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I l 14 novembre 1906 nasce a Roma God- win. Il padre è l’avvocato Romeo Spani figlio di Pietro Spani sindaco di Veroli. Pietro ha tre figli: Romeo, Guido e Valenti- no. Guido si fa prete, Valentino eredita dal padre la passione per la caccia, e Romeo, diventato avvocato, si propone di solleva- re le sorti della famiglia che versa in condi- zioni finanziarie molto precarie. La madre di Godwin, Maude Jeafferson, di ricca famiglia inglese, è la giovane figlia di Constance, con la quale, durante un viag- gio in Italia assieme alla sorella, conosce Romeo che la chiede in sposa. La madre si rifiuta di maritarla finche’ non sia sposata la figlia maggiore Anita. Romeo allora pre- senta Anita a Valentino, suo fratello cac- ciatore che è felice di sposare una ragazza che si rivela sportiva e buona cavallerizza. Si celebrano i due matrimoni Romeo e Maude vanno a vivere a Veroli nell’antico palazzo di famiglia, Anita e Valentino, con Constance vanno a vivere a villa Pescatori a Frascati. Due anni dopo la sua nascita, a Godwin nasce una sorellina, Felicita, ma, purtroppo, poco dopo, quando Godwin ha sei anni, la madre muore di difterite. Nel 1914 il padre parte per la guerra e God- win vive con i nonni a Veroli, ma è spesso ospite a Frascati dai cugini Pietro, Romola, Paolo e Carlo, che tutti, un giorno, avranno casa al Circeo. Più tardi il padre Romeo si risposa con Ca- role Bernard una giovane inglese anch’es- sa benestante, da cui avrà un figlio, Leo- nardo. La famiglia va a vivere a Firenze do- ve Godwin frequenta il liceo “la Quercia”. Nel 1929 Godwin, avendo ricevuto una pic- cola eredità da alcuni cugini Jaefferson, parte per fare il cercatore d’oro in Suda- merica. Durante il viaggio sulla nave Orazio perde i suoi soldi giocando a poker. Arriva- to in Colombia, cerca l’oro nel Rio Magda- lena con poco successo e va quindi a la- vorare nelle haciendas, dove è molto cor- teggiato dalle bellezze locali. Dopo due anni s’imbarca per New York, do- ve arriva durante la Grande Depressione e sopravvive facendo ora l’impiegato a Ellis Island dove sbarcano e vengono esamina- ti tutti gli immigranti, ora il ballerino di sala o addirittura l’imbianchino o il muratore. Compra la sua prima macchina una Ford T, che era già allora una macchina antica e fa come sempre molte amicizie. Intanto in Italia si è affermato il fascismo e l’eco in America è molto forte. Pensando di trovare facilmente lavoro torna a vivere in Italia. Suo padre e Carole vanno invece a vi- vere in Inghilterra. Godwin frequenta gli ar- tisti del cinema insieme a suo cugino An- tonio Valente, scenografo, che più tardi por- terà con sé al Circeo. E’ amico soprattutto dei fratelli Bragaglia: Anton Giulio, artista fu- turista e fondatore di ‘’casa Bragaglia”, Ar- turo l’attore e Carlo Ludovico il regista. E’ proprio Carlo che gli fa conoscere la sua fu- tura moglie, Lisa Hermanin, figlia di Fede- rico, soprintendente dei Musei di Roma e di Margherita Hausmann artista. La mano di Lisa gli viene concessa purché lui trovi un lavoro fisso. Viene assunto dalla Fox film come montatore e passa poi alla Lux film di Gualino, dove si occupa di pubblicità e pubbliche relazioni. Nel 1937 dopo la nascita della figlia Camil- la, costruisce la sua prima casa al Circeo sulle dune vicino a Torre Vittoria, attratto dal- lo zio Valentino che si era trasferito al Cir- ceo già da vari anni. Nel 1939 lo zio lo av- verte di un’asta comunale di terreni al Quar- to Caldo, dove si aggiudica un terreno atti- guo quello di suo cugino Totò Valente su cui costruisce la sua seconda casa. Poiché la sola strada era una mulattiera, tutti i mate- riali furono portati a dorso di mulo. Nasce così la prima villa del Quarto caldo. In questo periodo si comincia a parlare di pesca subacquea, e Godwin con una ma- schera molto primitiva e un fucile Pelagal- lo scopre i fondali del Circeo. Ben presto fa amicizia con altri appassionati subacquei: Marcello Serra, Kurt Hruska, Carlo Peroni. ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 10 N. 54 - MAGGIO/GIUGNO 2012 F ino alla fine della campagna elettorale non si aveva la certez- za assoluta della vittoria di Gian- ni Petrucci, per una diffusa paura tra i cittadini, per la clientela e gli inte- ressi privati dominanti da troppi anni nel nostro Paese, governato ininter- rottamente da Amministratori di destra, i quali erano convinti di farcela anche que- sta volta, incapaci di percepire un males- sere diffuso, ma comunque evidentemen- te e storicamente incapaci di dare il giu- sto sviluppo al Circeo. C’è un bisogno urgente, infatti, di intervenire su un territorio, ricco di risorse, ma mortifi- cato da interventi sbagliati o peggio ancora dalla mancanza di qualsiasi tipo di interven- to. Per tanto, troppo tempo, sono state por- tate avanti politiche di basso profilo, preoc- cupate solo di garantire voti e potere attra- verso la logica degli incarichi “ad personam” senza meritocrazia, della “benevolenza” nel- le concessioni edilizie, di non rispetto delle più comuni regole del vivere civile in dispre- gio dei diritti dei singoli cittadini (vedasi i nu- merosi abusi alle case del Centro storico rea- lizzati con troppa tranquillità nella certezza di non essere perseguiti). Gianni Petrucci, manager del mondo spor- tivo, saprà guidare al meglio questo Co- mune, fare le scelte opportune, suggerire i sistemi per “vincere”? Mi permetto, senza alcuna presunzione, di fare delle osservazioni prima di verificare il suo operato, alla scadenza dei così det- ti “cento giorni”. Il 19 maggio scorso, a una settimana dal- le elezioni, si è insediata la nuova compa- gine amministrativa e l’avvenimento ha ri- chiamato numerose persone, in parte semplicemente curiose (sappiamo che il nuovo Sindaco è un noto personaggio pubblico, cosa che ha sicuramente con- tribuito al suo successo) in parte spinte da incontrollabile e malcelato desiderio di ot- tenere subito qualche vantaggio dalla nuova Amministrazione. Mi sono stati riferiti episodi simili, avvenuti già subito dopo lo spoglio delle schede di voto. Io mi auguro, e perciò confido nella de- terminazione di Petrucci, che ho avuto modo di percepire in un breve colloquio con lui, mi auguro, dicevo, che il nuovo Sindaco sappia respingere o quantomeno Politica Petrucci, Grillo e il Giappone di A. Petti a pag. 5 Politica Anticonformisti e vincenti di E. Calisi a pag. 3 SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA Società Sviluppo e progresso: la vera rivoluzione di A. Bazuro pag. 11 Il fatto Aristippo e Aiace a pagg. 9-10 Ambiente Parco Nazionale Circeo pag. 13-20 Speranza di cambiamento Error hesternus tibi sit doctor hodiernus L’errore di ieri ti sia maestro oggi di ALESSANDRO CRESTI PERSONAGGIO Editoriale C ENT RO S T ORICO Godwin Spani ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2012 Petrucci,Grillo e il Giappone continua a pag. 6 continua a pag. 2 1954 Godwin Spani F ilm: “San Felice Circeo città aperta.” Trama: è il 7 maggio 2012, il regime PDL è caduto, gli ‘alleati’ sono sbar- cati sulla spiaggia di San Felice Circeo, continua a pag. 5

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Il 14 novembre 1906 nasce a Roma God-win. Il padre è l’avvocato Romeo Spanifiglio di Pietro Spani sindaco di Veroli.

Pietro ha tre figli: Romeo, Guido e Valenti-no. Guido si fa prete, Valentino eredita dalpadre la passione per la caccia, e Romeo,diventato avvocato, si propone di solleva-re le sorti della famiglia che versa in condi-zioni finanziarie molto precarie.La madre di Godwin, Maude Jeafferson, diricca famiglia inglese, è la giovane figlia diConstance, con la quale, durante un viag-gio in Italia assieme alla sorella, conosceRomeo che la chiede in sposa. La madre sirifiuta di maritarla finche’ non sia sposata lafiglia maggiore Anita. Romeo allora pre-senta Anita a Valentino, suo fratello cac-ciatore che è felice di sposare una ragazzache si rivela sportiva e buona cavallerizza.Si celebrano i due matrimoni Romeo eMaude vanno a vivere a Veroli nell’anticopalazzo di famiglia, Anita e Valentino, conConstance vanno a vivere a villa Pescatoria Frascati. Due anni dopo la sua nascita, aGodwin nasce una sorellina, Felicita, ma,purtroppo, poco dopo, quando Godwin hasei anni, la madre muore di difterite. Nel 1914 il padre parte per la guerra e God-win vive con i nonni a Veroli, ma è spessoospite a Frascati dai cugini Pietro, Romola,Paolo e Carlo, che tutti, un giorno, avrannocasa al Circeo.Più tardi il padre Romeo si risposa con Ca-role Bernard una giovane inglese anch’es-sa benestante, da cui avrà un figlio, Leo-nardo. La famiglia va a vivere a Firenze do-ve Godwin frequenta il liceo “la Quercia”. Nel 1929 Godwin, avendo ricevuto una pic-cola eredità da alcuni cugini Jaefferson,parte per fare il cercatore d’oro in Suda-merica. Durante il viaggio sulla nave Orazioperde i suoi soldi giocando a poker. Arriva-to in Colombia, cerca l’oro nel Rio Magda-lena con poco successo e va quindi a la-vorare nelle haciendas, dove è molto cor-teggiato dalle bellezze locali.Dopo due anni s’imbarca per New York, do-ve arriva durante la Grande Depressione esopravvive facendo ora l’impiegato a EllisIsland dove sbarcano e vengono esamina-ti tutti gli immigranti, ora il ballerino di salao addirittura l’imbianchino o il muratore.Compra la sua prima macchina una Ford T,che era già allora una macchina antica e facome sempre molte amicizie. Intanto in Italia si è affermato il fascismo el’eco in America è molto forte. Pensando ditrovare facilmente lavoro torna a vivere inItalia. Suo padre e Carole vanno invece a vi-vere in Inghilterra. Godwin frequenta gli ar-

tisti del cinema insieme a suo cugino An-tonio Valente, scenografo, che più tardi por-terà con sé al Circeo. E’ amico soprattuttodei fratelli Bragaglia: Anton Giulio, artista fu-turista e fondatore di ‘’casa Bragaglia”, Ar-turo l’attore e Carlo Ludovico il regista. E’proprio Carlo che gli fa conoscere la sua fu-tura moglie, Lisa Hermanin, figlia di Fede-rico, soprintendente dei Musei di Roma e diMargherita Hausmann artista. La mano diLisa gli viene concessa purché lui trovi unlavoro fisso. Viene assunto dalla Fox filmcome montatore e passa poi alla Lux filmdi Gualino, dove si occupa di pubblicità epubbliche relazioni. Nel 1937 dopo la nascita della figlia Camil-la, costruisce la sua prima casa al Circeosulle dune vicino a Torre Vittoria, attratto dal-lo zio Valentino che si era trasferito al Cir-ceo già da vari anni. Nel 1939 lo zio lo av-verte di un’asta comunale di terreni al Quar-to Caldo, dove si aggiudica un terreno atti-guo quello di suo cugino Totò Valente su cuicostruisce la sua seconda casa. Poiché lasola strada era una mulattiera, tutti i mate-riali furono portati a dorso di mulo.Nasce così la prima villa del Quarto caldo.In questo periodo si comincia a parlare dipesca subacquea, e Godwin con una ma-schera molto primitiva e un fucile Pelagal-lo scopre i fondali del Circeo. Ben presto faamicizia con altri appassionati subacquei:Marcello Serra, Kurt Hruska, Carlo Peroni.

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 10 N. 54 - MAGGIO/GIUGNO 2012

Fino alla fine della campagnaelettorale non si aveva la certez-za assoluta della vittoria di Gian-

ni Petrucci, per una diffusa paura trai cittadini, per la clientela e gli inte-ressi privati dominanti da troppi anninel nostro Paese, governato ininter-

rottamente da Amministratori di destra, iquali erano convinti di farcela anche que-sta volta, incapaci di percepire un males-sere diffuso, ma comunque evidentemen-te e storicamente incapaci di dare il giu-sto sviluppo al Circeo.C’è un bisogno urgente, infatti, di interveniresu un territorio, ricco di risorse, ma mortifi-cato da interventi sbagliati o peggio ancoradalla mancanza di qualsiasi tipo di interven-to. Per tanto, troppo tempo, sono state por-tate avanti politiche di basso profilo, preoc-cupate solo di garantire voti e potere attra-verso la logica degli incarichi “ad personam”senza meritocrazia, della “benevolenza” nel-le concessioni edilizie, di non rispetto dellepiù comuni regole del vivere civile in dispre-gio dei diritti dei singoli cittadini (vedasi i nu-merosi abusi alle case del Centro storico rea-lizzati con troppa tranquillità nella certezza dinon essere perseguiti).Gianni Petrucci, manager del mondo spor-tivo, saprà guidare al meglio questo Co-mune, fare le scelte opportune, suggerirei sistemi per “vincere”?Mi permetto, senza alcuna presunzione, difare delle osservazioni prima di verificareil suo operato, alla scadenza dei così det-ti “cento giorni”.Il 19 maggio scorso, a una settimana dal-le elezioni, si è insediata la nuova compa-gine amministrativa e l’avvenimento ha ri-chiamato numerose persone, in partesemplicemente curiose (sappiamo che ilnuovo Sindaco è un noto personaggiopubblico, cosa che ha sicuramente con-tribuito al suo successo) in parte spinte daincontrollabile e malcelato desiderio di ot-tenere subito qualche vantaggio dallanuova Amministrazione.Mi sono stati riferiti episodi simili, avvenuti giàsubito dopo lo spoglio delle schede di voto.Io mi auguro, e perciò confido nella de-terminazione di Petrucci, che ho avutomodo di percepire in un breve colloquiocon lui, mi auguro, dicevo, che il nuovoSindaco sappia respingere o quantomeno

PPoolliittiiccaaPetrucci,Grillo e il Giapponedi A. Petti

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PPoolliittiiccaaAnticonformistie vincentidi E. Calisi

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SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA

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L’errore di ieri ti sia maestro oggi

di ALESSANDRO CRESTI PPEERRSSOONNAAGGGGIIOO

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CENTRO STORICO

Godwin Spani

EELLEEZZIIOONNII AAMMMMIINNIISSTTRRAATTIIVVEE 22001122

Petrucci, Grilloe il Giappone

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continua a pag. 2

1954 Godwin Spani

Film: “San Felice Circeo città aperta.”Trama: è il 7 maggio 2012, il regimePDL è caduto, gli ‘alleati’ sono sbar-

cati sulla spiaggia di San Felice Circeo,

continua a pag. 5

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CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO -- SSAABBAAUUDDIIAA PPAAGG.. 22

Personaggio

Nel 1940 l’Italia entra in guerra, Godwincontinua a lavorare alla Lux film fino al ‘43.In questo periodo nascono le figlie Isabel-la (1941), e Margherita (1943). Avendo avu-to notizia dello sbarco degli Americani in Si-cilia, Godwin vi si reca per avviare un’im-presa di pesca associandosi con la princi-pessa Elvina Pallavicini. La famiglia lo raggiunge a Palermo nel1944, dove Godwin era diventato molto po-polare soprattutto per le sue qualità di sub-acqueo, uno sport allora quasi sconosciu-to. Costruiti due pescherecci, l’Elvina e l’I-sabella, si rende conto rapidamente che laminacciosa presenza delle mafie localimette a rischio la sua famiglia e la sua im-presa e decide quindi di tornare a Roma.Riprende a lavorare per il cinema collabo-rando al cinegiornale la “Settimana Incom”. Lavora anche per il Piano Marshall e di-venta corrispondente del quotidiano ame-ricano “Progresso Italo-Americano”. Negli anni ‘50 insieme a Giuseppe Casa eall’architetto Busiri Vici progettano e attua-no la lottizzazione delle dune di Sabaudia. Intanto la casa al Quarto Caldo si trasfor-ma nell’Italo-American Club, dove Godwinospita i suoi colleghi di lavoro Americani ei suoi più cari amici. Nel ‘54 decide di di-ventare giornalista freelance e, per farsi co-noscere, parte alla ricerca dello Yeti cheracconta di aver incontrato sull’Himalaya edi cui riesce a fotografare solo le impronte.Tutti i giornali pubblicano la notizia.Il club del Circeo diventa un luogo di in-

contro per tutti gli amanti del Circeo e del-la pesca subacquea e fra i soci si trovanoregisti come Mario Camerini e Guglielmo

Morandi, gior-nalisti come Et-tore della Gio-vanna, WinstonBurdett e Fabri-zio Dentice, jaz-zisti come CarloLoffredo e lasua band, unarchitetto comeMichele BusiriVici, con figli ecugini Aymoni-no e Ripa diMeana. Fra i frequenta-tori esterni: Ric-cardo Morandi,la famiglia Vio-lati, la famigliaOlivetti, e AnnaMagnani che

Godwin aveva assistito nella costruzionedella sua casa.Nel 1958 la figlia Isabella sposa Fabrizio Pa-

lombelli, documentarista, in una piccolacappella medievale, già cisterna romanache si trova nelle vicinanze del Club. E’ te-stimone il sindaco Italo Gemini.Nel 1963 Godwin parte insieme a Maghi

per fare un servizio giornalistico sulle Sey-chelles allora quasi sconosciute, special-mente in Italia. Nel ‘64 avendo sposato tutte le figlie, God-

win si trasferisce in queste lontane isole,dove costruisce una casa, in stile locale,sulla spiaggia di Cote d’Or.

Nel 1965 Maghicon suo maritoDanilo Cedronelo raggiungonoalle Seychellesper fondare unnuovo Club. Godwin ormaiseychellese ac-quista l’isola diChauve-Souris,dove abita conEna Rose Le-sperance ma-dre della suaquarta figliaMary-Claire. Nel1977 rientra inItalia con Ena ela figlia Mary-Claire e si stabi-lisce al Circeo. Per passare iltempo si dedicaalla creazione di

figure di animali preistorici nel giardino delClub che è sempre il centro dei più cari ami-ci suoi e delle figlie.Nel 1997 il 25 aprile esce sul Messaggero

l’annuncio della sua morte redatto da luistesso:“GODWIN SPANI giornalista, esploratore,uomo di mondo annuncia alla famiglia, aiparenti e agli amici: missione compiuta.”E’ grazie a lui e agli Spani che sono venutial Circeo Sandra Battaglia, Antonio Valen-te, i Busiri Vici, i Sartogo, i Vicaro, gli Oli-vetti, Mario e Alberto Moravia, Anna Ma-gnani, George Wheller e molti altri che han-no imparato ad amare questi luoghi e qua-si tutti vi hanno costruito la loro casa.

di Camilla Spani

La famiglia Spani già dagli anni ’30 a San Felice

Un esperto di pesca subacquea

segue da pag. 1

Godwin è figlio dell’avv. RomeoSpani e di Maude Jeafferson“

a sei anni perde la mamma e vi-ve con i nonni a Veroli“

nel 1929 va in Sud America e poia New York“

Godwin Spani

Romeo Spani e Maude Jeafferson

1970 Gogo in barca Sey

1936 Gogo e Lisa

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Politica

Le elezioni del 6 e 7 maggio 2012 po-trebbero rappresentare una svolta im-portante nelle vicende di San Felice

Circeo. Non fosse altro perché è stata in-terrotta una linea politica e amministrativache durava dal 1997 e che aveva comin-ciato ad assumere i lineamenti di un vero eproprio dispotismo non illuminato.

Si sono verificate alcune circostanze chehanno aiutato il cambiamento, circostanzeche si possono riassumere nella discesa incampo di un personaggio di spessore in-ternazionale quale il Presidente del CONIGianni Petrucci, nella formazione di unasquadra dagli elementi molto competitivi e,lo dico con un po’ di presunzione, nellacondotta strategica di cui mi voglio assu-mere la paternità.Come si sa, avevo avanzato la candidatu-ra a sindaco di San Felice Circeo ma, a uncerto punto del tragitto, ho realizzato chel’epoca del muro contro muro era ormai tra-montata e, grazie anche alla facilità con cuisi è instaurato il dialogo con Petrucci, hovoluto tentare una svolta decisiva per il no-stro territorio e per ottenere questo scopo,ho deciso di fare un passo indietro. Ciò hadato vita a un’alleanza che è stata l’armasegreta e vincente per scardinare un siste-ma che reggeva da troppo tempo, un si-stema basato solo sui rapporti di forza cheil potere esercitava a discapito dei cittadi-ni, un sistema che rappresentava la dege-nerazione estrema di una oligarchia giunta,ormai, al capolinea.

La scelta di una Lista Civica è una cosa co-mune nelle elezioni amministrative, ma nonè usuale la formazione di un gruppo di per-sone disposte a mettere in campo le pro-prie facce e le proprie capacità al di là de-gli schieramenti di provenienza. Ma è pro-prio questo che abbiamo fatto, mettendoinsieme il diavolo e l’acqua santa, esaltan-do i tanti punti che univano rispetto a quel-li che potevano dividere, annichilendo tuttigli “esperti” che ci davano per divisi e per-denti.Ci si è chiesti se la Lista Petrucci abbia rap-presentato una ulteriore vittoria dell’anti-politica ma la risposta del neo sindaco delCirceo è stata inequivocabile quando ha as-serito che la Politica è e deve restare pun-to di riferimento essenziale. A condizione,aggiungerei, che la stessa Politica torni alservizio del cittadino, a condizione che ri-cominci a dare e non a prendere, a condi-

zione che torni a coinvolgere i giovani chehanno idee e risorse necessariamente più“fresche”. Già, il coinvolgimento dei giova-ni… Per uno come me che ha cominciatoa fare politica attivisticamente a sedici an-ni, è stato come fare un tuffo nel passatoquando ho visto tanti ragazzi aggregarsispontaneamente attorno alla nostra ListaCivica.Oggi i presupposti sono diversi rispetto aquelli degli anni ’70, ma l’entusiasmo, la vo-glia di fare, il desiderio di cambiare le cose,mi sono sembrati gli stessi. E questa dovràessere una priorità assoluta nell’ambito dellavoro che ci attende. Certo, la situazioneeconomica che abbiamo ereditato dallaprecedente amministrazione, non ci con-sentirà di partire con la velocità e l’efficien-za che ci eravamo proposti; ma questo pro-blema non fermerà il nostro progetto di rin-novamento, la nostra voglia di riportate ilCirceo all’attenzione che meritano le suebellezze e le sue risorse storiche, culturali,turistiche, agricole.Un cenno, infine, alla compagine che è sce-sa in campo per affrontare e vincere una par-tita difficile. Sono stati tutti eccezionali: dalcandidato a Sindaco che ha saputo tra-smettere un entusiasmo di cui non avevamomemoria, ai consiglieri eletti che sono riusci-ti a catturare consensi spesso al di sopra del-le aspettative, a quei candidati che, seppurenon eletti, hanno dato un contributo deter-minante alla vittoria finale. Grazie anche a tut-ti quelli che hanno avuto fi-ducia in noi. Non vi de-luderemo. �

di Egidio Calisi

Nella lista civica il diavolo e l’acqua santa

Anticonformisti e vincentiElezioni Amministrative 2012

un’alleanza è stata l’arma segre-ta e vincente per scardinare un

sistema“ “è stata interrotta una linea politi-ca e amministrativa che durava

dal 1997“ “

Gianni Petrucci

Serata di chiusura campagna elettorale

Nascita

È nato un nuovo balcone in Piazza Vittorio Veneto(Centro storico). Auguri ai genitori e a chi lo ha aiu-tato a nascere! Speriamo che la famiglia cresca anco-ra e diventi esempio e sprone ad altri per fare altrettan-to! “Ad maiora”!

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Politica

Il Paese ha scelto!Dopo tanti anni di incontrastato (quasi in-contrastato…) dominio politico di Schi-

boni, i sanfeliciani hanno deciso democrati-camente di cambiare. L’appello, apparentemente seducente e ras-sicurante della lista Schiboni, “dai continui-tà allo sviluppo” non ha fatto presa sullamaggioranza dei cittadini di San Felice Cir-ceo, anzi... c’è stato un forte sussulto di or-goglio, una evidente richiesta di rinnovamen-to e un reale e percepibile desiderio di “vol-tare pagina”, di cambiare, di cercare nuovemotivazioni. L’alternativa, alla continuità invocata da Schi-boni, è stata concretizzata dalla lista Petruc-ci. E’ apparso subito chiaro a tutti che Pe-trucci rappresentava e incarnava questo de-siderio collettivo di rinnovamento e di dis-continuità con un passato ormai ingombran-te e imbarazzante.Lo scarto di quasi 14 punti in percentuale trale due liste (la terza, mi perdonerà il candida-to a sindaco Ciotti, è stata del tutto inconsi-stente –solo 1,6% dei voti-) testimonia ine-quivocabilmente la volontà del Paese di cam-biare.L’azzeccato slogan scelto da Petrucci,“Cambiamo insieme”, ha convinto la mag-gioranza degli elettori (il 56% dei votanti). Liha convinti, perché il Paese era ormai pron-to, maturo per un cambiamento, desiderosodi un’alternativa. Tutti i settori della societàsanfeliciana invocavano e desideravano unnuovo corso amministrativo. C’era bisogno diqualcuno che incarnasse questo desiderio,che si assumesse il compito di guidare la dis-continuità, che rappresentasse la sintesi ditutte le istanze di rinnovamento. Questo “qualcuno” è stato ed è certamenteGianni Petrucci!Capacità di fiutare il momento? Intelligenzapolitica? Autorevolezza personale? Fortuna?Background prestigioso? Uomo dalla perso-nalità forte e seducente? Capacità profes-sionali e successi personali indubbi? E’ fuori dubbio che questi, e molti altri anco-ra, sono stati, nell’immaginario collettivo de-gli elettori di San Felice Circeo, gli elementi disuccesso e di convincimento sul candidato aSindaco, Petrucci. Ma è anche, altrettanto vero, (ed è bene nonsottovalutarlo) che ci sono stati altri dueaspetti che, a mio avviso, hanno determina-to il successo della lista Petrucci. Il primo,squisitamente politico: la trasversalità e rap-presentatività dei componenti della lista; l’a-tro: il coinvolgimento entusiasta dei giovani. Infatti, la presenza di tutte le forze politichedel Paese in un’unica lista ha, unitamente al-la figura carismatica di Petrucci, consentito divincere le elezioni amministrative.Ad avvalorare e confermare questa mia ana-lisi, cioè che uno dei punti di forza della lista,è stata –e per me lo è tuttora- la convergen-za di tante diversità politiche, c’è la valuta-zione dell’atteggiamento, avuto in campagnaelettorale, della lista Schiboni. La quale, pro-

prio su questo punto ha caratterizzato quasitutto il dibattito elettorale, indicando comefattore negativo l’eterogeneità della lista av-versaria. Si affermava, ma ancora si affermaadesso, che i componenti della lista Petruc-ci erano e sono, politicamente, troppo diver-si e distanti tra loro, per reggere nel tempo.Prima o poi, si affermava e si afferma, le pro-fonde divergenze politiche emergeranno e siscontreranno e le opposte posizioni, sulle co-se da fare, nonostante il programma condi-viso, saranno inconciliabili.Allora, mi domando, com’è possibile che il ri-schio di stabilità, indicato a gran voce durantela campagna elettorale, si è trasformato inuna risorsa vincente? In altre parole perchénessuno ha creduto alla storia della diversitàpolitica come fattore negativo della lista?A mio avviso per quattro ragioni: • i candidati eletti sono tutte persone che co-nosciamo da tempo e le loro motivazioni so-no corrette, serie e, non ho dubbi nell’affer-marlo, oneste e quindi gli elettori di San Fe-lice sono stati capaci di discernimento;• poi, alcuni di loro hanno dimostrato nel pas-sato coerenza nelle proprie convinzioni e de-cisioni, pagandone personalmente anche leconseguenze e questo in politica alla fineconta;• la diversità di approccio e di opinioni in unapolitica seria non è sempre negativa, anzi, segestita bene, diventa una risorsa e questomolti elettori l’hanno capito;• infine c’è l’elemento unificante del Sindaco.Petrucci, nell’immaginario collettivo, è ritenu-to capace di fare squadra anche di personecosì diverse. Il suo carisma, la sua autorevo-lezza è riconosciuta, fino a prova contraria, datutti i candidati, nessuno escluso.Quindi, la diversità, da pericolo si è trasfor-mata in risorsa vincente.

L’altro elemento di novità e di forza, determi-nante per la vittoria della lista Petrucci, è sta-to il coinvolgimento dei giovani. Questo, perme che faccio l’educatore di mestiere, è il da-to più interessante e stimolante di queste ele-zioni. Se c’è una certezza, dove tutti siamod’accordo, è quella che afferma che senza unconcreto rinnovamento, cioè senza i giovani,la politica con la “P” maiuscola è destinata amorire per lasciare spazio a pericolose deri-ve di antipolitica e qualunquismo. Quindi, sedovessi esprimere un riconoscimento pub-blico, un merito a Petrucci per la sua cam-pagna elettorale, lo individuerei proprio nellacapacità che ha avuto nel coinvolgere i gio-vani. Non credo che sia stata solo una stra-tegia elettorale (anche se i biglietti omaggioper avvenimenti sportivi importanti mi hannofatto temere…) o opportunismo demagogi-co, penso, invece, che Petrucci, uomo dasempre impegnato nello sport, sia sincera-mente convinto dell’importanza e della valo-rizzazione dei giovani. Spero che questa po-sitiva predisposizione verso i giovani caratte-rizzi anche le sue scelte amministrative futu-re. Ma è certo che un voto determinante del-la sua vittoria sia venuto proprio dai giovani.Per riassumere: il candidato a sindaco Pe-trucci, con tutte le sue qualità umane e pro-fessionali; la voglia di cambiamento del pae-se; la diversità e trasversalità politica, comevalore aggiunto, dei candidati della lista e ilcoinvolgimento dei giovani sono stati gli ele-menti vincenti delle elezioni amministrative.Elementi che Schiboni non ha saputo inter-pretare o intercettare e per questo ha persola competizione elettorale.In appendice di questa modesta analisi sulvoto politico delle amministrative di San Fe-lice Circeo del 2012 mi permetto di aggiun-gere una nota negativa, un disappunto per-sonale, una “stonatura” politica e civile pro-vato nella lettura della lista Petrucci: l’assen-za di candidate donne. E’ vero, che nel cor-so della campagna elettorale Petrucci è cor-so ai ripari ma appunto, è sembrato proprioun atto riparatorio di una disattenzione, di unacaduta di stile per me abbastanza grave.Spero che in futuro si possa trovare il modoconcreto di valorizzare le donne nella gestio-ne della “cosa” pubblica, intanto faccio gli au-guri all’unica donna, presente in ConsiglioComunale. Le auguro che possa, tra i banchidell’opposizione, rappresentare con dignità ecompetenza l’impegno delle donne in politi-ca.Concludendo mi auguro che la “nuova” am-ministrazione, investita democraticamentedalle elezioni del 2012, possa davvero daresegni di discontinuità con il passato; che dav-vero porti a compimento gli impegni pro-grammatici assunti –in particolare quelli del-la legalità-; che attivi un percorso virtuoso nel-la gestione della pubblica amministrazione esoprattutto che sia capace di coinvolgere icittadini nella comune responsabilità dellaconvivenza civile.

ddii FFaauussttoo LLuuiiggii LLaannzzuuiissii

Amministrative del 6-7 maggio 2012

Voglia di cambiamento, diversità e trasversalità politica e coinvolgimento dei giovani

I motivi di una vittoria

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avanzano verso il centro storico e stannoper giungere alla sede del governo a Piaz-za Lanzuisi: non incontrano alcuna resi-stenza, San Felice è liberata.

C’è una diffe-renza, però, traquesto film-ve-rità e ciò cheaccade invecenel capolavorodi RobertoRossellini “Ro-ma città aper-ta”: che qui a

San Felice gli “alleati” non hanno incontra-to resistenza, perché il regime (il PDL) nonc’è più. Ben più dolorosa è la storia italia-na – anch’essa vera – raccontata da Ros-sellini.E’ infine accaduto che un raggruppamentocoordinato di persone serie, perbene, com-petenti sia riuscito a spazzar via dal potereuna modesta “forza” politica che ha sullespalle il record di ben 17 anni di mal go-verno del Circeo: un record che, su unascala purtroppo molto più ampia, solo il si-gnor Berlusconi è riuscito a stabilire.Cambiare in meglio quindi non solo si de-ve, ma si può, ed è successo. Uno comePetrucci ha saputo, insomma, sparigliare ilcampo con l’aiuto di un gruppo di profes-sionisti interessati più al bene comune cheal bene proprio o della propria “corrente”,riuscendo a tenere insieme, nelle differen-ze, espressioni politiche molto diverse madirette tutte verso uno stesso comuneobiettivo. Un miracolo, in Italia, se andrà inporto.Non ho il piacere di conoscere il neo Sin-daco, ma ho invece il piacere di conosce-re alcuni degli eletti in questo eterogeneo

raggruppamento che ha vinto le elezioni co-munali. E a questi amici rivolgo i più calo-

rosi auguri di buonlavoro.Questo piccologiornalino, finchévivrà, penso cheabbia voglia co-munque di vigilarelealmente anche sulloro buon operato.

***

Qualche anno fa – lo ricorderete – fu elettae circolò per qualche tempo tra i banchi delParlamento una simpatica porno-star, no-me d’arte “Cicciolina”, nella vita reale IlonaStaller. A tanto aveva portato la protesta di-

venuta velleitaria e qualunquista del Parti-to Radicale, già allora lontano da quel co-raggioso partito che aveva promosso in Ita-lia le grandi battaglie per i diritti civili (bastipensare a quella per il divorzio) e annove-rato tra le proprie fila uomini come LorisFortuna.

Ecco, non pensavo si potesse far peggio diquei tempi. Già ci aveva pensato la Lega (unpo’ “ladrona” al fine si è scoperto) a espri-mere il peggio di un pezzo d’Italia del nord la-voratrice sì, ma anche becera e localista esenza una minima dimensione politica.Un tipo di protesta molto diverso, ma egual-mente velleitario e qualunquista, porta og-gi invece alla ribalta – così come molto pro-babilmente lo porterà in Parlamento con leprossime elezioni politiche del 2013 – un al-tro personaggio letteralmente da avan-spettacolo. Si tratta però questa volta di un“Cicciolino”: il paffutello signor Beppe Gril-lo. Che è stato e forse sarebbe ancora ungrande comico, ma che in termini politicinon è assolutamente nessuno. Perché po-liticamente “non è”.Con pazienza - quella forse troppa pazien-za che sanno avere gli italiani prima diesplodere e cacciar via, infine, l’ennesimoillusionista - aspetteremo che il signor Gril-lo ci dimostri non solo a parole, con battu-te e slogan e in piazza, ma nei luoghi isti-tuzionali della politica, cioè in Parlamento,che la protesta e la militanza senza proget-to e senza organizzazione servono a qual-cosa. Perché in caso contrario sarebbero,appunto, solo “cicciolinate”.“Anche questi non sono comportamenti daPaese serio”, ha avuto modo di commen-tare il Presidente della Repubblica GiorgioNapolitano.Un Paese serio non può, infatti, permetter-si di passare da Cicciolina a Cicciolino!

***

E veniamo ora, dopo il Circeo e Beppe Gril-lo, al Giappone. “Ma che ci azzecca”, di-rebbe Di Pietro?Ci azzecca eccome!Il debito pubblico dell’Italia, che è il problemafondamentale all’origine della gravissima crisieconomica che stiamo vivendo, ammonta al-l’astronomica cifra di 1.900 miliardi di euro, pa-ri al 120 % del nostro Prodotto interno lordo,cioè della nostra ricchezza. Che quindi ric-chezza non è più tanto... Sapete invece a quanto ammonta il debitopubblico del Giappone? A quasi il doppiodi quello italiano: al duecento % del PIL diquel Paese!

Come mai allora il Giappone è forte ed è la se-conda potenza economica industriale delmondo con un debito del 200 %, mentre l’I-talia con il 120 %, cioè con quasi la metà, èdebole e in grave crisi?Perché l’Italia - grazie a scriteriate, e reiteratenei decenni, scelte di politica economica daparte di governi dissennati - è padrona oggisoltanto del 50% del proprio debito pubblico,andato per l’altra metà in mano ai mercati fi-nanziari internazionali. Che poi decidono pernoi quanto deve essere lo spread, quanti gli in-teressi sul debito stesso e così via. I saggi giapponesi (privati cittadini, aziende,istituzioni pubbliche, banche nazionali) pos-siedono invece oltre il 90 % di tutto il debi-to pubblico nazionale, mentre noi “furbi”italiani il nostro debito pubblico lo abbiamoceduto ai mercati esteri per quasi la metà.Il rimanente è posseduto da banche, assi-curazioni, fondi comuni. In Giappone i de-tentori del debito si accontentano di averel’1,5 % di interesse, in Italia i detentori pen-sano invece solo al proprio tornaconto echiedono interessi sempre più alti minac-ciando di non acquistare i titoli di stato. Di-menticavo di dire che tra coloro che non vo-gliono più acquistare i nostri titoli, c’è an-che la Deutsche Bank tedesca, che lo scor-so anno ha messo sul mercato ben 7 mi-liardi di titoli italiani, dando il via all’attualecrisi degli “spread”.Basterebbe, ad esempio, promuovere una for-te, condivisa politica di governo in tal senso,tassarci tutti noi italiani in misura proporziona-le e riacquistare almeno in parte il nostro de-bito, per non essere più completamente di-pendenti dallo strapotere di questi mercati fi-nanziari esteri.Ma operazioni-Paese di questa portata nonpotranno mai essere “alla portata” di un go-verno di soli tecnici, provvisorio per definizio-ne. Per queste e per altre grandi operazioni civuole la Politica vera e ci vogliono i Politici ve-ri: cioè quella - e quelli - con la P maiuscola.

CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO -- SSAABBAAUUDDIIAA PPAAGG.. 55

Politica

ddii AAlleessssaannddrroo PPeettttii

“San Felice Circeo città aperta”

Uno, nessuno e “duecentomila”

Petrucci, Grillo e il Giappone

a San Felice il regime del PDL,dopo 17 anni di mal governo, non

c’è più“ “il Signor Beppe Grillo ci deve di-mostrare che la protesta e la mi-

litanza senza progetto e senza orga-nizzazione servono a qualcosa“ “

come mai il Giappone è forte conun debito quasi doppio di quello

italiano? “ “segue da pag. 1

Giappone

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Editoriale - Lettere

SAN FELICE CIRCEO – Amministrative 2012Gentile Direttore, non voglio guastare la fe-sta a nessuno in questo clima di euforia ge-nerale per l’elezione del nuovo Sindaco cheha sconfitto i “Berlusconiani” al potere datroppi anni. “Mi consenta”, però, di porre al-la sua cortese attenzione e a quella dei let-tori del Suo giornale qualche elemento di ri-flessione. Il neo Sindaco non è forse an-ch’esso espressione del Berlusconismo?Non è stato eletto in virtù della sua sola no-torietà anche televisiva? Ricordo che i gio-vani, una volta, erano di “rottura” e ostili neiconfronti dei poteri conclamati; oggi, invece,li ritroviamo acritici e idolatranti verso la per-sona che ha familiarità con i personaggi te-levisivi tanto da portarli a sostenere la suacampagna elettorale (vedi Anna Falchi e Pi-no Insegno); cosa questa che credo gratifi-chi l’ingenua vanità dei “figli di Mediaset”.Siamo certi che questi siano tutti valori posi-tivi e condivisibili da porre come base per ilmiglior futuro di questo paese? Infine, que-sto Sindaco, che sostiene di “non essereapolitico” e che, leggendo le dichiarazioni ri-portate dai giornali, è stato voluto qui al Cir-ceo da Casini, è un esponente del centro; delcentro destra con un pizzico di sinistra; o del

centro sinistra con una maggioranza di de-stra? Un’anziana di San Felice, parente di uneletto, nel commentare il risultato mi ha det-to: “siamo vinti!”, espressione dialettale, chetradotta letteralmente sa tanto di profezia …

(lettera firmata)

SAN FELICE CIRCEO – Amministrative 2012Egregio Direttore del “Centro Storico“,in primis un elogio all’editoriale con il qualeLei, Sig. Direttore, consente di acquisire cul-tura paesana, vita vissuta e vicende a livellolocale, critiche e aspirazioni nonché la pos-sibilità di esprimere pensieri e osservazioni.Mi consenta inoltre di dire che se il “CentroStorico“ non esistesse lo dovrebbero inven-tare. Questa mia si riferisce a personaggi alivello politico che hanno favorito il prolifera-re degli acari sul tessuto paesano e che og-gi, con il cambio della guardia, non dovreb-bero essere più in circolazione, anzi, con ilnuovo avvento le croste della scabbia accu-mulata,dovrebbe essere rimossa a tutti i li-velli. E mi viene in mente un personaggio del-l’ex opposizione, ora eletto nella maggioran-za, che si è agitato molto con un’azione cri-tica condotta avverso certi soprusi e tolle-ranze, a volte ignorato e osteggiato, signifi-cando in merito che mentre prima dovevabussare alla porta per avere udienza oggi,giocando nella casa della maggioranza, do-

vrebbe fare scintille avverso il recupero del-l’andazzo delle cose, soprattutto con riferi-mento agli abusi edilizi nel Centro storico. Secosì non sarà, se le aspettative dovessero ri-entrare nel novero dell’aria fritta, allora,comedicono a Roma: “Er più pulito cià la rogna“.

(lettera firmata)

SABAUDIA – Stato di abbandonoCaro Direttore, domenica sono passato perSabaudia e ho visto che c’erano delle rega-te di canottaggio, con tanti giovani. La natu-ra, il clima e il paesaggio renderebbero que-sta città una sede naturale per lo svolgimen-to di molti sport, ma ho visto che proprio inprossimità della zona, dove sono ospitati icircoli sportivi, ci sono alcuni edifici abban-donati, probabilmente di proprietà comuna-le.Perché non vengono sfruttati per poten-ziare le attività sportive anche di altri sport?Ho chiesto a un signore che sembrava delposto, dove fosse la piscina, mi ha rispostoche da molti anni il Comune dovrebbe co-struirla, tanto che avrebbero anche chiestoun mutuo, ma che ancora non se ne parla.Ho visto dei campi da tennis, un campo peril calcetto, un pallone tensostatico, anch’es-si abbandonati. Allora l’Amministrazione diSabaudia non ama lo sport? I cittadini non di-cono nulla?

(lettera firmata)

contenere i molteplici appetiti e sappia quin-di scegliere collaboratori validi e disinteres-sati, e fare squadra con loro, valorizzando-ne la forza e le competenze.Mi sembra, infatti, che tutti si propongano,ma pochi, molto pochi, abbiano reali capa-cità e meriti. Come dice Marco Travaglio “sela meritocrazia fosse introdotta ex abruptoe senza preavviso, potrebbe innescare sui-cidi di massa fra i politici e i loro protégé”.Gli stessi neo-assessori, se dovessero di-mostrarsi incapaci di assolvere ai loro com-piti, dovrebbero essere esonerati per cerca-re altrove più qualificate competenze, all’e-sterno, ricorrendo a Istituzioni o professioni-sti di indubbia e attestata competenza e pri-vi di conflitti d’interessi. I temi più caldi sonoquelli dell’urbanistica, della cultura e del tu-rismo, temi che, se affrontati con la giusta ri-soluzione e preparazione, possono garanti-re a San Felice, che offre da solo molti favo-revoli elementi naturali, un futuro di crescitae notorietà nazionale e internazionale oltreche numerose possibilità di lavoro ai cittadi-ni, lavoro non più limitato ai mesi estivi.Insisto sull’opportunità di delegare a tecniciesperti questi temi cruciali, non dimentican-do che le loro proposte dovranno comunqueessere successivamente vagliate dalla politi-ca, che, in una visione più completa, dovràvalutare e mediare con la realtà sociale.Teniamo per questo presente quanto fatto alivello nazionale, dove, per rimediare ad an-ni di errori di persone incompetenti, chehanno prodotto con reiterata incoscienza emalafede danni ingenti, si è ricorsi addirit-tura a un Governo formato esclusivamenteda tecnici.

Possiamo sperare che questa nuova mag-gioranza sia lucidamente e disinteressata-mente estranea alla logica della poltrona aogni costo? Le prime mie sensazioni nonsono in questa direzione, ma spero di sba-gliarmi.Ci sono poi numerose persone che aspira-no a piccoli incarichi, pur di far parte dellanuova cordata amministrativa e questo so-lo perché hanno sostenuto il nuovo Sinda-co e la sua squadra.Esprimere il proprio voto, non dà diritto, incaso di vittoria di chi si è votato, alla prete-sa di un “compenso”, di un ritorno, di unvantaggio. Si vota per un dovere civile discegliere i propri rappresentanti nell’ammi-nistrazione del Paese e, nell’assolvere aquesto dovere, bisogna tener presente il be-ne comune, l’interesse generale, la salva-guardia del territorio e della legalità.Ora coltivo la speranza e il desiderio di ve-dere presto i risultati di una buona ammini-strazione. I problemi da affrontare sono tan-ti e siamo alle porte della nuova stagioneestiva, che quei problemi esalta e ingiganti-sce.

Il tempo è troppo breve per potervi porre ri-medio, ma si può cominciare sicuramente adare qualche buon segnale.Sindaco Petrucci, nei primi cento giorni delsuo mandato, realizzi quella parte del suoprogramma elettorale attuabile rapidamen-te, come la metanizzazione del Centro sto-rico, che faciliterà la frequentazione del Pae-se anche nel periodo invernale; l’intensifi-cazione dei trasporti pubblici; l’incrementodelle attività commerciali anche con inter-venti che ne facilitino l’attivazione (troppeserrande al Centro storico sono chiuse daanni); il controllo degli eccessivi rumori not-turni in tutte le zone residenziali, vietandomusica assordante e oltre un certo orario.Penso che almeno questo si possa realiz-zare in tempi brevi e così, anche con piccolecose, si potrà già vedere rinascere il Paese.

L’istruzzione

Loreto, Pappagallo ammaestrato,doppo trent’anni ritornò ner boscoproprio dov’era nato.Er padre disse: - Come sei cambiato!-La madre disse: - Nun te riconosco!- So’ diventato ‘na celebbrità!- rispose er Pappagallo co’ la boriad’un professore d’università!-Ho imparato a memoriauna dozzina de parole belle …Dodici sole? … - Sì, però so’ quelleche l’ommini ce formeno la Storiae che so’, su per giù, le litaniede li discorsi e de le poesie:Iddio, Patria, Famija, Fratellanza,Onore, Gloria, Libbertà, Doveri,Fede, Giustizzia, Civirtà, Uguajanza … -La madre disse: - Fijo, parla piano,nojantri nun volemo dispiaceri …

(Trilussa)

segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

Speranza di cambiamentoMMaarrccoo VVuucchhiicchh

Lo sport in Consiglio comunale

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Al Circeo c’è, dunque, unnuovo interlocutore, Gian-ni Petrucci, voluto dai san-

feliciani come loro Sindaco, chesi è esposto (ci ha messo la fac-cia) non per rompere, ma pertentare di aggregare. Che poi dicontrapposizioni ne siano venu-te in campagna elettorale, erainevitabile. Ogni elezione è così.Quello che conta è il frutto diquesta elezione. Guardo Gian-ni Petrucci con occhi da juven-tino (in una famiglia di fan “la-ziali” e in una comunione di ami-ci romanisti, milanisti, interisti enapoletani). Ecco, da juventinoapprezzo il pragmatismo diGianni Petrucci: la Juverntus ri-vendica la “terza stella” (ossia: gli scudettivinti sono 30 e non 29), e vuole manifesta-re questa sua convinzione apponendo laterza stella sui segnacoli dello Juventus Sta-dium? Bene, faccia pure, dice Petrucci(giornali dell’11 maggio scorso). Nientescandali, perché lo stadio è una cosa pri-vata, cioè diversa dalla maglietta (anche sepersonalmente penso che i 30 scudetti cistiano tutti, ma proprio tutti, proprio comeil Campionato del Mondo del 2006 vinto damezza Juventus e da un certo numero digiocatori di altre squadre nazionali).Una lunghissima (troppo lunga) introduzio-ne per parlare d’altro: cosa dobbiamo at-tenderci da Petrucci e dal suo dimostratopragmatismo, che è l’arte di ascoltare tuttie decidere secondo realismo, coscienza epoteri? Uno dei primi scogli in cui s’imbat-terà Gianni Petrucci sarà l’affare che si chia-ma “ipotesi di raddoppio del porto turisticodi via Bergamini”, che è l’unico porto delCirceo. Quello che si vuole far nascere sul-la spiaggia di levante, presso Golfo Sereno,non è un porto, è un disastro.Che dire di questo raddoppio? Per rispon-dere a questa domanda occorre prelimi-narmente rispondere a un’altra domanda:cosa è un porto? Bene: secondo chi ragio-na, il porto non è una struttura che sta inmezzo all’acqua – qualunque acqua -, maè il terminale complesso di un retroterra ur-banizzato, fatto di case, di strade, di svin-coli, di vie di rifornimento, di traffico accre-sciuto, di parcheggi, di vigilanza, di infra-strutture tecnologiche, di un sistema di sca-richi e di smaltimenti, di un servizio di col-legamento pubblico, di un servizio per il ri-tiro di rifiuti normali e speciali, e via elen-cando. Ed è un’operazione che dovrebbenascere per affermarsi nelle proprie e auto-nome capacità di innescare sviluppo, manon può nascere per distruggere una ric-chezza che già c’è. L’attuale porto è nato in un deserto di sco-gli e di spazi, ed io lo ricordo bene, perchéanch’io facevo i bagni su quegli scogli. Nac-que agli inizi degli anni Cinquanta del secoloscorso, quando il Circeo sognava o imma-

ginava di diventare un paese turistico, emuoveva i primi timidi passi. All’epoca ci simuoveva in un ambiente demograficamen-te contenuto e limitato nell’edilizia ancoracontenuta, e nelle prospettive che si affida-rono subito ed eminentemente alla cresci-ta di case. Persino il barone Aguet, pro-prietario di mezzo Promontorio poteva so-gnare di costruire una prosecuzione dellaLitoranea dal versante di Sabaudia attra-versando con un tunnel il monte, e co-struendovi in superficie una “grand corni-che”, sulle balze e i magici andamenti delmonte, a imitazione della Costa Azzurra.Fortunatamente non c’erano i soldi, cheerano destinati a costruire il nuovo grandeasse di attraversamento Pontina-Mediana-Flacca: un sistema di vie realizzato in me-no di 10 anni! (La circonvallazione di Ci-sterna è in discussione da venti anni!). Mail barone Aguet il suo utile seppe conse-guirlo in altro modo, dividendo la sua pro-prietà fondiaria in lotti, la cui vendita affida-va anche ad alcuni intellettuali all’epoca digrido, che non esitavano a farsi mediatori dilottizzazioni per lucrare la percentuale (nonsto inventando: sta scritto nelle memorie delbarone).In questo entusiasmo, nel quale un ruoloessenziale svolse la politica urbanistica ap-poggiata su un Piano di fabbricazione ge-nerosamente interpretato, quella “generosi-tà” generò il famoso “blitz Infelisi”, con se-questro di 400 case in costruzione, la di-chiarata illegittimità di Maiora III, il tentativodi Camillino Cruciani di ritagliarsi un pezzodi porticciolo tutto per sé sotto Torre Cer-via, con catenarie a mare e galleggianti; ela gigantesca polemica sulla cementifica-zione di Quarto Caldo (sembra ieri!). In que-sto entusiasmo, dicevo, nacque quattoquatto l’attuale porto turistico. Ometto tut-te le numerose peripezie che esso subì, manon posso omettere un dettaglio che la al-lora rigogliosa spiaggia a est del Promon-torio cominciò a immiserirsi poco alla vol-ta, fino a scomparire del tutto, e il mare co-minciò a distruggere anche il LungomareEuropa da Torre Vittoria a Torre Olevola: era

il 4-5 novembre 1966. Il restoè cronaca.Ma questo porto ha avuto lafortuna di non essere affidatoa una sola mano, ma a ungruppo di operatori che – no-vità quasi assoluta per l’indivi-dualista Circeo – si unirono in-sieme e formarono una Co-operativa, che dura tuttora. In-cluse le polemiche, perché lepolemiche fanno parte del no-stro DNA, per cui non pensia-mo a stabilire le regole chedebbono essere seguite, ma asmantellare lo strumento chedeve essere regolamentato.Amen.E torniamo al cosiddetto rad-

doppio. Raddoppio significa creare un nuo-vo porto e moltiplicare tutti i problemi chel’attuale propone in termini di affollamento,spazi liberi, strutture di servizio. In più ha ildichiarato difetto di presentarsi come scu-sa (o motivazione) per depositare un’altraquantità di cemento, sotto forma di resi-dence e seconde e terze case. Che, forse,sono l’unico vero proposito “economico”,visto che la nautica da diporto di problemine ha tanti a causa della crisi economicaglobale.Chiedo ai Sanfeliciani: ma davvero pensa-te che un’area ristretta come quella di cuistiamo parlando possa ospitare un rad-doppio di macchine, una triplicazione deltraffico, un incremento di cubatura (desti-nata a promuovere “quale” ricchezza, al dilà dei cantieri di costruzione, che si esauri-ranno in pochi mesi)? Quale ricchezza?Perché nessuno presenta un piano credibi-le che dimostri da cosa arriva questa ric-chezza, chi potrebbe investire, e, soprat-tutto, per quanto tempo potrebbe durare?Ma anche quali danni potrebbe arrecare?Non voglio spingere il discorso più in là, echiedere: che fine farebbero non solo il Ma-ga Circe, che è un pezzo importante di sto-ria economica del Circeo, ma anche stabi-limenti, pensioni vicine, e la vivibilità stes-sa del paese? E che fine farebbe l’arenile alevante, quello ricostruito a spese di tutti icontribuenti?Smettiamola di parlare di un porto per ognicampanile, e pensiamo a soluzioni più in-telligenti, “smontabili” e che non impegni-no definitivamente quel po’ di territorio cheancora è libero per “fare” Turismo. Questo scenario non sarà facile, per torna-re all’inizio, per Gianni Petrucci, ma qui simisurerà il suo realismo e quello dei suoi piùvicini collaboratori, da Calisi a Saputo, cheè gente che ha già fatto esperienze ammi-nistrative; e ai giovani che Petrucci ha vo-luto mettere in lista anche per dare un se-gnale di metodi nuovi, di discontinuità e difreschezza. Auguri di buon lavoro, SindacoPetrucci. Ne ha bisogno!

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Territorio - San Felice Circeo

di Pier Giacomo Sottoriva

Uno dei primi scogli in cui s’imbatterà Gianni Petrucci sarà l’ampliamento del porto

Dobbiamo pensare a soluzioni più intelligenti, “smontabili”

Ma è proprio necessario il raddoppio del porto?

Il Porto di san Felice Circeo

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Politica - San Felice Circeo

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di Gabriele Lanzuisi

San Felice: terra di enormi potenzialità umane mortificate

Difficoltà a emergere e a veder riconosciuti dei meriti nel luogo in cui si è vissuti

Nemo propheta in patria

“Nessuno è profeta nella propriapatria”: questo l’amaro com-mento che gli evangelisti attri-

buiscono a Gesù in visita a Nazareth, la cit-tà in cui era cresciuto, quando parlò in si-nagoga e venne schernito dai presenti per-ché conosciuto come figlio del falegnameGiuseppe. Ed è ancora così; lo è stato pertanti personaggi storici e, nelle debite pro-porzioni, accade anche oggi nel nostro pae-se. L’invidia, l’ottusità, la pigrizia, qualchevolta i calcoli di convenienza, ci impedi-scono di riconoscere il valore dei nostriconcittadini. Se ci pensiamo bene, ognunodi noi può scorgere in sé parte di questa an-tica e malsana attitudine. Sarebbe impor-tante saper riconoscere i giusti meriti aquanti si sforzano di operare, magari sen-za troppi clamori, nel comune interesse.Penso ad Andrea De Sisti, che a ottanta-cinque anni si è cimentato in una nuovapubblicazione da donare ai sanfeliciani (gliinteressati possono richiedere il libro alla re-dazione di questo giornale n.d.r.). Già con ilprecedente “Dizionario del dialetto cir-ceiense”, aveva omaggiato la scuola concento copie. Penso al commovente suben-tro di Luana Petrucci (figlia del compiantoMaestro Mauro) alla guida della nostra ban-da musicale, che immagino avrebbe biso-gno di più opportunità di remunerate esibi-zioni per sostenere il suo impegno e la suagiovane squadra. Penso anche al Presidente dell’Associazione“Centro Storico” (pregandolo di non tagliarequesta parte…) che fra le altre attività, pub-blica da circa dieci anni questo bimestrale,con encomiabile fatica e costante sforzo, an-che economico, nel tentativo di arricchire lanostra comunità con questa “voce”.Un altro sanfeliciano, fra quelli che assolu-tamente non andrebbero dimenticati, meri-tevole della nostra gratitudine per una vitaspesa nello studio del nostro paese e dellesue origini è Tommaso Lanzuisi. Dovremmoessergli debitori per le sue preziose pubbli-cazioni, che sono il fondamentale strumen-to per noi e per le generazioni future chevorranno conoscere e amare il Circeo. Non sono animato, certo, da un interesse“privato”, visto che Tommaso è anche miozio (cosa che mi onora), ma è proprio nellaoggettiva certezza d’interpretare il parere dimolti che sottolineo la sua importanza. Pe-rò, piuttosto che soffermarmi sui suoi gran-di meriti di studioso e storico di San Felice,voglio condividere con voi un mio ricordo diragazzo che vi avvicini a un Tommaso Lan-zuisi privato, uomo di libri dalla fiera retti-tudine e capace di poetiche ingenuità tipi-che di tanti uomini di cultura. Un breve ri-cordo che mi auguro serva ad accrescereper lui un sentimento, oltre che d’incondi-zionata, silente stima, anche di simpatico esincero affetto; sperando che egli non mene voglia per questo. … Ero poco più che adolescente e non ram-mento che tipo di occasione fosse, ma ri-

cordo bene che mi trovavo seduto in mac-china sul sedile posteriore, mentre davantic’era zia Marisa e alla guida zio Tom; forse,mi stavano dando un passaggio a Roma,chissà? Comunque, il fatto è che zio vennefermato dai carabinieri per un normale con-trollo e il milite volle verificare anche il bol-lettino dell’avvenuto versamento della so-prattassa denominata “una tantum”. Iniziòuna faticosa e concitata ricerca della ricevu-ta da parte di zio e zia che, invece di aiutar-si, si contrastavano a vicenda sostenendocontrapposte ed innervosite ipotesi su dovepotesse essere stata riposta; mentre tale si-parietto fra i due metteva a dura prova la pa-zienza del carabiniere. Il sospirato pezzettodi carta, fortunosamente, saltò fuori da unabusta di semi ed arnesi vari pronti per il ter-reno di zio, che in quel periodo era stato fol-gorato da un antico amore bucolico per la ri-trovata terra. Nel consegnare la ricevuta,Tom, però, pensò bene di redarguire il mili-tare con tono professorale, perché nell’atte-sa si era quasi permesso di avanzare il so-spetto (immaginando zio come un contadi-no sempliciotto) che una persona retta co-me il professor Lanzuisi, non fosse stato unoscrupoloso osservatore della legge nel pa-gare quanto dovuto. L’Appuntato, indispet-tito da questa predica, verificò con partico-lare zelo il talloncino e si accorse, con sotti-le e perfida soddisfazione, che il “Professo-re” si era sbagliato perché gli aveva dato laricevuta della prima “una tantum” e non del-la seconda! Potete immaginare la scena … Il carabinie-re non ebbe nemmeno il tempo di goderedi questo suo piccolo riscatto sociale, peraver preso in castagna “il professore”, chezio scese dalla macchina fulmineo e mi-naccioso, parandoglisi davanti impettito co-me se fosse un generale, e con tono gravegli disse : «Cosa vuole? La “seconda unatantum”? Ma lo sa che cosa sta dicendo? -(in un oltraggioso crescendo di timbro e vo-lume della voce) - Con me che sono un pro-fessore di latino e greco, lei sostiene che cisarebbero due “una tantum”! Ma si rendeconto?». In macchina nel frattempo zia, sbi-gottita e sopraffatta dalla reazione di zio, miguardava con fare severo e interrogativo,quasi a chiamarmi in una sorta di correità

Editoriale Speranzadi cambiamento 1

Personaggio Godwin Spani 2Politica Anticonformisti

e vincenti 3Politica I motivi

di una vittoria 4Politica Petrucci,

Grillo e il Giappone 5Lettere Lettere al Direttore 6Territorio Ma è proprio necessario

il raddoppio del porto? 7Ambiente “Nemo propheta

in patria” 8Il fatto Cultura è sviluppo 9Il fatto S’ha caputate ju munne 10Società Sviluppo e progresso:

La vera rivoluzione 11Territorio E’ ora di cambiare! 12

PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO 13-20Ambiente Gli elettrodomestici,

gli ingombranti e … 21Territorio A tu per tu con una guida 22Storia Questioni

di toponomastica 23Ambiente Litorale partecipato 24Cinema Sabaudia.

Terra d’ispirazione … 25Libri Primavera destabilizzata 26Sport “La via del Palio” 27Varie L’irraggiungibile Ponza –

B. Montenero 28Sport Il calcio al Circeo 29Personaggio/Oroscopo 30Tempo libero Cucina – Cinema

Ora legale – Poesia 31

SSSSOOOOMMMMMMMMAAAARRRRIIIIOOOO

T. Lanzuisi e A. De Sisti

continua a pag. 10

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Il nostro Paese attraversa una gravissimacrisi economica, le notizie di suicidi diimprenditori e di privati cittadini si sus-

seguono anche più volte lo stesso giorno.A parte le strategie macroeconomiche, dimedio e lungo termine, appare chiaro chela Nazione deve ricercare energie nuove perripartire. Nel Medio Evo la cultura fu custo-dita nei Monasteri, ma fu poi il motore peril nostro meraviglioso Rinascimento cheportò benefici economici enormi e duratu-ri.Su questo tema è intervenuto “Il sole 24ore” che ha lanciato un “Manifesto per lacultura”, un documento di altissimo respi-ro, che ha raccolto già l’adesione di mol-tissimi docenti universitari, imprenditori epersonalità. Secondo questo Manifesto an-che la crisi del nostro dopoguerra fu af-frontata investendo in cultura (per esempiola nascita del Piccolo Teatro di Milano). Lenostre città, durante quella stagione, sonostate protagoniste della crescita, hanno co-struito “cittadini”, e il valore sociale condi-viso che n’è derivato ha creato una nuovavisione dell’economia.La situazione attuale purtroppo non è dis-simile, occorre rivedere il rapporto tra svi-luppo e cultura. I beni culturali, considera-ti da alcuni ingombranti, improduttivi e damantenere, devono tornare a essere consi-derati una risorsa e a essere decisivi per ilconsolidamento di una sfera pubblica de-mocratica, per la crescita reale e per la ri-nascita dell’occupazione. L’articolo 9 dellaCostituzione «promuove lo sviluppo dellacultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tu-tela il paesaggio e il patrimonio storico e ar-tistico della Nazione». Nei nostri comuni ri-troviamo tutto questo, dobbiamo solamen-te valorizzare questi elementi non solo sin-golarmente, ma nel loro complesso, svilup-pando le azioni sinergiche che ne possonoderivare.Secondo i promotori del Manifesto non cipuò essere sviluppo senza cultura, inten-dendo con questo termine una concezioneallargata che implichi educazione, istruzio-ne, ricerca scientifica, conoscenza e per“sviluppo” non una nozione meramenteeconomicistica, incentrata sul PIL, un indi-catore considerato oramai di gran lunga in-sufficiente a misurare la qualità della vita.Secondo molti autori la recessione in corsodeve indurci a ripensare radicalmente il no-stro modello di sviluppo. L’Italia non pos-siede risorse naturali (se si eccettuano il so-le e il mare di cui per secoli ci siamo di-menticati), ma è piena di tesori culturali; perquesto dobbiamo pensare a un tipo di svi-luppo che valorizzi i saperi, le culture, le pro-fessionalità. La cultura e la ricerca innesca-no l’innovazione, e dunque creano occupa-zione, producono progresso e sviluppo. Inquesto periodo le nostre amministrazioni lo-cali stanno predisponendo il bilancio di pre-visione, la cultura deve essere messa al cen-tro dell’azione amministrativa. Ovviamente

non ci riferiamo agli spettacoli estivi tantocari a qualche assessore, ma intendiamoporre con forza la funzione di sviluppo del-la cultura all’attenzione delle scelte dellaGiunta. La classe politica ha grosse re-sponsabilità in questo momento, solo ga-rantendo una maggiore partecipazione e ag-gregazione dei cittadini, facendo crescerenella comunità un valore sociale condiviso,potremo superare le difficoltà che colpisco-no vaste fasce della popolazione. Gli stabi-limenti industriali abbandonati nelle nostrecittà non sono diversi dalle macerie del do-poguerra, e l’urgenza di immaginare e crea-re il futuro non è rinviabile.E’ ora di promuovere il funzionamento del-le istituzioni mediante una loro leale co-operazione, individuando e risolvendo iconflitti a livello istituzionale, di cui pur-troppo il nostro territorio soffre da anni (peresempio i ricorrenti conflitti tra Provincia eParco del Circeo). Il messaggio contenutonel “Manifesto per la cultura” è stato giàraccolto da molte istituzioni universitarie, ri-cercatori, studenti etc. in tutto il Paese. LaLegautonomie ha aderito al Manifesto fa-cendosene promotrice presso tutti le am-ministrazioni locali, specialmente con l’o-biettivo di favorire l’attuazione di quella par-te del Codice dei beni culturali che preve-de la complementarità pubblico/privatonella gestione del patrimonio pubblico.Non si deve dimenticare la funzione delmondo della scuola per rendere i giovani icustodi del nostro patrimonio, e per poterfare in modo che essi ne traggano alimen-to per la creatività del futuro.Tutto ciò deve partire naturalmente da un’a-

nalisi SWAT (Strenghtness, Weaks, Oppor-tunities, Treats) per individuare i nostri pun-ti di forza, di debolezza, le opportunità e leminacce. I punti di forza possono essere in-dividuati nell’immagine delle nostre città,nella nostra storia, nelle associazioni cultu-rali e nelle strutture museali oltre che nellebiblioteche presenti (dei veri e propri cultu-ral providers); i punti di debolezza si rileva-no nella scarsa attenzione che alcuni poli-tici (ma non solo) dedicano alla cultura e neltessuto sociale ancora poco solido; le op-portunità possono essere offerte dai nostrigiovani, dalle persone fortemente motivateall’innovazione; infine le minacce dobbiamoindividuarle in tutti quelli che non com-prendono l’importanza della cultura nellasocietà moderna e che pensano solamen-te al facile guadagno. Una proposta moltoinnovativa che è stata presentata da alcuniin questi ultimi giorni, è quella di creare del-le facilitazioni alle imprese culturali, sia coneconomie esterne (ad esempio la banda lar-ga), che attraverso agevolazioni fiscali,creerebbe una “zona franca” nelle nostrecittà e convincerebbe alcuni giovani di ta-lento ad avviare nuove attività, agevolan-done lo start up in un territorio ineguaglia-bile per la presenza di beni culturali e am-bientali di rara bellezza, evitando così la fu-ga dei cervelli. A questo proposito l’Agen-da Digitale Europea contiene alcune indi-cazioni che potrebbero essere raccolte pervalorizzare i nostri beni culturali (anche im-materiali) avvalendoci delle moderne tecni-che che ci offre l’informatica, anche per lericadute turistiche che ciò potrebbe avere.

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Il fatto - Sabaudia

di Aristippo

Cultura è sviluppo

Palazzo “Mazzoni” ex edificio poste

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Confuso tra le centinaia di persone cheerano presenti alla prima seduta delnuovo consiglio comunale di San Fe-

lice Circeo, non credevo ai miei occhi. Ave-vo assistito più volte, nel corso degli anni,ad altre sedute ma poi mi ero convinto diquanto fosse inutile seguire dal vivo i lavo-ri della assise comunale. Non c’era gioco,soprattutto dopo la scomparsa di Vittorio“Bombardone” Capponi il quale, nonostan-te fosse sempre circondato da soverchian-ti forze nemiche, teneva loro testa dai ban-chi dell’opposizione; e non c’era gioco, amaggior ragione, dopo l’ennesimo salto del-la quaglia di alcuni consiglieri eletti per rap-presentare le minoranze che avevano, pe-rò, scelto di stare dall’altra parte mostran-do a Scilipoti quale fosse la retta via da se-guire.Voglio cominciare dal principio e cioè dal-l’ora di convocazione del Consiglio che erastata fissata alle undici…, no, no alle venti-tré… proprio alle undici di mattina… sì conil sole, la luce! Cioè senza costringere lagente a non partecipare e i consiglieri a sba-digliare senza ritegno (a proposito, che fineavrà fatto quel simpaticone soprannomina-to Sonnellino?). La seconda cosa che mi hacolpito è stata la puntualità: alle undici inpunto è stato fatto l’appello mentre prima lamezzora accademica veniva rispettata sen-za eccezioni. Poi l’entusiasmo della gente,quello della liberazione da un incubo. E poile facce. Tese ma serene quelle della mag-gioranza che muoveva i primi passi ancheun po’ goffamente vista la “prima volta” delSindaco Petrucci e di qualche consiglierecomunale.Terribili e rette da un esagerato sorriso dicircostanza quelle dei tre consiglieri di mi-noranza, visibilmente in difficoltà in una par-te che non conoscevano e che faranno mol-

ta fatica a im-parare anchein futuro.Schiboni, nel-la sua veste digenerale di unesercito scon-fitto era irrico-noscibile ri-spetto al ditta-tore che erastato fino aqualche setti-mana prima,mentre Cera-soli di sindacouscente nonaveva nem-meno la par-venza.Come spessoaccade, a fare

la figura migliore è sta-ta la donna del gruppola quale, nonostante lamente rivolta a qualepotrebbe essere, ora,l’evoluzione della storiadi quel porto che lei hasempre pensato esseresuo mentre invece suonon è, è riuscita ad ac-cogliere con un sorrisosmagliante il mazzo difiori che le ha conse-gnato Petrucci. Poi, miha sorpreso l’assenzadi alcuni abbonati e ab-bonate del tempo cheè stato, quasi che l’in-teresse alle discussioniconsiliari fosse venutomeno insieme con altri

tipi di interesse…Certo, non si è detto molto il 19 maggio inquell’aula e, d’altra parte, l’ordine del gior-no non lo consentiva; però il discorso diGianni Petrucci mi è piaciuto. Mi è piaciutala sua parlantina spigliata e poco importase, ogni tanto, dopo un soggetto e un pre-dicato, nella foga del discorso, si è perso uncomplemento oggetto; mi è piaciuto il suodiscorso di impegno per la città; mi è pia-ciuta la sua sincera riconoscenza verso igiovani; mi è piaciuto il riferimento alla Le-galità quale cardine essenziale per le per-sone civili. Poi, il Sindaco, ha voluto aprireun’autostrada alla collaborazione con l’op-posizione e qui, devo dire, che uno dei mieivicini non si è potuto trattenere e, sia puresottovoce, è sbottato in un: “Eh, Petru’,statte attiente, ca chisse so’ lupenare!”. Co-munque, lupi mannari a parte, mi è sem-brato che il clima fosse davvero rasserena-to rispetto a prima. Perfino la stenotipistache registra da sempre le sedute del Con-siglio Comunale mi è sembrata felice…

parentale, mentre io la guardavo di riman-do cercando di dirle, sempre senza parole,“a me m’è zio, ma tu te lo sei sposato, quin-di, vedi di fare qualcosa perché qui si met-te male…”Zia, provando a rimanere lucida, tentò di ar-ginare l’imminente disastro che stava perscaturire dall’ animata discussione tra i due,cercando affannosamente anche la secon-da ricevuta, che miracolosamente si mate-rializzò fra le sue mani. La consegnò imba-razzata al militare scusandosi dell’atteggia-mento assunto da Tom, nel tentativo di rab-bonire l’ormai esasperato tutore dell’ordine,mentre zio, ancora alterato e per niente do-mo, avanzò il sospetto che tale pezzo dicarta fosse un falso, escludendo categori-

camente di aver mai pagato la “secondauna tantum” perché, disse con tono solen-ne e cattedratico: «Mai e poi mai mi sarei re-so complice di un errore così grossolano daparte dei nostri governanti»! Nonostante tut-to, non fummo arrestati, e ciò mi consentedi ripensare a questo episodio e ai suoi pro-tagonisti con nostalgico affetto, soprattut-to oggi che siamo sottoposti a molteplici“una tantum”.Ancora tanti sono i nostri concittadini di va-lore che, ne sono certo, potrebbero fare mol-to di più se solo questo paese non fosse co-sì spesso distratto, superficiale e ingrato ver-so i suoi figli migliori da mortificarne costan-temente l’impegno, ignorandoli. Impossibilericordarli tutti in quest’articolo che vuole es-sere semplicemente un invito a saper rico-noscere le virtù e i grandi pregi delle perso-ne che ci sono vicine e che hanno operato,spesso a loro spese, nell’interesse di tutti, pri-ma di abbandonarci a facili entusiasmi permeriti a venire di personaggi noti ma ancoratutti da verificare sul campo. �

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Il fatto - San Felice Circeo

di Aiace Telamonio

S’ha caputate ju munne!

segue dalla pagina 8

Politica di GABRIELE LANZUISI

Nemo propheta in patria

19 maggio - Insediamento del Consiglio comunale

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Società

Uno dei principali temi che ha fatto dasfondo alla campagna elettorale ap-pena conclusa è stato il modello di

sviluppo proposto dalle varie aree politiche.Non è un fatto nuovo: l’interesse per la de-finizione di cosa s’intenda realmente per“sviluppo” ha, infatti, attraversato i secoli,attirando studiosi e filosofi posizionati agliantipodi, dai pensatori marxisti ai fondato-ri della dottrina sociale della Chiesa. L’appeal di tale concetto è insito nel fattoche lo “sviluppo” è percepito dalla colletti-vità come strettamente legato a un aumen-to di benessere comune, di opportunità e dicrescita economica. Soprattutto in una fa-se di dura recessione, come quella che stia-mo vivendo attualmente, i politici sonoquindi chiamati a convincere gli elettori chela propria ricetta sia migliore di quella altrui,che la propria idea di “sviluppo” sia quellain grado di riattivare i processi economicigarantendo la sopravvivenza di imprese efamiglie.Perdiamo tuttavia una parte importante deldiscorso, se limitiamo la nostra attenzionealla mera crescita di indicatori economici, discambi e di produzione di valore industria-le. Al contempo, è comprensibile che in unmomento storico nel quale molti individui siritrovano, da un giorno all’altro, al di sottodella soglia di povertà, la loro preoccupa-zione sia focalizzata su quei fattori che, al-meno formalmente, sono connessi al pro-prio sostentamento. Non è un caso, tuttavia, che già nel 1990 uneconomista pakistano abbia messo a pun-to un indicatore macroeconomico denomi-nato “Indice di Sviluppo Umano” (in in-glese: HDI-Human Development Index) ingrado di valutare la qualità di vita dei citta-dini di un dato Paese. Dal 1993, anche l’O-NU nell’ambito dei propri studi utilizza taleindice a integrazione del PIL (Prodotto In-terno Lordo), rappresentando quest’ultimosolo il valore monetario dei beni e dei ser-vizi prodotti in un anno su un determinatoterritorio nazionale, senza tener conto delcapitale (soprattutto naturale) che vieneperso nei processi di crescita. In sintesi, il PIL è un parametro che spessofalsa l’analisi della realtà sociale di un Pae-se, in quanto non tiene conto del fatto chela ricchezza di un singolo cittadino com-pensa la situazione di molti poveri, non re-gistrando l’effettivo livello di vita di questiultimi. Per tale ragione, attraverso l’“Indice di Svi-luppo Umano” si è cercato di tenere in con-siderazione anche altri ambiti, maggior-mente connessi alla sfera sociale e culturaledei Paesi analizzati, quali ad esempio, lapromozione dei diritti umani, la difesa del-l’ambiente, lo sviluppo sostenibile delle ri-sorse territoriali, la qualità dei servizi sani-tari, l’educazione e l’indice di alfabetizza-zione, la partecipazione democratica, non-ché l’equità delle opportunità di sviluppo ed’inserimento nella vita sociale.Questo indice integrativo contempla, infat-

ti,aspetti della vita dei cit-tadini che non riguardanoesclusivamente la produzio-ne di ricchezza, intesa comeaumento della produzioneeconomica, ma che sono in-vece legati all’idea di un “mon-do migliore”, nel quale lo svi-luppo industriale, oltre una cer-ta soglia, diventa addirittura su-perfluo per il miglioramento dellecondizioni di vita. A tale proposito, è difficile non ri-pensare alla visione di Pier PaoloPasolini che distingueva nettamen-te lo “sviluppo”, obiettivo degli indu-striali che producono beni spesso su-perflui, dal “progresso”,nozione idea-le e politica, fondata sulla giustizia so-ciale, sulla solidarietà e su processi dimodernizzazione in grado di migliorarele condizioni di vita in modo equo edequilibrato. Questa premessa è utile per aprire un ra-gionamento sul momento politico attuale,visto da alcuni come una fase di cambia-mento, da altri come un punto di non ritor-no, da altri ancora come un lento declino.La crisi economica mondiale non è, infatti,solo il frutto di eventi strettamente connes-si alle dinamiche di mercato, quanto piut-tosto la conseguenza del fallimento delconcetto capitalistico della società, finaliz-zato esclusivamente alla produzione di ric-chezza e sconnesso da quei fattori di “pro-gresso”, così ben introdotti da Pasolini e,ancor prima, evidenziati dalla dottrina so-ciale della Chiesa. Per tale ragione, pensa-re di curare la crisi economica utilizzandoesclusivamente strumenti “economici” ap-pare un tentativo destinato a fallire. Occor-re invece proporre una nuova e diversa ideadel mondo che ci circonda. Questo do-vrebbe essere oggi il dibattito nelle piazzee nelle sedi degli organi rappresentativi. Laclasse politica attuale non sembra tuttaviapronta per farsi portavoce di questo cam-biamento. La profonda frattura che si èaperta tra i partiti e la società civile, a se-guito degli ultimi insopportabili scandali,non sembra aver convinto i politici a ripen-sare il loro ruolo. L’unico pensiero che sem-

bra assillare la loro testa ap-pare quello di riposizionarsinello schieramento, conti-nuando a garantirsi i mede-simi privilegi. Allo stesso mo-do, i movimenti spontaneisorti in mezza Europa e ca-paci di significative afferma-zioni elettorali, ad esempio ilMovimento 5 Stelle in Italia,non possono rappresentare

la soluzione del pro-blema, ma ne costi-tuiscono solo unadelle conseguenze.Ritengo, infatti,che per affrontareuna crisi così pro-fonda, transna-zionale e in gra-do di mettere ind i scuss ioneuna vastagamma di va-lori, alcuni diessi fino adoggi ritenu-ti intocca-bili, occor-ra affidar-si a pen-sieri sal-di, nonsolo a

denunce dis-ordinate di ciò che

non va bene.Partendo da coloro che hanno la re-

sponsabilità di guidare intere nazioni,fino adarrivare a chi ha il compito di amministrarepiccoli comuni di provincia, è facile riscon-trare l’assenza di persone capaci di pren-dere decisioni, ripartendo da capo e met-tendo alla base di un nuovo corso idee di“progresso” condivise. Per raggiungere l’o-biettivo, un programma di governo dovreb-be essere in grado di rappresentare, nel suocomplesso e nella declinazione di ogni suoaspetto, una “visione”, una prospettivareale del domani. In questo modo, i cittadi-ni potrebbero intravedere il futuro che li at-tende e quello che attende i propri figli, ap-passionandosi e partecipando attivamentealla costruzione di una nuova società e ri-cucendo il baratro che li divide dall’attualeclasse politica. La “visione” dovrebbe toc-care tutti i temi principali della vita, assu-mendosi la responsabilità di scelte chiare.Il modello dovrebbe indicare che tipo dienergia produrremo domani, che sistemaeducativo formerà le nuove classi dirigenti,che livello di tutela dell’ambiente sarà ga-rantito e che politica industriale verrà svi-luppata. Occorre ridare la speranza che ilmondo possa essere migliore di quello incui stiamo vivendo. Questa è la rivoluzionedi cui la società civile ha bisogno.

di Andrea Bazuro

Una nuova e diversa idea del mondo che ci circonda

Sviluppo e progresso: la vera rivoluzioneUn programma di governo dovrebbe rappresentare una prospettiva reale del domani

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Cambia l’amministrazione comunale di SanFelice Circeo. Era ora. Dopo anni di progettinefasti, colpevoli silenzi, diffuse illegalità,

speculazioni, ora forse si apre una pagina nuovaper la città. Un capitolo da scrivere ex novo. Uncambio di analisi, prospettiva, progettualità e me-todo di azione politica che può portare a un in-dispensabile cambio di rotta. Non vedremo for-se più noti “pascimenti fai da te”, sarà abbando-nato il nefasto progetto di raddoppio del portocon il suo carico di conseguenze ambientali sul-l’intera costa del sud pontino, verranno redattipiani triennali di sviluppo che punteranno su unriordino urbanistico e sulla qualità ambientalepiuttosto che rincorrere le ansie dei palazzinari.Potremmo forse vedere finalmente un sistema diciclabilità alternativo che incentiverà l’uso della bi-cicletta, isole pedonali e un ciclo virtuoso dei ri-fiuti con una differenziata ben organizzata e unporta a porta diffuso. Per non parlare della pro-mozione delle energie alternative, in particolaredel fotovoltaico e di progetti moderni di educa-zione ambientale per una nuova educazione ci-vica della cittadinanza e in particolare delle nuo-ve generazioni. Addio a progetti come quello delcampo scuola di golf all’ex cava del Brecciaro?Idea strampalata da cancellare come la vecchiapolitica sanfeliciana. Non ci mancheranno le rea-zioni smodate e incomprensibili della passataamministrazione contro quei giornalisti e am-bientalisti colpevoli di “infangare il buon nomedelle città”, quando con articoli, convegni, semi-nari, veniva denunciato il reiterato “sacco del Cir-ceo” e il radicamento delle mafie nel territorio co-munale. Ricordiamo che a San Felice c’è quasiuna richiesta di condono edilizio per ogni resi-dente, bambini e anziani compresi, sono naticentri commerciali su terreni agricoli, sui quali for-tunatamente è intervenuta la Procura, si sono ve-rificate violenze personali che hanno colpito an-che esponenti della passata amministrazione epubblici funzionari e sono nate darsene abusivenella “distrazione” colpevole di troppi ammini-stratori. E come dimenticarsi dell’incendio dolo-so subito dalla nota discoteca “La Bussola” e del-l’arresto in città del noto camorrista Antonino Gal-lico? È tempo di cambiare. Legambiente chie-derà peraltro che il Comune esca dalla gestioneprivata dell’acqua per opera di AcquaLatina eaderisca alla campagna nazionale ObbedienzaCivile, per il rispetto del voto referendario.Petrucci vince e Schiboni perde. Perde una tra-dizione che voleva raddoppiare il porto, costrui-re funicolari, che gestiva la macchina ammini-strativa in modo non trasparente, perdente sulpiano del turismo, del lavoro, della legalità, re-frattaria a qualunque azione di programmazioneseria e astiosamente anti ambientalista.Vince l’idea che un’altra città è possibile, dove ilpalazzo comunale diventa una casa di vetroaperta ai cittadini, dove la legalità è una condi-zione imprescindibile dell’azione amministrativae programmatica, dove economia e ambiente so-no le due gambe sulle quali si regge lo sviluppo,dove il Parco del Circeo non è vissuto con ner-vosismo, ma come grande occasione per pro-muovere e creare economia virtuosa e grandi op-portunità occupazionali.Ogni buona amministrazione, in verità, deve es-sere giudicata alla fine del suo mandato e non

certo all’inizio. Ma le premesse sono indiscutibil-mente favorevoli. Così come anche un rinnova-to orgoglio e piacere alla partecipazione da par-te di molti giovani. Forse questo è il tratto più bel-lo della svolta sanfeliciana. Giovani che parteci-pano, prendono la parola e discutono del propriopaese e del loro futuro, suggerendo soluzioninuove a problemi che non si sono mai voluti af-frontare.Uno degli impegni che certo richiederà un radi-cale cambio di prospettiva e di azione da partedella nuova amministrazione comunale riguardadue proposte “ambientaliste”, di cui proprio re-centemente, durante un seminario organizzatoda Legambiente insieme a Libera, si è discussonella bella cornice dell’Hotel Maga Circe. Si trat-ta di due progetti che Legambiente ha inserito egià consegnato all’Ente Parco come osservazio-ni preliminari al relativo Piano del Parco, che pos-sono aiutare a ridisegnare le linee di sviluppo an-che economico e occupazionale locale. La pri-ma proposta riguarda l’istituzione dell’area mari-na protetta, per una parte di territorio che inte-resserebbe anche il Comune di San Felice Cir-ceo. Si tratta di un tema sul quale è necessariolavorare in sinergia, imprendiscibile per il futurodel Parco. Essa consentirebbe senza dubbio ditutelare e valorizzare le caratteristiche naturali,chimiche, fisiche e della biodiversità marina e co-stiera, anche attraverso interventi di recupero am-bientale e la promozione di uno sviluppo soste-nibile dell’ambiente, con particolare riguardo al-la valorizzazione delle attività tradizionali, delleculture locali, del turismo e della pesca ecoso-stenibile. Un progetto sul quale, in verità, già lapassata amministrazione si era detta favorevole,

ma facendone contemporaneamente motivo dicontrattazione, per la quale chiedeva di fare usci-re dal territorio del Parco il quartiere de La Cona,preparando lo stesso a una nuova colata di ce-mento che avrebbe portato a conseguenze ne-faste per il territorio e la sua economia. L’altra proposta avanzata, e che trova consensotrasversale anche nelle diverse amministrazionicomunali interessate, è relativa all’istituzione diuna rete ecologica quale insieme di strategie d’in-tervento per la riqualificazione del territorio e deiprocessi naturali che lo caratterizzano, basato sulconcetto di biodiversità. Anche questa propostarappresenta un’importante occasione di rilanciooccupazionale e turistico per l’intera provincia.Essa punta a salvaguardare e potenziare la di-versità biologica, fondamentale per la sopravvi-venza degli ecosistemi, all’interno di una retecontinua e diffusa che a partire dal Parco nazio-nale del Circeo e per mezzo delle straordinarie vied’acqua che già reticolano il territorio, saprebbelegarsi alle altre aree protette regionali, come ilParco regionale dei Monti Ausoni, il Parco Rivie-ra d’Ulisse e magari, presto, anche il Parco re-gionale dei Monti Lepini. Si tratta di uno stru-mento indispensabile sia dal punto di vista tec-nico sia dal punto di vista politico per la pianifi-cazione territoriale e l’incremento della qualità ter-ritoriale, per creare un nuovo equilibrio tra spazinaturali e contesto antropizzato. Progetti sui qua-li si confronterà la nuova amministrazione comu-nale in un contesto alto come quello del Parconazionale e che speriamo dia il segno di un cam-biamento reale, vero, forte e coerente con gli im-pegni elettorali.

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Territorio - San Felice Circeo

di Marco Omizzolo

Vince l’idea che un’altra città è possibile

Legambiente è pronta con le sue idee a collaborare con la nuova Amministrazione

È ora di cambiare

“Il navigante”Domenica 10 giugno p.v. alle ore 11.00, presso il cinema “Anna Ma-gnani” – P.zza L. Lanzuisi – di San Felice Circeo, Franco De Chiara pre-senterà il suo romanzo “Il navigante”.“E’ il giorno di Ferragosto, al Circeo, e Arturo non ha nessuna intenzionedi restarsene gomito a gomito con tutta quella gente che affolla le spiag-ge.Decide di trascorrere l’intera giornata in mare, veleggiando a bordo diuna piccola imbarcazione nelle acque antistanti il Circeo, tenendosi il piùpossibile lontano dalla costa.Le ore passano, e il vento di maestrale lo aiu-ta a frapporre la giusta distanza tra il suo Flying Junior e il resto del mon-do.Quello che non ha potuto immaginare, però, è doversi trovare a fron-teggiare una sorta di bilancio interiore, che proprio quel giorno ha deciso

di occupare senza pietà la mente di Arturo. Ecco così che si vede costretto a ripercorrere lasua vita, tra una virata e l’altra, con motoscafi e cabinati che gli sfrecciano accanto senza un mi-nimo di prudenza. Una vita, la sua, trascorsa tra Roma e New York, con la sensazione di non es-sere mai riuscito a sentirsi a proprio agio né da una parte, né dall’altra,dovendo anche fare i conti una volta per tutte con l’ombra ingombrantedel padre, un famoso architetto morto dieci anni prima. Arturo tenta disalvare il salvabile, l’amore sconfinato per la vela, prima di ogni altra co-sa, che all’inizio della mattinata condivide con sua figlia, una ragazza ame-ricana di passaporto e mediterranea nell’aspetto, ma il vero problema diArturo consiste nel suo difficile rapporto con una Umanità che gli sem-bra incredibilmente mediocre e persino lieta di esserlo. Già, perché lui “…non possedeva nessuna certezza di essere migliore degli altri. Solo unvago sospetto, questo sì.”. E tra un flash back e l’altro emerge un numeroinquietante di storie e leggende strettamente legate al mare, non soloquello che circonda il Circeo.”

Comunicato

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Parco

L’elezione di Gianni Petrucci aSindaco di San Felice potrebbeportare cambiamenti importan-

ti nel contesto del Circeo. Non solo enon tanto un cambiamento degli equi-libri politici, quanto un cambiamentodi mentalità, potrebbe favorire, infatti,l’affermarsi di una diversa “visione” diquesto territorio promuovendo pro-getti che vadano in questa direzione.D’altra parte il contributo che le per-sone che “vengono da fuori” posso-no portare, è quello di nuove idee epiù ampie prospettive.Per quella formazione e cultura che lohanno portato alla Presidenza delCONI, Petrucci, infatti, ha l’assolutaconsapevolezza di quanto possamuovere lo sport, non solo quello deigrandi campioni, ma soprattuttoquello delle centinaia di migliaia di amato-ri e dilettanti; inoltre sa perfettamente co-struire e gestire eventi capaci di trasfor-marsi in poli di attrazione. “Pane” per que-sto territorio, nel quale una logica di stam-po provinciale stenta a evolversi in ognicomparto economico. Il “Parco dello Sport” è una delle caratte-rizzazioni che il Consiglio Direttivo del Par-co Nazionale del Circeo, con il contributodell’Università LUISS, ha voluto dare al Pia-no del Parco. E’ appunto l’espressione diuna “visione”, l’invito a concentrare gli sfor-zi di tutti per il miglioramento o la realizza-zione e promozione di strutture leggere ecompatibili, perfettamente inserite nel con-testo territoriale, intorno a cui costruireeventi.Sentieri, piste, percorsi attrezzati, campi ga-ra o allenamento che diventino riferimento

per migliaia di atleti e sportivi chescelgono il Circeo per una pedalata,una corsa, un giro in canoa o a vela,un’immersione, una cavalcata. In-somma il Circeo ha sicuramente bi-sogno di rafforzare l’offerta di ospitalità perle squadre (soprattutto internazionali) chescelgono questi luoghi per i loro allena-menti, ma ha bisogno di costruire una nuo-va offerta turistica rivolta a tutti e caratte-rizzata dal concetto di benessere e attivitàall’aria aperta.Se da un lato dunque, migliorando senzatroppi sforzi alcune strutture, esiste la pos-sibilità di saldare maggiormente a questoterritorio le squadre di canottaggio di mez-za Europa, o quelle di box che iniziano a ve-nire per svolgere qui gli allenamenti aerobi-ci, se esistono tutte le possibilità di aprirsialle federazioni di altri sport erroneamentepercepiti come minori con la speranza cre-

dibile di poter ospitare anche questiatleti professionisti, da un altro lato gliinterlocutori devono diventare tutticoloro che per passione tutti weekend vediamo correre o muoversi sul-le strade o nei parchi urbani.Nel tempo costoro devono assumereil Circeo come riferimento perché de-vono sapere che qui potranno trova-re un’ospitalità costruita su misura per

loro oltre che quellepiccole strutture che glipossano consentire dipraticare la propriapassione: una pista ci-clabile, un sentiero consegnati i tempi di per-correnza e le distanze,un posteggio di scam-bio dove lasciare lapropria automobile, unluogo ben indicato do-ve affittare una canoa,un programma di im-

mersioni o di trekking o di ginnastica all’a-ria aperta, un campo pratica da golf.Se poi tutto ciò fosse “cucito” con eventiche si susseguono per tutte le settimanedell’anno, se questi eventi fossero capaci diguardare oltre il contesto locale, se fosse-ro collegati a “pacchetti” alberghieri desti-nati anche alle famiglie degli atleti, allora in-cominceremmo a muovere un sistema po-tenzialmente capace di aprire in modo cor-retto a quella destagionalizzazione del turi-smo di cui tutti parlano ma che mai vienecostruita.Affinché tutto ciò sia possibile, occorrononon solo idee chiare, ma anche capacitàimprenditoriale e di relazione. Il Presidente-Sindaco Petrucci ha entrambe le cose. Hai contatti giusti con le Federazioni sportive,con le Associazioni dei dilettanti, può es-sere influente per aprire il Circeo a calendaridi eventi e incontri. Il Parco, con il suo Pia-no, è in grado di offrire la giusta interlocu-zione, di stabilire al meglio i termini e i mo-di in cui è possibile fare queste cose sen-za essere troppo invasivi, senza alterare icontesti ambientali. Il Parco è soprattuttonelle condizioni di concordare con le Am-ministrazione Locali quali debbano esseregli interventi da porre in essere per rende-re più credibile ed efficace questa offerta. Nel fare dunque i migliori auguri di buon la-voro al Sindaco Petrucci, vogliamo ricordar-gli che “l’amore” per questa terra che lo hafin qui guidato (così lui ha avuto modo di di-chiarare) può fare e dare ben oltre le sue at-tribuzioni istituzionali di Sindaco. Può diven-tare un elemento di traino e promozione nonsolo per San Felice e può con il Parco im-maginare e costruire un futuro dove sport enatura trovano nel Circeo uno straordinariopunto di incontro aperto a tutti.

* Presidente Ente Parco Nazionale del Circeo.

Può diventare il riferimento per migliaia di atleti

di Gaetano Benedetto *

Un progetto contemplato nel “Piano del Parco”

Il “Parco dello Sport”

Lago di Caprolace

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Parco

Ritengo utile fornire un quadro delle prin-cipali novità previste dal Piano del Par-co e dal Regolamento adottati dal Con-

siglio Direttivo in data 27 aprile 2012 che pos-sono interessare i cittadini per le loro attivitàquotidiane.NORMATIVA GENERALE1. Conferma della normativa prevista per la

raccolta di funghi, con un numero control-lato di tesserini privilegiando i residenti (quo-te minori però sono previste anche per i nonresidenti);

2. Raccolta dei prodotti del sottobosco per-messa per molti prodotti tradizionali;

3. Semplificazione procedurale (non necessi-tà di nulla osta) per gli sfalci delle erbe e del-la vegetazione infestante (ad esempio rovi);

4. Chiarimento delle procedure per il control-lo della fauna (cattura e abbattimento) pre-vedendo il coinvolgimento dei volontari del-le associazioni ambientaliste, di ricerca e ve-natorie nelle attività del Parco;

5. Previsione delle modalità di indennizzo deidanni da fauna alle coltivazioni agricole nelParco;

6. Deroga esplicita alle norme del Parco per gliinterventi di controllo di ratti, topi e per ladisinfestazione nelle aree abitate, nonchéper il contrasto ai parassiti in agricoltura (daeffettuarsi nelle modalità previste dal Rego-lamento);

7. Semplificazione delle potature in ambito ur-bano (non necessità di nulla osta);

8. Semplificazione per i fuochi d’artificio fuoridalle zone integrali o di riserva (non neces-sità di nulla osta).

EDILIZIA9. Per i centri storici (D1) rinvio ai piani parti-

colareggiati e piani colore dei Comuni;10. Per le aree urbanizzate (D2, D3, D4) vigo-

no direttamente i PRG comunali e sonofatte salve le previsioni degli stessi PRG;

11. Semplificazioni per le procedure (il nullaosta si intende già espresso) estese alle at-tività di edilizia libera che comportino so-lo opere interne;

12. Semplificazioni per le procedure (il nullaosta si intende già espresso) estese a tut-te le zone “D” del Piano per gli interventidi manutenzione ordinaria e straordinaria,restauro e risanamento conservativo e ri-strutturazione (con esclusione degli inter-venti di demolizione e ricostruzione, di fra-zionamento con incremento delle unità im-mobiliari e/o comportanti la modifica del-la sagoma - sia in pianta che in alzato – e/ol’incremento dei volumi e/o superfici e/o ilmutamento della destinazione d’uso), rife-ribili a edifici preesistenti legittimamenteassentiti;

13. Costituzione di una commissione per l’e-same dei nulla osta al fine di velocizzarel’emissione dei pareri di competenza delParco, con il coinvolgimento delle altreAmministrazioni competenti;

14. Ampio rinvio alle norme di settore e ai Re-golamenti Edilizi comunali per le aree ur-bane (per evitare complicazioni procedu-rali per i cittadini);

15. Possibilità di costruzione di piscine nellearee abitate (D) e di piscine temporaneestagionali (maggio-ottobre) fino a mc 16anche al di fuori di esse (es. Quarto Cal-do); per le strutture ricettive deroghe anchenelle zone B4 (zone turistico-produttivenelle aree di maggior pregio);

16. Precisazione delle modalità di realizzazio-ne di recinzioni e staccionate;

17. Possibilità di asfaltatura ecologica e dre-nante per le strade “bianche” (es. Molella-Palazzo);

18. Previsione della realizzazione di aree cam-peggio del Parco, prioritariamente su areepubbliche;

19. Semplificazione (non necessità di nullaosta) in area urbana per le strutture tem-poranee funzionali allo svolgimento dimanifestazioni;

20. Ammissibilità dei cambi di destinazioned’uso dei locali a piano terra o cantine neicentri storici (nei limiti del PRG e PPE perSabaudia e dal PRG – piano particolareg-giato di iniziativa comunale per San FeliceCirceo).

ATTIVITA’ AGRICOLE21. Attività edilizia in area agricola regolata nel-

l’ambito delle previsioni di cui all’art. 54 e55 della legge Regione Lazio 22 dicembre1999 n. 38, nonché dei PRG vigenti;

22. Previsione in zona agricola di un aumentodi volume edilizio fino al 5% per adegua-menti igienico-sanitari;

23. Previsione nelle aree agricole di costruzio-ne di manufatti agricoli precari con super-ficie di 9 mq e altezza di m 2,40 (amplia-bili del 20% per motivate esigenze);

24. Possibilità di costruzione di serre in area C(Molella, Palazzo) e D, secondo specificheprescrizioni:- Per l’esistente premio di superficie (finoal 30% per aziende sotto i 3 ha e 50% per

quelle sopra i 3 ha) in caso di passaggioal biologico;- Nuove serre permanenti sono ammesseper coltivazioni biologiche o in transizioneal biologico;- Previste prescrizioni per l’inserimentopaesaggistico, l’utilizzo di acqua e l’inse-rimento ambientale;

25. Possibilità di allaccio di impianti a rete pertutti gli edifici in regola con la normativaedilizia (anche condonati);

26. Possibilità di impianti pubblicitari per le at-tività agro-silvo-pastorali;

27. Misure di adeguamento ambientale degliallevamenti bufalini;

28. Semplificazione (non necessità di nullaosta) per gli interventi di potatura e manu-tenzione di piante (innesti, …) per le azien-de agricole, nell’ambito dell’esercizio del-la propria attività, nonché il taglio dellepiante nelle pertinenze degli edifici; e pergli interventi su alberi da frutto;

29. Semplificazione per la potatura delle spe-cie non autoctone in tutto il Parco.

MARCHIO DEL PARCO30. Sviluppo del Marchio del Parco per pro-

dotti e servizi e promozione del territorio;31. Sviluppo di un Marchio per attività e pro-

dotti agricoli del territorio del Parco e del-le aree contigue;

32. Sviluppo di un Marchio per attività, prodottie strutture turistiche del territorio del Par-co e delle aree contigue;

33. Sviluppo di un Marchio per imprese arti-gianali, commerciali e prodotti editoriali epromozionali del Parco.

GESTIONE ENTE PARCO34. Rilascio del titolo professionale – ufficiale

ed esclusivo - di “Guida del Parco”, con lacreazione di nuove possibilità occupazio-nali;

35. Rafforzamento delle attività di autofinan-ziamento (diritti fotografici e cinematogra-fici, previsione di canoni per centri visita-tori, musei, strutture espositive, corrispet-tivi per le attività di visita, ricerca, ecc.) ge-stiti dall’Ente Parco, corrispettivi per istrut-torie tecniche e per utilizzo di legname,specie animali e vegetali il cui uso è previ-sto dal Regolamento (funghi, pesci, legna,ecc…);

36. Rafforzamento della produzione di mate-riali divulgativi con marchio del Parco perla cessione onerosa;

37. Articolazione delle sanzioni amministrativepreviste dalle norme vigenti.

Alla luce di quanto sopra, visto che i due stru-menti rappresentano un sostanziale passo inavanti nei rapporti tra Ente Parco e cittadini, miauguro che le Amministrazioni locali (la Pro-vincia e il Comune di San Felice) che hannorecentemente deciso di impugnare la delibe-ra che approva il Piano del Parco al TAR, riva-lutino con attenzione l’opportunità di ostaco-lare l’iter legislativo di questo importantissimostrumento.

*Direttore dell’Ente Parco Nazionale del Circeo.

di Giuliano Tallone*

Piano del Parco e Regolamento

Decisioni adottate dal Consiglio Direttivo in data 27 aprile 2012

Le novità per i cittadini

Località “Monticchio” e Picco di Circe

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Parco

Un esemplare di stenella è stato rinve-nuto morto lungo la spiaggia di Sa-baudia nel periodo a cavallo del ponte

del 25 aprile. Il personale dell’Ente Parco equello del Corpo Forestale dello Stato sonointervenuti sul luogo dello spiaggiamento, co-statando che l’animale, della lunghezza tota-le di 1,89 m, si presentava in uno stato diconservazione non buono – probabilmente acausa dei giorni trascorsi in mare aperto trala morte e il ritrovamento – e con due traumiesterni evidenti: la fuoriuscita di un’ansa in-testinale in corrispondenza dell’ombelico e lamancanza di entrambi gli occhi, probabil-mente di origine post-mortem. Un altro spiaggiamento di stenella striata ri-sale ai primi giorni del mese di gennaio. Inquesto caso l’animale si presentava in con-dizioni di conservazioni migliori e non mo-strava segni leggibili di traumi sulla carcassa. In entrambi i casi, il personale dell’Ente ha im-mediatamente provveduto a compilare e in-viare le schede di raccolta dati del Centro diCoordinamento per la raccolta dei dati suglispiaggiamenti dei mammiferi marini, gestitodal CIBRA dell’Università di Pavia e dal Mu-seo Civico di Storia Naturale di Milano. Il fenomeno dello spiaggiamento di cetaceidesta particolare interesse soprattutto alla lu-ce di quanto riportato sull’ultimo aggiorna-mento del sito del Centro Studi Cetacei, as-sociazione che si occupa di spiaggiamenti dimammiferi marini dal 1985, che, riferendosial ritrovamento di un esemplare di Stenellalungo la costa Nord del Lazio nei primi gior-ni di marzo 2012, affermava: “Quest’ultimocaso si aggiunge agli altri spiaggiamenti diesemplari di stenella striata che si sono veri-ficati, con una certa regolarità dall’inizio del-l’anno, sia sul versante adriatico che su quel-lo tirrenico attirando l’attenzione degli esper-ti che stanno cercando di capire se alla ba-se vi sia una causa comune”. La determinazione delle cause di morte deimammiferi marini spiaggiati, spinti dalle cor-renti e/o dalle mareggiate, assume un aspet-to di estrema importanza per la valutazionedello stato di salute delle popolazioni e del-l’impatto antropico operato dalle attivitàumane direttamente in mare o sulla costa.Inoltre, gli spiaggiamenti di Cetacei sono unafonte di informazioni di notevole importanzapoiché dalle carcasse recuperate si possonoricavare notizie e dati riguardanti la biologia,l’ecologia, le patologie delle specie mediter-ranee e il livello di contaminazione e quindianche lo stato di salute dei nostri mari. La raccolta sistematica di informazioni suglispiaggiamenti sulle coste italiane è iniziata nel1986 grazie all’impegno del Centro Studi Ce-tacei, che ha costituito una rete nazionale diosservatori per tenere sotto controllo le co-ste e intervenire nel caso di animali spiaggiatial fine di effettuarne il riconoscimento e pre-levarne campioni di tessuti per necessità distudi sulle cause della morte o sulla speciein questione. Per molti anni gli animali spiag-giati hanno rappresentato una importantefonte di informazioni scientifiche e di reperti

per i musei italiani. Il lavoro del Centro StudiCetacei si è anche concretizzato nella pub-blicazione di rapporti annuali sugli animali rin-venuti lungo le coste italiane e sulle cause dimortalità. La rete costituita dal CSC è stata per moltianni un importante punto di riferimento e unmodello per le reti di monitoraggio di altre na-zioni nel Mediterraneo, tuttavia, il proliferaredi organizzazioni che hanno incominciato aoccuparsi di spiaggiamenti e raccolta di da-ti non ha soltanto portato a una maggiore epiù distribuita attenzione per il fenomeno, maha anche reso più difficoltosa la centralizza-zione delle informazioni per scopi scientificie per le esigenze di controllo del Ministerodell’Ambiente e in particolare dell’Ispettora-to Difesa Mare. Per ovviare a questi proble-mi, ma anche per ottemperare a nuove esi-genze di monitoraggio dell’ambiente marinoe di controllo degli impatti delle attività uma-ne, talvolta causa diretta (collisioni con na-tanti, interazioni con attrezzi da pesca, ucci-sioni deliberate) o concausa degli spiaggia-menti (inquinamento chimico, inquinamentoacustico), anche in risposta a raccomanda-zioni espresse da organizzazioni internazio-nali quali ACCOBAMS, il Ministero ha istitui-to una Banca Tessuti presso l’Università diPadova e un Centro di Coordinamento per laraccolta dei dati sugli animali spiaggiati. IlCentro di Coordinamento per la raccolta deidati, gestito dal CIBRA dell’Università di Pa-via e dal Museo Civico di Storia Naturale diMilano, include una Banca Dati con accessoonline che incorpora i dati pubblicati dal CSCdal 1986 al 2005, georeferenziati, e verificaticon le schede originali e i dati fino a oggi per-venuti dagli altri partners del progetto. Un altro fenomeno che riguarda i cetacei è lospiaggiamento, singolo o in massa, di animalivivi, le cui cause - al centro di un dibattitoaperto che dura ormai da molti decenni - so-no ancora ignote. Le teorie sono varie, ma sipuò con ragionevole prudenza affermare chetale evento può essere provocato di volta involta da cause diverse, singole o combinate:cause individuali, patologie o comunque si-tuazioni di difficoltà che inducono un anima-le a portarsi in prossimità della costa alla ri-cerca di un basso fondale sul quale adagiar-si per poter respirare senza eccessivo sfor-zo, unitamente a cause ambientali, quali adesempio anomalie locali nel campo geoma-gnetico, al quale sembra che i cetacei sianomolto sensibili, e l’incremento nell’uso dei so-nar nei nostri mari. Proprio l’aumento del traffico dei natanti puòessere considerato un fattore di rischio perquesti splendidi animali e pertanto si racco-manda sempre grande attenzione e rispettoa tutti coloro che vanno per mare. *Ufficio Naturalistico dell’Ente Parco Nazio-nale del Circeo

*Ufficio Naturalistico dell’Ente Parco Nazionale delCirceo.

di Daniele Guarneri*

Un fenomeno da indagare

I vari episodi assumono un aspetto importante per la valutazione dello stato di salute del mare

Spiaggiamento di Cetacei al Parco del Circeo

25.4.2012 - Stenella spiaggiata

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Parco

In uno dei precedentinumeri di questo gior-nale ho descritto uno

dei simboli del territoriopontino, il bufalo, un ani-male di origini indianeche, nell’ultimo millennio,è stato diffuso semprepiù nelle aree costierepaludose del centro-sudItalia, inizialmente comeanimale da lavoro per viadella notevole resistenzanegli ambienti acquitrino-si e poi per la produzio-ne di latte e suoi derivati(in particolare la tipicamozzarella di bufala).Un altro simbolo dellapiana pontina è un albe-ro, l’eucalipto. Anch’essoproveniente da terre lon-tane (addirittura dall’Au-stralia), ha raggiunto l’I-talia molto più di recente(a cavallo tra ‘700 e ‘800),per essere coltivato pri-ma nelle ville di famiglienobili napoletane e roma-ne, al fine di aumentare l’esoticità e la par-ticolarità dei loro giardini, e poi in vari terri-tori con clima mediterraneo per sperimen-tare nuove piantagioni forestali, data la ru-sticità e velocità nella crescita, e nelle areecostiere per contribuire alla loro bonifica,trattandosi di una pianta in grado di assor-bire molta acqua dal suolo e di resistere aiperiodi di aridità e ai venti marini.Per questi motivi, successivamente alla bo-nifica integrale del secolo scorso, l’eucalip-to è divenuto l’albero “tipico” dell’agro pon-tino. E ciò a dimostrazione del fatto di quan-to la bonifica abbia prodotto in termini ditrasformazione radicale di un territorio, do-ve testimonianze dell’identità precedentedei luoghi si possono ormai osservare so-lo, o quasi, nel Parco Nazionale del Circeo.Ho parlato di eucalipto al singolare, ma inrealtà questo nome accorpa molteplici spe-cie arboree differenti appartenenti al gene-re botanico Eucalyptus, il cui nome derivadalle parole greche eu e calyptòs che si-gnificano “ben coperto”, con riferimento alparticolare tipo di fiore protetto da un oper-colo fino alla maturità. Trattasi di un gene-re che a sua volta appartiene alla famigliaMyrtaceae, che trae nome dal genereMyrtus, cioè da uno dei più comuni arbustiche caratterizzano la macchia mediterra-nea, il mirto appunto. Eucalipto e mirto so-no quindi piante molto distanti in termini fi-togeografici (cioè di areale naturale) ma vi-cine in termini filogenetici (cioè di parente-la botanica).Tra le tante specie di eucalipto presenti in na-tura solo alcune sono state, o sono ancora,coltivate in Italia per fini ornamentali o per fi-ni produttivi, essenzialmente per la produ-zione di carta, ma anche per estrarre oli es-

senziali utilizzati in erboristeria e medicina(eucaliptolo in primis) e per ottenere il carat-teristico e balsamico miele d’eucalipto. In pianura pontina sono stati piantati es-senzialmente esemplari afferenti alle specieEucalyptus globulus e E. camaldulensis (atitolo di curiosità, quest’ultima si chiama co-sì in quanto dedicata alla famiglia Camaldoliche per prima la utilizzò nei propri giardinidi Napoli, a inizio ‘800).Sono alberi che si distinguono difficilmen-te all’occhio dei non esperti e per questosono indicati spesso in modo unitario, co-me ho fatto all’inizio di questo articolo. So-no sempreverdi, dalle foglie lanceolate,pendule, piuttosto rigide e di colore verdepruinoso. La chioma è rada e la cortecciaè molto chiara e caratterizzata dal distac-camento di grandi ma sottili scaglie o stri-sce di tessuti corticali. I fiori sono ermafro-diti ma l’impollinazione è mediata anche dainsetti (e colibrì nei paesi d’origine); la ri-produzione spontanea è molto rara in Italiae per questo, diversamente da quanto av-venuto con altre piante (ad esempio la ro-binia e l’ailanto), fortunatamente non si èassistito a una loro naturalizzazione e diffu-sione incontrollata al di fuori delle pianta-gioni.L’assenza di cure antropiche porta nel tem-po all’invecchiamento, morte e scomparsadegli eucalipti e questo si sta verificandovelocemente nella pianura pontina, dove leprincipali piantumazioni, avvenute in formadi fasce frangivento a protezione delle su-perfici agricole, sono state abbandonatenegli ultimi decenni, o addirittura eliminatevolontariamente per ampliare le strade, rea-lizzare edifici e aumentare le superfici agri-cole (soprattutto dove si coltiva in serra,

cioè in strutture che for-niscono già la necessariaprotezione), o sono statecolpite da parassiti, co-me la Psilla salita di re-cente agli onori della cro-naca.Questo processo sta de-terminando una nuovatrasformazione del pae-saggio dell’agro pontinoe ciò non è accettato dauna parte della popola-zione più attenta e sensi-bile, che chiede alle am-ministrazioni pubbliche diconservare le fasce fran-givento ancora esistenti erecuperare quelle perse,laddove ancora possibile.Ciò ha stimolato peròuna diatriba tra chi vor-rebbe continuare a utiliz-zare l’eucalipto anchenelle fasce da reimpian-tare e chi invece sugge-risce di utilizzare speciediverse, ma non più eso-tiche, al fine di incidere

positivamente non solo in senso paesaggi-stico ma anche in termini ecologici. Le fa-sce arborate che corrono lungo i margini deicampi coltivati o lungo i corsi d’acqua e leinfrastrutture viarie possono rappresentare,infatti, dei corridoi biologici in grado di au-mentare la funzionalità della rete ecologicaattuale della piana pontina, molto banaliz-zata dalla grande trasformazione del terri-torio avvenuta durante e dopo la bonifica.Utilizzando in queste fasce arborate specierealmente tipiche della flora italiana e pon-tina, si avrebbe di sicuro un risultato mi-gliore che non perseverando nell’utilizzodell’eucalipto.Un contributo nella ricerca di una soluzio-ne a questo conflitto lo sta fornendo ancheil Progetto Life “Rewetland”, portato avan-ti da Provincia di Latina, Consorzio di Bo-nifica dell’Agro Pontino, Ente Parco Nazio-nale del Circeo, Comune di Latina e la so-cietà U-space. Tale progetto ha tra i variobiettivi anche quello di redigere un Pro-gramma di Riqualificazione Ambientale del-la pianura pontina, che determini innanzi-tutto un miglioramento sostanziale dellaqualità delle acque superficiali e sotterra-nee, ma anche un recupero della qualitàambientale generale del territorio, in termi-ni naturalistici e paesaggistici. Un team diesperti di differente formazione tecnico-scientifica sta proprio raccogliendo tutte leinformazioni utili a supporto di un appro-fondimento del tema e di una valutazionedelle diverse opzioni possibili. Nei prossimi mesi tornerò di sicuro sull’ar-gomento. �

*Collaboratore dell’Ente Parco Nazionale del Circeo

ddii RRiiccccaarrddoo CCooppiizz**

Eucalipto

Un team di esperti sta raccogliendo le informazioni per un approfondimento del tema

Un simbolo divenuto un problema

Eucalipti parassitizzati dalla psilla

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Parco

Chissà se nel giardino dell’Eden, dopoaver provveduto a dar nome agli ani-mali e alle piante che gli erano stati

condotti innanzi, Adamo non abbia fin daallora iniziato a guardare a tali esseri comese fossero “cose” a sua disposizione, non-ostante il compito affidatogli fosse invecequello di coltivarli e custodirli. Forse si fe-ce prendere dalla tentazione di plasmarequelle “cose” a suo piacimento dando ini-zio alla nostra storia. In effetti, al di là delle rappresentazioni al-legoriche, il rapporto tra l’uomo e le pianteè da sempre molto stretto; in particolare,quello con le piante a portamento arboreosi presta a complesse interazioni - definibi-li potature - dalle quali si possono ottene-re esiti “spettacolari”, come i bonsai, ovve-ro “degeneranti”, quali le mutilazioni chetroppo spesso si riscontrano in giardini eviali dei nostri centri urbani e campagne peropera d’improvvisati giardinieri o potatoridella domenica. Probabilmente non appare a tutti così evi-dente che le foglie, i rami e i tronchi deglialberi sono strutture “viventi” che assolvo-no a ben determinate funzioni necessariealla buona sopravvivenza della pianta stes-sa e che, pertanto, l’intervento da parte del-l’uomo su di essi deve tenere conto dellostatus complessivo della pianta e non solodel singolo ramo che crea problemi; perciòsi dovrebbe tendere a conciliare il benes-sere della pianta con le proprie necessità diutilizzo e di messa in sicurezza dei luoghi.La potatura, infatti, consiste in una gammadi interventi di tipo cesorio che modificanol’habitus della pianta o di sue parti e, in teo-ria, sarebbe necessaria solo quando lapianta presenta qualche problema di strut-tura o qualche ramificazione troppo estesache ne può ledere il benessere. Ogni pian-ta ha bisogno di una potatura differente, an-che a seconda dell’età, e sarebbe oppor-tuno scegliere con rigore sia la tipologia siail periodo migliore per effettuarla. La potatura, in ogni caso, rappresenta untrauma per l’albero tanto maggiore quantomaggiore è l’entità delle potatura stessa,con possibili conseguenze in termini di sa-lute e quindi di stabilità futura. Una delle tecniche di potatura in assolutopiù dannose e da evitare è la capitozzatu-ra che però, purtroppo, rimane una praticadiffusa.La capitozzatura è l’indiscriminato tagliodelle branche principali o del tronco dellapianta e viene spesso utilizzata per ridurredrasticamente le dimensioni dell’albero,tuttavia non è un metodo praticabile di con-tenimento e non riduce il pericolo, vicever-sa, nel lungo periodo, rende un albero piùpericoloso. Infatti, la capitozzatura, rimuo-vendo il 50-100% della chioma, può gra-vemente stressare l’albero, in quanto le fo-glie producono l’energia necessaria alla vi-ta delle piante. La severità della potaturapuò innescare un meccanismo di sopravvi-venza: la pianta attiva le gemme latenti for-

zando la ra-pida crescitadi germogliattorno aogni taglio,avendo bi-sogno dicreare, nelpiù brevetempo pos-sibile, unanuova chio-ma. I ramicresciuti ve-locemente(fino a 60 cmin un anno inalcune spe-cie) sarannopredispostialla rottura,ottenendo,

paradossalmente, l’effetto contrario di quel-lo desiderato: una pianta più pericolosa diprima. Se, poi, un albero non possiedeenergia di riserva sufficiente a creare rapi-damente una nuova chioma resterà grave-mente danneggiato e rischierà di morire. Un albero danneggiato è più vulnerabile adattacchi di insetti e di malattie: ampie feri-te da potatura espongono alburno e dura-me agli attacchi, la pianta può non esserein grado di “difendersi chimicamente” dal-le aggressioni e alcuni insetti sono attrattidai segnali chimici emessi dagli alberi dan-neggiati. Infatti, l’albero è biologicamentepredisposto per chiudere una ferita nontroppo estesa, ma grossi tagli lungo un ra-mo possono creare monconi dove i tessu-ti vegetali esposti iniziano a deperire. Inol-tre, la chioma negli alberi, assolve anche lafunzione di protezione delle branche dall’a-zione diretta della radiazione solare che aseguito di capitozzatura può venir menocausando vere e proprie scottature dei tes-suti sottocorticali che possono evolvere inspaccature della corteccia e cancri fino aportare, in alcuni casi, alla morte stessa del-le branche.

La capitozzaturaelimina la parteterminale dellebranche lascian-do orribili monco-ni. L’albero capi-tozzato resteràper dei mesi sen-za foglie apparen-do sfigurato emutilato e alla ri-comparsa dellavegetazione sitrasformerà inun’anonima “pal-la di foglie”, senzapiù le caratteristi-che di portamen-to tipiche dellaspecie cui appar-

tiene. Dal momento che la capitozzatura è ri-conosciuta come una pratica inaccettabile dipotatura, ogni danno causato dalla caduta deirami può essere riconosciuta come negligen-za presso un tribunale. In ogni caso, la capitozzatura è tollerata al fi-ne di porre in sicurezza una pianta quando, incaso di deperienza, la si voglia comunqueconservare in loco per far sì che s’inneschinoprocessi di naturale senescenza e degrada-zione dell’albero a favore della comunità bio-tica connessa con tali processi. Vista l’importanza delle attività di potaturae tenuto conto della valenza delle alberatu-re, sia per gli aspetti di conservazione de-gli habitat che per ragioni legate alla con-servazione di quegli aspetti caratteristici delpaesaggio - non solo rurale - presenti al-l’interno del Parco Nazionale del Circeo,l’Ente Parco nello spirito di quanto riporta-to nel DPR istitutivo del 4 aprile 2005, at-traverso delle indicazioni prescrittive, ha in-teso salvaguardare le piante proprio da queitagli indiscriminati che potrebbero danneg-giare le piante e arrecare disturbo ai riti ri-produttivi della fauna. Per altro con la deli-berazione del Consiglio Direttivo n.45 del22/12/2011 si è inteso venire incontro allelegittime esigenze di quotidiana e non in-vasiva manutenzione degli abitanti provve-dendo a semplificare le procedure ammini-strative per permettere la potatura degli al-beri negli ambiti urbani. Per maggiori informazioni relative alla sem-plificazione si rimanda al sito del parco, alseguente indirizzo: http://www.parcocir-ceo.it/public/documenti/comunicato_espli-cativo_semplicazione_potature_rev.pdf

1 Estratto da brochure”Perché la capitozzaturaoffende gli alberi” pubblicata dall’InternationalSociety of Arboriculture (ISA) Sezione Italiana,scaricabile dal sito www.isaitalia.org

* Servizio biodiversità e reti ecologiche del PNC**Ufficio Naturalistico dell’Ente Parco Naziona-le del Circeo.

Esempio di potatura drastica non favorente l’albero

Esempio di ripresa dopo capi-tozzatura (forma a lecca lecca)

di Ester Del Bove* e Daniele Guarneri**

Gli alberi sono strutture “viventi”

Ogni pianta ha bisogno di una potatura differente

Potature ... un’altra tentazione di Adamo

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Parco

Proseguono le indaginiarcheologiche presso ilParco Nazionale del

Circeo, e in particolare pres-so i siti che il Piano del Par-co ha individuato come po-larità su cui concentrare l’at-tenzione ai fini della ricerca edella valorizzazione.Per quanto riguarda l’obietti-vo di tutela e conservazionedell’area archeologica di Tor-re Paola, con particolare rife-rimento al Porto Canale, il si-to già oggetto di una cam-pagna di rilievo strumentalenel corso del 2009, è statosottoposto a una campagnadi rilievo aerofotogrammetri-co e fotogrammetrico al finedi meglio comprendere l’as-setto dell’area, di documen-tare i fenomeni di degrado, edi costruire un set di dati in-dispensabili allo studio e allaprogettazione di soluzioni perla conservazione del manu-fatto. La prima fase operati-va è consistita nella realizza-zione di una rete topograficadi riferimento per l’area, rea-lizzata mediante l’uso di sta-zione totale e GPS. A partireda questa rete di riferimento(in gergo tecnico “poligona-le”) sono stati misurati circa150 punti a terra, la cui visi-bilità dal cielo è stata accre-sciuta attraverso il colloca-mento di target (mire), di circa 30 cm di dia-metro. Per ovviare all’alto costo dei target darilievo aerofotogrammetrico sono stati adope-rati dei piatti della pizza di plastica pitturati convernice ad alta visibilità, questo per chi di voici avesse visto in quei giorni di Marzo intentiad arrampicarci per l’area del Porto Canalecon buste di piatti colorati a tracolla.A questa fase di misurazioni ha fatto seguitoil volo realizzato dal GREAL (Geographic Re-search and Application Laboratory) un labora-torio di ricerca geografico - topografica del-l’Università Europea di Roma che ha messogratuitamente a disposizione del Parco del Cir-ceo, grazie ad un accordo, il suo “laboratoriovolante”. Il laboratorio volante del GREAL è unvelivolo ultraleggero Firefox 503 biposto, adat-tato con castello per riprese zenitali sulla pun-ta e postazione per operatore di sistema fo-tografico, con controllo real-time e workstationper gestire le impostazioni della macchina fo-tografica. Il volo è stato realizzato in marzo, pi-lota del velivolo era il sig. Moruello, operatoredi sistema il prof. G. Casagrande del GREAL,che ringrazio profondamente, assieme all’U-niversità Europea, per la disponibilità e gene-rosità con la quale hanno dispiegato strumenticosì importanti a favore di una ricerca assaipovera di mezzi.A questa fase di riprese aeree hanno fatto se-

guito, e sono tuttora in corso, delle campagnedi misura di close range photogrammetry, ov-vero delle campagne di rilievo fotogrammetri-co a terra adoperando fotocamera calibrata estazione totale, in modo da arricchire di det-tagli il modello 3D in via di realizzazione. Per quello che riguarda la restituzione del mo-dello, il lavoro è iniziato in aprile ed è tuttora incorso, si tratta di operazioni che richiedonogrande pazienza e corredo hardware estre-mamente importante: basti dire, per chi di voi

ha familiarità con le specifichetecniche dei PC di fascia profes-sionale, che risulta appena suffi-ciente a gestire il carico di calco-lo dei dati, una workstation pro-fessionale con 16 GB di RAM eprocessore e scheda video top digamma, non è da escludere anziche si renderà necessario divide-re il modello, costituito da una“nuvola” di svariati milioni di pun-ti, in due o più parti al fine di ren-derla gestibile da calcolatori di fa-scia consumer.Continuano anche le indaginipresso la Villa dei Quattro Venti aS. Felice Circeo, qui, grazie ad unaccordo con l’INGV (Istituto Na-zionale di Geofisica e Vulcanolo-gia), è stato possibile procedere aindagini georadar, ovvero a inda-gini mediante uno strumento che,emettendo brevi impulsi elettro-magnetici ad alta frequenza daun’antenna posta in prossimitàdella superficie da indagare, per-mette di ricostruire, tra le moltecose, anche la pianta delle strut-ture sepolte. Grazie alla grandeperizia e generosità del dott. S.Urbini, ricercatore dell’INGV cheha messo a disposizione del pro-getto di ricerca strumentazione evastissima competenza, sonoemersi risultati di estremo inte-resse che a breve speriamo di po-ter comunicare in sede di confe-renza.Le attività presso il sito noto co-

me “Villa dei Quattro Venti” continueranno an-che a luglio, con la prosecuzione delle indagi-ni geognostiche e con la conclusione dei rilie-vi, mettendo in questo modo a disposizionedel Parco del Circeo e dell’AmministrazioneComunale di S. Felice Circeo, che sempre hacreduto in questo progetto, un corredo di da-ti importantissimo per la valorizzazione dell’a-rea archeologica.Simili indagini georadar, unitamente alla rea-lizzazione di modelli del terreno realizzati constazione totale e rilievi fotogrammetrici, sonoprevisti tra settembre e ottobre anche pressola Villa di Domiziano.Concludo con la speranza di giungere prestoa un comune progetto di valorizzazione e rin-graziando di cuore la dott.ssa A. Zarattini e ildott. F. Di Mario della Soprintendenza per i Be-ni Archeologici del Lazio, il dott. G. Tallone e ildott. G. Benedetto, rispettivamente Direttoree Presidente dell’Ente Parco del Circeo, per ilcontinuo sprone e appoggio a questa affasci-nante e importantissima ricerca. Colgo anchel’occasione per ringraziare il prof. A. M. Jaiaper la grande fiducia di cui mi onora, e tutti glistudenti, colleghi e amici, categorie che spes-so si sovrappongono, che continuano ad aiu-tarmi ormai da più di qualche anno. Grazie.

�*Ricercatore Università “La Sapienza” di Roma

di Diego Ronchi*

Archeologia

Rilievi aerofotogrammetrici al Porto Canale di Paola e indagini georadar alla Villa dei Quattro Venti

Indagini high tech al Parco del Circeo

Il Firefox 503 “laboratorio volante” del GREAL

Una stereocoppia di immagini zenitali con in evidenza i control points misuratia terrafig. 1. Il Firefox 503 “laboratorio volante” del GREAL

Il dott. Urbini dell’INGV mentre lavora con il geora-dar presso la “Villa dei Quattro Venti”

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Parco

Andando a spasso a fine estate o inizioautunno lungo i sentieri del bosco delParco, e osservando con attenzione le

foglie, in particolare delle querce, scopriretetantissimi bottoncini attaccati alla loro pagi-na inferiore. Sono galle spugnose provocatedalla presenza di minuscoli insetti che sonochiamati cinipidi (dal greco pungere). Staccate qualche galla e apritela con l’un-ghia, vedrete che ciascuna contiene una pic-cola larva bianca. Le querce sono particolarmente soggette al-l’attacco di questi strani, piccoli insetti. Gliadulti sembrano piccole formiche brune o ne-re, con o senza ali. Sulle varie specie di quer-cia si possono trovare decine di tipi diversi digalle. Le femmine dei cinipidi depongono leuova nelle gemme o dentro i tessuti delle fo-glie degli alberi con un organo sottile comeun ago che si chiama ovopositore. Quandole uova si schiudono, la presenza delle larvestimola la pianta a formare galle: intorno allelarve cresce un tessuto che le provvede di uncostante nutrimento e le protegge dal freddoe dai predatori; insomma, una specie di in-cubatrice o nido. Ogni specie di cinipide induce la formazionedi un tipo diverso di galla. Alcuni insetti sonocosì simili che persino gli esperti hanno diffi-coltà a distinguerli, ma devono avere delle dif-ferenze chimiche sostanziali, perché provo-cano galle molto diverse sulle stesse foglie. Oltre ai parecchi tipi diversi di galle spugno-se, ci sono molti altri generi di galle sulle fo-glie o sui rametti. Tra esse le note “melette”o “noci” di quercia, dure galle sferiche. Particolarmente soggetti all’attacco dei cini-pidi sono gli alberi giovani e con rami bassi,per questo motivo conviene perlustrare i mar-gini del bosco lungo i sentieri più ampi, piùche il centro. A volte si possono trovare grandi quantità digalle su un solo albero, spesso più di un cen-tinaio su ogni foglia, ma non pare che l’albe-ro ne soffra alcun danno. È molto facile cogliere le galle e far nasceregli insetti in casa. Le galle devono essere rac-colte in autunno, quando le foglie comincia-no a cadere: in questo periodo le galle ca-dono dalle foglie, tuttavia conviene tenerlecon qualche foglia in una scatola di plasticacon fori di aereazione. Mantenete le fogliemolto umide e vedrete che le galle continue-ranno a crescere; se si tengono in un postofresco, gli insetti cominceranno a venir fuoria primavera. Le galle spugnose contengono un solo in-setto ciascuna, ma non è detto che l’insettoche viene fuori sia il giusto occupante dellagalla. I cinipidi sono attaccati da molti paras-siti, quindi, al posto dell’insetto originale, puòvenire fuori il parassita. Altro metodo è legare una manica di musso-la o tulle (un tessuto a rete molto fitta) intor-no al ramo nel bosco, imprigionando la gal-la e, tornando a far visita al ramo, aspettareche l’insetto esca. I cinipidi non si trovano solo sulle querce masui cespugli di molte piante del bosco. Mol-

te specie provocano galle sulla rosa selvati-ca. La più nota ed evidente è una galla conl’aspetto di una palla, di dimensione di quel-le da ping-pong circa, rossa e lanuginosa d’e-state. I peli nascondono il nucleo legnoso du-ro che contiene molte camere separate in cuisono presenti una larva per ogni camera.Quasi tutti questi cinipidi hanno un ciclo bio-logico incredibile che alterna generazioni chesi riproducono normalmente con l’accoppia-mento tra maschi e femmine e generazioni disole femmine che si riproducono partorendofigli senza la presenza e l’accoppiamento conil maschio (partenogenesi). Le due genera-zioni per alcune specie hanno tipi di galle dif-ferenti. In passato si usava collezionare que-ste galle dalle forme molteplici e fantasiose.I nonni con i nipoti andavano nel bosco a fi-ne inverno o primavera a raccogliere galle perpoi fare diversi giochi: dalle palline per la pi-sta alla pipa, teste per burattini e pupazzi oancora collane per le bambine e grandi rosariper le nonne. Oggi è raro vedere un anziano passeggiarenel bosco con suo nipote a osservare la na-tura e raccogliere oggetti naturali a tema pergiocarci, raccontare storie e conoscere ilmondo meraviglioso e affascinante della na-tura. Ancora più difficile è pensare di poterfare di questi oggetti motivo di gioco, osser-vazione e conoscenza dei segreti della vita,apprezzarla e amarla. Il parco con i suoi boschi e ambienti ancoraintegri regala questa possibilità di svago, os-servazione e conoscenza, racconta ancora lesue infinite storie segrete e magnifiche di unavita silenziosa che scorre e ci circonda. Ba-sterebbe prendere per mano una domenicanostro figlio o figlia, o nipoti e addentrarsi conocchi nuovi e antichi lungo un sentiero nelbosco.

*Ufficio Comunicazione ed Educazione dell’En-te Parco Nazionale del Circeo

È raro vedere un anziano passeggiare nel bosco con suo nipote

Giovanni Netto*

Scoperte d’autunno nel Parco

Osserviamo le galle delle Querce

Galla di cinipidedelle rose

Noce di quercia

Le differenti specie di cinipidi sulle Querce - Biorhiza pallida: produce galle sia sull’apparato aereo che su quello radicale. Sul-l’apparato aereo vengono prodotte galle spugnose, più o meno sferiche del diametrodi circa 3-5 cm, sull’apparato radicale produce galle legnose, più o meno delle stessedimensioni.- Cynips quercusfolii: produce delle galle sulle foglie, verso la pagina inferiore; que-ste galle sono decisamente sferiche, con diametro di circa 10-30 mm, di colore ver-dastro, poi arancio-rossastro. Le galle sembrano delle piccole palline attaccate alle fo-glie.- Cynips kollari: produce tipiche galle tondeggianti del diametro di 15-30 mm, a su-perficie generalmente liscia e di colore nocciola-ocraceo e con consistenza legnosa.Queste galle, che possono essere isolate o riunite in gruppi, si formano sui rametti, op-pure attorno alle gemme, e contengono una sola larva per galla.- Cynips quercus-tozae: produce delle galle sui rametti, simili a quelle prodotte da C.kollari, anche se spesso raggiungono un diametro più grande; inoltre, nella parte su-periore presentano dei processi anulari in rilievo, a corona.- Neuroterus lanuginosus: è un Cinipide tipico del Cerro, su cui produce galle foglia-ri, verso la pagina inferiore, di forma tondeggiante, molto tomentose, schiacciate ver-so il centro e con un diametro di circa 4-6 mm.

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Parco

Il riutilizzo dei materiali è la strada obbli-gata per diminuire – e al limite azzerare- la quantità dei rifiuti solidi urbani da

smaltire: oltre alle tradizionali raccolte dif-ferenziate già attivate a San Felice Circeo(carta, cartone, vetro, lattine) e il “porta aporta” di Sabaudia si può diminuire ulte-riormente la quantità degli scarti prodotti at-traverso il compostaggio domestico.Tutti coloro che possiedono un giardino o unorto possono, infatti, trasformare gli scarti or-ganici della cucina o del giardino in pregiatoconcime – il compost - separando dai rifiutidomestici la componente organica, cioè quel-le sostanze provenienti dalla natura, ricchepertanto di sostanze preziose che devono ri-tornare a essa perché la terra ne ha bisognoper le altre piante, altri fiori e altri frutti.Ognuno di noi produce ogni giorno in pro-vincia di Latina circa 1,7 kg di rifiuti, deiquali circa il 40% è costituita da compo-nente organica: resti dei cibi, fondi di caf-fè, bucce di frutta, scarti di verdure, pota-ture dei giardini. Il recupero diretto di que-sta parte del rifiuto, fortemente biodegra-dabile, è assolutamente fondamentale. Gliscarti vegetali e alimentari, il cosiddetto“umido”, sono residui che possono essereda noi stessi trasformati in “compost”, chepuò essere utilizzato per coltivare l’erba deigiardini condominiali, i fiori e le piante or-namentali, le verdure dell’orto. Il Comune diSabaudia (non quello di San Felice Circeo)raccoglie separatamente anche la frazioneumida, che poi viene trasferita a specificiimpianti industriali (tra l’altro fuori provincia).Ma possiamo fare di meglio, con il compo-staggio domestico: questa forma di smalti-mento, non utilizzando i bidoni del comunema il nostro giardino, evita tra l’altro il tra-sporto fino alla discarica in quanto i mate-riali vengono riutilizzati in loco.

Come si produceIl modo più semplice per ottenere un buoncompost è quello di utilizzare il “compo-ster”, un semplice contenitore in polietilenedi varie forme studiato appositamente pertrasformare il rifiuto umido in humus. Ci so-no modelli in commercio di varie dimensio-ni e tipologie, anche da balcone, dal costoda poche decine a qualche centinaio di eu-ro. Il composter non produce odori (inquanto in molti modelli è a ciclo chiuso),non attira gli animali ed è molto facile dausare. Nel composter lo scarto organicoviene introdotto dall’alto per decomporsi alsuo interno. Più attenta e selettiva sarà laraccolta dei residui organici, migliore sarà laqualità del “compost”.Il processo che si instaura al suo interno ècompletamente naturale, e si basa sulle rea-zioni chimiche chimico-biologiche che si in-staurano all’interno della massa del rifiuto: es-so è garantito dall’aerazione, dal contenuto diumidità, dal periodico rivoltamento, e dalmantenimento di una temperatura costante inmodo da assicurare l’attività dei microrgani-smi e dei funghi che attivano il processo di

decomposizione. Secondole stagioni ci vogliono da 4 a6 mesi per ottenere un com-post maturo che avrà l’a-spetto di un terriccio scuro,morbido, spugnoso, riccodi sostanze nutritive e, quelche è più importante, asso-lutamente naturale. Soloquando il compost è del tut-to stagionato può essereutilizzato.

Il compostaggio familiareIn primavera e in autunno la manutenzionedel giardino produce una quantità notevo-le di residui vegetali che finiscono in granparte nei cassonetti delle immondizie, co-me tutti possiamo osservare. Ciò rendesempre più difficile un servizio già molto co-stoso, come è quello della raccolta dei ri-fiuti solidi urbani. Che fare? Alcuni credonoin buona fede di risolvere il problema bru-ciando tutto, ma anche questa pratica none priva di conseguenze negative, perchécon il fuoco si inquina l’atmosfera. L’unica soluzione allora è quella adottatadagli altri cittadini europei: bruciare il menopossibile e riciclare il più possibile. Tutti gliscarti del giardino come gli sfalci d’erba, gliscarti dell’orto e ogni tipo di foglie cadutesono pronti così, mentre i rametti delle po-tature delle siepi e anche quelli più grossi ole foglie delle palme devono essere frantu-mati prima di concorrere alla formazione delcompost. Ci vuole allora un trituratore elet-trico o a motore, già incluso in alcuni mo-delli di compostiere.

Un progetto dell’Ente Parco per il com-postaggioL’Ente Parco Nazionale del Circeo ha recen-temente partecipato al bando del Ministerodell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Ma-re, dal titolo “C’è rifiuto e rifiuto….nel Parcoriciclo”, che ha per oggetto principalmente il

riciclo e la raccolta differen-ziata dei rifiuti. L’avviso erafinalizzato ad avviare unaprocedura a evidenza pub-blica per la selezione, ai finidi concessione di un contri-buto, per iniziative e azioniriguardanti la protezionedell’ambiente nell’ottica diperseguimento degli obietti-vi di riduzione delle emis-sioni di gas serra sul territo-rio nazionale anche con ri-

ferimento all’educazione ambientale e allosviluppo sostenibile. Oggetto del progettodell’Ente Parco consiste nel prevedere la dis-tribuzione in comodato d’uso gratuito dicompostiere agli imprenditori agricoli singolio associati nonché ai residenti e alle struttu-re alberghiere. L’utilizzo delle compostiereeviterebbe che i cassonetti, ovvero i cigli del-le strade dei Comuni o dei Borghi del Parco,debbano smaltire sacchi di erba tagliata, ra-mi, scarti di attività di giardinaggio e di colti-vazione di piccoli orti. Con il progetto – delquale si sta attendendo il finanziamento - siprevede di acquistare fino a un massimo di100 compostiere di due dimensioni differen-ziate e corrispondenti biotrituratrici. Per la natura “l’umido” non è affatto un ri-fiuto ma materia complessa da scomporrenei suoi mattoni costitutivi, dai quali fabbri-care nuova vita. Una delle più importantileggi naturali recita che nulla si crea e nul-la si distrugge, ma tutto si trasforma! Oggiquesti rifiuti li mandiamo in discarica connotevoli costi economici per la gestione del-le stesse, produzione di biogas e alimenta-zione del cosiddetto effetto serra, produ-zione di percolato, con costi economici enaturali. Si può fare di meglio.

*Naturalista, Polo Regionale di Monitoraggio dellaBiodiversità presso il Parco Nazionale del Circeo

di Elisa Lanzuisi*

Diminuire la quantità di rifiuti

Ognuno di noi produce ogni giorno 0,68 kg di componente organica

Il riuso familiare dei rifiuti organici producendo compost

Contentori raccolta organico

Tabella esplicativa

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Ambiente - San Felice Circeo

Nel precedente numero di Centro Storicoabbiamo visto come i normali rifiuti ur-bani (organico, carta, plastica, metalli,

vetro) vengono riciclati sul nostro territorio. Maoltre a questi comuni rifiuti, noi ne generiamomolti altri che necessitano di uno smaltimen-to particolare. Vediamo chi se ne occupa e co-me. Uno degli esempi più comuni di rifiuti chenecessitano di uno smaltimento diverso sonoi grossi elettrodomestici, difficilmente lanciabi-li in un comune cassonetto. Dunque, quandol’oggetto di cui vogliamo disfarci non entra nel-la pattumiera di casa, è la volta buona (forsel’unica) che ci chiediamo dove possiamo but-tare il nostro scarto ingombrante. Ecco, il vec-chio televisore o la vecchia cucina, invece diabbellire e arredare le strade del paese o il par-co, hanno un posto dove sanno che farci! Il po-sto degli elettrodomestici di cui vogliamo sba-razzarci, come abbiamo già detto, a San Feli-ce è l’isola ecologica. Se portiamo qui i nostririfiuti ingombranti o, quelli elettrici ed elettroni-ci, il Comune si occuperà poi di dare la giustadestinazione ai vari materiali: degli ingombranti(materassi, mobili, pneumatici, etc..) se ne oc-cupa Del Prete, l’azienda di servizi per l’am-biente a cui il nostro Comune affida il recupe-ro, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti pro-venienti dalla raccolta differenziata. Come ab-biamo visto per gli altri rifiuti (plastica, vetro,carta e metalli), anche per gli ingombranti la dit-ta viene a prenderli con i suoi mezzi alla nostraisola ecologica, li porta al suo impianto a Ser-moneta, qui li rilavora (separando e imballan-do i materiali) e poi li spedisce alle varie im-prese che utilizzeranno questi materiali recu-perati. I vari elettrodomestici e aggeggi elet-tronici, che recapitiamo all’isola ecologica, quivengono differenziati in diverse ceste, che poiverranno ritirate da Re.Media - consorzio chesi occupa del trasporto, trattamento e riciclodei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elet-troniche. Molti sono i materiali di recupero chevengono fuori da queste apparecchiature, co-me rame, ferro, acciaio, alluminio, vetro, ar-gento, oro, piombo, mercurio. La loro diffe-renziazione evita uno spreco di risorse chepossono essere riutilizzate per costruire nuo-ve apparecchiature, inoltre influisce sulla so-stenibilità ambientale.Le nuove lampadine a basso consumo ener-getico e quelle speciali, che restituiamo ai pun-ti vendita o portiamo all’isola ecologica, ven-gono recuperate al 95%, dal consorzio Eco-lamp. Anche l’olio da cucina, le batterie e i me-dicinali scaduti sono dei materiali molto inqui-nanti e pericolosi per la propria salute, infatti,le norme italiane prevedono che questi sianoconsiderati a tutti gli effetti dei rifiuti pericolo-si. Per l’olio da cucina, abbiamo detto, a SanFelice non c’è ancora una raccolta separata.Se ci fosse, oltre ad evitare i danni ambienta-li, l’opera di recupero dell’olio esausto, con-sentirebbe notevoli vantaggi economici: tra-mite processi di trattamento e riciclo, dall’oliosi ottengono, infatti, vari prodotti, come i lu-brificanti vegetali per macchine agricole, perbiodiesel e glicerina per saponificazione. I sa-poni, peraltro, possono essere realizzati anche

in casa da chiunque abbia un po’ di buona vo-lontà, rispetto dell’ambiente e desiderio di ri-sparmiare. Se siete interessati, potete trovaremoltissime informazioni a riguardo ovviamen-te su internet!

Per lo smaltimento di pile esauste e medicinaliscaduti, la nostra ditta di riferimento, la Del Pre-te s.r.l., passa a recuperare il materiale perico-loso, civilmente differenziato.Per le pile esiste una specifica rete di riciclag-gio (in Italia se ne occupa il consorzio COBAT)atta a recuperare dalle batterie usate parte deimateriali di maggiore tossicità e anche altri ma-teriali di un certo valore. I farmaci scaduti, in-vece, non vengono riciclati in alcun modo inItalia, ma per la loro potenziale tossicità ven-gono raccolti e trattati separatamente da altririfiuti. Le modalità con le quali la raccolta de-ve essere fatta è lasciata all’organizzazionedelle singole Regioni. Da noi – secondo quan-to riferito dalla ditta Del Prete – i medicinali sca-duti sono portati al forno di incenerimento, do-ve vengono bruciati in linee separate dagli al-tri rifiuti. I fumi di combustione vengono puri-ficati con filtri e le ceneri, che non sono tossi-che, vengono depositate in normali discariche.In alcuni Paesi europei la legge permette diusare le ceneri derivate dalla combustione deifarmaci come substrato per l’asfalto di auto-strade. Attenzione però! Il riciclaggio non è la soluzio-ne ai nostri problemi di società che producepiù di ciò che consuma. Esso è stato anchecriticato per vari motivi: i costi ambientali delprocesso della trasformazione dei rifiuti; il bas-so rendimento nella quantità delle materie pri-me ottenute; e la non sempre alta qualità deiprodotti finali. I critici integralisti piuttosto pre-mono per un sistema più efficacie, basato sul-la riduzione dei rifiuti e sul loro riuso (tecnica-mente definito reimpiego o più comunementenoto come “vuoto a rendere”), in cui, una vol-ta terminato l’utilizzo di un oggetto esso nonva ad aumentare la mole dei rifiuti, ma, dopoun semplice processo di pulizia viene utilizza-to nuovamente senza che i materiali di cui ècomposto subiscano trasformazioni. Ma questo sembrerebbe più un problema amonte, che una soluzione.Al di là delle critiche, sempre utili finché pro-positive, il riuso e poi il sistema della differen-ziata a oggi sembrano l’unica alternativa allasommersione dai rifiuti. Il riciclaggio, inoltre,apre un nuovo (e per niente ridotto) mercato incui piccole e medie imprese recuperano i ma-teriali riciclabili per rivenderli come materia pri-ma o semilavorati alle imprese produttrici dibeni. Un mercato che si traduce pertanto innuova occupazione. Molta occupazione!

di Luna Capponi

Dove vanno a finire i nostri rifiuti

Molti sono i materiali di recupero che vengono fuori da queste apparecchiature

Gli elettrodomestici, gli ingombranti e i rifiuti pericolosi

Contenitore per lampade

Materiale elettronico

Interno di un container

Sapone fatto in casa

Macchina per sapone fatto in casa

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Giancarlo Pagliaroli è una giovane gui-da della nostra Provincia che operacon passione e conoscenza all’inter-

no di uno dei più suggestivi e ricchi territo-ri protetti d’Italia e del mondo: il Parco Na-zionale del Circeo. Attraverso la sua testi-monianza cercheremo di comprendere co-sa significhi essere una guida ambientale equanto tale professione contribuisca amantenere viva l’attenzione su di un terri-torio, lo valorizzi e spinga tutti, dai più pic-coli ai “grandi”, a far di tutto per compren-derlo e tutelarlo nel presente e per il futuro.

Chi è la guida ambientale escursionisti-ca? Quali sono i suoi compiti?Le Guide Ambientali Escursionistiche (GAE)sono dei professionisti regolarmente retribuitiche accompagnano in sicurezza, garanten-do la necessaria assistenza tecnica, singolio gruppi in visita a tutto il territorio, illustran-done gli aspetti naturalistici, antropici e cul-turali, senza limiti altitudinali. Svolgono la lo-ro attività in aree protette e non, spaziandodall’accompagnamento in natura alla divul-gazione e alla realizzazione di progetti dieducazione ambientale in collaborazionecon le scuole, con interventi rivolti sia al cor-po insegnante sia agli studenti. Individuanoe realizzano i percorsi sentieristici e la relati-va segnaletica e cartellonistica e collabora-no alla loro manutenzione.

Cosa ti ha spinto a intraprendere questastrada?La natura, le montagne, le piante e gli ani-mali sono sempre state le mie più grandipassioni fin da bambino e sono state questeche mi hanno spinto a intraprendere gli stu-di universitari nel campo delle scienze bio-logiche a indirizzo ambientale – naturalistico.Non riesco a immaginarmi in una veste di-versa da quella della guida ambientaleescursionistica, perché tra i miei valori prin-cipali vi è quello della salvaguardia ambien-tale, attraverso il quale sento di poter dare ilmio personale contributo. Inoltre a noi gui-de, insieme agli insegnanti, spetta l’arduocompito di educare i bambini fin da piccolial rispetto e alla conservazione della naturae dell’ambiente che ci circonda. Infatti, chi faeducazione ambientale ha il compito di con-siderare l’ambiente nella sua totalità e avereun approccio interdisciplinare per costruireuna prospettiva equilibrata, volta ad aiutaregli studenti a scoprire i sintomi e le cause deiproblemi ambientali, con il fine di lavoraresulla prevenzione e risoluzione delle varieproblematiche.

Quali sensazioni si hanno nel guidare lepersone all’interno di percorsi storico-ambientali così affascinanti come quellidel Parco Nazionale del Circeo?Si tratta di itinerari “magici”, ricchi di storiae di leggende, dove è presente un’incredi-bile biodiversità sia vegetale sia animale,che permettono al visitatore e alla guida, divivere esperienze indimenticabili: poter

“toccare con mano” l’ultima foresta plani-ziaria d’Italia con le sue caratteristiche zo-ne depresse dove periodicamente vengonoa crearsi acquitrini e zone paludose che ri-cordano il paesaggio pontino prima dellabonifica. Passeggiare sulla Duna litoraneache ha un ruolo fondamentale nella con-servazione di questo delicato ecosistema efa da confine tra il mare e l’entroterra; visi-tare i laghi costieri che accolgono moltissi-me specie di uccelli migratori durante il lo-ro lungo viaggio da e verso l’Africa; scopri-re il Promontorio del Circeo che sovrastal’area del Parco con i suoi due versanti do-ve possiamo riscontrare diversi tipi vegeta-zionali adattati al clima e all’umidità del suo-lo e, infine, imbarcarsi alla scoperta dell’i-sola di Zannone dove ancora è possibile ri-scoprire la natura selvaggia e incontamina-ta a poche miglia dalla costa laziale. Tuttiquesti percorsi rilasciano sensazioni, emo-zioni indescrivibili a chiunque li percorra. Labravura di una guida sta proprio nel saper

studiare le forze che hanno forgiato gli ele-menti di un territorio, gioielli della nostra so-cietà (parchi, aree protette, ma anche mu-sei e monumenti), e ricavarne l’essenza einterpretarli per arricchire l’esperienza del-le persone che decidono di visitarli in ter-mini di conoscenza, valorizzazione e tuteladel patrimonio naturale e culturale.

L’area del Parco e i comuni limitrofi, vi-vono diverse criticità che, spesso, ral-lentano o non spronano forme di turismosostenibile all’altezza di luoghi così im-portanti. In qualità di guida quali credisiano i problemi più urgenti da affronta-re per risollevare le sorti del Parco e farsì che esso sia un reale volano per lo svi-luppo dell’economia locale?Fin dalla sua istituzione, il Parco Nazionaledel Circeo non ha avuto vita facile: nel cor-so di questi anni ha dovuto affrontare nu-merosi problemi, dall’abusivismo edilizio al-la cementificazione, dalla realizzazione diuna darsena nel Lago di Sabaudia ai nu-merosi incendi che ogni anno minacciano edistruggono ettari di macchia mediterranea.Purtroppo a oggi persistono ancora alcunidi questi problemi che non permettono aquest’area protetta, data la sua grandissi-ma importanza in quanto “patrimonio del-l’umanità”, di essere tra le più visitate a li-vello nazionale e questa situazione si ri-specchia anche nei parchi regionali del La-zio, che, privi di finanziamenti, sono mi-nacciati costantemente di essere cancella-ti con un colpo di spugna. Il Parco deve di-ventare il punto cardine dell’economia lo-cale: per far questo c’è bisogno che la gen-te cominci a credere nelle potenzialità delnostro territorio per creare un’offerta di ser-vizi turistici adeguata agli standard nazio-nali, ma al momento siamo ancora lontanida questo traguardo.

Quale consiglio daresti a un giovane chevuole avvicinarsi a questa professione?Sicuramente il consiglio che posso dare achi ha intenzione di avvicinarsi a questo ti-po di professione è di lasciarsi travolgeredalla passione per la natura, ma è dove-roso e indispensabile frequentare un ap-posito corso di formazione post diplomao laurea, gestito da enti di formazione, da-gli Enti Parco oppure dalle ComunitàMontane, e conseguire l’abilitazione all’e-sercizio della professione dopo aver su-perato l’esame finale. Sono inoltre neces-sarie capacità di organizzazione e pianifi-cazione, la conoscenza di una o più linguestraniere, un livello d’istruzione medio-al-to, una conoscenza approfondita delle zo-ne visitate da un punto di vista geologico,faunistico, botanico, ottima memoria, ca-pacità di espressione verbale e cortesia.E’ importante anche possedere una buo-na capacità comunicativa per svolgere almeglio il ruolo didattico che questa figuraprofessionale richiede.

CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO -- SSAABBAAUUDDIIAA PPAAGG.. 2222

Territorio

di Gianfranco Mingione

Professione Guida Ambientale

Una professione fondamentale per la tutela e la promozione delle aree protette italiane

A tu per tu con una Guida Ambientale Escursionista del Parco Nazionale

Escursioni al Circeo

Giancarlo Pagliaroli

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Territorio

Irisultati di mie ricerche, condotte in modopoco più che dilettantesco, sono stati gen-tilmente accolti in questo giornale.

Torno a parlare dei santi Felice e Felicita, in-curiosita ora dal loro coinvolgimento nella to-ponomastica.I nomi li avvicinano, anzi sono tali da indurre acostruire una storia, insostenibile: Felicita sa-rebbe stata la prima patrona del paese e il suonome avrebbe in seguito favorito “per somi-glianza” la scelta di San Felice.Prima di tutto, si può dire che al Circeo SantaFelicita preceda nella venerazione San Felice? Non direi, se il “Locus et terra Sancti Felicis”è attestato almeno dal XIII secolo e di Felicitasi fa menzione forse solo dal XVI secolo.Comunque, la venerazione per la santa si in-staura a un certo momento, poi svanisce.Quella per Felice non solo viene prima, ma siconsolida con la dedica nel 1712 della par-rocchia a Felice II papa martire e prosegue fi-no ai giorni nostri. Ad assicurare una tale re-sistenza nei secoli ha probabilmente contri-buito anche una sorta di “staffetta” tra santiaventi lo stesso nome. A renderla possibile èstata l‘inevitabile confusione dei Felice che af-follano i martirologi medievali.L’impressione che Felicita sia stata venerata“prima” del santo, deriva forse dalla conside-razione della lunga storia del Circeo. La famadel monte porta inevitabilmente a interrogarsisull’esistenza di eventuali nessi tra il culto perCirce e l’insediamento dei santi cristiani.La scelta “per somiglianza” del patrono - e conlui del nome del monte o del Capo e del suocentro abitato - potrebbe avallare una tesi diquesto tipo: Felicita “vince” Circe, poi è “vin-ta” da Felice.In tale modo, si trascurerebbe il fatto che glidèi di un pantheon non sono assimilabili aisanti di una religione monoteista. Oltretutto, gliuni e gli altri sono divisi da tanti secoli, nel cor-so dei quali l’impero romano si dissolve, il Cri-stianesimo si afferma, continua la vita dei sin-goli e delle società riorganizzata però anche re-ligiosamente intorno a nuove persone.Non è possibile dunque circoscrivere una ta-le rivoluzione entro il quadro di semplici avvi-cendamenti tra vincitori e vinti. Se ne ricava l’i-dea che poco o nulla cambi.Per esaminare una così vecchia storia ten-to di cogliere qualche elemento nuovo, al-meno per me. Inizio, riferendomi in breve,a quanto sull’identità dei santi Felice e Fe-licita ho già scritto. Adone di Vienne, monaco benedettino fran-cese del IX secolo dà notizia di un Felice, pre-sbitero romano, esiliato al Circeo e morto aNola. La storia è inserita nel “Martirologio” per-ché fosse letta il 14 gennaio, data della festadi S. Felice da Nola.Felicita è una martire romana. La sua festa èil 23 novembre. Una passio di fine IV inizio Vsecolo racconta del processo e della condan-na alla decapitazione. E’ la “protettrice dellematrone romane”. E’ la madre che esorta i na-ti da lei a non rinnegare la fede a costo di per-dere la vita terrena.

A imitazione della storia dei fratelli Maccabeie della loro madre le vengono attribuiti comefigli un gruppo di sette martiri. Questi sono se-polti in luoghi diversi e commemorati il 10 lu-glio.Nel IX secolo i resti di Felicita sono trasferitidalla catacomba, suo primo luogo di sepoltu-ra alla chiesa di Santa Susanna in Roma.Sempre nel IX secolo, reliquie della santa e deifigli sono concesse alla cattedrale di Alife, an-tica cittadina campana lungo la valle del Vol-turno ai piedi del versante meridionale del Ma-tese donde nell’839 furono traslate a Bene-vento. Un rifacimento tardo dell’antica passio parlaaddirittura di morte e sepoltura ad Alife e delsuccessivo trasferimento dei corpi di madre efigli a Benevento.La venerazione per Felicita ha avuto ampia dif-fusione nell’Alto Medioevo. In Campania i cen-tri di irradiazione sono Benevento e l’abbaziadi S. Vincenzo al Volturno. Nola lo è per il suoSan Felice, già dall’epoca di S. Paolino di No-la (IV -V secolo).I centri raggiunti da tale influenza religiosa pre-

sentano caratteri che richiamano quanto è no-to al Circeo.Per esempio, S. Felicita è “vicina” a una anti-ca divinità italica entrata nel pantheon roma-no dopo la conquista degli Osci. Si tratta diMefite la dea che recenti studi permettono diindividuare come “colei che sta in mezzo“;“colei che intercede” e non solo come la deadelle acque mefitiche quale si pensava fosse.In provincia di Avellino Rocca san Felice è uncentro che ha questo nome dal XII secolo. Inprossimità di questo, sulla collina denomina-ta santa Felicita sorge una chiesa documen-tata già in epoca medioevale. Nel corso del-l’anno, le reliquie della santa sono trasferite daRocca San Felice alla collina e viceversa. Lachiesa, dedicata a Felicita, sovrasta un picco-lo lago con acque sulfuree. Un tempo era ilsantuario di Mefite, il più antico e famoso, loricorda Virgilio nel VII libro dell’Eneide. Da Atina, i pellegrini già al tempo di S. Paoli-no sciamavano verso Nola e la tomba di SanFelice. Presso Atina si trova il comune Sette-frati (Frosinone) che prende nome dai sette fra-telli martiri associati come figli a Felicita. Allasanta è dedicata una chiesa. Nello stesso co-mune in località Capodacqua si sospetta lapresenza di un luogo di culto per Mefite datal’abbondanza di materiale ceramico del IV se-colo a.C.Per concludere: Abbiamo visto che Felicita ècon Felice tuttora presente là dove c’era unculto per Mefite, dea che condivide preroga-tive con Circe e altre italiche.Sia al Circeo che altrove Felicita non arriva percontrastare le competenze di divinità cadutenell’oblio, da troppo tempo. La venerazione deisanti, nelle intenzioni di chi la sostiene e di chil’accetta, mira a curare e a risolvere necessi-tà presenti e future.Nel nono secolo il benedettino autore del Mar-tirologio parla di Felice presente al Circeo e aNola. Nel nono secolo le reliquie di Felicita ar-rivano in varie chiese a Roma, e in Campania. Da quando i Santi Felice e Felicita sono chia-mati a proteggere gli abitanti del Circeo? �

di Maria Rocchi

I Santi Felice e Felicita

Felice è presbitero romano esiliato al Circeo, Felicita è una martire romana

Questioni di toponomastica

PPAAOOLLAAPPaarrrruucccchhiieerraa

VViiaa XXXXIIVV MMaaggggiioo,, 1188 -- SS.. FFeelliiccee CCiirrcceeootteell.. 00777733..554499001100 rriicceevvee ppeerr aappppuunnttaammeennttoo

GGiooielllleriiaaLuigina Bartelloni

Piazza Vittorio Veneto S. FELICE CIRCEO

Centro Storico - tel. 0773.548292

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Territorio

Con Det. Dir. N°325 del29/02/2012 il SettoreEcologia e Ambiente

della Provincia di Latina ha fi-nanziato il progetto LitoralePartecipato, presentato dalpartenariato costituito da Kir-kos-rap, in qualità di capofila,Circolo Larus Legambiente diSabaudia ed Ente Parco Na-zionale del Circeo. Litorale partecipato nascedall’idea che l’ambiente è unbene comune che va preser-vato nel suo equilibrio, conti-nuamente messo in discus-sione dall’azione dell’uomo.La tutela ambientale, e inquesto caso specifico quelladel litorale, è al centro di que-sto progetto che si propone,attraverso la partecipazione, la promozionedi una coscienza dell’essere dinamicospiaggia, un corpo di sabbia che da sem-pre rappresenta la prima difesa per la terradalle onde, maree e venti. Nella misura incui la spiaggia rappresenta una difesa del-la terra, allora una delle prime azioni di sal-vaguardia deve indirizzarsi al mantenimen-to e ripristino di tale funzionalità all’internodei processi di pianificazione per uno svi-luppo socio-economico sostenibile del li-torale, condividendo le finalità del Piano delParco presentato dall’Ente Parco Naziona-le del Circeo.Le linee guida europee in materia di svilup-po sostenibile degli ambienti litorali, rias-sunte nel protocollo ICZM (Integrated Co-astal Zone Management), indicano che unamaggiore partecipazione dei fruitori al pro-cesso di gestione della costa rappresentaun’azione strategica per lo sviluppo dellafascia costiera. Il processo della partecipa-zione include aspetti quali la comunicazio-ne/condivisione delle conoscenze disponi-bili per ogni realtà che insiste su un territo-rio (a es. economica, sociale e ambientale)e nell’opportuna informazione delle cono-scenze e dei piani di sviluppo territoriale. In questo quadro, l’obiettivo principale delprogetto risiede nell’implementazione del li-vello di partecipazione della popolazione(fruitori) nella tutela del bene spiaggia trami-te l’avvio di un processo di monitoraggio au-togestito delle spiagge del litorale pontino. L’osservazione e il monitoraggio ambientalerappresentano, pertanto, degli strumenti chefacilitano la conoscenza del territorio e crea-no consapevolezza della complessa intera-zione tra uomo e ambiente. Il progetto, quin-di, si rivolge a tutti i frequentatori del litoralepontino. Per ovvie ragioni pratiche e orga-nizzative tale progetto si rivolge a un sub-campione di cittadini afferenti ai comuni diSabaudia e San Felice Circeo. Nell’iniziativaSpiagge e Fondali Puliti 2012 di Legambien-te è stata presentata l’iniziativa agli alunni chevi hanno partecipato. Per Spiagge e Fondali

Puliti 2013 si prevede di coinvolgere gli alun-ni degli istituti scolastici afferenti ai comuni diSabaudia e San Felice Circeo. La strategia di comunicazione dell’iniziativaprevede di coinvolgere, oltre a questi sub-campioni di fruitori del litorale, altre cate-gorie sociali di cittadini facilmente raggiun-gibili sul territorio sopratutto tramite la di-vulgazione su social network, cartellonisti-ca e locandine dedicate.L’associazione Kirkos-rap, in qualità di ca-pofila, e il circolo LARUS Legambiente Vo-lontariato di Sabaudia provvederanno al co-ordinamento e allo svolgimento delle attivi-tà proposte. L’Ente Parco Nazionale del Cir-ceo fornirà un supporto nella divulgazionedelle iniziative e nella logistica necessariaallo svolgimento delle attività. Durante una fase preparatoria e introdutti-va, si provvederà a fornire semplici infor-mazioni sulla natura della spiaggia e sullemodalità di osservazione e misura del suostato di salute. Queste semplici metodichedi monitoraggio verranno condotte e spie-gate nel corso di alcune visite guidate, op-portunamente pubblicizzate sul sito delleassociazioni che promuovono l’iniziativa. Una volta fornito lo strumento conoscitivosegue la fase di partecipazione coscientealla tutela del bene spiaggia tramite il mo-nitoraggio autogestito.Durante questa fase del progetto si forni-ranno due prodotti, o strumenti, che tutti ifruitori del litorale potranno usare in manie-

ra autonoma e indipendente dalproseguimento del progetto: unarete di monitoraggio autogestito edelle schede per la misura degli in-dicatori di spiaggia.

Rete di monitoraggioautogestitoLa ripetibilità delle semplici osser-vazioni e misure verrà garantitadall’installazione lungo il litorale diappositi picchetti di legno corre-dati da sigle identificative che li lo-calizzano lungo il litorale e da op-portuni pannelli informativi, per untotale di 6 transetti lungo il tratto li-torale afferente ai Comuni di SanFelice Circeo e di Sabaudia. Inquesto modo, ognuno potrà misu-rare ad esempio l’ampiezza di undeterminato tratto spiaggia con-tando i passi a partire dal picchet-to fino alla linea di riva o misurarela quantità di sabbia che si accu-mula al piede della duna. La ripe-tizione della misura nel tempo for-nirà indicazioni qualitative sulle en-tità di variazione che ha subito queltratto di spiaggia nell’intervallo ditempo intercorso tra le due misu-re, assolvendo il concetto cardinedel progetto “l’osservazione empi-rica facilita la comprensione dei fe-nomeni naturali e quindi crea con-sapevolezza”.

Schede di monitoraggioCon la finalità che il monitoraggio autoge-stito diventi una modalità di fruizione par-tecipata e sostenibile della spiaggia, sa-ranno rese disponibili sul sito web delle as-sociazioni delle schede di monitoraggio ap-positamente strutturate e di diffusione gra-tuita. All’interno delle schede di monitorag-gio sarà presente una sezione dedicata alcensimento di eventuali rifiuti spiaggiati diparticolare ingombro e/o pericolosità, faci-litando la segnalazione e la localizzazionespaziale (garantita dal numero identificativodel picchetto) per il loro recupero da partedelle autorità competenti.Per ulteriori notizie visita www.kirkos-rap.itoppure richiedi informazioni a [email protected], oppure fatti una pas-seggiata sul litorale!

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ddii LLuuccaa PPaarrllaaggrreeccoo

Nasce dall’idea che l’ambiente è un bene comune

La conoscenza come strumento gestionale del territorio

Litorale Partecipato

Forma erosiva in prossimità della battigia

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Sabaudia. Il fascino e la bellezza dellasua macchia mediterranea e il mare, lecui onde donano a questa città di re-

cente fondazione quell’atmosfera di eterno edi antico, contribuirono alla rifioritura del ci-nema italiano e al trionfo cinematografico delmade in Italy e dei suoi successivi anni d’o-ro nel periodo postbellico. L’inizio di questorisveglio è rappresentato dal mitico film sto-rico “Scipione l’Africano” di Carmine Gallo-ne del 1937 girato proprio nei particolari pae-saggi di Sabaudia. Questo film, oltre ad es-sere il primo kolossal italiano in un periodoin cui in Italia il cinema era entrato in una gra-ve crisi dopo che, nel primo dopoguerra, erarimasto senza finanziamenti per il fallimentodella banca che li assicurava, fu anche uti-lizzato come metafora delle vittorie del regi-me fascista.Nel film Publio Cornelio Scipione, dopo lasconfitta di Canne nel 208 a.C., viene incari-cato dal senato romano di combattere con-tro Annibale e i Cartaginesi, in Africa. Scipio-ne, con l’aiuto di Massinissa, riuscirà a scon-figgere Annibale vincendo a Zama,vendican-do così la disfatta precedente, mettendo fineal dominio mediterraneo di Cartagine e dan-do inizio all’Impero Mondiale di Roma. Que-sto film venne preso a emblema delle vittoriedel regime di Mussolini e del suo divenire im-periale dopo la conquista etiopica del 1936.Gli elementi che riportano alla propaganda diregime sono soprattutto due: il grano come ri-sorsa economica e i discorsi pubblici di Sci-pione. Il fine di questo kolossal, voluto daMussolini, era quindi del tutto propagandisti-co: “L’Italia come l’antica Roma”.La città di Sabaudia oltre che per le sue bel-lezze naturalistiche e paesaggistiche fu scel-ta come set cinematografico per questo ko-lossal anche perché era una città nata nel1934 durante la bonifica integrale voluta dalregime fascista e quindi era un altro ottimospunto propagandistico. Infatti, la scena piùsensazionale di questo film fu girata proprioa Caterattino, nei pressi di Sabaudia, cherappresentò il campo della cruenta battagliadi Zama dove si fronteggiarono le truppe ro-mane e cartaginesi con l’impiego di cavallied elefanti; per questo stesso film venne tra-sformatoin set cinematografico anche l’an-tica villa di Domiziano.Inoltre Sabaudia fu la meta preferita di LuigiFreddi, capo della Direzione generale dellacinematografia italiana nel 1934, ovvero l’or-ganismo di controllo fascista sul cinema, eproprio sotto la sua direzione fu creata Ci-necittà di cui divenne direttore e il Centrosperimentale di cinematografia che formavaprofessionalmente attori, registi e tecnici delcinema.Luigi Freddi nato a Milano il 12 giugno 1895,futurista, giornalista, legionario fiumano, re-dattore de “Il popolo d’Italia”, direttore dellarivista “Giovinezza” e politico italiano è co-nosciuto soprattutto per essere stato vice-segretario dei fasci italiani all’estero e ancheuno dei massimi responsabili della politicacinematografica italiana nella seconda metà

degli anni ’30 e all’inizio degli anni ’40 delNovecento. Il suo lavoro di politico e gior-nalista lo costrinse a viaggiare molto so-prattutto in America dove approdò a Holly-wood e dove studiò il “modus operandi” del-le grandi case di produzione cinematografi-che americane, le quali si basavano sul ci-clo produzione-distribuzione-esercizio.Al rientro in Italia Luigi Freddi utilizzò il ma-teriale raccolto per scrivere una relazione-progetto che nel 1934 presentò a Mussolini,come gli era stato richiesto dallo stesso Du-ce, in cui descriveva la situazione del cine-ma italiano e progettava un intervento delloStato nella cinematografia in modo da po-terne avere il controllo e l’uso politico.Le sue proposte furono accettate.Nel 1935nacque il centro sperimentale di cinemato-grafia e il 28 aprile 1937 fu inaugurata Cine-città, ovvero la città del cinema dotata di in-stallazioni moderne sul modello hollywoo-diano.Nel 1938, però, attraverso l’UfficioCensura, lo Stato aveva il controllo politicodel cinema ma ne perdeva la gestione diret-ta, che venne affidata alle leggi di mercato,in base alla “legge Alfieri”, e venne anche li-mitata l’importazione delle pellicole stranie-re, suscitando l’irritazione delle quattro mag-giori aziende cinematografiche americaneche interruppero le relazioni commerciali con

l’Italia. Luigi Freddi non fu d’accordo e si di-mise, ma non abbandonò il mondo del ci-nema, restando, infatti, il capo di Cinecit-tà.Scoppiata la seconda guerra mondiale siarruolò.Rientrato in Italia, con l’armistiziodell’8 settembre 1943, fece trasferire a Ve-nezia macchine e attrezzature di Cinecittàper salvarledai furti e dalla distruzione; poicercò di espatriare ma fu arrestato, proces-sato e assolto. Dopo la guerra riprese il me-stiere di giornalista, perché ormai era fuoridalla cinematografia anche se, grazie al suolavoro di potenziamento della produzione edi reclutamento selettivo del personale, il ci-nema italiano riuscì ad arrivare al successointernazionale del neorealismo nel periodopostbellico.Sabaudia fu anche l’ultima città che lo ospi-tò per molti anni e dove morì il 17 marzo1977.Luigi Freddi conobbe questa piccolacittadina di mare proprio in occasione delleriprese del film “Scipione l’Africano” che fuun evento storico per Sabaudia.Per la par-tecipazione della cavalleria s’ingaggiò un au-tentico reggimento di militari che soggiornòin questa zona per un mese e ospitò anchei grandi attori di questo kolossal come: An-nibale Ninchi nel ruolo di Scipione, CamilloPilotto nel ruolo di Annibale e Fosco Gia-chetti in quello di Massinissa.Quest’ultimocon la sua recitazione asciutta e lineare di-venne un divo del regime fascista.Venneroanche impiegate migliaia di comparse tra lequali fece il suo esordio il grande AlbertoSordi, allora diciassettenne.Sabaudia,con i suoi paesaggi ancora incon-taminati e da poco riemersi dalla selvaggiapalude pontina si prestava bene alle ripresedi questo film storico e fu proprio Luigi Fred-di che diede avvio alle riprese del film “Sci-pione l’Africano” e lo stesso Mussolini nel1937 giunse a Sabaudia per augurare unbuon inizio a questo kolossal di regime checelebrava in modo sottointeso la conquistaitaliana dell’Etiopia nella seconda guerra d’A-frica nel ’35-36, evidenziando la vendettadella sconfitta ricevuta ad Adua nella primaguerra d’Africa del 1896 e la vocazione ru-rale del popolo italiano che doveva manife-starsi nella coltivazione, da parte dei coloniitaliani, delle terre africane.L’effetto propa-gandistico di questo film però non ebbe ilsuccesso sperato, ma furono la scenografiacolossale delle battaglie e la grandezza fil-mica di alcune scene, come quella della se-duzione di Sofonisba, a fargli vincere nel1937, nonostante il ridotto successo di pub-blico, la coppa Mussolini come miglior filmitaliano della 5° Mostra del Cinema di Vene-zia. Si può quindi affermare che il film “Sci-pione l’Africano” rappresenta il maggiorsforzo che il regime fascista ha prodotto nel-l’attività cinematografica italiana.E si può anche affermare che la città di Sa-baudia diede un aiuto fondamentale al suc-cesso internazionale della cinematografiaitaliana.

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La città

ddii AAlleessssaannddrraa LLoommbbaarrddii

Una città che negli anni ’30 fu un aiuto fondamentale per la rinascita del cinema italiano

“Scipione l’Africano”, il regime di Mussolini e Luigi Freddi, il fondatore di Cinecittà

Sabaudia. Terra d’ispirazione del Grande cinema italiano

Luigi Freddi

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Mi trovo a scrivere quest’articolo il lu-nedì che conclude la prima seriatornata elettorale del post “psico-

nano” e non so ancora se vale la pena ave-re un parere a riguardo.Non fraintendetemi ma la politica negli ulti-mi mesi sembra aver preso una china assaistrana e forse pericolosa nel senso che maicome adesso mi sento di percepire un net-to distacco tra politica ed elettorato pur-troppo sempre più risucchiato in un mo-mento di contingente difficoltà.Per quanto riguarda lo stato delle cose dalibreria neanche questo è un momento fa-voloso, anzi sembra che la crisi finanziaria,morale e intellettuale stia ridimensionandoverso il basso le strategie di molte case edi-trici che stanno tentando drastiche cure di-magranti a cataloghi e giacenze di magaz-zino.Nonostante tutto anche questa volta qual-cosa di notevole da segnalare l’abbiamotrovato e non mi resta che iniziare.

Prima novità degna di notaè l’ultimo lavoro di Massi-mo Carlotto, “Respiro cor-to” (Einaudi), noir su scalamondiale che con un lentomovimento a spirale ci por-ta dai boschi radioattivi diCernobyl, ai narcos suda-mericani, passando dall’In-dia e dall’Italia per finire pri-

ma nei caveau di banche svizzere e quindia Marsiglia dove le vecchie e nuove con-troversie si risolvono a colpi di kalashnikove dove confluisce tutto il fior fiore della cri-minalità sulla piazza.In questo romanzo Carlotto affronta l’epicadel nuovo “crimine organizzato” nelle vestidella “Dromos gang”, un’accolita multiraz-ziale di giovani e brillanti elementi delle piùsvariate famiglie criminali di tutte le latitu-dini che convergono a Marsiglia per pren-dersela tutta.Sono convinti che il mondo sia di chi correveloce come il denaro e chi rimane in die-tro, non merita di vivere, così la guerra ini-zia subito contro un vecchio boss corso dilunga carriera, e una poliziotta caduta indisgrazia che ha un’idea tutta sua della giu-stizia. Come controcanto un narcotraffi-cante allo sbaraglio, che porta il nome fa-tale di un grande calciatore del passato,proverà a giocare la sua esilarante, tragica,ultima partita.Abbandonato per questa volta il nord estdove sono ambientati la maggior parte deisuoi romanzi, Carlotto non si limita all’apo-logia di un sistema criminale ormai scom-parso, al contrario descrive l’evoluzione delcrimine contemporaneo, la profonda tra-sformazione che ha subito in questi anni diglobalizzazione e social network. I figli deivecchi criminali di tutto il mondo, dalla ma-fia russa ai narcos sudamericani, si ritrova-

no a Marsiglia, nel bel mezzo di una guer-ra sanguinaria e silenziosa per il controllodei “Territori”. I protagonisti sono tutti gio-vani, laureati in economia, amano i legamireticolari, possono agire una sola volta perripagare un debito o vendicare un torto su-bito, usano Internet, l’alta finanza, sono ve-loci assolutamente refrattari rispetto al vec-chio sistema di organizzazione verticisticadelle mafie tradizionali.

Cambiamo ora totalmentegenere rimanendo semprein casa Einaudi. Voglio par-larvi ora dell’edificantissi-mo, spassoso e dissacran-te libro di Lelio Luttazzi:“L’erotismo di OberdanBaciro”.Comicità scatenata e sca-tenato erotismo queste le

due direttrici della (breve) vita di OberdanBaciro, vissuto quanto il fascismo e mortoper distrazione. Figlio unico di madre ve-dova, devota a Dio e al Duce, il piccoloOberdan è uno di quei rari casi umani il cuidestino si manifesta già in tenera età. AOberdan basta, infatti, un orlo appena sol-levato, un baluginio di pelle, per trasforma-re la curiosità in un chiodo fisso. Attorno aquel chiodo fisso si consumano la sua in-fanzia e la sua giovinezza, votate al cultosolitario dell’insondabile mistero femminile.Il problema però è che gli anni passano e ilmistero rimane insondato. Non gli rimaneche rifugiarsi così nella fantasia e nei rac-conti di chi millanta esperienze trionfali.Mentre l’Italia degli anni Trenta camminatronfia verso il baratro della guerra, Ober-dan azzarda il suo personalissimo ballettocon il desiderio, fino al beffardo ultimo attoin una trincea jugoslava.Luttazzi sa essere meravigliosamente leg-gero e beffardo, di quella leggerezza gioio-sa e dissacrante che è l’antidoto contro l’af-fanno del vivere. Con una lingua spigliatadegna delle sue improvvisazioni jazzistiche,ci consegna un singolare affresco d’epocache svela lo spirito irriverente sotto le gon-ne dell’Italia più severa.Scrivo questo mio articolo anche a margine

di uno scudetto vinto dalla Juventus vitto-riosa contro il Cagliari e soprattutto a margi-ne di un derby vinto dalla Beneamata con-tro un Milan francamente troppo approssi-mativo, attento solo alle linee dinastiche diMilano su chi è principe e chi no. Dopo ierisera si è capito, il principe è uno e non ha,al momento, intenzione di abdicare.

Bando alle chiacchiere,quello di cui voglio parlar-vi ora è il libro di Garanzi-ni, l’autobiografia di “Ne-reo Rocco” ampliata inoccasione del centenariodella nascita. Perché siaarrivato a tanto, non lo so,in quanto nome legato alMilan e antagonista del

tanto compianto “Mago” forse per capiree apprendere se il calcio è sempre statocome quello di adesso o come e perchéda allora sia sempre degenerato sotto tut-ti i punti di vista.Il libro di Garanzini, edito da Mondadori, ciriporta indietro agli albori della leggendaquando il calcio era fatto di uomini e princi-pi purtroppo persi oggi dove il calcio è di-ventato così vorticoso, in cui appuntamentied emozioni, polemiche e prodezze si acca-vallano all’infinito, da indurci alla riscopertadi un tempo in cui tutto aveva una scansio-ne più umana, più congeniale a una passio-ne da assaporare anziché trangugiare.Questa biografia è un viaggio nella memo-ria che copre tutte le tappe della carriera ele diverse città che hanno visto Nereo Roc-co protagonista: dalla sua Trieste a Pado-va, dalla Milano rossonera dei trionfi alle piùsofferte esperienze nella Torino granata e aFirenze. A rievocare la figura di Rocco, sisuccedono le testimonianze di molti perso-naggi noti e meno noti. Una rivisitazione ap-passionata e appassionante, mai agiogra-fica, che cerca di celebrare le qualità deltecnico senza tacerne qualche limite o gliepisodi meno edificanti. Per tutti gli inna-morati del calcio, al di là delle bandiered’appartenenza.

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Libri

di Andrea

Lo scaffale

Letture estive

Primavera destabilizzata

“QUANDO SAN FELICEERA DEI SANFELICIANI”Domenica 29 aprile u.s., presso il cinema “Anna Magnani”– P.zza L. Lanzuisi – di San Felice Circeo, è stato presentatoil libro di racconti di vita vissuta “Quando San Felice era deisanfeliciani”di Andrea De Sisti, che, in precedenza, aveva giàpubblicato “O’KEA’MUS” e “Il Dizionario del dialetto cir-ceiense”.Chi fosse interessato ad averne una copia in omaggio può telefonare al n. 328.6110379

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Ci siamo. L’attesa è finita. S’inaugura agiugno la prima edizione del percor-so turistico “La via del Palio” attra-

verso le città di Sabaudia, Fondi e Priver-no, studiato per promuovere i diversi tipi dipalio presenti sul territorio e con essi le tra-dizioni, la storia, i sapori, la musica e i co-lori locali. L’obiettivo? Rilanciare l’economialocale investendo sulla cultura. Gli ideato-ri: il pres. del Palio di Fondi, dott. ClaudioChiusano, la pres. del Palio di Sabaudia,dott.ssa Iunia Valeria Saggese e il pres. delPalio del Tributo, dott. Vittorio Proietti.Gli stessi più volte hanno illustrato il pro-gramma. Gli eventi in calendario sono dav-vero tanti: il 2 giugno l’inaugurazione è aPriverno, nel corso del mese si svolgeran-no le feste delle Porte e infine l’8 luglio latradizionale corsa all’anello; il 14 e 15 luglioa Sabaudia si terrà la quarta edizione delPalio dei Draghi e il 10 e l’11 agosto a Fon-di, il Palio dell’Assunta. Queste le date clouda segnarsi sul calendario, ma non finiscequi. Nel corso dei tre mesi, infatti, da giu-gno ad agosto, si svolgeranno le feste digemellaggio tra le contrade delle tre cittàprotagoniste. Cosa sono le feste di gemel-laggio? “La novità e il punto di forza di questo iti-nerario è il gemellaggio tra le comunità co-involte -spiegano gli organizzatori- . Abbia-mo sottoscritto un patto d’amicizia con ilquale ci impegniamo a partecipare colletti-vamente alle tre manifestazioni, questo vuoldire che Sabaudia sarà presente agli even-ti di Fondi e Priverno, Priverno a quelli diSabaudia e Fondi e così via. Le nostre con-trade si sono gemellate e organizzerannodelle feste di gemellaggio in ogni città”. C’èda dire che a Fondi e Priverno le feste del-le contrade esistevano già, per Sabaudia èuna assoluta novità. La giovane città delledune vive l’esperienza delle contrade da so-li quattro anni, cioè dalla nascita del paliomentre a Fondi e Priverno l’origine dellecontrade si perde indietro nel tempo. Per lapresidente del Palio dei Draghi I. V. Sagge-se è questa la vera sfida: creare il senso diappartenenza al proprio quartiere e alla pro-pria città sentendosi uniti nella tradizionedel palio. “Il nostro palio nasce nel 2009 in occasio-ne del 75° anniversario di Sabaudia, è sta-to un regalo di compleanno per la città edio mi auguro che venga custodito gelosa-mente perché è la nostra prima vera tradi-zione cittadina, che accomuna tutti gli abi-tanti: i veneti, i friulani, i ferraresi, i campa-ni, i marchigiani. Sotto la bandiera del palio siamo contra-daioli… sabaudiani e basta”.Sin da subito, il progetto, per la sua alta va-lenza culturale, ha trovato l’appoggio delleIstituzioni, dei Comuni in primis e poi dellePro Loco, della Provincia e della Regione.Tutti d’accordo su quanto sia importante ri-cordare il senso del volontariato che animaqueste iniziative e riconoscere il contributo

delle associazioni sul territorio. “Il palio è lasintesi perfetta della storia, dell’immagine edelle risorse del territorio -affermano i trepresidenti -. Per questo abbiamo deciso dipartire da qui per rilanciare l’economia lo-cale. Abbiamo sottoscritto l’intesa lo scorsoagosto, a poche settimane dal nostro pri-mo incontro, e a gennaio di quest’anno ab-biamo firmato il documento ufficiale di ge-mellaggio. Ringraziamo i cittadini che ci danno corag-gio e fiducia e tutti coloro che fanno partedell’organizzazione e lavorano insieme a noiinstancabilmente, animati dall’amore per lapropria città e dall’orgoglio per le proprie ra-dici”. L’appuntamento è per tutti il 2 giugno a Pri-verno per dare il via a un’estate all’insegnadello sport, delle tradizioni e del diverti-mento.

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Sport

aa ccuurraa ddeell CCoommiittaattoo OOrrggaanniizzzzaattiivvoo PPaalliioo ddeeii DDrraagghhii

S’inaugura a giugno la prima edizione della “Via del Palio”

il calendario

L’Associazione “Sabaudia Studium Musicum”

compie 40 anni di attività

Il giorno 15 giugno 2012 alle ore 16,30 si terrà il

Saggio allieviPalazzo Mazzoni - C.so Vittorio Emanuele III, 2 - Sabaudia

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Cultura - Sabaudia

Icontinui e reiterati spostamenti in avan-ti delle partite di questo girone di Se-conda Categoria, non ci consentono di

sapere se il Montenero ha vinto il campio-nato prima che il giornale vada in stampa.In effetti, bisognerà aspettare il 27 maggioquando, il Montenero, giocherà la partitache vale un’intera stagione. Un “maledetto”unico punto divide il Montenero dall’ago-gnata vittoria, quello stesso punto che sa-rebbe potuto arrivare in tante occasioni eche, per svariati motivi, si è fatto attendereper regalarci un finale al cardiopalma in queldi Maranola. Il Montenero, a una sola gior-nata dal termine, mantiene tre punti di van-

taggio sul Penitro e, virtualmente, sul DonBosco Gaeta che però deve recuperare unapartita.I meriti di questa squadra sono stati tanti esono lì, davanti ai nostri occhi, sono in quel-le 28 giornate di campionato su 29, in cui lasquadra del borgo ha mantenuto la testa del-la classifica. Questo finale così palpitante dàun po’ di suspense a un campionato che sipoteva chiudere prima. Non possiamo di-menticare l’incredibile e rocambolesco 5-3interno subito contro il Penitro, quando, amezz’ora dalla fine, la squadra di mister Per-rotta vinceva 3-0 e la sconfitta contro il Cam-podimele per 1-0 con la rete subita a pochi

minuti dal termine. Questione di centimetri,quando si parla di un gol mancato per unsoffio con la palla che magari sfiora il palo;questione di minuti per il Montenero che siritrova a giocarsi tutto nell’ultima partita del-la stagione. In fondo, a pensarci bene, al-meno per me è la migliore soluzione possi-bile, perché in caso di vittoria potrò idolatra-re ed esaltare i “miei ragazzi” nel prossimonumero del Centro Storico del mese di ago-sto e, in caso contrario, potrò sempre omet-tere “scientemente” qualsiasi riferimento aun “mancato successo”, ormai lontano neltempo.

Dal Circeo, nelle chiare sere d’estate, leisole Pontine sembrano raggiungibiliperfino a nuoto: Ponza e Zanone qua-

si si possono toccare con mano, mentre Pal-marola resta un po’ più lontana. Eppure, ameno di non possedere una bella barca, Pon-za dal Circeo è irraggiungibile.Almeno così era per me quando da ragazzi-na passavo le mie estati all’ombra della Ma-ga Circe e così è tuttora. Non c’è nessun tra-ghetto, nessun aliscafo fra il Circeo e Ponza,e quando l’hanno messo pare sia misera-mente fallito. Non capisco perché: la meta –l’isola – è raggiungibile con un adeguatomezzo in un’ora e la gita dalla mattina alla se-ra resta una delle cose più piacevoli che sipossano fare.Indimenticabile è la prima volta che dalla ter-raferma tentammo di arrivare a Ponza.Affittammo addirittura, in un nutrito gruppo diragazzi, un peschereccio che ci avrebbe por-tato la mattina e riportato la sera. Partenza al-le 7 di mattina e pranzo al sacco oltre a qual-che cosa offerto dal peschereccio. Quota pa-gata e tutti pronti dotati anche di una magni-fica giacca a vento e di un pull-over caso mairinfrescasse. Ma il peschereccio non può at-traccare nel porto: così ci sarebbe stato unservizio navetta di piccoli gozzi dalla spiag-gia di fronte all’hotel Neanderthal fino allagrande barca che dondolava, tranquilla unpo’ al largo. C’era però un po’ di mare. Pocoimporta, egualmente si sale a decine sul pic-colo gozzo in modo che il peschereccioquanto prima possa salpare.In troppi. L’imbarcazioneera, infatti, appenaarrivata a metà del tragitto che inizia a im-barcare acqua: «Qualcuno si butti a mare», èsubito il grido. Ma la scelta di quel qualcuno

non è facile e il gozzo imbarca sempre più ac-qua. Alla fine un coraggioso, il mio adoratoamico Francesco Jona, decide che si sareb-be sacrificato lui e si alza in piedi per toglier-si il maglione e tuffarsi. Ma la barca non reg-ge e si piega talmente tanto di lato che un’on-da arriva direttamente dentro. A questo pun-to è un fuggi fuggi dalla piccola imbarcazio-ne:ma nonostante il «tutti in mare» la barcabeccheggiando affonda.Un naufragio in piena regola di fronte la co-sta a poche decine di metri dalla spiaggia. Ese poi il gozzo è stato recuperato, almeno perme, arrivata a terra a nuoto gocciolante, la gi-ta a Ponza è saltata e per vedere l’isola hodovuto aspettare altri due anni.Vennero poi tempi gloriosi grazie al cabinatodi Patrizia e Massimo Lotti, dotato anche diun marinaio: le isole Pontine divennero qua-si a portata di mano quando ci ospitavano esi decideva di andare.Scoprimmo le meraviglie del mare di Pal-marola, lo shopping a Ponza, i bagni a Za-none, dove la famiglia Spadazzi (tuttora no-to farmacista di ponte Milvio) aveva in con-cessione il faro. La traversata, però, conti-nuò a non essere facilissima, perché il ma-

re al centro del canale si alzava di frequen-te. E così arrivò un bel giorno in cui unagiornata meravigliosa si trasformò nellapeggiore traversata da me mai fatta.Bagno a Palmarola, acquisti a Ponza e poi ilritorno, ma il mare si era talmente alzato chenonostante la barca dei Lotti fosse un poten-te cabinato ogni onda sembrava dovesse es-sere l’ultima: mal di mare e non solo. Attac-cato a un appiglio laterale Stefano Malatesta,poi famoso inviato del quotidiano La Repub-blica anche di viaggi, sembrava una statua disale; io che non soffro il mare ero terrorizza-ta a poppa, mentre mio padre correva con unsecchio per affrontare i vari mal di stomaco.Per un tragitto di un’ora ce ne abbiamo mes-se interminabili quattro: e quando siamo ar-rivati in porto mezza San Felice ci stavaaspettando. A Giovanna Baccini, che avevasempre sofferto di mal di mare e che invecese l’era cavata senza un cenno di nauseachiesi: come mai? E lei: «Avevo talmente pau-ra che non mi potevo permettere di star ma-le, dovevo essere pronta a nuotare».Eravamo cresciuti e mio padre aveva dotatomio fratello di un gommone, uno Zodiac: co-sì iniziarono anche le traversate – avventuro-se e contro tutte le regole – fino a Zanone, lapiù vicina. Anche in questo caso un bel ri-schio, ma ci è andata bene.Ancor oggi, però, l’isola è irraggiungibile, al-meno per molti: l’ultima volta che ci siamoandati, circa tre anni fa, abbiamo dovuto af-fittare una poderosa barca. Anche una po-derosa spesa, ma è stato bellissimo. Pecca-to che dal Circeo, a meno di non essere mi-lionari, Ponza è ancora irraggiungibile con unadeguato servizio di traghetti.

ddii TToommmmaassoo ddii PPrroossppeerroo

Calcio

Il Montenero accarezza la prima categoria

A un solo punto dalla vittoria

di Lilli Garrone

Un avventura a lieto fine

Sono inesistenti i mezzi di collegamento

L’irraggiungibile Ponza

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Oggi è bello essere sanfeliciani! La Nuo-va Circe, con la vittoria schiacciante delcampionato di Promozione, ha raggiun-

to il punto più alto della sua lunga storia cal-cistica.Il volano e cioè colui che ha creato le condi-zioni affinché la società sanfeliciana entrassenel gotha del calcio regionale è stato il presi-dente Fabrizio Vittori. Quando, cinque anni fa,prese una Circe che navigava in brutte acquee correva il rischio di non iscriversi al campio-nato di Prima Categoria, si presentò dichia-rando che avrebbe portato la squadra rosso-blù lì dove non era mai arrivata, in Eccellenza.C’è riuscito con una testardaggine, una ca-parbietà e una dedizione encomiabili ed è ri-uscito, grazie alla scelta del binomio vincenteformato dal mister Gianni Marzella e dal diret-tore sportivo Bruno Federico, a creare, in que-sti anni, la più bella e forte Circe di sempre. Lavittoria non ammette repliche, in un crescen-do rossiniano, la squadra, guidata sapiente-mente da mister Marzella, ha preso il largo do-po le prime giornate del girone di ritorno e, perle dirette avversarie, non c’è stato nient’altroda fare che lottare per i gradini più bassi delpodio. Sono soprattutto i numeri a dare ra-gione a una squadra che ha impresso un rit-mo troppo alto per tutti e che, alla fine, ha vin-to il campionato con il miglior attacco e la mi-glior difesa del girone.La matematica vittoria del campionato è arri-vata sul campo della Nuova Itri, una squadrache, evidentemente, porta bene al sodaliziorossoblù poiché, anche nel lontano 1972/73,la Nuova Circe vinse un campionato di Se-conda Categoria in una storica partita gioca-ta al Ballarin contro la squadra di Itri. Niente daeccepire su una vittoria chiara e limpida, sulsuccesso di una squadra che ha vinto con unmargine larghissimo, cosa che, per le squadrepontine, in questi ultimi anni non è mai suc-cesso.A un certo punto sono diventai addirittura 14i punti guadagnati dalla squadra di Marzella,un distacco siderale e disarmante per qualsiasisquadra che avesse coltivato ancora ambi-zioni di vittoria. Questa Circe, bella e vincenteè figlia di quella stessa Circe che lo scorso an-no ha ottenuto un eccellente quarto posto al-le spalle delle corazzate, Segni, Valmontone eColleferro e che, due stagioni fa, ha espressoper tante domeniche il più bel calcio che si siamai visto a San Felice. Questa Circe ha avutocome maggior merito quello della consape-volezza della propria forza, una convinzionenei propri mezzi che le hanno consentito di su-perare con slancio e sicurezza anche le sfidepiù difficili. La formazione rossoblù ha vinto dagrande squadra e ha avuto la capacità di ge-stire con una facilità invidiabile i momenti piùdelicati che, di volta in volta, le si sono pre-sentati davanti. Il 5-0, con cui la Circe, al Ta-sciotti di Sezze ha battuto e scavalcato la VisSezze Setina al primo posto, l’altro 5-0 con cuiha spento le speranze di prendere la vetta del-la classifica da parte del Sermoneta, il 5-3 ri-filato al Ballarin contro l’Arce, in una partita che

vedeva la squadra rossoblù sotto per 3-2 allamezz’ora della ripresa, il 3-2 sul difficile cam-po del Pignataro, le vittorie ottenute in trasfer-ta su alcuni campi davvero difficili come quel-li di Pontinia, Cassino e Bassiano ci dannoun’idea molto chiara della forza di questogruppo. Un gruppo in cui non c’è stato un so-lo leader, un unico trascinatore e questo sievince chiaramente dalla capacità di manda-re in rete più giocatori, passando dalle mar-cature degli attaccanti Sannino, Cinelli e Di Ro-berto a quelle dei difensori Fiore Reccolani eFedeli e dei centrocampisti Bernardo, Berti eMonti. Non possiamo certamente dimentica-re l’apporto di tutti gli altri giocatori e in parti-colare del capitano Ivan Omizzolo, la “vera ani-ma” dello spogliatoio rossoblù.Ora, la speranza, è che la vittoria di questocampionato consenta alla Nuova Circe di par-tecipare al prossimo campionato d’Eccellen-za, con l’ausilio di nuove forze economiche ingrado di supportare il presidente Vittori. Ad

ogni modo, vedere la Circe lassù che taglia iltraguardo e vince, cosa mai successa in pas-sato, il campionato di Promozione, smuove esquassa piacevolmente quella “cortina dinebbia” che avvolge i ricordi lontani, i ricordidi “me bambino” che ad appena otto anni en-trava per la prima volta al Ballarin e si emo-zionava vedendo quei colori rossoblù escla-mando... Forza Circe!Questi gli ultimi risultati: Nuova Circe - Broc-costella 2-1 (Sannino, Cinelli); Bassiano – Nuo-va Circe 0-1 (Monti); Nuova Circe – Vis SezzeSetina 5-0 (2 Bernardo, Fiore, Cinelli, Di Ro-berto); San Michele – Nuova Circe 1-1 (Di Ro-berto); Nuova Circe – Sermoneta 1-0 (Fiorerig.); Nuova Itri – Nuova Circe 2-2 (Masini,Monti); Nuova Circe – Pro Calcio Fondi 2-0 (Ci-nelli, Di Roberto); Nuova Circe – Scauri Min-turno 3-0 (Berti, Repele, Di Roberto). Per esi-genze di stampa non abbiamo inserito il risul-tato dell’ultima di campionato tra Arce e Nuo-va Circe. �

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Sport - San Felice Circeo

di Tommaso Di Prospero

Calcio

Storica vittoria con salto in “Eccellenza” per la squadra sanfeliciana

Circe campione

I giocatori della Circe sotto le tribune dopo una rete

Il giorno 15 giugno 2012 alle ore 21,30

Saggio di danza

“Dal Sogno al mito”

Piazza del Comune - Sabaudia

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Personaaggio - Oroscopo

Oroscopo di Giugno 2012 di AldebaranAriete

dal 21/3 al 20/4

Sarà un mese insolito poichéMercurio passerà velocemente.Insolito perché vi sembrerà chenon accada nulla, ma tutto av-verrà col tempo. Le stelle nonfanno favori senza uno sforzoda parte vostra. Sorprese inamore.

Torodal 21/4 al 20/5

La vivacità della vostra vita, inquesto periodo, s’intensifica.Giove sta per uscire dal segnoe cercherà con furbizia di farviabbagliare da miraggi impossi-bili. Momento buono per con-tratti di lavoro, accordi e affari.

Gemellidal 21/5 al 21/6

Giove entrerà nel vostro segnoe vi accompagnerà per un an-no insieme ad altre stelle favo-revoli. Le previsioni quindi sa-ranno ottime per gli influssi be-nefici: occasioni, sorprese pia-cevoli e tanto altro. Raccoman-dazione: non fate confusione.

Cancrodal 22/6 al 22/7

Buone prospettive, ma ancheconferme sono in arrivo. Mer-curio vi aiuterà a portare avan-ti progetti o colloqui di lavoro. Ilcielo sentimentale è movimen-tato e riserva sorprese. Alcunidi voi sentiranno di più la spin-ta verso l’amore.

Leonedal 23/7 al 22/8

Le relazioni umane e i grandiideali saranno la direzione daprendere in tutti i campi della vo-stra esistenza: quella della socia-lità. Si sbloccheranno molte que-stioni anche di tipo lavorativo. E’il momento ideale per fare passiavanti anche verso l’amore.

Verginedal 23/8 al 22/9

A volte accade che un ammas-so di stelle nel vostro cielo pro-ducano ansie e tensioni; quindisono possibili liti e malintesicon la famiglia e con il partner.Controllatevi ed evitate di rea-gire. Siate filosofi … distraete-vi, dedicatevi ad altri interessi.

Bilanciadal 23/9 al 22/10

Il prospero Giove vi porta dina-mismo, allegria, voglia di cono-scere e di viaggiare. Nel vostrocielo c’è una folla di pianeti ami-ci desiderosi di aiutarvi. Avete fa-ticato e sudato e ora rilassatevi.Plutone vi chiede di maturare esiate pronti a dirigervi lontano.

Scorpionedal 23/10 al 21/11

Giove e Mercurio vi aiuterannoa risolvere i problemi più im-portanti. Riceverete una bellanotizia di lavoro. Anche in amo-re è iniziata la fase di recuperoe sarà stimolante e divertente.

Sagittariodal 22/11 al 20/12

Giove ha iniziato l’opposizione alvostro segno quindi dovrete usa-re il massimo impegno e atten-zione a non fare passi falsi conle spese. L’amore che nascerà inquesto periodo sarà imprevedi-bile. Non potete fare tutto da so-li: affidatevi ai vostri familiari.

Capricornodal 21/12 al 19/1

Urano combina un po’ gli equi-libri familiari. Nel lavoro via li-bera alle nuove opportunità.Per alcuni è in arrivo anche unabella notizia legata al denaro.

Acquariodal 20/1 al 18/2

Venere e Giove in posizione ec-cellente vi stimolano a risve-gliarvi ad amare, a realizzare ivostri sogni affettivi. Cercateaccordi per questioni economi-che o legati di vecchia data.Grande energia e voglia di fare.

Pescidal 19/2 al 20/3

Questo è un mese strano e in-sidioso. Avete una folla di stel-le contrarie che possono crear-vi pesantezza e stress. C’è inatto un cambiamento e si sache i cambiamenti, a volte, fan-no soffrire, ma poi vi ripaghe-ranno al meglio.

Il termine cassamortaro, in sanfeliciano jùcas-samurtare, deriva dal dialetto romanesco evuol dire inserviente funebre.

Il primo agente di “pompe funebri” pervenne al Cir-ceo, nel dopoguerra. Si chiamava Angelo. Acqui-stò un pezzo di terreno con una casetta su Via diVigna Circe e iniziò la sua attività, con il carro fu-nebre. Prima, a San Felice, le bare dei defunti era-no trasportate a spalla da quattro becchini. Talvol-ta, da parenti e amici, specie quando il morto eraun giovane. Angelo, in breve si distinse per la suaprofessionalità. Prendeva le misure del morto, inparticolare la lunghezza, proponeva il tipo di bara,da semplice a pregiata, si interessava della stam-pa e dell’affissione dei manifesti funebri, nonchédelle corone di fiori e di ghirlande. Insomma pre-stava un servizio efficiente. Mi si consenta una pic-cola divagazione. Voglio raccontare un episodioparticolare, che ha comunque attinenza con An-gelo. Nell’aprile del 1983, mi trovavo al Circeo, conla mia famigliola, per la ferie pasquali. Una mattinami recai in paese. Stavo comprando il giornale al-l’edicola in P.za V. Veneto, quando sbucò dall’arcodel Ponte, Turillo, gridando: Angelò! Ndondalò! An-gelò! Ndondalò! Angelò! Ndondalò!. Turillo in queitempi, per San Felice era considerato “una istitu-zione”. Tipo alquanto robusto, simpatico, servizie-vole. Salutava tutti, anche i forestieri, poi allunga-va la mano per avere qualche spicciolo. Era peròun po’ deficiente mentalmente, ma non tanto direi,come meglio chiarirò in seguito. Con le mani tra labocca, a mo’ di megafono, continuando a gridare

“ Angelò! Ndondalò! “, attraversò lentamente lapiazza e imboccò il Corso V. Emanuele. Rivolto al-l’edicolante, il caro amico Bacchi Agostino, gli chie-si: ma a Turillo cosa gli è successo? Agostino, sem-pre aggiornato di tutto, in quanto le notizie le re-cepiva dai clienti, che acquistavano i giornali, midiede la spiegazione. Era morto il padre di Don Lui-gi Lanzuisi e poiché quel giorno (giovedì o venerdìsanto) le campane, come si suol dire in dialetto,erano attaccate (legate) e si sarebbero sciolte(avrebbero suonato) solo al momento della resur-rezione di Gesù Cristo, la campana a morto, nonpoteva funzionare. Quando moriva qualcuno, ilcampanone suonava a distesa, per più minuti. Al-lora la gente si affacciava alle finestre o usciva perstrada, chiedendo: chi s’ammuérte? Eh! S’am-muértejù figlie de Pettelitte. Poveracce! steva ma-le da tantu tiémpe! Che Die j’arrequia!. Oppure:s’ammorta chella pora Janna Felicia!. Ma iessa pe-rò teneva pure na bella ietà! Deciamece na requiamaterna. Non potendosi quindi annunciare, con ilsuono del campanone, la morte del padre di DonLuigi, Turillo pensò bene di annunciarla con il “Ndondalò “, suono onomatopeico del campanone.E perché “ Angelò? “ Era l’invocazione, l’invito adAngelo, perché predisponesse, per quanto di suacompetenza, il servizio funebre. Turillo, con la suadeficienza, ci stava dando una bella lezione. Ritor-nando ad Angelo, dopo qualche anno che si eratrasferito al Circeo, decise di ampliare ed ammo-dernare la sua “azienda funebre”. Casa di abita-zione più accogliente, un garage per il suo carro fu-

nebre ed un salone per il deposito delle bare. Ot-tenuta l’approvazione del suo progetto dal Comu-ne, per realizzarlo, occorreva un mutuo bancario.Pertanto si recò presso l’Agenzia del Monte dei Pa-schi di Siena,, sita allora in fondo alla parte sinistradi P.za V. Veneto, di fronte alla Torre dei Templari edespose le sue richieste al Direttore. Dopo aver con-cordato l’ammontare del mutuo, la sua durata edil pagamento delle rate, il Direttore gli chiese: malei , quali garanzie offre alla banca? E Angelo: Di-rettore, la prego di uscire fuori un attimo con me.Una volta sulla piazza, allungando la mano destra,in direzione dell’arco del Ponte, dove si trovava ungruppo di anziani, disse: “quelli là sono la mia ga-ranzia”. Un tempo, quando San Felice era dei san-feliciani, i contadini e gli operai, non più idonei aproficuo lavoro per anzianità o malattia, “rumané-vene a spasse” rimanevano a spasso, cioè in dis-occupazione. E pertanto iévene a spasse (andava-no a passeggio) a miézze la piazza. Si riunivano ingruppetti e passeggiando si raccontavano i fatti delgiorno e di quelli dei tempi passati. Quando piove-va o faceva molto caldo, si rifugiavano sotto l’arcodel Ponte, dove, anche nelle giornate afose, spira-va sempre un piacevole fresco venticello. Non sose l’espediente dei vecchietti del Ponte funzionòcome garanzia. Comunque Angelo, in qualche mo-do riuscì a realizzare il suo progetto. �

*Autore dei libri “O’KEA’MUS”, “DIZIONARIO deldialetto circeiense” e “Quando San Felice eradei Sanfeliciani

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Racconti sanfeliciani

La garanzia del cassamortaro

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Tempo libero

Parigi, fine del Diciannovesimo se-colo. Georges Duroy torna dopoaver combattuto in Algeria e non ha

in tasca un franco. Incontra casualmente in un lo-cale Charles Forestier che gli regala il denaro percomprarsi un abito decente e fare il suo ingressoin società. Georges ha così modo di conoscere lamoglie di Forestier, Madeleine, l’editore Rousset(interessato a far cadere il governo) e sua moglieVirginie nonché la giovane Clotilde. Grazie alla fi-glia ancora bambina di Rousset gli verrà dato l’appellativo di Bel Amiche tutte e tre le donne, catturate dalla sua misteriosa bellezza, uti-lizzeranno. Grazie a loro Georges, che è un piacevole contenitore vuo-to, farà carriera calpestando però i sentimenti di ognuna.Dal 1919 il cinema italiano si impossessava del libro di Guy de Mau-passant per farne un film e da allora periodicamente la figura dellosciupafemmine arrampicatore sociale Georges Duroy è tornata a fa-re la sua comparsa nelle sale cinematografiche. Tocca ora a RobertPattinson rinverdirne il ruolo attraverso le caratterizzazioni che Tur-man, Scott Thomas e Ricci offrono di tre diverse età e modi di con-cepire la passione verso un uomo, interessata e intellettuale la pri-ma, appassionata e ossessiva la seconda, libertina e frizzante l’ulti-ma. Allora come oggi il potere della comunicazione si eleva all’en-nesima potenza scatenando addirittura un’impresa coloniale e, nelfilm siamo di fronte a un potere mediatico che consente a un gior-nalista ,che si fa scrivere i pezzi da una delle sue donne, di ribaltareil potere politico. Ogni riferimento a fatti e persone di questi anni nonè da considerarsi per nulla casuale e ci dimostra come gli scrittori de-gni di tale nome sapessero guardare alla società del proprio tempocon grande lucidità. Dato poi che la storia sembra destinata a ripe-tersi senza che nulla si sia imparato da essa, il loro ruolo diviene alcontempo anche profetico. Così nel personaggio di Bel Ami possia-mo riconoscere dei nostri contemporanei, magari meno piacevoli avedersi ma altrettanto rapaci, privi di talento e di scrupoli.

BEL AMÌ

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di ALESSIA BRAVO

di DECLAN DONNELLAN, NICK ORMEREDZuppa di pesce

Ingredienti per 4 persone– Kg. 1,500 di pesce da zuppa– 3 cipolle medie– 2 spicchi di aglio– un chilo di pelati– un mazzetto di prezzemolo– alloro– acqua

Fate appassire in 4 cucchiai di olio le cipolle mondate e affetta-te, l’aglio e l’alloro. Aggiungete un polipo a pezzi e 2 seppie ta-gliate a striscioline. Lasciate cuocere su fuoco dolcissimo per 30minuti, aggiungete i pelati e lasciate cuocere per altri 20 minuti.Unite un litro e mezzo d’acqua e lasciate sul fuoco ancora perun’ora. Nel frattempo affettate il pane raffermo molto sottile e po-netelo in una capiente zuppiera. Iniziate con la cottura del pesce,partendo dai più grandi e terminando con “pannocchie” o simili.Versate il tutto nella zuppiera, coprite, lasciate riposare per 5 mi-nuti e servite.da “LA VISCOTTA”

Ricette di San Felice Circeodi Angela Bassani

AANNGGOOLLOO DDEELLLLAA PPOOEESSIIAA

VOLERE

Che si voglia

non giacere, soffrire, è illusorio.

Che si voglia

amare, godere, vivere è umano.

Che si voglia

fama, denaro, potere è illusorio.

Che si voglia

ledere, ammazzare è disumano.

di Pietro Cerasoli

ORA LEGALE Avv. Antonio Di Salvo

Brevi riflessioni sul “Decreto Liberalizzazioni” (le tariffe professionali)

La tematica che si intende affrontare in questo breve spazio merite-rebbe maggiore approfondimento e maggiore considerazione, ma pro-viamo comunque a offrire al lettore qualche elemento utile per una mi-

gliore valutazione della questione.La tematica è stata affrontata per la prima volta nel 2006 con il cd. “Decre-to Bersani” che abrogò l’obbligatorietà del rispetto delle tariffe minime pro-fessionali. Tuttavia le tariffe professionali – peraltro, spesso, approvate conlegge dello Stato – sono rimaste in vigore nei valori massimi e costituisco-no, comunque, un punto di riferimento per la valutazione della congruità del-la parcella del professionista. Con il “Decreto Liberalizzazioni”, invece, so-no state abrogate le tariffe nella loro interezza suscitando un ampio dibat-tito tra i favorevoli e i contrari che, ciascuno per le proprie ragioni, ha espres-so il proprio parere favorevole o contrario alla nuova normativa. In sintesi gliOrdini professionali non apprezzano l’abolizione ritenendo che le tariffe pro-fessionali siano uno strumento a tutela dei cittadini/clienti e un ausilio perquei professionisti che iniziano la libera professione per confrontarsi con ilmercato. Diversamente la novità è stata salutata positivamente dall’Antitruste da Confindustria secondo cui si registrerà una maggiore apertura del mer-cato favorendo i giovani professionisti che potranno affermarsi nella pro-fessione utilizzando la leva dei prezzi. Il rischio però concreto di tale situa-zione, ad avviso di chi scrive, è un forte pericolo di arrivare a una dequali-ficazione professionale e a una svendita della qualità dei servizi offerti. Pe-raltro, a monte, si dovrebbe ricordare che tra i servizi offerti dai liberi pro-fessionisti c’è anche la prestazione d’opera intellettuale che stride con ognievidenza con un mercato fatto solo di prezzi “scontati”.In ogni caso, allo stato alla luce del Decreto Liberalizzazioni, il cliente chesi rivolgerà a un professionista potrà pretendere un preventivo scritto chespieghi in maniera dettagliata quale sarà l’importo da pagare per il servi-zio richiesto. Il professionista dovrà, quindi, redigere il preventivo scritto conl’indicazione degli estremi della propria polizza professionale di assicura-zione dei rischi dell’attività professionale. �

e-mail: [email protected]

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•• AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII ••

Nascite10 aprile. E’ nata la piccola Emma Pines, per la gioia di tut-ta la famiglia l’ annunciano i fratelli Salvatore e Claudio.18 aprile. E’ nato il piccolo Chaouch Yazio con grande gioiadella mamma Nesrine, del papà Mounir e del fratellino Zidà-ne.

Compleanni18 maggio. Tanti auguri all’ostetrica Maria Ines per i suoi 90anni. Buon compleanno da Marta, figli, nipoti, pronipoti e datutte le persone che le sono riconoscenti per averle fatte na-scere. Grazie!7 giugno. Ad Alfredo Smith auguri affettuosi dai familiari, daaffezionati clienti e amici.8 – 12 giugno. A Giovanni e Alessandro Di Palmatantissi-mi auguri per i vostri compleanni da tutta la famiglia. 10 giugno. Auguri speciali a Jacopo Di Maggio da mamma,papà, Emiliano e Barbara.13 giugno. Tantissimi auguri di buon compleanno a Luca De-min da mamma, papà e Manuela.22 giugno. Tanti auguri ad Anna Maria Ceglia da tutta la fa-miglia.22 giugno. A Rosa Vastola immensi auguri per un com-pleanno veramente indimenticabile da Gianmarco e Claudio.Le amiche aggiungono che se il fiore i petali li perde, tu Ro-sa, ne aumenti di più in simpatia e amicizia.23 giugno. Il piccolo Alessandro Andras Cresti compie un an-no. Auguri e tanti bacetti dal cuginetto Nicolò.

24 giugno. Primo anno di vita di Chiara Sacchetti. Tanti bacidalla sorellina Giorgia, mamma e papà, nonni e zii.

24 giugno. Un grandissimo bacione a Simone Coppi per ilsuo compleanno dagli zii e dai nonni.

26 giugno. Ad un padre fantastico, Maurizio D’Alessan-dro,Infiniti auguri per i suoi 50 anni da Sara. Fino adesso èstata una passeggiata, da oggi comincia a correre. Dalla mo-glie e dagli amici.

5 luglio. Tira e molla, lascia andare il tempo non si può fer-mare, un anno in più non fa male a nessuno. Buon com-pleanno a Franco Sala da Gabriella, Stefano e Claudia.

7 luglio. Tanti auguri alla nostra cara mamma, Maria Manzi,da Loredana, Paola, Giovanni, Luigi e i nipoti.

7 luglio.Claudio Pines compie gli anni. Auguri al nostro “gio-vane” nonno da Salvatore, Claudio, Emma, Anna, Davide, Lu-ca e Sonia.

9 luglio. Buon compleanno a Niko Aquino dalla famiglia. Siaggiungono gli auguri della famiglia Neri.

10 luglio. Tantissimi auguri ad un padre e nonno esemplare,Ceglia Felice,per i suoi 80 anni.

12 luglio. A Gianmarco Monetti affettuosi auguri per i suoi14 anni da mamma e papà.

13 luglio. Ad Angelo Del Vecchio tantissimi auguri di buoncompleanno da mamma, papà e Chiara.

16 luglio. Tantissimi auguri di buon compleanno a ClaudioMonetti dalla famiglia, dagli amici e amiche.

19 luglio. A Luigi Di Palmatanti auguri di buon compleannodalla famiglia.

29 luglio. Un abbraccio per un super compleanno a JacopoMarchiotto dallo zio Lollo e dalla nonna.E al sole più bello delmondo si aggiungono gli auguri delle zie.

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 328 6110379, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] - Reg. Trib. di Latina n. 796 del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Alessia Bravo, Salvatore Coccoluto, Fran-cesca Faccini, Valeria Di Marco, Tommaso Di Prospero, Maurizio Paolini, Stefano Raimondi, Sabrina Scapi, Veronica Tecchio - Stampato da CSR, via di Pietralata, 157 - Roma

R I S T O R A N T E

Al Convento

di Lolita Capponi

Piazza Mazzini, 4 (Centro Storico)

04017 San Felice Circeo (LT)Tel. 0773/546167 -

348.9185443

Il 21 luglio Adele Cap-poni compirà 104anni. I sanfeliciani chela conoscono, parlano

di lei con affetto espesso con riconoscen-

za perché con tutti Adele,sostenuta dalla sua fede e dalle

sue preghiere, ha sempre avuto e ha ancora oggi pa-role d’affetto, di comprensione e d’incoraggiamento.Tanti auguri da parenti, amici e conoscenti.