Post on 16-Feb-2019
C'è sempre una luna colorata che dall’alto occhieggia nei dipinti di Achille
Meazzi, un filo conduttore che scandisce e lega le fasi di un percorso artistico
pluridecennale, dove pittura e musica procedono di pari passo intrecciando esiti
e motivi.
La luna si affaccia su visioni caleidoscopiche di città (Lunecittà), evocate con la
minuzia e la pazienza del tessitore. Curiosa, divertita, insegue tracciati che si
rincorrono in un brulichio di campiture calibrate al millimetro, si perde in spazi
labirintici, scivola sui profili stilizzati di strade, cortili, torri…si specchia nei fiumi,
risale ponti.
Hanno un che di esotico, di orientale le città di Meazzi, come tappeti che
trattengono il profumo del deserto, eppure ammiccano ad Ovest, a topografie
note, in un ideale incontro di mondi opposti e complementari. Un incontro
vagheggiato, mitico..lontano.
Torna la luna nel Codice Mediterraneo, dove la ricerca espressiva suscita
atmosfere, luci, emozioni delle terre d’acqua raccolte attorno ad un mare che
l’artista vuole caldo, accogliente. Una tessitura vivace di segni/simboli stesi in
accordi cromatici raffinatissimi, figurine riassunte in schemi geometrici lineari,
come nel tentativo di disciplinare immagini ed emozioni, di mettere “tutto a
posto”.
Tra i segni ricorrenti, insieme alla luna, un modulo grafico musicale (Cantoplano)
si moltiplica in vere e proprie “partiture” alludendo, di opera in opera, ad
impressioni sonore.
Tanto ancora vede la luna di Meazzi nei quadri che egli stesso definisce
“suggestioni, spunti per possibili 'trekking' del pensiero lungo i sentieri della
fantasia”.
Dipinti dal fascino irresistibile, che catturano l'animo proiettandolo in dimensioni
giocose, vivaci..rasserenanti.
Daniela Mattarozzi
Achille Meazzi (Cremona 1960), autodidatta sia nelle discipline musicali che in
quelle pittoriche.
Dice di se che “suono” e “segno” son “cifre” interdisciplinari all’interno delle
quali radica la sua ”arte” che è poi, più semplicemente, il tentativo di “ricreare”
se stesso attraverso la ricomposizione del “già vissuto” secondo un personale
canone estetico / poetico.
Contro tendenza rispetto alle correnti “mode” giovanili (o giovanilistiche) il suo
lavoro di restituzione pittorica non è mai permeato dall’inquietudine di quel
“disagio esistenziale” tanto caro a chi crede che opere “disagiate” (o
disagevoli) garantiscano (meglio e di più) d’assurgere al “sacro rango di
artista”, s’accomodassero…tutti quelli che…”se non c’è il disagio non è arte”…
Mai appenderebbe opere inquietanti alle pareti di casa sua, ma solo rilassanti
e suggestivi spunti per possibili “trekking” del pensiero lungo i sentieri della
fantasia, è già sin troppo spenta e densa di inquietudine la vita…per volersi far
del male ancora e di più.
L’approdo ad una condivisione diffusa del proprio esprimersi, per quanto
auspicata ed auspicabile, non è mai vissuta come ricerca ansiogena di un
“idem sentire” o di un qual si voglia riscontro a tutti i costi…se capita (e
spesso capita…) meglio, diversamente: bene lo stesso, l’effetto “terapeutico”
che l’esercizio pittorico determina al proprio livello psico-fisico è comunque
assicurato…con buona pace di ciascuno e di tutti.
Achille Meazzi
a c h i l l e m e a z z i
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