3ntini - Festa di San Nicola e del Vischio Storia Babbo Natale.pdf · 2017. 6. 21. · da Luca...

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2 L a v e r a s t o r i a d i Storia Segreti Leggende Curiosità Tradizioni Disegnatori Pubblicità Satira Lettere Regali Canzoni Film Libri Cartoline Siti Internet testi di Antonio Bianchi con illustrazio n i d i L u c a T a r l a z z i 3ntini E D I T O R E

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    Lav

    erastor

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    Storia Segreti LeggendeCuriosità Tradizioni

    Disegnatori Pubblicità SatiraLettere Regali Canzoni

    Film Libri CartolineSiti Internettesti di Antonio Bianchi con illustrazioni di Luca Tarl

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    3ntiniE D I T O R E

  • S O M M A R I O4 Introduzione:La vera storia di BabboNatale

    6 Le origini: San Nicola Vita, morte miracoli

    10 Dalla Turchia all’Italia: Un Santo da Myra a Bari

    12 La devozione: San NicolaLe tradizioni nel mondo

    16 La metamorfosi: Da Santo a Santa un mito a stelle e strisce

    20 I grandi disegnatori: Thomas Nast, ritratto di Santa Claus

    24 I grandi disegnatori:Haddon Sundblom, il signor Coca Cola

    28 Tradizioni: Babbo Natale nel mondouno, nessuno, centomila

    32 Gli amici di Santa Claus:Rudolph & Company, le renne di Babbo Natale

    34 Un mito che vende: Il testimonial, BabboNatale e la pubblicità

    36 Il volto del mito: La galleriaRitratti di Babbo Natale

    38 Galleria satirica: Esiste o non esiste?

    40 La residenza: A casa di Babbo Natale

    42 Lettere e regali: Caro Babbo Natale

    44 Musica e cinema:Le canzoni e i film

    47 Internet: Babbo Natale nella Rete

    48 Curiosità: Natale dalla A alla Zeta

    50 Libri: La biblioteca di BabboNatale

    Caro Babbo Natale,e` cosi` che cominciano milioni di letterine che tiarriveranno fra pochi giorni… Quella che ti stoscrivendo e` un po� diversa dalle altre. Prima ditutto perche´ ho appena oltrepassato i quarant�an-ni. E poi perche´ devo confessarti che quando eropiccolo non scrivevo a te, bensi` alla Befana. La tua simpatica figura di nonno vestito di rossonon si era ancora �imposta sul mercato�. Forse latua immagine tentava di farsi spazio su qualchemanifesto di citta` che pubblicizzava prodottiamericani, e io sono cresciuto in provincia… C�erala tv, ma era ancora in bianco e nero, e il tuocostume rosso non poteva sedurre noi piccoli spet-tatori.Ti scrivo solo ora perche´ con il tuo personaggio e`successo quello che in anni molto piu` recenti e`accaduto con Halloween: una festa dalle originieuropee che emigra in America e ci torna indietrocol vestito nuovo. Se ci pensiamo, tu occupi uno spazio importantis-simo per tutti noi. Sembri una figura che esisteda sempre, un personaggio ancestrale, legato atradizioni che affondano nella notte dei tempi…Qualcosa di ancestrale, in effetti, ti appartieneprofondamente. E noi ci siamo divertiti ad esplo-rarlo, sperando di divertire anche te.Buon Natale

    Stefano Trentini, editore

    pag. 42Lettere e regali: Caro Babbo Natale...

    pag. 6San Nicola

    Vita, morte e miracoli

    pag. 20Nast e Sundblom:

    I grandi disegnatori

    pag. 16Da Santo a Santa, unmito a stelle e strisce

    Lettera a Babbo Natale

    EDITORIALE

    NataleBabbo

    Lav

    erastor

    ia di

    testi di Antonio Bianchicon illustrazioni di Luca Tarlazzi

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    I n Italia lo conosconotutti come BabboNatale. Qualcuno lochiama Papà Natale, forse

    perché in certe regioni“babbo” è consideratoirriverente. Nel restodel mondo i nomi sisprecano: SantaClaus, FatherChristmas, FatherFrost, Joulupukki,Kris Kringle, PèreNoël, Sabdiklos,Sinter Klaas,Weihnachtsmann...Ma dietro questimille nomi sinasconde la stessa

    identica figura: unvecchio paffuto e

    rubicondo, con unacandida barba bianca e

    un inesauribile saccopieno zeppo di doni. Ibambini di tutto il

    mondo lo amano. Maanche i più grandi conti-

    nuano a lasciarsi sedurredall’espressione paciosa diquesto grosso nonno. I pub-blicitari, poi, lo adorano: è

    lui il testimonial più richiestoe gettonato degli ultimi 100anni.Non tutti sanno che la figura

    del rubicondo nonnone èstata ispirata da un

    santo, amatissimo sianel mondo cattolicoche in quello ortodos-

    so. Parliamo di San Nicola,vescovo di Myra, nato nel IIIsecolo d.C. a Pàtara, cittàportuale della Lycia (peniso-la meridionale dell’AsiaMinore, l’odierna Turchia).La devozione popolare gli haattribuito numerosi miracoli,in buona parte rivolti a fan-ciulli e giovani ragazze. Perquesto, è considerato il“Santo dei bambini”. In occasione della festa diSan Nicola - il 6 dicembre -,in alcuni Paesi europei(Germania, Olanda e, più ingenerale, nel Nord Europa)si affermò l’usanza di affida-re a San Nicola il ruolo didispensatore di regali aibambini: secondo la leggen-da, il Vescovo si sposterebbenottetempo in groppa a uncavallo (o a un asino),lasciando dolci e strennenelle scarpe dei bimbibuoni. In talune tradizioni,San Nicola è visibile inpieno giorno ed è scortatoda un losco individuo (il cuinome varia a seconda deiPaesi: Black Pete, Krampus,Père Fouettard…): mentre ilVescovo premia i bambinibuoni, il suo “truce” aiutan-te si occupa dei monelli. La tradizione dei regali arri-vò negli Stati Uniti con gliemigranti olandesi che fon-darono New Amsterdam. Illoro Sinter Klaas, in breve

    COSA SI NASCONDE DIETRO LA FIGURA DEL RUBICONDO NONNONE AMATO DA

    INTRODUZIONE

    La veradi Babbo

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    tempo, si trasformò inSanta Claus. E il suo arrivo(tradizionalmente legatoalla festa del santo) fu fattocoincidere con il Natale.Un ruolo particolarmenteincisivo per il Santa Clausamericano ebbero gli scrit-tori Washington Irving eClement Clarke Moore e idisegnatori Thomas Nast eHaddon Sundblom. Furonoloro a delineare il ritratto diBabbo Natale che tutticonosciamo: il vestito rossobordato di pellicciotto bian-co, la slitta volante, le renne,l’ingresso dal camino,la casaal Polo Nord, la fabbrica digiocattoli…Questa nostra pubblicazio-ne ripercorre tappa dopotappa la metamorfosi di SanNicola in Santa Claus. Nonsi tratta di una favola ad usoe consumo dei più piccini(come la maggior parte deilibri e delle pubblicazionilegate a Santa Claus).Questo numero speciale èuna indagine storica, “socio-logica” e culturale effettuataconsultando centinaia fralibri, riviste e siti Internet.Dentro ci sono centomilaSanta Claus diversi, antichie nuovissimi, impregnati direligiosità o di più “sfronta-te” velleità commerciali. Eogni lettore potrà trovare ilsuo preferito. �

    GRANDI E PICCINI?

    � DA SANNICOLA A BABBONATALEI due volti diBabbo Nataleinterpretatida LucaTarlazzi. A sinistra, San Nicola inabiti vescovili.In questapagina unBabbo Natale“di transizio-ne”, con ilbastonevescovile e ilclassico copri-capo al postodella tiara. Le rifinituredel costumesono ispiratea motivi ornamentalilapponi

    storia Natale

  • O ggi, per i più, BabboNatale incarna l’ani-ma “laica” dellefestività di fine anno. Dauna parte c’è il presepe, veroemblema “religioso” dellafesta, dall’altra ci sono l’al-bero e Babbo Natale, che neincarnano la dimensione“consumistica”. Ma questa contrapposizionenon rende giustizia alla veraorigine “religiosa” di BabboNatale: non tutti sanno cheall’origine di questa figuraammantata di opulenza e di“appeal” commerciale sinasconde un santo, entratoprepotentemente nelladevozione popolare sia nelmondo cattolico che inquello ortodosso. Parliamodi San Nicola. Il nome, comele varianti Nicolò e Niccolò,deriva dal greco niké, “vitto-ria”, e laòs, “popolo”. Le testimonianze storichesulla sua vita sono estrema-mente sparute, e forseanche questo aspetto hacontribuito ad ammantarela sua figura di un alone leg-gendario. Le prime agiografie sono dipoco precedenti l’annoMille. In alcune di questesono confluite leggende chei devoti e i marinai a luifedeli (fautori di una auten-tica fioritura del culto nei

    DIETRO IL “LAICO” BABBO NATALE SI NASCONDE LA FIGURA DI UN NOTO SANTO

    LE ORIGINI

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    San Nicola VITA, MORTE, MIRACOLI

    L’ETIMOLOGIA DEL NOME E DELLE SUE VARIANTI: NICOLÒ, NICCOLÒ E NICOLETONATO IN LYCIA DA UNA RICCA FAMIGLIA, NEL 300 FU ELETTO VESCOVO DI MYRAL’ANEDDOTO DEI TRE SACCHETTI D’ORO. UN MITO A METÀ FRA REALTÀ E LEGGENDA

  • porti di tutto il mondo) sitramandavano oralmente. Qualcuno ha ravvisatoanche un pizzico di confu-sione fra le vicende legate alSan Nicola vero e proprio equelle di altri santi dal nomeaffine.

    � La vitaLa data di nascita è avvoltadal mistero: alcuni studiosi lafanno risalire al 280-286, masembrano più attendibili lefonti che indicano gli annicompresi fra il 250 e il 255. Sinarra che appena nato, inve-ce di vagire e agitarsi, Nicolasi fosse messo in piedi nelcatino dove lo stavano lavan-do, giunse le mani e comin-ciò a pregare. Di sicuro, Nicola trascorsel’infanzia a Pàtara, città por-tuale della Lycia (penisolameridionale dell’Asia Minore,l’odierna Turchia), pargolo diuna famiglia piuttosto agiata,da cui ereditò una cospicuafortuna che distribuì fra ipoveri. La Leggenda atirea lodescrive come un bambino

    di eccellente fibra e già incli-ne all’ascesi: il mercoledì e ilvenerdì rifiutava il lattematerno. Da ragazzo “schifa-va le dissoluzioni e le vanità eusava la chiesa maggiormen-te”.Diventò vescovo di Myra nel300. La leggenda narra che ilSignore apparve a uno deivescovi riuniti a Myra chie-dendogli di scegliere comefuturo vescovo della cittàcolui che per primo si fosserecato in chiesa all’alba perpregare. Il più mattutino fu,appunto, San Nicola.Secondo altre fonti, SanNicola fu nominato vescovoa furor di popolo: i concitta-dini erano già a conoscenzadello spirito caritatevole edella generosità del futurosanto. L’elezione avvenne sotto ilgoverno dell’imperatoreDiocleziano. Si trattava di unperiodo particolarmenteduro per i cristiani, dura-mente perseguitati per tuttol’Impero Romano. In questafase, che perdurò anche sotto

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    San Nicola nac-que fra il 250 e il 255.Altre fonti fanno rife-rimento agli annicompresi fra il 280 e il286. In ogni caso, ilfuturo santo trascorsel’infanzia a Pàtara, inLycia. La leggendanarra di una precocis-sima vocazione reli-giosa.

    Dalla famigliad’origine, piuttostoagiata, ereditò unacospicua fortuna chedistribuì fra i poveri.

    Diventò vescovodi Myra nel 300, sottoil governo dell’impe-ratore Diocleziano.Secondo alcune testi-monianze fu eletto afuror di popolo: i con-cittadini erano già aconoscenza dello spiri-to caritatevole e dellagenerosità del futurosanto.

    Gli anni delgoverno diDiocleziano e diLicinio furono partico-larmente ostili al cri-stianesimo. E così, aridosso della nomina,il neo-vescovo di Myrafu imprigionato emandato al confino.

    Nel 313, con l’av-vento di Costantino ilGrande, Nicola fuliberato e potè rico-prire il suo incarico divescovo.

    Nel 325 preseparte al concilio diNicea. La leggendanarra di uno schiaffoche San Nicola diedeall’eretico Ario.

    Negli ultimi annidi vita si recò a Roma,in visita al SantoPadre.

    Ancora in vita, ilvescovo Nicola era giàammantato dellafama di santo.L’aneddoto più cele-bre, narrato anche daDante (Purgatorio,Canto XX) è legatoalle tre fanciulle che ilpadre aveva destinatoalla prostituzione.Nottetempo, SanNicola gettò nellaloro dimora tre sac-chetti zeppi di mone-te d’oro: grazie aquesta dote, le trefanciulle poteronosposarsi.

    San Nicola morìfra il 334 e il 352 (incompenso, si conosceil giorno esatto: il 6dicembre). Fu seppellito a Myra(oggi Demre), inTurchia.

    Il 20 aprile 1087,le spoglie del santofurono “rapite” adopera dei marinai ditre imbarcazioni parti-te appositamente dalporto di Bari.

    Le reliquie giun-sero al porto barese diSan Giorgio il 9 mag-gio 1087. Le spoglie furonodepositate nellaChiesa di SanBenedetto, poi nellaChiesa di SanEustrazio. L’abate Elia,contemporaneamente,avviò la costruzionedel tempio destinato acustodire definitiva-mente le reliquie.

    � IL SANTO DEI BAMBINIUna illustrazione di Alexander Anderson per ilprimo “Festival of St. Nicholas” (6 dicembre 1810).L’evento fu organizzato dalla New-York HistoricalSociety, i cui membri, nel 1804, elessero San Nicolaloro patrono. Nell’illustrazione, appare ancora inabiti vescovili, ma fanno capolino riferimenti al futu-ro Santa Claus (i bambini, il camino, gli elfi e le calzetraboccanti di strenne)

    � UN SANTO IN PILLOLE

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    Nell’iconografia popolare, lafigura di San Nicola è sog-getta a numerose varianti.L’unica costante è la sontuosaveste vescovile, con la tiara, ilmantello rosso, il pastorale eun libro. Quasi sempre ha frale mani i tre involti dellemonete (raffigurati comepomi, sfere, mele o – comedicevano i medievisti – “limosi-ne” d’oro). Talvolta ha ai piediuna tinozza dal quale spunta-no i tre fanciulli resuscitati. Fragli attributi meno ricorrenti, dasegnalare il pane, l’àncora, lanave...Le numerose rappresentazionipittoriche d’epoca medievale erinascimentale lo vedonointento a compiere miracoli eatti di carità. I beneficiari sonoquasi sempre bambini o giovi-netti. Ed è per questo che l’im-maginario popolare lo ha pro-gressivamente identificato nelruolo di santo particolarmentebenevolo nei confronti dei piùpiccini.La storia dell’arte è disseminatadi capolavori raffiguranti SanNicola. Fra questi c’è la straor-dinaria Pala Ansidei diRaffaello. L’opera, che prende ilnome dal committenteBernardino Ansidei, risale al1505 (gli anni del primo sog-giorno perugino dell’artista).Oggi è conservata alla NationalGallery di Londra. Vi è raffigu-rata la Madonna fra SanGiovanni Battista e San Nicola,

    con il pastorale nella mano destrae con ai piedi le tre borse dimonete. Il vescovo di Myra è raffi-gurato con fronte alta e sguardopensoso. Al contrario di altre raffi-gurazioni, qui è senza barba. Le prime dissertazioni sulla verafisionomia del volto di San Nicola,intorno al 1100, si devono ai tede-schi. Basandosi su un’icona che ilmonaco-abate Gregorio acquistò aCostantinopoli, il viso del santo fudefinito “lungo, molto serio evenerabile; la fronte è fiera, icapelli e barba piuttosto stanchi”.Una sorta di “verifica” risale al1957, quando il prof. LuigiMartino effettuò una ricognizione

    sulle reliquie, descrivendo ilvolto come “ascetico, nobile,armoniosamente conformato eproporzionato nelle sue parti,con fronte alta, larga, spaziosache potremmo chiamare lumino-sa. Gli occhi sono grandi, legger-mente incavati, dolci e nel con-tempo severi, di un uomo pen-soso e sofferente. Gli zigomi unpoco forti e sporgenti sopraguance appena incavate. Mentopiuttosto prominente entro laleggera scriminatura dellabarba. Questa immagine delsanto non fa escludere la suaeventuale appartenenza al tipobruno levantino”.

    LE ORIGINI

    � SAN NICOLA NELLA STORIA DELL?ARTETre fra le più note raffigurazioni di San Nicola:da sinistra, il San Nicola di Beato Angelico. Lapiccola tavola risale 1424/25. Al centro, la PalaAnsidei di Raffaello (1505). A destra, il SanNicola del pittore pesarese settecentescoMaurizio Sparagnini

    � TRE SACCHETTIPIENI D?ORO

    Il più celebre aneddoto lega-to a San Nicola riguarda trefanciulle che il padre avevadestinato alla prostituzione.Nottetempo, Nicola gettò incasa tre sacchetti pieni d’oro.Con questa dote, le tre fan-ciulle poterono sposarsi. Dasinistra, la raffigurazione delmiracolo in una miniaturamedievale e nella rappresen-tazione di Beato Angelico(Musei Vaticani)

    � L?ICONOGRAFIA

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    il governo di Licinio, Nicolafu imprigionato e mandato alconfino. Il cristianesimo fupermesso solo con l’avventodell’imperatore Costantino ilGrande: nel 313 San Nicola fuliberato e potè finalmentericoprire il suo incarico divescovo. Impegnato nellalotta all’idolatria e alle eresie,San Nicola svolse un’attivitàpastorale particolarmentecaritatevole. Con ogni proba-bilità prese parte al conciliodi Nicea nel 325 (dove schiaf-feggiò l’eretico Ario). Alcunetestimonianze relative agliultimi anni di vita conferma-no anche un viaggio a Roma,in visita al Santo Padre. SanNicola morì il 6 dicembre diun anno compreso fra il 334e il 352, e fu seppellito a Myra(oggi Demre, in Turchia).

    � I miracoliAlla figura di San Nicola -considerato santo quand’eraancora in vita – sono legatinumerosi miracoli e atti dicarità. In molti, ricorremisteriosamente il numero 3.L’aneddoto più celebre – acui l’iconografia europea haattinto a piene mani - è sicu-ramente quello legato alletre fanciulle che il padre,non potendo disporre didenari per la dote, avevadestinato alla prostituzione.Nottetempo, San Nicolagettò nella loro dimora tresacchetti zeppi di moneted’oro. L’avvenimento è notoanche per essere stato narra-to dal greco MicheleArchimandrita (IX sec.) e daDante nel Canto XX delPurgatorio: “Esso parlava

    ancor della grandezza/ chefece Nicolao alle pulcelle/ percondurre ad a onor loro gio-vinezza”. A questo atto dicarità è legata una fiorituradi aneddoti, probabilmentescaturiti dall’immaginariopopolare. Si dice, per esem-pio, che San Nicola gettònella casa tre sacchetti pertre notti consecutive. Perdue volte trovò le finestreaperte. La terza notte, inve-ce, dovette arrampicarsi sultetto per far scivolare i sac-chetti di monete attraverso ilcamino. Al mattino, le fan-ciulle trovarono il tesoroall’interno delle calze appesead asciugare. Si tratta evi-dentemente di una leggendapopolare nata per legittima-re le affinità fra San Nicola eBabbo Natale.Un altro miracolo è legatoall’imperatore Costantino, acui San Nicola si rivolse(taluni riferiscono che gliapparve in sogno) chieden-do la grazia per tre giovaniufficiali condannati a morte.Più incredibile l’aneddotodei tre ragazzini uccisi da unoste avido e malvagio, i cuicorpi mutilati erano stati tra-sformati in carne in sala-moia. La leggenda narra chei corpi rimasero sotto saleper tre anni (sette per idevoti della Lorena). SanNicola capitò per caso inquell’osteria, e non appenagli fu servito il piatto dicarne in salamoia si fece ilsegno della croce.All’improvviso, i tre ragazziniresuscitarono. �

    � DIO PAGANOO SANTO?

    ____________________C’è chi sostiene l’ipotesi che SanNicola non sia maiesistito e che la suafigura derivi daqualche dio pagano.Le associazioni fra isanti e gli dei paga-ni erano piuttostofrequenti nei primianni del cristianesi-mo. Varie fonti acco-stano la figura diSan Nicola a quelladel romanoNettuno, del teuto-nico Nickar, di Odino(il dio dell’aria) e -in particolare - algreco Poseidone(che qualcuno chia-mava “il marinaio”,titolo poi ereditatoda San Nicola).Questo stretto lega-me sembra essereconfermato dalfatto che molti tem-pli dedicati aPoseidone sianostati poi intitolati aSan Nicola.

    � MILLE ICONEUna panoramica diicone, antiche e non,raffiguranti San Nicola.L’unica costante è lasontuosa veste vescovi-le. Fra le mani, il santoregge un libro. Talvoltaappaiono anche ilcopricapo (tiara) e ilbastone vescovile

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    N el XI secolo, l’AsiaMinore cadde sotto ildominio turco. Siregistrò una drastica fratturafra cristianità occidentale eorientale. La Puglia era sottola dominazione deiNormanni, desiderosi dimostrare al mondo la propriaaudacia. E’ da intendere inquesto senso la spedizionepartita da Bari per impadro-nirsi delle spoglie di SanNicola, custodite a Myra.Fautori del “rapimento” – cheavvenne il 20 aprile 1087 -furono 62 marinai, partiti sutre imbarcazioni. Niccolò Putignano, canonicoe storico minuzioso, nei suoidocumenti settecenteschi fariferimento a due pellegrini,uno greco e uno francese. “Idue – scrive Putignano – rife-rirono che la chiesa era situa-ta in luogo solitario, senzaclero e senza popolo, custoditasoltanto da tre monaci, fuoride’ quali niun altro vi era cheimpedir potesse l’impresa. Lavia dunque era libera. I baresipotevano avviarsi verso ilsacro luogo a compiere lamemoranda impresa”. Le reliquie giunsero al portobarese di San Giorgio il 9maggio 1087. Testimoni ocu-lari dello sbarco e cronistidell’evento furono Niceforo eGiovanni Arcidiacono. Le spoglie furono dapprimadepositate nella Chiesa di SanBenedetto, poi – su indicazio-ne dell’abate Elia - nellaChiesa di San Eustrazio. Nelfrattempo, lo stesso abateavviò la costruzione del tem-pio destinato a custodire defi-nitivamente le reliquie. “SanNicola di Myra” diventò “SanNicola di Bari”, patrono dellaRegione Puglia, della Città,dell’Arcidiocesi e della pro-vincia barese.La traslazione delle ossa – chepuò essere considerata fruttodi un vero e proprio rapimen-to – rappresentò per la cittàpugliese una importanteopportunità sia a livello reli-gioso che a livello politico,economico e culturale. SanNicola, fin da allora, era con-

    LA CITTÀ PUGLIESE E IL SUO PATRONO: LA BASILICA E LA SAGRA PRIMAVERILE

    DALLA TURCHIA ALL’ITALIA

    LE SPOGLIE FURONO “RAPITE” IL 20 APRILE 1087PER RAGIONI DI PRESTIGIO RELIGIOSO E POLITICO.LA SPEDIZIONE: 62 MARINAI SU TRE IMBARCAZIONI.IL 9 MAGGIO LO SBARCO AL PORTO DI SAN GIORGIO

    � IL VIAGGIO DEL SANTOA fianco, da sinistra, una cartina dell’Asia minore e unaffresco di Myra raffiguranteSan Nicola. In basso, la facciata della Basilica di San Nicola, a Bari

    Un Santo da Myra a Bari

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    siderato un “santo senza fron-tiere”, venerato da Oriente adOccidente. Un messaggerodell’ecumenismo e della pacerispettato da cattolici, orto-dossi, protestanti.

    � La Basilica di BariLa Basilica di San Nicola diBari sorge sull’area dellabizantina corte del Catapano.Nel 1089 era già stata realiz-zata la cripta, pronta ad ospi-tare le reliquie. Nel 1098 nellaBasilica si svolgeva il Concilio,alla presenza di papa UrbanoII (che collocò le reliquiesotto l’altare) e di 185 vescovi.La consacrazione vera e pro-pria risale solo al 1197, comerecita un’iscrizione sulla fac-ciata. Sotto la dominazioneangioina, la Basilica si arric-chì enormemente. Fra i tesoricustoditi, da menzionare la“Cattedra di Elia”, il ciboriodei primi anni del XII secolo,un trittico tardo bizantino diRico de Candia, una pala delveneziano BartolomeoVivarini, l’icona di Urosio II eun altare d’argento dedicato

    al Santo. Citazione doverosaanche per il soffitto doratoseicentesco, opera di CarloRosa, e per il mausoleo diBona Sforza, regina diPolonia. Il recupero dell’edifi-cio e della cripta (continua-mente invasa dalle acquemarine) risale al primoNovecento, con interventi direstauro in certi casi piuttostoinvasivi.

    � La sagra di San Nicola

    Di norma, il 7, 8 e 9 maggio,Bari celebra l’arrivo delle spo-glie di San Nicola con unasagra. La città si riempie dipellegrini provenienti dallepiù svariate zone, muniti digonfaloni, stendardi, spighedi grano, pani benedetti... Enelle strade del centro storicosi possono gustare delle cal-dissime “sgagliozze” (fritturedi polenta). Nel corso dellaprima giornata, dal porto diSan Giorgio si forma un cor-teo storico in costume medie-vale (sbandieratori, guerrieri,marinai, dame, paggi...) che

    attraversa la città nuova alseguito di un antico quadroraffigurante San Nicola. Ilcorteo raggiunge il piazzaledella Basilica per il momentoclou: le porte si spalancano ei monaci (Domenicani)riprendono in consegna l’im-magine sacra. L’8 maggio, lastatua del santo (una bellissi-ma icona di fine Settecento,presumibilmente opera diGiovanni Corsi, custoditanella Basilica di San NicolaSuperiore) viene imbarcatasu un peschereccio e portatain processione sulle acquedel mare, seguita da un cor-teo di barche. Alla sera, lastatua viene riportata a terrae accolta festosamente, contanto di fuochi pirotecnici. Il9 maggio, la festa si concludefra riti religiosi e iniziativeculturali. Alcune curiosità: aBari, San Nicola non portadoni ai bambini. Il culto reli-gioso ha sempre avuto lameglio sulle espressioni lai-che che hanno fatto la fortu-na di Santa Claus/BabboNatale. �

    � TESORI BARESILa statua di San Nicolacustodita a Bari, proba-bile opera settecentescadi Giovanni Corsi. Più inalto, l’interno dellaBasilica di San NicolaSuperiore

    Nicola, Nicolò, Niccolò,Nicoleto… L’etimologia delnome (dal greco “vincitore delpopolo”) ha subito numerosiadattamenti. Ma la radice è lastessa. Oltre al San Nicola vero eproprio esistono altre figure dalnome affine. Il santo nato aPatara (il vero San Nicola) è statoa lungo confuso con San Nicoladi Pinara, vissuto tre secolidopo, archimandrita del mona-stero della Santa Sion e vescovodi Pinara (non distante da Myra).Il predominio del pinarese fupromosso da Nicola CarmineFalcone, studioso e vescovo di S.Severina (CZ), nell’opera Actaantiqua (o Primigenia), pubblica-ta nel 1751. Dopo aver rintrac-ciato nella Biblioteca Vaticanaun codice membranaceo suNicola di Pinara, Falcone sosten-ne che gli scritti relativi a Nicola

    di Myra, così come la sua stessaesistenza, erano da considerarsipura leggenda. La tesi gli fuduramente contestata dal canoni-co barese Nicola Putignani. Oggi si propende per l’esistenzadi entrambi i Nicola: un vescovodi Myra, vissuto fra III e IV secolo,e un vescovo di Pinara, vissutodella prima metà del VI secolo. Arendere ancora più complessa lasituazione, è da segnalare la pre-senza di un terzo caso di omoni-mia: parliamo di San Nicola“Zio paterno”, vissuto tre secolidopo il Vescovo di Myra e proba-bile zio per ascendenza paternadi Nicola di Pinara; così si evinceda incisioni su marmo e da tar-ghe della Chiesa del Lido diVenezia, dove sono custoditi iresti, trafugati da marinai vene-ziani fra il 1099 e il 1101. Le spo-glie mortali dei tre Nicola riposa-

    vano in luoghi molto vicini (ilmonastero della Santa Sion, doveerano custoditi i resti del pinare-se e dello zio, era situato a 6 chi-lometri da Myra) e c’è chi haavanzato dubbi sull’attribuzionedelle reliquie custodite a Bari e aVenezia.Meritano menzione anche SanNicola da Tolentino e SanNicola di Flùe, particolarmentepopolare in Svizzera, dove nac-que nel 1417, presso Sachseln,nel Cantone di Obwalden. Esisteanche San Nicola di Trani, “ilPellegrino” proveniente dallaGrecia, sbarcato a Otranto e arri-vato a Trani il 18 maggio 1094.Morì appena 16 giorni dopo. Suinteressamento dell’arcivescovoBisanzio, che si recò a Roma perinformare papa Urbano II, Nicoladi Trani fu proclamato santo nel1098.

    � GLI ALTRI SAN NICOLA

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    O ggi, San Nicola èpatrono dellaGrecia, della Russiae della Lorena, ma anche diAncona, Bari, Merano,Sassari, Venezia e dellaSicilia. Il calendario lofesteggia il 6 dicembre. Lechiese italiane a lui dedicatesono circa 1200; quelle tede-sche sfiorano quota 2400;quelle inglesi, invece, sonocirca 400. La diffusione del culto fusorprendentemente rapida ecapillare. Dall’ImperoBizantino, dove San Nicolaera venerato come sosteni-tore della fede ortodossa, lasua influenza si esteseall’Europa occidentaleintorno al secolo VII. I mari-nai normanni, che fecero diSan Nicola il loro patrono,ebbero influenza soprattut-to in Francia, Germania (XIIsecolo) e nei paesi cechi (fraXIII e XIV secolo).

    � Un santo per tuttiNel corso dei secoli, l’imma-ginario popolare lo ha iden-tificato come protettore dibambini e scolari (buonaparte dei suoi miracoli èlegata all’infanzia e all’età

    LA RAPIDA DIFFUSIONE DEL CULTO: DALL’IMPERO BIZANTINO AI PAESI EUROPEI

    LA DEVOZIONE

    San Nicola LE TRADIZIONI NEL MONDO

    IL CALENDARIO LO FESTEGGIA IL 6 DICEMBRELE PRINCIPALI FESTE DEL VECCHIO CONTINENTEDA PATRONO DEI MARINAI A SANTO DEI BAMBINI L’EUROPA DEL NORD E LA CONSEGNA DEI REGALI

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    dell’innocenza). Mai primadi allora i bambini avevanoavuto un santo tutto perloro.San Nicola diventò protetto-re anche delle ragazze damarito o in pericolo, di pri-gionieri, pellegrini, pescato-ri, marinai, zatterieri, farma-cisti, fabbricatori e commer-cianti di profumi, osti, bot-tai, mercanti di vino, mastribirrai, macellai, contadini,tessitori, commercianti dipanno e di pizzi, scalpellini,operai nelle cave, rilegatori,bottonai, candelai, pompie-ri, notai, avvocati, giudici evittime di errori giudiziari.Avendo salvato dalla care-stia la popolazione di Myramoltiplicando il grano, SanNicola è considerato patro-no di panettieri, mugnai ecommercianti di grano.Storicamente, il santo siinvoca anche per tenere iladri lontano dalla propriacasa. Grazie a lui è possibileritrovare oggetti smarriti.

    � Un mito nordicoSan Nicola è considerato il“primo portatore di doni”della storia, anche se alcuniesperti fanno risalire questoruolo a figure mitologichecome il teutonico Odino o ilgermanico Thor. Il culto èparticolarmente radicato inOlanda e nei paesi germani-ci. Qui, la festa in suo onore,è storicamente caratterizza-ta da visite ai parenti, conregali ai più piccini, ed èsempre stata consideratauna delle principali ricor-renze invernali, fino a colle-garsi idealmente al Natale.Nei paesi del Nord Europa

    (in particolare Austria,Germania, Olanda eDanimarca, ma anchenell’Italia settentrionale),San Nicola era descrittocome un vecchio dal mantorosso, che si spostava ingroppa a un asinello o a uncavallo. Secondo la leggendapopolare, il santo impiegavaun giorno e una notte perpercorrere l’itinerario. Ecosì, in Olanda, la consegnadei doni avviene la notte del5 dicembre; in Germania, lamattina del 6; in Austria, lasera del 6 dicembre. Quandonon può presentarsi di per-sona, San Nicola lascia iregali nelle scarpe o nellecalze che i bambini dispon-gono fuori dalla porta o suldavanzale della finestra.Talvolta, San Nicola è scor-tato da figure minacciose(come lo gnomo Peter ilnero, oppure Krampus, Piet,Père Fouettard…) a cui eraaffidato il compito di punirei bambini ancora svegli. Ancora oggi, in occasionedel 6 dicembre, le vetrine ditutti i Paesi del nord si riem-piono di dolci che riprodu-cono San Nicola: sculture dicioccolata, caramelle, lecca-lecca, biscotti…

    � San Nicola controGesù BambinoUn periodo di crisi di SanNicola è legato alla Riformaprotestante. Il ruolo di dispensatore di doni passò aGesù Bambino, a sua voltacoadiuvato da qualche aiu-tante, talvolta affine a BabboNatale (il francese PéreNoel), altre volte più insolito(come il nano Belsnickles).

    � A zonzo per l’EuropaLa sera del 5 dicem-bre, i bambini

    dell’Italia settentrionalemettono sul davanzale calzee scarpe. Nella notte di SanNicola, l’anziano vescovopercorre le strade per distri-buire dolci, giocattoli e stren-ne nelle calzature dei bambi-ni buoni. Non si conosce laragione per cui i regali ven-gano depositati proprio nellecalzature. C’è anche chi haprovato a forzare la leggendalegata alle tre fanciulle: alcu-ne fonti raccontano che SanNicola, trovando le finestrechiuse, gettò i tre sacchettiricolmi d’oro all’interno delcamino (ed ecco spiegataanche la ragione per cuiBabbo Natale si calerebbedai tetti). E i sacchetti, invecedi atterrare sulle braci arden-ti, si sarebbero casualmenteinfilati all’interno delle calzeappese ad asciugare…

    In Grecia il culto delSanto era già diffuso

    prima ancora che fiorissero

    � TUTTI I NOMIDI SAN NICOLA

    ____________________Una testimonianzadell’enorme diffusio-ne del culto di SanNicola si evince dallafioritura di nomi concui è identificato neivari Paesi: inDanimarca, è notocome Niels o Nils; inFrancia, come Colin,Colette, Nicol, Colas;in Germania, comeNiklas, Nickel eKlaus; in GranBretagna, comeCollins o Cole; inOlanda, come Niklase Klass; in Spagna,come Nicolas; inPolonia, MikoLaj; peri popoli magiari èMiklos; per i russi,Nikolai o Kolia...

    � I REGALI DI SAN NICOLAA sinistra, un dipinto del fiammingo JanSteen (1625 – 1679), intitolato “I regali dellanotte di San Nicola”. Il santo è consideratoil “primo portatore di doni della storia”.Questo ruolo è particolarmente radicato inOlanda, Austria, Germania, Danimarca eanche in parte dell’Italia settentrionale. In basso, due antiche cartoline raffigurantiSan Nicola circondato da bambini

    scritti sulla sua vita. Lo vene-rava, in particolare, la gentedi mare: alcuni pescatorigreci, storicamente, usanoportare un’icona del santosulle loro imbarcazioni.

    Anche in Francia lapopolarità di San

    Nicola risale alla notte deitempi. Qui, il culto precedela traslazione a Bari, cometestimoniano un tempio del1038 (consacrato a NotreDame et Saint-Nicolas) el’intitolazione della Chiesadell’ospizio del Gran San

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    in abiti episcopali, era affida-to il compito di distribuiredoni ai bambini buoni e diperdonare i peccati a quellicattivi. Talvolta, questa usan-za si protraeva fino al 28dicembre (come in Polonia).

    Come in Francia,anche in Germania il

    culto è antecedente la trasla-zione a Bari. Alcuni studiosifanno risalire la diffusionedella figura di San Nicola al972, anno in cui il futuroimperatore Ottone II sposòla principessa bizantinaTeofana. Poco dopo il suoarrivo, in terra tedesca sicontarono 13 chiese consa-crate a San Nicola. Alla suafama contribuirono anche leliturgie, basate su un’alter-nanza di responsorii e anti-fone, vere e proprie cantatesulle vite dei santi. Una dellepiù famose fu la “Historia”,cullata da una melodia gre-goriana, composta intorno

    al 1075 da Reginaldo diEichstatt. San Nicola distri-buisce i doni la mattina del 6dicembre.

    In Austria il periodonatalizio inizia con

    l’avvento. Molti bambinihanno un calendario su cuicontare i giorni fino aNatale. Ogni giorno apronouna finestra, dietro la qualesi trova una piccola sorpresa.San Nicola arriva la sera del6 dicembre, talvolta accom-pagnato dal suo fidoKrampus.

    In Olanda, il 6dicembre, San Nicola

    è protagonista di una allegracerimonia. Una personavestita da San Nicola attra-versa il centro storico diAmsterdam distribuendodolci ai bambini buoni. Nelsuo percorso, il santo èaccompagnato da un servonero chiamato Zwarte Piet.

    Sempre in Olanda, a Leida, sisvolge una importante mani-festazione studentesca: iragazzi sfilano per le stradevestiti con abiti storici. Il cor-teo è preceduto da un carro,trainato da cavalli impen-nacchiati, sul quale viaggia lostudente più bravo, vestitoda San Nicola.

    In Gran Bretagna,San Nicola era vene-

    rato prima della conquistanormanna. Sono state censi-te 385 chiese a lui dedicate,costruite anteriormente allascissione anglicana. Il piùdelle volte sorgevano in rivaal mare (Harwich, GreatYarmouth, Liverpool,Whiteheaven, Dover...), poi-ché i marinai, di cui il santoera protettore, dovevanopoter scorgere i campanili inlontananza. Anche in GranBretagna, fra il 6 e il 28dicembre, si usava eleggereun vescovo-ragazzo, ma latradizione fu abolita dallariforma luterana. La figurareligiosa fu gradualmentesuperata in popolarità daFather Christmas.

    Nell’immenso terri-torio e nella straordi-

    naria varietà di popolazioniche caratterizzano la terrarussa, la figura di San Nicolaè oggetto di una devozionesuperiore a quella dei profe-ti, degli apostoli, dei martirie di qualsiasi altro santo. Lesue icone trovavavo colloca-zione accanto a quelle diCristo e della Madonna. Intutte le città più importantisi trova almeno una chiesaintitolata a suo nome. La piùantica fu eretta a Novgorodnel 1113 (nella stessa città ne

    Bernardo (nel 1049). Fra il1495 e il 1553, a Saint-Nicolas de Port, è stato rea-lizzato un solenne tempiogotico. Al suo interno ècustodito anche un fram-mento del dito del Santo, tra-fugato nella tomba barese daalcuni pellegrini. La sera del6 dicembre, nella stessa loca-lità, un vecchio vestito daSan Nicola si aggira fra lecase per interrogare i bambi-ni: coloro che si sono dimo-strati buoni e pii ricevono indono dolci e regali; al contra-rio, i più birboni e capricciosivengono affidati all’accom-pagnatore di San Nicola, unbarbone chiamato PèreFouettard, che ha l’incaricodi appioppare piccoli scap-pellotti. Vale la pena menzio-nare il gioco del bambinovescovo, in uso nei monaste-ri francesi dal XII secolo: il 6dicembre, un ragazzino veni-va scelto per impersonareSan Nicola. Al piccolo, vestito

    LA DEVOZIONE

    S an Nicola è da sempre un santodel popolo nell’accezione piùampia (e laica) del termine. C’èun’antica lauda medievale (risalenteal XI secolo circa), cantata per piazzee campagne, impregnata di un’alle-gria che esprime bene il calore cheha sempre circondato questa figura:“Lingua d’omo dir non poria / quan-te fue sua santitade... / Più durosaria / contar la giocuntitade / cheCristo per sua pietade / li ha donatain paradiso / ove sempre in gioco ein riso / cum li angeli sta beato”.Il Vescovo di Myra affascinò anche ilmondo letterario europeo. Intorno a

    San Nicola fiorì una ricca produzio-ne di laudi, drammi liturgici e spet-tacoli popolari, talvolta tacciati dieccesso di satira, che in Francia pre-sero il nome di “jeux” (giochi). Allasua figura è legato anche quello chetaluni considerano il primo testoteatrale della storia. Ci riferiamo a“Le jeu de Saint Nicolas”, opera diJean Bodel, un giullare ammalato dilebbra. Il normanno Robert Wace glidedicò un poema (“Io sono norman-no ed ho nome Wace / mi è statodetto e richiesto di comporre / lavita in volgare di San Nicola, / chefece miracoli belli e grandi”).

    � I FASTI MEDIEVALI: LETTERATURA E TEATRO

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    furono costruite altre.Secondo il desiderio popo-lare avrebbero dovuto esseretante quanti erano i giornidell’anno). Nella liturgiaortodossa (che fra l’altroproibiva le statue, ad ecce-zione di quella di sanNicola), il giovedì è il giornodedicato al santo, occasioneper letture corali di episodidella sua vita, coronate damomenti di preghiera. Ifedeli, al cospetto delleicone di San Nicola, non silimitavano a un cenno d’in-chino (come per tutti glialtri santi), ma si piegavanoaddirittura fino a portare ilviso a terra. Un’icona eraanche alla corte dello zar eper consuetudine, di fronteall’immagine del santo,venivano collocate grossicesti di pane e di frutta dadistribuire a mendicanti e asacerdoti poveri.

    La Polonia è caratte-rizzata da una fortis-

    sima religiosità popolare.Qui, la figura di San Nicola èoggetto di un’utentica vene-razione. Taluni associano alui l’avvento del cristianesi-

    mo: la leggenda narra che ilvescovo di Myra riuscì adistruggere con una scure laquercia secolare in cui siannidava il dio paganoSwiatowid (considerato falsoe bugiardo), dimostrando lasuperiorità del vero Dio.Nelle varie zone del Paese,San Nicola si celebra nei piùsvariati modi. Di particolareinteresse le solennità in suoonore che caratterizzanoalcune province settentrio-nali: la festa durava dal 6 al28 dicembre (giorno dellafesta degli innocenti), equelle giornate erano occa-sione per aiutare i bambinipoveri e gli orfanelli. Il 6dicembre, nella notte di sanNicola, i bambini appende-vano le loro calze nei cami-netti, sperando di trovarlepiene di doni e dolciumi.

    In Islanda, in occa-sione della festa del

    santo, i bambini mettonouna scarpa sul davanzaledella finestra. Se sono statibuoni ricevono un dono daSan Nicola. Se sono staticattivi, invece, devonoaccontentarsi di una patata.

    In Slovacchia, il 6dicembre, i bambini

    puliscono le proprie scarpee le mettono sul davanzale.Gli adulti si mascherano daSan Nicola, da diavolo e daangelo.

    In Svizzera, la figuradi San Nicola è pro-

    tagonista di una importantefesta a Friburgo, in pro-gramma il 6 dicembre nellacattedrale gotica dedicata alsanto. Si tratta di una ricor-renza religiosa, coronataperò da una grande fiera eda un corteo notturno orga-nizzato dai ragazzi dellalocale facoltà diGiurisprudenza, in cui ilsanto si sposta a bordo di unasinello carico di cesti zeppidi cioccolata. Uno degli stu-denti, vestito da vescovo,visita gli anziani e i piccoliammalati. Ai bambini buoniregala biscotti a forma diSan Nicola. Mentre i piccoliche osano impossessarsisenza permesso di uno deidolciumi vengono affidati alPère Fouettard.

    In Spagna, il culto diSan Nicola si è affer-

    mato con meno forza, inparticolare per quantoriguarda il ruolo di dispen-satore di strenne. Qui (comein quasi tutti i paesi di lin-gua spagnola), i regali ven-gono portati il 6 gennaio. �

    � IL PROTETTOREDEI MARINAI

    ____________________C’è una associazionestrettissima fra lafigura del santo e imarinai. Per augura-re una buona traver-sata, molti lupi dimare ancora oggidicono: “Che SanNicola stia al tuotimone”. C’è unanutrita serie di mira-coli che confermaquesto legame. Il piùcelebre racconta diuna nave in traversa-ta sul Mediterraneosorpresa da una tem-pesta. Alle invocazio-ni del comandante edella ciurma, SanNicola apparve mira-colosamente, met-tendosi al timonedella nave. Riuscì atrarre in salvo l’inte-ro equipaggio, esor-tandolo ad esserepiù compassionevolee caritatevole.

    � SAN NICOLA E PØRE FOUETTARDSan Nicola e il suo accompagnatore Père Fouettardvisti da due bambini francesi. In molti Paesi, sanNicola è scortato da un “losco figuro” addetto allapunizione dei bimbi monelli. Nella foto piccola all’interno del box, il dipinto “San Nicola salva la nave” di Beato Angelico

    � IL SAN NICOLA DI VIPITENOAnche in Italia si svolgono nume-rose feste dedicate a San Nicola.La sequenza fotografica a sinistraripercorre alcuni momenti dellafesta di Vipiteno, in provincia diBolzano. San Nicola non è l’unicoprotagonista: lo affiancano duemori e un gruppo di dispettosidiavoli (Krampus), che esemplificano le forze del male

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    FRA ‘600 E ‘800 GLI EMIGRANTI EUROPEI DIFFUSERO IL CULTO

    LA METAMORFOSI

    Santo Santa UN MITO A STELLE ESTRISCE

    da a

    � UN MITO AMERICANOUna illustrazione emblematicarealizzata da Luca Tarlazzi.Furono i coloni olandesi a por-tare Sinter Klaas negli StatiUniti. Il personaggio piacqueagli americani, che trasforma-rono il nome in Santa Claus, lo privarono di tutte le implicazioni religiose e portarono la festa a ridosso del Natale

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    F ra XVIII e XIX secolo,gli emigranti tedeschiesportarono la festa diSinter Klass negli Stati Uniti,preceduti – nel corso delSeicento – dai coloni olan-desi, che per primi diffuseroil culto di San Nicola nellacosiddetta New Amsterdam,poi diventata New York. Lafigura di “Sinter Klass” piac-que molto anche ai coloniinglesi che storpiarono ilnome in “Santa Claus”.Furono esportati ancheBelzinickles (immaginatocome un adulto baffuto,vestito con una casacca dipelliccia, che aveva il com-pito di spaventare i bambinimonelli) e Gesù Bambino(che diventò KhrisKringle). Anno dopo anno,in America,Sinter Klass,GesùBambino eBelzinicklessi “fusero”idealmentein un’unicafigura, identi-ficabile in SantaClaus. Taluni loimmaginavanovestito con un giacco-ne di pelle e pantaloniverdi, mentre la mitra vesco-vile si trasformava nel carat-teristico berretto a punta. Lafesta di San Nicola assunsecaratteri sempre più laici esi sovrappose gradualmentealla festa del Natale.

    � Il contesto americanoUn momento particolar-mente importante per la“nascita” di Santa Claus èdatato 1804. Si tratta del-l’anno di nascita della NewYork Historical Society, i cuimembri elessero San Nicolacome santo patrono. Più inparticolare, alla neonatasocietà piacque l’idea delSinter Klaas dispensatore didoni, ereditata dalla tradi-zione tedesca. Gli americani si impossessa-rono di questa figura concriteri del tutto personali.Visto che gli inglesi prote-stanti non

    osserva-vano le festività dei santi, lavisita di San Nicola fu fattacoincidere con il Natale. Nel 1810, Samuel Pintard,portavoce di un’antica fami-

    IN USA. LA FESTA FU PORTATA A RIDOSSO DEL NATALE

    � PRIMO RITRATTOLETTERARIO

    Washington Irving(nel ritratto a destra)

    è l’autore del libro“History of New

    York” (1809). Il volu-me contiene il primo

    ritratto di San Nicola-Santa Claus, descritto

    come un minuscoloomino vestito di

    scuro (come confer-mano le due illustra-

    zioni d’epoca)

    LA FIGURA DI S. NICOLA

    ASSUNSECARATTERI SEMPRE PIÙ LAICI.LA NASCITA LETTERARIA DI “SANCTECLAUS”: I LIBRI DIWASHINGTONIRVING ECLEMENTCLARKE MOORE

    glia inglese, contribuì ariformulare il concetto diNatale, trasformandolo inuna giornata di festa dedica-ta all’intera famiglia e affos-sando in parte l’idea di cele-brazione “pubblica” fino adallora legata all’arrivo delnuovo anno.

    � La nascitadi Sancte Claus

    In questo clima di revisionedella festa si delinea anche ilprimo “ritratto americano”di Santa Claus: ci riferiamoal libro History of New York(1809), di Washington

    Irving, che per l’occasio-ne sfoderava lo

    pseudoni-mo

    DiedrichKnickerbocker.

    Più che di un saggiostorico propriamente inteso,era un’opera narrativa per-vasa di un gusto satirico,capace, però, di ricreare congrande fragranza e vivacità

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    ritratto ben più articolato diSan Nicola, descritto comeun vescovo che, la notte diNatale, si sposta con unacarrozza trainata da cavalli.La vettura è in grado di ele-varsi sulle cime degli alberie sui tetti dei palazzi, perconsentire a San Nicola dicalarsi dai camini per porta-re doni ai bambini buoni.

    � Dai cavalli alle renneUna ulteriore passo in avantinella messa a fuoco di SantaClaus è datata 1821, quandoil tipografo newyorkeseWilliam Gilley pubblicò unpoema dedicato aSancteclaus (un altro nomediverso). Il personaggiodiventava minuscolo: unvescovo in miniatura, vestitocon abito di pelliccia, cheguidava una slitta trainata dauna sola renna (e non più daicavalli).Nel 1822 fu bubblicato unaltro piccolo poema, intitola-to The Children’s Friend(L’Amico dei bambini) in cuila slitta, trainata da alcune

    renne (non più una sola),diventava magicamente“volante”.

    � Clement ClarkeMoore

    Ma la figura letteraria piùinfluente per i piccoli ame-ricani è rappresentata daClement Clarke Moore,dentista e studioso di teolo-gia di Chelsea. Il suo poemaA visit from St. Nicholas fuscritto nel 1822 (anche sequalcuno attribuisce lapaternità a HenryLivingston) e pubblicato il23 dicembre 1823 sul gior-nale newyorkese TroySentinel. Dal 1836, il lavoroè noto a livello planetariocon il titolo ‘Twas the nightbefore Christmas.Con Moore, la figura diSanta Claus si arricchisce dimille piccoli nuovi partico-lari rispetto ai ritratti deli-neati da History of New Yorke The Children’s Friend. Ilpoema fu scritto duranteun soggiorno al villaggio diGreenwich: il St. Nicholas

    cronistica l’epoca colonialedi New York. Nella primaedizione, Knickerbocker iro-nizzava sulle origini tede-sche di New York. E fra unaconsiderazione e l’altradescriveva la figura di SanNicola come un uomoanziano, vestito di scuro,che si aggirava per le viedella città in groppa a uncavallo.Nel 1810, in occasione dellafesta annuale dedicata a SanNicola, fu presentata unastatua in legno che raffigu-rava Sinter Klaas nel ruolopiù tradizionale (una figuraalta e con abito lungo). Lapresentazione pubblicadella statua fu accompagna-ta dalla lettura di una poesiain tedesco, nel cui testofaceva capolino il nome“Sancte Claus”. Quello stes-so anno, DiedrichKnickerbocker entrò a farparte della New YorkHistorical Society. E nel 1812consegnò alle stampe unanuova edizione di History ofNew York, dove appariva un

    LA METAMORFOSI

    � IL POEMA DICLEMENT CLARKEMOORE

    In Usa, Santa Clausdeve molto aClement ClarkeMoore, autore di“The night beforeChristmas” (1822/23).Nel disegno in alto,Moore legge ilpoema alla famiglia.Nella pagina a fianco alcune antiche edizioni

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    di Moore fu ispirato dalpersonaggio tedesco cheguidava la vettura. Il personaggio è descrittocome un piccolo personag-gio curioso, vivace e rapi-dissimo che si cala nellecase dei bambini buoniattraverso i caminetti. Vienericonfermata l’idea dellaslitta volante trainata darenne. Moore, rispetto aisuoi predecessori, compieun passo decisivo in più: neindica anche il numero e il

    nome. Le renne sarebberootto. I loro nomi sonoBlitzen (originariamenteBlixem), Comet, Cupid,Dancer, Dasher, Donner(originariamente Dunder),Prancer e Vixen (mancasolo la nona renna, che siaggiungerà all’appello solonel 1939).Soprattutto, l’autore è ilprimo che colloca stabil-mente l’arrivo di SantaClaus la notte del 24 dicem-bre, alla vigilia di Natale

    (come ben si evince dal tito-lo). Il libro ebbe un enormesuccesso sia negli Stati Unitiche in Europa: grazie aMoore, i bambini delVecchio Continente si riap-propriarono del loro vecchioSan Nicola in versione “astelle e strisce”. E sulla sciadella crescente diffusione,questo volume può essereconsiderato emblematicodella definitiva cesura fra lafigura di San Nicola e quelladi Santa Claus. �

    � UNA LETTERINAAL NEW YORK SUN___

    Nella piccola storiastatunitense di SantaClaus è entrata ancheuna lettera al NewYork Sun inviata nel1897 da VirginiaO'Hanlon. La piccolalettrice chiedeva lumicirca l'esistenza diBabbo Natale. “Sì,Virginia. Santa Clausesiste - le rispose ilredattore FrancisPharcellus Church -Santa è lo spirito diNatale. E risiedeall'interno dei nostricuori”. La letterina(anche se qualcuno,nel corso dei decen-ni, ne ha messo indubbio la veridicità)e la relativa rispostaconfluirono di lì apoco su un piccololibro che è diventatoun riferimentoimprescindibile dellefeste di Natale negliStati Uniti.

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    L a descrizione di SantaClaus effettuata daClement ClarkeMoore sopravvisse per unaventina d’anni. Già neiprimi anni Quaranta era inatto una progressiva “uma-nizzazione” del personaggio.Le cronache di Philadelphiadel 1841 riportano la notiziadi un commerciante che, inoccasione delle feste diNatale, assunse un uomodalle doti acrobatiche noncomuni, lo vestì da“Criscringle” (così riportanole fonti) e lo fece arrampica-re sul camino esposto all’e-sterno del negozio.Ancor più dei libri e dellebizzarre idee dei commer-cianti statunitensi, la defini-zione del personaggio di

    Santa Claus è opera soprat-tutto dei disegnatori.Avvalendosi dei suggeri-menti e delle tracce lettera-rie, alcuni illustratori hannocontribuito a delineareancor più dettagliatamentele caratteristiche del perso-naggio.Per molti, il papà del SantaClaus che tutti conosciamoè il caricaturista americanoThomas Nast, noto come“The father of Americanpolitical Cartooning” (“Ilpapà dei vignettisti politiciamericani”). La sua primatavola documentata dedica-ta a Babbo Natale risale al1860. Si dice che a commis-sionargliela fu niente dimeno che il presidenteAbraham Lincoln. Nast, per

    IL CARICATURISTA È NOTO COME “IL PAPÀ DEI VIGNETTISTI POLITICI AMERICANI”

    I GRANDI DISEGNATORI

    � IL PRIMO RITRATTISTAThomas Nast, nella foto in alto, è consideratoil primo ritrattista di Babbo Natale. Negli Stati Uniti è annoverato come il “papàdei vignettisti politici”. Le sue illustrazioni per “Harper’s Weekly” hanno contribuito adiffondere negli Stati Uniti l’immagine del Santa Claus grasso e rubicondo che tutticonosciamo

    ThomasNast RITRATTI DI SANTA CLAUS

    LA SUA PRIMA TAVOLA SUL TEMA RISALE AL 1860E FU COMMISSIONATA DAL PRESIDENTE ABRAMO LINCOLNLE CELEBRI ILLUSTRAZIONI PER “HARPER’S WEEKLY”I COLORI DEL TIPOGRAFO BOSTONIANO LOUIS PRANG

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    � LE TAVOLE PI� FAMOSEIn questa pagina, la più celebre tavoladi Thomas Nast raffigurante SantaClaus. La prima gli fu commissionata nel1860 dal presidente Abramo Lincoln.Santa Claus appariva in mezzo a un gruppo di soldati

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    I GRANDI DISEGNATORI

    � �HARPER?S WEEKLY�Alcune copertine di“Harper’s Weekly” realiz-zate da Thomas Nast frail 1863 e il 1886. L’assenzadi colore delle sue tavoleè stata “compensata”dall’avvento delle cartoli-ne natalizie. Prima diqueste, Santa Claus eraraffigurato con costumidi colore sempre diverso.Il boom delle cartoline, inUsa, si deve al tipografobostoniano Louis Prang

    l’occasione, disegnò SantaClaus in mezzo a un gruppodi soldati dell’Unione. Loscopo era quello di demora-lizzare gli avversari, lascian-do subodorare la tranquillitàe l’imperturbabilità dei sol-dati. Questa tavola è entratanegli annali come esempiodi guerra psicologica. Fra il 1863 e il 1886, Nastrealizzò per Harper’s Weeklyuna nutrita serie di illustra-zioni natalizie che sonoconsiderate una pietramiliare nell’evoluzione delpersonaggio Santa Claus. Inquesti disegni, il nostrobeniamino non è più unelfo, bensì un uomo, anchese di dimensioni variabili

    (talvolta appare di staturabassa, ma perfettamenteproporzionato). Questobuffo personaggio – attem-pato, grasso, rubicondo,caratterizzato da una fluen-te e candida barba – èimmediatamente riconosci-bile per gli abiti bordati dipelliccia e per il cinturonenero che sostiene i pantalo-ni. Fra una tavola e l’altra,Thomas Nast fornisce millealtri particolari che poi sonodiventati elementi caratteri-stici del personaggio. Si devea Nast, per esempio, l’ideache Santa Claus viva al PoloNord. Ma non solo: è stato ildisegnatore ad ideare l’im-mensa fabbrica di giocattoli

    popolata di gnomi-operai ead inventare il librone su cuiil grasso nonno segna inomi dei bambini buoni edei bambini cattivi. Oltre alle celeberrime tavoleper Harper’s Weekly, ThomasNast ha realizzato un volu-me monografico intitolatoSanta Claus and his works,pubblicato in due edizioninel 1866 e 1869 (nellaseconda versione appareanche un contributo scrittodi George P.). In un ulterioreciclo di tavole del 1881, inti-tolato Merry Old SantaClaus, Nast approda alBabbo Natale più simile aquello che tutti oggi cono-sciamo. �

    � L?ELFO DIVENTAUN ESSEREUMANO

    Ancor più degli scrittori americani,Thomas Nast hasaputo arricchire lafigura di Santa Clausdi mille nuovi parti-colari. A cominciaredalla metamorfosi daelfo a essere umano.Grazie al disegnatorehanno fatto capolinole barba bianca efluente, la casa alPolo Nord, la fabbri-ca di giocattoli, lerenne, le montagnedi lettere, la pipa, ilcinturone…

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    Il Santa Claus “umano” diThomas Nast è alla base diuna autentica fioritura di tavolee illustrazioni: alla finedell’Ottocento la figura diBabbo Natale è nota a buonaparte degli americani. Eppure lafamiliarità e la riconoscibilitàdel personaggio si scontranocon l’assenza di una vera stan-dardizzazione: sulle riviste illu-strate del periodo, appaionodei Santa Claus sempre diversi.

    C’è chi lo disegna grasso e rubi-condo e chi lo rappresenta smuntoe serioso. Gli abiti sono semprediversi (c’è chi lo infila in un cap-pottone lungo, chi in una pelliccia,chi lo abbiglia con casacca e pan-taloni...), per non parlare dei coloridei tessuti (rossi, blu, verdi, porpo-ra...).La caratteristica divisa rosso vermi-glio, con rifiniture di pelliccia bian-ca, comincia a delinearsi solo apartire dal 1880. Fautore di questa

    “svolta” è un intraprendentetipografo di Boston, chiamatoLouis Prang. Fu lui a diffonde-re negli Stati Uniti la tradizionedelle cartoline natalizie, diffusis-sime in Inghilterra. Nel 1885 nerealizzò una in cui Santa Clausappariva vestito di uno squillan-te abito rosso. Secondo gliesperti, quella cartolina rappre-senta il punto di partenza diuna consuetudine che sopravvi-ve fino ai giorni nostri.

    � LE CARTOLINE DI LOUIS PRANG: DAL BIANCO E NERO AL COLORE

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    L’ILLUSTRATORE CHE HA SUGGELLATO IL BOOM INTERNAZIONALE DI BABBO NATALE

    I GRANDI DISEGNATORI

    il signorCocaLE ILLUSTRAZIONI DI HADDON SUNDBLOM

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    IL VOLTO DEL SUO SANTA CLAUS ISPIRATO ALL’AMICO LOU PRENTICE

    CENTINAIA DI TAVOLE NATALIZIE REALIZZATE FRA 1931 E 1964

    LA SFIDA: INCREMENTARE LA VENDITA DI BIBITE GHIACCIATE IN INVERNOIL TESTIMONIAL E LA CAMPAGNA SI RIVELARONO UN SUCCESSONE

    � TRENT?ANNI DI TAVOLE PUBBLICITARIELa prima tavola di Haddon Sundblom per la Coca Cola risale al 1931. La più recenteal 1964. Nel corso della collaborazione trentennale non sono mancati riferimenti aSan Nicola. E’ il caso del cartonato pubblicitario che vedete nella foto più in alto

    Cola S e c’è un personaggio a cui SantaClaus deve popolarità interna-zionale e un’effige ben rico-noscibile, questo è sicuramentel’americano di origini svedesiHaddon Sundblom.Probabilmente il nome nondice granché a buona partedei lettori italiani. Ma c’èuna parola in grado dievocarlo in quattro equattr’otto: “Coca Cola”. Ebbene sì, HaddonSundblom è proprio l’autoredelle celeberrime tavolepubblicitarie natalizieche – dal 1931 al 1964 -hanno trasformatoSanta Claus in un’i-cona dalle precisecaratteristiche fisi-che. Senza il dise-gnatore, l’evolu-zione di SantaClaus sarebbestata ben piùimprevedibile:oggi avremmopotuto ritrovarce-lo magro e senzabarba; con un’e-

    spressione meno ammiccante e un po’più austera (come è lecito immaginare

    la figura del vescovo che lo ha ispi-rato: San Nicola); al posto dell’in-

    confondibile vestito rosso bor-dato di pelliccia bianca avreb-

    be potuto indossare, mettia-mo, un cappottone blu;invece della slitta trainatada renne si sposterebbesu una barca sospinta dacavallucci marini...

    Insomma, non c’è limitealle congetture: senza

    Sundblom, Santa Clausnon avrebbe avuto il

    volto che tutti cono-sciamo.

    � Testimonialinvernale

    La brillante ideadi affidare allamatita diSundblom que-sto “testimonial”d’eccezione risa-le agli anniTrenta. Un grup-

    po di intrapren-denti pubblicitari

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    sensibilmente. La campagna pubblicitariasi rivelò un successo supe-riore alle aspettative. Neglianni, l’associazione fra labibita e il suo testimonial dicarta è diventata talmentestretta che molti considera-no Santa Claus un’invenzio-ne della Coca ColaCompany. In realtà, comeabbiamo visto nelle pagine

    precedenti, la vicen-da è ben più

    articolata.

    � Marchio “vivente”Per le sue prime tavole raffi-guranti Santa Claus – quelledatabili fra il 1931 e il 1949 -,Sundblom si ispirò all’amicoLou Prentice, un grasso erubicondo commerciante inpensione (morto alla finedegli anni Quaranta). Nelletavole più recenti – appros-simativamente fra il 1950 e il1964 – in Santa Claus fannocapolino caratteristicheattribuibili allo stessoSundblom.Secondo alcuni, il disegna-

    tore ha fattotesoro

    dei colori che da semprecontraddistinguono la bibi-ta: il rosso e il bianco. Dalpunto di vista cromatico, ilSanta Claus di Sundblompuò essere considerato unasorta di marchio vivente,una figura in grado diammiccare, sedurre, diverti-re e accentuare subliminal-mente l’appeal del prodottoagli occhi del pubblico. C’è chi dice che le affinitàcromatiche con il marchioCoca Cola siano una sempli-ce, fortunata coincidenza.Secondo Barbara Charles e

    J.R. Taylor – autoridel libro “Dream

    of Santa:Haddon

    della Coca Cola Companyera in cerca di espedientiper incrementare le venditedella celeberrima bibitaanche nei mesi invernali,quando le richieste calavano

    I GRANDI DISEGNATORI

    Nato aMuskegon,nel Michigan,HaddonHubert“Sunny”Sundblom

    (1899-1976) è considerato uno deipiù rappresentativi illustratori ameri-cani del XX secolo. Lasciò la scuola a13 anni, dopo la morte della madreKarin Andersson (di origini svedesi,come il padre Karl Wilhelm).Completò la formazione dapprimaattraverso corsi serali; poi al ChicagoArt Institute e all’American Academyof Art. Le sue prime tavole risalgonoagli anni Venti, in quel di Chicago.Qui, nel 1925, aprì uno studio-scuolacon i colleghi Howard Stevens edEdwin Henry: molti loro allievihanno fatto grande fortuna comeillustratori pubblicitari. La notorietàdi Sundblom è legata principalmentealle illustrazioni natalizie per la CocaCola, realizzate fra il 1931 e il 1964,ma la sua maestria si è affermata

    anche in campagne pubblicitarie perColgate, Maxwell House, Procter andGamble… C’è anche un campo d’a-zione misconosciuto: Sundblom eraun abile e gettonatissimo disegnato-re di pin-up e di figure femminilidalle forme procaci (non dimenti-chiamo che erano gli anni dellecosiddette “maggiorate”). Il suo stile(influenzato da Anders Zorn e JohnSinger Sargent) si caratterizza per letinte accese e i forti contrasti lumi-nosi e cromatici. Fra i libri a lui dedicati, merita unamenzione Dream of Santa: HaddonSundblom’s Advertising Paintings forChristmas, 1931-1964” (GramercyBooks, New York 1992, di BarbaraCharles e J.R. Taylor. Si tratta di unacoloratissima carrellata di immaginirealizzate nel corso della trentennalecollaborazione con la Coca Cola,arricchita da un saggio sull’autore eda una cronistoria sull’evoluzionedella figura di San Nicola-Santa Clausdalle origini all’avvento (è proprio ilcaso di definirlo così) di Sundblom.

    � UN ILLUSTRATORE FRA BABBO NATALE E LE PIN-UP

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    Sundblom’s AdvertisingPaintings for Christmas,1931-1964” - Sundblom siimpossessò di criteri rappre-sentativi già nell’aria, sug-gellandoli definitivamente.A riprova di ciò, i due autoricitano anche un articoloapparso sul New York Timesdel 27 novembre 1927, dovesi legge che fra i bambiniamericani si andava semprepiù affermando un’immagi-ne precisa di Santa Claus,con altezza, peso e stazzasempre più definiti, indu-menti rossi bordati di bian-co, cappuccio e una foltabarba a cespuglio… �

    Il Santa Claus griffato HaddonSundblom ha rappresentato un casodavvero spettacolare nella storiadella pubblicità. L’associazione fra ilpersonaggio natalizio e la bibita ètalmente stretta che anche le coleconcorrenti hanno tentato di emula-re il fortunato abbinamento. Nelle nostre scorribande fra sitiInternet, vecchie riviste, libri e volumisul collezionismo internazionale cisiamo imbattuti in almeno due PapàNatale al sapore di Cola: il primo èassolutamente degno di menzioneperché coinvolge la rivale numerouno della American Coke: la PepsiCola. Il secondo, invece, riguarda laRoyal Crown Cola (RC Cola).Il Santa Claus della Pepsi è assoluta-mente degno di attenzione perchéporta la firma di uno fra i più leg-gendari illustratori americani:Norman Rockwell. L’illustrazionerisale al 1965. Probabilmente non sitratta di un anno casuale: le ultimetavole di Sundblom per la Coca Colarisalgono al 1964. L’interruzione delsodalizio deve aver spinto la Pepsi a“impossessarsi” dell’ambito testimo-nial, affidandolo alla matita di undisegnatore ancor più prestigioso diSundblom. Il Santa Claus della Pepsi èun po’ più stilizzato rispetto a quellodella Coke: Rockwell elimina gli scar-poni, il cinturone e le bordature inpellicciotto bianco. Casacca e panta-loni diventano un po’ più attillati.Rimangono solo i bottoni dorati, il

    cappuccio ela foltabarba bian-ca (di lun-ghezzastandardiz-zata). Incompensocompareuna notadistintiva: ilSanta Clausdella Pepsifuma la pipa. Una curiosità: neglistessi anni di Sundblom, Rockwell harealizzato tavole pubblicitarie ancheper la Coca Cola: mentre il collega diorigini svedesi si occupava delle tavo-le natalizie, Rockwell ha creatoimmagini di argomento più generico.La Royal Crown, dal 1905, ha colle-zionato una galleria di prestigiosissi-mi testimonial (una delle più impor-tanti è stata Shirley Temple quandoaveva ancora i “riccioli d’oro”). IlSanta Claus della RC Cola, oltre aessere contemporaneo di quello dellaCoca Cola, è in tutto e per tutto affi-ne a quello di Sundblom. Anzi: conogni probabilità l’autore della pub-blicità cartonata che vi presentiamoin questa pagina è proprio il disegna-tore di origini svedesi. Non si trattadell’unico Santa Claus adottato dallaRoyal Crown: qualche anno più tardine ha proposto una versione rivedutae corretta che, però, non ha avuto unvero seguito.

    � LA GUERRA DELLE COLE

    Il SantaClaus di

    Rockwellper la

    Pepsi Cola

    Il SantaClaus

    testimonialdella RoyalCrown Cola

  • NEL DOPOGUERRA, IL MITO SI È DIFFUSO A MACCHIA D’OLIO NEI CINQUE CONTINENTI

    TRADIZIONI

    28

    IN ALCUNE NAZIONI È ANCORA UNAFIGURA AMMANTATA DI MISTICISMO.NEI PAESI SCANDINAVI È IL MINUSCOLO

    E ANZIANO ELFO “JULENISSE”.IN OLANDA ARRIVA VIA MARE, A

    BORDO DI UNA CARATTERISTICAIMBARCAZIONE.

    IL SANTA KUROSHU GIAPPONESE HA QUATTRO

    OCCHI PER VEDERE ILPASSATO. I RIVALI: GESÙ BAMBINO, I RE MAGI, LA BEFANA E BABOUSHKA

    Babbo N

    illustrazione di Luca Tarlazzi

    � UN MITO MONDIALE

    Sulla scia delle tavole pubblicitariedella Coca Cola,Babbo Natale haconquistato famainternazionale.Oggi è un mitoovunque, dall’estremoOriente all’Africa

  • A ZONZO PER IL GLOBO, ALLA SCOPERTA DEGLI INNUMEREVOLI VOLTI DI SANTA CLAUS

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    S e il Santa Claus dellapubblicità è un perso-naggio ben caratteriz-zato, con una storia ben deli-neata, una slitta, un corolla-rio di aiutanti (gli elfi, lerenne e Rudolph) e un’effigesempre riconoscibile, esisto-no milioni di altri PapàNatale “concorrenti”. Alcunisono del tutto invisibili e arri-vano di notte, quando i bam-bini dormono. Altri, invece,attraversano in tutta tran-quillità le strade di paesi ecittà, e lo fanno in pieno gior-no. Ci sono Santa Claus cheviaggiano su una slitta e altriche arrivano in sella a uncavallo. Esistono “Babbi”Natale grassi e rubicondi ealtri più smunti ed emaciati.In alcune nazioni è ancoraun piccolo elfo, mentre inaltre è un imponente non-none. Alcune tradizioni loassociano ancora alla figurareligiosa che lo ha ispirato(San Nicola), mentre altreconoscono solo il BabboNatale “commerciale”. In certiPaesi, addirittura, esistonofino a tre o quattro SantaClaus concorrenti fra loro,con nome e caratteristichediverse. Difficile che questamolteplicità di dimensionipossa ripetersi per un altropersonaggio. E ancor più dif-ficile che questi centomilaritratti possano coesisterenello stesso periodo storico.Ma non bisogna dimenticareche l’evoluzione di SanNicola in Santa Claus è statacosì storicamente lenta egeograficamente frammenta-ria da dar vita a figure e rap-

    presentazioni talvolta incombutta fra loro.

    � I rivali di BabboNatale

    Esistono Paesi in cui la figuradi Babbo Natale deve fare iconti con agguerritissimirivali. In Spagna, inArgentina, nel Messico e intanti paesi di lingua spagno-la, per esempio, buona partedei bambini aspetta conmaggior trepidazione i ReMagi. In Svizzera, un ruolo moltoimportante è affidato a“Christkind”, l’equivalentedel nostro Gesù Bambino. Elo stesso, in fondo, accade inItalia e nei Paesi dalla spicca-ta “vocazione” cattolica. Bastipensare alle famose letterinedi Natale: molti bambini nonsi rivolgono a Babbo Natale,ma scrivono a GesùBambino. Una curiosità consiste nelfatto che, in alcuni Paesi –come l’Austria e la Germania-, la figura di “Christkind” èassimilabile a quella del vec-chio “Kris Kringle”. Malgradol’etimologia del nome, GesùBambino e Babbo Natale sisono gradualmente trasfor-mati nello stesso personag-gio. L’iconografia vuole KrisKringle vestito di bianco conbordature rosse. In una manoregge un minuscolo alberellodi Natale.

    � Il folclore russoIn alcune nazioni doveBabbo Natale è superstarincontrastata, la sua figura èben diversa da quella del

    Santa Claus americano,grassoccio, allegro, che viag-gia a bordo di una slitta trai-nata da renne e si cala daicamini a notte fonda perevitare di essere scopertodai bambini. In Russia, peresempio, Santa Claus deveancora fare i conti con la“leadership” di San Nicola (ilnome è ancora uno dei piùdiffusi fra i bambini russi).Alla figura del santo si sonolentamente sovrapposticaratteri popolari. Talunipaesi hanno trasformatoSan Nicola in un vecchiobarbuto vestito di blu che,in occasione del Natale, dis-tribuisce doni simbolici (fracui alberi di Natale). Altrihanno lentamente sovrap-posto alla figura di San

    Nicola quella di Dedt Moroz(o Papà Ghiaccio), figuraleggendaria della Siberiacapace di doni generosissi-mi (diamanti) e punizioniatroci (Dedt Moroz è ingrado di congelare per l’e-ternità).

    � Father Christmas e Julenisse

    In Inghilterra c’è “FatherChristmas”, figura nobile,ammantata di misticismo erispettabilità, ben lontanadalla goffa giocosità delSanta Claus americano.Questa figura, che sopravvi-ve ancor oggi nell’immagi-nario popolare, deriva dallatradizione vittoriana.L’elegantissimo FatherChristmas è dispensatore di

    Natale nel mondo UNO, NESSUNO, CENTOMILA

    � TRA PASSATO E PRESENTEIn senso orario: un San Nicola francese (il santo convivecon il “discendente” Santa Claus), un Babbo Natalecinese, un Santa Claus cinese amante delle immersionie un gruppo di Papà Natale londinesi in metropolitana

  • doni per i bambini ed èemblema di gioia per gli adulti.Nei Paesi scandinavi, inve-ce, Babbo Natale è un vec-chio e piccolo elfo chiamato“Julenisse” che arriva notte-tempo, al riparo da occhiindiscreti.

    � Babbo Natale e Krampus

    In altre nazioni, BabboNatale non si nasconde allosguardo dei bambini, maappare in tutta la sua solen-nità (il più delle volte neipanni di san Nicola), quasisempre accompagnato dauna seconda persona. In Germania, per esempio, èaffiancato da un truce assi-stente chiamato “Krampus”.Questo losco figuro si portaappresso un sacco e un’asta.Al cospetto dei bambinibravi, Krampus (che in altriPaesi è noto anche con altrinomi, come “Black Pete”)estrae dal sacco un regalino.Al contrario, se il piccolointerlocutore non si è dimo-strato particolarmentebuono, Krampus si limita adare due o tre colpetti con ilbastone. Sempre inGermania c’è “Sinter Klaas”,che si sposta su un magnifi-co cavallo bianco e lascia ipropri regali all’interno dellescarpe dei bambini buoni. In Finlandia, Babbo Natale

    TRADIZIONI

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    Baschtscha Koljeda o Diado Coleda (Bulgaria)Babbo Natale o Papà Natale (Italia) Bozic Bata (Serbia) Christmas Man (Inghilterra, USA, ecc...) Dedek Mraz o Deda Mraz (Slovenia) Dedt Moroz, Ded Moroz o Djed Maros (Russia)Dun Che Lao Ren o Shengdan Laoren (Cina)Father Christmas (paesi anglofoni) Father Frost (Inghilterra)Gaghant Baba e Ts’mer Babik (Armenia)Ganesha (India)Jezisek (Repubblica Ceca) Jólesveinn o Jolasveinn (Islanda) Julemand o Julemanden (Danimarca) Julenisse o Julenissen (Norvegia) Joulupukki (Finlandia)Jouluvana (Estonia)Julgubben (Svezia e Finlandia)Jultomten o Tomten (Svezia) Kalédu Senu, Kaledu Senis o Kaledu Senelis (Lituania)Kanakaloka (Hawaii)Kerstman (Olanda, Belgio)Kersvader (Africa)Kris Kringle (Germania del Sud) Lan Khoong o Sing Dan Lo Ian (Hong Kong)Noel Baba (Turchia) Pai Natal (Portogallo)Papà Noel (paesi di lingua spagnola)Papai Noel, Grandpapa Indian o Vovo Indo (Brasile)Père Noël (Francia e Belgio) Sabdiklos (Scandinavia)Salatêtis (Lettonia)Santa (USA)Santa Claus, Santa Clause o l’arcaico Sancte Claus (paesi anglofoni) Santa Kurousu o Santa Kurohsu (Giappone)Shakhta Babah (Azerbaijan)Sinter Klaas (Germania)Tatã Crãciun (Romania)Télapó o Karacsony Apò (Ungheria) Weihnachtsmann o il più raro Wiehnachtsmann (nel nord della Germania)

    � BABBO NATALE IN QUARANTA LINGUE

    San Nicola europeo San Nicola russo San Nicola medievale Father Christmas Il siberiano Dedt

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    consegna i regali ai bambinibuoni e rami secchi a quellicattivi. Ma c’è una leggendache dovrebbe rassicurareanche i più monelli: sino aoggi, pare che Babbo Natalenon abbia mai avuto bisognodi portare rami secchi a nes-suno.

    � Santa Claus “marinaio”

    In Olanda, Babbo Natale èassimilabile a San Nicola.Non si sposta con la slitta:ogni anno, il 6 dicembre,arriva via mare, a bordo diuna caratteristica imbarca-zione, portandosi appressoun grande libro su cui sonoriportati i nomi dei bambinibuoni e di quelli cattivi. Nelsuo viaggio, il Babbo Nataleolandese è scortato da unamisteriosa figura scura,chiamata “Black Peter”, acui vengono affidati i bam-bini cattivi.

    � Santa con gli occhi a mandorla

    Un Santa Claus del tuttoparticolare è quello deibambini nipponici. InGiappone il Natale è arriva-to solo all’inizio delNovecento, e si è diffusograzie ad alcuni prodottinatalizi realizzati in loco peril mercato internazionale. IlBabbo Natale nipponico sichiama Santa Kuroshu ed èmunito di occhi anche sulretro della testa. E’ perciòcapace di guardare siadavanti che dietro e, meta-foricamente, sa identificareil comportamento dei bam-bini nel corso dell’interoanno. Alcuni assimilano lafigura di Santa Kuroshu aHoteiosho, un dio della cul-tura giapponese. Secondoaltre fonti, i bambini giap-ponesi lo chiamano “SantaNo Ojisan”, che significa lo“Zio Santa”. �

    I n alcune pubblicazionistraniere e in tanti (tan-tissimi) siti Internet stra-nieri regna una enormeconfusione fra BabboNatale e alcuni personaggiidentificabili come suoi“rivali”. Un esempio cla-moroso, almeno per noiitaliani, è rappresentatodalla Befana. “In Italy,Santa is La Befana andcomes dressed in black,and brings gifts on Juanary6th”. La traduzione di que-sto frammento estrapolatoda un sito Internet (maconfermato da una corpo-sa serie di articoli e, addi-rittura, di libri dall’appa-renza seriosa) suona così:“In Italia, Santa Claus sichiama La Befana, veste dinero e porta doni il 6 gen-naio”. Ma la Befana non èl’unica “rivale femminile”di Santa Claus. In Russia,per esempio, c’èBaboushka, che alcuniidentificano come il nomerusso di Babbo Natale. Inrealtà, Baboushka era unalaboriosa signora vissutatanti anni fa. La leggendaracconta che abitasse inuna minuscola casa

    immersa nella foresta. Ungiorno, fra gli ululati delvento e la neve fittissima,sentì avvicinarsi delle voci:erano tre uomini affamati,che si erano perduti mentreerano in cerca di un piccoloprincipe per portargli deidoni (il riferimento è a Gesùbambino). Lo avrebberopotuto trovare seguendouna stella. Ma la bufera dineve impediva di vedere l’a-stro e così i tre uomini sierano perduti. Baboushka liospitò, li rifocillò e ascoltòattentamente il loro raccon-to. Si mostrò talmente incan-tata e coinvolta che i treuomini la invitarono a unirsia loro. Baboushka rifiutò: sisentiva troppo legata allasua vita solitaria. Eppure,quando i tre ospiti ripreseroil loro cammino, si sentì solacome non mai, al punto chedecise di mettersi a cercareda sola il bambino, portan-dosi appresso una montagnadi regali. Baboushka nonriuscì a trovare il piccolosanto, ma da quel giornonon ha mai smesso di cer-carlo, lasciando doni a tutti ibambini incontrati lungo ilsuo percorso.

    � LA BEFANA E BABOUSCHKA: BABBO NATALE IN GONNELLA

    Moroz Father Frost vittoriano Santa Claus

    � LA METAMORFOSI DI UN ICONAContrariamente a quel che si pensa, Santa Claus nonha soppiantato San Nicola. In molti Paesi sopravvivo-no ancora le versioni più arcaiche. Da sinistra, unapanoramica in ordine cronologico delle metamorfosida Santo a Santa: il San Nicola europeo, russo,medievale, il Father Christmas inglese, il siberianoDedt Moroz, il Father Frost vittoriano e Santa Claus

    � GADGET DA TUTTO IL MONDOAlcuni gadget natalizi raffiguranti Babbo Natale.L’icona è così adattabile che Santa Claus può trasfor-marsi in un eschimese, in un uomo di colore, in unpiccolo cinesino o in un altero scozzese in costumetipico, munito di cornamusa

  • CHI TRAINA LA SLITTA DEL NONNONE? LA FORMAZIONE AL GRAN COMPLETO:

    GLI AMICI DI SANTA CLAUS

    � UNA SLITTA ENOVE RENNE

    In questo disegno diLuca Tarlazzi, Babbo

    Natale pronto acalarsi dal camino

    con il sacco pieno diriviste delle EdizioniTrentini. Sullo sfon-

    do: la slitta parcheg-giata e le nove renne

    pronte a riprenderela loro corsa

    Rudolph Company LE RENNE DI BABBO NATALE

    NEL 1822, CLEMENT CLARKE MOORE HA RIVELATO PER PRIMO I LORO NOMIUNA FILASTROCCA AMERICANA NE DESCRIVE PERSONALITÀ E MANSIONIE NEL 1939 È ARRIVATO UN CAPOBRANCO DAL GROSSO NASO FENDINEBBIA

    32

    and

  • C he mezzo di traspor-to usa Babbo Natale?Le fonti storichesono in combutta: c’è chiparla di un cavallo, chi diuna carrozza trainata dacavalli, chi di una slitta con-dotta da una renna volan-te… Il dubbio è stato risoltouna volta per tutte nel 1823,quando lo scrittore america-no Clement Clarke Mooreha consegnato alle stampe AVisit from St. Nicholas. Inquesto racconto, universal-mente noto con il titoloTwas the night beforeChristmas, Babbo Nataleviaggia a bordo di una slittatrainata da otto renne.L’autore le cita una per una:le renne si chiamanoDonato (in inglese, Blitzen oBlixem), Cometa (Comet),Cupido (Cupid), Ballerina(Dancer), Fulmine (Dasher),Saltarello (Donner oDonder o anche Dunder),Donnola (Prancer) e Freccia(Vixen).

    � Santa’s ReindeersC’è una nota fila-

    strocca americana(Santa’s Reindeers)che si è spinta un

    po’ più in là, raccon-tando personalità e mansio-ni delle otto compagne diviaggio di Santa Claus.Cometa è il “radar” delgruppo: è in grado di dialo-gare con le stelle, che lecomunicano le esatte coor-dinate della casa da rag-giungere.

    Fulmine è il“meteorologo”:sbirciando il cielo

    sa prevedere chetempo farà lungo il percor-so, in particolare se è previ-sta una bella nevicata.

    Donnola ha ilcompito di agevo-lare il percorso,

    scegliendo il vento favorevo-le e scansando le nuvole cheintralciano il percorso.

    Freccia si assicurache i tempi sianorispettati al secon-

    do: tutti i regalidevono essere consegnatiseconda una tabella di mar-cia serratissima, dato che iltempo perduto non potràessere recuperato il giornoseguente.

    In questo ruolo,Freccia è bencoadiuvato da

    Ballerina: è lei chedà il passo e cadenza ilritmo delle altre renne.

    Saltarello dà il viaalla corsa: quandola slitta è pronta a

    ripartire, lui scalpitain modo che i compagni diviaggio si muovano all’uni-sono e in perfetta sincronia.

    Donato è la renna“postino”: è a luiche sono affidate

    le lettere dei singolibambini che Babbo Nataleha deciso di premiare.

    Cupido è conside-rato la renna dal“cuore d’oro”: a

    lui è affidato ilcompito di sorvegliare ilcarico preziosissimo diregali e giocattoli.

    � Rudolph, la renna superstar

    All’appello manca solo larenna più famosa. Parliamodi Rudolph, entrato nelcuore degli americani grazieal grosso naso rosso. La leg-genda narra che Santa Claussi prese cura di Rudolphproprio in virtù del suodifetto estetico. Ma questo“brutto anatroccolo” hasaputo ricambiare in grande

    stile la generositàdel suo padrone,diventando unacolonna por-tante del bran-co: nelle nottidi nebbia, oquando la visi-bilità è davveroscarsa, il grossonasone rosso diRudolph si trasformain un efficace fendinebbia. Ecosì, la slitta di Santa Clausriesce a solcare il cielo intutta tranquillità.Non tutti sanno che lanascita di Rudolph risalesolo al 1939. Potrà sembrare“spoetizzante”, ma il lietoevento si deve a una vera epropria operazione di “mar-keting” di una importantecatena di magazzini ameri-cana: la Montgomery Warddi Chicago. In occasionedelle feste di fine anno del1939, i pubblicitari dellacatena realizzarono un libroche conteneva la favola diRudolph. L’autore eraRobert L. May, coadiuvatodal disegnatore DenverGillen, che si ispirò ad unarenna del Lincoln Park Zoo.Con questo racconto, l’auto-

    DONATO, COMETA, CUPIDO, BALLERINA, FULMINE, SALTARELLO, DONNOLA E FRECCIA

    33

    Le renne di Babbo Natale sono maschi ofemmine? C’è chi ha tentato una rispostascientifica: mentre le renne maschio, annual-mente, perdono le loro corna molto prima del25 dicembre, le femmine le mantengonoalmeno fino a gennaio. E’ lecito supporre chetutte le renne di Babbo Natale siano femmi-nucce, visto che in tutte le rappresentazionifanno sfoggio del loro bel palco di corna. C’èchi ha provato a supporre che alcuni esempla-ri siano giovani maschi o, addirittura, adultievirati. Ma i più preferiscono sorvolare suqualsiasi limitazione scientifica: le renne diBabbo Natale sfuggono a qualsiasi regola vali-da per gli altri esemplari.

    � MASCHIETTI O FEMMINUCCE?

    re voleva favori-re l’autostima

    dei piccolilettori piùtimidi, gra-cili e insi-curi. Il suc-cesso fu

    folgorante: illibro, in occa-

    sione del Natale’39, vendette 2

    milioni e 400 mila copie. Edi lì a poco, la renna colnasone rosso si trasformò inuna sorta di personaggioautosufficiente. A Rudolph sono state dedi-cate canzoni, film, fumetti,giocattoli e ogni sorta digadget. Vale la pena citare lacanzone Rudolph the red-nosed reindeer, scritta daJohnny Marks: un successoda 2 milioni di dischi vendu-ti (nell’esecuzione di GeneAutry). Anno dopo anno, lacanzoncina è diventata unautentico classico del Natalea stelle e strisce, contri-buendo alla diffusione deinomi “errati” di Donner eBlitzen (che Clement ClarkMoore, nel suo A visit fromSaint Nicholas aveva chia-mato Dunder e Blixem). �

  • nial più amato, idolatrato eambito dai pubblicitari ditutto il mondo. In pratica,non c’è prodotto a cui il suobel faccione rubicondo nonsia stato almeno una volta

    associato. In una ipoteticaclassifica dei personaggi piùgettonati dai creativi (e daipotenziali acquirenti di unprodotto), lui svetterebbe alprimo posto.

    � I due volti di Babbo Natale

    Nelle tavole dei primidecenni del Novecento,Babbo Natale era il classicononno buono, ammantato

    C erto che ne ha fattadi strada… Da sim-bolo religioso aemblema supremo del con-sumismo. Babbo Natale è daalmeno un secolo il testimo-

    SANTA CLAUS È IL PERSONAGGIO PIÙ AMBITO DAI CREATIVI DI TUTTO IL MONDO

    UN MITO CHE VENDE

    � EVOLUZIONEDI UN MITO

    A sinistra, treesempi del primoBabbo Natalepubblicitario. La sua effige erautilizzata perreclamizzare giochi, dolciumie prodotti perbambini. A destra, in alto,il mito di SantaClaus affrancatodai riferimentiall’infanzia. Il personaggio ècosì noto che per evocarlo èsufficiente alludere al cinturone. In basso a destra,alcuni esempi disfruttamento“trasgressivo”del mito

    34

    DA ALMENO UN SECOLO È LUI IL SIMBOLO DEL CONSUMISMO PIÙ SFRENATOI DUE VOLTI: L’IDOLO DEI BAMBINI E IL PERSONAGGIO “VIETATO AI MINORI” UNA STERMINATA GALLERIA DI PRODOTTI: BIBITE, SUPERALCOLICI, MOTORI, SIGARETTE…

    Testimonial il BABBO NATALE E LA PUBBLICITÀ

  • 35

    di nobili e ben saldi principimorali. La sua effige era uti-lizzata soprattutto per pub-blicizzare prodotti per l’in-fanzia o dolci natalizi. Questa dimensione conti-nua a sopravvivere ancoraoggi. Ma al Babbo Natale del“luogo comune” si è gra-dualmente affiancato unSanta Claus ad uso e consu-mo del pubblico adulto. Lanuova dimensione cominciaad affermarsi nel dopoguer-ra, in concomitanza con iboom economici e la cre-scente importanza di radio,tv e riviste illustrate. In que-sto clima, Santa Claus siemancipa definitivamentedal mondo dei bambini pertrasformarsi in simboloadattabile anche a prodottiinsoliti, se non “vietati aiminori”: superalcolici, siga-rette, macchine di lusso...

    � Babbo Natalein posa

    Dagli anni Cinquanta,diventano più saltuari i PapàNatale disegnati e si molti-plicano quelli “in carne eossa”. I Santa Claus fotogra-fati non si limitano al proto-tipo del luogo comune, pin-gue e barbuto. Molti pubbli-citari giocano a sottolineareil paradosso, infilando ilcopricapo rosso alle tipolo-gie umane più disparate. Abeneficiare di questa adatta-bilità del personaggio sonostati soprattutto i divi anni‘50/60: è davvero sterminatol’elenco di testimonial pre-stigiosi che si sono trasfor-mati in Santa Claus. Fraanni ’70 e ’80, fanno capoli-no tante ammiccanti fan-ciulle “vestite” col cappellodi Babbo Natale.

    � L’assenza-presenzaDagli anni Ottanta, il lin-guaggio pubblicitario haeffettuato un enorme passoin avanti. Le fotografie sisono fatte più allusive. Ildettaglio è diventato piùimportante dell’insieme.Quel che si cerca di veicola-re è innanzitutto il messag-gio subliminale. Ed è in que-sta fase che si assiste alla“spersonalizzazione” diSanta Claus. Non c’è piùbisogno di rappresentarlocome essere umano: è suffi-ciente alludere a un detta-glio del suo vestito per evo-carlo. Un classico esempiodi assenza-presenza.Troviamo così bottiglie diliquore con il copricaporosso; scatole di cioccolatinie orologi appoggiati su untessuto rosso bordato di pel-licciotto; cellulari sotto ilcinturone…

    � Pubblicitariiconoclasti

    Negli ultimi anni, BabboNatale è tornato a essere unpersonaggio in carne e ossa.Ma a questa ritrovata “fisici-tà” corrisponde con unasostanziale revisione del per-sonaggio. Rappresentativo èlo spot televisivo di una notamarca di surgelati: nottetem-po, un bambino scopreBabbo Natale intento a rovi-stare nel freezer. “Che ci faitu qui?”, chiede il piccolo,con lo sguardo indispettito.“Non posso mica aspettareNatale per assaggiare questaspecialità”, ribatte sarcasticoil pingue nonnone, già alleprese con i fornelli.“Insomma a me niente?”,chiede il bambino, pronto apregustare la specialità

    gastronomica. Il nonnettoannuisce e chiede: “Allora tucosa vuoi, petto o coscia?”. Ilbimbo risponde: “Coscia!”. Alche, Babbo Natale gli rispon-de con tono canzonatorio:“Peccato... tutto petto”. E lospot si conclude così, conSanta Claus davanti a un belpiatto fumante e il bambinorimasto con un palmo dinaso. Questo spot – andato inonda in primavera - è emble-matico di un’altra curiosatendenza: la figura di SantaClaus sembra essersi eman-cipata dai limiti stagionali.Non riguarda più solo edesclusivamente le festività difine anno. Qualche esempio?

    “E chi sono io? BabboNatale?”, recitava lo spot diuna nota marca di biscottiitaliana. Altri creativi glihanno tolto il giaccone perimmergerlo in piscina. Ilcaso limite di approccio ico-noclasta è probabilmenterappresentato dalla pubblici-tà di un tour operator, che hapuntato su un Babbo Natalein mutandoni, mollementeadagiato su un’amaca, alleprese con la tintarella. �

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    TUTTI I PIÙ GRANDI DISEGNATORI SI SONO SBIZZARRITI CON L’EFFIGE DI SANTA CLAUS

    IL VOLTO DEL MITO

    Galleria BABBO NATALE D’AUTORE

    la NORMAN ROCKWELL E LE COPERTINE DEL “SATURDAY EVENING POST”

    IL RITRATTO BEFFARDO DEL FORMIDABILE CARICATURISTA SEBASTIAN KRÜGERUN TENERO E MALATICCIO PÈRE NOËL GRIFFATO JEAN-BAPTISTE MONGE

    � L?IRRIVERENTE SEBASTIAN KR�GERSanta Claus secondo Sebastian Krüger, notocome “Il re della caricatura canagliesca”. Il caricaturista-illustratore-pittore tedesco(nato nel 1963) è autore di copertine per iprincipali newsmagazines europei: “DerSpiegel”, “Stern”, “L’Espresso”… Le sue vittime predilette sono i politici e i personag-gi del mondo dello spettacolo e dello sport.E nella sua galleria di Vip non poteva mancare Babbo Natale

    � JEAN-BAPTISTE MONGEA destra, Père Noël visto daJean-Baptiste Monge.L’illustrazione è tratta dal volume“Halloween” (Editions “Avis de Tempete”), dove il disegnatore si diverte a reinterpretare in chiave malvagia le creature fatate

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    � IL FORMIDABILEROCKWELL

    E’ l’illustratoreamericano perantonomasia.NormanRockwell(1894-1978)ha dato vitaa una stre-pitosa gal-leria diimmaginidi fantasia.E in perio-do natali-zio ha rea-lizzato perla rivista“SaturdayEveningPost” unaleggendariaserie di coper-tine dedicatea BabboNatale.Il SantaClausgriffatoRock-well ètalmentenoto agliamericani dapoter essereconsideratol’unico “rivale”di quello for-mulato daHaddonSundblom.Una curiosi-tà:NormanRockwell,nel 1965, ha realiz-zato un BabboNatale per la PepsiCola

  • Esiste o non

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    A ltro che creaturaimmaginaria... BabboNatale è talmenteaddentro l’immaginario col-lettivo che negli Stati Unitisarebbe sorta un’associazio-ne che ne sostiene l’esisten-za e va in cerca di prove etestimonianze scientifiche.Si tratta dell’Institute ofScientific Santaclausism.Non siamo riusciti a trovareuna conferma attendibiledell’esistenza di questaorganizzazione. Si sa soloche gli “adepti” avrebberoraccolto un sorprendentepacchettino di documenti,fra registrazioni sonore,avvistamenti (la concentra-zione massima si è avutain Finlandia nel 1988),orme, scatti rubati einterviste ai fortunatiche hanno avuto l’o-nore di un “incon-tro ravvicinato delterzo tipo” colvero Santa Claus.Le testimonianze dell’orga-nizzazione si perdono deldicembre 1988, in concomi-tanza con la notizia che ungiudice californiano avrebbediffuso al più presto provelegali dell’esistenza diBabbo Natale.

    � La perfidiadei detrattori

    Ma si sa: il successo altruiinfastidisce. E anche la figuradel nonnone vestito di rossoha dovuto fare i conti con l’i-ronia, se non con la perfidiadei detrattori. La satira legataa Babbo Natale è davveromultiforme: vignette, barzel-lette, analisi minuziosissi-me... Navigando su Internet,per esempio, è facile imbat-tersi in una inchi