Battaglia di Montaperti 1260

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Battaglia di Montaperti 1 Battaglia di Montaperti Coordinate: 43°1855.48N 11°2621.89E [1] Battaglia di Montaperti parte battaglia tra Guelfi e Ghibellini, Firenze e Siena La battaglia di Montaperti (Pacino di Bonaguida) Data 4 settembre 1260 Luogo Montaperti (Castelnuovo Berardenga, SI) Esito vittoria dei ghibellini senesi e dei loro alleati Schieramenti Siena (Ghibellini) Pisa (Ghibellini) Regno di Sicilia (Svevi) Alleati toscani (ghibellini) Firenze (Guelfi) Lega Lombarda (guelfi) Arezzo (La parte Guelfa) Lucca (guelfi) Orvieto (guelfi) Alleati toscani (guelfi) Comandanti Provenzano Salvani Giordano d'Agliano Farinata degli Uberti Iacopino Rangoni da Modena Effettivi 1.800 cavalieri e 18.000 fanti 3.000 cavalieri e 30.000 fanti Perdite 600 morti e 400 feriti 10.000 morti e 15.000 prigionieri Voci di battaglie presenti su Wikipedia La battaglia di Montaperti fu combattuta a Montaperti, pochi chilometri a sud-est di Siena, il 4 settembre 1260, tra le truppe guelfe capeggiate da Firenze e quelle ghibelline capeggiate da Siena.

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Brief account of the campaign and battle of Montaperti, 1260, Florentine Guelfs vs. Sienese Ghibellines.

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Battaglia di Montaperti 1

Battaglia di MontapertiCoordinate: 43°18′55.48″N 11°26′21.89″E [1]

Battaglia di Montaperti

parte battaglia tra Guelfi e Ghibellini, Firenze e Siena

La battaglia di Montaperti (Pacino di Bonaguida)

Data 4 settembre 1260

Luogo Montaperti (Castelnuovo Berardenga, SI)

Esito vittoria dei ghibellini senesi e dei loro alleati

Schieramenti

Siena (Ghibellini) Pisa (Ghibellini) Regno di Sicilia

(Svevi)Alleati toscani (ghibellini)

Firenze (Guelfi)Lega Lombarda (guelfi)

Arezzo (La parteGuelfa)

Lucca (guelfi)Orvieto (guelfi)Alleati toscani (guelfi)

Comandanti

Provenzano SalvaniGiordano d'AglianoFarinata degli Uberti

Iacopino Rangoni da Modena †

Effettivi

1.800 cavalieri e 18.000 fanti 3.000 cavalieri e 30.000 fanti

Perdite

600 morti e 400 feriti 10.000 morti e 15.000 prigionieri

Voci di battaglie presenti su Wikipedia

La battaglia di Montaperti fu combattuta a Montaperti, pochi chilometri a sud-est di Siena, il 4 settembre 1260, trale truppe guelfe capeggiate da Firenze e quelle ghibelline capeggiate da Siena.

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La vittoria dei senesi e dei loro alleati segnò, per un breve periodo, il dominio della fazione ghibellina sulla Toscana,con ripercussioni anche sui precari equilibri del resto d'Italia.

AntefattiDopo l'anno 1000, le città di Firenze e di Siena erano cresciute grazie alle attività mercantili e commerciali. Ibanchieri e i mercanti delle due città attraversavano l'Europa arricchendosi. Firenze era facilitata dalla via d'acquadell'Arno, Siena dalla sua posizione lungo la via Francigena, percorsa dai numerosi pellegrini diretti a Roma e daitraffici che dalla città eterna si dirigevano verso il cuore del Sacro Romano Impero. Era lo sviluppo dell'eramercantile.Ovviamente, gli interessi delle due città erano da tempo in conflitto, sia per questioni economiche che di puraegemonia sul territorio. Nella prima metà del XIII secolo, i confini fiorentini si spingevano a sud fino a pochichilometri da Siena.La rivalità economica si traduceva in una rivalità politica. A Firenze avevano la supremazia i guelfi, che sostenevanola supremazia del Papa, mentre a Siena il partito predominante era quello ghibellino, alleato dell'Imperatore, inquesto periodo il re di Sicilia Manfredi di Svevia, figlio naturale di Federico II.Nel 1251 i senesi si erano legati ai guelfi di Firenze in un patto di reciproca assistenza.Nella guerra del 1255, Siena aveva avuto la peggio e aveva dovuto sottoscrivere un impegno a non ospitare alcunesiliato dalle città di Firenze, Montepulciano e Montalcino.Il casus belli fu l'accoglienza data nel 1258 da Siena ai ghibellini di Firenze, esiliati dopo una tentata rivolta contro iguelfi al potere.A questo esilio era seguito l'assassinio di Tesauro Beccaria, abate di Vallombrosa, accusato di complottare con ighibellini allo scopo di farli rientrare a Firenze.All'inizio della nuova guerra, il teatro delle operazioni fu soprattutto la Maremma dove i guelfi riuscirono afomentare rivolte dei comuni di Grosseto, Montiano, Montemassi. Quest'ultimo sarà nei secoli teatro di operazionimilitari senesi, ricordate nel famoso affresco del Palazzo Pubblico, "Guidoriccio da Fogliano all'assedio diMontemassi" (l'assedio fu dovuto ad una nuova rivolta contro Siena nel 1328).Nel 1259 Siena ottenne l'appoggio di re Manfredi, che fornì alcuni squadroni di cavalieri tedeschi comandati dalvicario regio il conte Giordano d'Agliano, suo stesso cugino. L'offerta fu di cento cavalieri, e stava per essere ritenutanon adeguata dagli ambasciatori senesi. Ma questi, su consiglio di Farinata degli Uberti, accettarono. L'idea era che,una volta che le bandiere di re Manfredi fossero state coinvolte nello scontro, questi sarebbe stato costretto a inviareulteriori rinforzi.Nei primi mesi del 1260 le truppe tedesche piegarono la resistenza dei comuni maremmani.Questo suscitò la reazione della lega guelfa, guidata da Firenze, che, nonostante i richiami alla prudenza di alcunimembri importanti come Cece Gherardini (che fu uno dei dodici capitani dell'esercito a Montaperti), fece muovereun esercito di circa trentacinquemila uomini a difesa dei comuni riconquistati dai ghibellini senesi. L'esercito guelfosi accampò alle porte di Siena, nei pressi di Santa Petronilla, nella zona nord vicina alla Porta Camollia, attuando unassedio il 18 maggio. I cavalieri tedeschi e quelli senesi attaccarono l'accampamento nello stesso giorno e leoperazioni si protrassero fino al 20 maggio. I cronisti delle due parti descrivono in modo diametralmente oppostol'esito dei combattimenti, a seconda dello schieramento per cui parteggiavano. In ogni modo, il 20 maggio i guelfiinterruppero l'assedio e, mentre una parte proseguì il cammino verso la Maremma, gran parte dell'esercito feceritorno a Firenze.Durante le operazioni del 18 maggio, alcuni cavalieri tedeschi furono feriti, ma l'attacco ebbe l'effetto di far togliereil campo ai Fiorentini. Questo spinse re Manfredi ad inviare in luglio ulteriori e più consistenti aiuti a Siena, nelnumero di ottocento cavalieri. Altri aiuti arrivarono da Pisa e dagli altri ghibellini toscani.

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Questo diede ulteriore respiro ai senesi, che riconquistarono Montepulciano e Montalcino, stazione strategica a sud,sulla via Francigena.

La battaglia

La piramide commemorativa

La lega guelfa comprendeva, oltre a Firenze, Bologna,Prato, Lucca, Orvieto, Perugia, San Gimignano, SanMiniato, Volterra e Colle Val d'Elsa. Il suo esercito simosse di nuovo verso Siena, con la giustificazionedella necessità di riconquistare Montepulciano eMontalcino. Per quanto consigliati altrimenti daTegghiaio Aldobrandi degli Adimari, i comandantifecero passare l'esercito alle porte di Siena, ancheperché desiderosi di rivalsa dopo la scaramuccia dimaggio, e si accamparono nelle vicinanze del fiumeArbia, a Montaperti, il 2 settembre 1260. In tale giorno,gli ambasciatori guelfi consegnarono un ultimatum alConsiglio dei Ventiquattro, il governo di Siena, che furespinto, seppure con qualche incertezza di una partefavorevole alla trattativa.

Per meglio motivare i cavalieri tedeschi, fu deliberato di corrispondergli una doppia paga grazie ai fondi forniti daSalimbene de' Salimbeni. Le cronache indicano in trentamila fanti e tremila cavalieri le forze della lega guelfa.

Le forze ghibelline ammontavano a ventimila unità, composte da ottomila fanti senesi, tremila pisani e duemila fantie 800 cavalieri germanici di re Manfredi. A loro, si aggiungevano i fuorusciti fiorentini, gli ascianesi, i ternani, isantafioresi, i bonizzesi - nonostante in quel momento Poggiobonizio (la futura "Poggibonsi") fosse occupato daifiorentini.Nello stesso giorno, la città, in solenne processione guidata da Buonaguida Lucari, fu dedicata alla Madonna incambio della sua protezione durante la battaglia. A quel tempo, nella Cattedrale di Siena era conservata sull'altaremaggiore la Madonna dagli Occhi Grossi, attualmente esposta presso il Museo dell'Opera del Duomo a Siena.Il 3 settembre l'esercito senese-ghibellino guidato da Provenzano Salvani uscì da Porta Pispini, diretto al Poggiodelle Ropole (l'odierno paese di Taverne d'Arbia), in prossimità dell'accampamento guelfo, che si era spostato nelfrattempo sul Poggio delle Cortine, da dove poteva controllare i movimenti dei ghibellini. Una leggenda narra che isenesi fecero sfilare il proprio esercito per tre volte davanti all'esercito guelfo, cambiando ogni volta i vestiti con icolori dei Terzi di Siena, cercando di far credere che le proprie forze fossero tre volte più numerose di quanto lofossero in realtà.La mattina del 4 settembre l'esercito ghibellino, superato il fiume Arbia, si preparò alla battaglia. Era formato daquattro divisioni, che si posizionarono sul campo di battaglia così da tentare una manovra d'accerchiamento.La prima divisione, guidata dal conte d'Arras, doveva attaccare i guelfi alle spalle al grido d'invocazione di SanGiorgio. La seconda, guidata dal conte Giordano d'Agliano, e la terza, guidata da Aldobrandino Aldobrandeschi daSanta Fiora, dovevano impegnare frontalmente l'esercito guelfo, nonostante il sole contrario e la pendenza delterreno. La quarta, comandata da Niccolò da Bigozzi, era posta a guardia del carroccio senese.[2]

Un'altra delle leggende relative alla battaglia ricorda la figura del cavaliere tedesco Gualtieri d'Astimbergh, il quale, avendo il privilegio di attaccare per primo, dopo essersi avvicinato lentamente ai nemici, caricò lancia in resta il capitano dei lucchesi, che fu trapassato da parte a parte. Dopo aver recuperato la lancia, uccise altri due cavalieri e poi, persa l'arma, si fece largo tra i nemici con la spada. Nelle prime fasi della battaglia, non solo i fanti guelfi ressero ai primi attacchi dei ghibellini, ma contrattaccarono a loro volta. Questo spinse la quarta divisione di Niccolò

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da Bigozzi a contravvenire agli ordini e intervenire lasciando la difesa del carroccio senese.Dopo alterne fasi della battaglia, verso il pomeriggio partì un contrattacco dei ghibellino-senesi.È in questa fase che si verificò l'episodio del tradimento di Bocca degli Abati. Questi, seppure al fianco dei guelfifiorentini a causa di complicati interessi e alleanze, era in realtà di parte ghibellina e, alla vista del contrattaccosenese, si avvicinò al portastendardo fiorentino Jacopo de' Pazzi e gli tranciò di netto la mano che reggeva l'insegna.Secondo Marietta de Ricci, invece, Bocca degli Abati avrebbe tradito in quanto semplicemente geloso dell'amore traCecilia, figlia di Cece Gherardini, e Jacopo de' Pazzi. Ad ogni modo, l'episodio causò un notevole sconcerto tra lefile guelfe.Oltre al tradimento di Bocca degli Abati, in questa fase dalle file ghibelline si alzò l'invocazione a San Giorgio,segnale per la prima divisione, quella del conte d'Arras, che attaccò i fiorentini alle spalle con la cavalleria tedesca. Ilconte stesso uccise il comandante generale dei fiorentini Iacopino Rangoni da Modena, episodio che causò l'iniziodella rotta dei guelfo-fiorentini. I ghibellini si lanciarono all'inseguimento e iniziarono "lo strazio e 'l grande scempioche fece l'Arbia colorata in rosso" (Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto X, 85) durato fino all'arrivo della notte.Si calcola che le perdite siano ammontate a diecimila morti e quindicimila prigionieri in campo guelfo( solo ifiorentini ebbero 2500 caduti e 1500 furono catturati) a fronte di 600 morti e 400 feriti in campo ghibellino.Solo al calare della notte i comandanti ghibellini diedero l'ordine di salvare la vita di chi si fosse arreso, uccidendocomunque tutti i fiorentini che fossero stati catturati. Questi ultimi, uditi i comandi della parte avversa, cancellaronodai vestiti i segni di riconoscimento e si mescolarono ai loro alleati per aver salva la vita.Ancora una leggenda racconta della vivandiera Usilia che, da sola, avrebbe catturato 36 fiorentini, salvando loro allostesso tempo la vita.Il sacco al campo guelfo permise ai ghibellini di catturare quasi diciottomila animali tra cavalli, buoi e animali dasoma.Le bandiere e gli stendardi dei fiorentini furono presi e lo stesso gonfalone di Firenze fu attaccato alla coda di unasino e trascinato nella polvere.

« Lo strazio e 'l grande scempio che fece l'Arbia colorata in rosso, tal orazion fa far nel nostro tempio. »

(Inferno X, 85)

Dopo la battaglia

Il 13 settembre del 1260 i guelfi fiorentiniabbandonarono la loro città e si rifugiarono a Bologna ea Lucca, considerando di non potersi più trattenere aFirenze per paura delle rappresaglie dei ghibellini. ALucca si rifugiarono anche i guelfi delle altre cittàpartecipanti alla lega sconfitta.

I senesi avanzarono in territorio fiorentino,conquistandone alcuni castelli.I ghibellini fiorentini fuoriusciti rientrarono nella cittàdell'Arno il 27 settembre 1260 e si insediarono algoverno della città. A tutti i cittadini fu fatta giurarefedeltà al re Manfredi. Le torri e le abitazioni dei

fiorentini di parte guelfa furono rase al suolo, così come era stato fatto contro i ghibellini nel 1258.

Alla fine dello stesso mese fu convocata a Empoli una dieta delle città e dei signori della Toscana di parte ghibellina per discutere come rafforzare il ghibellinismo toscano e consolidare nella regione l'autorità del re. Ad Empoli, i

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rappresentanti di Siena e Pisa sostennero la distruzione di Firenze, alla quale si oppose il ghibellino fiorentinoFarinata degli Uberti, salvandola da ulteriori distruzioni.Dopo Montaperti, il 18 novembre, papa Alessandro IV scomunicò tutti i sostenitori di re Manfredi in Toscana.Se da una parte la scomunica, in realtà, rafforzò il partito ghibellino, che il 28 marzo 1261 si strinse in alleanzacontro i guelfi toscani, a lungo termine fu presa a pretesto dai capi guelfi d'Italia e da molti stranieri per non pagare idebiti contratti con i mercanti e i banchieri senesi, con serie conseguenze sull'economia della città.Il 25 maggio 1261, papa Alessandro IV morì. Questo fatto sembrò decretare la definitiva vittoria del partitoghibellino su quello guelfo. In realtà, nel giro di pochi anni, la fazione guelfa riprese il potere in Toscana e già nel1269 Siena subì una grave sconfitta da parte di Firenze nella Battaglia di Colle, durante la quale trovò la morte lostesso comandante senese Provenzano Salvani.

La piramide illuminata durante lafiaccolata

L'aver anzitempo vaticinato la vittoria ghibellina portò grande celebrità, tra icontemporanei, all'astronomo Guido Bonatti, che lavorava all'epoca tra le duecittà toscane.

Rievocazioni e commemorazioni contemporanee

Ogni anno per ricordare la storica Battaglia il Comitato Monteaperti Passato ePresente organizza nella notte del 4 settembre la Fiaccolata al Cippo diMonteaperti. La Fiaccolata parte dall'Acqua Borra e costeggia il torrenteMalena, affluente dell'Arbia, percorrendo il campo della Battaglia fino araggiungere la Piramide commemorativa che sorge, adornata da secolaricipressi, alla sommità del colle già da epoca romantica in luogo dell'anticocastello dell'XI secolo di proprietà della famiglia dei Berardenghi[].

Nella settimana precedente la Fiaccolata, il Comitato organizza la "FestaMonteaperti Passato e Presente" a Casetta[3].

Il 4 settembre 1960, in occasione del settimo centenario della battaglia, fu disputato a Siena un Palio straordinario,vinto dalla Civetta con Giuseppe Gentili detto Ciancone su Uberta de Mores[4].Il 4 e il 5 settembre 2010, nell'occasione del 750º anniversario della battaglia, in collaborazione con il comitato dellafesta, l'associazione Montaperti MMC, ha coordinato la rievocazione dello scontro, con la partecipazione dinumerosi gruppi italiani di rievocazioni medievali[].Il 3 e il 4 settembre 2011, l'Associazione Montaperti MMC, ha riproposto per il secondo anno la rievocazione dellabattaglia, sulle rive del fiume Arbia (località strada di camposodo-Arbia) in uno dei siti forse più credibili delloscontro.

Bibliografia• La battaglia di Montaperti: memoria storica di Cesare Paoli - 1869• La battaglia di Montaperti: i misteri dei luoghi svelati dalla tradizione orale di Rolando Forzoni, Asciano. 1991• Il Chianti e la battaglia di Montaperti a cura del Centro di studi chiantigiani - 1992• Storie Fiorentine , di Franco Cardini, Ed. Loggia de' Lanzi, Firenze, 1994, ISBN 88-8105-006-4• La battaglia di Pievasciata e lo scempio di Montaperti di Carlo Bellugi - 2004• Montaperti. La battaglia del 1260 tra Firenze e Siena e il castello ritrovato di Alberto Colli - 2005, ISBN

88-7542-065-3• Alla ricerca di Montaperti. Mito, fonti documentarie e storiografia, Siena 2009• Ad hoc ut exercitus sit magnus et honorabilis pro Comuni. L’esercito senese alla battaglia di Montaperti, di

Giovanni Mazzini, in Alla ricerca di Montaperti. Mito, fonti documentarie e storiografia, Siena 2009

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Note[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Battaglia_di_Montaperti& language=it& params=43_18_55. 48_N_11_26_21.

89_E_type:landmark_region:IT[2] Ornella Mariani, Farinata, gli Uberti e la battaglia di Monteaperti, in Italia Medievale.org (http:/ / www. italiamedievale. org/ sito_acim/

contributi/ uberti. html)

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