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HYPERION CLAUDE DEBUSSY (1862-1918) OPERE PER PIANOFORTE Marc-André Hamelin, pianoforte CDA67920 (CD alto prezzo) Barcode: 0034571179209 Claude Debussy (1862-1918): Images I L105 (Reflets dans l’eau; Hommage à Rameau; Mouvement); Images II L120 (Cloches à travers les feuilles; Et la lune descend sur le temple qui fut; Poissons d’or); Préludes II L131 (Brouillards (Modéré); Feuilles mortes (Lent et mélancolique); La Puerta del Vino (Mouvement de Habanera); Les fées sont d’exquises danseuses (Rapide et léger); Bruyères (Calme); «General Lavine» excentric (Dans le style et le mouvement d’un Cake- Walk); La terrasse des audiences du clair de lune (Lent); Ondine (Scherzando); Hommage à S. Pickwick Esq PPMPC (Grave); Canope (Très calme et doucement triste); Les tierces alternées (Modérément animé); Feux d’artifice (Modérément animé)) Un nuovo disco di Marc-André Hamelin costituisce sempre un avvenimento di grande richiamo. Il programma di questo disco il primo dedicato dal grande virtuoso canadese a Claude Debussy presenta i due libri delle Images, uno dei più grandi capolavori del compositore francese, un caleidoscopico insieme di «profumi, colori e suoni». A queste splendide opere si aggiunge il secondo libro dei Préludes, in un’interpretazione poetica e molto evocativa. Marc-André Hamelin su Hyperion: FERRUCCIO BUSONI OPERE PER PIANOFORTE DELLA MATURITÀ Marc-André Hamelin, pianoforte CDA67951/3 (CD alto prezzo) «Queste opere consentono di apprezzare lo spirito più autentico di Ferruccio Busoni […] Hameli n suona con assoluta lucidità e una straordinaria autorevolezza, raggiungendo livelli semplicemente sensazionali anche per i suoi elevatissimi standard. Come sempre, la Hyperion lo ha esaltato con una eccezionale qualità sonora […] Nel complesso, si tratta di un disco impossibile da migliorare» (Gramophone)INTERNATIONAL PIANO CHOICE DIAPASON D’OR – CHOC DE CLASSICA LEOS JANACEK ROBERT SCHUMANN OPERE PER PIANOFORTE Marc-André Hamelin, pianoforte CDA68030 (CD alto prezzo) «Nel suo ultimo disco realizzato per la Hyperion […] Hamelin rivela tutto il suo sensazionale talento, con un approccio sbrigliatamente virtuosistico, una meravigliosa empatia con le intenzioni del compositore nella scelta delle sfumature e nell’esaltazione dei contenuti poetici, rivelandosi un interprete in grado come disse Franz Liszt di “respirare il soffio della vita”. Grazie alla sua impareggiabile padronanza tecnica, Hamelin supera senza difficoltà anche i passaggi più complessi sotto il profilo tecnico […] confermandosi in possesso di doti che lo rendono uno dei migliori solisti oggi in circolazione» (Gramophone) RECORDING OF THE MONTH (Gramophone) RECORDING OF THE MONTH (BBC Music Magazine). JEAN-PHILIPPE RAMEAU (1683-1764) PIECES DE CLAVECIN Mahan Esfahani, clavicembalo CDA68071/2 (2 CD alto prezzo) Barcode: 0034571280714 Jean-Philippe Rameau (1683-1764): Suite n. 1 in la minore; Suite in mi minore; Suite in re maggiore; Menuet en rondeau in do maggiore; Suite n.2 in la minore; Suite in sol minore; La Dauphine; Les petits marteaux Recentissimo vincitore di un prestigioso Gramophone Award, il clavicembalista Mahan Esfahani presenta i Pièces de clavecin di Jean-Philippe Rameau registrati nella suggestiva cornice della Music Room di Hatchlands Park, nel Surrey. Si tratta di un disco semplicemente esemplare, che conferma lo

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HYPERION

CLAUDE DEBUSSY (1862-1918)

OPERE PER PIANOFORTE

Marc-André Hamelin, pianoforte

CDA67920 (CD alto prezzo)

Barcode: 0034571179209

Claude Debussy (1862-1918): Images I L105 (Reflets

dans l’eau; Hommage à Rameau; Mouvement); Images

II L120 (Cloches à travers les feuilles; Et la lune

descend sur le temple qui fut; Poissons d’or); Préludes

II L131 (Brouillards (Modéré); Feuilles mortes (Lent et

mélancolique); La Puerta del Vino (Mouvement de Habanera); Les fées sont d’exquises danseuses (Rapide

et léger); Bruyères (Calme); «General Lavine» –

excentric (Dans le style et le mouvement d’un Cake-

Walk); La terrasse des audiences du clair de lune

(Lent); Ondine (Scherzando); Hommage à S. Pickwick

Esq PPMPC (Grave); Canope (Très calme et

doucement triste); Les tierces alternées (Modérément

animé); Feux d’artifice (Modérément animé))

Un nuovo disco di Marc-André Hamelin costituisce

sempre un avvenimento di grande richiamo. Il

programma di questo disco – il primo dedicato dal

grande virtuoso canadese a Claude Debussy – presenta i due libri delle Images, uno dei più grandi capolavori

del compositore francese, un caleidoscopico insieme di

«profumi, colori e suoni». A queste splendide opere si

aggiunge il secondo libro dei Préludes, in

un’interpretazione poetica e molto evocativa.

Marc-André Hamelin su Hyperion:

FERRUCCIO BUSONI

OPERE PER PIANOFORTE DELLA MATURITÀ

Marc-André Hamelin, pianoforte CDA67951/3 (CD alto prezzo)

«Queste opere consentono di apprezzare lo spirito più

autentico di Ferruccio Busoni […] Hamelin suona con

assoluta lucidità e una straordinaria autorevolezza,

raggiungendo livelli semplicemente sensazionali anche

per i suoi elevatissimi standard. Come sempre, la

Hyperion lo ha esaltato con una eccezionale qualità

sonora […] Nel complesso, si tratta di un disco

impossibile da migliorare» (Gramophone)–

INTERNATIONAL PIANO CHOICE – DIAPASON

D’OR – CHOC DE CLASSICA

LEOS JANACEK – ROBERT SCHUMANN

OPERE PER PIANOFORTE

Marc-André Hamelin, pianoforte CDA68030 (CD alto prezzo)

«Nel suo ultimo disco realizzato per la Hyperion […]

Hamelin rivela tutto il suo sensazionale talento, con un

approccio sbrigliatamente virtuosistico, una

meravigliosa empatia con le intenzioni del compositore

nella scelta delle sfumature e nell’esaltazione dei

contenuti poetici, rivelandosi un interprete in grado –

come disse Franz Liszt – di “respirare il soffio della

vita”. Grazie alla sua impareggiabile padronanza

tecnica, Hamelin supera senza difficoltà anche i

passaggi più complessi sotto il profilo tecnico […] confermandosi in possesso di doti che lo rendono uno

dei migliori solisti oggi in circolazione» (Gramophone)

RECORDING OF THE MONTH (Gramophone) –

RECORDING OF THE MONTH (BBC Music

Magazine).

JEAN-PHILIPPE RAMEAU (1683-1764)

PIECES DE CLAVECIN

Mahan Esfahani, clavicembalo

CDA68071/2 (2 CD alto prezzo)

Barcode: 0034571280714

Jean-Philippe Rameau (1683-1764): Suite n. 1 in la

minore; Suite in mi minore; Suite in re maggiore; Menuet en rondeau in do maggiore; Suite n.2 in la

minore; Suite in sol minore; La Dauphine; Les petits

marteaux

Recentissimo vincitore di un prestigioso Gramophone

Award, il clavicembalista Mahan Esfahani presenta i

Pièces de clavecin di Jean-Philippe Rameau registrati

nella suggestiva cornice della Music Room di

Hatchlands Park, nel Surrey. Si tratta di un disco

semplicemente esemplare, che conferma lo

straordinario talento di questo clavicembalista; come si

legge nella recensione pubblicata sull’International

Record Review: «Esfahani possiede una tecnica

assolutamente impeccabile e la sua musicalità si spinge

molto oltre una semplice comprensione del testo […] È

davvero difficile non esaltarsi per un cembalista di

questo livello». Questo cofanetto doppio comprende

tutte le suites per clavicembalo di Rameau, che

Esfahani esalta al massimo grado con un’interpretazione ricca di spunti geniali, di una grande

intensità emotiva e di una spiccata propensione

drammatica. Grazie alla ricorrenza del 250°

anniversario della sua nascita, Rameau sta

attraversando una fase di decisa rinascita e le sue opere

per strumento a tastiera – nelle quali coesistono

armoniosamente elementi arguti e seri e spunti leggeri

e drammatici – meritano di essere riproposte molto più

spesso.

Manahan Esfahani su Hyperion:

CARL PHILIPP EMANUEL BACH

SONATE DEL WURTTEMBERG

Manahan Esfahani, clavicembalo

CDA67995 (CD alto prezzo)

«L’eclettico insieme di elaborazione tematica, retorica

barocca e Sturm und Drang preclassico trova piena

espressione nella spiccata sensibilità e nel disarmante

istinto drammatico di Esfahani» (Gramophone)

VINCITORE DEL GRAMOPHONE AWARD 2014 –

RECORDING OF THE MONTH (BBC Music Magazine).

ANTOINE BRUMEL (CA 1460-1512/13)

MISSA DE BEATA VIRGINE E ALTRE OPERE SACRE

Brabant Ensemble, Stephen Rice, direttore

CDA68065 (CD alto prezzo)

Barcode: 0034571280653

Antoine Brumel (ca 1460-1512/13): Missa De Beata

Virgine; Nato canunt omnia; Beata es, Maria; Lauda

Sion salvatorem; Ave caelorum domina

Il Brabant Ensemble prosegue la sua esplorazione delle

gemme nascoste del repertorio sacro del Rinascimento

con un disco dedicato alla produzione di Antoine

Brumel, compositore passato alla storia della musica

per la sua famosa Missa Et ecce terrae motus, ma per il

resto ancora virtualmente sconosciuto al grande

pubblico. Il direttore Stephen Rice ha elaborato un

programma molto intrigante, imperniato sulla Missa De

beata Virgine, un’opera dai toni soffusi basata sul cantus planus, nella quale però le voci vengono

utilizzate in maniera quasi percussiva, che contribuisce

a rendere il ritmo l’elemento chiave di tutta l’opera. Il

mottetto natalizio Nato canunt omnia è considerato uno

dei lavori sacri più pregevoli dell’ultimo scorcio del

XV secolo. L’interpretazione del Brabant Ensemble

rispetta tutti i criteri filologici, ma all’ascolto appare

leggera, flessibile, espressiva ed estremamente

spontanea, esaltando al massimo grado la splendida

scrittura polifonica di Brumel.

Il Brabant Ensemble su Hyperion:

JEAN MOUTON

MISSA TU ES PETRUS E ALTRE OPERE SACRE

Brabant Ensemble, Stephen Rice, direttore

CDA67933 (CD alto prezzo)

«Questo straordinario disco vede protagonista il

Brabant Ensemble, un gruppo vocale di recente

costituzione, formato da giovani specialisti del

repertorio sacro rinascimentale […] Tutti i brani in

programma vengono eseguiti in maniera impeccabile, flessibile, espressiva e – come ci si dovrebbe sempre

aspettare da un disco del genere - trascendente» (The

Observer) CHORAL AND SONG CHOICE (BBC

Music Magazine).

CIPRIANO DE RORE

MISSA DOULCE MÉMOIRE E MISSA A NOTE NEGRE

Brabant Ensemble, Stephen Rice, direttore

CDA67913 (CD alto prezzo)

«Una splendida selezione di opere sacre […] Il Brabant

Ensemble è considerato uno degli ensemble più

autorevoli in questo repertorio e nella Missa Doulce Mémoire raggiunge vertici di sublime perfezione […]

Il programma comprende anche il mottetto O altitudo

divitiarum, un’opera commovente e assolutamente

impeccabile sotto il profilo formale. Queste opere

vengono eseguite con una meravigliosa delicatezza e

un fraseggio estremamente sensibile» (BBC Music

Magazine).

HELIOS

AA.VV.

EUROPEAN LIGHT MUSIC CLASSICS

New London Orchestra, Ronald Corp, direttore

CDH55477 (CD basso prezzo)

Barcode: 0034571154770

Leon Jessel (1871-1942): Sfilata dei soldatini di

stagno Franz Lehár (1870-1948): Oro e argento

Gabriel Pierné (1863-1937): Marcia dei soldatini di

piombo Johann Strauss II (1825-1899): Tritsch

Tratsch Polka Paul Lincke (1866-1946): Glow Worm

Idyll Hugo Alfvén (1872-1960): Polka svedese Charles Gounod (1818-1893): Marcia funebre di una

marionetta Émile Waldteufel (1837-1915): Les

Patineurs Jonny Heykens (1884-1945): Serenata José

Padilla (1889-1960): El relicario Ernesto Becucci

(1845-1905): Tesoro mio! Joseph Hellmesberger

(1828-1893): Scena del ballo Jaromír Weinberger

(1896-1967): Polka da Schwanda il pifferaio Oscar

Fetrás (1854-1931): Chiaro di luna sull'Alster Johan

Halvorsen (1864-1935): Ingresso dei boiardi

Questo disco – uno dei più brillanti e amati della New

London Orchestra diretta da Ronald Corp – presenta

quindici meravigliose gemme del repertorio leggero europeo, composte da Hugo Alfvén, Oscar Fetrás,

Johan Halvorsen, Jonny Heykens, Joseph

Hellmesberger, Leon Jessel, Franz Lehár, Paul Lincke,

Gabriel Pierné, Émile Waldteufel, Jaromir Weinberger

e altri. Come accade spesso con questo genere di

dischi, i nomi dei compositori risultano spesso oscuri al

grande pubblico, che però dopo aver ascoltato le prime

note riconosce immediatamente brani passati più volte

alla radio, alla televisione o a teatro di cui ignorava

l’autore. Per fare un solo esempio, la Marcia funebre di

una marionetta di Charles Gounod ha conosciuto una fama planetaria per essere stata scelta come sigla

iniziale per celebre programma televisivo di Alfred

Hitchcock. «Questo disco presenta quindici brani che

tutti sono in grado di fischiettare, ma a cui solo pochi

sanno dare un titolo. Grazie a un’interpretazione

brillante ed estremamente gradevole, il fantasioso

Ronald Corp ha messo a segno un nuovo clamoroso

successo» (Classic FM) «Un’altra irresistibile

compilation, che venderà sicuramente come il pane»

(Classic CD).

APPIAN WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791)

FRANZ JOSEPH HAYDN (1732-1809)

INTEGRALE DELLE REGISTRAZIONI SU PIANOFORTE

MODERNO

Wanda Landowska (1879-1959), pianoforte

Orchestra da camera, Walter Goehr, direttore

APR7305 (3 CD al prezzo di 2 CD medio prezzo)

Barcode: 5024709173051

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791): Concerto

n. 26 in re maggiore per pianoforte e orchestra K.537

Dell’incoronazione; Fantasia in re minore K.397;

Sonata in fa maggiore K.332; Sonata in re maggiore

K.576; Sonata in re maggiore K.311 (incompleta); Sonata in mi bemolle maggiore K.282; Sonata in sol

maggiore K.283; Sonata in re maggiore K.311; Rondò

in la minore K.511; Danze K.606 (trascrizione di

Wanda Landowska); Sonata in si bemolle maggiore

K.333 Franz Joseph Haydn (1732-1809): Andante

con variazioni in fa minore Hob. XVII:6; Sonata in mi

minore Hob. XVI:34; Sonata in mi bemolle maggiore

Hob. XVI:49

Wanda Landowska raggiunse una tale celebrità per

aver riportato in auge il clavicembalo nei primi anni del

XX secolo, che molti si dimenticano che fu anche una pianista di grande talento e che continuò a suonare per

tutto l’arco della sua vita i capolavori del repertorio

classico su pianoforti moderni. Questo cofanetto triplo

raccoglie per la prima volta tutte le registrazioni che

effettuò su questo strumento. Nella sua assoluta

padronanza stilistica, nella scelta sempre azzeccata

dell’ornamentazione e delle sfumature timbriche e

nella sua capacità di esprimere efficacemente l’essenza

di ogni brano, la Landowska dimostra di essere

attualissima ancora oggi.

AA.VV.

INTEGRALE DELLE REGISTRAZIONI A 78 GIRI

Guiomar Novaes (1895-1979), pianoforte

APR6015 (2 CD al prezzo di uno)

Barcode: 5024709160150

Louis Moreau Gottschalk (1829-1869): Grande

fantaisie triomphale sur l’hymne national brésilien op.

69 (versioni del 1923 e del 1927) Christoph Willibald

Gluck (1714-1787): Danza degli spiriti beati

(arrangiamento di Ignaz Friedman); Gavotta in la

maggiore (arrangiamento di Johannes Brahms);

Caprice sur les airs de ballet d’Alceste (arrangiamento

di Camille Saint-Saëns) Ludwig van Beethoven

(1770-1827): Marcia turca (arrangiamento di Anton

Rubinstein) Anton Rubinstein (1829-1894): Notturno

in sol maggiore op. 75 n. 8 Moritz Moszkowski

(1854-1925): Guitarre op. 45 n. 2; La Jongleuse op. 52 n. 4 Ignacy Jan Paderewski (1860-1941): Notturno in

si bemolle maggiore op. 16 n. 4 Fryderyk Chopin

(1810-1849): Mazurka in re maggiore op. 33 n. 2;

Ballata n. 3 in la bemolle maggiore op. 47 Felix

Mendelssohn (1809-1847): Lied ohne Worte op. 62 n.

6 (Alla primavera) Franz Liszt (1811-1886):

Gnomenreigen S145 n. 2; Waldesrauschen S145 n. 1

Edward MacDowell (1860-1908): Hexentanz op. 17

n. 2 Isidor Philipp (1863-1958): Feux-Follets op. 24

n. 3 (due versioni) Alexandre Levy (1864-1892):

Tango Brasileiro Isaac Albéniz (1860-1909): Tango in re maggiore op. 165 n. 2; Evocación; Triana Richard

Strauss (1864-1949): Ständchen op. 17 n. 2

(arrangiamento di Leopold Godowsky) Heitor Villa-

Lobos (1890-1959): O Polichinelo; Canti infantili

popolari brasiliani (arrangiamento di Guiomar

Novaes); As três Marias; Prole do Bebê (brani scelti)

Jacques Ibert (1890-1962): L’asinello bianco

Federico Mompou (1893-1987): Jeunes filles au

jardin Domenico Scarlatti (1685-1757): Sonata in sol

minore Kk450 L338; Sonata in sol maggiore Kk125

L487 François Couperin (1668-1733): La tendre

Nanette Louis-Claude Daquin (1694-1772): L’Hirondelle Johann Sebastian Bach (1685-1750):

Toccata in re maggiore BWV 912 Wolfgang Amadeus

Mozart (1756-1791): Rondò in la minore K.511

Octavio Pinto (1890-1950): Scenas Infantis Camargo

Guarnieri (1907-1993): Toccata

I paesi dell’America Latina hanno la peculiarità di

vedere nascere molte pianiste brillanti e dotate di

tecnica da vendere – da Teresa Carreño a Martha

Argerich – un fatto che trova spiegazione nel loro

ardente temperamento latino. In questa categoria

rientra la pianista brasiliana Guiomar Novaes. Definita dal suo insegnante Isidore Philipp «di gran lunga la

migliore allieva che abbia mai portato a esibirsi nelle

sale da concerto», la Novaes raggiunse la notorietà in

età molto giovane diventando ben presto una delle

stelle più luminose del panorama concertistico

dell’epoca, ottenendo i successi più clamorosi negli

Stati Uniti, dove decise di stabilirsi. Sebbene la Novaes

abbia inciso parecchi dischi nell’epoca dell’LP, i critici

sono concordi nell’affermare che le sue registrazioni

migliori siano quelle realizzate nella prima fase della

sua carriera su 78 giri. Questo cofanetto riunisce per la prima volta queste registrazioni, alcune delle quali di

rarissimo ascolto. Nella maggior parte dei casi si tratta

di lavori di breve durata, che esaltano al massimo

grado il talento della Novaes, anche se non mancano

opere di compositori brasiliani, molte delle quali

furono scritte espressamente per lei.

CPO JOHANN KUHNAU (1660-1722)

INTEGRALE DELLE OPERE SACRE – VOLUME 1

Opella Musica, Camerata Lipsiensis, Gregor

Meyer, direttore

CPO777868 (CD alto prezzo)

Barcode: 0761203786824

Johann Kuhnau (1660-1722): Es steh Gott auf; Mein

Alter kömmt, ich kann nicht sterben; Daran erkennen

wir, dass wir in Ihm bleiben; Welt adieu, ich bin dein

müde; Tristis est anima mea; Wenn ihr fröhlich seid an

euren Festen

Direttore artistico del coro del Gewandhaus dalla

stagione 2007-2008, Gregor Meyer si dedica da tempo

con passione alla causa di Johann Kuhnau e nel corso

dei prossimi anni ha in progetto di registrare l’integrale

delle sue cantate sacre. In questo ambizioso progetto

Meyer può contare sull’apporto di Opella Musica, una

formazione vocale composta da elementi di grande

talento e di provata esperienza fondata nel 2011, e della

Camerata Lipsiensis, una valida formazione

strumentale di orientamento filologico. Venuta a sapere

di questo progetto discografico, la casa editrice di Lipsia Pfefferkorn-Musikverlag ha deciso di varare la

prima edizione critica delle cantate sacre di Kuhnau

curata da studiosi di chiara fama, che dovrebbe essere

portata a termine entro il 2022, terzo centenario della

morte del compositore tedesco. Nel complesso, si tratta

di un’iniziativa culturale di ampio respiro e di

grandissimo interesse, grazie alla quale Johann Kuhnau

– che fino a questo momento è stato considerato dal

mondo della musica quasi solo per il fatto di essere

stato l’immediato predecessore di Johann Sebastian

Bach nella carica di Thomaskantor di Lipsia – sarà protagonista di numerose registrazioni di alto livello. Si

tratta di un nuovo clamoroso successo per la CPO, che

in questo primo volume presenta sei bellissime cantate

in prima registrazione mondiale. Come si legge nelle

ampie note introduttive di questa edizione firmate dal

celebre studioso bachiano Michael Maul, queste

registrazioni «permetteranno finalmente di conoscere

un importante capitolo della fase di transizione che

vide il passaggio dal Geistliche Konzert del XVII

secolo alla cantata sacra barocca, un capitolo della

storia della musica di grande interesse, la cui rilevanza non deve essere sottovalutata in nessun modo».

JOHANN GOTTLIEB JANITSCH (1708-1763)

SONATE DA CHIESA E DA CAMERA

Epoca Barocca

CPO777910 (CD medio prezzo)

Barcode: 0761203791026

Johann Gottlieb Janitsch (1708-1763): Sonata da

camera in fa maggiore per oboe, due violini e basso

continuo; Sonata da camera in mi bemolle maggiore

per oboe, violino, viola e basso continuo; Sonata da

chiesa in fa maggiore per oboe, violino, viola e basso

continuo; Sonata da camera in re maggiore per viola e

clavicembalo; Sonata da chiesa in re minore per due

violini e basso continuo; Sonata da camera in sol

minore per oboe, violino e basso continuo

«Fu un eccellente contrappuntista e i suoi quartetti per

archi continuano a essere considerati modelli di questo

genere». Quando il compositore Johann Wilhelm

Hertel scrisse questo giudizio molto lusinghiero nel 1784, il compositore a cui si riferiva era scomparso da

oltre vent’anni, un periodo molto lungo se si pensa che

nella seconda metà del XVIII secolo il gusto musicale

cambiava con una rapidità fino ad allora inconcepibile.

L’“eccellente contrappuntista” di cui parlava Hertel era

Johann Gottlieb Janitsch, di professione «servitore

della prima cappella» di Federico il Grande. Seguendo

il volere di suo padre, Janitsch si immatricolò alla

facoltà di legge dell’Università di Francoforte

sull’Oder, ma in questa città gli vennero ben presto

richieste opere dai contenuti celebrativi. Nel 1736 Janitsch venne assunto come musicista da camera del

principe ereditario Federico nel castello di Rheinsberg,

dove fondò un’accademia musicale, che in seguito

venne trasferita a Berlino. Nell’Archivio della

Singakademie di Berlino – ritrovato fortunosamente in

Russia nel 1999 – sono stati conservati parecchi

manoscritti di Janitsch e alcune delle opere presentate

in questo disco ci sono pervenute solo attraverso questa

fonte. Ascoltando questi lavori è possibile percepire

un’immagine molto realistica dell’ambiente culturale

raffinato e molto innovativo in cui si tenevano le accademie musicali organizzate da Janitsch.

FRANZ LEHAR (1870-1948)

IL CONTE DI LUSSEMBURGO

Marco Vassalli, Mark Hamman, Daniel Wagner,

Astrid Kessler, Maria-Christine Haase, Chor des

Theater Osnabrück, Osnabrücker

Symphonieorchester, Daniel Inbal, direttore

CPO777788 (2 CD alto prezzo)

Barcode: 0761203778829

Franz Lehár (1870-1948): Il conte di Lussemburgo

«Un lavoro inutile»: con questo impietoso giudizio

Franz Lehár descrisse subito dopo averla portata a

termine quella che sarebbe diventata la sua operetta più

famosa dopo la Vedova allegra. Per fortuna, questa

valutazione appare oggi del tutto ingiustificata. Infatti,

anche a volerla giudicare grossolana, bisognerebbe

comunque ammettere che questa operetta è grossolana

in una maniera davvero geniale. Grazie a una serie di

melodie di rapinosa bellezza e a una vicenda molto gradevole, Il conte di Lussemburgo è oggi considerato

tra i più grandi capolavori di Lehár. Quando nel 2011 il

teatro di Osnabrück, il più vicino alla sede della CPO,

ha messo in cartellone Il conte di Lussemburgo, i

vertici della casa discografica tedesca hanno deciso di

non farsi sfuggire l’occasione di registrazione questo

capolavoro. La recensione molto lusinghiera della

prima rappresentazione di questa operetta pubblicata

sulla rivista specializzata Opernwelt non fece altro che

confermare il fatto che il direttore artistico della CPO

Burkhardt Schmilgun aveva visto giusto: «Il direttore Daniel Inbal delinea con un azzeccatissimo mix di

passione e di eleganza questa intima produzione da

salotto dell’operetta di Lehár, con un’Osnabrücker

Symphonieorchester in stato di grazia, i cui

componenti sfoggiano una meravigliosa vitalità,

ponendo una estrema cura ai postludi e ai brani

orchestrali in quella che potrebbe essere definita una

lettura quasi filologica di questa operetta […] Inoltre, si

percepisce una grande empatia e una sensibilità poco

comune nel modo in cui viene dipanata la vicenda.

Marco Vassalli, che incarna alla perfezione il personaggio del giovane Johannes Heesters, possiede

tutta la leggerezza che si potrebbe desiderare in una

parte come questa».

JOHANN HEINRICH ROLLE (1716-1785)

MOTTETTI

Kammerchor Michaelstein, Sebastian Goering,

direttore

CPO777778 (2 CD medio prezzo)

Barcode: 0761203777822

Johann Heinrich Rolle (1716-1785): Kommt her und

schauet die Werke des Herrn; Der Friede Gottes;

Jauchzet dem Herrn alle Welt; Danket dem Herrn und

prediget seinen Namen; Kommt herzu!; Herr sey mir

gnädig; Gott der Herr ist Sonn’ und Schild; Kommt

lasset uns anbeten; Gott ist unsre Zuversicht; Der Herr

ist König; Schaff’ in mir Gott; Die Ehre des Herrn ist

ewig; Freuen und fröhlich müssen seyn; Ich hebe

meine Augen auf; Alles, was Odem hat; Der Herr behüte dich; Ich danke dir, Gott, von ganzem Herzen;

Thue ein Zeichen an mir; Danket dem Herrn; Mihi

adhaerere Deo; Der Herr erhöre dich in der Noth;

Lobe den Herrn, meine Seele; Flieht ihr Bilder, der

nächtlichen Sorgen; Misericordias Domini; Der Herr

ist mein Hirte; Es ist in keinem andern Heil; Gott sey

uns gnädig; Meine Seele harrt auf dich; Wachet auf

vom Schlaf; Unsere Seele harret auf den Herrn; Wohl

dem, der sich des Dürftigen annimmt

Johann Heinrich Rolle ricoprì per molti anni

l’importante incarico di Director musices e di Kantor dell’Altstädtisches Gymnasium di Magdeburgo ma,

nonostante questo, oggi il suo nome è caduto quasi

nell’oblio, anche se il suo splendido Oratorio di Natale

pubblicato a suo tempo dalla CPO ha saputo

conquistare il cuore di molti ascoltatori. Nel suo diario

di viaggio il celebre musicologo inglese Charles

Burney ha descritto Rolle come un compositore

fantasioso e ricco di un multiforme talento, che nel

corso della sua carriera era riuscito a conquistare una

notevole fama soprattutto grazie alle sue opere sacre. I

suoi mottetti rivelano una straordinaria invenzione melodica e una poco comune varietà formale, che si

spingono molto oltre un solido artigianato. Nello stesso

tempo, Rolle scrisse sempre opere prive di difficoltà

tecniche troppo elevate, un fatto che comunque non ne

pregiudica l’eleganza e la bellezza tonale. I mottetti

presentati in questo disco presentano una grande

varietà sia sotto il profilo della musica sia sotto

l’aspetto testuale, tenendo nel debito conto le occasioni

della loro composizione e la destinazione liturgica. Per

finire, questa varietà espressiva assicurò a questi

mottetti un posto di primo piano nel repertorio liturgico

dell’epoca, un posto che contribuì sicuramente ad accrescere la fama di Rolla come «compositore

preferito della nazione».

ALEXANDER ERNST FESCA (1820-1849)

TRII PER ARCHI E PIANOFORTE

Paian Trio

CPO777862 (CD medio prezzo)

Barcode: 0761203786220

Alexander Ernst Fesca (1820-1849): Trio n. 2 in mi

minore per archi e pianoforte op. 12; Trio n. 5 in si

minore per archi e pianoforte op. 46

Alexander Ernst Fesca trascorse la maggior parte della

sua vita in città che non possono essere definite

propriamente metropoli. Fesca vide la luce nel 1820 a

Karlsruhe, città in cui soggiornò per molti anni. Nel

1842 gli fu offerto un posto di virtuoso da camera nel

palazzo del principe von Fürstenberg di Braunschweig,

ma purtroppo nel 1849 morì per una grave malattia polmonare prima di compiere il suo ventinovesimo

anno di età. Robert Schumann vide in Fesca «una

mente musicale disciplinata ma ricca di fantasia».

Nonostante la brevità della sua esistenza, Fesca scrisse

circa sessanta lavori con numero di opus, concentrando

la sua attenzione soprattutto sul pianoforte e sul

repertorio cameristico. Dopo aver pubblicato un disco

dedicato agli incantevoli Settimini op. 26 e op. 28

concepiti per un insolito organico composto da

pianoforte, oboe, corno, violino, viola, violoncello e

contrabbasso, la CPO presenta al pubblico di appassionati di rarità dell’inizio del XIX secolo i suoi

sei trii per archi e pianoforte, opere di straordinaria

gradevolezza che vennero scritte negli anni Quaranta,

nello stesso periodo in cui videro la luce i ben più

famosi capolavori di Felix Mendelssohn e di Robert

Schumann. Una citazione particolare spetta al Trio n. 5

portato a termine nel 1845 a Braunschweig, un’opera di

meravigliosa piacevolezza, che con la sua ricchezza

melodica seppe conquistare il pubblico più raffinato

dell’epoca.

JOHAN WAGENAAR (1862-1941)

INTEGRALE DELLE OPERE ORCHESTRALI – VOLUME 2

Nordwestdeutsche Philharmonie, Antony Hermus,

direttore

CPO777933 (CD alto prezzo)

Barcode: 0761203793327

Johan Wagenaar (1862-1941): Sinfonietta op. 32;

Frühlingsgewalt op. 11; Elverhoei op. 48; Amphitrion

op. 45; Le Cid op. 27

Johan Wagenaar può essere considerato insieme ad

Alfons Diepenbrock uno dei pionieri della rinascita

della musica olandese che si verificò a cavallo tra la

fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Come molti altri

compositori olandesi dei suoi tempi, Wagenaar prese

come riferimento la tradizione musicale tedesca anche grazie alla sua educazione, basata sui classici di quel

paese, ma – nonostante questo – fu anche un convinto

sostenitore della necessità di promuovere una scuola

musicale prettamente olandese. In uno scritto molto

illuminante Wagenaar citò tutte le qualità che riteneva

tipiche del suo paese: «Una spiccata tendenza per la

semplicità, una vena melodica dai toni popolareschi, in

alcuni casi orientata verso l’intimismo e in altri verso

una vaga rudezza, una certa propensione per una

morbidezza dai toni accoglienti e un’allegria

fanciullesca, una sensibilità serena a tratti pronta a virare verso il sentimentalismo, una serie di elementi

ritmici e di contrasti brillanti e ben definiti, una buona

prontezza a ironizzare su determinate situazioni

evocate dai testi messi in musica, il tutto amalgamato

da una netta inclinazione per un umorismo dai risvolti

spesso grotteschi». Wagenaar nacque in una famiglia

molto povera, ma la sua straordinaria musicalità gli

consentì di crearsi una carriera molto brillante già da

giovane, al punto da diventare nel giro di breve tempo

uno degli insegnanti più in vista del suo paese e in

seguito di ricoprire il prestigioso incarico di direttore

del Conservatorio Reale dell’Aia. Oltre a questo Wagenaar fu anche uno degli interpreti delle opere per

organo di Bach più ispirati dei suoi tempi. Nonostante

questo, come compositore preferì sempre dedicarsi al

repertorio orchestrale e il secondo volume

dell’integrale delle sue opere sinfoniche varata dalla

CPO dimostra come in questo ambito Wagenaar seppe

sfoggiare una particolare eleganza formale e una

meravigliosa invenzione melodica. Queste opere ci

vengono proposte nella splendida interpretazione di

Antony Hermus, un direttore ancora molto giovane, ma

che ha già avuto modo di mettersi in grande evidenza

in molte delle sale da concerto più importanti del

mondo. «La profondità interpretativa sfoggiata da Hermus due anni fa nell’incantevole Fantasia da

Tristano e Isotta ha esercitato un influsso molto

positivo nella diffusione delle opere di Johan

Wagenaar» (klassik-heute.com, a proposito del primo

volume).

GIROLAMO FRESCOBALDI (1583-1643)

DIETRICH BUXTEHUDE (1637-1707)

OPERE PER ORGANO E CLAVICEMBALO

Jenny Campanella, soprano

Luca Guglielmi, organo e clavicembalo CPO777930 (CD medio prezzo)

Barcode: 0761203793020

Girolamo Frescobaldi (1583-1643): Canzona Prima;

Cento Partite sopra Passacagli; Toccata Prima; Ave

Maris Stella; Aria detta Balletto Dietrich Buxtehude

(1637-1707): Canzona in do maggiore BuxWV 166; Praeludium in sol minore BuxWV 163; Suite in la

maggiore BuxWV 243; Aria in la minore BuxWV 249;

Toccata in sol maggiore BuxWV 165

Luca Guglielmi non è solo un direttore e un

compositore di grande talento, ma anche un

clavicembalista e un organista molto ispirato, come si

può facilmente notare in questo nuovo disco che lo

vede eseguire una raffinata antologia di opere di

Girolamo Frescobaldi e di Dieterich Buxtehude.

Guglielmi ha iniziato la sua carriera di solista di

clavicembalo, organo, fortepiano e clavicordo e di

direttore nel 1993, mettendosi subito in grande evidenza sia in Italia sia all’estero. Oltre a questo è un

eccellente professore di clavicembalo, organo e

direzione, che basa il suo insegnamento sull’utilizzo di

trattati e di strumenti storici. Guglielmi ha riservato

espressioni di profonda deferenza nei confronti

dell’arte sublime dei due compositori rappresentati in

questo disco: «Girolamo Frescobaldi e Dieterich

Buxtehude sono due compositori di prima grandezza

nell’ambito della storia della musica occidentale. Il

primo, originario di Ferrara ma attivo soprattutto a

Roma, fu il più eminente organista e clavicembalista

dei suoi tempi, l’inventore di parecchi stili esecutivi

(Luigi Battiferri), un geniale innovatore di forme e il maestro indiscusso dell’arte della variazione in un

periodo in cui il tematismo non si era ancora affermato

e l’elaborazione del materiale musicale era affidata per

la maggior parte ad abili alternanze e giustapposizioni.

Anche Buxtehude era uno straordinario artista della

tastiera, oltre che direttore musicale della Marienkirche

di Lubecca, un compositore molto attento alle nuove

tendenze stilistiche provenienti dall’Italia e un

entusiasta fautore della celebre sintesi degli stili

italiano, francese e tedesco, che qualche decennio più

tardi avrebbe dato frutti meravigliosi nel grande Barocco europeo di Vivaldi Bach e Händel».

CHANDOS

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)

OPERE PER CLAVICEMBALO

Steven Devine, clavicembalo

CHAN0802 (CD alto prezzo)

Barcode: 0095115080221

Johann Sebastian Bach (1685-1750): Concerto

italiano BWV 971; Ouverture francese in si minore

BWV 831; Aria variata in la minore BWV 989 Alla maniera italiana; Fantasia cromatica e fuga in re

minore BWV 903; Fantasia in do minore BWV 906

Il Concerto italiano e l’Ouverture francese presentati

in questo disco costituiscono la seconda parte del

Clavierübung, la raccolta che – come affermò lo stesso

Bach – era stata concepita «per rallegrare lo spirito

degli amanti della musica», una finalità che trova piena

conferma nell’interpretazione del clavicembalista

Steven Devine proposta in questo splendido disco. Gli

studiosi hanno ritenuto per molto tempo che il

Concerto italiano fosse un frutto dei profondi studi

compiuti in gioventù dal sommo Cantor lipsiense sui

concerti di Antonio Vivaldi. In effetti, sotto l’aspetto

stilistico quest’opera presenta molti elementi propri dei

concerti solistici italiani, ma va anche sottolineato il

fatto che la scrittura molto idiomatica per tastiera rivela

in maniera inequivocabile che fu concepita come brano

virtuosistico. L’aspetto monumentale del primo

movimento dell’Ouverture francese costituisce un fatto senza precedenti in tutta la produzione di Bach,

trattandosi del movimento per clavicembalo più lungo

che ci sia pervenuto del futuro autore dell’Arte della

fuga. Si tratta di un brano dal carattere grandioso e

molto imponente, che si pone in netto contrasto con i

sette brevi e delicati movimenti di danza che seguono.

Oltre a queste due opere di ampio respiro, il

programma di questo disco comprende anche l’Aria

variata alla maniera italiana, la Fantasia cromatica e

fuga BWV 903 e la Fantasia in do minore BWV 906.

Steven Devine suona un clavicembalo a due manuali realizzato nel 2000 da Colin Booth sul modello di uno

strumento di Fleischer del 1710, che gli consente di

esprimere al massimo grado i grandi contrasti dinamici

e timbrici di queste opere.

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)

TRIOSONATE BWV 525-530

Tempesta di Mare Chamber Players, Philadelphia

Baroque Orchestra

CHAN0803 (CD alto prezzo)

Barcode: 0095115080320

Johann Sebastian Bach (1685-1750): Triosonata n. 1

in mi bemolle maggiore BWV 525; Triosonata n. 2 in

do minore BWV 526; Triosonata n. 3 in re minore

BWV 527; Triosonata n. 4 in mi minore BWV 528; Triosonata n. 5 in do maggiore BWV 529; Triosonata

n. 6 in sol maggiore BWV 530

Johann Sebastian Bach compose le sue sei Triosonate

per organo verso la fine degli anni Venti del XVIII

secolo. Alcuni studiosi ritengono che queste opere

siano state scritte come materiale di studio per il

primogenito Wilhelm Friedemann, al punto che oggi

molti tendono a raggrupparle tra le opere per tastiera

dal carattere pedagogico come le Invenzioni a due e a

tre voci e il Clavicembalo ben temperato. In ogni caso,

queste opere sono assolutamente uniche nel modo in

cui riescono a esprimere la classica scrittura della

triosonata – un genere concepito per due strumenti

melodici sostenuti da una linea di basso continuo,

eseguita nella maggior parte dei casi da un gruppo

composto da diversi strumenti – con le risorse tecniche ed espressive del solo organo. Nelle opere originali di

Bach le mani dell’organista suonano le due parti più

acute, mentre con la pedaliera viene realizzata il basso

continuo. Il primo movimento della Sonata n. 4 fu

scritto in un primo tempo per un ensemble cameristico

e – a giudicare dalle sue caratteristiche formali e

stilistiche – diversi musicologi hanno avanzato l’ipotesi

che anche gli altri tempi di questo lavoro e le altre

cinque triosonate siano state pensate in origine per una

formazione di questo genere. Facendo leva su questa

tesi accettata da un numero sempre maggiore di studiosi, i componenti dell’ensemble di strumenti

originali Tempesta di Mare Chamber Players hanno

reinventato queste opere in arrangiamenti realizzati

secondo lo stile delle triosonate che venivano scritte ai

tempi di Bach. Lo stesso Bach aveva l’abitudine di

arrangiare le sue opere per organici diversi e questa

registrazione parte dal presupposto che le opere

barocche potevano essere entità alquanto fluide, in

grado di assumere forme diverse a seconda delle

intenzioni dei compositore o degli interpreti.

L’ensemble di strumenti originali con base a Philadelphia Tempesta di Mare Chamber Players si è

messo in evidenza grazie all’originalità delle sue scelte

repertoriali, che ha portato i suoi componenti a eseguire

opere quasi dimenticate, che spesso sono state poi

pubblicate su dischi della Chandos.

AA.VV.

CELTIC REFLECTIONS

Barry Douglas, pianoforte

CHAN10821 (CD alto prezzo)

Barcode: 0095115182123

My Lagan Love; Irish lullaby; Home Away from

Home; The Cliffs of Dooneen; Carrickfergus; The

Coolin; Inis; She Moved through the Fair; The

Mushroom Tree; The Kid on the Mountain; Danny

Boy; The Raggle Taggle Gypsy; The Last Rose of

Summer; Down by the Sally Gardens; The Pleasant

Rocks; Open the Door Softly; The Lamentation of Eoin

O’Neill; Planxty Dillon

Barry Douglas è conosciuto soprattutto come uno dei più raffinati interpreti del repertorio ottocentesco, un

giudizio che trova conferma nelle straordinarie collane

dedicate alla produzione pianistica di Johannes Brahms

e di Franz Schubert pubblicate dalla Chandos. In

questo disco – intitolato in maniera molto evocativa

Celtic Reflections – gli estimatori di questo grande

pianista possono scoprire un lato quasi inedito della sua

caleidoscopica personalità artistica. Eseguendo una

serie di suoi brillanti arrangiamenti, Douglas conduce

infatti gli ascoltatori in un esaltante viaggio alla

scoperta del patrimonio musicale della sua Irlanda, spaziando da antiche melodie tradizionali sopravvissute

al passare dei secoli a brani di compositori

contemporanei. In questo disco di insospettabile

bellezza Douglas è affiancato dalla giovane e

dotatissima flautista Eimear McGeown che – oltre a

essere una eccellente interprete del repertorio classico –

si dedica con passione alle opere della tradizione

irlandese. La maggior parte di questi arrangiamenti è

basata su trascrizioni di canti popolari e di melodie

tradizionali, che consentono di farsi un’idea

dell’antichissima cultura celtica che continua a vivere in Irlanda. La melodia di My Lagan Love è passata

nelle orecchie di generazioni di irlandesi prima di

essere trascritta all’inizio del XX secolo dal

musicologo Hector Hughes, mentre la deliziosa Irish

Lullaby fu trascritta nel 1792 dal collezionista di canti

popolari Edward Bunting in occasione dell’ultimo

raduno degli arpisti irlandesi. Il programma di questo

disco comprende anche alcuni brani molto conosciuti

come Danny Boy e Carrickfergus, che affondano le

loro radici in un passato remoto e che sono entrate a far

parte da tempo dell’immaginario collettivo del popolo

irlandese. I pregevoli arrangiamenti di Barry Douglas conferiscono nuova vita a queste opere e trasportano

gli ascoltatori in un’epoca lontana. Oltre a una serie di

rivisitazioni di brani celtici in chiave moderna, Eimear

McGeown esegue alcuni lavori di sua composizione,

tra cui Inis e The Mushroom Tree, ispirati a esperienze

personali e intrisi di una profonda conoscenza e di una

incontenibile passione per il patrimonio musicale

irlandese.

FRANZ JOSEPH HAYDN (1732-1809)

INTEGRALE DEI QUARTETTI PER ARCHI – VOLUME 1

Doric String Quartet

CHAN10831 (2 CD al prezzo di uno)

Barcode: 0095115183120

Franz Joseph Haydn (1732-1809): Quartetto in mi

bemolle maggiore per archi op. 20 n. 1; Quartetto in

do maggiore per archi op. 20 n. 2; Quartetto in sol

minore per archi op. 20 n. 3; Quartetto in re maggiore

per archi op. 20 n. 4 Sole; Quartetto in fa minore per

archi op. 20 n. 5; Quartetto in la maggiore per archi

op. 20 n. 6 I sei quartetti per archi op. 20 di Franz Joseph Haydn

costituiscono una delle pietre miliari di quello che

viene ritenuto da molti il genere più elevato e colto

della letteratura cameristica. Il grande compositore di

Rohrau scrisse queste opere nel 1772 perché venissero

eseguite dalle prime parti della sua orchestra di

Esterháza e – fatto piuttosto insolito – in un primo

tempo non si preoccupò di trovare un editore.

Nonostante questa decisione, ogni lavoro di questa

raccolta è un vero capolavoro, anche grazie all’utilizzo

di ardite tecniche compositive che avrebbero radicalmente trasformato il genere, proiettandolo verso

un futuro allora ancora inimmaginabile. In particolare,

nei Quartetti op. 20 Haydn non esitò a mettere in

discussione i ruoli che venivano convenzionalmente

attribuiti ai quattro strumenti, pose grande attenzione

alle strutture formali e alle sfumature timbriche e

dimostrò quanto grandi potessero essere le risorse

espressive di queste opere, che diedero un contributo

determinante alla definitiva consacrazione del genere

strumentale. Questi quartetti racchiudono in sé un

caleidoscopio di sentimenti e di emozioni. Dal

movimento lento introspettivo e simile a un antico corale del Quartetto n. 1 in mi bemolle maggiore, al

brillante spirito comico che pervade il Quartetto in re

maggiore n. 4 passando dalla scrittura al tempo stesso

tesa e radicale del Quartetto n. 3 in sol minore, questi

lavori fanno parte di una categoria a sé, al punto che

non pochi appassionati e diversi addetti ai lavori li

considerano le opere più belle scritte da Haydn.

L’esecuzione di questi incantevoli quartetti è stata

affidata dalla Chandos al Doric String Quartet, una

delle formazioni cameristiche più valide e interessanti

dell’ultima generazione. Questa formazione ha già

realizzato per la casa discografica inglese diversi dischi

salutati con unanime entusiasmo dalla stampa

specializzata di tutto il mondo e ha ricevuto giudizi

quanto mai lusinghieri per i concerti che l’hanno vista

eseguire i quartetti di Haydn. In particolare, il critico del Sunday Telegraph ha scritto: «I quartetti di Haydn e

il Doric String Quartet sembrano fanno gli uni per

l’altro […] L’interpretazione di questo giovane

ensemble ha rivelato da un lato una meravigliosa

musicalità e dall’altro una insospettabile intensità

espressiva, che ha portato il pubblico a scoprire lo

straordinario genio creativo che si cela sotto la pelle di

Haydn».

KAROL SZYMANOWSKI (1882-1937)

OPERE ORCHESTRALI

Ben Johnson, tenore; BBC Symphony Chorus, BBC

Symphony Orchestra, Edward Gardner, direttore

CHANSA5143 (SACD alto prezzo)

Barcode: 0095115514320

Karol Szymanowski (1882-1937): Sinfonia n. 1 in fa

minore op. 15; Sinfonia n. 3 op. 27 Il canto della notte; Canti d’amore di Hafiz op. 26

Edward Gardner e la BBC Symphony Orchestra

proseguono la loro strepitosa integrale delle opere

orchestrali di Karol Szymanowski con il terzo volume,

che presenta tre delle opere di maggiore interesse del

grande compositore polacco. I primi due dischi sono

stati accolti con unanime entusiasmo dalla stampa

specializzata di tutto il mondo, con il critico del BBC

Music Magazine che definito Gardner «uno dei più

autorevoli e ispirati interpreti non polacchi delle opere

di Karol Szymanowski». In due delle opere in

programma, Gardner e l’orchestra inglese sono affiancati da Ben Johnson, un tenore la cui carriera sta

attraversando una fase di vertiginosa ascesa.

Szymanowski compose la sua Prima Sinfonia nel 1904

all’età di soli 25 anni. Sotto il profilo stilistico

quest’opera appartiene alla prima fase creativa del

compositore polacco, come si può facilmente notare

dal suo magniloquente stile tardo romantico, ancora

strettamente legato a quelli di Wagner e di Richard

Strauss. Sebbene in seguito sia stata quasi sconfessata

da Szymanowski, che non si riconosceva più nel

proprio stile giovanile, questa sinfonia è pervasa da una

coinvolgente energia e da una spiccata carica emotiva

che nel corso degli anni hanno saputo conquistare anche i pubblici più esigenti. I meravigliosi Canti

d’amore di Hafiz per tenore e orchestra si collocano

invece nella parte centrale della parabola creativa di

Szymanowski. Portato a termine nel 1911, questo

lavoro in realtà guarda già verso gli estremi sviluppi

dell’evoluzione stilistica di Szymanowski, come si può

facilmente notare dalla presenza di conturbanti temi

orientali, in questo caso basati sui suggestivi versi di

poeti persiani del XIV secolo. Il programma si

conclude con la Terza Sinfonia “Il canto della notte”,

un’opera intrisa di una profonda sensibilità, considerata tra i caposaldi della piena maturità di Szymanowski e

uno dei suoi capolavori più emblematici. In questa

pagina per tenore, coro e grande orchestra

Szymanowski fa di nuovo ricorso a un’antica poesia

persiana, che celebra l’incanto di una notte stellata

orientale. L’immagine evocata da questa poesia trova

espressione in una scrittura al tempo stesso sensuale e

ricca di sensibilità, esaltata da una ricchissima

tavolozza sonora.

LEOS JANACEK (1854-1928)

INTEGRALE DELLE OPERE ORCHESTRALI – VOLUME 1

Jean-Efflam Bavouzet, pianoforte

Bergen Philharmonic Orchestra, Edward Gardner,

direttore

CHANSA5142 (SACD alto prezzo)

Barcode: 0095115514221

Leos Janácek (1854-1928): Sinfonietta; Capriccio per

pianoforte (mano sinistra) e piccola orchestra JW

VII/12 Vzdor; Suite da La piccola volpe astuta

Con questo disco di sorprendente bellezza Edward

Gardner e la Bergen Philharmonic Orchestra

inaugurano un’integrale delle opere orchestrali di Leos

Janácek che promette meraviglie. Il programma

comprende tre opere scritte dal grande compositore

boemo nell’ultima fase della sua carriera, quando la

travolgente passione per Kamila Stösslová – più

giovane di lui di ben 37 anni – diede vita a una

straordinaria fioritura della sua creatività. La

Sinfonietta è senza dubbio una delle opere più famose e

amate di Janácek, un fatto che trova spiegazione soprattutto nel movimento iniziale, una coinvolgente

fanfara che vede protagonisti una falange di ottoni e i

timpani. Gli altri quattro movimenti – pervasi da un

grande temperamento – celebrano invece la città di

adozione di Janácek, Brno, facendo coesistere

brillantemente acute riflessioni con un’incontenibile

esuberanza. Composto per un organico piuttosto

insolito comprendente il pianoforte con mano sinistra e

un ensemble comprendente ottoni e flauto, il Capriccio

è una delle opere più emblematiche dell’ultima fase

creativa di Janácek. Questo lavoro è pervaso da un’atmosfera brillante e gaiamente capricciosa, che il

compositore definì: «estrosa, con una vena di

caparbietà e di arguzia». La parte solistica è stata

affidata a Jean-Efflam Bavouzet, che non si lascia

sfuggire l’occasione per sfoggiare tutta la sua

formidabile tecnica e la sua spiccata espressività.

Portata a termine nel 1923, l’opera La piccola volpe

astuta in un primo tempo fu accolta dal pubblico con

qualche contrarietà. In ogni caso, alcuni suoi interludi

orchestrali vennero apprezzati fin dall’inizio e dopo la

morte di Janácek avvenuta nel 1928, Václav Talich, uno dei direttori d’orchestra più carismatici di quegli

anni, ne trasse una suite orchestrale, che venne

orchestrata da due suoi giovani colleghi. Poco prima di

morire Sir Charles Mackerras ripristinò la straordinaria

orchestrazione originale di Janácek, che viene

riproposta in questo disco.

ALPHA

CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK (1714-1787)

FRANZ JOSEPH HAYDN (1732-1809)

OPERE ORCHESTRALI

Il Giardino Armonico, Giovanni Antonini, direttore ALP670 (CD alto prezzo) Barcode: 3760014196706

Christoph Willibald Gluck (1714-1787): Don Juan

Franz Joseph Haydn (1732-1809): Sinfonia n. 39 in

sol minore; Sinfonia n. 49 in fa minore La Passione; Sinfonia n. 1 in re maggiore

La Sinfonia n. 49 di Franz Joseph Haydn è

caratterizzata da contenuti drammatici, così come il

Finale della Sinfonia n. 39 – che prevede un organico

con ben quattro corni – nel quale si può riconoscere

uno stile molto simile a quello di Gluck. Queste due

sinfonie sono considerate da molti studiosi tra le opere

più rappresentative della prima fase dello Sturm und

Drang. Il programma di questo disco comprende anche

le musiche per il balletto Don Juan di Gluck, che fu

messo in scena per la prima volta a Vienna nel 1761 e che rivestì un ruolo di primaria importanza verso lo

sviluppo di un’espressione musicale veramente

drammatica. Il Don Juan fu in effetti il primo balletto

“moderno”, eseguito da un gruppo di danzatori e

danzatrici che illustrano una storia e non si limitano a

esibirsi come era avvenuto fino ad allora in danze

prestabilite come il minuetto e la gavotta, cercando

invece di stimolare la fantasia del pubblico per mezzo

delle libere movenze dei loro corpi. A proposito di

quest’opera, il direttore Giovanni Antonini ha

dichiarato: «Sono rimasto profondamente colpito dallo

strettissimo legame che unisce in questa partitura di Gluck la storia di Don Giovanni (che viene evocata

dalle coreografie dei ballerini) e la musica, un legame

che diventa quasi una sorta di piccolo dizionario

musicale, con alcuni elementi che si possono trovare

solo nella musica strumentale della seconda metà del

XVIII secolo, comprese le sinfonie di Haydn». Va però

detto che Haydn iniziò a comporre sinfonie

drammatiche nel vero senso della parola solo verso la

fine degli anni Sessanta del XVIII secolo, molto tempo

dopo la prima rappresentazione del Don Juan di Gluck.

«Per questo motivo – conclude Antonini – ho trovato

molto stimolante abbinare il Don Juan a queste

sinfonie di Haydn». Questo splendido disco è stato

realizzato in collaborazione con la Joseph Haydn

Foundation di Basilea.

AA.VV.

AU SAINCT NAU

Trio Musica Humana, Ensemble Clément Janequin,

Dominque Visse, direttore

ALP198 (CD alto prezzo) Barcode: 3760014191985

Conditor alme syderum; Conditor le jour de Noel;

Fantaisie n. 4 sur Conditor alme syderum; Noe noe psallite noe; Missa Noe noe, Kyrie; Il estoyt une

fillette; Plaisir n’ay plus que vivre en desconfort;

Dison Nau à pleine teste; Au bois de deuil; Fantaisie n.

31 sur Une jeune fillette; O beata infantia; Fantaisie n.

30 sur Une jeune fillette; Une jeune pucelle; Allons gay

bergiere; L’on sonne une cloche; O gras tondus; Vous

perdez temps heretiques infames; Esprit divins,

chantons dans la nuit sainte; Missa Noe noe, Agnus

Dei

Brillantezza e contemplazione. Con tutta la delicatezza

che deriva dal loro talento e dalla loro ispirazione, Dominque Visse e i componenti dell’Ensemble

Clément Janequin accostano in questo disco di

sorprendente bellezza parecchi aspetti della festa di

Natale, spaziando da brani dal carattere devoto e sacro

a salaci parodie dai testi licenziosi, potendo contare

anche sulla collaborazione del giovane trio Musica

Humana.

ARCANA

AA.VV.

LAUDARIUM – CANTI DELLA DEVOZIONE POPOLARE

DEL XIV SECOLO

La Reverdie

A379 (2 CD alto prezzo) Barcode: 3760195733790

Laude di Sancta Maria (Venite a Laudare; Ave Maria

[antiphona]; Verbum Patris hodie [motetus]; Die ti

salvi Regina; Voi ch’amate; Or piangiamo; Dulcis

Jesu memoria / Jesu nostra redemptio [motetus]; Onne

homo; Diana stella; Chi vuol lo mondo; Troppo perde ’l tempo; Ortorum virentium / Virga Yesse [motetus];

Con la madre; Ave maris stella [hymnus]; Ave Donna

santissima; Assumpta est Maria [antiphona]; Ave

Regina gloriosa); Legenda Aurea (Facciam laude a

tuct’ i Sancti; Sia laudato San Francesco; San

Domenico beato; Ciascun ke fede sente; Santa Agnese

da Dio amata; Novel canto; Laudia’ lli gloriosi martiri

valenti; Pastor principe beato; Magdalena degna da

laudare; Spiritu Sancto dolçe amore; Benedicti e

llaudati)

Genere musicale-poetico sviluppato per primo da san Francesco d’Assisi, la lauda costituisce il più antico e

autentico mezzo di espressione musicale della cultura

popolare italiana dall’epoca medievale ai giorni nostri.

In questo cofanetto doppio di meravigliosa bellezza

l’ensemble La Reverdie presenta una vasta e variegata

antologia di laude monofoniche italiane tratte da due

delle fonti più importanti di questo repertorio, vale a

dire il Laudario di Cortona (1270 circa) e il

manoscritto di Firenze (1320 circa), due codici

incentrati sul culto della Vergine Maria e la devozione

dei santi. Oltre a una serie di brani del manoscritto di

Firenze rimasti fino a questo momento del tutto inediti, questo cofanetto doppio comprende un corposo booklet

contenente un illuminante saggio introduttivo che

illustra i metodi della moderna ricerca musicologica

utilizzati per ricostruire queste opere e getta luce sulla

persistente importanza a livello sociale, storico,

culturale e religioso della lauda, sulla quale l’ensemble

La Reverdie ha fondato il suo approccio interpretativo.

PHI

FRANZ SCHUBERT (1797-1828)

OPERE CAMERISTICHE

Edding Quartet, Northernlight

L015 (CD alto prezzo) Barcode: 5400439000155

Franz Schubert (1797-1828): Ottetto in fa maggiore

D.803; Quartettsatz in do minore (Allegro) D.703

Fondato nel 2007, l’Edding Quartet è diventato nel giro

di pochissimo tempo una delle formazioni più autorevoli per quanto riguarda l’interpretazione del

repertorio classico e romantico, grazie a una serie di

esecuzioni raffinate e ispirate di alcune gemme

virtualmente sconosciute. Nel 2008 i componenti

dell’Edding Quartet insieme al clarinettista Nicola

Boud, al fagottista Julien Debordes, al cornista Nicolas

Chedmail e al contrabbassista Damien Guffroy hanno

fondato Northernlight, un ensemble che ha scelto come

suo repertorio d’elezione le opere cameristiche per

archi e strumenti a fiato dal Classicismo al

Romanticismo. Nel gennaio del 2014 queste due

formazioni si sono date appuntamento nello Studio 4 di Flagey, a Bruxelles, per registrare un programma

interamente dedicato a Franz Schubert, comprendente

il grande Ottetto D.803 – che sotto l’aspetto formale si

configura come una vera e propria sinfonia da camera –

e il Quartettsatz D.703. Questo disco segna l’inizio

della collaborazione tra l’Edding Quartet e la Phi,

l’etichetta di Philippe Herreweghe, con il quale i

componenti dell’Edding Quartet e di Northernlight

collaborano regolarmente.

ZIG ZAG TERRITOIRES

ROBERT SCHUMANN (1810-1856)

OPERE PER PIANOFORTE

Nelson Goerner, pianoforte

ZZT352 (CD alto prezzo) Barcode: 3760009293526

Robert Schumann (1810-1856): Studi sinfonici op.

13; Kreisleriana op. 16; Toccata in do maggiore op. 7

«L’assoluta padronanza tecnica [di Nelson Goerner]

riesce a esprimere in maniera estremamente vivida la

mutevole tavolozza di colori di questi celebri brani, i

nessi logici che conducono da una frase all’altra e le quasi impercettibili variazioni ritmiche non

pregiudicano mai il morbido fluire della melodia»

(BBC Music Magazine). Dopo uno splendido disco

dedicato a Debussy salutato con entusiasmo dalla

stampa specializzata di tutto il mondo, Nelson Goerner

porta avanti la sua collaborazione con la Zig Zag

Territoires con un nuovo titolo dedicato alle opere di

Robert Schumann. Il programma comprende due delle

opere più emblematiche dell’universo espressivo del

grande compositore di Zwickau, vale a dire gli Studi

sinfonici op. 13 (compresi gli studi pubblicati dopo la morte dell’autore) e Kreisleriana op. 16, alle quali è

stata abbinata la Toccata in do maggiore op. 7, un

brano di breve durata, che secondo Schumann era «la

pagina pianistica più difficile scritta fino a quel

momento». Questo disco dimostra in maniera

incontestabile la straordinaria grandezza del talento di

Goerner, nel quale coesistono armoniosamente un

approccio molto rigoroso, un’espressione

meravigliosamente intensa e una ricchissima tavolozza

di colori.

TESTAMENT

YVONNE LEFEBURE IN CONCERTO

Yvonne Lefébure, pianoforte

TES1497 (CD alto prezzo) Barcode: 0749677149727

Claude Debussy (1862-1918): Préludes – libro

secondo Gabriel Fauré (1845-1924): Notturno n. 6 in

re bemolle maggiore op. 63; Barcarola n. 6 in mi

bemolle maggiore op. 70; Notturno n. 13 in si minore

op. 119 Maurice Ravel (1875-1937): Valses nobles et

sentimentales Franz Schubert (1797-1828): Valzer Nell’agosto del 1962 Yvonne Lefébure fu invitata al

Festival di Edimburgo per prendere parte con il tenore

Peter Pears a un recital dedicato a Claude Debussy,

compositore di cui in quell’anno si celebrava il primo

centenario della nascita. In questo concerto mattutino

la Lefébure accompagnò il tenore inglese

nell’esecuzione delle Ariettes oubliées e delle Fêtes

galantes, ma prima stregò il pubblico inglese con una

magistrale interpretazione del primo libro dei Préludes.

Recensendo questo memorabile concerto, un critico

scrisse: «Nel corso della sua carriera la Lefébure ha dimostrato più volte quanto siano ampi i suoi interessi

musicali, ma nonostante questo non si può non

riconoscere che le opere di Debussy abbiano un posto

particolare nel suo cuore». Nell’agosto dell’anno

seguente la Lefébure tornò in Inghilterra per prendere

parte a un corso estivo organizzato a Dartington Hall,

nel Devon, dove erano stato invitati anche altri docenti

del calibro di Vlado Perlemuter, George Malcolm e

Steven Bishop. Poco prima di iniziare questo corso, la

Lefébure fece tappa a Londra per registrare per la BBC

il secondo libro del Préludes di Debussy. Il 14 agosto

del 1961 la Lefébure partecipò a uno dei concerti più attesi dei Proms londinesi, nel corso del quale eseguì il

Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra di

Maurice Ravel, con la London Symphony Orchestra

diretta da John Pritchard. Questa fu la sua prima

partecipazione alla famosa rassegna concertistica estiva

della capitale inglese, a cui fece seguito nel 1965 un

altro concerto, nel corso del quale eseguì curiosamente

la stessa opera. Durante la sua permanenza a Londra

del 1961 la Lefébure registrò in studio un recital, che

costituisce il resto del programma di questo disco.

Oltre a una serie di incantevoli opere di autori francesi,

la Lefébure inserì 15 valzer di Schubert, che formano

un gradevole pendant ai Valses nobles et sentimentales

di Ravel. La sua consuetudine con Ravel contribuì a

rendere ancora più coinvolgente la sua interpretazione

dei Valses nobles et sentimentales, che vengono

eseguiti dalla Lefébure con il suo caratteristico vigore e un meraviglioso slancio vitale. In particolare, la

Lefébure sottolinea l’aspetto ritmico nei movimenti

veloci, adottando una assoluta chiarezza e trasparenza

anche nei passaggi più forti. Da ragazza, la Lefébure

aveva avuto la possibilità di conoscere Gabriel Fauré,

che dichiarò senza mezzi termini: «È nata per suonare

Beethoven». In effetti, la Lefébure nutriva una

sconfinata ammirazione per le opere del Titano di

Bonn e ne aveva assimilato a fondo lo stile, come si

può facilmente notare dalla sua magistrale

registrazione della Sonata in la bemolle maggiore op. 110. Si può anche immaginare che la conoscenza

diretta con Fauré abbia consentito alla Lefébure di

maturare una particolare congenialità con lo stile dei

compositori francesi attivi a cavallo tra la seconda metà

del XIX e i primi decenni del XX secolo. A proposito

del Notturno n. 6 in re bemolle maggiore op. 63, la

Lefébure affermò: «Quest’opera è sempre stata nel mio

repertorio e ogni volta che la suono provo la profonda

emozione e l’incondizionata ammirazione che può dare

un attento esame della sua struttura: come si può

descrivere l’incantevole atmosfera del passaggio in la maggiore, dove si vorrebbe evocare al tempo stesso le

sonorità del flauto e dell’arpa, in attesa del ritorno delle

due sezioni principali? E se eseguo la coda a questo

tempo è per esprimere la sua serena e intima vena

poetica». Nelle tre opere di Fauré registrate in questo

disco la Lefébure rivela un’assoluta padronanza

stilistica di questo repertorio, che al contrario viene

ritenuto da molti pianisti estremamente ostico, in

particolare i lavori dell’ultima fase della parabola

creativa di Fauré, come il trascurato Notturno n. 13 op.

119, pubblicato nel 1922. I toni nobili e coinvolgenti

dell’interpretazione della Lefébure appaiono evidenti in tutti i concerti e in tutte le masterclass che diede nel

corso della sua carriera. Per lei la musica era sinonimo

di vita, una entità palpitante che comunicava ai suoi

studenti e che – per nostra fortuna – ci è stata

tramandata dai suoi dischi.

CARL SCHURICHT DIRIGE BRUCKNER E

MOZART

Berliner Philharmoniker, Carl Schuricht, direttore

TES1498 (2 CD prezzo speciale)

Barcode: 0749677149826

Anton Bruckner (1824-1896): Sinfonia n. 7 in mi

maggiore Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791):

Sinfonia n. 38 in re maggiore K.504 Praga

Nel 1964 i Berliner Philharmoniker diedero cinque

concerti al Festival di Salisburgo sotto la direzione

rispettivamente di Karajan, Mehta, Sawallisch,

Schuricht e Szell. Tra di essi fu quello di Schuricht che portò indietro gli ascoltatori a un’epoca d’oro ormai

quasi del tutto dimenticata. Questa impressione era

legata in gran parte all’esecuzione degli archi. Infatti,

come affermò più di una volta lo stesso Schuricht, «la

capacità di ottenere la giusta espressione e un vero

legato» costituivano uno degli obiettivi primari per i

direttori attivi tra la fine del XIX e l’inizio del XX

secolo (va sottolineato a questo scopo che l’unico

complimento che Furtwängler fece mai a Karajan era

che «conosce l’arte di ottenere un vero legato, la cosa

più difficile di tutta la musica»). Schuricht pose una

grandissima attenzione alle parti degli archi, in molti casi suddividendoli in gruppi a cui prescrisse arcate

particolari, in modo da sostenere nel modo migliore

possibile le linee melodiche più lunghe ed esaltare al

massimo grado il materiale tematico. Per rendersi

conto di quali miracoli si potessero ottenere con questi

metodi quando venivano utilizzati da un direttore di

alto livello formatosi secondo i rigidi dettami della

vecchia scuola è sufficiente ascoltare il modo in cui

l’orchestra esegue l’esposizione del famoso Adagio

della Settima Sinfonia di Anton Bruckner, in

particolare il famoso tema in fa diesis maggiore, che viene delineato con una meravigliosa leggerezza, che

sembra fare galleggiare il suono a mezz’aria. Messa

all’indice dai cultori della prassi filologica, che

rifuggono da qualunque forma di legato, nel corso degli

ultimi anni questa pratica è stata quasi del tutto

dimenticata. Tra le altre caratteristiche interpretative

che tramontarono con il legato meritano di essere citate

anche quelle che uno dei critici di Gramophone

descrisse come «la visione panoramica di Schuricht, la

sua straordinaria flessibilità, la sua capacità di mettere

in evidenza anche i dettagli più piccoli e – soprattutto –

il suo infallibile istinto nella scelta dei tempi».

Schuricht poteva allentare o intensificare i tempi, ma

sempre nell’ambito di un impulso molto più ampio; per

rendersene conto, basta ascoltare l’incedere comodo

ma allo stesso tempo meravigliosamente conciso del Finale della sua Settima Sinfonia. Un’altra delle

caratteristiche più apprezzabili di questa magnifica

interpretazione è costituita dal suono perfettamente

definito in termini spaziali degli ottoni. In particolare,

le trombe e i tromboni creano un “registro”

estremamente peculiare, un fatto che avrebbe

sicuramente suscitato l’ammirazione sia dell’organista

Bruckner sia del padre di Schuricht, che di professione

faceva il costruttore di organi. L’interpretazione della

Sinfonia Praga di Mozart – che venne eseguita nella

prima parte del concerto di Salisburgo del 1964 – deve aver lasciato la maggior parte del pubblico a chiedersi

cosa riflettesse meglio la visione artistica dell’allora

ottantaquattrenne direttore tedesco, la caratteristica

vitalità dei movimenti estremi o l’insolita lunghezza

del tempo lento. È interessante notare che quando

diresse la stessa sinfonia l’ottobre dell’anno seguente

sempre con i Berliner Philharmoniker (interpretazione

che può essere ascoltata nel disco TES1403) Schuricht

affrontò l’Andante centrale con un tempo

sensibilmente più mosso. Schuricht morì nel gennaio

del 1967 nella sua casa di Corseaux-sur-Vevey, in Svizzera, all’età di 86 anni. Nel suo libro Conductors:

A Record Collector’s Guide, John L. Holmes scrisse

che con Schuricht «si era sempre sicuri che la musica

veniva filtrata attraverso la mente di un musicista

pienamente consapevole della sua bellezza e dei suoi

significati». Ascoltando questa leggendaria versione

della Settima Sinfonia di Bruckner molti potrebbero

chiedersi se questa sia stata l’ultima grande

interpretazione del capolavoro del compositore di Linz

dall’intensità e dalla concezione che si possano fare

risalire direttamente all’epoca in cui venne scrisse.

KARL BOHM DIRIGE BRAHMS E MOZART

Emil Gilels, pianoforte

Berliner Philharmoniker, Karl Böhm, direttore

TES1499 (2 CD a prezzo speciale)

Barcode: 0749677149925

Johannes Brahms (1833-1897): Sinfonia n. 2 in re

maggiore op. 73 Wolfgang Amadeus Mozart (1756-

1791): Sinfonia n. 88 in do maggiore K.200; Concerto

n.27 in si bemolle maggiore per pianoforte e orchestra

K.595

Il pianista sovietico Emil Gilels (1916-1985) fu messo

spesso in ombra – quasi sempre ingiustamente – da altri celebri pianisti della sua generazione, soprattutto

dal suo compatriota Sviatoslav Richter. Questo fatto

trova spiegazione soprattutto nell’atteggiamento

spontaneo, nella modestia e nella riservatezza con cui

Gilels portò avanti la sua carriera. Nel corso di

vent’anni Gilels si esibì con i Berliner Philharmoniker

appena dodici volte a Berlino e una al Festival di

Salisburgo. Bisogna comunque tenere presente che

negli anni della Guerra Fredda non era mai possibile

dare per sicura la presenza a Berlino Ovest di un

grande solista proveniente dall’Unione Sovietica.

Gilels fece il suo esordio con i Berliner Philharmoniker il 20 settembre del 1966 in un concerto diretto da

Kyrill Kondrashin, nel corso del quale eseguì il

Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra di

Rachmaninov. Sebbene fosse uno dei più grandi

virtuosi della sua epoca, Gilels non amava mettersi

troppo in mostra e non indulgeva alle logiche dello

show business. Nei concerti che diede in seguito con i

Berliner Philharmoniker il pianista russo eseguì il

Concerto n. 3 in do minore per pianoforte e orchestra

di Beethoven (giugno 1972 con la direzione di Václav

Neumann), il Concerto n. 27 in si bemolle maggiore K.595 di Mozart (maggio 1976 con la direzione di

Eugen Jochum), il Concerto n. 1 in si bemolle minore

op. 23 di Ciaikovsky (aprile 1980 con la direzione di

Colin Davis) e una seconda volta il Concerto n. 3 di

Beethoven (ottobre 1981 con la direzione di Eugen

Jochum). Una registrazione di particolare successo fu

quella che vide Gilels eseguire nel 1972 con Jochum i

due concerti per pianoforte e orchestra di Brahms, nella

quale il solista e il direttore dimostrarono di intendersi

a occhi chiusi. Nella sua ultima esibizione a Berlino

avvenuta nel giugno del 1985, Gilels eseguì il Concerto

n. 5 Imperatore di Beethoven sotto la direzione di

Riccardo Muti. In un memorabile concerto tenuto nel

1970 a Salisburgo Gilels e Karl Böhm celebrarono il

cinquantesimo anniversario della fondazione del

Festival di Salisburgo. Gilels va annoverato tra i più grandi interpreti delle opere di Mozart, in quanto molti

dei critici più influenti hanno definito le sue

registrazioni dei concerti mozartiani assolutamente

esemplari. In particolare, la scelta dei tempi, il

fraseggio, la definizione sia dei dettagli più minuti sia

dell’insieme e la sensibilità del dialogo tra il solista e

l’orchestra (con Gilels che non si pone mai come un

virtuoso desideroso di catalizzare tutta l’attenzione del

pubblico su di sé, quanto come un primus inter pares

concertante) appaiono naturali e del tutto convincenti,

come si percepiscono solo di rado nelle altre interpretazioni mozartiane. Prima del concerto, Böhm

aveva diretto la Sinfonia n. 28 in do maggiore e nella

seconda parte seguì la Sinfonia n. 2 di Brahms. Con la

sua interpretazione di quest’ultima opera, Böhm

dimostrò che era possibile eseguire i capolavori

sinfonici del grande compositore amburghese con

sonorità e dinamiche meno massicce di quelle che

venivano solitamente adottate in quegli anni. Il suono

caratteristico di Brahms non è solo bello, ma anche

caratterizzato da un tono austero molto peculiare, con

le sue tensioni formali che hanno un impatto emozionale e le sue proporzioni che vengono esaltate

al massimo grado solo quando sono pervase dalla

giusta dose di drammaticità. La consistenza del suono

degli archi non era solo bella da sentire, ma

rappresentava anche un elemento della concezione

estetica del grande compositore amburghese, con la

musica che viene tradotta in termini visivi con

l’ondeggiamento ritmico degli archi dei violini e delle

viole, al punto che di sera poteva essere descritto come

una delle attrattive principali del festival. La magistrale

direzione di Böhm, con le sue movenze tranquille e

misurate che paiono quasi in contrasto con la sua incredibile vitalità, ha guidato l’orchestra nei finali di

entrambe le sinfonie a riassumere brillantemente tutti i

temi e a esprimerli con la leggerezza di una girandola.

PAAVO BERGLUNG DIRIGE SHOSTAKOVICH

E STRAVINSKY

Olli Mustonen, pianoforte

Berliner Philharmoniker, Paavo Berglund, direttore

TES1500 (2 CD a prezzo speciale)

Barcode: 0749677150020

Dmitri Shostakovich (1906-1975): Sinfonia n. 8 in do

minore op. 65 Igor Stravinsky (1882-1971): Concerto

per pianoforte e strumenti a fiato

Il concerto tenuto nel 2001 alla Philharmonie di

Berlino da Paavo Berglund e da Olli Mustonen divise

la critica. Nella sua recensione pubblicata il 19 maggio

del 2001 sul Tagesspiegel, Christiane Peitz scrisse che il pianista aveva eseguito “come un robot” il concerto

di Stravinsky: «Mustonen si è seduto al pianoforte e ha

iniziato a pestare sulla tastiera, Ogni accento è stato

eseguito con furia, ogni passaggio sincopato con troppa

energia […] In questo modo il concerto di Stravinsky è

diventato un’esecuzione fine a se stessa, un balletto

triadico, una pazza ed estatica musica robotica, nella

quale era possibile ravvisare qualche eco distorta delle

polifonie di Bach». Lo stesso giorno Klaus Geitel

scrisse sul Berliner Morgenpost: «Il concerto di

Stravinsky, eseguito dai fiati dei Berliner

Philharmoniker con la loro consueta maestria, si rivolge da un lato verso la leggerezza delle antiche

toccate e dall’altro verso l’austerità dei grandi autori

barocchi. Il ruolo del pianista consiste nel martellare la

sua parte, come se fosse un orafo musicale dalle dita

d’acciaio. Solo nel Largo del secondo movimento può

indulgere in pensieri malinconici e in spunti sognanti

espressi con la linea vocale del pianoforte. Mustonen

ha eseguito gli Allegro con grande slancio e un brio

travolgente, rivelando una sublime delicatezza nel

Largo». L’opera più importante della serata era

l’Ottava Sinfonia di Shostakovich, un monumentale affresco sonoro in cinque movimenti scritto ed eseguito

per la prima volta nel 1943, nel quale il grande

compositore sovietico espresse con impressionante

realismo gli orrori della seconda guerra mondiale. Il

critico del Tagesspiegel Christiane Peitz fece notare

che l’interpretazione mancava del «coraggio necessario

per raggiungere una precisione assoluta». Secondo la

Peitz, Berglund non riteneva una priorità sottolineare i

contrasti (portati all’estremo) tra lo sfoggio di pura

energia della musica e le sue sezioni più delicate. Klaus

Keitel focalizzò invece la sua attenzione sugli aspetti

fondamentali, mettendo in evidenza il fatto che

l’Ottava Sinfonia perde troppo spesso il filo del

discorso in una «eroica lacrimosità», una caratteristica

da cui Shostakovich si liberò soltanto nelle sue ultime sinfonie. «In ogni caso, nell’Ottava Sinfonia questo

fatto è ancora presente, configurandosi come una

dichiarazione ideologica e, mentre appare evidente che

Shostakovich tende a glissare su questo aspetto, il

direttore non può comunque esimersi dall’esprimerne i

contenuti». Nonostante tutto, Paavo Berglund ha

diretto quest’opera con «mani del tutto sicure»

(Berliner Morgenpost). La registrazione di questo

concerto tenuto nel maggio del 2001 costituisce un

prezioso documento storico, che consente di capire

meglio le concezioni musicali dei due interpreti, l’ormai anziano ed espertissimo direttore e il pianista

ancora giovane ma già acclamato e affermato a livello

internazionale. Oggi non vale la pena di discutere il

giudizio dato dai critici dell’epoca alle interpretazioni

di Paavo Berglund e di Olli Mustonen con i Berliner

Philharmoniker, perché chiunque abbia assistito a

questo concerto è stato testimone di una serata al tempo

stesso indimenticabile, eccitante e assolutamente

straordinaria, che vide lo stimolante incontro di due

personalità musicali molto diverse tra loro.

FRANCESCO CILEA (1866-1950)

ADRIANA LECOUVREUR

Magda Olivero, Juan Oncina, Sesto Bruscantini,

Adriana Lazzarini, Enrico Campi, Piero de Palma,

Elena Barcis, Anna di Stasio, Vittorio Pandano,

Augusto Frati, Coro e Orchestra del Teatro San

Carlo di Napoli, Oliviero de Fabritiis, direttore

TES1501 (2 CD alto prezzo)

Barcode: 0749677150129

Francesco Cilea (1866-1950): Adriana Lecouvreur

La Testament arricchisce il suo catalogo con una

leggendaria edizione della Adriana Lecouvreur di

Francesco Cilea per rendere omaggio alla memoria

della grandissima Magda Olivero, scomparsa a Milano

l’8 settembre del 2014 alla bella età di 104 anni. Cilea

considerò sempre la Olivero l’interprete migliore

possibile della sua Adriana Lecouvreur. Nel 1951,

dopo dieci anni di assenza dai teatri lirici, il grande

soprano piemontese fece un trionfale ritorno sulle scene per eseguire su richiesta dello stesso autore

l’Adriana e da quella memorabile serata rimase attiva

sia in ambito operistico sia nelle sale da concerto fino

quasi alla fine della sua vita. Questa edizione

dell’Adriana realizzata dall’Orchestra e dal Coro del

Teatro San Carlo di Napoli diretti da Oliviero de

Fabritiis andò in scena al Festival di Edimburgo il 27

agosto del 1963 e ci è stata tramandata da un’eccellente

ripresa radiofonica della BBC. La Olivero appare

all’apice dei suoi ragguardevoli mezzi tecnici ed

espressivi e la sua magistrale prova viene supportata in maniera del tutto adeguata da un cast di livello molto

alto.

KINGS COLLEGE

AA.VV.

FAVOURITE CAROLS FROM THE KING’S COLLEGE

Adam Banwell, voce bianca; The Choir of King’s

College Cambridge, Stephen Cleobury, direttore

KGS0007 (CD alto prezzo) Barcode: 0822231700722

KGS7008 (DVD Video)Barcode: 0822231700821

Once in royal David’s city; Ding! Dong! merrily on

high; Herefordshire Carol; Adam lay bounden; Sussex

Carol; In dulci jubilo; Joy to the World; Gabriel’s

message; The holly and the Ivy; O little town of

Bethlehem; A spotless Rose; The shepherd s Carol;

Angels from the realms of glory; Silent Night; It came

upon a midnight clear; In the bleak midwinter; I saw

three ships; While shepherds watched their flocks; The

three kings; Coventry Carol; God rest you merry

gentlemen; Away in a manger; All bells in paradise;

Hark! the herald angels sing; O come, all ye faithful

Carols from King’s costituisce una vera e propria pietra

miliare della programmazione natalizia della BBC, che

per lunga tradizione lo trasmette sia la vigilia sia il

giorno di Natale. Il programma comprende una vasta antologia di brani natalizi eseguiti da uno dei cori più

famosi del mondo sotto l’ispirata direzione di Stephen

Cleobury, che costituisce la colonna sonora ideale per

la festa più dolce dell’anno.

PLAYA SOUND

CUBA

100 ANOS

Grupo Compay Segundo (Salvador Repilado

Labrada, contrabbasso; Hugo Garzón Bargalló,

voce; Haskell Armenteros Pons, clarinetto; Rafael

Inciarte Rodriguez, clarinetto; Rafael Fournier

Navarro, bongo; Basilio Repilado Labrada, clave e

corista; Félix Martínez Montero, armónico; Nilso

Arias Fernandez, chitarra ritmica; Arnaldo

Gonzalez Ramirez, chitarra ritmica; Massimo

Scattolin, chitarra classica; Francesco Grollo, ténor;

Stefano Mazzoleni, direzione)

PSSA141260 (CD basso prezzo)

Barcode: 3700089142608

Lupinas; Dos gardenas; Macusa; Amor gigante; Mi

calderito; Besame mucho; Se secó el arroyito;

Perfidia; Guantanamera; Las flores de la vida; Chan

chan Questo disco commemorativo è stato registrato in

occasione del primo centenario della nascita del

leggendario musicista cubano Compay Segundo. Per

rendere omaggio a questo grande maestro, il Grupo

Compay Segundo ha deciso di abbinare la ricchissima

tavolozza sonora di un’orchestra sinfonica con il tipico

son cubano, un incontro pieno di emozioni!

STATI UNITI

CANTI NAVAJO

Navajo Nation

PSSA141261 (CD basso prezzo)

Barcode: 3700089412615

Back in Our Younger Days; Be with Me for a While;

Sweet Hitch Hiker; Mojava Girl Dancing; Eagle

Flight; I Will Be in Idaho; We Know Each Other; I’ll

Be There; Old Mexico; Mojava Women; Navajo

Nation; The Blue Feather; Black Foot Girl; Japanese

Girl; Utah Girl; Apache Girl From White River; Hopi

Girl Hair

Nel corso dei vivaci raduni chiamati pow-pow i nativi

americani celebrano lo strettissimo legame che li unisce alle loro origini. In queste occasioni il ritmo dei

tamburi si pone in linea con quello della madre terra. In

questo modo, gli indiani riescono a comunicare con la

natura e i loro antenati. I canti presentati in questo

disco – che affondano le loro origini nella notte dei

tempi – rievocano in maniera molto suggestiva

tradizioni e insegnamenti ancestrali, basandosi sempre

sul rispetto della natura, degli spiriti e del creatore.

IDIS

JASCHA HEIFETZ INTERPRETA BRUCH,

VIEUXTEMPS E CIAIKOVSKY

Jascha Heifetz, violino

New Symphony Orchestra of London, Los Angeles

Philharmonic Orchestra, Sir Malcolm Sargent e

Alfred Wallenstein, direttori

IDI6693 (CCD basso prezzo)

Barcode: 8021945003026

Max Bruch (1838-1920): Concerto n. 1 in sol minore

per violino e orchestra op. 26; Fantasia scozzese per violino e orchestra op. 46 Henri Vieuxtemps (1820-

1881): Concerto n. 5 in la minore per violino e

orchestra op. 37 Piotr Ilic Ciaikovsky (1840-1893):

Sérénade mélancolique per violino e orchestra op. 26

All’inizio degli anni Sessanta la registrazione

stereofonica aveva ormai scalzato definitivamente la

vecchia registrazione mono e godeva del favore

indiscusso di tutti gli appassionati, che finalmente

potevano ritrovare sui loro apparecchi la disposizione

spaziale degli strumenti così come essi erano

effettivamente collocati in orchestra. Per questo motivo molti grandi solisti registrarono nuovamente in stereo

molte delle loro composizioni preferite che in

precedenza avevano già inciso in mono. Anche il

grande Jascha Heifetz non sfuggì alla regola e tra il

1961 e il 1962 tornò in studio per proporre una nuova

versione di tre grandi hit del suo repertorio, da lui già

incisi negli anni Quaranta e Cinquanta: il Concerto n. 1

e la Fantasia scozzese di Max Bruch e il Concerto n. 5

di Henri Vieuxtemps. Il risultato fu semplicemente

straordinario, uno dei vertici assoluti dell’arte

interpretativa di Heifetz e un punto di riferimento

tuttora insuperato nella discografia di questi tre brani. Il programma di questo disco è completato da una piccola

rarità, l’incantevole Sérénade mélancolique op. 26 di

Piotr ilic Ciaikovsky, registrata in mono nel 1954.

Registrazioni in studio effettuate nel 1954, nel 1961 e

nel 1962

VERMEER

AA.VV.

ROSSINI PER ARPA

Paola Perrucci, arpa

IDIVER40003 (CD basso prezzo)

Barcode: 8021945004023

Robert-Nicolas-Charles Bochsa (1789-1856):

Rondeau sur le Trio Zitti Zitti du Barbier de Séville

Gioachino Rossini (1792-1868): Allegretto per arpa;

Sonata per arpa Théodore Labarre (1805-1870):

Andante grazioso; Allegretto; Allegretto un poco

andantino; Fantasie et Variations sur la marche des Grecs du Siège de Corinthe op 25; Fantasie sur les

Soirées Musicales op 75

Paola Perrucci ha unito allo studio del repertorio

storico dell’arpa la ricerca di un potenziale sonoro e

virtuosistico inespresso dello strumento. La sua

esplorazione della musica contemporanea ha sollecitato

l’interesse dei più importanti compositori italiani. Sono

nati così brani particolari come Solo di Donna e

Processo a Costanza entrambi di Adriano Guarnieri e

incentrati su temi al femminile da lei stessa ideati. Per

lei è stata ideata e composta sempre da Guarnieri la parte per sette arpe e un solo esecutore. Lo studio del

repertorio classico l’ha portata al recupero di brani

solistici scritti tra il XVIII e il XIX secolo ed eseguiti

su strumento d’epoca e alla riscoperta del ruolo

dell’arpa in alternativa al clavicembalo e poi al

fortepiano, che le ha consentito di sviluppare una

tecnica personale molto vicina a quella degli strumenti

a tastiera.