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1-2 - Février 1984 3ème année - Nouvelle série 200 lires Expédition abonnement groupe postal 3 e (70%) Le Syndicat Autonome Valdôtain Travailleurs est l'organisation des travailleurs valdôtains. Les objectifs du S.A.V.T. sont: - la défense et la promotion des intérêts culturels, moraux, économiques et professionnels des travailleurs du Val d'Aoste et l'amélioration des conditions de vie et de travail; - la rénovation et la transformation radicale des structures politiques et économiques actuelles en vue de la réalisation du fédéralisme intégral. Afin d'atteindre ses objectifs, le S.A.V.T. par la recherche, l'action et la lutte s'emploie à réaliser: - la protection so- ciales des travailleurs, leur préparation culturelle et professionnelle, la protection de la santé, la mise au point d'un système de services sociaux adéquat et efficient; -la défense du pouvoir d'achat des salariés, l'emploi à plein temps des travailleurs et des jeunes du Val d'Aoste dans tous les secteurs économiques; - la parité entre les droits des hommes et des femmes; la prise en charge, de la part des travailleurs, de la gestion des entreprises où ils travaillent et de la vie publique au Val d'Aoste; - l'instauration de rapports avec les organisations syndicales italien- nes et européennes et tout particulièrement avec les organisations syndicales qui sont l'expression des communautés ethniques minoritaires, en vue d'échanges d'expériences et de lutte commune. Organe mensuel du SAVT Syndicat Autonome Valdôtain des Travailleurs NAZIONALITÀ E MINORANZE ETNICHE, QUALE SINDACATO? Convegno a Cagliari di Ezio Donzel Si è svolto a Cagliari il 4 febbraio 1984 un convegno, promosso dal coordinamento del sindacato sardo, sul tema «nazionalità e minoranze etni- che, quale sindacato?». A tale convegno, oltre a nu- merosi quadri sindacali sardi militanti nella CGILCISL- UIL, hanno partecipato Enric Angela, segretario del S.Q.C. (Sindicat de Quatres de Ca- talunya), Hans Widmann e Georg Pardeller dell'A.S.G.B. (Autonomer Sudtiroler Ge- werkshaftsbund), Donzel Ezio e Ivo Guerraz del SAVT. I lavori sono stati introdotti da una relazione di Eliseo Spi- ga, del comitato sindacale sar- do, e in seguito si sono susseguite le relazioni di Enric Angela, di Hans Widmann e di Ezio Donzel. Nella relazione, tenuta da Donzel a nome del SAVT, so- no state messe in evidenza le tre componenti che caratterizzano un sindacato di una nazionali- tà etnica: l'etnia, la lingua e l'i- deologia. In sostanza, i lavoratori che vivono in tali nazioni sono doppiamente oppressi, perché, oltre a subire gli attacchi di ogni altro lavoratore, subisco- no anche un attacco alla loro cultura, alla loro lingua e alla loro ideologia. Era necessario, pertanto, chiarire un primo aspetto: il termine di nazione e il signifi- cato politico che ne discende. In effetti, come circolano mo- nete false, circolano nel mon- do anche false terminologie. La constatazione non sarebbe par- ticolarmente scandalosa se la stessa legge, che punisce i fab- bricanti e gli spacciatori di mo- nete false, punisse anche coloro che fabbricano e spacciano fal- se terminologie. Accade invece che qualche terminologia, e fra le più mi- stificatone, abbia assunto un valore ufficiale e addirittura le- gale. Vediamo di spiegarne il perché. Tutti sanno cos'è uno stato, ma cos'è invece una nazione? Nella maggior parte dei ca- si si tende a farli diventare dei sinonimi, utilizzando strumen- talmente questa falsa termino- logia, appiattendo e distruggendo deliberatamente ogni espressione di diversità. La definizione più sempli- ce e, allo stesso tempo, più chiara è paradossalmente quel- la di Stalin, il quale non può essere certo considerato un pa- ladino dei diritti delle nazioni (od etnie). Secondo Stalin (ma è Lenin il vero ispiratore della defini- zione) una nazione è una co- munità umana storicamente evoluta, caratterizzata dall'uni- del territorio, dalla vita eco- nomica, dalla prospettiva storica della lingua, dall'atteg- giamento mentale quale risul- ta dalla cultura. Definizione estremamente corretta della nazionalità, ma Stalin, come del resto i suoi successori, l'ha sempre smentita e tradita a li- vello di prassi. La nazione, in tal senso, non coincide quasi mai con lo Stato, anche quan- do uno Stato ne porta il nome. Lo Stato italiano è uno di questi, dove la pratica è una pratica statalista che tende a identificare la nazione con lo stato e dove lo stato si limita a registrare e a tollerare le diver- sità. In tal senso lo stato pre- vede benevolmente la tutela delle minoranze etniche. Ora, se si considera che tutela signi- fica protezione, significa anche che, nel migliore dei casi, lo stato mantiene o conserva la si- tuazione esistente, attuando in tal senso una pura sopravvi- venza e impedendo uno svilup- po autonomo delle culture minoritarie. Tutto ciò determina una non possibilità di autonomia effettiva e di autogoverno, la non possibilità di disporre del proprio destino e della propria cultura, di determinare il pro- prio grado economico e di be- nessere, di usare la propria lingua. E, laddove lo stato «tu- tela» e non applica gli articoli 3 e 6 della Costituzione e fa confusione tra il concetto di autogoverno e tra quello che è l'attuale Statuto di Autonomia (peraltro non applicato nella sua interezza), il riconoscimen- to dell'etnia si riduce ad una fa- se di delega amministrativa dallo Stato alla Regione. Quindi per noi una cosa è 10 Stato, l'altra è l'Etnia, che è 11 vero sinonimo di Nazione, per questo anche il termine di minoranza etnica è un termine statalista che non esprime esat- tamente il significato sociale, culturale e politico della comu- nità etnica. Diventava necessario chia- rire questa impostazione, in quanto è una delle caratteristi- che che ci vede diversi da CGIL-CISLrUIL, le quali han- no un concetto statalista dei termini nazione ed etnia. Va pure chiarito che la di- versità non nasce dal significa- to che si dà ad un termine, ma da quello che politicamente ne segue in pag. 2 INCONTRO GIUNTA REGIONALE E SINDACATO di Ivo Guerraz Nell'incontro con la Giun- ta Regionale tenutosi lunedì 23 gennaio 1984 alla presenza del Presidente Rollandin e degli Assessori Pollicini, Favai e Marcoz si dovevano verificare in primo luogo quali impegni e decisioni potesse prendere questa Giunta a termine, termi- ne già fissato peril mese di giu- gno. Il Presidente Rollandin, a questo proposito, ha rassicura- to il Sindacato dicendo che questa Giunta ha la volontà di non perdere tempo e intende continuare sulle linee prece- denti. Gli impegni presi verran- no mantenuti, le scelte saranno fatte per tutte le iniziative an- che per quelle a lungo termine nel tentativo di risolvere il gra- ve problema occupazionale della nostra Regione. La veri- fica del mese di giugno è un fatto puramente politico ed in- terno della maggioranza. In questo incontro, se pure di carattere generale, il proble- ma occupazionale è stato da noi posto come prioritario. Il settore industriale ha una per- dita del 45,9% degli occupati rispetto agli ultimi due anni e ci sono previsioni di una dimi- nuzione del 36% degli occupa- ti in conseguenza dei piani di ristrutturazione e di chiusura di insediamenti industriali. La crisi ha crato poi gravi ripercussioni anche nel settore turistico in cui sono in conti- nua diminuzione le presenze ed i periodi di permanenza in Val- le d'Aosta. In sostanza siamo in pre- senza di una crisi che si può de- finire a due livelli, una a livello Nazionale legata alle aziende a P.P.S.S. e l'altra a livello Re- gionale. Per la prima in primo luo- go va rivendicata una presen- za pubblica in V.D.A. per poi aprire un confronto con il Go- verno ed il Parlamento per in- cidere sulle loro decisioni sia nelle scelte di politica economi- ca, che nella programmazione dei piani di settore e per la de- finizione del ruolo dell'indu- stria pubblica. Rivendichiamo inoltre il modo di intervento e di indirizzo dei processi di ri- strutturazione finanziari, so- cietari e produttivi per cercare di indirizzare tali scelte verso l'occupazione e lo sviluppo e costruire così un quadro di ri- ferimento a cui vincolare le scelte delle aziende. Va poi coinvolta la Regione nelle fasi di istruttoria e controllo dei piani aziendali delle imprese a capitale pubblico e dei relativi finanziamenti. Per la seconda, a livello Re- gionale, l'Esecutivo deve assu- mere come prioritario il problema del lavoro e dell'oc- cupazione; per la realizzazione di tali obiettivi, debbono esse- re attivate scelte programmati- che e progetti specifici, con l'adozione di una politica indu- striale diretta ad un uso pro- grammato delle risorse ed alla diffusione della innovazione tecnologica. Su questi temi il Presiden- te Rollandin dice che bisogna sfatare l'immagine della nostra Regione come isola felice ri- spetto a tutto il territorio ita- liano e che senza dubbio si faranno tutte le pressioni e gli interventi necessari per quei problemi legati alle scelte di ca- rattere Nazionale. Per il discorso a livello re- gionale la Giunta non ha nes- suna remora di investire tutte le sue forze e le sue risorse per risolvere il problema occupa- zionale con un discorso ampio su qualsiasi settore. L'Assesso- re Pollicini ci ha poi conferma- to che la Giunta sta terminando una mappa sui fu- turi insediamenti industriali per ogni singola azienda ora in crisi. A mappa ultimata (entro i primi di Febbraio), ci sarà un nuovo incontro tra Regione e Sindacato per poter esamina- re le eventuali ipotesi di alter- native ed i futuri sviluppi. Tra i vari problemi affron- tati si sono evidenziati quelli del mercato del lavoro e della formazione professionale. En- tro breve tempo la Regione di- ce di essere pronta per rendere esecutiva la nuova legge sulla formazione professionale. Sul- la politica del credito ed in par- ticolare sull'attività della FINAOSTA, Rollandin ha af- fermato che nel primo anno di attività ci sono stati dei proble- mi di gestione, ma la FINAO- STA non deve essere un braccio staccato dell'Amministrazione Regionale ma deve avere dei le- gami stretti con la Giunta at- traverso incontri periodici sulle decisioni di intervento. Altro punto affrontato è stato quello energetico, proble- ma molto importante nella trattativa con il Governo roma- no a difesa del mantenimento degli stabilimenti siderurgici in Valle. Il Presidente ha eviden- ziato la realizzazione del meta- nodotto e la questione dei grandi invasi. Questo in una fa- se di trattativa, con l'intenzio- ne da parte della Regione che l'intera Valle sia considerata autoproduttrice dell'energia con relativo vettoriamento. Si è concordato poi con la Giunta di avere degli incontri specifici nei quali tratteremo singolarmente i problemi dei singoli settori. Questi confronti dovrebbero portare, se ci sarà l'accordo tra la Giunta e il Sin- dacato, alla firma di protocol- li di intesa che specifichino gli impegni ed i provvedimenti che si intendono adottare. Infine il sindacato ha infor- mato la Giunta che intende proporre alla Regione una piat- taforma complessiva sulla pre- disposizione di interventi specifici per i lavoratori in Cas- sa Integrazione e per i disoc- cupati. Anche se interlocutorio e di carattere generale sulla situa- zione industriale in Valle e su alcuni problemi fondamentali per l'occupazione questo in- contro si può definire positivo, perché questo ci è servito ad avere assicurazioni sui futuri impegni della Giunta Regiona- le, che verranno verificati e va- lutati di volta in volta perché la stessa ha accettato alcune no- stre proposte ed indicazioni per la soluzione dell'occupazione in Valle mai come ora così gra- ve e difficile. M nuovo contratto dei dipendenti comunali 347: un D.P.R, contestato di Lino Grigoletto Dopo la sofferta assem- blea di Senigallia del 20/22 ottobre 1 982 pareva che le difficoltà sorte per una inte- sa unitaria sulla nuova piat- taforma contrattuale fossero state superate. Ed invece dobbiamo constatare che so- lo ora, dopo un anno e mez- zo da quell'assemblea e dopo 6 mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del DPR 347, il contratto inizia lentamente ad essere recepi- to; intanto si vive ancora con fugaci acconti salariali men- tre il contratto continua a ri- bollire in un calderone polemico. Dopo l'assemblea, che lo aveva approvato, il nuovo accordo di lavoro era stato oggetto di un lungo conten- dere tra il sindacato e le con- troparti perché ricco di impostazioni nuove e di con- tenuti valenti. Èproprio per- ché innovativo in sede di definizione con le controparti ha dovuto subire non facili mediazioni che ne hanno, in parte, offuscato l'originaria impostazione sindacale. Il riconoscimento della professionalità; punto sul quale il sindacato si era lun- gamente battuto, è statofor- temente limitato dalla controparte con i vincoli del- l'art.2, dove vengono impo- sti i livelli massimi retributivi in relazione alla grandezza degli Enti. Se per gli Enti di grandi dimensioni non vi sono pro- blemi, nella nostra realtà lo- cale ove quasi tutti gli Enti sono considerati di dimensio- ne minima, tali vincoli condi- zionano pesantemente le figure maggiormente profes- sionali e penalizzano, di con- seguenza, gli Enti stessi. Non meno discusso è l'art.40 del D.P.R. 347/83 dato che non può trovare pie- na applicazione negli Enti di piccola dimensione in conse- guenza del «tetto apicale» imposto dal citato art.2. L'er- rata concezione governativa che vuole la professionalità dei dipendenti condizionata dalla grandezza dell'Ente esplode in questo contratto in tutta la sua contrad- dizione. Le problematiche solleva- te dagli articoli 2 e 40 hanno alimentato anche in sede lo- cale effetti dirompenti; si è arrivati al punto di mettere in forse la F.L.E.L. Valdostana, da poco costituita. Le stesse difficoltà comunque esistono anche in campo nazionale: dimostrazione è che il con- tratto è ancora inapplicato segue in pag. 2

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N° 1-2 - Février 19843ème année - Nouvelle série200 liresExpédition abonnementgroupe postal 3e (70%)

Le Syndicat Autonome Valdôtain Travailleurs est l'organisation des travailleurs valdôtains. Les objectifs du S.A.V.T. sont: - la défense et la promotion des intérêts culturels, moraux,économiques et professionnels des travailleurs du Val d'Aoste et l'amélioration des conditions de vie et de travail; - la rénovation et la transformation radicale des structures politiques etéconomiques actuelles en vue de la réalisation du fédéralisme intégral. Afin d'atteindre ses objectifs, le S.A.V.T. par la recherche, l'action et la lutte s'emploie à réaliser: - la protection so-ciales des travailleurs, leur préparation culturelle et professionnelle, la protection de la santé, la mise au point d'un système de services sociaux adéquat et efficient; -la défense du pouvoird'achat des salariés, l'emploi à plein temps des travailleurs et des jeunes du Val d'Aoste dans tous les secteurs économiques; - la parité entre les droits des hommes et des femmes; la priseen charge, de la part des travailleurs, de la gestion des entreprises où ils travaillent et de la vie publique au Val d'Aoste; - l'instauration de rapports avec les organisations syndicales italien-nes et européennes et tout particulièrement avec les organisations syndicales qui sont l'expression des communautés ethniques minoritaires, en vue d'échanges d'expériences et de lutte commune.

Organe mensuel duSAVT Syndicat AutonomeValdôtain des Travailleurs

NAZIONALITÀ E MINORANZEETNICHE, QUALE SINDACATO?

Convegno a Cagliari

di Ezio DonzelSi è svolto a Cagliari il 4

febbraio 1984 un convegno,promosso dal coordinamentodel sindacato sardo, sul tema«nazionalità e minoranze etni-che, quale sindacato?».

A tale convegno, oltre a nu-merosi quadri sindacali sardimilitanti nella CGILCISL-UIL, hanno partecipato EnricAngela, segretario del S.Q.C.(Sindicat de Quatres de Ca-talunya), Hans Widmann eGeorg Pardeller dell'A.S.G.B.(Autonomer Sudtiroler Ge-werkshaftsbund), Donzel Ezioe Ivo Guerraz del SAVT.

I lavori sono stati introdottida una relazione di Eliseo Spi-ga, del comitato sindacale sar-do, e in seguito si sonosusseguite le relazioni di EnricAngela, di Hans Widmann e diEzio Donzel.

Nella relazione, tenuta daDonzel a nome del SAVT, so-no state messe in evidenza le trecomponenti che caratterizzanoun sindacato di una nazionali-tà etnica: l'etnia, la lingua e l'i-deologia.

In sostanza, i lavoratori chevivono in tali nazioni sonodoppiamente oppressi, perché,oltre a subire gli attacchi diogni altro lavoratore, subisco-no anche un attacco alla lorocultura, alla loro lingua e allaloro ideologia.

Era necessario, pertanto,chiarire un primo aspetto: iltermine di nazione e il signifi-cato politico che ne discende.In effetti, come circolano mo-nete false, circolano nel mon-do anche false terminologie. Laconstatazione non sarebbe par-ticolarmente scandalosa se lastessa legge, che punisce i fab-bricanti e gli spacciatori di mo-nete false, punisse anche coloroche fabbricano e spacciano fal-se terminologie.

Accade invece che qualcheterminologia, e fra le più mi-stificatone, abbia assunto unvalore ufficiale e addirittura le-gale. Vediamo di spiegarne ilperché. Tutti sanno cos'è unostato, ma cos'è invece unanazione?

Nella maggior parte dei ca-si si tende a farli diventare deisinonimi, utilizzando strumen-talmente questa falsa termino-logia, appiattendo edistruggendo deliberatamenteogni espressione di diversità.

La definizione più sempli-ce e, allo stesso tempo, piùchiara è paradossalmente quel-la di Stalin, il quale non puòessere certo considerato un pa-ladino dei diritti delle nazioni(od etnie).

Secondo Stalin (ma è Leninil vero ispiratore della defini-zione) una nazione è una co-munità umana storicamenteevoluta, caratterizzata dall'uni-tà del territorio, dalla vita eco-nomica, dalla prospettivastorica della lingua, dall'atteg-giamento mentale quale risul-ta dalla cultura. Definizioneestremamente corretta dellanazionalità, ma Stalin, comedel resto i suoi successori, l'hasempre smentita e tradita a li-vello di prassi. La nazione, intal senso, non coincide quasimai con lo Stato, anche quan-do uno Stato ne porta il nome.Lo Stato italiano è uno diquesti, dove la pratica è unapratica statalista che tende aidentificare la nazione con lostato e dove lo stato si limita aregistrare e a tollerare le diver-sità. In tal senso lo stato pre-vede benevolmente la tuteladelle minoranze etniche. Ora,se si considera che tutela signi-fica protezione, significa ancheche, nel migliore dei casi, lostato mantiene o conserva la si-tuazione esistente, attuando intal senso una pura sopravvi-venza e impedendo uno svilup-po autonomo delle cultureminoritarie.

Tutto ciò determina unanon possibilità di autonomiaeffettiva e di autogoverno, lanon possibilità di disporre delproprio destino e della propriacultura, di determinare il pro-prio grado economico e di be-nessere, di usare la proprialingua. E, laddove lo stato «tu-tela» e non applica gli articoli3 e 6 della Costituzione e faconfusione tra il concetto diautogoverno e tra quello che èl'attuale Statuto di Autonomia(peraltro non applicato nellasua interezza), il riconoscimen-to dell'etnia si riduce ad una fa-se di delega amministrativadallo Stato alla Regione.

Quindi per noi una cosa è10 Stato, l'altra è l'Etnia, che è11 vero sinonimo di Nazione,per questo anche il termine diminoranza etnica è un terminestatalista che non esprime esat-tamente il significato sociale,culturale e politico della comu-nità etnica.

Diventava necessario chia-rire questa impostazione, inquanto è una delle caratteristi-che che ci vede diversi daCGIL-CISLrUIL, le quali han-no un concetto statalista deitermini nazione ed etnia.

Va pure chiarito che la di-versità non nasce dal significa-to che si dà ad un termine, mada quello che politicamente ne

segue in pag. 2

INCONTRO GIUNTA REGIONALEE SINDACATO

di Ivo Guerraz

Nell'incontro con la Giun-ta Regionale tenutosi lunedì 23gennaio 1984 alla presenza delPresidente Rollandin e degliAssessori Pollicini, Favai eMarcoz si dovevano verificarein primo luogo quali impegnie decisioni potesse prenderequesta Giunta a termine, termi-ne già fissato per il mese di giu-gno. Il Presidente Rollandin, aquesto proposito, ha rassicura-to il Sindacato dicendo chequesta Giunta ha la volontà dinon perdere tempo e intendecontinuare sulle linee prece-denti. Gli impegni presi verran-no mantenuti, le scelte sarannofatte per tutte le iniziative an-che per quelle a lungo terminenel tentativo di risolvere il gra-ve problema occupazionaledella nostra Regione. La veri-fica del mese di giugno è unfatto puramente politico ed in-terno della maggioranza.

In questo incontro, se puredi carattere generale, il proble-ma occupazionale è stato danoi posto come prioritario. Ilsettore industriale ha una per-dita del 45,9% degli occupatirispetto agli ultimi due anni eci sono previsioni di una dimi-nuzione del 36% degli occupa-ti in conseguenza dei piani diristrutturazione e di chiusura diinsediamenti industriali.

La crisi ha crato poi graviripercussioni anche nel settoreturistico in cui sono in conti-nua diminuzione le presenze edi periodi di permanenza in Val-le d'Aosta.

In sostanza siamo in pre-

senza di una crisi che si può de-finire a due livelli, una a livelloNazionale legata alle aziende aP.P.S.S. e l'altra a livello Re-gionale.

Per la prima in primo luo-go va rivendicata una presen-za pubblica in V.D.A. per poiaprire un confronto con il Go-verno ed il Parlamento per in-cidere sulle loro decisioni sianelle scelte di politica economi-ca, che nella programmazionedei piani di settore e per la de-finizione del ruolo dell'indu-stria pubblica. Rivendichiamoinoltre il modo di intervento edi indirizzo dei processi di ri-strutturazione finanziari, so-cietari e produttivi per cercaredi indirizzare tali scelte versol'occupazione e lo sviluppo ecostruire così un quadro di ri-ferimento a cui vincolare lescelte delle aziende. Va poicoinvolta la Regione nelle fasidi istruttoria e controllo deipiani aziendali delle imprese acapitale pubblico e dei relativifinanziamenti.

Per la seconda, a livello Re-gionale, l'Esecutivo deve assu-mere come prioritario ilproblema del lavoro e dell'oc-cupazione; per la realizzazionedi tali obiettivi, debbono esse-re attivate scelte programmati-che e progetti specifici, conl'adozione di una politica indu-striale diretta ad un uso pro-grammato delle risorse ed alladiffusione della innovazionetecnologica.

Su questi temi il Presiden-te Rollandin dice che bisognasfatare l'immagine della nostraRegione come isola felice ri-

spetto a tutto il territorio ita-liano e che senza dubbio sifaranno tutte le pressioni e gliinterventi necessari per queiproblemi legati alle scelte di ca-rattere Nazionale.

Per il discorso a livello re-gionale la Giunta non ha nes-suna remora di investire tuttele sue forze e le sue risorse perrisolvere il problema occupa-zionale con un discorso ampiosu qualsiasi settore. L'Assesso-re Pollicini ci ha poi conferma-to che la Giunta staterminando una mappa sui fu-turi insediamenti industrialiper ogni singola azienda ora incrisi. A mappa ultimata (entroi primi di Febbraio), ci sarà unnuovo incontro tra Regione eSindacato per poter esamina-re le eventuali ipotesi di alter-native ed i futuri sviluppi.

Tra i vari problemi affron-tati si sono evidenziati quellidel mercato del lavoro e dellaformazione professionale. En-tro breve tempo la Regione di-ce di essere pronta per rendereesecutiva la nuova legge sullaformazione professionale. Sul-la politica del credito ed in par-ticolare sull'attività dellaFINAOSTA, Rollandin ha af-fermato che nel primo anno diattività ci sono stati dei proble-mi di gestione, ma la FINAO-STA non deve essere un bracciostaccato dell'AmministrazioneRegionale ma deve avere dei le-gami stretti con la Giunta at-traverso incontri periodici sulledecisioni di intervento.

Altro punto affrontato èstato quello energetico, proble-ma molto importante nella

trattativa con il Governo roma-no a difesa del mantenimentodegli stabilimenti siderurgici inValle. Il Presidente ha eviden-ziato la realizzazione del meta-nodotto e la questione deigrandi invasi. Questo in una fa-se di trattativa, con l'intenzio-ne da parte della Regione chel'intera Valle sia considerataautoproduttrice dell'energiacon relativo vettoriamento.

Si è concordato poi con laGiunta di avere degli incontrispecifici nei quali tratteremosingolarmente i problemi deisingoli settori. Questi confrontidovrebbero portare, se ci saràl'accordo tra la Giunta e il Sin-dacato, alla firma di protocol-li di intesa che specifichino gliimpegni ed i provvedimenti chesi intendono adottare.

Infine il sindacato ha infor-mato la Giunta che intendeproporre alla Regione una piat-taforma complessiva sulla pre-disposizione di interventispecifici per i lavoratori in Cas-sa Integrazione e per i disoc-cupati.

Anche se interlocutorio e dicarattere generale sulla situa-zione industriale in Valle e sualcuni problemi fondamentaliper l'occupazione questo in-contro si può definire positivo,perché questo ci è servito adavere assicurazioni sui futuriimpegni della Giunta Regiona-le, che verranno verificati e va-lutati di volta in volta perché lastessa ha accettato alcune no-stre proposte ed indicazioni perla soluzione dell'occupazionein Valle mai come ora così gra-ve e difficile.

M nuovo contratto dei dipendenti comunali

347: un D.P.R, contestatodi Lino Grigoletto

Dopo la sofferta assem-blea di Senigallia del 20/22ottobre 1 982 pareva che ledifficoltà sorte per una inte-sa unitaria sulla nuova piat-taforma contrattuale fosserostate superate. Ed invecedobbiamo constatare che so-lo ora, dopo un anno e mez-zo da quell'assemblea e dopo6 mesi dalla pubblicazionesulla Gazzetta Ufficiale delDPR 347, il contratto inizialentamente ad essere recepi-to; intanto si vive ancora confugaci acconti salariali men-tre il contratto continua a ri-bollire in un calderonepolemico.

Dopo l'assemblea, che loaveva approvato, il nuovoaccordo di lavoro era statooggetto di un lungo conten-dere tra il sindacato e le con-troparti perché ricco diimpostazioni nuove e di con-tenuti valenti. È proprio per-ché innovativo in sede didefinizione con le contropartiha dovuto subire non facilimediazioni che ne hanno, inparte, offuscato l'originariaimpostazione sindacale.

Il riconoscimento dellaprofessionalità; punto sulquale il sindacato si era lun-gamente battuto, è stato for-temente limitato dallacontroparte con i vincoli del-

l'art.2, dove vengono impo-sti i livelli massimi retributiviin relazione alla grandezzadegli Enti.

Se per gli Enti di grandidimensioni non vi sono pro-blemi, nella nostra realtà lo-cale ove quasi tutti gli Entisono considerati di dimensio-ne minima, tali vincoli condi-zionano pesantemente lefigure maggiormente profes-sionali e penalizzano, di con-seguenza, gli Enti stessi.

Non meno discusso èl'art.40 del D.P.R. 347/83dato che non può trovare pie-na applicazione negli Enti dipiccola dimensione in conse-guenza del «tetto apicale»

imposto dal citato art.2. L'er-rata concezione governativache vuole la professionalitàdei dipendenti condizionatadalla grandezza dell'Enteesplode in questo contrattoin tutta la sua contrad-dizione.

Le problematiche solleva-te dagli articoli 2 e 40 hannoalimentato anche in sede lo-cale effetti dirompenti; si èarrivati al punto di mettere inforse la F.L.E.L. Valdostana,da poco costituita. Le stessedifficoltà comunque esistonoanche in campo nazionale:dimostrazione è che il con-tratto è ancora inapplicato

segue in pag. 2

Février 1984 leRévcilsocial page 2

MAZIONALITA' E MINORANZEETNICHE

QUALE SINDACATO?

segue da pag. 1

discende sia nella maniera diriferirsi che nel far politica sulterritorio.

In sostanza ne deriva unavisione politica dello statocompletamente diversa; da unaparte la visione statalista dellostato centralizzatore e incapa-ce di affrontare i problemi del-le nazioni, dall'altra unavisione decentralizzata e fede-ralista della politica che riven-dica la possibilità diautodeterminarsi e di autogo-vernarsi.

Altra questione portante,che ci pone in un momento didiversità, è costituita dalla lin-gua e dal valore che le vienedato. Per gli altri l'effettiva pra-tica del plurilinguismo è unmomento di confusione, di raz-zismo e di divisione, per noi lalingua è la dimensione fonda-mentale di una comunità na-zionale, poiché questacomunità è tale in quanto si di-stingue dalle altre per l'usoparticolare di una lingua.

Ci paiono strane le resisten-ze che vengono poste da diversiambienti politico-culturali, inquanto Marx, per quanto ri-guarda le sinistre, nella ideolo-gia tedesca ha detto che lalingua non è l'espressione del-la coscienza, ma la coscienzastessa, per cui la coscienza e lalingua essendo la stessa cosa,tale concetto porta inevitabil-mente ad uno sbocco ideologi-co. Lo stesso mondo cattolico,per certi versi, ha delle resisten-ze. Eppure la chiesa ha sempreinsegnato che la comunità conla sua cultura preceda lo statoe non viceversa.

Quindi il francese e il pa-tois non possono essere intesicome monenti di disturbo oproblemi di normalizzare o an-cora come un substrato stori-co che non ha più riferimentoper la Valle d'Aosta, ma invecevanno intesi come un contribu-to e un arricchimento cultura-le importante per permettereuna cultura viva che è un tes-suto fondamentale per nonesaurire la ricchezza della real-tà sociale, culturale e storica diogni nazionalità etnica.

Infine l'altro elemento didiversità è costituito dal signi-ficato che si dà al sindacato ea quale matrice ideologica siispira.

Per noi del SAVT, l'autono-mia dei lavoratori, il federali-smo integrale e l'autogestionesono le idee forza del nostrooperato e del nostro linguaggiosindacale e derivano diretta-mente dal pensiero di Prou-dhon, che è il padre delfederalismo. Le idee proudho-niane sono le stesse riprese daE. Chanoux, le quali ci hannocollocato in una dimensioneculturale e sociale universale.Sorel, precursore e teorico delsindacalismo, era un ferventeproudhoniano. Léon Jouhant,figura di rilievo per diversotempo nella CGT, è sempre sta-

to fedele alla «vecchia ideaproudhoniana».

Le idee del sindacalismoproudhoniano giocarono unruolo fondamentale nella rivo-luzione russa e alla fine dellostalinismo. L'influenza delleidee proudhoniane pesò forte-mente nella formazione dei so-viet, come del resto fudeterminante nella costruzionedello stato jugoslavo.

Queste sono delle precisa-zioni fondamentali, perché, seconfronto aperto e onesto cideve essere tra lavoratori, que-sto non deve avvenire sulla ba-se di pregiudizi oincomprensioni: ognuno devericonoscere nell'altro un inter-locutore con la propria identi-tà e non porsi in un rapportodi maggioranza e di minoran-za che crea, come spesso è suc-cesso, una sorta dipaternalismo o un momento didistruzione di ogni modello dicultura diverso.

Questi elementi di diversi-tà e di caratterizzazione, pernoi del SAVT, non corrispon-dono però a divisione, ritenia-mo invece che l'unità sindacalenon debba rappresentare ap-piattimento di cultura, ma chela diversità sia intesa come unmomento di arricchimento del-la pratica unitaria.

L'unità tra i lavoratori quin-di non rappresenta massifica-zione culturale, ma rispettodelle diversità, in sostanza Uni-tà nella diversità.

Pertanto riconfermiamo lanostra impostazione che vedela costituzione di una Federa-zione Unitaria comprensiva deisindacati delle nazionalità etni-che, in quanto non vi può es-sere unità se tutti i lavoratorinon si sentono rappresentati onon hanno la possibilità di par-tecipare.

Chiediamo che le organiz-zazioni sindacali delle naziona-lità etniche possano svolgereun ruolo attivo nella Federa-zione Unitaria, affinchè l'uni-tà, oltre ad essere un momentocatalizzatore di iniziative sinda-cali, abbia anche un grandecontenuto di credibilità e di de-mocrazia sindacale.

Ed è in questo senso chesollecitiamo l'incontro richie-sto il 26/9/83 con CGIL-CISLUIL, per definire una federa-zione unitaria, dove ogni lavo-ratore abbia la piena parità didiritti.

Purtroppo a distanza diquattro mesi non abbiamo an-cora ricevuto nessuna risposta,non vorremmo che grosse com-ponenti storiche del sindacali-smo delle nazionalità etnichefossero ignorate da CGIL-CISL-UIL e che queste nonpreferiscano invece porsi inuna sorta di monopolio orga-nizzativo dei lavoratori.

Noi non vogliamo crederlo,però il silenzio ci induce apensarlo.

Ezio Donzel

TEMPO PROLUNGATONELLA SCUOLA MEDIA

di Dino Vierin

1. Le fonti normative.Nello scorso mese di luglio il

Ministro della Pubblica Istruzio-ne ha emanato:a) il D.M. 22.7.1983, con il qua-le, in ossequio al disposto di cuiall'art.12 della legge 20 Maggio1982, n. 270, vengono stabilitii criteri per la costituzione di cat-tedre - orario comprensive delleore di insegnamento delle disci-pline curricolari, delle ore di stu-dio sussidiario e delle libereattività complementari nellescuole medie che attuano espe-rienze di integrazione scolasticaa tempo pieno, le quali assume-ranno, a partire dall'anno scola-stico 1984/85, ladenominazione di scuole mediecon classi a tempo prolungato;b) l'O.M. 22.7.1983, prevista dal-l'art. 8 della legge 4 Agosto1977, n. 517, con la quale vie-ne riordinato il doposcuola nellescuole medie mediante l'istitu-zione di classi a tempo pro-lungato.

I due provvedienti sono tra diloro strettamente collegati, co-stituendo il primo presuppostologico - giuridico del secondo ed

Nuova Tabella Organica (D.M. 22.07.83)Materie o gruppi di materie costituenti cattedre-orarioCondizioni per l'istituzione delle cattedre-orario Obblighi diinsegnamento.

Materie o gruppi Condizioni per l'istituzione delle cattedredi materie orario - obblighi di insegnamento

D.M. 9 FEBBRAIO 1979 E D.M. 22 LUGLIO 1983ORARIO SETTIMANALE DELLE LEZIONI

MATERIE D'INSEGNAMENTO

Religione

Italiano, Storia, EducazioneCivica, Geografia

Lingua straniera in It.Francese in V.D.A.

Scienze matematiche, chimichefisiche e naturali

Educazione tecnica

Educazione artistica

Educazione musicale

Educazione fisica

TOTALE

D.M.ORE

1

11

3

6

3

2

2

2

30

79 D.M. 83SETTIMANALI

1

15

5

8

3

2

3

3

40

D.M. 79 D.M. 83VALLE D'AOSTA

1

11 W

6 *

6

3 o2 W

2 0

2

33

1) Religione

2) Italiano, Storia,Educazione Civica,geografia3) Lingua straniera

4) Scienzematema-che, chimiche, fisi-che e naturali5) Educazionetecnica

Un'ora settimanale di lezione per classe.Non costituisce cattedra.Una cattedra-orario per classe (15 oresettimanali). (1)

Una cattedra-orario per ogni tre classi(ore 15 settimanali). (1).

Una cattedra-orario per ogni due classi,(ore 16 settimanali). (1).

essendo entrambi preordinati adassicurare, dall'inizio dell'annoscolastico 1984/85, il funziona-mento di un tipo nuovo di scuo-la media con classi a tempoprolungato, che assorbirà sia leattuali esperienze di integrazio-ne scolastica a tempo pieno, siale attuali classi di doposcuola.

Il D.M. citato fissa gli orarisettimanali delle lezioni e le con-dizioni per le istituzioni delle cat-tedre orario, nonchè gli obblighidi insegnamento dei docenti pertutte le classi a tempo prolunga-to, stabilendo che per ciascunamateria le ore di insegnamentocurricolare debbono essere quel-le stabilite,per ciascuna classe.

dal D.M. 9 Febbraio 1979 e chein ciascuna classe l'insegna-mento comprendente ore curri-colari, libere attivitàcomplementari e studio sussi-diario, è affidato al medesimodocente.

Le condizioni per la confermao l'istruzione di classi a tempoprqlungato sono le seguenti:- disponibilità di adeguate strut-ture edilizie e delle attrezzatureidonee, e, ove il tempo prolunga-to esiga l'organizzazione dellamensa, esplicito impegno del-l'ente locale ad assicurarla;- richiesta della famiglia - daesercitare attraverso opzione al

segue in 3 a pag.

6) Educazione ar-tistica

7) Educazione mu-sicale

8) Educazionefisica

Una cattedra ogni 6 gruppi di alunni (duegruppi per ciascuna classe), (ore 18 set-timanali). L'insegnamento potrà avveni-re - con criteri da stabilire nell'ambitodella programmazione di cui all'art.7 dellalegge n. 517/77 - per gruppi di alunni co-stituiti all'interno di ciascuna classe omediante l'alternarsi dei due docenti nel-l'insegnamento e le attività di cui alla no-ta (1).

Una cattedra-orario per ogni 6 classi (nonmeno di ore 16 settimanali). (1).

Una cattedra-orario per ogni 6 classi (nonmeno di ore 16 settimanali). (1).

Due cattedre-orarie, una maschile e unafemminile, per ogni 6 classi miste. L'in-segnamento potrà avvenire, per non me-no di 16 ore settimanali:- per squadre maschili e squadre fem-minili- o per squadre miste di alunni ed alunne- o per attività di classe con compresen-za dei docenti, secondo i criteri da sta-bilire nell'ambito della programmazionedi cui all'art.7 della legge n. 517/77.

La programmazione medesima dovràcontenere l'indicazione della motivazio-ne del criterio scelto, dei provvedimentimetodologici e degli strumenti di verifi-ca dei risultati. (1).

(1) Con l'obbligo di completare l'orario con attività integrative parascolasti-

che comprese l'interscuola e la prescuola, con attività di sostegno finaliz-

zato allo studio guidato individualizzato e con attività integrative.

3 4 7 UN D.P.R. CONTESTATOsegue da pag. 1

ovunque.Al di là delle posizioni del-

le varie organizzazioni sinda-cali e delle polemichegenerate dai due articoli cita-ti noi siamo convinti che lespecificità e le professionali-tà debbano essere contratta-te e definite a livello locale,in base alle realtà esistenti enon imposte compiutamentedall'alto.

In Valle la situazione distallo è stata sbloccata conl'accordo relativo agli inqua-dramenti sottoscritto il 24gennaio u.s. tra i 4 segretaridi categoria e l'ASVA; l'im-pegno comune continua conl'intento di definire al più pre-sto tutte le altre parti - eco-nomiche e normative - delcontratto.

Molto tempo è stato per-so in discussioni dal momen-to della pubblicazione delD.P.R. 347/83; se certiobiettivi non sono stati rag-giunti dovremo riproporli conpiù forza nella prossima piat-taforma contrattuale. L'ap-puntamento è vicino; entro la

prossima estate, in base allalegge quadro sul pubblico im-piego, si dovrà partire perelaborare la nuova piattafor-ma contrattuale, che dovràessere definita entro il 31 di-cembre '84.

A questo appuntamentoil sindacato deve arrivare intempo, unito, con una propo-sta complessiva valida e cre-dibile e la capacità di portarlaa buon fine, perché è bene ri-cordarci che il sindacato vie-ne sconfit to solo dalpadronato e non dai lavo-ratori.

leRéveilsocialLe Réveil SocialSAVT, 2 Piace Manzetti11100 Aosta (Tel. 0165-44336)Dir. Resp. DINO VIERINV. Dir. LUCIANO CA VERIStampa Arti Grafiche E. DUC73, Av. Bataillon Aoste11100 Aoste (Tel. 0165-41147)Autorizzazione Trib. Aostan. 15 del 9.12.1982

Février 1984 leRéveiïsocial page 3

TEMPO PROLUNGATOsegue dalla 2 a pag.

momento delle preiscrizioni - ilcui numero consenta la forma-zione di una o più classi, secon-do la vigente normativa (25alunni per classe in Valled'Aosta);- rispetto dei limiti numerici deiposti stabiliti dal citato art .12 del-la legge 270/82 (differenza fraorganico di fatto anno scolasti-co 1981/82 ed organico previsio-nale per l'anno scolastico1984/85).

In tali classi si svolgeranno leseguenti attività, strettamentecollegate alle discipline currico-lari attraverso la programmazio-ne educativa e didattica di cuiall'art. 7 della legge 517/77, pro-poste dai consigli di classe e de-liberate dal collegio dei docenti:- studio sussidiario, avente sia ilfine di svolgere una funzione disostegno nei riguardi di alunniche presentano lacune sul pianodell'apprendimento anche me-diante interventi individualizza-ti, sia al fine di uno studioindividuale assistito per tutti glialunni della classe;- libere attività complementari,aventi il fine di ampliare il cam-po degli interessi culturali edespressivi degli alunni, anchecon attività a carattere interdi-sciplinare, organizzate per gruppidella stessa classe o di classidiverse.

Oltre alle attività di cui soprapossono essere previste attivitàdi interscuola, per lo svolgimen-to di monenti educativi nei con-fronti degli alunni durante esubito dopo la refezione scola-stica istituita dagli enti locali onei momenti di intervallo in cuigli alunni permangono a scuolatra l'attività del mattino e quellapomeridiana. Possono altresì es-sere previste attività di prescuo-la, limitatamente alle situazionirichieste dal servizio trasportoalunni organizzato dagli enti lo-cali che obbligano non meno di12 alunni a raggiungere la sedescolastica con un anticipo di al-meno 30 minuti rispetto al nor-male orario.

Il Collegio dei docenti delibe-rerà sulla programmazione daadottarsi per utilizzare il temposcolastico a disposizione, tenen-do presente che il carico orariosettimanale per gli alunni (chenon comprende gli spazi dellaprescuola e dell'interscuola) nonpotrà essere inferiore alle 36 oresettimanali né superiore alle 40ore settimanali.

Attualmente il carico orariosettimanale è di 30 ore nellescuole italiane e di 33 ore inquelle valdostane.

Nel caso di non integrale uti-lizzazione per gli alunni delle 40ore settimanali, le unità orarie di-sponibili dovranno essere utiliz-zate, nell'ambito dellaprogrammazione didattico-educativa, per attuare interven-ti di sostegno finalizzati ad unostudio individualizzato, organiz-zati per gruppi di alunni dellastessa classe o di classi diverse;attività integrative per gruppi dialunni della stessa classe o diclassi diverse; forme di coordi-namento interdisciplinare, com-prese, nel limite numerico del20% dell'orario complessivo diciascuna classe, le eventualicompresenze.

Il Sovraintendente agli Studi,accertate le condizioni prece-dentemente esposte, autorizza ilfunzionamento di classi a tem-po prolungato, tenendo contodelle richieste che i presidi discuola media faranno perveniresubito dopo la scadenza dei ter-mini per le preiscrizioni da partedegli alunni (30 gennaio 1984).Tali richieste dovranno precisa-re il numero delle classi a tem-po prolungato occorrenti in base

alle richieste delle famiglie e sa-ranno corredate di una relazionedel preside sulle strutture dellascuola, della programmazionecomplessiva deliberata dal Col-legio dei docenti e del parere delConsiglio d'Istituto.

L'assegnazione dei docentidella scuola alle classi a tempoprolungato viene disposta dalPreside sulla base dei criteri ge-nerali stabiliti dal Consiglio d'I-stituto e delle proposte delCollegio dei docenti, dando tut-tavia precedenza a quelli che nefacciano richiesta. In relazionealle domande di trasferimento,sarà data la massima pubblicitàagli elenchi delle scuole conclassi a tempo prolungato.

2. Valutazioni del SindacatoII S.A.V.TVEcole esprime un

giudizio positivo in merito all'e-sperienza nuova del tempo pro-lungato, esperienza che, seprogrammata e gestita in modoconsapevole da parte di tutti isoggetti che ne sono interessa-ti (genitori, docenti, Amministra-zione Regionale, Enti Locali) puòdiventare oltre che un servizioqualificato e rispondente alle esi-genze della comunità, una inno-vazione che supera i limiti in cuioggi è collocata per assumere laconnotazione di una vera e pro-pria riforma.

La brevità dei tempi di infor-mazione che, di fatto, ha impe-dito il reale coinvolgimento deisoggetti interessati e l'assunzio-ne consapevole da parte di fami-glie e di docenti dellepotenzialità, delle possibilità edei contenuti delle disposizionicitate, ci porta peraltro ad espri-mere una certa cautela perquanto concerne i tempi di ap-plicazione del provvedimento inValle d'Aosta.

Infatti, se da un lato è veroche l'ordinanza istitutiva e la cir-colare applicativa del tempo pro-lungato sono state emanate dalMinistro della Pubblica Istruzio-ne alla fine di iuglio 1983, d'al-tro lato è anche vero che, acausa di una serie di inadempien-ze o di «vischiosità burocrati-che» dell'AmministrazioneRegionale e, confessiamolo, del-le stesse organizzazioni sindaca-li, l'argomento era, sino a pocotempo fa, quasi del tutto scono-sciuto non solo alle famiglie, mapure a Presidi, docenti, enti lo-cali, quadri sindacali. Ora questamancanza di informazione e didibattito, con particolare riferi-mento ai problemi dell'utenza edella categoria, potrebbe porta-re ad uà applicazione frettolosae non sufficientemente pro-grammata dell'iniziativa, con ilconseguente rischio di vanificaregli obiettivi di innovazione peda-gogica e qualitativa, di assunzio-ne della stessa di una fisionomiaprevalentemente assistenzialesulla falsariga del vecchio dopo-scuola o di creazione di perico-lose contrapposizioni oresistenze fra i docenti.

Se si considerano poi l'as-senza in Valle d'Aosta di validee significative esperienze nelcampo dell'integrazione scola-stica e del tempo pieno e, quin-di, la mancanza e di una«cultura», di una «filosofia» del-l'innovazione e di «modelli» cuifare riferimento; se si constatainoltre l'insussistenza di proble-mi di assorbimento o di nuovautilizzazione dei docenti prece-dentemente impegnati in attivi-tà integrative o di doposcuola,mentre è, per contro, presente lanecessità, in base al dettato sta-tutario sulla parità linguistica delFrancese e dell'italiano, di modi-ficare l'orario settimanale dellelezioni stabilito dal D.M. 22.7.83(in previsione di un minimo di 39e di un massimo di 43 ore setti-

manali, se si intende applicarel'aumento orario ministeriale),definendo la struttura scolasti-ca più consona alla realtà ed al-le esigenze della comunitàValdostana, le perplessità primaenunciate circa l'applicazioneimmediata del tempo prolunga-to si rafforzano e giustificano ul-teriormente la proposta diprocrastinare di un anno l'attua-zione del provvedimento in og-getto, in modo da realizzare lecondizioni e predisporre gli stru-menti e le azioni per la sua com-pleta e seria valorizzazione.

Accanto ad elementi positi-vi vi sono infatti limiti potenzia-li, elementi che, se nonadeguatamente valutati e consi-derati, possono portare ad unascelta ed applicazione «al buio»o, fatto ben più grave, ad un fal-limento dell'intera iniziativa. Ve-diamo di meglio definire ilsignificato di tale affermazione.

Gli aspetti positivi del tempoprolungato si possono così sin-tetizzare:- un tempo scuola più lungo, piùqualificato e meglio programma-to rispetto a quello attuale, conattività di sostegno e di recupe-ro, di lavoro individualizzato perfar fronte a ripetenze ed abban-doni scolastici;- la non coincidenza del monteore settimanale dei docenti conil monte ore settimanale deglistudenti e quindi una maggioreflessibilità dell'organizzazionedel lavoro e della didattica unitaa delle condizioni più favorevoliper la realizzazione della pro-grammazione educativa e l'at-tuazione dei nuovi programmi;- la formazione delle cattedre inverticale, con superamento deldualismo fra scuola del mattinoed attività pomeridiane, fra ora-rio curricolare e non, e l'inseri-mento in organico delle classi atempo prolungato, collegato al-l'incremento occupazionale chene deriva;- la riduzione del carico - classiper docente, con possibilità dimaggiori approfondimenti disci-plinari (nessun insegnante ha piùdi 6 classi);- la generalizzazione delle squa-dre miste per educazione fisica,superando il problema della au-torizzazione, e la possibilità dicompresenze.

Ma, oltre a questi elementipositivi, esiste il rischio di unsemplice allungamento del tem-po in termini assistenziali, il ri-schio cioè - in assenza diprogetti definiti, di richieste cul-turalmente diversificate e di par-tecipazione attiva dei docenti -della formazione di classi lega-ta esclusivamente al bisogno diun tempo - scuola di «custodia»;offerto quasi esclusivamente adambienti culturali particolarmen-te svantaggiati, con trasforma-zione delle classi a tempoprolungato in classi-ghetto. Ta-le eventualità, oltre che mortifi-care la qualità del servizio,dequalificherebbe la professio-nalità dei docenti, vanificando-ne le funzioni e le prerogative.

La recente esperienza dellascuola materna regionale ci pa-re, a tale proposito, illuminanteed indicativa e non vorremmoche quanto allora rifiutato una-nimamente da categoria ed or-ganizzazioni sindacali sirealizzasse oggi sotto altre spe-cie o forme.

I docenti infine la modifica-zione del cui lavoro non è con-seguenza di libera scelta, ma didecreto e di richiesta dell'uten-za, si trovano ancora una voltaa dover gestire una innovazione(dopo le nuove modalità di valu-tazione, i nuovi programmi, laprogrammazione educativa edin un'attesa della riforma della se-condaria o di altre riforme) nella

quale sono stati poco coinvoltie per la quale sono mancateadeguate iniziative di aggiorna-mento oltre che di potenziamen-to delle strutture o diassegnazione di risorse aggiun-tive. Tutto ciò ha già generato inpassato, in molti docenti, atteg-giamenti di sfiducia o di accet-tazione passiva e talvolta anchedi rifiuto sostanziale della nor-mativa. Vorremmo evitare il ripe-tersi di tale situazione,richiedendo, senza dimenticareil nostro compito di salvaguardiadella categoria, precise garanziecirca l'aggiornamento, il carico diimpegni e l'organizzazione del la-voro (costruzione interna dellecattedre, esclusione delle sup-plenze brevi ex articolo 177270,coincidenza o meno di currico-larità e frontalità, attività di men-sa, ecc). E questo nellaconvinzione che non serve a nul-la avanzare la richiesta di costru-zione di una casa, avere ladisponibilità del terreno, predi-sporre il progetto se poi... i mu-ratori non ci sono!

Per ovviare a tali inconve-nienti occorre, pertanto, in stret-ta collaborazione con l'IRRSAE:- procedere, sulla base della real-tà scolastica valdostana e nel ri-spetto del bilinguismo, allaelaborazione di modelli operati-vi secondo cui operare le opzio-ni e presentare progetti dimassima ai genitori, prima dellepreiscrizioni, progetti capaci disuscitare un consenso ampio equindi di rispondere alle richiestedi quella parte dell'utenza cheesprime esigenze di custodia, direcupero e di sostegno partico-lare, ma anche di quell'utenzasocialmente e culturalmente piùesigente che può essere attrat-ta non da un modello assisten-zialistico o quale

gabbia-totlizzante, ma da unascuola capace di garantire unadidattica migliore, una formazio-ne culturale più ricca. D'altraparte l'esperienza dei doposcuo-la insegna che anche le esigen-ze di recupero e di sostegno nonsi realizzano con la ripetenza ea piccoli gruppi di quanto già fat-to o con il ripercorrere le stessemetodologie didattiche, ma ben-sì con la previsione di nuovi am-biti di ricerca e di laboratorio, conl'uso di strumenti e di attività di-verse e differenziate, aperte ver-so l'esterno, secondo le richiesteed i problemi degli studenti;- predisporre un piano di aggior-namento dei docenti per l'acqui-sizione delle nuove metodologiee dei nuovi strumenti, in consi-derazione della specificità deinuovi compiti di progettazionedidattico-educativa e di pro-grammazione. Considerato inol-tre che il lavoro programmatorioe di verifica, almeno all'inizio,comporterà un impegno superio-re a quello normale e quindi, si-curamente, le 20 ore mensili nonsaranno sufficienti, è necessariogarantire ed assicurare forme diincentivazione economica. Unaprima forma di riconoscimentopotrebbe essere rappresentatadalla retribuzione dell'aggiorna-mento. Altre ipotesi potrebberoessere la retribuzione delle ore dilavoro effettuate in più rispettoalle 20 mensili od una loro for-fettizzazione, la creazione - peril tempo prolungato - di specifi-ci modelli orari con il sabato li-bero oppure l'attribuzione diquell'8% di incremento di sti-pendio previsto nell'ultimo con-tratto, ma non ancora utilizzato;- prevedere pubbliche iniziativedi confronto nel merito delle di-verse ipotesi di funzionamentodel tempo prolungato o di avvio

dello stesso, coinvolgendo forzepolitiche e sociali, Amministra-zione Regionale, organi collegialidella scuola, genitori, enti locali;- Coinvolgere gli operatori sco-lastici sul modello di scuola atempo prolungato, prevedendoappositi incontri tra Sovrainten-dente, Presidi e Direttori Didat-tici; convocando collegi docentie consigli d'istituto e promuo-vendo opportuni contatti fra Di-rettori Didattici ed insegnanti diquinta elementare con Presidie docenti di scuola media;- assicurare, in collaborazionecon gli enti locali interessati, lapresenza delle strutture e deiservizi necessari.

3. ConclusioniAlla luce delle considerazio-

ni esposte, ribadiamo la nostraconvinzione sulla necessità diutilizzare l'anno scolastico incorso ed il successivo per la rea-lizzazione di tutte le condizioniatte a garantire la seria funzio-nalità ed efficacia del tempo pro-lungato in rapporto alle finalitàdi innovazione e di qualificazio-ne della scuola. A tal fine occor-re aprire una specifica vertenzacon l'Amministrazione Regionaleper il conseguimento degli obiet-tivi prospettati. Siamo persuasiche questo modo di operare, su-perando superficiali accuse di«affossamento» o rigide prese diposizione strumentali e demago-giche, costituisca lo strumentopiù opportuno non solo per la va-lorizzazione immediata dell'ini-ziativa in oggetto, ma anche perla sua diffusione e consoli-damento.

E questo anche perché rite-niamo che la domanda socialeabbia sovente bisogno di esse-re orientata o comunque aiuta-ta a capire ciò che è il meglio.

Ancora grigiele schiarile

all'Ilssa-ViolaI Lavoratori dell'ILSSA

VIOLA unitariamente ai lavo-ratori in CIG si sono riuniti inassemblea Sabato 28.1.1984nei locali del Cinema Lys diPont-Saint-Martin.

All'assemblea indettadalla FLM con la collaborazio-ne del Comitato a sostegnodei livelli occupazionale del-la Bassa Valle, oltre ad unabuona presenza dei lavorato-ri, sono intervenuti i Sindacidei Comuni della 6a e 7a Co-munità Montana, personalitàpolitiche e sindacali.

Dopo più di 6 mesi di lot-ta atta a risolvere i gravi pro-blemi che attanagliano ormaitutta la nostra Regione mi-nacciando i livelli occupazio-nali, intaccando cosìl'economia locale, i lavorato-ri sono partiti in corteo alleore 8,30 dalla portineria del-lo Stabilimento di Pont-Saint-Martin sfilando per le vie delPaese, per poi iniziare il dibat-tito nei locali del Cinema Lys.

L'assemblea è stata aper-ta con il discorso di GuidoBarbero, segretario FLM, ilquale ha reso noto il pianoper la rotazione dei Cassa In-tegrati, per gli investimenti alreparto NAX e la ricerca di al-ternative. Il piano della FLMpuò venire così sintetizzato:1) Rotazione dei lavoratori at-tualmente in CIG nei punti

possibili senza intaccare l'at-tuale produzione.

2) Investimenti nel repartoNAX da parte dell'Aziendaatti a garantire il proseguodella produzione.

3) Ricerca e investimenti inlavorazione alternative ado-perando il denaro (28 miliar-di) ricevuto dal gruppo SMIproprietario dell'ILSSA VIO-LA in cambio allo smantella-mento dell'area a caldo.

Hanno poi preso la paro-la componenti del Consigliodi Fabbrica, il Sindaco diPont-Saint-Martin, l'Assesso-re all'Industria Pollicini, il Se-gretario del PCI MarcelloDondeynaz, il Consigliere Re-gionale dell'U.V. FrançoisStévenin, il Consigliere Re-gionale del PLI Ennio Pedrinied Ezio Donzel per il sindaca-to unitario.

Era presente all'assem-blea il Presidente della Giun-ta Augusto Rollandin, il qualeha confermato l'impegnodella Giunta per risolvere lacrisi dell'ILSSA VIOLA senzadimenticare che in questomomento non è il solo pro-blema che minaccia la nostraRegione.

Piero Ferraris ha chiusol'assemblea confermando ilpiano presentato dalla FLM,il quale verrà portato in di-

scussione al più presto conl'Azienda.

Al termine della manife-stazione in sala qualcuno so-steneva che lamanifestazione è stata trop-po tranquilla dimenticandoun plauso meritato a tutti i la-voratori che per così lungotempo hanno saputo tenerein piedi una lotta che, sia perdurata e continuità, ha pochicasi analoghi, dimostrando diavere acquisito una maturitàdemocratica che ha permes-so in questi mesi di non ca-dere nel gioco dellaesasperazione provocata dal-la azione degli Orlando, i qualidopo aver sfruttato per annisia i lavoratori che gli impian-ti, hanno come obiettivo fina-le intascare più denaropossibile mandando in fran-tumi l'economia locale e di-sperdendo il bagaglio tecnicoacquisito dai lavoratori impe-gnati nella trasformazionedell'acciaio da diverse gene-razioni lavorando non semprein condizioni ambientaliidonee.

In due anni gli Orlandohanno espulso dall'Aziendapiù del 65% della forza lavo-ro, gli occupati sono passatida 1200 nel 1981 ai 400attuali.

I lavoratori sono ora in at-tesa che dal prossimo incon-tro delle forze sindacali conl'Azienda scaturisca un impe-gno da parte del Gruppo SMIche consolidi e garantisca ilposto di lavoro agli attuali400 in forza e che porti pro-spettive reali per gli altri lavo-ratori in attesa dioccupazione.

Dalle AlbinoBoni Gino

Février 1984 leRcveilsocial page 4

Imprenditori o avventurieri...profonda frisi di identità

II periodo che stiamo at-traversando è certamente ilpiù grave dal punto di vistaeconomico del dopoguerra;le prospettive appaiono pocochiare e questo certamentenon solo per noi in Valled'Aosta, ma a livelli e dimen-sioni internazionali.

E' una crisi congiuntura-le e strutturale dell'economiamondiale basata sul capitale.

E' una crisi che dobbiamo su-bire in quanto il movimentodei lavoratori non è stato ingrado di cogliere il suo mo-mento storico, impedito inquesto, certamente, da unaserie di fattori che non sto adelencare, non ha saputo con-trapporsi e insediarsi qualemomento gerente di un di-scorso economico globale.

In questo contesto, si in-

Aliti ver: ci risiamo...Dopo alterne vicende nel

proprio assetto societario, l'Al-luver, agli inizi del mese di no-vembre, in un incontro tral'Associazione Valdostana In-dustriali, l'azienda e il Sinda-cato, dichiarava di versare ingravi difficoltà finanziarie lecui motivazioni erano da ricer-carsi sia nel fatto che l'aziendasi articola su tre linee di pro-duzione totalmente diverse (re-parto casa - agricoltura -prodotti vari), con conseguen-te difficoltà nell'organizzarebene la rete di vendita, sia nelcrollo del mercato del pentola-me (70% della produzione Al-luver), sia nel pagamentotramite assegni e ricevute ban-carie da parte dei clienti e nonscontati dalle banche se non al-la consegna.

Tutto ciò portava l'aziendaa fare alcune considerazioni ead avanzare delle proposte peruscire dalla grave situazioneche si era venuta a creare: mi-gliorare la rete commerciale,qualificare meglio i prodotti,affiancare al pentolame pro-dotti come vassoi, posateria,saliere, ecc, in quanto, a dettadell'azienda, la pentola da so-la risulta poco commerciabile,e arrivare nell'84 ad un fattu-rato di almeno 10 miliardi.

Tutto questo subordinato,naturalmente, al fatto di trova-re un assetto societario tale dagarantire la continuazione del-la produzione e il ripianamen-to dei debiti con una nuovaricapitalizzazione della società.

Purtroppo tutto ciò non siavverava e si giungeva alla fi-ne di dicembre a mettere in li-quidazione la società enominare un liquidatore. Lemotivazioni principali di taledecisione erano l'elevato am-montare dei debiti e la man-canza totale di liquidità.

Nell'incontro avvenuto il 5Gennaio 1984, in cui erano pre-senti oltre l'FLM e la Società,l'Associazione valdostana In-dustriali, l'Assessore all'Indu-stria, il direttore dell'Ufficiodel Lavoro e il sindaco di Ver-rès, si è cercato di trovare unasoluzione che desse continuitàproduttiva all'azienda con la ri-chiesta del concordato pre-ventivo.

A detta del liquidatore nonvi erano i presupposti necessa-ri, in quanto l'azienda manca-va totalmente di liquidità nonavendo già potuto provvedereal pagamento della 13a mensi-lità e dello stipendio di dicem-bre ai lavoratori. Nonostantetutto la richiesta di concorda-to veniva presentata ugualmen-te in Tribunale e a tutt'oggi si

sta aspettando una risposta.Ora il problema sta nel fat-

to che, essendo la società in li-quidazione con il concordatopreventivo, non esiste la possi-bilità di assumere ordini e nem-meno di acquistare il materialenecessario per finire le lavora-zioni in corso. Meglio sarebbea questo punto che la societàdichiarasse fallimento e con lanomina di un curatore falli-mentare ci sarebbe la possibi-lità di dar corso allalavorazione di ordini già acqui-siti prima della messa in liqui-dazione, comprando i pezzimancanti.

Ci sarebbe inoltre la possi-bilità di far rientrare parecchilavoratori in fabbrica e vende-re il prodotto finito anzichè se-milavorato o come rottame.

Errori di gestione, di valu-tazione del mercato, la man-canza di una seria politicaindustriale hanno costretto unafabbrica con buone possibilitàdi sviluppo, al fallimento.

E' inconcepibile che un'a-zienda con un miliardo di or-dini già acquisiti, venga messain liquidazione e perda quasitotalmente una fetta di merca-to, impossibile poi da recupe-rare. Due grossi clienti stranierisarebbero addirittura dispostiad anticipare le somme neces-sarie per l'acquisizione dellamateria prima, purché vengaloro garantita la continuazio-ne della produzione e... questonon è poco se si pensa ai tem-pi in cui viviamo. E' chiaro chele decisioni devono essere pre-se al più presto, soprattutto pernon peggiorare una situazionegià di per sé drammatica edimpedire la totale paralisi del-lo stabilimento.

Altro discorso va fatto perquanto riguarda eventuali ac-quirenti dell'azienda: vi sonoalcuni imprenditori disponibi-li a rilevarla, tutti però sono in-teressati solamente ad unalinea di produzione, lasciandoperdere le altre, cosa che com-porterebbe, oltre ad un drasti-co taglio dell'occupazione,anche un notevole ridimensio-namento del mercato dell'Allu-ver, con grave pericolo perl'esistenza stessa della fabbrica.

E' chiaro che in tutto que-sto caos a rimetterci sono, co-me sempre, i lavoratori che peraltro hanno già subito due fal-limenti (Guinzio e Rossi e Im-va) e i quali auspicano chequesto periodo di crisi finiscain fretta per poter ricomincia-re con maggiori garanzie dilavoro.

Rinaldo Ghirardi

serisce la crisi industriale cheesiste in Valle d'Aosta e perla cui soluzione stanno ope-rando le forze politiche e so-ciali della Nostra Regione.

Le difficoltà maggiori,credo, debbano riscontrarsioltre che nella grave con-giuntura economica stataleed internazionale, essenzial-mente nella scarsa capacitàdella classe industriale ad es-sere veramente tale. Da trop-pi anni assistiamo,subendone le conseguenze,ad una passerella di perso-naggi, più o meno noti conun comune denominatore:accedere ai finanziamentipubblici, evadere il fisco e fa-re fallimento.

E' chiaro che il privatodalla sua industria debba cer-care di trarre il maggior pro-fitto possibile, e questo è unragionamento banale, ma ba-silare, che rappresenta certa-mente l'unico obiettivo dellaclasse padronale, da qualun-que parte essa arrivi, a qua-lunque latitudine del globooperi.

L'intervento nel sociale,le spese che non danno tor-naconti, le strutture di servi-zio sono a completo caricodell'ente pubblico e questosarebbe normale se però nonsi assistesse ad una evasio-ne fiscale di 70 mila miliardiall'anno, cifra che da sola co-prirebbe quasi l'intero deficitannuale dello stato italiano.

Certamente nessun lavo-ratore dipendente o pensio-nato evade di una sola lira,anzi sarà costretto a pagaresempre di più, non pagandogli altri, per far fronte allespese pubbliche in continuoincremento; quindi all'entepubblico si chiede, ma sichiede soltanto.

A questo punto però, di-venta indispensabile e deci-sivo che l'ente pubblico sia ingrado di tutelare gli interessidella intera comunità, garan-tendole posti di lavoro laddo-ve ha impegnato dei capitali.

Deve essere in grado,l'ente pubblico di finanziare,ma anche di guidare, control-lare e colpire se occorre, l'im-prenditore che ha beneficiato

degli interventi finanziari pu-blici e poi viene meno agli im-pegni assunti.

Occorre predisporre chia-ramente in materia legislati-va norme precise per cuil'imprenditore che vuole es-sere tale deve garantire, afronte di interventi finanziaripubblici, un suo patrimonio dibeni, che in caso di fallimen-to o inadempienza, vannoconfiscati. È troppo semplicefare l'imprenditore senza ri-schi, anzi scaricando in mo-do brutale completamentesulla pelle dei lavoratori, in-capacità manageriali, diri-genziali, errori e speculazioni.Dalle aule dei tribunali ci in-dicano che la legge è ugualeper tutti, la classe lavoratri-ce ha sempre onorato questoimpegno, ma è evidente chenon è più disponibile a tolle-rare e a subire.

Gli avventurieri vannocolpiti, l'imprenditore, sia lo-cale che venuto da fuori, di-mostratosi incapace acondurre un'azienda o cheabbia usufruito di finanzia-menti pubblici e che, per in-teressi di gruppi societari oaltro, abbia dovuto chiudere,deve rispondere sempre allagiustizia in modo chiaro enetto e se risulta colpevoledeve pagare pesentementein rapporto al grave dannocausato alla collettività.

Non riusciremo a rimette-re in piedi un funzionale tes-suto industriale, se alla basecontinueremo a lasciare vuo-ti legislativi e quindi scarsa onessuna possibilità di proce-dimenti giudiziari a carico diquesta gente senza scrupo-li. Dobbiamo essere in gradodi bloccare queste manovree queste speculazioni e quiappare chiara la grossa re-sponsabilità che dovrà assu-mersi la classe politicanell'individuare quelle azien-de, quegli imprenditori, quegruppi che sappiano dare unrisultato serio, un lavoro pro-ficuo e quindi una sia pur lie-ve nuova prospettiva dequilibrato rilancio economi-co del nostro paese.

Gino Agnesod

CARVA - 9?L'Azienda di Montjovet,

con i suoi venti dipendenti,sembrava aver trovato la giu-sta collocazione nel mercatodello stampaggio dellagomma.

Nel giugno '83 assumeva7 persone a tempo determi-nato che in seguito venivanoassunti a tempo indetermina-to; accordava inoltre la richie-sta del lavoro notturnofemminile; unico neo rimane-va la mancata corresponsio-ne degli stipendi arretratimotivata dalla difficoltà di re-perire liquidità.

Sembrava quindi che nonci fossero problemi, poi ladrastica decisione dell'azien-da di licenziare 9 dipendenticon motivazioni futili ed im-precise.

Dopo un primo incontrccon l'azienda e l'AVI, si è convenuto di rimandare la decisione e verificare realmentquali siano i problemi delleCARVA.

CIG alla COROSSituazione difficile all;

Coros di Cogne con richiestidi Cassa Integrazione per Ksettimane alternate. Le motivazioni principali sono la difficoltà del mercato e Icompetitività con gli altri produttori.

Vi è allo studio da partedell'azienda un piano chepermetta la continuità produttiva ed occupazionale e Ipossibile introduzione dellCoros in altre lavorazioni.

Ghirardi Rinald

LA PACENON HA

ALTERNATIVEdal Convegno di Bologna del 20.01.84promosso dalla Federazione Unitaria

II 20.1.1984 si è tenuto aBologna un convegno sinda-cale delle regioni dell'Italiadel Nord per il rilancio dell'in-ziativa della Federazione Uni-taria sui temi della pace, deldisarmo e della distensioneinternazionale.

A tale riunione ha parte-cipato anche una rappresen-tanza della FederazioneUnitaria della Valle d'AostaCGIL-CISL-SAVT-UIL

Sia dalla relazione intro-duttiva che dai numerosi in-terventi dei partecipanti edalle conclusioni finali, tenu-te dal segretario generale del-la CGIL Luciano Lama, sonoscaturite importanti iniziativeche il Sindacato dovrà perse-guire a breve termine per bat-tere il crescente pericolo diuna guerra.

La storia del movimentosindacale è sempre stata ca-ratterizzata da un forte impe-gno per la pace e la libertà inItalia e nel mondo. Oggi, difronte al deterioramento deirapporti tra Est ed Ovest el'accentuarsi del divario traNord e Sud nel mondo, sonoenormemente aumentati ipericoli di un nuovo e più ter-ribile conflitto mondiale, de-terminato dalla grandeaccelerazione della corsa agliarmamenti.

I costi di tale corsa al riar-mo sottraggono grandi risor-se agli investimentiproduttivi, alle riforme socia-li, alle pensioni; aggravano lasituazione economica e fan-no crescere l'inflazione e ladisoccupazione; si ripercuo-

tono negativamente sul te-nore di vita dei lavoratori,mentre delle preziose risorsevengono tolte alla lotta con-tro la fame nel mondo.

Luciano Lama nelle con-clusioni ha evidenziato la ne-cessità di rilanciare leiniziative unitarie, accettandoil confronto con i movimentiper la pace, coinvolgendo tut-ti i lavoratori per dare la con-tinuità e la concretezzanecessarie a tutte le istanzee le iniziative, presenti nell'I-talia e nel mondo, per la dife-sa di un bene, che è di tutti,come la pace.

Purtroppo sono ancorapoche le città scese in piaz-za per la pace ed ancora trop-po qualunquismo si riscontratra la gente su questo impor-tante problema.

E' compito quindi del mo-vimento sindacale nel suo in-sieme, dai Consigli diFabbrica alle varie Federazio-ni Unitarie di promuovereconvegni, dibattiti, manife-stazioni ed altre iniziative atte a smuovere l'opinion*pubblica con il massimocoinvolgimento.

Nella nostra Regione si èfatto ancora poco in questosenso; occorre pertanto re-cuperare il terreno perdutoinvestendo del problema laFederazione Unitaria Valdo-stana affinchè anche in Val-le d'Aosta, al di làdell'impegno dei singoli mili-tanti, si realizzino momenti dilotta e di mobilitazione unitariper la pace ed il disarmo.

F. e R.