La lotta per la moneta

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LA LOTTA PER LA MONETA Un giorno in pieno inverno, dopo la morte del Re e della Regina che erano i sovrani dell’isola Anadea, i loro figli si riunirono nel castello della città di Granit per decidere a chi dovesse andare l’eredità dei genitori. Tutti volevano però il tesoro più prezioso del padre: la moneta magica. Questo oggetto speciale se gettato per terra creava una barriera invisibile che poteva proteggere una città intera. Per prima cosa però si spartirono le terre: Gram ottenne Agrovia e Vais, Lyris Fayland e Lyrigul, Krucius, infine, Coldale e Mortis.

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LA LOTTA PER LA MONETA

Un giorno in pieno inverno, dopo la morte del Re e della Regina che erano i sovrani dell’isola Anadea, i loro figli si riunirono nel castello della città di Granit per decidere a chi dovesse andare l’eredità dei genitori. Tutti volevano però il tesoro più prezioso del padre: la moneta magica. Questo oggetto speciale se gettato per terra creava una barriera invisibile che poteva proteggere una città intera. Per prima cosa però si spartirono le terre: Gram ottenne Agrovia e Vais, Lyris Fayland e Lyrigul, Krucius, infine, Coldale e Mortis.

Dopo aver deciso quale terra avrebbe ricevuto ogni fratello, fu il momento di decidere chi avrebbe tenuto la famosa moneta. Ovviamente la decisione da prendere era molto difficile perché ogni fratello voleva

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ottenere la moneta magica per tenere al sicuro le proprie città. Una mattina, mentre i principi stavano ancora litigando per l’eredità, una grande carrozza dorata entrò a palazzo, i principi incuriositi vollero sapere subito di chi si trattasse. La carrozza si posizionò davanti all’entrata e subito un tappeto rosso venne srotolato e scese dalla carrozza un uomo vecchio, vestito di tutto punto, con una chioma color grigio e degli occhi azzurri molto luminosi. I principi non sapendo di chi si trattasse andarono ad accoglierlo con un’aria sospettosa. Subito gli chiesero chi fosse e con aria arrogante lui rispose: “Sono Martin, il fratello di vostro padre, re di Maerta. Sono venuto qui per assegnarvi una missione e decidere così a chi andrà la moneta, chi porterà a termine la missione avrà l’occasione di sfruttare la moneta per difendere la propria città”. Stupiti i fratelli si guardarono, e dopo poco decisero di ascoltare il loro zio. Allora lo zio cominciò a dir loro cosa dovevano fare.

“Dovete andare sul monte Immortalist, dove io e vostro padre abbiamo trovato la moneta e anche una pietra, che però abbiamo dovuto

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abbandonare per scampare il pericolo, chi di voi la troverà e la porterà qui avrà non solo la moneta ma anche la pietra. Partirete domani all’alba, viaggerete insieme, io vi aspetterò qui. Ricordate che la pietra è verde.”

I fratelli molto stupiti incominciarono a prepararsi per l’avventura, prendendo le cose necessarie per stare dei giorni fuori dal castello. Il giorno dopo cominciarono il viaggio verso il monte Immortalist, partirono da Granit e arrivarono, dopo una lunga camminata, fino al fiume Kandor a Fayland, dove si fermarono per riposarsi e dissetarsi. Decisero di passare la notte lì, ma dopo poco capirono che non era stata una buona idea poiché sulle rive del fiume Kandor abitava una popolazione poco ospitale, il clan dei Ruf, poche famiglie che si muovevano tutto l’anno su e giù lungo le rive del fiume. Gli uomini del clan erano grandi, forti e generalmente diffidenti, anche se di certo non lo sarebbero stati con i propri principi, se solo li avessero riconosciuti… Il capo del clan, di nome Fyn, appena li vide disse: “Chi siete? Cosa volete? Perché siete entrati nelle nostre terre?”. I tre fratelli, che

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stavano mangiando un fagiano che avevano catturato e cotto sul fuoco, si guardarono sbalorditi. Subito Lyris alzò la testa e gentilmente rispose: “Scusate cari sudditi per il disturbo, io sono la principessa e loro i miei ingordi fratelli, ce ne andremo domani mattina e non daremo più disturbo, ora se non vi dispiace vorremmo riposare, ci aspetta un lungo e faticoso viaggio”. Fyn, rimasto a bocca aperta, non sapeva cosa dire. Dopo qualche secondo, in cui provò così tanta vergogna da voler scappare, decise che la cosa giusta era scusarsi, così con aria dispiaciuta disse: “Scusate, scusate, temo soltanto che qualcuno possa cacciare in questi luoghi, gli abitanti di Kayn, infatti, ci rubano la selvaggina e noi dobbiamo digiunare. Alla fine Fyn offrì loro ospitalità, fino a quando la mattina dopo partirono per continuare il viaggio alla ricerca della pietra.

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I principi e la principessa continuarono il loro viaggio fino a quando non si accorsero che un drago stava per attaccarli, subito Krucius estrasse la spada e provò a ferirlo,

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ma fu il drago a ferire lui alla gamba destra, così decisero che bisognava scappare, ma il drago non voleva affatto lasciarli in pace. Per fortuna in quel momento apparve Saturnia che diede loro un passaggio fino al centro della baia di Kondon, dove riposarono.

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Saturnia, poi, guarì con il suo corno la ferita di Krucius. Lì si accamparono e riposarono. Al mattino, dopo aver fatto scorta di frutti trovati nella baia, ripartirono. A

quel punto anche Saturnia se ne andò e loro continuarono il viaggio. I principi continuarono a camminare fino a sera, arrivarono fino al confine tra Fayland e Coldale, quella sera fu silenziosa poiché il monte Immortalist si avvicinava e i principi incominciavano a diventare competitivi…

La mattina dopo si svegliarono con calma, senza alcuna fretta di continuare il viaggio, anche se ormai il momento di scoprire chi sarebbe stato il fortunato o la fortunata stava per arrivare e tutti erano curiosi.

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Partirono pieni di speranza, sapendo che ormai era giunto il momento di scoprire chi avrebbe avuto la fortuna di trovare la preziosa pietra e ricevere la moneta.

Quella sera una bufera di neve colpì la compagnia. Arrivarono ai piedi del vulcano dove si ripararono per tre lunghi giorni con poca acqua e poco cibo in attesa che la bufera li lasciasse andare.

Passata la tempesta ripartirono, anche se il forte vento e il freddo li rallentarono.

Arrivarono sul monte Immortalist. Sapevano che mancava poco. La tensione si sentiva nell’aria, sapevano tutti e tre che i due che non avrebbero trovato la pietra si sarebbero ingelositi e avrebbero provato tanto dispiacere, così Lyris decise di rompere il ghiaccio parlando con i suoi fratelli: “Vorrei dirvi che non ho fatto questo viaggio per una sfida con voi, ma perché ho a cuore gli abitanti delle mie terre e non voglio che soffrano, ma non voglio che il nostro rapporto cambi solo perché siamo dei sovrani responsabili.” Dormirono profondamente.

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La giornata seguente fu lunga e faticosa, i tre setacciarono la montagna da cima a fondo senza mai sostare.

Quella sera, esausti, mangiarono velocemente e poi, nonostante fossero molto stanchi, per la prima volta, chiacchierarono in modo libero e disinvolto come non avevano mai fatto.

Forse il meraviglioso discorso di Lyris era servito a qualcosa, di certo non erano più gli stessi.

Andarono a dormire pensando a quanto sarebbe stato faticoso il giorno seguente.

Quella notte non riuscivano a prendere sonno.

Ad un certo punto una luce debole, piccola, offuscata, di un verde chiaro, svegliò i due principi e la principessa, che corsero a raccogliere la piccola pietra polverosa che emanava quella luce.

Non ci fu bisogno di parole, i tre corsero ad abbracciarsi, sembrava che quella piccola luce debole, avesse riacceso il loro legame.

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Aspettarono l’alba, poi Lyris con il suo richiamo speciale, chiamò Saturnia che li portò dritti a Granit dove trovarono il loro caro zio ad aspettarli.

I tre avevano capito che tutto il viaggio era un piano escogitato dallo zio per unirli.

Lo zio spiegò loro che il viaggio che lui e loro padre avevano fatto quando avevano trovato la pietra gli aveva fatto capire quanto fosse importante l’unione e, anche se con gli anni si erano allontanati, quel viaggio li aveva aiutati a capire. I tre decisero che avrebbero usato la moneta un po' per uno, secondo il bisogno, ma non solo, avevano capito una cosa molto più importante, l’unione è come una pietra luminosa, che si può impolverare, ma non si spegne mai.