami Ram. Egli parlava sempre di sé in terza persona, non usava maila parola “io”. Si limitava a chiamarsi “Ram”. Diceva: “Ram ha fame.Ram ha sete. Ram ha sonno”. Suonava molto strano, perché noi non cisiamo abituati.

Quando andò in America per la prima volta, la gente non riusciva acapirlo, oppure lo fraintendeva. Lui diceva: “Ram ha fame”, e la gentesi guardava intorno per cercare questo Ram. Allora lui indicava sestesso e diceva: “Questo corpo è Ram, questo corpo ha fame”.

A quel punto gli dicevano: “Perché allora non dici semplicemente:‘ho fame’? Perché queste circonlocuzioni: ‘Ram ha fame’, che ciportano a chiedere chi sia questo Ram e te a spiegare che tu seiRam?”.

Ma Ram spiegava: “Non posso affermare qualcosa che noncorrisponde alla realtà. Non posso dire ‘io ho fame’, perché non èvero”.

Una volta accadde: era seduto in un parco, un parco pubblico, ealcune persone, sedute intorno a lui, gli facevano delle domande.Qualcuno chiese: “Abbiamo sentito dire che quando Krishna suonavail flauto, la gente si dimenticava del proprio lavoro e correva da luiincantata, come se fosse posseduta. Qual era il suo segreto?”.

Ram indossava un solo indumento, era un panno che si avvolgevaintorno al corpo. D’acchito, lo gettò via... anziché rispondere alla

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domanda, creò una situazione. È così che operano i grandi mistici.Gettò via quel panno e rimase assolutamente nudo... poi si mise a

correre. Tutta la gente gli corse dietro! E non solo le persone che glisedevano intorno, anche coloro che erano nel parco, ferme nei viali oa passeggio, o sedute a leggere il giornale. Gettarono via i giornali...una gran folla prese a seguirlo, e lui rideva a crepapelle mentre quelligli andavano dietro.

Poi si fermò sotto un albero e chiese: “Perché mi seguite? Per qualeragione? E non ho neppure suonato un flauto! E tu mi chiedi comemai la gente restava ammaliata dal flauto di Krishna?”.

Ogni volta che accade qualcosa di trascendente, la gente restaammaliata. “Voi siete ammaliati,” disse Ram, “e Ram non ha fattonulla di speciale. Ram si è solo denudato e si è messo a correre comeun bambino, nel sole del mattino.”

Qualcuno che non aveva familiarità con questo modo di parlare,chiese: “Chi è questo Ram?”. E di nuovo lui disse: “Questo corpo èRam, questa mente è Ram, e io ne sono l’osservatore proprio come losiete voi. Così come voi vedete questo corpo che corre nudo nel solemattutino, anch’io lo osservo. Voi lo osservate dall’esterno, io loosservo dall’interno... siamo tutti osservatori”.

Questo è il modo per disidentificarsi dalla mente: sii unosservatore!

Buddha dice:

Come l’arciere lavora le sue frecce per renderle diritte, così il Maestro orienta i suoi pensieri fuorvianti.

Allora, e solo allora sarà possibile: quando seidiventato un osservatore, quando hai ridotto i tuoi pensieri aoggetti osservati, il contenuto della mente non è piùpotente. Sei scivolato fuori dal suo potere, ti ergi discostoda lei; sei uno spettatore, un testimone. Quando seidiventato un testimone, sarai in grado di orientare i tuoipensieri. Allora essi possono essere usati, allora sono belli.

La mente è il meccanismo più sofisticato dell’interaesistenza, e la mente umana lo è più di qualsiasi altra. È lamacchina più evoluta, può essere usata per grandi cose; matu devi esserne il padrone, solo allora la puoi usare.

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Ma la situazione è tale per cui la macchina staguidando il guidatore.

Il guidatore è diventato totalmente dimentico di sé;forse è ubriaco. Si muove semplicemente ovunque lamacchina lo porti. È inevitabile che cada in un fosso, cheabbia un incidente! E se la vostra vita è così piena diincidenti, non è affatto un caso... è inevitabile che accadano.

Stai seguendo una macchina. La tua mente è unbiocomputer; bellissima se sei tu a usarla in quantopadrone, pericolosa se è lei che usa te. Questa è schiavitù.Esserne liberi, significa conoscere qualcosa che ha nomelibertà.

E il primo sforzo dev’essere simile a quello dell’arciereche lavora le sue frecce, per renderle diritte.

Le vostre menti non sono in uno stato di armonia; levostre menti sono in un caos, nulla in esse è in ordine. Tuttoè diventato un labirinto complicatissimo, un enigma. Nonsapete cosa sia cosa, e chi sia chi. Non sapete cosa statefacendo e perché. Un momento un pensiero si impossessa divoi e l’istante successivo un altro, e i due possono essere incontraddizione. Pertanto, da un lato fate qualcosa, dall’altrola disfate. Ecco perché la vostra vita è del tutto futile, unpuro e semplice spreco di energia, di tempo e diopportunità.

Osserva quanto sono contraddittori i tuoi pensieri. Unaparte dice di sì, l’altra dice immediatamente di no, non silascia sfuggire mai l’opportunità di dire di no. Ebbene, diresì e no nello stesso tempo è uno spreco di energia. O dici disì, e sei totale, e i tuoi pensieri vanno dritti alla meta;oppure di’ no e sii totale, e i tuoi pensieri andranno drittialla meta. Dicendo di sì e di no contemporaneamente, oalternativamente – per un momento dici di sì, il momentosuccessivo dici di no – dove potrai mai arrivare? Fai unpasso in una direzione, un altro in quella opposta... rimarraibloccato nello stesso posto, o quanto meno ti muoverai intondo; ma la tua vita non sarà una vita di crescita, noncrescerai affatto. Di certo invecchierai, ma non matureraimai, non raggiungerai mai alcuna evoluzione.

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Raddrizza i tuoi pensieri! Nella tua mente si estendepraticamente una giungla, ogni sentiero è andato perduto.Non sai cosa sta succedendo. Né puoi fermare quelgroviglio, perché la cosa ti spaventa. Tutti stanno facendocosì tanto, tutti stanno realizzando qualcosa, stannoraggiungendo una meta, stanno realizzando le proprieambizioni, come puoi fermarti? Devi continuare, e devicorrere come un forsennato, e con vitalità ed entusiasmo;ma non sai dove stai andando, quale sia la meta. Cosa vuoiveramente realizzare nella vita? Denaro? E se ancheguadagnerai molto denaro, cosa ne farai?

Quando avrai più soldi, potrai acquistare più infelicità,ecco ciò che farai: continuerai ad acquistare le stesse coseche compri ora. Certo, potrai acquistarle in quantitàmaggiori, ecco tutto. Vivrai in case più grandi, ma sarai tu aviverci: non sarà la casa a vivere. Se sei ansioso in una casapiccola, potrai essere più ansioso in una casa più grande,perché in essa avrai più spazio per essere ansioso.

Se sei ignorante, se sei totalmente ignorante di ciò chesei, come ti potrà aiutare il denaro? Come potrà aiutartil’essere famoso? Puoi diventare una persona famosa in tuttoil mondo, ma la cosa non cambierà nulla. La tua oscuritàinteriore rimarrà la stessa; forse diventerà ancora piùoscura.

La prima cosa che Buddha dice è: ...Il Maestro orientai suoi pensieri fuorvianti. Non permette ai pensieri diprendere strade in contraddizione tra loro. Non permette aun pensiero di essere distrutto dagli altri. Non permette aipensieri di guidarlo: è lui a dirigerli. Egli li governa; li usacome splendidi strumenti, come attrezzi; allora, di certo,giunge a un appagamento, perché sa dove sta andando e sacosa sta facendo.

A ogni passo del suo viaggio, egli è perfettamenteconsapevole di dove si trova; egli ha un senso diorientamento ben preciso. Non continua a correre in tuttele direzioni simultaneamente: ha una rotta. Naturalmente,si integra, diventa un grande potere. Senza conseguirealcun potere politico, diventa un grande potere, che sorge

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dal proprio essere, gli appartiene. Nessuno glielo puòsottrarre, non dipende da nessuno. Perfino la morte nonglielo può sottrarre, perfino la morte è impotente.

Ma la gente vive in condizioni così folli... questo statodell’essere è così folle! La gente si sente offesa quando dicoche l’intera umanità è pazza, ma cosa posso farci? È così. Vadetto, per quanto doloroso possa essere. Anch’io ne sonoaddolorato, mi spiace per l’umanità, ma deve essere detto:l’intera umanità è pazza. Ciò che definite “esseri umaninormali” non sono affatto normali. Certo, sono normalmentepazzi; sono affetti dallo stesso tipo di follia, per questo sononormali. Ma in verità non sono la norma, non sono il metrodi misura, non sono il criterio per stabilire cosa è sano.L’intero pianeta è un grosso manicomio.

Kahlil Gibran narra uno splendido aneddoto:

Un uomo impazzisce e viene messo in un manicomio. Un amico va atrovarlo. L’amico è un professore, un professore di filosofia, ha scrittomolti libri, è uno studioso molto famoso, ed è anche uno psicologo.

Il pazzo è seduto su una panchina, sotto un albero, in un giardino,circondato da alte mura. Il professore gli si avvicina, si siede di fiancoa lui e gli chiede: “Come ti senti, qui?”.

Il pazzo ride. Dice: “Mi sento benissimo, come non mi sono maisentito prima”.

Il professore è perplesso. Dice: “Perché? Perché ti senti così felice inun manicomio?”.

E il pazzo: “Manicomio? Chiami questo un manicomio? Ho lasciatoil manicomio là fuori... questo è il posto più sano che ci sia al mondo!Il manicomio è là fuori; queste mura ci proteggono dai pazzi. Se mai tistancherai dei pazzi che ci sono là fuori, qui sarai sempre ilbenvenuto. Vieni qui! Qui è tutto molto tranquillo... nessunointerferisce nel lavoro altrui, tutto è molto silenzioso. Ci vivonopochissime persone, e non ho mai incontrato persone altrettantosane... sono tutte come me!”.

Quella è la sua definizione di salute mentale: lui è sanoe gli altri sono tutti come lui... la gente che si trova fuori dalmanicomio, invece, è pazza!

Ma quello stesso criterio è seguito anche da coloro chesi trovano nel mondo esterno: ti ritieni sano perchéassomigli con esattezza ai tuoi vicini. Ma chi può dirlo?

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Anche i tuoi vicini possono essere pazzi.L’intera storia dell’umanità dimostra che questo genere

umano è pazzo; in esso qualcosa è fondamentalmentesbagliato. In tremila anni l’uomo ha combattuto cinquemilaguerre... definireste sana questa umanità? Tutti sono avidi,gelosi, possessivi... definireste sana questa umanità? Tuttihanno il coltello puntato alla gola di tutti... e definirestesana questa umanità? Certo, è normale; normale nel sensoche tutti si assomigliano.

Una volta Mark Twain fece un annuncio pubblicitario, per scherzo,dicendo di aver perduto un gatto nero che alla normale luce delgiorno non poteva essere visto, e che avrebbe voluto riaverlo. Circamille persone lo contattarono, dicendo di averlo visto!

Guardati semplicemente intorno, limitati a osservare lagente, e rimarrai stupito nel vedere lo stato di assoluta folliache viene riconosciuto come normalità. Cos’è normale? Qualè la definizione di un essere umano normale?

Dovrebbe essere colmo d’amore, dovrebbe esserecolmo di beatitudine. Non dovrebbe aver paura. Dovrebbeessere gioioso ed estatico. Dovrebbe essere in grado dicantare e ridere e danzare. Dovrebbe essere in grado digodere le piccole cose della vita. Dovrebbe essere totale inqualsiasi cosa faccia. I suoi pensieri saranno diretti: se dicedi no, intende dire di no; se dice di sì, intende dire di sì. Nonsarà diplomatico, non sarà politico nel senso di direqualcosa, intenderne un’altra e farne una terza. Non puoimai stabilire, non puoi mai essere sicuro delle intenzioni diun uomo politico: mostra un volto all’esterno e ha un’altrarealtà all’interno. Ha una doppia faccia, un doppio vincolo: tisorride, ti dimostra benevolenza, e dentro di sé ti odia, timaledice. È un nemico, tuttavia finge di essere un amico.

Questa è follia! Questa ipocrisia è folle, questadissociazione è folle. Questa atmosfera schizofrenica èmalata. Non siamo riusciti a produrre un essere umanosano; finora abbiamo fallito... e ora dobbiamo fare qualcosadi assolutamente drastico, altrimenti l’umanità ècondannata. Ora le persone pazze hanno nelle loro mani un

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tale potere distruttivo che basterà un’altra guerra el’umanità sarà finita per sempre, e con lei finirà anchequesto pianeta.

È necessario qualcosa di incredibilmente drastico,occorre fare un balzo quantico. Ma questo è possibile soloattraverso le persone che hanno ascoltato i buddha.

... Il Maestro orienta i suoi pensieri fuorvianti.

Come un pesce gettato a secco, si dibatte sulla riva, tremano e si dibattono i pensieri. Come potrebbero mai scacciare il desiderio?

I pensieri non possono vivere al di fuori dei desideri,così come un pesce non può vivere fuori dal mare. I pensierinon possono vivere fuori dal mare dei desideri:fondamentalmente i pensieri sono strumenti di uno statodell’essere che desidera. E noi desideriamo incontinuazione, desideriamo una cosa o l’altra. Non possiamosmettere di pensare, se continuiamo a desiderare. Comeprima cosa si deve tagliare il desiderio, la radice in quantotale.

Cosa c’è da desiderare nella vita? Coloro che hannocompreso, coloro che hanno realizzato la vita, affermanoche nella vita non c’è nulla che valga la pena desiderare.Vivila! E vivila così totalmente, vivila quanto più pienamenteti è possibile, vivi ogni istante al massimo. Spremilo fino infondo... ma non c’è nulla da desiderare. Il desiderio ti portafuori, lontano, è fuorviante, perché ti conduce nel futuro.

Bevi il momento presente, perché il momento presenteè la soglia a Dio. Dio ha un solo tempo: il presente. Egli nonconosce passato né futuro. Se anche tu vuoi essere parte diDio... e questo è il solo modo per essere sani mentalmente,e per essere sani fisicamente. Solo una persona religiosa èsana, sia mentalmente che fisicamente. Se vuoi essere partedi Dio, dovrai imparare a rilassarti nel momento presente.

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Muori al passato e muori al futuro, e vivi nel presente.Non permettere a te stesso di spostarti dal presente,neppure di un solo millimetro, né in un senso né nell’altro;altrimenti continuerai a perdere il treno.

E la mente corre in continuazione da un oggettoall’altro, da una persona all’altra. Hai una moglie, ma lamente insegue le mogli altrui. Hai dei bambini, ma non tisembrano mai belli come quelli degli altri. L’erba del vicino èsempre più verde... tutti sembrano più felici di te.

Poi, ovviamente, fai un deduzione logica: “Essi hannocase più grandi, bambini più belli, una moglie più bella, piùsoldi, più potere, più prestigio, pertanto anch’io ho bisognodi queste cose. Se non ho queste cose, come potrò maiessere felice?”. Poni delle condizioni alla tua felicità. E nelmomento in cui un uomo pone delle condizioni alla suafelicità, è condannato: rimarrà infelice per il resto della suavita.

La felicità non è condizionabile: non occorre nulla peressere felici. Occorre solo essere vivi – e lo sei, tu sei giàvivo! Occorre solo essere consapevoli – e tu lo sei già.Pertanto, i mistici e i buddha affermano che la beatitudine èla nostra stessa natura. Ma la mente è un corridore econtinua a trascinarti al suo seguito...

Il sultano chiama il suo eunuco: “Mi sento bene,” gli annuncia,“portami la mia consorte numero 256”.

L’eunuco corre nell’harem, gira giardini e orti, sale e scende scale e,in men che non si dica, torna con la moglie 256.

Più tardi, il sultano manda di nuovo a chiamare l’eunuco e gli dice:“Ne voglio un’altra... portami la mia consorte numero 87”.

L’eunuco corre di nuovo su e giù per l’harem, e torna con la mogliedesiderata. Più tardi è la volta della numero 68, poi della 92.

Di ritorno con la moglie numero 92, l’eunuco ansima visibilmente,d’un tratto collassa e muore.

Morale: non è fare l’amore che ti uccide, ma il correre di qua e di là.

La mente è sempre in giro che corre. Non si siede mai,non si può sedere, perché le parrebbe di morire, e in uncerto senso sarebbe davvero così. Ecco perché nello Zen sidice: “Se riesci a sederti in silenzio per alcune ore ognigiorno, senza fare nulla, neppure cantare un mantra...,

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perché anche quello è un mettersi in moto della mente, dellastessa mente... può cantare una canzone folk, oppure puòcantare un mantra religioso, la cosa non fa differenza. Essacerca sempre qualcosa da fare, vuole un’attività, vuolequalcosa che la tenga occupata, vuole correre... la sua vitasta nel correre”.

La gente zen dice di sedere semplicemente in silenzio,senza fare nulla. La cosa più difficile al mondo è sederesemplicemente in silenzio senza fare nulla. Ma una volta chese ne è capito il trucco... se continui a sederti per alcunimesi, senza far nulla, alcune ore ogni giorno, pian pianoaccadranno molte cose. Ti sentirai assonnato, ti sentiraicatalettico. Molti pensieri si affolleranno nella tua mente,molte cose accadranno. La mente dirà: “Perché sprechi iltuo tempo? Avresti potuto guadagnare dei soldi. Perlomenopotresti andare al cinema e divertirti, oppure potrestirilassarti e spettegolare. Potresti guardare la tv, o ascoltarela radio, o perlomeno leggere il giornale che ancora non hailetto... perché sprechi il tuo tempo?”.

La mente ti darà mille e un argomento, ma se tucontinui ad ascoltare senza preoccuparti della mente... e lamente metterà in atto ogni sorta di trucco: ti allucinerà, tidarà sogni, ti farà addormentare. Farà tutto ciò che èpossibile per spingerti a non stare semplicemente seduto.Ma se persisti, se perseveri, un giorno sorgerà il Sole.

Un giorno accade, non ti senti assonnato, la mente si èstancata di te, è stufa di te, ha lasciato cadere l’idea dipoterti intrappolare, e semplicemente la fa finita! Allora nonci sono più sonno, né allucinazioni, né sogni, né pensieri. Seisemplicemente seduto senza far nulla... e tutto è silenzio, etutto è pace, e tutto è beatitudine. Sei entrato in Dio, seientrato nella verità.

Tremano, sono instabili, vagabondano a loro piacimento. È bene controllarli. E padroneggiarli porta felicità.

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Osserva, e vedrai la mente tremante, i pensieri che siagitano e si inseguono l’un l’altro, che corrono in tutte ledirezioni possibili: logici, illogici, significativi, insignificanti.

Prova, un giorno, a sederti in camera tua, chiudi laporta e inizia a scrivere i pensieri che affiorano in te. Tiaiuterà a diventare consapevole: continua semplicemente ascrivere qualsiasi cosa affiori. Non correggere nulla, nonrenderli logici, non abbellirli. Non li devi mostrare anessuno: lo fai solo per osservarli tu. Per quindici minuti,continua a scrivere, poi leggi, e rimarrai perplesso: seipazzo o cosa? Che pensieri scorrono nella tua testa? I piùsvariati e assurdi, privi di qualsiasi valore, al punto che tisarà impossibile concepire una relazione fra te e loro. Ognicosa porta a qualsiasi altra, e il tutto è puramente casuale.

Il cane del vicino inizia ad abbaiare, e la tua mente simette in funzione. Ti viene in mente un cane che avevi dabambino, e all’improvviso la mente balza sul ricordo di untuo amico, che aveva a sua volta un cane, quando eravateragazzi... e dall’amico alla scuola, all’insegnante. In questomodo, la mente continua a cavalcare, senza che nessunosappia dove ti porterà. E tutto è iniziato con un cane cheabbaiava, e che non sa nulla di te, non è affatto interessatoa te... ma ha acceso una miccia! Potrai arrivare da qualsiasiparte, e ogni volta che accade, ti ritroverai ad atterrare inun luogo sempre diverso.

La mente continua a balzare da un posto all’altro, e hauna quantità di informazioni tali da poter generare ognisorta di mondi.

Se osservi i pensieri, capirai quanto sia vero quello chedice Buddha:

Tremano, sono instabili, vagabondano a loro piacimento...

Non ti ascoltano, hanno una volontà propria. Ognipensiero ha una volontà propria e insiste per restare sestesso. Non vuole essere confuso con altri, non vuole che tuinterferisca. Se interferisci, resiste, protesta. Ogni pensiero

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vuole avere la propria individualità. E questi milioni dipensieri che fluttuano nella tua testa distruggono la tuaindividualità, perché tutti rivendicano la propria; tuttirivendicano un’autonomia e una libertà. Se chiedi unaqualsiasi cosa, replicano: “Chi sei?”. E ogni volta tirimetteranno a posto, ti ridurranno a una nullità.

Se non vengono controllati, dice Buddha, non ti potràmai accadere alcuna beatitudine. Rimarrai in un caos,rimarrai immerso nella confusione.

Il pazzo: “Ho un desiderio folle, pazzesco, distringerla fra le mie braccia fino a stritolarla”.

La psichiatra: “Finalmente delle parole sensate!”.

Dipende da cosa definisci “sensato” e da cosa definisci“insensato”. Nel mondo ci sono filosofi che affermano:“Tutto è privo di senso”, e ci sono filosofi che dichiarano:“Tutto ha un senso, tutto è sensibile. Questo è il mondo piùrazionale che possa esistere, è assolutamente logico”.Dipende da te, da ciò che definisci sensato e da ciò che pensisia sensibile. Dipende dalla tua educazione, da come seistato allevato, dal tuo condizionamento, dal modo in cui seistato ipnotizzato.

Mangiare carne è sensibilità, se sei stato allevato inuna casa in cui nessuno ha mai pensato al vegetarianesimo;se anche se ne è parlato, lo si è fatto per deridere ivegetariani: “Quegli sciocchi che pensano, diventandovegetariani, di essere diventati religiosi!”. Se invece seinato in una casa di vegetariani, in una famiglia vegetariana,vedrai chi mangia carne come un mostro: “Non sono affattopersone, sono intoccabili, non sono esseri umani, sonoanimali!”.

Tu, in prima persona, non sai cosa sia giusto e cosa siasbagliato; giudichi in base a ciò che dicono gli altri. Non èquesta la via che ti può condurre alla salute mentale. Dovraidiventare più consapevole, più attento, osservare di più.Dovrai decidere in prima persona... hai vissuto una vitapresa in prestito. Dovrai riflettere.

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Diventi un essere umano solo quando inizi a rifletteresulle cose in prima persona, direttamente. Quando osservicon attenzione, con precisione, con accuratezza, quandoanalizzi, quando valuti, quando soppesi le cose e inizi avivere in base alla tua consapevolezza, e a essa ti affidisempre di più, consegui la libertà. E la libertà porta con séla beatitudine.

Libertà significa avere il controllo sulla propria mente,sulla tua cosiddetta mente, che non è tua, perché ti è statadata dagli altri, in singoli frammenti. Una parte di essaappartiene a tua madre, un’altra parte a tuo padre, un’altraparte a tuo zio, e così via... al prete, all’insegnante, alragazzo dei vicini... hai raccolto frammenti qui e là,spigolando in tutto il mondo... dai libri che hai letto e daifilm che hai visto.

Se la osservi con attenzione, rimarrai sorpreso: nonhai una mente davvero “tua”: tutto è preso in prestito!Come potrai essere autentico? Non sei altro che unfenomeno ad accumulo... frammenti raccolti da una infinitàdi fonti, tali per cui è impossibile che si possano fondere ediventare un’unità. Ma una sola cosa in te non è mutuatadall’esterno, e cioè la tua consapevolezza, la tua presenzaattenta. Quella l’hai portata con te, è parte della tuaessenza più intima. Fondati su di essa e non dipendere maidalla mente. Diventa indipendente dalla mente e dipendiassolutamente dalla consapevolezza, e farai un passograndioso nella tua vita...

Ma quanto sono sottili, quanto elusivi! Il compito è acquietarli, e governandoli trovare la felicità.

Non è un lavoro semplice. È arduo, perché la mente èoltremodo astuta e i pensieri sono molto sottili.

Un soldato spiega a un commilitone il suo personale concetto ditrasmigrazione delle anime: “Se vieni ucciso sul campo di battaglia, il

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tuo corpo si decomporrà e scomparirà nel terreno. A primavera,proprio lì spunterà un bellissimo fiore!”. “E quello sono io, non èvero?” chiede l’amico.

“No, aspetta... poi verrà una mucca che mangerà il fiore, lo digeriràe lascerà al suo posto una florida cagata. A quel punto, io verrò apasseggio nel prato con la mia ragazza, vedrò quel cumulo di merda ela toccherò col mio bastoncino da passeggio, dicendo: ‘Come va, Bill?Vedo che non sei cambiato affatto!’.”

La mente è astutissima – riesce sempre a trovare ilmodo per restare la stessa. Riesce sempre a trovare nuovimodi per restare la stessa vecchia mente di sempre: satrovare nuovi abiti, in modo da nascondersi dietro a loro; satrovare splendide razionalizzazioni.

State attenti! La mente non è un fenomeno semplice, èmolto complesso, sottile, estremamente elusivo. Se cercatedi afferrarlo, vi troverete in difficoltà. Se lo spingete fuoridalla porta principale, rientrerà dal retro. Se la voletecontrollare e reprimere, inizierà a operare dall’inconscio –la qual cosa è ancor più pericolosa, perché anche in quelcaso vi controllerà, ma ne sarete del tutto inconsapevoli. Ilnemico non è più visibile, ecco tutto, ma il nemico èpresente. E quando è invisibile, il nemico è di gran lunga piùpotente.

Ma quanto sono sottili e quanto elusivi!Il compito è acquietarli... pertanto, ricordatelo, non si

deve reprimerli, non devono essere inseguiti e presi! Ilcompito è acquietarli, e governandoli trovare la felicità.

È acquietandoli che si governano, non è governandoliche si acquietano. Ricordate questo processo: può sembrarela stessa cosa, ma non lo è. È assolutamente diversa, difatto è qualcosa di diametralmente opposto. Come primacosa dovete acquietarli, come prima cosa dovete fermarli.

E per fermarli, si devono semplicemente osservare insilenzio, senza giudizio, senza dire: “Questo è buono, questoè cattivo”. Nel momento in cui li definisci “buono”, oppure“cattivo”, sei balzato nel pantano. La mente ti ha giàavvinghiato, ti ha già intrappolato.

Osserva semplicemente! I tuoi insegnanti di morale non

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ti permettono di osservare. Siediti e limitati a osservare...affiora il pensiero di uccidere qualcuno: godi al pensiero diuccidere qualcuno. Questa è una parte della tua mente.Un’altra parte dice: “Questo è male, questo è un peccato.Non dovresti neppure pensare una cosa simile, perfinopensarci è un peccato”. È un altro aspetto della mente, e tuti identifichi con questo, l’aspetto morale, e dici: “Questa èla mia coscienza”, ma non lo è: è qualcosa di indotto in te. Èla società che ti controlla dall’interno; è una strategia dellasocietà per controllarti. Tu non sai cosa sia giusto e cosa siasbagliato.

Sii innocente! Osserva semplicemente, osservaentrambe le cose. Una parte della mente dice: “Uccidiquell’uomo, ti ha insultato!”. Un’altra parte della mentedice: “Questo è male, questo è immorale. Precipiterainell’inferno, soffrirai nella tua prossima incarnazione, verraipunito!”. Sappi che anche questo secondo pensiero è partedella mente, e non c’è scelta tra due frammenti della stessamente. Osservali entrambi, goditi entrambe le cose.Osserva la contraddizione della mente, non identificarti connessuna delle due parti.

Ricorda, l’ego vuole essere identificato con la partebuona, la parte morale. Si sente a meraviglia: “Guardate, iosono contro l’assassinio! Non lo approvo affatto”. Ma questosignifica semplicemente che sei stato messo in trappola daun’altra parte della mente. Sei ancora uno schiavo. Sia ivostri santi che i vostri peccatori sono solo degli schiavi.

L’uomo veramente libero è libero sia dal bene che dalmale. È oltre il bene e oltre il male. È sempliceconsapevolezza, null’altro che questo. Egli osservasemplicemente. E se anche tu riesci semplicemente aosservare, senza essere identificato, pian piano vedrai chela tua mente si acquieta, e in quell’acquietarsi sta il tuopotere. Un giorno la mente sarà completamente svanita,sarà diventata totale immobilità, e tu sarai il sovrano.

Con determinazione costante il Maestro doma i suoi pensieri.

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Arresta il loro andirivieni. Seduto nella grotta del cuore, egli trova la libertà.

E quando la mente non esiste più, dove andrai?All’improvviso, quando la mente non esiste più, entrerai nelcuore. Scivoli fuori dalla mente, fuori dalla presa dellamente. E a quel punto, il cuore, la grotta del cuore, sarà iltuo palazzo. La mente è un sottoprodotto della società; ilcuore è un’estensione di Dio.

Ciò è possibile solo se operi con determinazione ecostanza nell’acquietare la mente, nell’essere consapevoledella mente, nell’essere assoluta osservazione, senza alcungiudizio e senza alcuna identificazione.

Il Maestro doma i suoi pensieri. Arresta il loro andirivieni. Seduto nella grotta del cuore, egli trova la libertà.

La testa è una schiavitù, il cuore è libertà. La testa èinfelicità, il cuore la suprema beatitudine.

Aes dhammo sanantano.

Per oggi basta.

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Decimo discorso

Né questo né quello

La prima domanda

Amato Maestro,qual è la differenza tra te e tutti gli altri santoni?

Sunil Sethi, io non sono un santone. Io sonosemplicemente Dio – così come lo siete voi, e come lo sonogli alberi, gli uccelli e i sassi. Io non appartengo ad alcunacategoria. “Santoni” è una categoria inventata daigiornalisti. Io semplicemente non appartengo ad alcunacategoria; né vi appartenete voi: tutte le categorie sonofalse. Più profondamente scendi in te stesso, e sempre di piùtroverai che esisti semplicemente... né questo né quello. Iveggenti delle Upanishad dicono: “Neti, neti – né questo, néquello”, nessuna categoria può essere applicata.

Si tramanda una splendida storia del Buddha:

Era seduto sotto un albero quando un astrologo gli si avvicinò – eramolto perplesso, perché aveva visto le orme lasciate dal Buddha sullasabbia bagnata e non era riuscito a credere ai suoi occhi. Tutti i testiche aveva studiato nell’arco della sua vita gli avevano parlato diparticolari segni, presenti sui piedi dell’uomo che governa il mondo –un chakravartin – il signore dei sei continenti, il sovrano di tutta laTerra. Aveva visto quelle impronte sulla sabbia bagnata, lungo lasponda del fiume, e tutti quei simboli erano evidenti al punto che era

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rimasto allibito. O tutte le scritture da lui studiate erano sbagliate elui aveva sprecato tutta la sua vita nello studio dell’astrologia... infatti,come era possibile che in un pomeriggio così afoso, in un villaggiocosì misero e sporco, si trovasse un chakravartin, che in piùcamminava a piedi nudi, sulla sabbia ardente?

Seguì quelle orme, per cercare l’uomo che le aveva lasciate. TrovòBuddha seduto sotto un albero, e divenne ancor più perplesso. Il voltoera di un chakravartin – la grazia, la bellezza, il potere, l’aura – mal’uomo era un mendicante, e aveva con sé la ciotola delle elemosine!

L’astrologo toccò i piedi a Buddha e gli chiese: “Chi sei, o signore?Mi hai lasciato perplesso. Dovresti essere un chakravartin, il sovranodel mondo. Cosa fai qui, seduto sotto un albero? O tutti i miei libri diastrologia sono sbagliati, oppure io ho delle allucinazioni e tu non seiveramente presente”. Buddha disse: “I tuoi testi sono esatti, ma esistequalcosa che non appartiene ad alcuna categoria, neppure allacategoria dei chakravartin. Io sono, ma non sono nessuno inparticolare”. L’astrologo disse: “Mi lasci ancor più perplesso. Comepuoi essere senza essere nessuno in particolare? Devi essere un dioche è venuto a visitare la Terra – lo posso vedere nei tuoi occhi!”.

Buddha disse: “Non sono un dio”.L’astrologo disse: “Allora devi essere un gandharva, un musico

celeste”.Buddha disse: “No, non sono neppure un gandharva”. L’astrologo

chiese ancora: “Allora sei un re sotto mentite spoglie? Chi sei? Nonpuoi essere un animale, non puoi essere un albero, non puoi essereuna roccia – chi sei con esattezza?”. E la risposta che Buddha diede èincredibilmente importante, e va compresa. Disse: “Sono solo unBuddha – sono semplice consapevolezza, null’altro che questo. Nonappartengo ad alcuna categoria. Ogni categoria è una identificazionee io non ho alcuna identità”.

Sunil Sethi, esattamente questa è la mia risposta: ionon appartengo ad alcuna categoria, e il santone è unacategoria. Io sono semplice consapevolezza. Io sonosemplicemente osservazione presente, totale e attenta. Equesto non è alcunché di speciale; questo è parte anchedella tua essenza più intima. Voi tutti siete divini comechiunque: come un Buddha, un Krishna, un Cristo. Voi sietedivini come chiunque altro. Il più alto e il più basso, ognicosa è divina, perché solo Dio esiste.

Questa è la prima cosa da ricordare: io non appartengoad alcuna categoria, e così è per tutti voi. Sei un hindu, unmusulmano, un cristiano? Sei negro o sei bianco? Questesono cose esteriori – tu non sei queste cose. Laconsapevolezza non può essere negra, né può esserebianca; la consapevolezza non può avere alcun colore. Sei

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ricco o sei povero? La consapevolezza non può essere riccané povera. Sei un uomo o una donna? La consapevolezzanon è un uomo né una donna.

La consapevolezza è semplicemente consapevolezza!Riconoscerlo significa dichiarare: “Aham Brahmasmi! Iosono Dio!”. Non si tratta di una nuova categoria. Quandoqualcuno dichiara: “Io sono Dio!”, non pone alcuna nuovacategoria, scompare semplicemente da qualsiasi categoria.Questo è con esattezza il significato della parola “Dio”.

Quando Mansur dice: “Ana’l haq! Io sono la verità!”,dice la stessa cosa. Sta dicendo: “Io sono consapevolezza”.

Io non rivendico affatto una simile identità, non voglioessere definito un santone... non lo sono.

La seconda cosa: tra me e i cosiddetti santoni esistonomolte differenze. Quella fondamentale è: io affermo la vita,essi la negano. Io amo la vita, essi la odiano. Io vorrei chevoi andaste sempre più in profondità nella vita; essivorrebbero che vi ritiraste sempre di più, che vi tratteneste.Essi sono del tutto favorevoli alla rinuncia, io sono per lagioia totale. Per me: “Gioite!” è il solo messaggio.“Rinunciate!” vuol dire fuggire; rinunciare significacommettere un lento suicidio. Gioite! E gioiteincredibilmente. Solo allora sarete in grado di conoscere ciòche Dio è.

Alla sommità dell’essere, quando l’intensità è totale,quando non si trattiene nulla, quando danzi finoall’abbandono, quando canti così totalmente che chi cantascompare nel canto... quando ami così infinitamente che nonresta alcun amante, diventi semplicemente l’energiachiamata amore, allora affermi la vita. E la vita è Dio.

Io sono a favore dell’affermazione della vita; i vostricosiddetti santoni negano la vita. E, poiché di fondo la vitanon può essere negata – voi siete vita, come potrestenegarla? – essi creano ipocrisia. È inevitabile: nel corso deisecoli, i vostri cosiddetti uomini santi non hanno fatto altroche creare ipocrisia. Non vi permettono di essere autentici.Non vi permettono di essere naturali – come potrebbero

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permettervi di essere autentici? Essi creano in voi unadivisione.

Essi sono la causa prima di ogni schizofrenia, e l’interaumanità soffre di schizofrenia. Le differenze tra laschizofrenia di una persona e quelle di un’altra sono solouna questione di gradi. Voi siete dissociati! Chi vi ha fattoquesto? I cosiddetti santoni, i cosiddetti santi, i cosiddettimahatma. Essi sono la causa prima di tutte le vostremiserie, perché il loro insegnamento è fondamentalmentequesto: “Nega la natura! Lotta contro la natura! Vaicontrocorrente, spingi il fiume!”. E tu sei parte della natura,una semplice onda del fiume... come potresti mai lottarecontro la natura? Se lotti, verrai sconfitto. Se sei unapersona onesta, sincera, impazziresti; e se ancora non seipazzo, vuole semplicemente dire che non sei una personasincera. Dici una cosa e ne fai un’altra.

Ho sentito raccontare:

A un sodomita venne data una stanza in un albergo. Dovevaspartirla con un altro uomo al quale, come l’impiegato dell’albergoassicurò, non dispiaceva farsi fare... ma per rispettare le convenienze,chiedeva che risultasse frutto di una lotta. “Non fare caso alle sueproteste... vai avanti... gli piace!” La mattina dopo, il sodomita sipresentò per il conto e l’impiegato gli chiese com’era andata. “Facile,”rispose l’altro, “non ho dovuto lottare affatto!”

“Mio Dio!” commentò l’impiegato, “devo averti messo nella stanzasbagliata... quello era l’arcivescovo!”

È inevitabile. L’ipocrisia è una conseguenza naturale ditutti i vostri pseudo-santoni. Essi possono solo essere falsi!Se qualcuno ha realizzato Dio, non è un santone... èsemplicemente Dio! Perché mai “uomo santo”? Ed egli sache non solo lui è Dio, tutti lo sono. Quando dice: “Io sonoDio”, non lo dichiara in senso comparativo. Non sta dicendo:“Io sono più santo di te”. Dice semplicemente: “Io sono ciòche siete voi, ma io ne sono consapevole, voi ancora non nesiete consapevoli”. La differenza non è nelle nostre qualità,nei nostri esseri, ma solo nella nostra consapevolezza. Voiavete lo stesso tesoro che ho io, ma io mi sono imbattuto in

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esso e voi state ancora cercando, brancolate ancora...prima o poi lo troverete. Se continuate a cercarlo, èinevitabile trovarlo, poiché esiste. Per quanto tempo ancorapotrete mancarlo? Perfino nell’oscurità più profonda, se loricercate, è inevitabile che lo troviate.

Quando dico di essere Dio, dichiaro semplicemente chetutta l’umanità è divina. Dichiaro semplicemente che tutti gliesseri umani sono divini, che tutto ciò che esiste è divino.Un santone, un cosiddetto uomo santo, dichiara di essereDio, mentre voi tutti siete peccatori. Crea una nuova formadi superiorità, una nuova gerarchia. E l’intero segreto delsuo business è farvi sentire in colpa. E più voi vi sentite incolpa, più siete presi nella sua morsa.

Come fare per farvi sentire in colpa? È sufficientecondannare ogni cosa che sia naturale, e inizierà adaccadere. Condanna il sesso... allora avrai desideri sessualiche sorgono in te, e ti sentirai in colpa. Condanna il cibo...condanna ogni cosa sia una tua inclinazione naturale.

Il party per lo scambio delle coppie è la novità, in una modernacittadina del West. Il ministro della chiesa locale, inorridito, decide difare una visita, per porre fine a quell’oscenità. Quando suona allaporta, viene accolto da un uomo che non sembra per nullaimbarazzato nel vederlo.

Il ministro gli dice: “Mi è stato detto che questa notte c’è un party, inquesta casa!”.

“Certo!” gli risponde l’uomo. “Adesso stiamo giocando a ‘indovina,indovinello’. Le donne sono bendate e cercano di indovinare i nomidegli uomini, toccando loro l’uccello. Deve proprio entrare, reverendo,il suo nome è già uscito otto volte!”

Nel corso dei secoli, l’intera categoria dei sacerdoti hadimostrato una sola cosa: non è possibile lottare contronatura. Sebbene vi sia un modo per andare oltre... maquesto non vuol dire esserle contro, significa attraversarla!

Questa è la mia prima diversità, ed è quellafondamentale: io affermo la vita per ciò che è. Questo nonvuol dire che non esista la possibilità di crescere oltre lavita – esiste un’immensa possibilità di crescita – ma ognicrescita deve essere trovata in un amore per la vitaprofondo e appassionato. Solo sperimentando la vita avviene

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una trascendenza.Io vorrei che voi andaste oltre il sesso, ma non lo

condanno. Il sesso è un desiderio naturale, ed è un’ottimacosa, nei suoi limiti. Ma non ci si dovrebbe fermare lì; è soloun inizio, un bagliore fugace... è un’intuizione deltrascendente. In un profondo orgasmo sessuale, per laprima volta si diventa consapevoli di qualcosa che non èl’ego, di qualcosa che non è la mente, di qualcosa che non èil tempo. In un profondo orgasmo, la mente, il tempo, ognicosa scompare: per un istante, il mondo intero si arresta.Per un momento non si è più parte del mondo materiale: seisolo un puro spazio.

Ma questo è solo un bagliore fugace... e il prezzo èaltissimo. Dovresti andare oltre. Dovresti cercare eindagare per trovare modi e mezzi tali per cui questobagliore diventi lo stato del tuo essere: quello è ciò che iochiamo “realizzazione”, “illuminazione”. Una personailluminata vive in uno stato di gioia orgasmica ventiquattroore al giorno. Ciò che una persona sessuale raggiunge solouna volta ogni tanto, con sforzo immane, una personaspirituale lo consegue senza alcuno sforzo e senza alcunospreco. La persona spirituale vive semplicemente in quelladimensione; la sua dimora si trova su quelle vette supreme.Voi vedete soltanto quelle vette, da migliaia di chilometri didistanza.

Io non sono contrario al sesso, perché il sesso è laprima finestra che si schiude sull’esistenza spirituale. Io nonsono contro il cibo, io non sono contro alcun divertimento.Godendovi le cose – il cibo, l’amore, la musica, la danza, lanatura – incrocerete ogni sorta di esperienze... sologodendo tutte le cose del mondo, pian piano, diventereteconsapevoli dell’invisibile.

Proprio per questo motivo, le Upanishad dicono:“Annam Brahma – il cibo è Dio”. Un’affermazioneincredibilmente significativa: cibo, e Dio? Resi sinonimi?Annam Brahma? Il cibo è Dio? Cosa stanno dicendo? Questagente sa, sa ciò che sta dicendo – il sapore del cibo è ilsapore di Dio. Il sapore di qualsiasi gioia è il sapore di Dio –

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per quanto remoto, per quanto possa essere solo un riflesso.La Luna riflessa nel lago è pur sempre un riflesso della

Luna, sebbene non la troverete mai nel lago. Se balzate nellago, disturberete solo quel riflesso, e non vi troveretealcuna Luna. Il riflesso non è la Luna, ne è solo l’immaginespeculare. E se sei un po’ intelligente, non ti butterai nellago, guarderai verso l’alto, là dove si trova la Luna reale.

Quando godi il cibo che mangi, Dio viene riflesso.Quando godi il sesso, Dio viene riflesso. Dio è riflesso inmille e un lago della vita. Da quel riflesso, prendi la chiave,prendi l’informazione, lo spunto, e inizia a muoverti versol’originale.

Ciò è quello in cui io differisco fondamentalmente. Ionon sono contro la vita, né contro tutto ciò che essa implica:né il sesso né il cibo, né il corpo né i piaceri del corpo. Ionon sono contrario alle comodità, né sono contro i lussi.

Proprio l’altro giorno qualcuno mi ha rivolto questadomanda – deve essere un nuovo arrivato, e dev’essereindiano – mi ha chiesto: “Non sei forse un ipocrita? Perchévivi nel lusso?”. Non conosce il significato della parola“ipocrita”: io forse sono l’unica persona al mondo a nonessere un ipocrita.

Un ipocrita è qualcuno che dice una cosa e ne faun’altra. Un ipocrita è qualcuno la cui vita interiore èdiversa dalla propria vita esteriore – non solo è diversa, maè diametralmente opposta. Io non sono contro il lusso,perché mai dovrei essere un ipocrita? Non sono contro lecomodità; io non sono un masochista, ecco tutto. Non credonel torturare me stesso, o chiunque altro. Non credo nellatortura!

Io vorrei che il mondo intero vivesse nel lusso. Certo,so che oggi non è possibile. L’intero pianeta non ha risoltoneppure le necessità elementari della vita; ma di certo nonmi torturerò solo per quello, perché non sarebbe di alcunautilità. Se ora ci sono mille persone in miseria, ce nesarebbero solo mille e una, con me... tutto qui!

Non credo nella miseria. E non vivrò una doppia vita.La mia vita è semplice; semplice nel senso che ha una sorta

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di integrità. Faccio ciò che dico. Io credo nel lusso: per me,la religione è la forma di lusso più elevato. E se non riesco afar sì che tutti vivano nel lusso, perlomeno faccio in modo diviverci io. Altrimenti, la gente potrebbe dirmi: “Medico,come prima cosa cura te stesso”.

Ma i cosiddetti santoni vivono tutti nel lusso e sonotutti contrari al lusso. Questi sono ipocriti! Parlano dellapovertà e della spiritualità della povertà, e vivono tutti nellusso... loro sono ipocriti!

Io odio la povertà! Non la rispetto, non l’apprezzo. Lagente è povera a causa della propria stupidità; la gente èpovera a causa delle proprie menti superstiziose. Non ènecessario che la gente sia povera; solo a causa di migliaiadi anni di insegnamenti, in base ai quali la povertà è statadefinita qualcosa di spirituale, ora la gente è povera.

Un famosissimo pensatore tedesco, il conte Keyserling,venne in India e, mentre viaggiava per il paese, scrisse undiario, nel quale ci sono alcuni appunti estremamenteinteressanti. Una delle cose che scrisse fu questa:“Visitando l’India, mi sono reso conto di due cose. La prima:essere poveri significa essere spirituali; l’altra: esseremalati, denutriti, deformi, significa essere santi”.

Io non insegno queste cose. Io vorrei che la miaComune viva quanto più possibile nelle comodità. LaComune deve diventare un modello: un modello per il mondointero. I miei sannyasin devono vivere ogni gioia possibile:fisica, psicologica, spirituale. Le gioie del corpo, e le gioiedella mente, e le gioie dello spirito... tutte devono esserevissute in un’armonia così profonda da far scaturire ilquarto tipo di uomo.

Ecco perché dico: sii scientifico, sii estetico e siireligioso. Da queste tre dimensioni, dall’incontro di questitre fiumi, si creerà la quarta via: quella è la mia via!

Qualsiasi forma di approccio innaturale nei confrontidella vita, crea complessità, crea patologie. Non rende sanele persone, le fa impazzire.

Il paziente nello studio dello psichiatra: “Dottore, mi deve aiutare.Continuo a sognare cibo, non faccio altro che sognare cibo”. Il

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dottore: “Non ha mai sognato, neppure una volta, delle ragazze?”.Il paziente: “Certo, ma non faccio che spremere tubetti di ketchup

sul loro corpo!”.

Se fai sentire in colpa qualcuno, rispetto al cibo – ed èciò che le cosiddette persone religiose stanno facendo –inizierà a sognare cibo. Mangiare è salutare e piacevole;sognare il cibo è abnorme e patologico. Sognare il ciborivela semplicemente che in qualche modo hai privato ilcorpo di ciò che necessita.

Chi sogna il cibo? Solo una persona che reprime ilproprio desiderio di cibo. Puoi provarci: digiuna un giorno eguarda cosa succede... per tutto il tempo penserai al cibo;in ogni parte della tua mente si formeranno in continuazionepensieri sul cibo. E di notte, inevitabilmente sognerai delcibo.

Reprimi il sesso e lo sognerai. Reprimi qualsiasi cosa, equesta inizierà a diventare patologica. Un uomo veramentesano non ha sogni – non ha nulla da sognare. Vive ogniistante totalmente, non reprime mai nulla; pertanto il suoinconscio resta totalmente vuoto e limpido. Reprimi, e il tuoinconscio si ingombrerà di inutile arredamento. E nei sogniti dovrai confrontare inevitabilmente con il tuo inconscio. Lodovrai affrontare, nel sonno profondo lo dovraiattraversare. Ed esso crea scompiglio in tutta la tua vita.

Io affermo la vita. Io sono in amore profondo con lavita, ed è questo il mio insegnamento. I cosiddetti santonisono contro la vita; stanno generando una umanità malata,patologica.

In secondo luogo, essi sono tutti ultramondani: io sonoper questo mondo. Non perché non credo nell’altro mondo –il problema non si pone, so che esiste, ma non ci si devepreoccupare. Preoccuparsi non servirà: l’altro mondonascerà da questo; rendi bella questa vita, vivila il piùsensibilmente possibile, e l’altro mondo ne sarà il frutto...sarà di gran lunga più bello di questo, se riesci a renderebello questo!

Proprio nel primo sutra Buddha dice che, se questa vitaè bella, l’altra lo sarà ancor di più. Ma se pensi all’altra vita,

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se fai proiezioni sull’altra vita, se sogni un’altra vita, unavita dopo la morte, renderai questa vita così orribile, cosìmalata, che l’altra diventerà ancor più abnorme.

Non occorre che pensi al domani, l’oggi basta a sestesso.

Vivi questo giorno con totale gioia, in estasi... da dovespunterà il domani? Nascerà da questa estasi, sarà ancorpiù estatico. A quel punto hai la chiave, la chiave cheschiude tutte le porte della vita.

Vivi il momento! Io credo nel momento. Quei santoniparlano dell’altra vita, della vita dopo la morte, del paradisoe dell’inferno – e tutto questo è assolutamente inutile. Lagente è già fin troppo perplessa, non è il caso di renderlaancor più confusa.

Il mio insegnamento è semplicissimo, dritto al puntoessenziale: vivi momento per momento, muori al passato,non proiettare alcun futuro... godi il silenzio, la gioia, labellezza di questo momento. E da questo, nascerà quello.Nasce spontaneamente. Come dice Buddha: così comel’ombra ti segue, il futuro ti segue. Se il tuo presente èorribile, il futuro sarà un inferno; se il tuo presente è bello,il futuro sarà un paradiso.

In terzo luogo, finora questi cosiddetti santoni hannodiviso l’umanità in hindu e cristiani e musulmani e giainisti esikh e parsi... sulla Terra esistono trecento religioni, e comeminimo tremila sette all’interno di quelle trecento religioni.Questi uomini di Dio hanno generato odio tra la gente.Parlano d’amore, ma creano un contesto in cui si scatenanosolo guerre. Le religioni hanno lottato le une contro le altre,si sono distrutte a vicenda, si sono assassinate emassacrate. In nome della religione è corso più sangue cheper qualsiasi altro ideale. Neppure i politici sono tantocriminali, quanto lo sono le cosiddette religioni.

Tutti i vostri cosiddetti uomini di Dio sono hindu, ocristiani, o musulmani. Io non sono hindu, né cristiano, némusulmano... io non sono nessuno; e aiuto la gente adiventare un nessuno. Io aiuto la gente a sgravarsi da tutta

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questa assurdità. È sufficiente essere, non è affattonecessario essere un musulmano o un hindu o un cristiano.Non è affatto necessario andare in un tempio, in unamoschea, in una chiesa. L’intera esistenza è un tempio, e glialberi sono in costante adorazione, e le nuvole sono inpreghiera, e le montagne sono in meditazione... provasemplicemente a guardarti intorno.

Guarda nel modo giusto! Guarda senza professioni difede negli occhi, guarda senza pregiudizi, e troverai Dio.Non lo puoi mancare, perché egli è ovunque! Non è unameta che puoi mancare; volgiti da qualsiasi parte e lotroverai, perché egli è ovunque. È impossibile mancarlo...tutto ciò che ti serve, è un cuore innocente. Ma un hindunon può essere innocente, né può esserlo un musulmano.Sono persone piene di pattume: piene di teorie, di teologie,piene di sapere preso in prestito... questo è ciò che iodefinisco “pattume”.

Non sto dicendo che Maometto abbia torto, non stodicendo che Buddha sbagli; altrimenti perché parlerei diBuddha, di Maometto, di Cristo? Essi hanno ragione, ma laloro verità non può essere la vostra – voi dovrete trovarlada soli. La verità non può essere presa in prestito, la veritànon è trasferibile; non diventa mai parte del patrimonioculturale, non può essere ricevuta in eredità. Dovretecercare e indagare da soli... la verità deve sempre essereindividuale.

La mia verità è mia. È una mia esperienza. Ne possoparlare, posso cantare canzoni che la elogino, possodanzarla, posso mostrarvi la mia estasi – tuttavia, ciò che ioho sperimentato resta inespresso. Nessun testo sacro è mairiuscito a esprimerla. Tutte le scritture sono sforzi peresprimerla, ma ogni sforzo è risultato vano: la verità èinesprimibile.

Le scritture rivelano solo la compassione di quanti sisono realizzati, ma non sono affatto prove che dimostranocome quella compassione sia riuscita a esprimere la verità.

Rabindranath stava morendo e qualcuno gli disse: “Dovresti esserefelice e grato e riconoscente a Dio – sei il più grande poeta che la

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Terra abbia mai conosciuto. Hai scritto seimila poesie; nessun altrol’ha mai fatto. Perfino Shelley, che è ritenuto il più grande poetadell’Occidente, ha scritto solo duemila poesie. Sei tre volte più grandedi lui!”.

Ma dagli occhi di Rabindranath iniziarono a scendere delle lacrime.L’interlocutore era perplesso; non riusciva a capire perchéRabindranath piangesse. Disse: “Perché stai piangendo? Siiriconoscente a Dio! Egli ha portato la tua vita a piena realizzazione.Hai conseguito tutto ciò che ogni uomo aspira a realizzare”.

Rabindranath disse: “Non ho conseguito nulla! Quei seimila poemirivelano il mio fallimento”. Ascoltate con attenzione, Rabindranathdice: “Quei seimila poemi sono la prova del mio fallimento. Cercavo didire qualcosa, ma non sono riuscito a esprimerla. Ogni volta ci hoprovato e ho fallito. Ci ho provato e riprovato e riprovato, ci hoprovato seimila volte, e ho fallito. Il canto che sono venuto a cantare èancora rimasto inespresso. Lo porterò con me...”.

La stessa cosa è vera per un Buddha, per unMaometto, per uno Zarathustra, per tutti coloro che hannoconosciuto. Non puoi essere un credente e al tempo stessoessere religioso. Se vuoi essere religioso, devi lasciarcadere ogni professione di fede. Questo è il terzo punto incui io differisco radicalmente.

Io vi insegno a essere religiosi, non a essere credenti.Dovete essere persone che indagano, che esplorano. Nonpotete dare le cose per scontate: poiché milioni di personesostengono qualcosa, allora deve essere vera! No, la veritàdeve diventare una tua esperienza – devi esserne testimone.Nel momento in cui ne sei testimone, non sarai in grado disostenere che sei un hindu, o un musulmano, o un cristiano.Queste sono tutte filosofie, ipotesi, teologie, logiche, calcoli,astuzie... manca l’esperienza.

Tutto il mio approccio è esistenziale, esperienziale. Ionon vi do alcun dogma; non cerco di darvi una particolaredottrina. Al contrario, cerco di portarvi via ogni dottrina.Vorrei che voi siate assolutamente nudi, vuoti di dottrine edi credenze e di pregiudizi.

In quel vuoto sei Dio – tanto quanto lo sono io, tantoquanto lo è un buddha. Quel vuoto schiude le porte alla tuadivinità.

Io non sono un santone. Sono ordinario come lo sietevoi, come lo è chiunque; altrettanto ordinario, o altrettanto

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straordinario – il significato è lo stesso. Io non sonosuperiore a nessuno e non sono inferiore a nessuno.Nessuno è superiore e nessuno è inferiore. Noi tuttiapparteniamo a un’unica realtà... come possiamo essereinferiori e superiori?

La seconda domanda

Amato Maestro,esiste una domanda cui non sono mai riuscito a

dare una risposta. È una domanda stupida, eppuresento di voler ardentemente conoscerne la risposta.

Puoi dirci qual è lo scopo della creazione, perché lavita esiste, perché ogni cosa esiste?

Io non credo nel caso.

Prem Patrick, la domanda è sicuramente stupida, haiassolutamente ragione. Ed è una domanda a cui non si puòrispondere. Chiunque dia una risposta, creerà solo in tequalche interrogativo in più. Non sei riuscito a trovare unarisposta, perché non ne esiste alcuna. La vita è un mistero –per questo alla tua domanda non si può rispondere. Nonpuoi chiedere: “Perché?”. Se si potesse rispondere a quel“perché”, la vita non sarebbe più un mistero.

Questo è l’intero sforzo della scienza: distruggere ilmistero della vita. E il modo per farlo è trovare la risposta aogni perché. E la scienza crede – ovviamente, in manieraarrogante e ignorante – che un giorno sarà in grado dirispondere a tutti i perché. Non è possibile. Se ancherispondesse a tutti, il perché supremo rimarrebbe: perchéla vita esiste? Qual è il significato dell’esistenza? Qual è loscopo di tutto questo? Questa domanda è assoluta – non puòottenere risposta.

Se qualcuno ti fornisce una risposta, creeràsemplicemente un’altra domanda. Se qualcuno dice... peresempio, sono state date queste risposte: qualcuno credeche Dio ha creato il mondo perché voleva aiutare l’umanità.

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Ebbene, che risposta è mai questa? Ha creato l’umanità peraiutare l’umanità. Che bisogno c’era di crearla?

Qualcun altro dice che Dio ha creato il mondo perché sisentiva molto solo. Se anche Dio si sente solo, non ci saràmai la possibilità che un essere umano diventi un buddha.

E Dio inizia a sentirsi solo all’improvviso – cosa faceva,prima di creare il mondo? Per l’eternità se ne è rimasto solosoletto... poi, all’improvviso, un giorno, un mattino, impazzì,o cos’altro accadde? All’improvviso iniziò a sentirsi solo,dopo colazione! E che bisogno c’era di creare il mondointero... una donna era più che sufficiente!

E adesso? Come si sente, oggi? Troppo affollato?Troppo clamore? Di certo sta pensando di distruggere ilmondo. Di che Dio parlate? Dio è forse una persona che puòsentirsi sola?

Queste sono risposte sciocche a domande sciocche.Ci sono poi altre persone che dicono: “Il mondo è il

gioco di Dio, il suo lila”. Non può starsene seduto insilenzio? E che gioco è mai questo? Adolf Hitler e Mussolinie Stalin e Mao Zedong, Genghis Khan, Tamerlano,Nadirshah... il gioco di Dio? Milioni di persone vengonomassacrate e si tratta del gioco di Dio? Adolf Hitler uccisesei milioni di ebrei, e Dio sta giocando? Non potrebbegiocare a golf? O a scacchi? Perché torturare la gente?Esiste una infelicità abissale nel mondo, e quegli sciocchicontinuano a sostenere che si tratta del gioco di Dio?Vengono fatti nascere bambini storpi, ciechi, sordi, muti...ed è il gioco di Dio? Che Dio è mai questo? O è pazzo o nonè affatto un Dio, perlomeno non è benevolo; anzi, deveessere molto malvagio.

Ebbene, queste risposte non aiutano – creano piùdomande. Patrick, posso solo dire questo: la vita non haalcuno scopo, non può avere alcuno scopo.

Tutti gli scopi esistono all’interno della vita. Certo, unamacchina ha uno scopo, ti può portare da un posto all’altro.E il cibo ha uno scopo, ti può nutrire, ti può mantenere invita. Una casa ha uno scopo, può darti un riparo quandopiove e quando fa caldo. Gli abiti hanno uno scopo... tutti gli

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scopi esistono all’interno della vita, ma la vita in sé non puòavere alcuno scopo, perché non è un mezzo proteso versoun fine. Una macchina è un mezzo, una casa è un mezzo.

La vita non ha alcuna meta, la vita non sta andando danessuna parte. La vita è semplicemente qui! Non è mai statacreata... dimentica completamente questa idea dellacreazione: non fa che originare nella mente una infinità distupidi interrogativi. No, la vita non è mai stata creata: èsempre stata qui, e sarà sempre qui – in forme diverse, inmodi diversi, la danza continuerà. È eterna. Aes dhammosanantano – questa è la legge suprema.

Non c’è alcuno scopo – quella è la bellezza della vita!Se ci fosse qualche scopo, la vita non sarebbe così bella. Inquesto caso, esisterebbe una motivazione, sarebbe simile aun affare, sarebbe molto seria. Guarda le rose e i loto e igigli – che scopo hanno? Il loto che si schiude al sole delprimo mattino, e il cuculo che inizia a lanciare il suorichiamo... a che scopo? Non è qualcosa di intrinsecamentebello? Ha forse bisogno di avere uno scopo al di là delsemplice accadere?

La vita è intrinsecamente meravigliosa. Non ha alcunoscopo estrinseco, non è finalizzata a qualcosa. Èsemplicemente simile al canto di un uccello nel buio dellanotte, al gorgogliare dell’acqua, al frusciare del vento checorre tra i pini...

L’uomo è focalizzato verso uno scopo, perché la vostramente è protesa a uno scopo. Essa crea domande comequesta: “Qual è lo scopo della vita?”. Deve esserci unoscopo.

Ma se qualcuno dicesse: “Lo scopo della vita è questo”,allora chiederesti: “Qual è lo scopo di questo scopo? Perchélo dovremmo conseguire? A che scopo?”. E se qualcunodicesse: “Questo è lo scopo di questo scopo”. Ecco che lestesse domande torneranno, e ti porterebbero a precipitarein una regressione infinita.

Mi chiedi: “Puoi dirci qual è lo scopo dellacreazione?”.

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Il mondo non è mai stato creato. La parola “creazione”non è corretta. Il mondo è sempre stato qui, è eterno. Nonesiste alcun creatore. Dio non è il creatore del mondo: Dio èla stessa energia creatrice dell’esistenza; creatività e noncreatore. Egli non è il poeta, bensì la poesia; non è ildanzatore, ma la danza; non è il fiore, ma la fragranza.

Mi chiedi: “Perché esiste la vita?”.Queste domande sembrano molto filosofiche, e possono

torturarti atrocemente, ma sono assurde. È come chiedere:“Qual è il sapore del verde?”. È irrilevante. Il verde non hasapore; colore e sapore non hanno alcuna relazione traloro.

“Perché esiste la vita?” Osserva semplicemente leparole: “vita” ed “esistenza” significano esattamente lastessa cosa, è una tautologia. Se tu chiedessi: “Perché lavita è vita?”. Ti sarebbe chiaro, ma poiché chiedi: “Perchéla vita esiste?”. Il linguaggio ti inganna.

Stai chiedendo: perché la vita è vita? Stai chiedendo:perché una rosa è una rosa? Ti soddisferebbe se una rosafosse una margherita? In quel caso chiederesti: perché unamargherita è una margherita? Come potrai mai esseresoddisfatto?

Se la vita non esistesse, saresti soddisfatto? Prova aconcepirti senza un corpo, senza una mente, un fantasmache chiede: “Perché la vita non esiste? Cos’è accaduto allavita? Perché è scomparsa?”. La stessa domandapersisterebbe e ti perseguiterebbe... La vita è un mistero.Non c’è perché, non c’è scopo, non c’è ragione. Èsemplicemente qui. Prendere o lasciare, ma èsemplicemente qui. E visto che c’è, perché non prenderla?Perché sprecare tempo nel filosofare? Perché non danzare ecantare e amare e meditare? Perché non scendere semprepiù in profondità in questa cosa chiamata “vita”? Forse,nella sua essenza più intima arriverai a conoscere larisposta. Ma la risposta giunge in modo tale da non poteressere espressa. È come un muto che assapori lo zucchero:è dolce, lui sa che è dolce, ma non può dirlo.

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I Buddha lo sanno, ma non lo possono dire. E gli idiotiche non sanno continuano a dirlo, e continuano a darvirisposte. Da questo punto di vista gli idioti sono molto astutinel trovare, nel fabbricare, nel costruire risposte.

Fai qualsiasi domanda ed essi ti risponderanno.

Quando Gautama il Buddha girava in India da un luogoall’altro, alcuni suoi discepoli lo precedevano eannunciavano nella città in cui stava per entrare: “Buddhasta arrivando, ma per favore non fate queste undicidomande”. E una di esse era: perché esiste la vita? Un’altraera: chi ha creato il mondo? In quelle undici domande eraraccolta l’intera gamma di interrogativi filosofici. Di fatto,se lasci cadere queste undici domande, non resta nulla dachiedere.

Buddha ripeteva sempre che queste domande sonoinutili. Sono irrisolvibili – e non perché nessuno conosca lerisposte. Sono irrisolvibili a causa della natura stessa dellecose.

Un grande filosofo, Maulingaputta, venne da Buddha, e iniziò aporgli domande... domande su domande. Dev’essere stato unaincarnazione di Patrick! Buddha ascoltò in silenzio per mezz’ora.Maulingaputta dovette iniziare a sentirsi un po’ imbarazzato, perchénon rispondeva a nulla, restava semplicemente seduto, sorridente,come se non fosse accaduto nulla... e lui aveva posto interrogativiimportanti, domande estremamente significative.

Alla fine Buddha disse: “Vuoi veramente conoscere la risposta?”.Maulingaputta replicò: “Altrimenti perché mai sarei venuto da te?

Ho fatto come minimo mille e cinquecento chilometri per venire avederti!” – e ricordate che a quell’epoca si trattava veramente di millee cinquecento chilometri! Non aveva volato su un aeroplano, non erauna questione di ore, o di minuti... era giunto spinto da una profondasete, mosso da una grande speranza. Era stanco, stanco del viaggio, edoveva aver seguito Buddha, perché anche Buddha viaggiava incontinuazione. Forse era arrivato in una località, e la gente gli avevadetto: “Certo, era qui tre mesi fa. È andato a nord...”, per cui subito siera rimesso in cammino.

Pian piano, si era avvicinato e poi era giunto il giorno, il grangiorno, in cui la gente gli aveva detto: “È partito proprio ieri mattina,non deve essere andato più in là del prossimo villaggio. Se ti affretti,se corri, lo potrai raggiungere”. E poi, finalmente, era riuscito araggiungerlo, ed era così felice, che aveva dimenticato le fatiche delviaggio. Subito aveva posto a Buddha tutte le domande che lungo la

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strada aveva predisposto. Buddha aveva sorriso, era rimasto seduto, epoi aveva chiesto: “Vuoi veramente conoscere la risposta?”.Maulingaputta disse: “Altrimenti perché mai avrei viaggiato tanto? Èstato un lungo martirio, mi sembra di aver viaggiato una vita, e tu michiedi se veramente voglio conoscere la risposta?”.

Buddha disse: “Te lo chiedo di nuovo: vuoi veramente conoscere larisposta? Di’ sì o no, perché da questo dipendono molte cose!”.

Maulingaputta confermò: “Sì!”.Allora Buddha disse: “Per due anni siedi in silenzio al mio fianco –

non chiedere nulla, non fare domande, non parlare. Siedisemplicemente in silenzio al mio fianco per due anni. E tra due annipotrai chiedere qualsiasi cosa vorrai, e ti prometto che ti risponderò”.

Un discepolo, un grande discepolo di Buddha, Manjushree, che eraseduto sotto un albero, iniziò a ridere sonoramente, quasi stava perrotolare dal gran ridere! Maulingaputta chiese: “Cosa gli succede?All’improvviso, mentre mi stai parlando, senza avergli rivolto unaparola, senza che nessuno gli abbia detto nulla... sta raccontandosiuna barzelletta da solo?”.

Buddha disse: “Vai e chiedilo a lui”.Maulingaputta lo interrogò e Manjushree rispose: “Signore, se

veramente vuole fare una domanda, la faccia ora – quello è il modo incui Buddha inganna la gente. Ha ingannato anche me. Anch’io erouno sciocco filosofo, proprio come lei, e quando sono arrivato mi harisposto allo stesso modo: lei ha viaggiato per mille e cinquecentochilometri, io ho viaggiato per tremila!”.

Manjushree era di certo un grande filosofo, il più famoso del paese;aveva migliaia di discepoli, e quando era arrivato li aveva portati tutticon sé... un grande filosofo giunto con tutti i suoi seguaci!

“E Buddha mi disse: ‘Siedi in silenzio per due anni’. E io sono statoseduto in silenzio per due anni, ma alla fine non sono riuscito più afare una sola domanda. Quei giorni di silenzio... pian piano tutte ledomande sono sfumate. E posso dirle una cosa: lui mantiene la suapromessa, è un uomo di parola. Esattamente dopo due anni – io me neero completamente dimenticato, avevo perso il senso del tempo...perché mai ricordarsene? Man mano che il silenzio diventava semprepiù profondo, io perdevo il senso del tempo... “Trascorsero i due anni,senza che io ne fossi consapevole... mi godevo il silenzio e la suapresenza. Mi inebriavo della sua presenza... era così straordinaria! Difatto, in cuor mio non ho mai voluto che quei due anni finissero,perché al termine mi avrebbe detto: ‘Ora lascia il tuo posto a qualcunaltro, perché possa sedere al mio fianco, tu spostati un po’ più in là...ora sei capace di stare da solo, non hai più bisogno di me comeprima’... proprio come la madre allontana il figlio dal seno, quando èin grado di mangiare e di digerire cibi solidi... Pertanto,” proseguìManjushree, “speravo proprio che si dimenticasse di quei due anni...ma ricorda, esattamente due anni dopo, mi chiese: ‘Manjushree, orapuoi porre le tue domande’. Io ho guardato dentro di me; non c’erapiù alcuna domanda, né qualcuno che le ponesse... un silenzio totale.Ho riso, ho riso, lui mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha detto:‘Adesso, spostati’.

“Ecco perché, Maulingaputta, mi sono messo a ridere, perché anche

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con te sta facendo lo stesso gioco. E tu, povero Maulingaputta,siederai per due anni in silenzio... e ti perderai per sempre, non saraimai più in grado di porre una sola domanda. Per cui, insisti ora, sevuoi veramente fargli delle domande, chiedi adesso!”

Ma Buddha disse: “Le mie condizioni devono essere rispettate!”.

E io, Patrick, do a te la stessa risposta: rispetta la miacondizione... medita, siedi in silenzio, sii semplicemente qui,e tutte le tue domande scompariranno. Io non sonointeressato a risponderti, mi interessa dissolvere le tuedomande. E quando tutte le domande scompaiono, scompareanche colui che interroga... non può esistere, senzadomande. Quando non ci sono domande e non c’è più coluiche le pone, quale beatitudine, quale estasi! Non la puoiimmaginare, non la puoi sognare, ora come ora non sei ingrado di concepirla. Ma allora l’intero mistero della vita sischiuderà, misteri su misteri... non c’è fine a quelloschiudersi.

La terza domanda

Amato Maestro,nella mia vita ho sentito parlare molti santi – perché

usano tutti un linguaggio difficilissimo?

Kamla Kant, devono farlo, perché non sanno niente. Separlassero una lingua semplice, come faccio io, la lingua ditutti i giorni, non potrebbero nascondere la loro ignoranza.Dietro alla maschera delle parole altisonanti, possononascondere la loro ignoranza: questo è uno dei segreti diquella congrega. E la gente è così sciocca che, se non riescea capire ciò che le viene detto, pensa debba essere qualcosadi eccezionale!

Quelle cose incomprensibili a loro sembrano profonde.Le cose comprensibili sembrano superficiali. Per questo, nelcorso dei secoli, i vostri cosiddetti santi hanno usato unlinguaggio molto complesso, astruso, difficile, hanno usatoparoloni, lingue morte, in modo che nessuno comprendesse:

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latino, sanscrito, arabo... queste sono le lingue usate daivostri cosiddetti santi.

Quando li ascoltate, non riuscite a districarvi, nonsapete di cosa stiano parlando e, naturalmente, non potetedire: “Non capisco che lingua parli”, sarebbe umiliante. Percui, iniziate a fare cenni con la testa: “Certo, è vero...”. Cosìessi nascondono la propria ignoranza, e voi nascondete lavostra... si tratta di una cospirazione che vi unisce... lo saibenissimo!

In India, quando vai dal medico, lo vedi scrivere laricetta in latino o in greco. Perché non la può scriveresemplicemente in inglese, o in hindi, o in marathi? Se lascrivesse nella lingua che capisci, lo riterresti uno sciocco,perché scrive cose così elementari... come possono aiutartia guarire dal tuo male tanto complesso? E se scrive in unlinguaggio semplice, di certo non daresti al farmacistadiecimila lire... andresti al mercato a comprare quellestesse cose per poche lire.

Il medico scrive la ricetta in una lingua così astrusa...ed è sempre illeggibile. Se tornassi dal medico a chiederglicosa ha scritto, si troverebbe in difficoltà.

Ho sentito dire che Mulla Nasruddin usava la ricetta che gli avevadato un medico, in modi assai originali: come biglietto ferroviario,perché il controllore non era in grado di leggerla; per entrare alcinema, perché anche lì nessuno riusciva a decifrarla... la usò perfinoper farsi ricevere da un ministro. Mi disse: “Questa ricetta mi è statautilissima, per due mesi buoni... ovunque volessi entrare e qualsiasicosa volessi fare, mi limitavo a presentarla, e poiché nessuno riuscivaa leggerla e nessuno aveva il coraggio di ammetterlo, tutti silimitavano a farmi entrare, dovevano lasciarmi passare!”.

È un segreto conosciutissimo: i santi sono finzioni, perquesto è inevitabile che usino un linguaggio complicatissimo;altrimenti, vedreste che sono ignoranti come voi, e a volte losono ancor di più. Creano un camuffamento, una facciata,frutto di paroloni ripresi da lingue morte. Citano lescritture, usano parole altisonanti, e voi sietesemplicemente impotenti, non sapete più cosa fare: oaccettate la vostra ignoranza e chiedete loro cosa stanno

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dicendo, oppure dite che si tratta sicuramente di qualcosa dimolto profondo... come può un uomo come te, un ignorante,un peccatore, un irreligioso, un illetterato, capirlo?

A un predicatore fu chiesto di tenere un’omelia in una piccola cittàdel Sud Dakota. Poiché non c’erano alberghi, fu ospitato da una dellepatronesse della chiesa locale, una giovane vedova. Dopo la funzione,mentre se ne stava andando, disse alla donna che lo aveva ospitato:“Sorella Jones, mai in tutta la mia carriera ecclesiastica ho incontratouna manifestazione di gioia così ricca e così appagante, maiun’accoglienza è risultata così riposante e completa e beatifica, maiuna tale esemplificazione di estatica gratitudine, di squisita grazia edi totale accettazione della mia presenza mi era stata prima d’oradimostrata da alcuno”.

Sorella Jones sorrise, sospirò e rispose: “Padre, non so cosasignifichino tutti questi paroloni, ma vorrei dirle che lei è veramenteuna cannonata, un perfetto ripetitore, e che il suo uccello gorgheggiacon vera squisitezza, con dolcezza e con miglior completezza diqualsiasi altro io abbia mai ospitato!”.

Puoi usare un linguaggio complesso, ma non puoiingannare le persone che sanno, puoi solo ingannare chi nonsa. Se leggi un libro di Hegel, ti imbatterai in frasi chescorrono per pagine e pagine. Quando arrivi alla fine di unafrase, ne hai già scordato l’inizio. È praticamenteimpossibile tirarne fuori un senso. Ecco perché, quandoHegel era vivo, era ritenuto il più grande filosofo che fossemai esistito. Ma quando la gente studiò più da vicino i suoilibri – quando gli studiosi lavorarono sui suoi scritti,glossandoli e mettendoli a fuoco – si scoprì che non dicevanulla di speciale. Perlopiù si tratta di puro e semplicenonsenso... ma detto con parole grandiose.

Le parole forbite attirano la gente, l’affascinano, laipnotizzano.

Mi chiedi: “Perché usano tutti un linguaggiodifficilissimo?”. Chi li ascolterebbe, altrimenti? E a chescopo?

Un contadino che aveva due figli lazzaroni, un giorno ordinò loro disvuotare il pozzo nero. Essi si limitarono a scavarne uno nuovo,spostando di alcuni metri lo sgabuzzino che usavano come gabinetto.Una notte, il vecchio sentì un bisogno urgente e corse nella direzioneche conosceva a memoria, ma cadde nel pozzo nero lasciato scoperto

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dai figli. Immerso fino al collo nella merda, si mise a urlare: “Al fuoco!Al fuoco!”. L’intera famiglia accorse, lo tirò fuori, lo ripulì e poi glichiese come mai avesse gridato: “Al fuoco!”.

Il vecchio, sconsolato, rispose: “Pensate che qualcuno si sarebbemosso se avessi urlato: ‘Merda!’?”.

La ragione per cui quelle persone usano un linguaggiodifficile è semplice; in caso contrario, chi andrebbe da loro?Non parlano come me – io uso semplicemente il linguaggioche usate voi. Mi limito a parlarvi! Questo non è unsermone, è solo un dialogo tra amici, una chiacchierata...non si tratta di vangeli!

E si possono usare parole semplici, parole di tutti igiorni, solo se si ha veramente qualcosa da comunicare,altrimenti no. Se non si ha nulla da comunicare, per pura esemplice necessità, sarà inevitabile l’uso di parolealtisonanti!

L’ultima domanda

Amato Maestro,i preti non sono forse i peggiori nemici di Dio?

Deepesh, non tutti i preti, ma solo alcuni – il papa, glishankaracharya. Costoro sono sicuramente nemici di Dio;altrimenti, i poveri preticelli non stanno facendo altro cheguadagnarsi pane e companatico. Non hanno nulla a chevedere con Dio – non sono amici, non sono nemici. Nonhanno tempo da dedicargli: si tratta solo di una professione,e addirittura di una ben misera professione.

Il povero prete non guadagna più di un miseroimpiegato, e corre da una funzione all’altra, da una casaall’altra, per tutto il giorno... è praticamente unmendicante! No, non è un nemico di Dio. Semplicementenon conosce un altro modo per guadagnarsi da vivere, equesto vale in particolare per l’India.

In India i preti sono brahmini, e i brahmini sono lepersone più povere. Non sanno altro, e non possono fare

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altro... la mentalità tradizionale non glielo permetterebbe.Non possono essere ciabattini, non possono fare i manovali,non possono essere spazzini... nel corso dei secoli, ibrahmini hanno vissuto basandosi su una sola cosa: pregaregli dèi. Ma se ti limiti a pregare Dio, morirai, non avrai diche nutrirti. Dai cieli non pioverà su di te alcun soldo, non èmai accaduto. Pertanto, devi usare la tua capacità dipregare, la tua conoscenza delle scritture, come unaprofessione.

Ma il povero prete non è nemico di nessuno. Non sanulla di Dio, non è affatto interessato a Dio.

Mi viene in mente: proprio dietro la mia casa, quando ero bambino,viveva un prete. Io lo torturavo in continuazione con grandiinterrogativi: “Dio esiste? L’anima è immortale? Qual è la filosofia delkarma?”.

Un giorno mi disse: “Per favore, non importunarmi più. Ti dirò laverità: io non so niente. E tu sei una vera peste! Nessuno mi pone maiqueste domande – io sono solo un prete. La gente mi chiede di tenereuna funzione, e io lo faccio, mi pagano due o trecento lire al giorno;bene o male tiro avanti... ho tre figli, un vecchio padre, una madre,una moglie, e devo anche fingere di navigare nel lusso, perché è ciòche un brahmino deve rappresentare: è la casta più alta, per cui devofingere che tutto va bene.

“Ed ecco che tu, al termine di un’intera giornata di lavoro, quandotorno a casa, mi aspetti seduto sulla soglia! In tutto il giorno hoguadagnato solo trecento lire, la mia famiglia è praticamente allafame... chi se ne frega se Dio esiste, oppure no! E io non lo soassolutamente! So solo come invocare, come adempiere una funzione,rivolgendomi a qualsiasi Dio... basta che mi si paghi!”.

Quindi, per favore, Deepesh, non pensare che tutti ipreti... non tutti i preti, solo alcuni, molto astuti, sono controDio. Essi adorano il diavolo, e a causa loro solo pochepersone sono riuscite a diventare dei buddha. Ma gli altripreti, il novantanove per cento di loro, sono solo deipoveretti che non sanno quello che fanno. Per tradizione,conoscendo solo quel lavoro devozionale, vivono comemendicanti. Ma appartengono alla casta più alta, pertantomendicano con metodo, e il loro metodo è il ritualedevozionale.

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Un uomo vede un cartello sull’autostrada che annuncia: unchilometro per la “Casa delle gattine della nonna”. Assai incuriosito, estupito che qualcuno abbia il coraggio di mettere un annuncio cosìvistoso, l’uomo decide di andarci.

Una vecchietta lo accoglie: “Due dollari, per favore, e puòoltrepassare la porta che vede là in fondo alla sala”.

L’uomo paga e oltrepassa la porta, che si chiude alle sue spalle...l’uomo si trova in un cortile, pieno di scatole di legno chiuse suldavanti da grate di ferro, all’interno delle quali miagolano alcunegatte scabbiose.

In cima a quella pila, un cartello: “Sei stato fregato dalla nonna...per favore, non dirlo in giro... sono solo una vecchia che tenta di farquadrare i conti!”.

Per oggi basta.

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Per approfondire

Di fronte all’epoca di mutamenti più rapidi mai conosciutadall’umanità, la meditazione sembra oggi diventare una pura e semplice“questione di sopravvivenza”; è quindi importante metterne a fuoco ilsignificato e la realtà, non più come un rituale esotico o esoterico, bensì inquanto vita vissuta con consapevolezza. Non è più possibile percepirequello spazio interiore solo all’interno di un rituale, o di un tempo specificodedicato allo spirito: si tratta di uno stile di vita.

In questo contesto, il contributo della visione di Osho all’evoluzionedella consapevolezza umana è evidente. Figura controversa, egli non halasciato nulla di intentato per spingere l’individuo ad assumersi la pienaresponsabilità del proprio essere. Si tratta di una via che non si puòcomprendere attraverso razionalizzazioni intellettuali, frutto di studi e diletture, quanto piuttosto con l’esperienza, l’unica in grado di generare unaprospettiva interiore nella quale collocare le sue parole, e le metafore cuiinevitabilmente deve delegare il compito di trasmettere la sua visione e ilsuo invito a non essere semplici spettatori, ma a diventare attori nellosplendido gioco della vita, imparando a viverne ogni aspetto come“testimoni attivi”.

Questo invito di Osho è oggi diventato una semplice eco della sfidache lo spirito del tempo sembra lanciare a ciascuno di noi; forse è perquesto che milioni di persone pian piano hanno preso in considerazione ilmessaggio e la visione da lui prospettati, decidendo di affrontare unprocesso di consapevolezza attraverso la meditazione, e dando vita a unuomo assolutamente nuovo, la cui esistenza si fonda sulla gioia, l’amore ela risata.

Valori nuovi che annullano i passati pregiudizi: per Osho infatti la vitadell’uomo si estende sia nella dimensione interiore che in quella esteriore,scegliere è assurdo; se si vuole vivere una vita di realizzazione, occorrevivere in pienezza ogni aspetto del nostro esistere. Solo così si acquisirà unreale appagamento e dentro di noi nascerà un’intima armonia; solo così lanostra vita sarà allietata dalla sottile musica delle sfere.

Consapevole della difficoltà dell’uomo moderno a sedersi in silenzioper immergersi nella quiete del proprio essere, Osho ha consigliato dipartire con tecniche di meditazione di tipo dinamico, che permettano diequilibrare il peso delle tensioni e delle repressioni che accompagnano lanostra vita. Queste tecniche sono descritte nel libro Meditazione: la prima eultima libertà (Edizioni Mediterranee, Roma) e sono accompagnate da

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musiche che ne scandiscono le diverse fasi. Per informazioni, o perordinare le musiche, si può scrivere a:

Associazione OshobaCasella Postale 1521049 Tradate (Varese)Tel e fax: 0331.810042 e-mail: [email protected]

Quanti fossero interessati ad approfondire la lettura di questo sottileMaestro di Realtà, possono rivolgersi qui per ricevere un catalogo generaledelle opere tradotte in italiano o pubblicate in inglese, e qualsiasiinformazione su libri, audio e videocassette.

Molti trovano più facile sperimentare le meditazioni attive di Osho conla guida di persone che già si sono inoltrate lungo questo sentiero,lavorando con questo Maestro di Vita.

Per corrispondere a questa esigenza, in Italia si stanno organizzandocon sempre maggior frequenza eventi e campi di meditazione in cui èpossibile fare esperienze dirette della propria dimensione interiore. Perinformazioni contattare:

Zen PromotionCasella Postale 1521049 Tradate (Varese)Tel e fax: 0331.841952e-mail: [email protected]

Per acquisire un’esperienza globale di trasformazione, è consigliabileanche compiere un viaggio a Puna, in India, e visitare la comunitàinternazionale che alla visione di Osho si ispira, e dove si possonosperimentare alcuni processi di meditazione rivoluzionari, messi a puntoda Osho per scuoterci e liberarci da comportamenti e abitudini che sioppongono a un libero fluire della nostra energia vitale: “Mystic Rose”,“No-mind” e “Born Again”, descritti in un libretto introduttivo: Meditazione:la Soglia Interiore.

Qui è possibile meditare insieme a migliaia di altri ricercatoriprovenienti da tutto il mondo, in un’atmosfera che Osho ha descritto come“un campo di energia del tutto particolare in cui il buddha presente dentrodi te può giungere a completa maturazione e fiorire”.

Un’esperienza di meditazione vissuta all’interno di un ambente in cui ilCentro dell’Essere è reso prioritario, rispetto alla sfera del mondo edell’azione, può cristallizzare qualcosa di prezioso e impagabile,soprattutto se sostenuta dalla presenza di altri ricercatori, riunitisi con lastessa intenzione. Osho ha infatti anche chiarito che: “Da solo non puoielevarti più di tanto. Da solo, sei semplicemente solo: hai ogni sorta dilimite. Quando sei insieme a molti altri ricercatori, entri in contatto conun’energia sconfinata. Allora iniziano ad accadere molte cose che insolitudine non potranno mai accadere”. Se si desidera visitare la Comune,per informazioni contattare:

Osho International Meditation Resort

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17 Koregaon Park, Pune 411001 (MS), Indiae-mail: [email protected]

Agli abitanti del Villaggio Globale, segnaliamo che Osho è presente suInternet al sito anche in italiano: www.osho.com

Per un’informazione continuativa del lavoro di Osho, o per conosceregli indirizzi aggiornati e i programmi dei Centri di Meditazione o degliIstituti che operano in Italia, è consigliabile abbonarsi all’“Osho Times”, unmensile interamente dedicato all’Esperienza della meditazione. Per ricevereuna copia omaggio, scrivere a:

Osho TimesCasella Postale 1521049 Tradate (Varese)

Le attività di meditazione e di ricerca ispirate all’insegnamento diOsho si svolgono anche a:

Osho Miasto53012 Chiusdino (Siena)Tel 0577.960124 – Fax [email protected] – www.oshomiasto.it

Qui ha sede un Istituto per la Meditazione e la Crescita Spirituale,ispirato alla visione di Osho. Aperto tutto l’anno, l’Istituto offre unprogramma di meditazioni giornaliere, workshop, corsi di crescita e diriscoperta del sé basati sulle tecniche di meditazione proprie alle piùdiverse tradizioni mistiche e misteriche, nonché sulle moderne scopertedella psicoterapia, della terapia classica e olistica, e del Movimento per loSviluppo del Potenziale Umano.

Per ricevere il programma annuale delle attività scrivere, telefonare,oppure mandare un fax.

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INDICE

Prefazione. Buddha: un uomo libero e felicePrimo discorso. Siamo ciò che pensiamoSecondo discorso. Una sedia vuotaLa prima domandaLa seconda domandaLa terza domandaLa quarta domandaL’ultima domanda

Terzo discorso. Vero o FalsoQuarto discorso. Semplice fortuna, immagino!La prima domandaLa seconda domandaLa terza domandaLa quarta domandaL’ultima domanda

Quinto discorso. Egli osserva. Egli ha chiarezzaSesto discorso. Esiste solo la rispostaLa prima domandaLa seconda domandaLa terza domandaLa quarta domandaL’ultima domanda

Settimo discorso. Osservando...Ottavo discorso. L’inizio di una nuova faseLa prima domandaLa seconda domandaLa terza domandaL’ultima domanda

Nono discorso. Seduto nella grotta del cuoreDecimo discorso. Né questo né quelloLa prima domandaLa seconda domandaLa terza domanda

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L’ultima domandaPer approfondire

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Indice

Prefazione. Buddha: un uomo libero e felice 4Primo discorso. Siamo ciò che pensiamo 13Secondo discorso. Una sedia vuota 41

La prima domanda 41La seconda domanda 47La terza domanda 52La quarta domanda 54L’ultima domanda 57

Terzo discorso. Vero o Falso 65Quarto discorso. Semplice fortuna, immagino! 93

La prima domanda 93La seconda domanda 98La terza domanda 109La quarta domanda 112L’ultima domanda 115

Quinto discorso. Egli osserva. Egli ha chiarezza 118Sesto discorso. Esiste solo la risposta 147

La prima domanda 147La seconda domanda 150La terza domanda 156La quarta domanda 165L’ultima domanda 171

Settimo discorso. Osservando... 174Ottavo discorso. L’inizio di una nuova fase 202

La prima domanda 202La seconda domanda 210La terza domanda 215L’ultima domanda 224

Nono discorso. Seduto nella grotta del cuore 227Decimo discorso. Né questo né quello 253

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Page 283: La mente che mente - FAMIGLIA FIDEUS · Osho è il nome di questo moderno Maestro di Vita che torna ad attualizzare la Via della consapevolezza additata dal Buddha, parlando all’uomo

La prima domanda 253La seconda domanda 265La terza domanda 271L’ultima domanda 274

Per approfondire 277

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